Intro: Visto letteralmente due sere fa. Non mi capitava da un bel po' di essere cosi puntuale con una recensione... Lo avevo detto che ero in pari!
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Film 2040: "Jungle Cruise" (2021) di Jaume Collet-Serra
Visto: dall'iMacLingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: nessuno si aspettava un capolavoro da questo "Jungle Cruise", ciò non toglie che si potesse fare di più, soprattutto considerato che a disposizione si avesse il talento di Emily Blunt (che a quanto pare sta facendo scintille in casa Disney ultimamente).
La verità è che questa pellicola ne ricorda tante altre e allo stesso tempo fallisce nel tentativo di rendersi riconoscibile per stile, ritmo o racconto, il tutto per un risultato finale che è piattamente godibile sì, ma strizza troppo l'occhio ad altre avventure come quelle di (uno qualunque dei 3) "Jumanji", (uno qualsiasi degli innumerevoli) "Pirates of the Caribbean", (uno qualsiasi dei vari) "The Mummy", (uno dei 2) "National Treasure" e via dicendo.
Insomma, considerando che la sceneggiatura di "Jungle Cruise" non presenta certo niente di innovativo o mai visto prima sul grande schermo, ci si sarebbe dovuti concentrare più sul conferire tridimensionalità ai personaggi principali - non basta al giorno d'oggi che la tua eroina sia una donna indipendente, risoluta e nata in un momento storico che non le rende giustizia - e dare un tono comico a tutto il racconto, perché altrimenti il tuo film risulterà semplicemente l'ennesimo titolo usa e getta con protagonista Dwayne Johnson che racconta di una maledizione ed è ispirato ad una delle giostre dei parchi a tema della Disney (sì, ci risiamo...).
Ribadisco che nessuno si aspettasse la pellicola del secolo, però mi sento di dire che nonostante le basse richieste del consumatore - domenica avevo solo voglia di vedere un prodotto facile facile che mi facesse spegnere il cervello - il risultato finale sia decisamente inferiore al potenziale di un titolo dal budget mostruoso di 200 milioni di dollari: gli effetti speciali sono mediocri, gli zigomi della Blunt mai così ferilliani, siamo nuovamente alle prese con una storia incentrata su una maledizione e dei conquistadores, per l'ennesima volta siamo di fronte ad un albero magico della vita ("Avatar" certamente, ma anche "Pocahontas") e, insomma, Dwayne Johnson avrà anche il suo fascino (suppongo), ma non si tratta certo del miglior attore della storia del cinema.
Quindi, ecco, diciamo che con tutta la buona volontà del mondo, "Jungle Cruise" proprio non colpisce, non lascia il segno. E sono felice che la Disney si stia finalmente svegliando dal suo torpore cis eterosessuale e cominciando a regalare (qualche) rappresentazione LGBT nei suoi prodotti, però questo piccolo gesto (miscroscopico, a dire il vero) di apertura nei confronti di racconti e storie con un piglio più moderno non è sufficiente a riscattare un giro di giostra cinematografica piuttosto insipido. E sorprendentemente privo di ironia.
Ps. Ma poi cosa ti serve avere Paul Giamatti nel cast se lo usi per due scene a inizio film e una scena nel finale?!
Cast: Dwayne Johnson, Emily Blunt, Édgar Ramírez, Jack Whitehall, Jesse Plemons, Paul Giamatti, Veronica Falcón, Dani Rovira, Quim Gutiérrez.
Box Office: $66.4 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: I tentativi di epicità falliscono miseramente, l'avventura di per sé non ha niente di mai visto e il fatto che ci si affidi all'ennesima maledizione da annulare direziona tutta l'operazione "Jungle Cruise" verso quel limbo di mediocrità in cui si trovato titoli simili con budget e cast stellare che preferiscono raccontare la solita storia fotocopia che non ha veramente nulla da dire e il cui senso supremo è quello di incassare soldi al botteghino in vista di un sequel (che speriamo non si avveri, ma dubito) che tenterà di bissare il successo. C'è da dire che al momento il successo parrebbe non essere colossale, ma le variabili Covid + Disney+ vanno certamente prese in considerazione.
Insomma, capiamoci, "Jungle Cruise" funziona se siete alla ricerca di un prodotto che non richieda alcuno sforzo mentale e nessuna particolare esigenza di prestare attenzione per tutti i 127 minuti di durata. Per qualsiasi altra esigenza, invece, meglio rivolgersi altrove.
Premi: /
Parola chiave: Petali.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
La verità è che questa pellicola ne ricorda tante altre e allo stesso tempo fallisce nel tentativo di rendersi riconoscibile per stile, ritmo o racconto, il tutto per un risultato finale che è piattamente godibile sì, ma strizza troppo l'occhio ad altre avventure come quelle di (uno qualunque dei 3) "Jumanji", (uno qualsiasi degli innumerevoli) "Pirates of the Caribbean", (uno qualsiasi dei vari) "The Mummy", (uno dei 2) "National Treasure" e via dicendo.
Insomma, considerando che la sceneggiatura di "Jungle Cruise" non presenta certo niente di innovativo o mai visto prima sul grande schermo, ci si sarebbe dovuti concentrare più sul conferire tridimensionalità ai personaggi principali - non basta al giorno d'oggi che la tua eroina sia una donna indipendente, risoluta e nata in un momento storico che non le rende giustizia - e dare un tono comico a tutto il racconto, perché altrimenti il tuo film risulterà semplicemente l'ennesimo titolo usa e getta con protagonista Dwayne Johnson che racconta di una maledizione ed è ispirato ad una delle giostre dei parchi a tema della Disney (sì, ci risiamo...).
Ribadisco che nessuno si aspettasse la pellicola del secolo, però mi sento di dire che nonostante le basse richieste del consumatore - domenica avevo solo voglia di vedere un prodotto facile facile che mi facesse spegnere il cervello - il risultato finale sia decisamente inferiore al potenziale di un titolo dal budget mostruoso di 200 milioni di dollari: gli effetti speciali sono mediocri, gli zigomi della Blunt mai così ferilliani, siamo nuovamente alle prese con una storia incentrata su una maledizione e dei conquistadores, per l'ennesima volta siamo di fronte ad un albero magico della vita ("Avatar" certamente, ma anche "Pocahontas") e, insomma, Dwayne Johnson avrà anche il suo fascino (suppongo), ma non si tratta certo del miglior attore della storia del cinema.
Quindi, ecco, diciamo che con tutta la buona volontà del mondo, "Jungle Cruise" proprio non colpisce, non lascia il segno. E sono felice che la Disney si stia finalmente svegliando dal suo torpore cis eterosessuale e cominciando a regalare (qualche) rappresentazione LGBT nei suoi prodotti, però questo piccolo gesto (miscroscopico, a dire il vero) di apertura nei confronti di racconti e storie con un piglio più moderno non è sufficiente a riscattare un giro di giostra cinematografica piuttosto insipido. E sorprendentemente privo di ironia.
Ps. Ma poi cosa ti serve avere Paul Giamatti nel cast se lo usi per due scene a inizio film e una scena nel finale?!
Cast: Dwayne Johnson, Emily Blunt, Édgar Ramírez, Jack Whitehall, Jesse Plemons, Paul Giamatti, Veronica Falcón, Dani Rovira, Quim Gutiérrez.
Box Office: $66.4 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: I tentativi di epicità falliscono miseramente, l'avventura di per sé non ha niente di mai visto e il fatto che ci si affidi all'ennesima maledizione da annulare direziona tutta l'operazione "Jungle Cruise" verso quel limbo di mediocrità in cui si trovato titoli simili con budget e cast stellare che preferiscono raccontare la solita storia fotocopia che non ha veramente nulla da dire e il cui senso supremo è quello di incassare soldi al botteghino in vista di un sequel (che speriamo non si avveri, ma dubito) che tenterà di bissare il successo. C'è da dire che al momento il successo parrebbe non essere colossale, ma le variabili Covid + Disney+ vanno certamente prese in considerazione.
Insomma, capiamoci, "Jungle Cruise" funziona se siete alla ricerca di un prodotto che non richieda alcuno sforzo mentale e nessuna particolare esigenza di prestare attenzione per tutti i 127 minuti di durata. Per qualsiasi altra esigenza, invece, meglio rivolgersi altrove.
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