Curioso, curioso, curioso, curiosissimo di vedere questa pellicola che tante buone recensioni aveva ottenuto in patria e che tanto prometteva bene alla stagione dei premi cinematografici importanti.
Film 1310: "Arrival" (2016) di Denis Villeneuve
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: padre
Pensieri: "Arrival" è una pellicola davvero particolare che anche se non mantiene per nulla le premesse/promesse del trailer, in realtà consegna allo spettatore un altro tipo di spettacolo, che coinvolge l'alieno in maniera furba, ma comunque funzionale ad un racconto che ha davvero molto da dire.
A livello narrativo, il film presenta una di quelle storie che gioca con il tempo nella maniera più interessante. Nonostante certi passaggi prevedibili e la scelta di alcuni elementi della trama non particolarmente originali (come quella sorta di autodeterminazione delle consapevolezze della conoscenza delle cose), è nel maneggiare il tempo che il racconto dà il suo meglio. C'è una sorta di filosofia che si segue dall'inizio alla fine, per quanto mai come per questo titolo l'espressione è usata in maniera impropria. Il gioco di flashback e flashforward è svelato solo verso il finale e il disorientamento che sceneggiatura e montaggio riescono a suscitare è un brivido magistrale che va oltre la missione aliena e colpisce persino lo spettatore, costretto a fare i conti con la messa in discussione di tutto ciò che ha visto fino a quel momento e dovendo imparare a ridistribuirlo su una linea temporale che non è più lineare, ma complessa e fluida. E' questa la sorpresa più bella del film e il regalo che rimane anche quando si è già tornati a casa.
Va detto che "Arrival" non è il classico sci-fi sugli alieni e, anzi, si distacca abbastanza dal genere per toni e modi. E' tutto molto statico, sembra di stare eternamente nell'attesa che cominci il finimondo, anche se poi di fatto rispetto a ciò che siamo abituati la risoluzione è meno prettamente d'azione. Del resto, dopo aver visto "Sicario e "Prisoners" da Villeneuve mi aspettavo esattamente questo tipo di narrazione lenta e visivamente molto evocativa. Gli spazi dei paesaggi sono ampi, l'interno della nave aliena dà un senso di compattezza indistruttibile, i primi piani su Amy Adams le sottraggono ogni espressione per regalarla al pubblico. E' un prodotto che cresce piano piano, che ha bisogno di mettere insieme tutti i pezzi prima di poterli spiegare a chi guarda cosicché li possa capire. Non è il solito racconto di uno sbarco di extraterrestri sulla terra, né il racconto di come l'America ci ha nuovamente salvato il culo, ma la storia di un incontro che è anche la scoperta di un intero nuovo mondo che va studiato attentamente per essere capito. La parola è la prima arma che si porta in battaglia, la comunicazione è fondamentale e capire chi si ha di fronte vitale.
Per quanto riguarda il cast, inutile dire che la maggior parte del merito vada ad una grandissima Adams, come sempre in grado di mantenere le aspettative. Certo è vero che io nutro una passione per l'attrice, quindi essendo di parte la trovo sempre magnifica e non mi stupisco quasi più delle sue interpretazioni ogni volta incisive e camaleontiche, anche se devo dire che in questo caso non mi stupisco della mancata nomination all'Oscar, più che altro perché va ammesso che ci fossero ruoli più eclatanti che quest'anno era giusto riconoscere, oltre che un certo percorso necessariamente da intraprendere. Non mi stupisco e non sono preoccupato: il talento di Amy saprà certamente portarla ancora lontano.
Dal punto di vista tecnico, le musiche sono particolari e anche se non sempre le ho trovate appropriate, devo dire che in certi passaggi riescono proprio ad esaltare le scene. Gli effetti speciali, invece, sono stranamente molto inferiori alla restante qualità tecnica del film nel suo complesso. La scena di Louise (Adams) immersa nel mondo di nebbia delle creature è talmente finta da essere a tratti imbarazzante.
In ogni caso "Arrival" è una pellicola insolita che regala un'esperienza diversa da quella che ci si potrebbe inizialmente aspettare e anche se questo potrebbe non soddisfare alcuni, riesce però a consegnare qualcosa di meno scontato e certamente più originale. Portare al cinema una storia che abbia come protagonista una linguista è una scelta molto interessante che, per estensione, veicola un bel messaggio, ovvero quello della parola come un'arma potente. In un mondo in cui l'atto di forza sembra sempre più l'unica moneta di scambio e in un genere filmico cui di solito appartiene l'atto dell'agire, "Arrival" sceglie la comprensione e, inoltre, veicola l'intelligente messaggio che non basta porre una domanda per ottenere una risposta, ma si deve tenere conto di una miriade di variabili, prima fra tutte chi si ha davanti.
Ps. 2 candidature ai Golden Globes, 9 ai BAFTA (e una vittoria per il sonoro) e 8 nomination agli Oscar 2017: Miglior film, regia, sceneggiatura non originale, fotografia, montaggio, scenografia, montaggio sonoro e missaggio sonoro. Difficilmente il film porterà a casa qualcosa se non eventuali riconoscimenti tecnici.
Film 1310 - Arrival
Film 1519 - Arrival
Cast: Amy Adams, Jeremy Renner, Forest Whitaker, Michael Stuhlbarg, Tzi Ma, Mark O'Brien.
Box Office: $195.3 milioni
Consigli: Non è per niente il classico blockbuster incentrato sulla figura dell'alieno conquistatore, per cui chi cercasse quel tipo di prodotto, forse è meglio abbandonare questi lidi. Il film di Villeneuve lascia per molto tempo spazio alle ipotesi più disparate, scegliendo di inserire fin dall'inizio elementi che si spiegheranno solo nell'eccitante finale. Non so se leggere il racconto breve "Story of Your Life" di Ted Chiang sia più emozionante o coinvolgente che vedere il film che ne hanno tratto, di sicuro per quanto mi riguarda l'esperienza è stata positiva e soddisfacente grazie ad una trama che attinge agli elementi fantascientifici, ma ne fa un uso meno scontato e più ragionato. Quindi siete avvertiti: poca azione, tanto ragionamento, non poche emozioni.
Parola chiave: Lingua.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
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