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lunedì 29 luglio 2024

Film 2301 - The Miracle Club

Intro: Weekend casalingo (tanto pioveva, sai che novità) all'insegna di non uno, non due, ma bensì tre film. Ecco il secondo.

Film 2301: "The Miracle Club" (2023) di Thaddeus O'Sullivan
Visto: dalla tv
Lingua: inglese
Compagnia: Michael
In sintesi: genuinamente contento di recuperare finalmente questa pellicola che mi ero perso al cinema, devo ammettere che sono rimasto un po' deluso.
Da quello che avevo visto nel trailer, mi era parso di capire che si trattasse di un altro tipo di prodotto, più vicino al genere della commedia, uno di quei titoli british che fanno dello humor il proprio marchio di fabbrica o comunque l'elemento che contraddistingue il prodotto finale da quelli simili precedenti.
Invece, "The Miracle Club" è una pellicola drammatica con annessa morale buonista religiosa. Premesso che, ovviamente, non si tratti esattamente del mio genere, va detto che il salvabile del film sia l'ottimo cast - Laura Linney, Kathy Bates e Maggie Smith in primis, ovvero il motivo principale per cui volevo vedere questo film - in una performance generale che supera certamente la qualità della storia (anche se l'accento irlandese di Kathy Bates non è esattamente riuscito). Insomma, non fosse per il calibro dei propri attori, "The Miracle Club" potrebbe benissimo essere un prodotto per la tv.
Cast: Laura Linney, Kathy Bates, Maggie Smith, Stephen Rea, Agnes O'Casey, Mark O'Halloran, Brenda Fricker.
Box Office: $5.8 milioni
Vale o non vale: Per i fan delle grandi attrici coinvolte, forse può valere la pena dare un'occhiata. Per tutti gli altri, a meno che non interessati alla componente religiosa (il film è ambientato in Irlanda, quindi figuriamoci se non si tirava in ballo la religione), si può tranquillamente lasciare stare.
Premi: /
Parola chiave: Lourdes.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

sabato 30 settembre 2023

Film 2200 - Indiana Jones and the Dial of Destiny

Intro: Il film sulla bocca di tutti... almeno per un po' (e non sempre per le ragioni migliori). Arrivata al quinto capitolo in 42 anni, questa saga sembra non voler mollare il colpo. Che il flop colossale che è stato questo film faccia finalmente capire ai grandi prodotturoi di Hollywood che certe volte bisogna riconoscere quando è tempo di dirsi addio?

Film 2200: "Indiana Jones and the Dial of Destiny" (2023) di James Mangold
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Niamh
In sintesi: prima che il film uscisse al cinema se lo sono chiesti tutti: c'era davvero bisogno di un'altra pellicola su Indiana Jones?
Sebbene io continui a pensare che la risposta fosse no, almeno questo quinto - e speriamo ultimo - capitolo è un generale miglioramente rispetto al precedente "Indiana Jones and the Kingdom of the Crystal Skull", almeno fino all'atto conclusivo del racconto (che è una baggianata fotonica). Le atmosfere sono quelle giuste, il ritmo c'è abbastanza - ma sarebbe servita una sforbiciata generale ai 154 minuti di durata perché oh mio Dio quanto sono lunghe certe scene - e Harrison Ford è imbattibile nei panni di Indy, anche se è innegabile che l'età a questo punto costituisca un problema. Non tanto perché Ford non sia in grado di sostenere le sfide che un ruolo del genere porta con sé, quanto più che altro per una questione di credibilità. Diciamo che all'ennesimo pugno, sparatoria, corsa in tuk-tuk e compagnia bella si fa fatica ad accettare che il nostro protagonista ormai 80enne gestisca il tutto con la stessa aplomb di un giovannotto. E mi sta benissimo che si tratti di un film e che, ovviamente, un personaggio iconico come Indiana Jones non potesse essere rappresentato diversamente rispetto a quanto fatto precedentemente, però ecco, diciamo che a questo punto una certa "fatica" del personaggio si comincia a far sentire. E, forse, non solo a questo punto.
Detto ciò, ho trovato questo "Indiana Jones 5" sufficientemente divertente e di intrattenimento, con qualche battutina simpatica e certi buoni momenti che sono riusciti a ricatturare l'atmosfera della trilogia originale. Inoltre ho gradito la presenza di Phoebe Waller-Bridge, anche se ritengo che a questo punto dovrebbe tentare di lanciarsi meno in franchise già avviati - "Star Wars", "James Bond" - e a tornare a concentrarsi su progetti più personali, così da avere maggiori occasioni di brillare senza necessariamente dover aderire ad un'aspettativa del pubblico, sia a livello di personaggi che di storie.
Un paio di cose - oltre all'estrema ed innecessaria lunghezza di questa pellicola - non ho gradito: il detective della CIA interpretato da Shaunette Renée Wilson, un personaggio che ho trovato odioso ed estremamente mal sviluppato, e il finale, che a mio avviso rovina tutto il buon lavoro fatto con il resto della storia: ma c'era veramente bisogno di tirare in ballo i viaggi nel tempo? E se sì (che è legittimo), non ci si sarebbe potuti fermare prima dell'effettivo sbarco ai tempi dell'assedio di Siracusa nel 212 a.C.?! Sarà che gli effetti speciali per me non hanno funzionato e che il contrasto tra i toni estremamente scuri che caratterizzano tutto il resto della pellicola fanno davvero a pugni con quelli estremamente vivaci e colorati della parte indietro nel tempo, di fatto per me questo finale "larger than life" nemmeno stessimo parlando di un film Marvel davvero ha lasciato l'amaro in bocca (e dopo gli alieni del quarto capitolo non pensavo si potesse fare di peggio).
Comunque, in generale, ho trovato "Indiana Jones and the Dial of Destiny" un prodotto accettabile in grado di garantire una buona dose di intrattenimento, anche se davvero non c'era bisogno di riportare Indy sul grande schermo per un'ultima avventura prepensionamento.
Film 1265 - I predatori dell'arca perduta
Film 1271 - Indiana Jones e il tempio maledetto
Film 1281 - Indiana Jones e l'ultima crociata
Film 1288 - Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo
Film 2200 - Indiana Jones and the Dial of Destiny
Cast: Harrison Ford, Phoebe Waller-Bridge, Antonio Banderas, John Rhys-Davies, Toby Jones, Boyd Holbrook, Ethann Isidore, Karen Allen, Shaunette Renée Wilson, Thomas Kretschmann, Mads Mikkelsen.
Box Office: $383.1 milioni
Vale o non vale: Non certo il migliore del franchise, ma a mio avviso nemmeno il peggiore. Ribadisco che non credo ci fosse bisogno di un ulteriore capitolo di questa saga, però tutto sommato il film funziona abbastanza bene per risultare piacevole. In poche parole, si lascia guardare.
Un Ps. che non c'entra niente con il film per sé: Harrison Ford ha 81 anni ed è più in forma di me.
Premi: Presentato fuori concorso al 76esimo Festival del cinema di Cannes.
Parola chiave: Archimede.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 21 febbraio 2022

Film 2089 - Belfast

Intro: Sempre alla ricerca di qualche titolo della mia lista di film da recuperare che possa incuriosire anche Ciarán, qualche settimana fa siamo stati al cinema per vedere una delle pellicole favorite agli Oscar di quest'anno.

Film 2089: "Belfast" (2021) di Kenneth Branagh
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: come sempre quando si tratta di pellicole che stanno ottenendo o hanno ottenuto grande successo, mi sono approcciato a "Belfats" con una certa titubanza scettica nel timore che tutto il clamore generato dalla critica potesse rivelarsi un fuoco di paglia. In realtà, devo dire, il film di Branagh mi è piaciuto molto.
Per quanto mi sia stato riferito che il modo in cui la storia racconta i tumulti avvenuti in Irlanda del Nord durante quel periodo non sia affrontata in maniera del tutto consona - ma vai te a capire che ne so io di questi fatti, per cui mai mi permetterei di esprimere un giudizio in proposito - per quanto mi riguarda questa pellicola ha saputo esercitare un certo fascino che non mi aspettavo.
Innanzitutto va detto che buona parte del merito va al giovanissimo Jude Hill, meraiglioso protagonista in grado da solo di portarsi sulle spalle tutta la storia. Un vero talento. Poi, chiaramente, il resto del cast non fa che impreziosire e arricchire il risultato finale.
In un momento personale di difficoltà, ammetto di aver trovato conforto nella figura della nonna - interpretata dall'intramontabile Judi Dench - che mi ha ricordato per tanti piccoli versi la mia, scomparsa all'inizio di quest'anno. La forza del suo personaggio, l'attaccamento sincero ma senza fronzoli per il nipote e un inevitabile finale che mi ha riportato indietro a qualche anno fa quando anche io ho lasciato la mia nonna per partire, sono stati tutti elementi che hanno contribuito ad un attaccamento involontario ma consapevole nei confronti del personaggio di Granny.
Per il resto "Belfast" è un film ben raccontato e che giova di un bianco e nero che non fa che aumentarne il fascino. Per quanto si tratti di titoli completamente differenti, questa pellicola mi ha ricordato per tanti versi "Billy Elliot", per alcuni elementi anche quel piccolo capolavoro di "Nuovo Cinema Paradiso" e in certi momenti anche qualche episodio recente di "The Crown". Anche se, chiaramente, il film di Branagh - che qui racconta storia personale della sua famiglia - è capace di vivere di momenti suoi suscitando non poche emozioni (io nel finale mi sono anche commosso).
Insomma, un bel film e, per quanto sia riuscito a percepire, un film di cuore che da un lato racconta l'insensatezza dell'intolleranza religiosa e dall'altro l'amore incondizionato per il posto in cui si vive e scelto di mettere radici e, conseguentemente, il dolore, l'incertezza e la paura di doversi lasciare tutto alle spalle nella speranza di rifarsi una vita altrove. E, per coloro che si siano trovati in questa situazione, "Belfast" è un racconto dolceamaro non facile da digerire.
Cast: Caitríona Balfe, Judi Dench, Jamie Dornan, Ciarán Hinds, Colin Morgan, Lewis McAskie, Josie Walker, Jude Hill.
Box Office: $30.2 milioni
Vale o non vale: Che sia finalmente la volta buona per Branagh? Dopo otto (OTTO) nomination all'Oscar in praticamente ogni categoria possibile (regia, sceneggiatura, attore protagonista, attore non protagonista e persino Miglior cortometraggio!), parrebbe finalmente arrivata la sua occasione di riscattare almeno uno dei 3 Oscar per cui è nominato quest'anno (personalmente io punto tutto sulla sceneggiatura). Insomma, fan di Kenneth accorrete numerosi perché questo potrebbe essere il film con cui l'Academy finalmente conferirà il suo massimo onore ad uno degli artisti più dotati - e per certi versi snobbati - della sua generazione.
Per tutti gli altri, "Belfast" non è un film facile e ha non pochi momenti da "pugno nello stomaco", ma vale la pena di dargli una possibilità se siete nel mood giusto.
Premi: Candidato a 7 Oscar per Miglior film, regia, sceneggiatura originale, attore non protagonista (Hinds), attrice non protagonista (Dench), sonoro e canzone originale (Van Morrison, "Down to Joy"). Candidato a 6 BAFTA per Miglior film, sceneggiatura originale, attore non protagonista (Hinds), attrice non protagonista (Balfe), montaggio e film britannico dell'anno. 7 nomination ai Golden Globes - tra cui Miglior film drammatico, regia, attore non protagonista (Hinds e Dornan), attrice non protagonista (Balfe) - Branagh ha vinto per la Migliore sceneggiatura originale.
Parola chiave: Credo religioso.
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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 27 dicembre 2021

Film 2072 - Last Night in Soho

Intro: Il precedente "Baby Driver" di Wright era stato per me un colpo di fulmine, per cui non vedevo l'ora di recuperare questa sua nuova fatica dietro la macchina da presa.

Film 2072: "Last Night in Soho" (2021) di Edgar Wright
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: se non sapessi che condividono lo stesso regista, mai avrei detto che "Last Night in Soho" e "Baby Driver" siano frutto della stessa mente. Non ci potrebbero essere pellicole più diverse, il che non è necessariamente un male. Il punto è che per me la storia super musicale di Baby e le sue rapine con annessa fuga in macchina a tutta birra erano state un'esperienza talmente magnifica e inaspettata che le mie aspettative per questo nuovo progetto di Wright erano davvero piuttosto alte (anche considerato che Wright nel tempo ha girato anche piccoli gioiellini come "Scott Pilgrim vs. the World", "Hot Fuzz", "Shaun of the Dead" e ha scritto pure il primo "Ant-Man")...
La verità è che questo "Last Night in Soho" è un prodotto onesto e con qualche pregio, anche se totalmente diverso da ciò che mi attendevo di vedere. Il trailer sicuramente confonde al pari delle immagini promozionali, che proiettano un'idea retrò e molto glam, tra qualche numero musicale e una storia che pare d'amore, anche se non si riesce a capire bene quale sia la connessione tra le due epoche (contemporanea e anni '60). Mentre, man mano che si segue la storia, ci si rende conto che si è di fronte ad una vera e propria storia dell'orrore che non risparmierà sangue e colpi di scena. Detto ciò, devo ammettere che non fossi per niente nel mood per un horror la sera che ho visto il film, per cui la mia reazione lì per lì non è stata esattamente entusiasta.
A mente fredda posso dire che "Last Night in Soho" ha un grande fascino estetico, anche grazie ad una Anya Taylor-Joy maginifica in perfetto stile 60s e, come sempre, una promessa mantenuta. Probabilmente deluso un po' dal fatto che non fosse lei la protagonista della storia, ma la fastidiosa Thomasin McKenzie (non tanto lei quanto il suo personaggio, ovviamente), la sensazione finale che ho avuto è che il film avesse del buon potenziale tutto sommato, potenziale che però non è stato sfruttato appieno. La sensazione che ho avuto è che si cercasse di coniugare troppe anime molto diverse all'interno di un prodotto che finisce per mancare di una vera e propria identità distinta. Il che, quando si crea un prodotto nuovo di zecca, è un grande problema di partenza.
Si salva il grande colpo di scena finale - anche se (spoiler) il Women Film Critics Circle Awards ha conferito al film una menzione special...mente negativa per "[...] the disappointing third act twist in which the male predators are turned into victims in Last Night in Soho." -, il grande cast, una colonna sonora particolarmente efficace e, ammetto, quel certo fascino che "Last Night in Soho" sprigiona dall'inizio alla fine. Non perfetto, ma certamente godibile.
Ps. Ultima pellicola di Diana Rigg e Margaret Nolan, entrambe scomparse nel 2020. Il film è dedicato alla Rigg.
Cast: Thomasin McKenzie, Anya Taylor-Joy, Matt Smith, Michael Ajao, Terence Stamp, Diana Rigg, Sam Claflin, Rita Tushingham, Margaret Nolan.
Box Office: $23 milioni
Vale o non vale: Non un prodotto per tutti e probabilmente poco adatto a queste atmosfere festive, però non un prodotto da sottovalutare. Diverso da ciò che ci si aspetterebbe, ma con alcuni elementi positivi. E per una volta né sequel, reboot o spin-off, ma un'opera originale. Imperfetta, sì, ma almeno prova a portare qualcosa di nuovo.
Ps. Consiglio caldamente la versione di "Downtown (Downtempo)" cantata da Anya Taylor-Joy. Un meraviglioso regalo di Natale.
Premi: Candidato a 2 BAFTA per Miglior sonoro e film britannico dell'anno.
Parola chiave: Vestito.

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#HollywoodCiak
Bengi

domenica 27 ottobre 2019

Film 1665 - Hidden Figures

Intro: Lo rivedo sempre con piacere.
Film 1665: "Hidden Figures" (2016) di Theodore Melfi
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: storia vera interessante ed edificante - ovviamente -che racconta le vicende inizialmente non molto felici di tre donne afroamericane che, negli anni '60, si apprestano inconsapevolmente a rivoluzionare non solo il loro luogo di lavoro (nientemeno che la NASA), ma anche collateralmente il corso della storia dell'uomo nello spazio.
Film 1320 - Hidden Figures
Film 1665 - Hidden Figures
Film 2329 - Hidden Figures
Cast: Taraji P. Henson, Octavia Spencer, Janelle Monáe, Kevin Costner, Kirsten Dunst, Jim Parsons, Mahershala Ali, Aldis Hodge, Glen Powell.
Box Office: $236 milioni
Vale o non vale: Bella storia con bel messaggio annesso che ci ricorda quanto razzismo e sessismo siano questioni aperte che solo una sessantina di anni fa erano considerate la norma. Tre donne magnifiche che, in silenzio, hanno portato un po' di rivoluzione nella loro vita e nel mondo.
Premi: Candidato a 3 Oscar (Miglior film, sceneggiatura non originale e attrice non protagonista), a 2 Golden Globe (attrice non protagonista, colonna sonora) e al BAFTA per la sceneggiatura. 2 nomination ai Grammy per Best Score Soundtrack for Visual Media e Best Compilation Soundtrack for Visual Media.
Parola chiave: Calcoli.

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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 5 settembre 2019

Film 1800 - Once Upon a Time in Hollywood

Intro: Sabato sera a Wellington ho deciso di andare al cinema e ho puntato tutto su questo film.
Film 1800: "Once Upon a Time in Hollywood" (2019) di Quentin Tarantino
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: opinioni contrastanti, come sempre quando si tratta di un film di Tarantino, "Once Upon a Time in Hollywood" dura 2 ore e 40 minuti di cui una buona ora è praticamente esercizio di stile. Il film carbura solamente verso la fine e anche se è magnifico vedere DiCaprio - e Pitt, diciamocelo - costruire il proprio personaggio, a una certa si fatica a capire dove stia andando a parare la storia. Non temete, anche stavolta Tarantino non delude e confeziona un finale bomba che riscatta tutta quella parte di sceneggiatura che sembra più un cazzeggiare riempitivo che una vera e propria storyline con qualcosa da raccontare.
Detto ciò, la pellicola funziona e soprattutto grazie ai due mitici protagonisti e alla bellezza sconvolgente di Margot Robbie, qui più che altro in vetrina, per un trittico attoriale che è davvero un piacere seguire e ammirare. Rick Dalton (DiCaprio) è un magnifico, piccolo scemo attore di western televisivi che non mancherà di momenti esilaranti, una grande interpretazione e il riscatto finale; Cliff Booth (Pitt), controfigura di Dalton, è inarrestabile e granitico, capace di sfottere Bruce Lee, sfidare la setta di Manson, essere il migliore dei padroni, nonché il meraviglioso protagonista del finale perfetto che questa pellicola si meritava; Sharon Tate (Robbie) è dolce, gentile, bellissima. Insieme, questi tre personaggi fanno tutto il film e nonostante la miriade infinita di personaggi che ronzano loro intorno - il che alla lunga un po' stanca, ma a Tarantino i camei e ruoli minori piacciono tantissimo -, è a loro che tutta la storia ruota intorno. Storia che, diciamocelo pure, nonostante i toni crudi e violenti ha certamente un tocco fiabesco che da uno come il regista di "Kill Bill" ammetto non mi sarei aspettato. La storia, vera, della Tate e del destino che il 9 agosto '69 toccò a lei e altre 4 persone - Jay Sebring, Wojciech Frykowski, Abigail Folger, Steven Parent - è ben diversa, triste e raccapricciante. Qui, per banalizzare, il bene trionfa e il male viene sconfitto, nonché profondamente ridicolizzato. Il potere narrativo di Tarantino sta proprio qui, nel riuscire a prendere per il culo Manson e la sua setta di pazzi - come già aveva fatto, tra l'altro, con Hitler e nazisti in "Inglourious Basterds" -, nel riuscire a trattare argomenti scabrosi e taboo fornendone nuovi punti di vista, approcci, finali alternativi. Non è da tutti essere in grado di affrontare questo tipo di tematiche ed uscirne vincente e, anche solo per questo Tarantino con "Once Upon a Time in Hollywood" ha vinto la sua scommessa. Poi che potesse sforbiciare qua e là è un altro discorso, in ogni caso diciamo che nel primo tempo si gode principalmente del grande talento di DiCaprio e Pitt.
Cast: Leonardo DiCaprio, Brad Pitt, Margot Robbie, Emile Hirsch, Margaret Qualley, Timothy Olyphant, Austin Butler, Dakota Fanning, Bruce Dern, Al Pacino, Mike Moh, Luke Perry, Damian Lewis, Brenda Vaccaro, Rafał Zawierucha, Lena Dunham, Maya Hawke, Rumer Willis, Dreama Walker, Rebecca Gayheart, Kurt Russell, Zoë Bell, Michael Madsen, James Remar.
Box Office: $285 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Decisamente non per tutti. Lunghissimo, violento, politicamente scorretto. Insomma, ce n'è per tutti (i gusti), specialmente per chi ha apprezzato i più recenti lavori del regista. Per tutti gli altri è un po' un terno al lotto: o lo riscatta il finale o è una perdita di tempo.
Premi: In concorso a Cannes per la Palma d'Oro, il film ha vinto il Palm Dog Award.
Parola chiave: Hollywood.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi