Agli inizi di aprile Dwayne Johnson e Kevin Hart hanno presentato assieme gli MTV Movie Awards come versione collaterale di promozione di questo film, in America uscito il 17 giugno. Arrivato in Italia con un mese di ritardo, ero veramente curioso di scoprire come potessero funzionare i due attori assieme sul grande schermo.
Film 1197: "Una spia e mezzo" (2016) di Rawson Marshall Thurber
Visto: dal cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Un misto fra "Brooklyn Nine-Nine" e "21 Jump Street", "Central Intelligence" è una commedia carina e molto dinamica, perfetto titolo estivo che non brillerà per innovazione o profondità, ma di sicuro intrattiene a dovere. Grande chimica tra i due protagonisti Kevin Hart e Dwayne Johnson, per un'ottima scelta di cast.
Basato sul pretesto dell'inversione dei ruoli, il fighissimo Calvin (Hart) del liceo si ritrova da adulto a svolgere un impiego con pochi stimoli, mentre il più che rotondo e bullizzato Bob (Johnson), si rivelerà essere una stranissima iperpalestrata montagna di muscoli; il duo, ritrovatosi grazie all'amicizia di Facebook, si incontrerà per una birra al bar e finirà per investigare su un'asta milionaria di offerte per una lista di codici che permettono il controllo di satelliti. Il tutto, ovviamente, che Calvin lo voglia o meno.
In questo mondo surreale di agenti corrotti, sparatorie e salti dalle finestre, non mancano certi momenti efficaci di simpatico divertimento, servito dalla strana coppia di protagonisti e da una serie di trovate comiche spesso fisiche o comunque volgari, ma che non mancano di centrare l'obiettivo. Del resto stiamo parlando di una pellicola di totale disimpegno che intende raggiungere lo spettatore attraverso quella comicità stramba che va di moda adesso e una dose d'azione da non sottovalutare. Del resto Johnson si è ormai specializzato nel genere action, oltre che nei titoli mainstream in grado di totalizzare buoni incassi al botteghino: anche "Una spia e mezzo" non fa eccezione - pur non con un totale eclatante - riuscendo ampiamente a ripagare i 50 milioni di dollari spesi per produrlo.
Dunque un prodotto simpatico, tutto sommato migliore di quanto mi aspettassi. Non un capolavoro e non maledettamente folgorante quanto lo "Spy" di qualche tempo fa, ma comunque una piacevole sorpresa estiva in grado di riempire in maniera simpatica il vuoto calendario cinematografico estivo.
Ps. Inaspettatamente, questo film è stato scritto tra gli altri anche da Ike Barinholtz, attore visto in "Le sorelle perfette", "Cattivi vicini" 1 e 2, "The Mindy Project" e adesso al cinema con "Suicide Squad".
Cast: Kevin Hart, Dwayne Johnson, Amy Ryan, Aaron Paul, Danielle Nicolet, Timothy John Smith, Megan Park, Ryan Hansen, Thomas Kretschmann, Jason Bateman, Melissa McCarthy.
Box Office: $208.6 milioni
Consigli: Divertente quanto basta, dinamico e con un buon duo di protagonisti, "Central Intelligence" è un film più riuscito di quanto non ci si potrebbe aspettare e più soddisfacente di metà dei prodotti usciti durante questa insipida estate 2016. Niente di indimenticabile, ovvio, ma comunque spassoso.
Parola chiave: La freccia d'oro.
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Bengi
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domenica 21 agosto 2016
Film 1197 - Una spia e mezzo
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mercoledì 25 febbraio 2015
Film 882 - Exodus - Dei e re
Impaziente di vederlo, curiosissimo di scoprirne il risultato.
Film 882: "Exodus - Dei e re" (2014) di Ridley Scott
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi, Erika
Pensieri: Ridley Scott ci riprova e torna al genere epico in costume cercando di bissare il successo clamoroso de "Il gladiatore", senza di fatto riuscirci.
Innanzitutto sceglie un protagonista atipico per questo genere, un Batman teoricamente egiziano e di fatto israelita che un po' cozza per lineamenti ed etnia, ma facciamo finta di niente e guardiamo al più credibile Joel Edgerton, sorprendentemente in parte nell'interpretare l'iracondo re egiziano Ramses.
Dopo la profezia che li metterà uno contro l'altro, Mosé/Batman si porrà - prima riluttante - alla guida dello stesso popolo che egli stesso aveva tirannizato e si riprometterà di sottrarlo alla schiavitù egiziana. Missione di per sé non facile, ma come tutti sappiamo ha dalla sua il vero Dio, il che aiuta un tantino.
A niente servono, quindi, i tentativi di Ramses di ribaltare la sorte in suo favore, le piaghe d'Egitto si abbatteranno sul suo regno fino a togliergli l'amato primogenito finendo, così, per muovere guerra a colui che si è fatto voce e braccio di Dio e, soprattutto, al suo popolo di esuli. La divisione delle acque del Mar Rosso è l'episodio rappresentativo per eccellenza di questa vicenda e, naturalmente, non poteva che essere incluso nel pacchetto.
Se quest'ultimo è la buona ricompensa che soddisfa lo spettatore dopo innumerevoli ore di visione (il film dura 150 minuti), in generale non si può dire che la soddisfazione sia una di quelle emozioni che provi all'uscita dalla sala. "Exodus - Dei e re" è un film tecnicamente curato e per certi aspetti avrebbe tutte le carte in regola per essere un peplum in chiave odierna riuscito e di sano intrattenimento, eppure fallisce nell'intavolare una storia che avrebbe necessitato di più contestualizzazione e consequenziale linearità. Spesso, infatti, si ha la sensazione che manchi qualcosa, che si sia saltati da un punto all'altro della vicenda senza che la produzione si sia presa il disturbo di mettere in scena tutti quegli elementi necessari che avrebbero reso il passaggio meno meccanico. Insomma, si danno per scontate troppe cose. E già questo tronca la magia.
In più, aggiungo io, questo approccio iperrealistico di una vicenda biblica mi ha fatto un po' ridere, più che altro perchè cercare il realismo in una storia in cui Dio separa le acque, tramuta l'acqua in sangue, fa piovere grandine sulle Piramidi, ecc ecc mi pare strida leggermente. Non dico che dovesse essere una favola, per carità, però liberarsi di un po' di quella rigorosa ricerca della plausibilità là dove il plausibile è soppiantato dall'incredibile mi fa pensare avrebbe regalato più tempo per gestire meglio altre questioni. Una su tutte la metamorfosi del pensiero di Mosè/Christian Bale/Batman, che prima è pro Egitto e poi è pro israeliti. Insomma, dal suo punto di vista le questioni in ballo erano tante: ha venerato falsi dèi, ha perso il "fratello", ha una totalmente nuova identità (sia personale che spaziale) e deve fare i conti con anni di disinteresse relativamente alla schiavitù di quella che ora è la sua gente. Tutte queste mastodontiche considerazioni qui sono trattate con una velocità sconfortante, come un voltare pagina che è proprio da concepirsi nel senso letterale: giro il foglio e sono nuovo.
Ed è qui che per me "Exodus: Gods and Kings" fallisce la sua impresa, perché non serviva citare la Bibbia per mettere in piedi una storia action-fantasy, bastava crearne una nuova e ci si risparmiava la fatica di dover rivedere in maniera contemporanea il libro dell'Esodo e, forse ancora di più, il confronto con il cult del '56 "I dieci comandamenti".
Insomma, diciamo che senza pretesa alcuna il film funziona abbastanza e regala buoni momenti spettacolari grazie all'abbondanza di effetti speciali. Uscendo dal disincanto, questa pellicola si dimostra un blockbuster insipido che spreca il suo potenziale (budget, cast - ma che senso ha avere Sigourney Weaver e usarla per due scene? -, ricchezza della storia) per realizzare un prodotto mediocre che spinge a tavoletta sull'azione dimenticatosi totalmente della dimensione spirituale ed umana che una vicenda come questa dovrebbe avere.
Box Office: $265.4 milioni
Consigli: Il film tenta di accontentare sia chi ama le pellicole commerciali che coloro che preferiscono storie con qualcosa in più da dire. Ridley Scott punta nientemeno che sulla Bibbia e ci ricama sopra tentando di riportarci alle atmosfere epiche che furono de "Il gladiatore", giocando non al meglio le sue carte. Cast ricchissimo (Christian Bale, Joel Edgerton, John Turturro, Aaron Paul, Ben Mendelsohn, Sigourney Weaver, Ben Kingsley), budget faraonico (d'altronde...), storia dai numerosi snodi epici (piaghe d'Egitto, divisione delle acque, scrittura delle Tavole della Legge), eppure nulla di tutto questo riesce a regalare al film e allo spettatore la spettacolarità che si meriterebbero. Questo "Exodus - Dei e re" è, insomma, un tentativo riuscito solo a metà, buono per essere fruito senza alcuna pretesa di contenuti maturi, utile allo svago e funzionale a una serata al vago sapore biblico, ma più che altro a tinte action.
Parola chiave: Schiavitù.
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#HollywoodCiak
Bengi
Film 882: "Exodus - Dei e re" (2014) di Ridley Scott
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi, Erika
Pensieri: Ridley Scott ci riprova e torna al genere epico in costume cercando di bissare il successo clamoroso de "Il gladiatore", senza di fatto riuscirci.
Innanzitutto sceglie un protagonista atipico per questo genere, un Batman teoricamente egiziano e di fatto israelita che un po' cozza per lineamenti ed etnia, ma facciamo finta di niente e guardiamo al più credibile Joel Edgerton, sorprendentemente in parte nell'interpretare l'iracondo re egiziano Ramses.
Dopo la profezia che li metterà uno contro l'altro, Mosé/Batman si porrà - prima riluttante - alla guida dello stesso popolo che egli stesso aveva tirannizato e si riprometterà di sottrarlo alla schiavitù egiziana. Missione di per sé non facile, ma come tutti sappiamo ha dalla sua il vero Dio, il che aiuta un tantino.
A niente servono, quindi, i tentativi di Ramses di ribaltare la sorte in suo favore, le piaghe d'Egitto si abbatteranno sul suo regno fino a togliergli l'amato primogenito finendo, così, per muovere guerra a colui che si è fatto voce e braccio di Dio e, soprattutto, al suo popolo di esuli. La divisione delle acque del Mar Rosso è l'episodio rappresentativo per eccellenza di questa vicenda e, naturalmente, non poteva che essere incluso nel pacchetto.
Se quest'ultimo è la buona ricompensa che soddisfa lo spettatore dopo innumerevoli ore di visione (il film dura 150 minuti), in generale non si può dire che la soddisfazione sia una di quelle emozioni che provi all'uscita dalla sala. "Exodus - Dei e re" è un film tecnicamente curato e per certi aspetti avrebbe tutte le carte in regola per essere un peplum in chiave odierna riuscito e di sano intrattenimento, eppure fallisce nell'intavolare una storia che avrebbe necessitato di più contestualizzazione e consequenziale linearità. Spesso, infatti, si ha la sensazione che manchi qualcosa, che si sia saltati da un punto all'altro della vicenda senza che la produzione si sia presa il disturbo di mettere in scena tutti quegli elementi necessari che avrebbero reso il passaggio meno meccanico. Insomma, si danno per scontate troppe cose. E già questo tronca la magia.
In più, aggiungo io, questo approccio iperrealistico di una vicenda biblica mi ha fatto un po' ridere, più che altro perchè cercare il realismo in una storia in cui Dio separa le acque, tramuta l'acqua in sangue, fa piovere grandine sulle Piramidi, ecc ecc mi pare strida leggermente. Non dico che dovesse essere una favola, per carità, però liberarsi di un po' di quella rigorosa ricerca della plausibilità là dove il plausibile è soppiantato dall'incredibile mi fa pensare avrebbe regalato più tempo per gestire meglio altre questioni. Una su tutte la metamorfosi del pensiero di Mosè/Christian Bale/Batman, che prima è pro Egitto e poi è pro israeliti. Insomma, dal suo punto di vista le questioni in ballo erano tante: ha venerato falsi dèi, ha perso il "fratello", ha una totalmente nuova identità (sia personale che spaziale) e deve fare i conti con anni di disinteresse relativamente alla schiavitù di quella che ora è la sua gente. Tutte queste mastodontiche considerazioni qui sono trattate con una velocità sconfortante, come un voltare pagina che è proprio da concepirsi nel senso letterale: giro il foglio e sono nuovo.
Ed è qui che per me "Exodus: Gods and Kings" fallisce la sua impresa, perché non serviva citare la Bibbia per mettere in piedi una storia action-fantasy, bastava crearne una nuova e ci si risparmiava la fatica di dover rivedere in maniera contemporanea il libro dell'Esodo e, forse ancora di più, il confronto con il cult del '56 "I dieci comandamenti".
Insomma, diciamo che senza pretesa alcuna il film funziona abbastanza e regala buoni momenti spettacolari grazie all'abbondanza di effetti speciali. Uscendo dal disincanto, questa pellicola si dimostra un blockbuster insipido che spreca il suo potenziale (budget, cast - ma che senso ha avere Sigourney Weaver e usarla per due scene? -, ricchezza della storia) per realizzare un prodotto mediocre che spinge a tavoletta sull'azione dimenticatosi totalmente della dimensione spirituale ed umana che una vicenda come questa dovrebbe avere.
Box Office: $265.4 milioni
Consigli: Il film tenta di accontentare sia chi ama le pellicole commerciali che coloro che preferiscono storie con qualcosa in più da dire. Ridley Scott punta nientemeno che sulla Bibbia e ci ricama sopra tentando di riportarci alle atmosfere epiche che furono de "Il gladiatore", giocando non al meglio le sue carte. Cast ricchissimo (Christian Bale, Joel Edgerton, John Turturro, Aaron Paul, Ben Mendelsohn, Sigourney Weaver, Ben Kingsley), budget faraonico (d'altronde...), storia dai numerosi snodi epici (piaghe d'Egitto, divisione delle acque, scrittura delle Tavole della Legge), eppure nulla di tutto questo riesce a regalare al film e allo spettatore la spettacolarità che si meriterebbero. Questo "Exodus - Dei e re" è, insomma, un tentativo riuscito solo a metà, buono per essere fruito senza alcuna pretesa di contenuti maturi, utile allo svago e funzionale a una serata al vago sapore biblico, ma più che altro a tinte action.
Parola chiave: Schiavitù.
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lunedì 7 aprile 2014
Film 691 - Non buttiamoci giù
Un ingresso con la 3 non si rifiuta mai. E poi questo film volevamo tutti assolutamente vederlo!
Film 691: "Non buttiamoci giù" (2014) di Pascal Chaumeil
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi, Erika
Pensieri: Lo spunto per cominciare il film è strano. Ovvero: cosa succede se per puro caso degli sconosciuti si ritrovano sul tetto l'ultima notte dell'anno con l'intenzione di suicidarsi? Si buttano a turno? No, diventano amici.
Nello specifico, la trama segue l'intreccio delle vite dei quattro aspiranti suicidi dal fallito tentativo in poi e la successione di eventi che li porterà a diventare amici e supporters l'uno dell'altro.
Diciamo che, sulla carta, l'idea è abbastanza originale per risultare vincente e, di fatto, "A Long Way Down" è una pellicola che centra il suo obiettivo, per quanto mi aspettassi qualcosina di più. Mi spiego meglio.
Innanzitutto il personaggio di Jess Crichton (brava Imogen Poots ad interpretarla) è il più prevedibile di tutti. E' una sorta di mix irriverente, anticonformista, finto-alternativo dal cuore d'oro che si è già visto mille volte sullo schermo. L'attrice è brava e, a mio avviso questo è l'unico motivo per cui il personaggio si salva, però non posso dire che nell'insieme spicchi per originalità. Scontato anche il personaggio di Aaron Paul, J.J., finto malato che non trova una ragione per vivere. Un po' più di profondità non avrebbe guastato.
I personaggi migliori sono quelli di Maureen (Toni Collette è sempre una certezza) e Martin Sharp (un sorprendente Pierce Brosnan), in grado di colorare la storia in maniera più personale ed incisiva rispetto ai personaggi dei due ragazzi. Entrambi affrontano situazioni controverse anche difficili da digerire e, nell'insieme, apportano alla storia gli elementi più interessanti.
In generale, comunque, "Non buttiamoci giù" è un prodotto carino che ha i suoi buoni momenti e, nonostante il finale estremamente buonista, lascia soddisfatto lo spettatore. Sia perché non si può fare a meno di affezionarsi al nuovo gruppo di amici, sia perché, per una volta, è bello vedere qualcuno che riscopre oltre che se stesso, anche ragioni per affezionarsi nuovamente alla vita.
Box Office: € 1.160.865 (ad oggi in Italia)
Consigli: Il film è tratto dal romanzo dal titolo omonimo di Nick Hornby (lo stesso di "About a Boy - Un ragazzo" e del bello "Alta fedeltà"). E' una commedia a tinte dark, con alcuni elementi anche difficili da digerire, ma necessari per poter trasportare i quattro protagonisti dal baratro della disperazione di un atto come il suicidio alla nuova riscoperta delle prospettive che li attendono. Non è certo un prodotto di pura spensieratezza, ma ci si affeziona a tutti i personaggi e Pierce Brosnan riesce finalmente a riscattarsi dal suo granitico James Bond.
Parola chiave: San Valentino.
Trailer
Bengi
Film 691: "Non buttiamoci giù" (2014) di Pascal Chaumeil
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi, Erika
Pensieri: Lo spunto per cominciare il film è strano. Ovvero: cosa succede se per puro caso degli sconosciuti si ritrovano sul tetto l'ultima notte dell'anno con l'intenzione di suicidarsi? Si buttano a turno? No, diventano amici.
Nello specifico, la trama segue l'intreccio delle vite dei quattro aspiranti suicidi dal fallito tentativo in poi e la successione di eventi che li porterà a diventare amici e supporters l'uno dell'altro.
Diciamo che, sulla carta, l'idea è abbastanza originale per risultare vincente e, di fatto, "A Long Way Down" è una pellicola che centra il suo obiettivo, per quanto mi aspettassi qualcosina di più. Mi spiego meglio.
Innanzitutto il personaggio di Jess Crichton (brava Imogen Poots ad interpretarla) è il più prevedibile di tutti. E' una sorta di mix irriverente, anticonformista, finto-alternativo dal cuore d'oro che si è già visto mille volte sullo schermo. L'attrice è brava e, a mio avviso questo è l'unico motivo per cui il personaggio si salva, però non posso dire che nell'insieme spicchi per originalità. Scontato anche il personaggio di Aaron Paul, J.J., finto malato che non trova una ragione per vivere. Un po' più di profondità non avrebbe guastato.
I personaggi migliori sono quelli di Maureen (Toni Collette è sempre una certezza) e Martin Sharp (un sorprendente Pierce Brosnan), in grado di colorare la storia in maniera più personale ed incisiva rispetto ai personaggi dei due ragazzi. Entrambi affrontano situazioni controverse anche difficili da digerire e, nell'insieme, apportano alla storia gli elementi più interessanti.
In generale, comunque, "Non buttiamoci giù" è un prodotto carino che ha i suoi buoni momenti e, nonostante il finale estremamente buonista, lascia soddisfatto lo spettatore. Sia perché non si può fare a meno di affezionarsi al nuovo gruppo di amici, sia perché, per una volta, è bello vedere qualcuno che riscopre oltre che se stesso, anche ragioni per affezionarsi nuovamente alla vita.
Box Office: € 1.160.865 (ad oggi in Italia)
Consigli: Il film è tratto dal romanzo dal titolo omonimo di Nick Hornby (lo stesso di "About a Boy - Un ragazzo" e del bello "Alta fedeltà"). E' una commedia a tinte dark, con alcuni elementi anche difficili da digerire, ma necessari per poter trasportare i quattro protagonisti dal baratro della disperazione di un atto come il suicidio alla nuova riscoperta delle prospettive che li attendono. Non è certo un prodotto di pura spensieratezza, ma ci si affeziona a tutti i personaggi e Pierce Brosnan riesce finalmente a riscattarsi dal suo granitico James Bond.
Parola chiave: San Valentino.
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