Intro: Sabato sera a Wellington ho deciso di andare al cinema e ho puntato tutto su questo film.
Film 1800: "Once Upon a Time in Hollywood" (2019) di Quentin Tarantino
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: opinioni contrastanti, come sempre quando si tratta di un film di Tarantino, "Once Upon a Time in Hollywood" dura 2 ore e 40 minuti di cui una buona ora è praticamente esercizio di stile. Il film carbura solamente verso la fine e anche se è magnifico vedere DiCaprio - e Pitt, diciamocelo - costruire il proprio personaggio, a una certa si fatica a capire dove stia andando a parare la storia. Non temete, anche stavolta Tarantino non delude e confeziona un finale bomba che riscatta tutta quella parte di sceneggiatura che sembra più un cazzeggiare riempitivo che una vera e propria storyline con qualcosa da raccontare.
Detto ciò, la pellicola funziona e soprattutto grazie ai due mitici protagonisti e alla bellezza sconvolgente di Margot Robbie, qui più che altro in vetrina, per un trittico attoriale che è davvero un piacere seguire e ammirare. Rick Dalton (DiCaprio) è un magnifico, piccolo scemo attore di western televisivi che non mancherà di momenti esilaranti, una grande interpretazione e il riscatto finale; Cliff Booth (Pitt), controfigura di Dalton, è inarrestabile e granitico, capace di sfottere Bruce Lee, sfidare la setta di Manson, essere il migliore dei padroni, nonché il meraviglioso protagonista del finale perfetto che questa pellicola si meritava; Sharon Tate (Robbie) è dolce, gentile, bellissima. Insieme, questi tre personaggi fanno tutto il film e nonostante la miriade infinita di personaggi che ronzano loro intorno - il che alla lunga un po' stanca, ma a Tarantino i camei e ruoli minori piacciono tantissimo -, è a loro che tutta la storia ruota intorno. Storia che, diciamocelo pure, nonostante i toni crudi e violenti ha certamente un tocco fiabesco che da uno come il regista di "Kill Bill" ammetto non mi sarei aspettato. La storia, vera, della Tate e del destino che il 9 agosto '69 toccò a lei e altre 4 persone - Jay Sebring, Wojciech Frykowski, Abigail Folger, Steven Parent - è ben diversa, triste e raccapricciante. Qui, per banalizzare, il bene trionfa e il male viene sconfitto, nonché profondamente ridicolizzato. Il potere narrativo di Tarantino sta proprio qui, nel riuscire a prendere per il culo Manson e la sua setta di pazzi - come già aveva fatto, tra l'altro, con Hitler e nazisti in "Inglourious Basterds" -, nel riuscire a trattare argomenti scabrosi e taboo fornendone nuovi punti di vista, approcci, finali alternativi. Non è da tutti essere in grado di affrontare questo tipo di tematiche ed uscirne vincente e, anche solo per questo Tarantino con "Once Upon a Time in Hollywood" ha vinto la sua scommessa. Poi che potesse sforbiciare qua e là è un altro discorso, in ogni caso diciamo che nel primo tempo si gode principalmente del grande talento di DiCaprio e Pitt.
Cast: Leonardo DiCaprio, Brad Pitt, Margot Robbie, Emile Hirsch, Margaret Qualley, Timothy Olyphant, Austin Butler, Dakota Fanning, Bruce Dern, Al Pacino, Mike Moh, Luke Perry, Damian Lewis, Brenda Vaccaro, Rafał Zawierucha, Lena Dunham, Maya Hawke, Rumer Willis, Dreama Walker, Rebecca Gayheart, Kurt Russell, Zoë Bell, Michael Madsen, James Remar.
Box Office: $285 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Decisamente non per tutti. Lunghissimo, violento, politicamente scorretto. Insomma, ce n'è per tutti (i gusti), specialmente per chi ha apprezzato i più recenti lavori del regista. Per tutti gli altri è un po' un terno al lotto: o lo riscatta il finale o è una perdita di tempo.
Premi: In concorso a Cannes per la Palma d'Oro, il film ha vinto il Palm Dog Award.
Parola chiave: Hollywood.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 1800: "Once Upon a Time in Hollywood" (2019) di Quentin Tarantino
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: opinioni contrastanti, come sempre quando si tratta di un film di Tarantino, "Once Upon a Time in Hollywood" dura 2 ore e 40 minuti di cui una buona ora è praticamente esercizio di stile. Il film carbura solamente verso la fine e anche se è magnifico vedere DiCaprio - e Pitt, diciamocelo - costruire il proprio personaggio, a una certa si fatica a capire dove stia andando a parare la storia. Non temete, anche stavolta Tarantino non delude e confeziona un finale bomba che riscatta tutta quella parte di sceneggiatura che sembra più un cazzeggiare riempitivo che una vera e propria storyline con qualcosa da raccontare.
Detto ciò, la pellicola funziona e soprattutto grazie ai due mitici protagonisti e alla bellezza sconvolgente di Margot Robbie, qui più che altro in vetrina, per un trittico attoriale che è davvero un piacere seguire e ammirare. Rick Dalton (DiCaprio) è un magnifico, piccolo scemo attore di western televisivi che non mancherà di momenti esilaranti, una grande interpretazione e il riscatto finale; Cliff Booth (Pitt), controfigura di Dalton, è inarrestabile e granitico, capace di sfottere Bruce Lee, sfidare la setta di Manson, essere il migliore dei padroni, nonché il meraviglioso protagonista del finale perfetto che questa pellicola si meritava; Sharon Tate (Robbie) è dolce, gentile, bellissima. Insieme, questi tre personaggi fanno tutto il film e nonostante la miriade infinita di personaggi che ronzano loro intorno - il che alla lunga un po' stanca, ma a Tarantino i camei e ruoli minori piacciono tantissimo -, è a loro che tutta la storia ruota intorno. Storia che, diciamocelo pure, nonostante i toni crudi e violenti ha certamente un tocco fiabesco che da uno come il regista di "Kill Bill" ammetto non mi sarei aspettato. La storia, vera, della Tate e del destino che il 9 agosto '69 toccò a lei e altre 4 persone - Jay Sebring, Wojciech Frykowski, Abigail Folger, Steven Parent - è ben diversa, triste e raccapricciante. Qui, per banalizzare, il bene trionfa e il male viene sconfitto, nonché profondamente ridicolizzato. Il potere narrativo di Tarantino sta proprio qui, nel riuscire a prendere per il culo Manson e la sua setta di pazzi - come già aveva fatto, tra l'altro, con Hitler e nazisti in "Inglourious Basterds" -, nel riuscire a trattare argomenti scabrosi e taboo fornendone nuovi punti di vista, approcci, finali alternativi. Non è da tutti essere in grado di affrontare questo tipo di tematiche ed uscirne vincente e, anche solo per questo Tarantino con "Once Upon a Time in Hollywood" ha vinto la sua scommessa. Poi che potesse sforbiciare qua e là è un altro discorso, in ogni caso diciamo che nel primo tempo si gode principalmente del grande talento di DiCaprio e Pitt.
Cast: Leonardo DiCaprio, Brad Pitt, Margot Robbie, Emile Hirsch, Margaret Qualley, Timothy Olyphant, Austin Butler, Dakota Fanning, Bruce Dern, Al Pacino, Mike Moh, Luke Perry, Damian Lewis, Brenda Vaccaro, Rafał Zawierucha, Lena Dunham, Maya Hawke, Rumer Willis, Dreama Walker, Rebecca Gayheart, Kurt Russell, Zoë Bell, Michael Madsen, James Remar.
Box Office: $285 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Decisamente non per tutti. Lunghissimo, violento, politicamente scorretto. Insomma, ce n'è per tutti (i gusti), specialmente per chi ha apprezzato i più recenti lavori del regista. Per tutti gli altri è un po' un terno al lotto: o lo riscatta il finale o è una perdita di tempo.
Premi: In concorso a Cannes per la Palma d'Oro, il film ha vinto il Palm Dog Award.
Parola chiave: Hollywood.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi