Cena casalinga e filetto sul divano. Relax da Costa Azzurra.
Film 786: "The Bourne Supremacy" (2004) di Paul Greengrass
Visto: dal portatile di Luigi
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Bourne non è Bond. Non c'è niente da fare. Non ha stile, non ha charme e non ha, chiaramente, tempo per curare questi due aspetti. Per questo motivo, a mio avviso, Bourne non ha fascino. Non è assolutamente colpa di Matt Damon che, anzi, è perfettamente in parte e ha il physique du rôle per interpretare l'ex superagente segreto, sta di fatto che questo aspetto mancante guasta il risultato finale a tutta la trilogia (con Damon). Senza contare il fatto che la titolazione identica per tutte le pellicole confonde e non poco chi segue questa saga da spettatore inesperto (io).
Non me ne voglia nessuno, ma trovo questa trasposizione cinematografica un po' carente, al pari di un "Quantum of Solace" di 007. Ancora impreciso e caotico, faticoso da seguire perché un po' dal baricentro sfasato. Dove vogliamo andare con questa produzione? E perché sembra che ogni film di Bourne sia uguale al precedente? (lo dico avendo presente tutti e quattro gli episodi della saga).
Chi non è un fan sfegatato del franchise fatica a ricordare in quale capitolo è successa una determinata cosa, come fatica a stare dietro alla miriade di informazioni collaterali sparate a cento all'ora dalla trama che preme sempre più violentemente sull'acceleratore narrativo. E, alla lunga, non si può fare a meno di chiedersi: dove stiamo andando?
Ecco, forse è questo il vero problema della saga su Jason Bourne: è disorientante. O disorientata?
E' vero, il terzo capitolo darà una nuova impronta più matura a tutto l'insieme, ma siccome ora stiamo parlando del secondo - credo... E' il secondo? Scherzo, ovviamente - non posso fare a meno di dire che non l'ho particolarmente amato né apprezzato più del primo. Bene l'ingresso in scena di Joan Allen che dà nuova linfa alle schiere della parte avversa CIA, salutiamo definitivamente Franka Potente per dare ufficialmente il benvenuto sempre più prepotente a Julia Stiles che sembra un'agente CIA quanto Eminem un cantante lirico. Ma, diciamocelo, non è che la presenza di questo o quell'attore qui faccia particolarmente la differenza, perché tra un inseguimento, una sparatoria, qualcosa che si rompe, frantuma, polverizza o esplode, rimane davvero poco tempo per accorgersi che, solo per fare un esempio, compare perfino una Michelle Monaghan ("True Detective") concentratissima a digitare qualcosa al pc.
Quindi sì, ci stiamo avviando alla conclusione dell'avventura di Jason, eppure ancora non si capisce granché tra il fracasso caotico che la trama ha imbastito. Il terzo film è il migliore per davvero, qui ancora non ci siamo.
1° capitolo: Film 774 - The Bourne Identity
Box Office: $288,500,217
Consigli: Azione, azione, azione. Jason vuole vendetta e vuole essere lasciato in pace (e viceversa). Uccide tutti e, anzi, rimane un mistero come ancora qualcuno della CIA gli sia sopravvissuto. Il Capitolo ponte della trilogia con Matt Damon su Bourne si spinge sempre più verso un finale frenetico ed esplosivo, percorrendo una strada internazionale che vede milioni di comparse alternarsi su uno sfondo dove solo Bourne rimane messo a fuoco. C'è molta carne al fuoco, eppure pare che la sceneggiatura non sia totalmente in grado di gestirla lucidamente. Assolutamente meglio vedere anche il primo film, altrimenti si potrebbe un po' faticare a capire cosa cavolo stia succedendo.
Parola chiave: Registrazione audio.
Trailer
Bengi
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