Intro: Volevo vedere questo film sia perché Timothée Chalamet è tra i protagonisti, sia perché era stato candidato a qualcuno dei premi che contano. E si sa che io gli award show li adoro...
Film 1724: "Beautiful Boy" (2018) di Felix van Groeningen
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: personalmente ho trovato questo film noiosissimo, ma non tanto in termini di realizzazione, quanto rispetto all'idea di base che presenta.
Il processo autodistruttivo e autolesionista di un tossicodipendente è stato ripreso, riadattato e riproposto ormai in tutte le salse, per cui mi rendo anche conto che non sia facile produrre qualcosa di nuovo sull'argomento, eppure ho trovato "Beautiful Boy" non solo banale nella sua idea centrale, ma anche maledettamente arrogante.
C'è una strafottenza nel personaggio di Nic (Chalamet) che fa venire voglia di prenderlo a schiaffi e un'impotenza frustrante in quello di David (Carell) che si riversa completamente sullo spettatore, tanto che ci si chiede più volte durante la visione perché questa famiglia non faccia qualcosa di concreto per riprendere in mano le redini della propria vita. Sì, ci sono i litigi, i confronti, le riabilitazioni, le buone intenzioni, eppure sembra che tutti si siano arresi all'idea che questa sia la loro vita, che non ci sia una via d'uscita e che l'unico modo di affrontare tutto questo dolore sia riconoscerlo e trovare un modo per accomodarcisi dentro.
Ho voluto finire di vedere "Beautiful Boy" perché trovo Timothée Chalamet un bravissimo attore e, onestamente, mi sono dovuto sforzare per trovare la forza di non mollare la visione per ben più di una volta. Detesto quei titoli che ti mettono di fronte ad una situazione difficilissima con il solo scopo di renderti testimone di un disagio. E' troppo facile ritrarre il dolore in questo modo, troppo banale e passivo. E' come se questo film, al pari della famiglia di cui parla, si sia arreso in partenza e trovi piacere nel solo fatto di mettere in scena una dramma che abbia l'unico scopo di fare pietà (e quindi sollecitare le simpatie emotive del pubblico o della critica). Non ci siamo. Ps. Tratto dalla storia vera - e relative opere letterarie - di David Sheff ("Beautiful Boy: A Father's Journey Through His Son's Addiction") e Nic Sheff ("Tweak: Growing Up on Methamphetamines").
Cast: Steve Carell, Timothée Chalamet, Maura Tierney, Amy Ryan, Kaitlyn Dever, LisaGay Hamilton, Timothy Hutton.
Box Office: $16.6 milioni
Vale o non vale: In inglese con il termine crowd-pleaser ci si riferisce a qualcosa o qualcuno che piace alla gente, che esercita un fascino positivo sulle persone. Estendendo il termine a questa pellicola, credo che uno degli intenti di fondo (voluto o no) fosse quello di proporre al pubblico un drammone che conquistasse le simpatie dello spettatore e, per estensione, di quella critica che ha forte potere persuasivo rispetto alle premiazioni che contano. Qualche risultato concreto c'è stato, ma il box-office è stato disastroso - il film è costato tra i 19.3 e i 25 milioni di dollari - e tutto sommato in pochi si ricordano dell'esistenza di "Beautiful Boy". Ed è un peccato, per il cast è assolutamente perfetto e ci sarebbero molti spunti sui quali poter lavorare con serietà, però la sceneggiatura sceglie di intraprendere una strada banale e passiva, tanto gratuitamente complicata quanto frustrante.
Ci sono film sulla droga o la dipendenza sicuramente più interessanti e riusciti, uno su tutti "Trainspotting".
Premi: Candidato al Golden Globe e BAFTA per il Miglior attore non protagonista (Chalamet).
Parola chiave: Riabilitazione.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 1724: "Beautiful Boy" (2018) di Felix van Groeningen
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: personalmente ho trovato questo film noiosissimo, ma non tanto in termini di realizzazione, quanto rispetto all'idea di base che presenta.
Il processo autodistruttivo e autolesionista di un tossicodipendente è stato ripreso, riadattato e riproposto ormai in tutte le salse, per cui mi rendo anche conto che non sia facile produrre qualcosa di nuovo sull'argomento, eppure ho trovato "Beautiful Boy" non solo banale nella sua idea centrale, ma anche maledettamente arrogante.
C'è una strafottenza nel personaggio di Nic (Chalamet) che fa venire voglia di prenderlo a schiaffi e un'impotenza frustrante in quello di David (Carell) che si riversa completamente sullo spettatore, tanto che ci si chiede più volte durante la visione perché questa famiglia non faccia qualcosa di concreto per riprendere in mano le redini della propria vita. Sì, ci sono i litigi, i confronti, le riabilitazioni, le buone intenzioni, eppure sembra che tutti si siano arresi all'idea che questa sia la loro vita, che non ci sia una via d'uscita e che l'unico modo di affrontare tutto questo dolore sia riconoscerlo e trovare un modo per accomodarcisi dentro.
Ho voluto finire di vedere "Beautiful Boy" perché trovo Timothée Chalamet un bravissimo attore e, onestamente, mi sono dovuto sforzare per trovare la forza di non mollare la visione per ben più di una volta. Detesto quei titoli che ti mettono di fronte ad una situazione difficilissima con il solo scopo di renderti testimone di un disagio. E' troppo facile ritrarre il dolore in questo modo, troppo banale e passivo. E' come se questo film, al pari della famiglia di cui parla, si sia arreso in partenza e trovi piacere nel solo fatto di mettere in scena una dramma che abbia l'unico scopo di fare pietà (e quindi sollecitare le simpatie emotive del pubblico o della critica). Non ci siamo. Ps. Tratto dalla storia vera - e relative opere letterarie - di David Sheff ("Beautiful Boy: A Father's Journey Through His Son's Addiction") e Nic Sheff ("Tweak: Growing Up on Methamphetamines").
Cast: Steve Carell, Timothée Chalamet, Maura Tierney, Amy Ryan, Kaitlyn Dever, LisaGay Hamilton, Timothy Hutton.
Box Office: $16.6 milioni
Vale o non vale: In inglese con il termine crowd-pleaser ci si riferisce a qualcosa o qualcuno che piace alla gente, che esercita un fascino positivo sulle persone. Estendendo il termine a questa pellicola, credo che uno degli intenti di fondo (voluto o no) fosse quello di proporre al pubblico un drammone che conquistasse le simpatie dello spettatore e, per estensione, di quella critica che ha forte potere persuasivo rispetto alle premiazioni che contano. Qualche risultato concreto c'è stato, ma il box-office è stato disastroso - il film è costato tra i 19.3 e i 25 milioni di dollari - e tutto sommato in pochi si ricordano dell'esistenza di "Beautiful Boy". Ed è un peccato, per il cast è assolutamente perfetto e ci sarebbero molti spunti sui quali poter lavorare con serietà, però la sceneggiatura sceglie di intraprendere una strada banale e passiva, tanto gratuitamente complicata quanto frustrante.
Ci sono film sulla droga o la dipendenza sicuramente più interessanti e riusciti, uno su tutti "Trainspotting".
Premi: Candidato al Golden Globe e BAFTA per il Miglior attore non protagonista (Chalamet).
Parola chiave: Riabilitazione.
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