Alla vigilia degli Oscar, il giorno stesso della diretta da Los Angeles ho recuperato gli ultimi due titoli fondamentali per affrontare la cerimonia in possesso di tutti i dati a me necessari per una visione consapevole. Questo è il primo film.
Film 1108: "45 Years" (2015) di Andrew Haigh
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Lei, lui, l'altra 45 anni dopo.
Cosa succede a un matrimonio ben più che collaudato quando l'ombra di un passato doloroso e mai dimenticato riemerge inaspettatamente? E' questa la premessa di "45 Years", pellicola non tanto eclatante di per sé, ma viva grazie all'interpretazione di due protagonisti da standing ovation, intensi, veri, fragili ed esposti come capita di rado di vedere al cinema. Soprattutto relativamente a tematiche come queste. La terza età, l'occasione di un anniversario, i sacrifici di una vita, il bilancio che, vuoi o no, alla fine arriva. E, nel momento più sbagliato, torna, appunto, il ricordo di una vita fa - quasi un'altra vita -, in cui l'altra, primo vero amore di lui, fa nuovamente la comparsa sulla soglia di casa, senza mai entrare. Il ricordo s'insinua, il dolore avvolge, i dubbi non tardano a comparire.
In questo contesto complesso e difficile da affrontare, i due protagonisti Kate e Geoff (Charlotte Rampling, Tom Courtenay) sono costretti a sviscerare punto per punto la questione, a mettersi di nuovo in gioco quando, invece, la vita sembrava averli definitivamente lasciati in pace. Arriva piano, ma arrivo lo tsunami che sconvolgerà le loro vite - più quella di lei, a dire il vero -, arriva sotto forma di lettera che, una volta letta, non potrà più essere dimenticata. Sarà un fiore conservato tra le pagine di un diario, una diapositiva, una vecchia foto e, tassello dopo tassello, sarà inesorabile ed emotivamente violento.
Non ci sono urla qui, non ci sono scenate, ma il logorio interno di una mente che, tarlata, procede a corrodersi da dentro nel tentativo di capire, indagare su un fatto tragico che, nel concreto, è stato il punto di partenza per un'altra storia, un altro racconto al quale ci approcciamo, di fatto, allo scoccare dei 45 anni dal suo inizio.
Insomma, un racconto che sembra placido per via dei modi, ma non lo è. Una storia che è sempre più un pugno nello stomaco man mano che la trama procede e lo spettatore non può fare a meno di immedesimarsi nella splendida protagonista. "45 Years" è una pellicola che sembra per molto tempo ciò che in realtà non è, ma che sa catturare l'attenzione e le emozioni di chi guarda grazie a un finale che è tanto inaspettato quanto ruvido, emotivamente violento. Un prodotto che vive della bravura dei suoi protagonisti che sono in grado di valorizzare un risultato finale buono e, soprattutto, in grado di lasciare lo spettatore con non poche cose su cui riflettere.
Ps. Prima candidatura all'Oscar in carriera per la bravissima Charlotte Rampling, particolarmente conturbante, e per entrambi i protagonisti l'Orso d'Argento come migliori attori all'ultimo Festival del Cinema di Berlino.
Cast: Charlotte Rampling, Tom Courtenay, Geraldine James, Dolly Wells, David Sibley.
Box Office: $13.6 milioni
Consigli: Non una pellicola per tutte le occasioni, ma certamente una storia interessante da seguire soprattutto per chi è interessato a quei racconti sui rapporti umani che non si esprimono per frasi fatte, filtri sociali o mettendo in mezzo le solite banalità da cinema commerciale. Un profondo e riflettuto ritratto di una coppia sposata che, nel quotidiano, affronta l'ultima fase di una vita insieme e, nello specifico, si trova a dover gestire un nuovo capitolo di una storia apparentemente abbandonata quasi 50 anni prima. Un carico emotivo non da poco che farà vacillare le fondamenta di un'unione apparentemente solidissima e ben oliata. Insomma, "45 Years" va visto (in inglese!) consci che non si tratti di un racconto facile, ma di un viaggio introspettivo, un'interrogarsi che è un mettersi in discussione nonostante tutto e tutti. Chi è pronto ad affrontare il viaggio troverà in questa pellicola un ottimo prodotto che lascia, tra l'altro, molto su cui riflettere.
Parola chiave: Lettera.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
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venerdì 25 marzo 2016
Film 1108 - 45 Years
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Tom Courtenay
lunedì 18 febbraio 2013
Film 509 - Quartet
Questa pellicola era assolutamente da non perdere! E avevo ragione...
Film 509: "Quartet" (2012) di Dustin Hoffman
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: "Quartet" è un bel film di classe e delicato, con un cast fantastico e un interessante spunto per la trama. Uno di quei rari esempi in cui quasi tutto funziona, insomma.
Dustin Hoffman, regista tardivo ma evidentemente ben stagionato, confeziona un racconto-gioiello che riesce a far risaltare le meravigliose capacità recitative di un cast brillante e senza tempo oltre che di narrare una storia sulla terza età interessante e gioiosa, fatta di positività e riscoperta di sé stessi. Si potrebbe dire che "Quartet" dona una sfaccettatura più serena all'idea dell'invecchiare. Chiaro, già che si diventa più vecchi, meglio avere più soldi possibile da parte.
La casa di riposo per anziane celebrità della lirica diviene quindi lo spazio perfetto per ambientare la vicenda di 4 (ex) amici che le circostanze fanno ritrovare tutti a Beecham House proprio nel momento del bisogno (mancano i fondi per far mantenere operativa la struttura). Non sarà facile superare gli antichi dissapori, men che meno tornare ai fasti musicali di un tempo, ma la nuova avventura appassionerà i protagonisti tanto da farli tentare di imbastire nuovamente il vecchio quartetto che, molti anni prima, aveva riscosso un successo planetario. Inutile dire quanto questo li riavvicinerà.
Un bel prodotto sul mondo della lirica e dell'opera, insomma, che non a caso esce (e tratta all'interno della sua trama) proprio in occasione dell'anniversario della nascita di Giuseppe Verdi, omaggiandone a modo proprio la ricorrenza. Hoffman è bravo a far quadrare tutto all'interno del suo primo lungometraggio, ma va detto che con una protagonista come la due volte premio Oscar Maggie Smith, i giochi non era poi così complessi. La grande attrice, che vivere un'ulteriore stagione felice della sua carriera, sembra ormai specializzata in questi ruoli brillanti in cui interpreta signore dal carattere forte e autoritario, con una certa puzza molto british sotto il naso, ma che nascondono un animo sensibile e un'intelligenza acuta (come in "Downton Abbey", "Marigold Hotel" o "Gosford Park"). Per questo ruolo, comunque, l'attrice ha ottenuto la nomination ai Golden Globes.
Coprotagonisti di questa storia Tom Courtenay (due nomination all'Oscar, una per "Il dottor Zivago"), Billy Connolly ("Lemony Snicket - Una serie di sfortunati eventi"), Pauline Collins ("Albert Nobbs"), Michael Gambon (compagno di set della Smith dal terzo "Harry Potter" in poi, era Silente) e Sheridan Smith ("Hysteria"). Bella, infine, l'idea di far comparire all'interno della struttura come ospiti della casa di riposo vere personalità del mondo della lirica, dai musicisti ai cantanti.
Consigli: Assolutamente da vedere! Bello e delicato, ironico e positivo, nonché recitato con maestria e classe.
Parola chiave: Rigoletto.
Trailer
Ric

Film 509: "Quartet" (2012) di Dustin Hoffman
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: "Quartet" è un bel film di classe e delicato, con un cast fantastico e un interessante spunto per la trama. Uno di quei rari esempi in cui quasi tutto funziona, insomma.
Dustin Hoffman, regista tardivo ma evidentemente ben stagionato, confeziona un racconto-gioiello che riesce a far risaltare le meravigliose capacità recitative di un cast brillante e senza tempo oltre che di narrare una storia sulla terza età interessante e gioiosa, fatta di positività e riscoperta di sé stessi. Si potrebbe dire che "Quartet" dona una sfaccettatura più serena all'idea dell'invecchiare. Chiaro, già che si diventa più vecchi, meglio avere più soldi possibile da parte.
La casa di riposo per anziane celebrità della lirica diviene quindi lo spazio perfetto per ambientare la vicenda di 4 (ex) amici che le circostanze fanno ritrovare tutti a Beecham House proprio nel momento del bisogno (mancano i fondi per far mantenere operativa la struttura). Non sarà facile superare gli antichi dissapori, men che meno tornare ai fasti musicali di un tempo, ma la nuova avventura appassionerà i protagonisti tanto da farli tentare di imbastire nuovamente il vecchio quartetto che, molti anni prima, aveva riscosso un successo planetario. Inutile dire quanto questo li riavvicinerà.
Un bel prodotto sul mondo della lirica e dell'opera, insomma, che non a caso esce (e tratta all'interno della sua trama) proprio in occasione dell'anniversario della nascita di Giuseppe Verdi, omaggiandone a modo proprio la ricorrenza. Hoffman è bravo a far quadrare tutto all'interno del suo primo lungometraggio, ma va detto che con una protagonista come la due volte premio Oscar Maggie Smith, i giochi non era poi così complessi. La grande attrice, che vivere un'ulteriore stagione felice della sua carriera, sembra ormai specializzata in questi ruoli brillanti in cui interpreta signore dal carattere forte e autoritario, con una certa puzza molto british sotto il naso, ma che nascondono un animo sensibile e un'intelligenza acuta (come in "Downton Abbey", "Marigold Hotel" o "Gosford Park"). Per questo ruolo, comunque, l'attrice ha ottenuto la nomination ai Golden Globes.
Coprotagonisti di questa storia Tom Courtenay (due nomination all'Oscar, una per "Il dottor Zivago"), Billy Connolly ("Lemony Snicket - Una serie di sfortunati eventi"), Pauline Collins ("Albert Nobbs"), Michael Gambon (compagno di set della Smith dal terzo "Harry Potter" in poi, era Silente) e Sheridan Smith ("Hysteria"). Bella, infine, l'idea di far comparire all'interno della struttura come ospiti della casa di riposo vere personalità del mondo della lirica, dai musicisti ai cantanti.
Consigli: Assolutamente da vedere! Bello e delicato, ironico e positivo, nonché recitato con maestria e classe.
Parola chiave: Rigoletto.
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