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giovedì 9 gennaio 2025

Film 2337 - Emilia Pérez

Intro: After all the award buzz this movie was getting, before Christmas I decided to give it a go.

Film 2337
: "Emilia Pérez" (2024), Jacques Audiard
Watched on: From my computer
Language: Spanish
Watched with: no one
Thoughts: It has been a while since I watched it and, funny enough, "Emilia Pérez" is now gaining a bad reputation after its multiple wins at the Golden Globes last Sunday.
For a (long) moment, it seemed like nothing could stop this movie: it won a Cannes for Best Actress and was getting nominated (and winning) everywhere, especially the performance of it cast, particularly Zoe Saldaña. But something has shifted after the Globes - the first televised award ceremony of the year, people have started watching either the movie on Netflix or the clips on TikTok and this is where things went south. Especially after "Emilia Pérez", a musical, has beaten "Wicked", another musical, in the movie of the year category.
So here's the thing: I watched this movie in Spanish, I read the lyrics of the songs and I paid attention, because I felt this movie was going to play a big part at the Oscar this year. So it had my full attention. And I can say two things: "Emilia Pérez" is not as bad as they're trying to paint it now, but it isn't the greatest movie ever made either (needless to say).
I applaud the idea of a musical about a man from the Mexican cartel transitioning and the portray of the struggle that comes with it, I think it's a different idea and the movie has it's moments. I particularly apprecciated and admired Zoe Saldaña's performance: a few minutes into the movie and I was ready to bet on her for the Supporting Actress Oscar win. (I really do think she has it in the bag.)
That said, yes, I did struggle a bit with this watch. The movie is very long (132 min) and none of the songs is a hit, really. There are a few interesting ones also visually speaking, but no song stuck with me and, on the contrary, I felt some of the performances from the supporting cast were actually really bad vocally. I understand that they didn't chose professional singers (Selena Gomez aside, and she does a decent enough job here to be fair - and yeah, her Spanish is bad, but what did you expect?), but the end result is sometimes jarring.
So, although I appreciated some bits of this movie, "Emilia Pérez" is definitely not my favourite movie of the year. Its cast does a great job and I was captured by Karla Sofía Gascón's performance (not in the lead category tho, I'd say more supporting, where Saldaña is really in the lead here, but anyway), some of the visuals and its themes (although some are critizing the stereotypical portraayl of Mexica culture) but other than Saldaña, I wouldn't give this movie any other award.
Cast: Zoe Saldaña, Karla Sofía Gascón, Selena Gomez, Adriana Paz, Mark Ivanir, Édgar Ramírez.
Box Office: $9.8 million
Worth a watch?: Definitely not a movie for everybody. It's a long musical in Spanish about violence, abuse, transitioning and many other heavy themes that could scare some people away. If you're interested in the controversy stemmed from the Golden Globes, then I would reccomend watching this movie and make an opinion for yourself, rather than just watching a few clips online out of context. Otherwise, if you don't care or you're not necessarily connecting with "Emilia Pérez'" themes, I would skip this watch.
Awards: Nominated to 10 Golden Globes, the movie won 4 awards for Best Motion Picture Musical or Comedy, Best Supporting Actress (Saldaña), Best Motion Picture Non-English Language, and Best Original Song (for "El Mal"). Currently, the movie is also nominated to 3 Screen Actors Guild Awards for Outstanding Performance by a Cast in a Motion Picture, Outstanding Performance by a Female Actor in a Leading Role (Gascón) and Outstanding Performance by a Female Actor in a Supporting Role (Saldaña).
At Cannes 2024, the movie won for Best Actress (Zoe Saldaña, Karla Sofía Gascón, Selena Gomez, and Adriana Paz), the Jury Prize and the Soundtrack Award for Best Composer (Camille, Clément Ducol).
Key word: Children.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 4 agosto 2021

Film 2040 - Jungle Cruise

Intro: Visto letteralmente due sere fa. Non mi capitava da un bel po' di essere cosi puntuale con una recensione... Lo avevo detto che ero in pari!

Film 2040: "Jungle Cruise" (2021) di Jaume Collet-Serra
Visto: dall'iMac
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: nessuno si aspettava un capolavoro da questo "Jungle Cruise", ciò non toglie che si potesse fare di più, soprattutto considerato che a disposizione si avesse il talento di Emily Blunt (che a quanto pare sta facendo scintille in casa Disney ultimamente).
La verità è che questa pellicola ne ricorda tante altre e allo stesso tempo fallisce nel tentativo di rendersi riconoscibile per stile, ritmo o racconto, il tutto per un risultato finale che è piattamente godibile sì, ma strizza troppo l'occhio ad altre avventure come quelle di (uno qualunque dei 3) "Jumanji", (uno qualsiasi degli innumerevoli) "Pirates of the Caribbean", (uno qualsiasi dei vari) "The Mummy", (uno dei 2) "National Treasure" e via dicendo.
Insomma, considerando che la sceneggiatura di "Jungle Cruise" non presenta certo niente di innovativo o mai visto prima sul grande schermo, ci si sarebbe dovuti concentrare più sul conferire tridimensionalità ai personaggi principali - non basta al giorno d'oggi che la tua eroina sia una donna indipendente, risoluta e nata in un momento storico che non le rende giustizia - e dare un tono comico a tutto il racconto, perché altrimenti il tuo film risulterà semplicemente l'ennesimo titolo usa e getta con protagonista Dwayne Johnson che racconta di una maledizione ed è ispirato ad una delle giostre dei parchi a tema della Disney (sì, ci risiamo...).
Ribadisco che nessuno si aspettasse la pellicola del secolo, però mi sento di dire che nonostante le basse richieste del consumatore - domenica avevo solo voglia di vedere un prodotto facile facile che mi facesse spegnere il cervello - il risultato finale sia decisamente inferiore al potenziale di un titolo dal budget mostruoso di 200 milioni di dollari: gli effetti speciali sono mediocri, gli zigomi della Blunt mai così ferilliani, siamo nuovamente alle prese con una storia incentrata su una maledizione e dei conquistadores, per l'ennesima volta siamo di fronte ad un albero magico della vita ("Avatar" certamente, ma anche "Pocahontas") e, insomma, Dwayne Johnson avrà anche il suo fascino (suppongo), ma non si tratta certo del miglior attore della storia del cinema.
Quindi, ecco, diciamo che con tutta la buona volontà del mondo, "Jungle Cruise" proprio non colpisce, non lascia il segno. E sono felice che la Disney si stia finalmente svegliando dal suo torpore cis eterosessuale e cominciando a regalare (qualche) rappresentazione LGBT nei suoi prodotti, però questo piccolo gesto (miscroscopico, a dire il vero) di apertura nei confronti di racconti e storie con un piglio più moderno non è sufficiente a riscattare un giro di giostra cinematografica piuttosto insipido. E sorprendentemente privo di ironia.
Ps. Ma poi cosa ti serve avere Paul Giamatti nel cast se lo usi per due scene a inizio film e una scena nel finale?!
Cast: Dwayne Johnson, Emily Blunt, Édgar Ramírez, Jack Whitehall, Jesse Plemons, Paul Giamatti, Veronica Falcón, Dani Rovira, Quim Gutiérrez.
Box Office: $66.4 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: I tentativi di epicità falliscono miseramente, l'avventura di per sé non ha niente di mai visto e il fatto che ci si affidi all'ennesima maledizione da annulare direziona tutta l'operazione "Jungle Cruise" verso quel limbo di mediocrità in cui si trovato titoli simili con budget e cast stellare che preferiscono raccontare la solita storia fotocopia che non ha veramente nulla da dire e il cui senso supremo è quello di incassare soldi al botteghino in vista di un sequel (che speriamo non si avveri, ma dubito) che tenterà di bissare il successo. C'è da dire che al momento il successo parrebbe non essere colossale, ma le variabili Covid + Disney+ vanno certamente prese in considerazione.
Insomma, capiamoci, "Jungle Cruise" funziona se siete alla ricerca di un prodotto che non richieda alcuno sforzo mentale e nessuna particolare esigenza di prestare attenzione per tutti i 127 minuti di durata. Per qualsiasi altra esigenza, invece, meglio rivolgersi altrove.
Premi: /
Parola chiave: Petali.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 25 maggio 2021

Film 2007 - The Girl on the Train

Intro: Altro appuntamento cinematografico con le richiesta di Ferdia, questa volta per l'ultima lezione del semestre.

Film 2007
: "The Girl on the Train" (2016) di Tate Taylor
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: la mia opinione rispetto a questa pellicola non è molto cambiata rispetto alla prima volta che l'ho vista, nel senso che è rimasto un po' il senso di delusione rispetto a un titolo apparentemente promettente che, però, non risulta ben riuscito quanto ci si sarebbe potuto aspettare. Ed è un peccato, perché la performance di Emily Blunt è assolutamente azzeccata e gli elementi per un thriller di successo ci sarebbero tutti.
La verità, però, è che questo "The Girl on the Train" sembra più interessato agli elementi sessuali che alla componente psicologica dei personaggi e pare fissarsi alle parti morbose di una storia che avrebbe certamente avuto altro da dire si fosse concentrata di più sulle bugie, il passato e una costruzione meno bidimensionale dei personaggi secondari. Questi ultimi, poi, sono talmente tanti e così poco differenziati tra loro che si fatica a distinguerli propriamente. E, insomma, è un peccato.
Film 1255 - La ragazza del treno
Film 2007 - The Girl on the Train
Cast: Emily Blunt, Rebecca Ferguson, Haley Bennett, Justin Theroux, Luke Evans, Allison Janney, Édgar Ramírez, Lisa Kudrow, Laura Prepon.
Box Office: $173.2 million
Vale o non vale: Molto cupo e molto triste, troppo focalizzato sulla parte sessuale e troppo poco sulla caratterizzazione dei personaggi, "The Girl on the Train" è un thriller passabile che funziona grazie a una sempre brava Emily Blunt ma fallisce nel generare interesse nello spettatore. Specialmente perché, una volta rivelato il colpo di scena rispetto al passato della protagonista, la storia perde il suo appeal.
Premi: Candidato al BAFTA per la Miglior attrice protagonista (Blunt).
Parola chiave: Tunnel.

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#HollywoodCiak
Bengi

sabato 10 dicembre 2016

Film 1255 - La ragazza del treno

Serata al cinema a 2€ parte #2: un treno da non perdere.

Film 1255: "La ragazza del treno" (2016) di Tate Taylor
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Più che un film, uno spot sull'alcolismo. Questa la prima impressione che ho avuto della trasposizione cinematografica del famoso best-seller scritto da Paula Hawkins del quale, naturalmente, non conoscevo neanche una pagina.
La seconda, invece, è che si sia cercato di cavalcare simultaneamente un paio d'onde di successo, tentando la strada del thriller disturbato alla "Gone Girl" mixato alle atmosfere sexy ed irriverenti tipiche di "Cinquanta sfumature di grigio", per un risultato finale che mi è parso un po' privo di personalità.
Tutto il buono di questa operazione va all'ottima scelta di cast per quanto riguarda la protagonista Rachel, una Emily Blunt in grandissima forma che dà ulteriormente prova delle sue capacità. Emotivamente altalenante, fragile, incapace di distinguere la realtà dall'immaginazione, il suo personaggio è al centro di una storia che nel finale si rivela scontatissima, ma funziona solamente grazie alla compatta performance dell'attrice, spessissimo in primo piano a sottolinearne i disturbi emotivi (oltre che le capacità attoriali) e conferendo a "La ragazza del treno" quell'unità che, a causa di flashback e ricordi fittizi, a volte si stenta a rintracciare.
Se devo essere sincero, visto tutto il clamore suscitato da questa produzione, dalla trama mi aspettavo davvero qualcosa di più. Megan (Haley Bennett) è un'insoddisfatta troietta che gioca a sconvolgere il vicinato per bene, ma non ha davvero nulla da dire che non passi dall'esibizione del proprio corpo. Il fin troppo comprensivo ex marito (Justin Theroux) è un personaggio per nulla interessante, ancorato ad una serie di cliché che, alla fine, si andranno a concretizzare nonostante fino all'ultimo si speri che la storia non vada a parare lì. E sì, bisogna dirlo, nemmeno Rachel è così incisiva: non fa niente, non si ricorda niente, non reagisce a niente. Girovaga in treno bevendo vodka dalla mattina alla sera e guarda fuori e, sul più bello, rimane ancorata ad un'immagine passiva che non mi è piaciuta, lei come Anna (Rebecca Ferguson), un altro personaggio umanamente brutto.
Ripeto, non so esattamente cosa del libro possa aver tanto sconvolto e attratto il mondo, dal film sicuramente non si può dire che si tratti di un'innovazione narrativa senza precedenti. Un thriller uguale a tanti altri che si distingue soprattutto per le molte permanenze in treno e la presenza della brava Blunt, finalmente vera e assoluta protagonista di un film di grande successo commerciale (ma non di critica). Per il resto "The Girl on the Train" non mi ha lasciato particolarmente convinto.
Film 1255 - La ragazza del treno
Film 2007 - The Girl on the Train
Cast: Emily Blunt, Rebecca Ferguson, Haley Bennett, Justin Theroux, Luke Evans, Allison Janney, Édgar Ramírez, Lisa Kudrow, Laura Prepon.
Box Office: $170.5 milioni
Consigli: Primo tempo particolarmente lento, tantissimi flashback, tantissimo alcol, molto sesso e dialoghi particolarmente espliciti (ma non seducenti, semmai a volte forzati), tanti primi piani che inquadrano una Blunt spesso insicura, fragile e incapace di raccapezzarsi. La performance dell'attrice è davvero riuscita ed è principalmente grazie a lei che il tutto funziona, ma il resto, il contorno, non colpisce. C'è un omicidio, una babysitter dai facili costumi e un voyeurismo che è troppo costruito e finisce per essere innaturale. Insomma, Emily Blunt vale il prezzo del biglietto, ma la corsa de "La ragazza del treno" non è del tutto soddisfacente.
Parola chiave: Gravidanza.

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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 21 gennaio 2016

Film 1083 - Joy

Continua la corsa contro il tempo per recuperare quanti più film possibile prima che gli Oscar svelino i propri vincitori.
Film 1083: "Joy" (2015) di David O. Russell
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Poe
Pensieri: Squadra che vince non si cambia. Mai. E allora ecco che David O. Russell ritorna sul grande schermo con la sua beniamina Jennifer Lawrence, ritrovando Robert De Niro e Bradley Cooper per questo biopic sulla vita dell'inventrice e businesswoman Joy Mangano. Chi? Nientemeno che l'inventrice del mocio che si autostrizza (non so essere più tecnico).
La storia di per sé è interessante a tratti. La parte iniziale fatica a decollare, il caos parentale è disturbante (la madre apatica fan delle telenovelas dovrebbe essere spassosa, eppure sarebbe da malmenare) e la continua sottomissione di Joy è leggermente irritante; continui flashback mettono alla prova la memoria dello spettatore, anche se la calda voce narrante della nonna gli promette una ricompensa: vedere Joy finalmente realizzata. Ovvio che, essendo tratto da una storia vera, non ci racconta niente di nuovo, ma è comunque bello lasciare alla narrazine il compito di gestire i giochi. E così, tra litigi, idee, delusioni e colpi di fortuna, la storia svolta finalmente e intraprende il percorso che si vuole vedere: la beniamina che si riscatta, la gentile e sempre disponibile figura matriarcale che trova la ricompensa che si merita dopo tutti i soprusi subiti. E successo è (ma non mancheranno i casini anche nel finale).
Altalena di toni a parte, penso che la prima caratteristica evidente di "Joy" sia la sua anima caotica. Troppe persone in casa, troppi parenti, troppi ficcanaso, troppo fracasso... Insomma, non c'è mai un attimo di respiro ed è un aspetto che si paga. Gli stessi ricorrenti flashback non aiutano, a mio avviso, ma questo perché per i film biografici preferisco le narrazioni lineari che rispecchiano lo scorrere in avanti nel tempo. Mio gusto personale.
In generale il film è tecnicamente curato e per certi versi presenta una trama spassosa, principalmente per quegli aspetti assurdi della storia e per il piglio molto dinamico di regia e montaggio. E' chiaro che se alla fine il tutto funziona è principalmente perché la Lawrence è in grado di portare tutto il film sulle sue spalle, impersonando con grazia un personaggio ordinario, una donna come tante altre, eppure caratterizzandolo in maniera efficace e riuscita. Non conosco la Joy originale, ma quella che ho visto qui mi è piaciuta.
Forte dell'ottima interpretazione della protagonista e di un cast di tutto rispetto - una grande Rossellini che in inglese recita divinamente -, la pellicola porta a casa un risultato buono, anche se sottotono rispetto al precedente lavoro di Russell ("American Hustle"). Diciamo che "Joy" non è male, ma non ha centrato perfettamente l'obiettivo.
Ps. Una candidatura all'Oscar per la Lawrence, già vincitrice del Golden Globe come Miglior attrice.
Cast: Jennifer Lawrence, Robert De Niro, Diane Ladd, Virginia Madsen, Isabella Rossellini, Bradley Cooper, Édgar Ramírez, Dascha Polanco, Susan Lucci, Elisabeth Röhm, Ken Howard, Melissa Rivers, Donna Mills.
Box Office: $84 milioni (ad oggi)
Consigli: Chi ha apprezzato i precedenti lavori di Russell non può sottrarsi alla visione, così da tenere aggiornata la filmografia. Tra l'altro, curiosità, qui la sceneggiatura è scritta in coppia con Annie Mumolo, già sceneggiatrice de "Le amiche della sposa". La Lawrence è brava e sempre più in grado di essere totale protagonista delle pellicole in cui compare, magnetica e all'altezza: chi l'apprezza non rimarrà deluso. Il risultato finale è a tratti strano, a tratti spassoso, a volte confuso e confusionario, ma tutto sommato credo si possa definire l'esperienza cinematografica "Joy" come soddisfacente. Ovviamente - ormai non torno indietro - rigorosamente in inglese.
Parola chiave: Brevetto.

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Bengi

venerdì 7 novembre 2014

Film 812 - Liberaci dal male

Si avvicinava halloween...

Film 812: "Liberaci dal male" (2014) di Scott Derrickson
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Ed è quando anche gli horror non sanno più che titolo inventarsi che la faccenda si mette male.
Solitamente carichi di una fantasia che si esaurisce con la titolazione del proprio prodotto commerciale usa e getta tutto oscurità e improvvisi picchi di audio, i moderni film dell'orrore ci hanno abituato ad un'infinità di escamotage per portarci in sala. Qualsiasi mezzo è valido, qualsiasi porcata... ehm, trovata, ha valore se riesce ad attirare il pubblico e far vendere biglietti. Ci sono horror senza una storia ("Paranormal Activity"), quelli ultra violenti che fatichi a vedere certe scene ("La casa"), quelli a basso budget che però per qualche motivo di conquistano ("Necropolis - La città dei morti"), i sequel intriganti ("Annabelle"), le super calzate ("Omen - Il presagio"), le atroci calzate ("Smiley") e, naturalmente qualche buon titolo ("Saw - L'enigmista", "The descent - Discesa nelle tenebre", "Il mistero di Sleepy Hollow"). Questo "Deliver Us from Evil" non ha alcunché da dire e mischia una baraonda di elementi in modo caotico e poco interessante, puntando tutto sul finalone con esorcismo - esorcismo in un film horror? No, giura! - e una serie di trovate ad effetto che ricalcano ogni idea già vista in precedenza. La possessione, le presenze, le visioni, le case infestate, le voci, le voci paurose, i preti che non sembrano preti, i poliziotti tormentati da un oscuro passato, ... devo continuare?
Insomma, per quanto questa produzione molto buia non sia tecnicamente orribile e per quanto tentino di spacciare tutto per vero (a partire dalla locandina), di fatto il risultato finale è mediocre e per niente originale. Un titolo dell'orrore come ce ne sono a migliaia e indistinguibile tra la moltitudine di prodotti-fotocopia cui ci hanno abbondantemente abituato. Solo che qui c'è Eric Bana (che una volta aveva una carriera).
Box Office: $87.8 milioni
Consigli: Dal regista e autore della sceneggiatura di "The Exorcism of Emily Rose" ti aspetteresti qualcosina di più. In comune con l'altro titolo - genere cinematografico a parte - c'è una scelta di scenario che in entrambi i casi è inusuale per l'horror di questi tempi: dove per Emily c'era l'aula del tribunale, qui ci sono i militari. A parte questo comunque non c'è molto altro di nuovo. Il film prende spunto dal libro "Beware the Night" di Ralph Sarchie e Lisa Collier Cool dei quali il primo è anche il protagonista della storia qui rappresentata, poliziotto della NYPD. Ciò detto, si può aggiungere solo che questo sia un titolo fondamentalmente innocuo, anche in grado di suscitare qualche spavento o qualche momento inquietante, per carità, ma comunque privo di idee originali. Si può vedere e dimenticare.
Parola chiave: Missione militare.

Trailer

Bengi