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martedì 8 ottobre 2024

Film 2310 - Speak No Evil

Intro: A qualche giorno dal mio rientro in patria per un matrimonio (ancora), si continua con il genere horror, questa volta un remake di un film danese di soli due anni fa.

Film 2310: "Speak No Evil" (2024) di James Watkins
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Niamh
In sintesi: sicuramente un po' lento all'inizio, "Speak No Evil" trova il suo passo con il proseguire della storia che, immancabilmente, sfocia nel genere della suspense e della paura.
Portato quasi interamente sulle spalle di James McAvoy che, ancora un volta, dimostra di essere un attore versatile e capace di approcciarsi praticamente ad ogni genere, questo film riesce col tempo a guadagnarsi l'attenzione dello spettatore, inizialmente intrigato da un senso di stranezza generale tra le due coppie protagoniste che, inevitabilmente, si rivelerà per quello che è. E con non pochi colpi di scena.
Non avendo visto la pellicola originale, ovviamente non posso fare paragoni, ma posso dire che questo "Speak No Evil" è stato sicuramente una sorpresa positiva, un titolo carico di tensione che dosa sapientemente il crescendo di stress e quel senso ineluttabile che qualcosa di sinistro stia bollendo in pentola.
Cast: James McAvoy, Mackenzie Davis, Aisling Franciosi, Alix West Lefler, Dan Hough, Scoot McNairy.
Box Office: $67.3 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Chi apprezza il genere horror sicuramente si godrà la visione di "Speak No Evil". Il film parte piano, ma ingrana gradualmente e regala un finale carico di tensione. Se piace il remake, sicuramente può valere la pena dare una chance all'originale "Gæsterne" di Christian Tafdrup.
Premi: /
Parola chiave: Hoppy.
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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 7 maggio 2024

Film 2273 - The Persian Version

Intro: Domenica al cinema a sopresa dopo brunch casalingo.

Film 2272: "The Persian Version" (2023) di Maryam Keshavarz
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Michael
In sintesi: devo dire che "The Persian Version", nonostante non sia un film perfetto, mi è piaciuto.
Alcuni dei problemi che ho avuto con la storia:
a) a volte la storia sembra troppo disconessa e i pezzi del puzzle sembrano faticare a stare insieme;
b) ci sono troppi personaggi, molti dei quali a malapena abbozzati;
c) il flashback sulla madre è troppo lungo per trovarsi a metà della trama e nel modo in cui è presentato. Si perde il contatto con la storia raccontata fino a quel momento, ci si inserisce in un racconto nuovo, praticamente un piccolo film all'interno del film stesso e, per quanto estremamente ben realizzato, la sensazione è che la pausa che ci si prende per seguire questo nuovo racconto sia troppo lunga. Fosse stato diviso in vari flashback sparsi durante tutta la durata della pellicola, secondo me, avrebbe funzionato meglio.
A parte questo, comunque, il film ha un punto di vista molto personale e molto evidente, il che per un prodotto come questo è fondamentale per emergere dalla mischia di altri prodotti simili. Di fatto "The Persian Version" mischia commedia e dramma (molto bene) ed era necessario che trovasse il suo modo di miscelare questi due elementi. Il risultato finale è buono, dolceamaro ma coinvolgente.
Cast: Layla Mohammadi, Niousha Noor, Bijan Daneshmand, Bella Warda, Tom Byrne.
Box Office: $765,427
Vale o non vale: Un buon prodotto, diverso dalle solite produzioni americane a cui siamo abituati (e che ci hanno ambiamente anestetizzato). Layla Mohammadi è un'ottima protagonista e, in generale, il cast di comprimari è molto valido. Un piccolo film per quando si ha bisogno di qualcosa di diverso.
Premi: /
Parola chiave: Madre.
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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 13 febbraio 2024

Film 2248 - Night Swim

Intro: Dopo un film diretto da James Wan ("Aquaman 2"), un film prodotto da James Wan.

Film 2248: "Night Swim" (2024) di Bryce McGuire
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Niamh, Marysia
In sintesi: non c'è veramente molto da dire su questo film, sciocco horror con poca immaginazione che manca di qualsivoglia momento di paura.
La storia è delle più banali (famiglia si trasferisce e la casa ha qualcosa che non va), ma non è neanche il vero problema. Il punto qui è che tutta la "mitologia" dietro la piscina maledetta non è spiegata, non si capisce da dove arrivi quest'acqua che garantisce i desideri richiedendo il sacrificio di un'anima, né come o da chi abbia avuto origine la fonte né, se vogliamo, il perché di tutta la faccenda.
Se il senso era concentrarsi su cosa accadrebbe ai malcapidati che nuotano in una piscina del terrore, allora tanto valeva focalizzarsi solo su questo aspetto del racconto. Tutta la dietrologia con cui la trama tenta di spiegare il fenomeno dietro all'idea di base della storia, così come viene formulata nel film, non funziona. Ed è un peccato, perché Kerry Condon è un'attrice bravissima (che qui porta tutta la baracca sulle proprie spalle) e merita progetti migliori.
Cast: Wyatt Russell, Kerry Condon, Amélie Hoeferle, Gavin Warren, Jodi Long, Nancy Lenehan.
Box Office: $46.6 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Si salva solo Kerry Condon (Wyatt Russell è particolarmente "cane" in questa interpretazione), per il resto "Night Swim" non si guarda.
Premi: /
Parola chiave: Acqua.
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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 7 novembre 2022

Film 2144 - The Woman King

Intro: Curioso, molto curioso di vederlo al cinema!

Film 2144: "The Woman King" (2022) di Gina Prince-Bythewood
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: devo dire che vedere "The Woman King" al cinema è stata un'esperienza che mi ha lasciato particolarmente soddisfatto. Il film è ben confezionato e alterna sapientemente i momenti di battaglia a quelli di formazione dei vari personaggi, qui capitanati da una Viola Davis meravigliosa che dimnostra, ce ne fosse stato ulteriormente bisogno, che l'attrice è anche in grado di portare sulle spalle il peso di una pellicola di questo genere. Come lei davvero poche.
Il tutto incastonato in una storia vera che Wikipedia riassume così: «Nel Regno di Dahomey, all'inizio del 1800, la generale Nanisca addestra e guida le sue Amazzoni in un'eroica resistenza contro i commercianti di schiavi europei.»
Insomma, in un mix tra passato e azione da supereroi, "The Woman King" riesce a raccontare con stile incisivo e accattivante la storia delle guerriere Agojie, uno dei pochissimi eserciti composti unicamente da donne della storia moderna. Ben realizzato e interpretato in maniera impeccabile, questo film - scritto, tra l'altro, dalla Maria Bello di "Le ragazze del Coyote Ugly" e "A History of Violence" - è una bocca d'aria fresca per un anno cinematografico per ora non esattamente in stato di grazia.
Cast: Viola Davis, Thuso Mbedu, Lashana Lynch, Sheila Atim, John Boyega, Hero Fiennes Tiffin.
Box Office: $91 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Forse non per tutti - non quelli che si aspettano una pellicola "alla Marvel", diciamo - "The Woman King" è un ottimo film raccontato con intensità e ben dosato nei suoi momenti di classico genere action e drammatico, con un cast estremamente dotato e, soprattutto, una Viola Davis che fa scintille.
Premi: /
Parola chiave: Shark tooth.
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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 27 dicembre 2021

Film 2072 - Last Night in Soho

Intro: Il precedente "Baby Driver" di Wright era stato per me un colpo di fulmine, per cui non vedevo l'ora di recuperare questa sua nuova fatica dietro la macchina da presa.

Film 2072: "Last Night in Soho" (2021) di Edgar Wright
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: se non sapessi che condividono lo stesso regista, mai avrei detto che "Last Night in Soho" e "Baby Driver" siano frutto della stessa mente. Non ci potrebbero essere pellicole più diverse, il che non è necessariamente un male. Il punto è che per me la storia super musicale di Baby e le sue rapine con annessa fuga in macchina a tutta birra erano state un'esperienza talmente magnifica e inaspettata che le mie aspettative per questo nuovo progetto di Wright erano davvero piuttosto alte (anche considerato che Wright nel tempo ha girato anche piccoli gioiellini come "Scott Pilgrim vs. the World", "Hot Fuzz", "Shaun of the Dead" e ha scritto pure il primo "Ant-Man")...
La verità è che questo "Last Night in Soho" è un prodotto onesto e con qualche pregio, anche se totalmente diverso da ciò che mi attendevo di vedere. Il trailer sicuramente confonde al pari delle immagini promozionali, che proiettano un'idea retrò e molto glam, tra qualche numero musicale e una storia che pare d'amore, anche se non si riesce a capire bene quale sia la connessione tra le due epoche (contemporanea e anni '60). Mentre, man mano che si segue la storia, ci si rende conto che si è di fronte ad una vera e propria storia dell'orrore che non risparmierà sangue e colpi di scena. Detto ciò, devo ammettere che non fossi per niente nel mood per un horror la sera che ho visto il film, per cui la mia reazione lì per lì non è stata esattamente entusiasta.
A mente fredda posso dire che "Last Night in Soho" ha un grande fascino estetico, anche grazie ad una Anya Taylor-Joy maginifica in perfetto stile 60s e, come sempre, una promessa mantenuta. Probabilmente deluso un po' dal fatto che non fosse lei la protagonista della storia, ma la fastidiosa Thomasin McKenzie (non tanto lei quanto il suo personaggio, ovviamente), la sensazione finale che ho avuto è che il film avesse del buon potenziale tutto sommato, potenziale che però non è stato sfruttato appieno. La sensazione che ho avuto è che si cercasse di coniugare troppe anime molto diverse all'interno di un prodotto che finisce per mancare di una vera e propria identità distinta. Il che, quando si crea un prodotto nuovo di zecca, è un grande problema di partenza.
Si salva il grande colpo di scena finale - anche se (spoiler) il Women Film Critics Circle Awards ha conferito al film una menzione special...mente negativa per "[...] the disappointing third act twist in which the male predators are turned into victims in Last Night in Soho." -, il grande cast, una colonna sonora particolarmente efficace e, ammetto, quel certo fascino che "Last Night in Soho" sprigiona dall'inizio alla fine. Non perfetto, ma certamente godibile.
Ps. Ultima pellicola di Diana Rigg e Margaret Nolan, entrambe scomparse nel 2020. Il film è dedicato alla Rigg.
Cast: Thomasin McKenzie, Anya Taylor-Joy, Matt Smith, Michael Ajao, Terence Stamp, Diana Rigg, Sam Claflin, Rita Tushingham, Margaret Nolan.
Box Office: $23 milioni
Vale o non vale: Non un prodotto per tutti e probabilmente poco adatto a queste atmosfere festive, però non un prodotto da sottovalutare. Diverso da ciò che ci si aspetterebbe, ma con alcuni elementi positivi. E per una volta né sequel, reboot o spin-off, ma un'opera originale. Imperfetta, sì, ma almeno prova a portare qualcosa di nuovo.
Ps. Consiglio caldamente la versione di "Downtown (Downtempo)" cantata da Anya Taylor-Joy. Un meraviglioso regalo di Natale.
Premi: Candidato a 2 BAFTA per Miglior sonoro e film britannico dell'anno.
Parola chiave: Vestito.

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mercoledì 8 dicembre 2021

Film 2064 - Blood Red Sky

Intro: Non sapevo neanche dell'esistenza di questa pellicola fino a quando non è salatato fuori che fosse uno tra i titoli Netflix più visti di quest'anno. Non potevo non dare un a possibilità...

Film 2064: "Blood Red Sky" (2021) di Peter Thorwarth
Visto: dal computer portatile
Lingua: tedesco, inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: all'inizio sembra che questo film voglia approcciare il tema vampiresco da una prospettiva (per una volta) differente, quasi matura, raccontando la storia delle difficoltà che questa mamma contagiata dal virus mutante vampiro deve affrontare nella speranza di poter guarire e poter condurre una vita normale assieme al figlio. Poi il tutto prende la solita piega horror/slasher/violenta e ciao ai buoni propositi.
In una sorta di mix tra "Flightplan" e "World War Z", "Blood Red Sky" non prende mai veramente quota, diversamente dall'ambientazione in cui racconta la sua storia. Indeciso si pigiare sull'acceleratore dell'orrore o mantenere quel vago accenno di creatività iniziale portata in campo dalla premessa della storia, la pellicola finisce per risultare l'ennesimo titolo Netflix che non pagheresti mai per vedere al cinema e al contempo ti anestetizza il cervello abbastanza da farti passare una serata qulunque. Niente di più.
Cast: Peri Baumeister, Roland Møller, Chidi Ajufo, Alexander Scheer, Graham McTavish, Dominic Purcell.
Box Office: /
Vale o non vale: Certo non un capolavoro, comunque si lascia guardare e va detto che l'interpretazione disperata di Peri Baumeister regala qualcosa alla sfortunata protagonista (e a noi che seguiamo la storia), ma niente più di questo.
Premi: /
Parola chiave: Terroristi.

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domenica 4 luglio 2021

Film 2025 - Nobody

Intro: A inizio anno al top del box-office americano, ero sinceramente curioso di capire se si trattasse effettivamente di una pellicola interessante. 

Film 2025
: "Nobody" (2021) di Ilya Naishuller
Visto: dall'iMac
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: il genere action non mi dispiace, anche se non posso professarmi fan accanito, per cui mi sono approcciato a questa pellicola con una certa cautela, diciamo. Il primo "Taken", per esempio, non mi era per niente dispiaciuto, ma la violenza spropositata della saga di "John Wick" mi aveva lasciato un po' perplesso.
Questo "nobody" in un certo senso è una via di mezzo, se non forse proprio un prodotto più a sé, più spiritoso e divertito, estremamente supportato da un montaggio che è parte della storia, per un risultato finale violentissimo che, però, appare meno pesante di altri titoli simili (vedi sopra, appunto). Bob Odenkirk, poi, è un grandissimo protagonista: chi se lo sarebbe mai aspettato? Non tanto da un punto di vista recitativo, per cairtà, ma più che altro perché non parebbe avere il physique du rôle adatto al ruolo. E invece da solo traina tutta la baracca. Bravo.
Insomma, "Nobody" è inaspettatamente un buon prodotto che riesce grazie a una connotazione personale spiccata a risaltare rispetto alla massa di produzioni simili a cui il mainstream ci ha ampiamente abituato. Violentissimo e noncurante della distruzione e morte che lascia dietro di sé, questo film picchia duro dove conta: la narrazione, le botte e un protagonista che rimane impresso. Nonostante non sia nessuno.
Cast: Bob Odenkirk, Connie Nielsen, Aleksei Serebryakov, RZA, Michael Ironside, Colin Salmon, Christopher Lloyd.
Box Office: $55.5 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Violento, montato a regola d'arte e con un Bob Odenkirk in grandissima forma (fisica), "Nobody" non è certo una pellicola per tutti, ma è decisamente uno spasso da seguire. Basta non concentrarsi troppo sulle innumerevoli morti e la generale devastazione di proprietà.
Premi: /
Parola chiave: Kitty cat bracelet.

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sabato 5 giugno 2021

Film 2016 - Things Heard & Seen

Intro: Solitamente non sono molto attratto dalle pellicole Netflix, ma devo dire che ho cambiato opinione quando mi è capitato di vedere il trailer che sembrava promettere bene.

Film 2016
: "Things Heard & Seen" (2021) di Shari Springer Berman, Robert Pulcini
Visto: dall'iMac
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: il giudizio di pubblico e critica rispetto a questo film è medio scarso (per non dire basso), eppure non posso fare a meno di ammettere che ho trovato alcuni spunti di "Things Heard & Seen" piuttosto interessanti.
Innanzitutto perché pensavo fosse il solito banalissimo horror da quattro soldi sponsorizzato da Netflix e, invece, più che un film dell'orrore si tratta di un mix di generi tra cui anche il thriller. In particolare questo aspetto mi ha colpito, perché porta a galla un lavoro fatto sui personaggi protagonisti che va oltre la solita bidimensionalità di prodotti come questo. Certo non mancano stereotipi e cliché, ma la storia del deragliamento familiare di Catherine (Amanda Seyfried) e in particolare George (James Norton) va oltre le solite abitudini e sfocia in qualcos'altro che non manca di incuriosire.
Dicevo che, in particolare, la storia di George è quella che affascina, perché dei due è quello che porta con sé il segreto principale (anche perché la bulimia di Catherine è svelata fin da subito). Non è tanto la parte degli spiriti a colpire, quanto l'inaspettata piega che prende la storia a causa dell'uomo che, pian piano si rivela essere tutto l'opposto di quello che parrebbe inizialmente.
Sempre grazie al personaggio di George, poi, la storia è in grado di mettere in atto un colpo di scena che mi ha lasciato onestamente sorpreso. Non perché mai visto prima, ma perché una scelta coraggiosa per un prodotto da cui mi sarei aspettato un approccio più attaccato ai diktat dei generi a cui fa riferimento. Senza voler spoilerare cosa accade nel finale, dico solo che il tutto prende una piega particolarmente violenta che va contro le dinamiche classiche cui di solito i personaggi di un horror sono assoggettati.
Detto ciò, proprio a causa dell'effetto sorpresa (pre) finale, si verifica quello che a mio parere è il problema più evidente del film: il vero e proprio finale. Sia perché una volta svelato il colpo di scena, di fatto è come se una parte del racconto sia conclusa e la narrazione si resetti, sia perché la scena finale è talmente criptica da lasciare spiazzati (almeno me). Per quanto riguarda quest'ultimo punto, non nascondo di essere andato a leggermi la trama su Wikipedia; rispetto al cominciare di una nuova narrazione, invece, dico che, sebbene in linea generale non ci sarebbe nulla di male, il problema qui sta nel fatto che non dovremmo avere la sensazione che qualcosa di nuovo stia cominciando ma che, al contrario, stia finendo. Il terzo atto della sceneggiatura non dovrebbe, insomma, aggiungere nuova carne al fuoco da rislvere nel giro di qualche scena, quanto più che altro tirare le somme di tutto quello che è successo fino a quel momento. Quindi, insomma, nonostante la sorpresa positiva del colpo di scena, a mio avviso si sarebbe dovuto gestire meglio il finale nel complesso.
In ogni caso devo dire che "Things Heard & Seen" è stato un film più inaspettato del previsto il che, da questo punto di vista, mi ha soddisfatto.
Cast: Amanda Seyfried, James Norton, F. Murray Abraham, Natalia Dyer, Alex Neustaedter, Rhea Seehorn.
Box Office: /
Vale o non vale: Ottimi protagonisti con una Amanda Seyfried che ritrova una stabilità di carriera (anche grazie alla precedente nomination all'Oscar per "Monk") e una storia meno conforme a ciò che ci si aspetterebbe da un film sugli spiriti ma che, in definitiva, stupisce quanto basta. Non un capolavoro, ma si lascia guardare.
Menzione speciale per Rhea Seehorn che, nel ruolo della nuova amica di Catherine, finisce per rubare la scena a chiunque le sia intorno.
Premi: /
Parola chiave: Accetta.

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Bengi

lunedì 12 aprile 2021

Film 1983 - Run

Intro: Avevo voglia di qualcosa di facile facile...
Film 1983: "Run" (2020) di Aneesh Chaganty
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: francamente avevo 0 aspettative rispetto a questo film, per non dire che mi aspettassi un prodotto terribile. In realtà "Run", per quanto titolo assolutamente dimenticabile, fa comunque il suo dovere meglio di quanto non mi potessi aspettare.
Poi, devo dire, non sono esattamente un fan delle pellicole con praticamente due protagonist* e personaggi secondari inesistenti dove paesaggi e scenografie la fanno da padrone - della serie: la casa è un personaggio, il mood della storia è dato dalla fotografia combinata con gli elementi paesaggistici, ecc ecc - perché le storie così scarne di elementi solitamente lo sono perché mancano di una trama, in ogni caso "Run" ha sufficiente tensione e toni drammatici per risultare sostenibile nei suoi 89 minuti di durata. Il che, visto i tempi che corrono, è grasso che cola.
Cast: Sarah Paulson, Kiera Allen, Pat Healy, Sara Sohn, Sharon Bajer, Tony Revolori.
Box Office: $3.4 milioni
Vale o non vale: Certo non un titolo indimenticabile, ma se cercate un diversivo facile e di sufficiente intrattenimento, "Run" dovrebbe fare al caso vostro. Sarah Paulson è sempre un'ottima protagonista, anche se a mio avviso sarebbe ora cercasse di evadere un po' da generi così dark come horror, thriller, dramma o su tematiche di abuso. Sarebbe interessante vederla in altri contesti, diciamo.
Premi: /
Parola chiave: Posta.

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lunedì 5 aprile 2021

Film 1980 - Happiest Season

Intro: Un film natalizio... per Pasqua?!
Film 1980: "Happiest Season" (2020) di Clea DuVall
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: carino e sufficientemente piacevole, "Happiest Season" è un buon esempio di titolo per le feste finalmente da un punto di vista LGBTQI+ friendly.
Diciamoci pure la verità, questo film non si inventa proprio nulla a livello narrativo, eppure il solo fatto che si concentri unicamente su una coppia di ragazze innamorate è stato sufficiente a fare di questo sforzo creativo di Clea DuVall un piccolo caso mediatico. E nonostante sia un po' deprimente pensare che nel 2020 possa aver fatto scalpore il fatto che che un film espressamente concepito per il periodo natalizio possa essere incentrato su una coppia di lesbiche, rimane il fatto che, apparentemente, finalmente qualcosa stia cambiando a livello di cultura mainstream. E, diciamocelo pure, è anche bello che per una volta una storia d'amore omosessuale non finisca in tragedia e sia tratta con un tono leggere e volutamente divertente/divertito.
Chapeau a Clea DuVall che costruisce una storia che funziona e riesce a dimostrare che i classici stereotipi delle commedie natalizie possono funzionare a prescindere dall'orientamento sessuale dei protagonisti. Apprezzo, poi, che Kristen Stewart si sia messa in gioco scegliendo una storia che (finalmente) sconfina dai soliti generi cinematografici da lei frequentati. Non sarà un'attrice indimenticabile, ma devo dire che ultimamente la sto rivalutando (anche se, non avendo visto "Charlie's Angels", forse non ho sufficiente materiale su cui basare la mia conversione positiva).
In ogni caso "Happiest Season" è un prodotto riuscito che si lascia guardare con piacere.
Cast: Kristen Stewart, Mackenzie Davis, Alison Brie, Aubrey Plaza, Dan Levy, Mary Holland, Victor Garber, Mary Steenburgen, Ana Gasteyer.
Box Office: $2.1 milioni
Vale o non vale: Forse non il momento migliore per recuperare una pellicola natalizia, in ogni caso "Happiest Season" è un prodotto leggero e piacevole che - senza troppa paranoia rispetto alla tematica omosessuale - mette in scena l'amore di una coppia di ragazze e gli ostali che più o meno ogni coppia deve affrontare (nel mondo delle commedie cinematografiche) quando si tratta di presentare la propria dolce metà alla famiglia di uno dei personaggi protagonisti.
Ci si diverte a sufficienza.
Premi: /
Parola chiave: Paura.

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mercoledì 9 settembre 2020

Film 1919 - The Farewell

Intro: Altro film che ero curiosissimo di recuperare viste le buonissime recensioni e un ruolo da protagonista per Awkwafina che ha attirato molto la mia curiosità.
Film 1919: "The Farewell" (2019) di Lulu Wang
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese, mandarino
Compagnia: Andrea
In sintesi: non mi sento di definire questa pellicola una commedia, per quanto pare che commedia drammatica sia la descrizione più comune. E' vero, Awkwafina riesce perfettamente a bilanciare una comicità tagliente con le tematiche spesso complesse e/o drammatiche della sceneggiatura di Lulu Wang, però da qui a ridere ne passa.
Più che altro si può definire per noi (occidentali?) surreale l'idea alla base di "The Farewell" perché per molti versi lontana da come concepiamo i diritti del malato e della persona in generale. Il presupposto è questo: la nonna di Billi - una giovane adulta cinese immigrata in America con i genitori - abita in Cina e sta per morire. Nessuno della famiglia ha intenzione di dirglielo per non costringere la donna a vivere in sofferenza i suoi ultimi giorni. Per questo motivo a) nessuno vuole che Billi vada a trovare la nonna insieme agli altri parenti a Changchun perché la ragazza non sa tenere un segreto e b) la famiglia organizza un matrimonio così da distrarre l'anziana.
E' evidente che ci sia molta carne al fuoco, la storia si confronta con tantissime tematiche anche molto attuali, prima fra tutte quella dell'immigrazione e cosa significhi per le persone che lasciano il proprio paese per un altro, quali implicazioni ci siano. Divisa a metà fra due culture opposte, Billi - ma anche i suoi genitori - fatica a mettere insieme i pezzi di una vita che sembrerebbe non aver ingranato e il viaggio in Cina non farà che mettere ancora di più in luce questo senso di vuoto. L'imminente perdita della nonna non fa che acuire il sentimento di mancanza, tanto che la ragazza si ripropone di rimanere al fianco dell'anziana fino alla fine.
Al contempo Nai Nai (Zhao Shu-zhen) non dimostra alcun segno di cedimento e, anzi, più arzilla che mai si prepara all'organizzazione di un matrimonio che pare più una copertura che un vero atto d'amore. Il tutto in un mix familiare che coinvolge un numeroso gruppo di persone che non si sedeva assieme a tavola da tempo. Non mancano tensioni e incomprensioni, pur sempre addolcite dalle circostanze.
Insomma, "The Farewell" è un bel prodotto che ha molto da raccontare e lo fa con un tono pacato, eppure estremamente incisivo. La performance di Awkwafina è perfetta e regge buona parte della storia, accompagnando i momenti spensierati a quelli più drammatici con estrema vitalità e carisma. Davvero un'ottima prova di attrice. Nell'insieme, quindi, un buon risultato finale per un titolo della passata stagione che ha qualcosa da dire.
Cast: Awkwafina, Tzi Ma, Zhao Shu-zhen, Diana Lin, Lu Hong, Jiang Yongbo, Chen Han, Aoi Mizuhara.
Box Office: $22.5 milioni
Vale o non vale: L'ho trovato piacevole e interessante dall'inizio alla fine. Mette a confronto molteplici culture e come le persone ci si rapportino. Descrive dinamiche familiari che potrebbero appartenere a qualunque famiglia, per cui è abbastanza facile immedesimarsi. Racconta una storia meno convenzionale di quanto non si penserebbe all'inizio, grazie anche ad un finale che, pur non gridato, risulta in un colpo di scena inaspettato. Insomma, "The Farewell" funziona su tutta la linea ed è certamente un piccolo film indipendente a cui dare una chance.
Premi: Candidato al Golden Globe per Miglior film straniero, Awkwafina ha vinto quello per la Miglior attrice protagonista musical o commedia (WTF?!). Candidato al BAFTA per il Miglior film straniero.
Parola chiave: Uccellino.

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martedì 9 giugno 2020

Film 1719 - Bad Times at the El Royale

Intro: Sempre sull'aereo, sempre alla ricerca di film da recuperare.
Film 1719: "Bad Times at the El Royale" (2018) di Drew Goddard
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: le critiche sembravano buone, il cast è da grandi occasioni, il trailer intrigante, per cui avevo tutte le migliori intenzioni quando ho scelto di vedere "Bad Times at the El Royale". La verità è che niente di questo film mi ha veramente convinto e ho trovato il tutto abbastanza insignificante, sicuramente non memorabile come, invece, tutta l'operazione (commerciale) sembrerebbe suggerire. Peccato, perché mi aspettavo una pellicola di buon intrattenimento e con qualcosa da dire quando, invece, è risultato essere più che altro un prodotto narcisista e intricato senza essere soddisfacente. Sembra che Chris Hemsworth, oltre agli Avengers, continui a non azzeccarne una.
Cast: Jeff Bridges, Cynthia Erivo, Dakota Johnson, Jon Hamm, Cailee Spaeny, Lewis Pullman, Chris Hemsworth, Xavier Dolan, Nick Offerman, Lewis Pullman, Jim O'Heir.
Box Office: $31.9 milioni
Vale o non vale: Mi aspettavo grandi cose e, invece, "Bad Times at the El Royale" non è davvero niente di che. Le atmosfere sono anche giuste, ma la strada intrapresa è meno originale di quanto l'intricata narrazione vorrebbe far pensare. Si può vedere, ma nessuna grande aspettativa.
Premi: /
Parola chiave: Rapina.

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giovedì 19 dicembre 2019

Film 1701 - The Wife

Intro: La stagione dei premi è alle porte, la maggior parte delle manifestazioni che contano hanno reso pubbliche le nomination per il loro meglio del meglio e, con gli Oscar pronti a fare lo stesso i primi di gennaio, devo veramente mettermi in pari, quantomeno rispetto a quei prodotti che hanno già ricevuto menzioni importanti. Incomincio comunque con la stagione passata, giusto per fare capire quanto io sia ancora indietro (qualcosa come 152 film a oggi...).
Film 1701: "The Wife" (2017) di Björn L. Runge
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: il film nel complesso non è un capolavoro, ma Glenn Close è fenomenale. La storia intrigante della brava moglie che sostiene il marito nel suo viaggio a Stoccolma verso la premiazione del Nobel, segreti annessi, è propulsore di un racconto che parte piano e, sicuramente, si prende il suo tempo per delineare tutti i dettagli, rivelando un colpo di scena forse meno sorprendente di quanto non si sarebbe voluto, ma comunque d'effetto. Chi c'è, infatti, dietro al successo letterario di Joe Castleman (Jonathan Pryce)?
"The Wife" è un buon prodotto di classe che, pur non sconvolgendo lo spettatore, riesce a rimanere impresso e per la buona esecuzione e per il ritratto della coppia protagonista, tra successi letterari, tradimenti, compromessi e quel piccolo, gigantesco segreto rinchiuso tra le pareti di un matrimonio che comincia a scricchiolare. Il risultato finale è buono, non fosse anche solo per l'ennesima, gigantesca prova d'attrice dell'intramontabile Close. Che sì, questa volta meritava l'Oscar più di chiunque altro.
Cast: Glenn Close, Jonathan Pryce, Christian Slater, Max Irons, Annie Starke, Harry Lloyd, Elizabeth McGovern.
Box Office: $18.4 milioni
Vale o non vale: Non certo un prodotto dinamico, questo film tratto dal romanzo di Meg Wolitzer vive principalmente delle ottime interpretazioni dei suoi protagonisti e di quel sorprendente segreto di cui non tarderemo a venire a conoscenza.
Non una pellicola per tutte le occasioni, ma sicuramente un film interessante e ben fatto.
Premi: Candidato all'Oscar, Golden Globe e BAFTA per la Miglior attrice, Close ha vinto il secondo, ma perso contro Olivia Colman alle altre due premiazioni.
Parola chiave: Talento.

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Bengi

venerdì 14 aprile 2017

Film 1342 - Brigadoon

Ne avevo sentito parlare, senza avere in realtà idea di cosa potesse parlare. Mi ha sempre colpito il titolo misterioso, così appena ne ho avuto la possibilità ho recuperato questo film...

Film 1342: "Brigadoon" (1954) di Vincente Minnelli
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano, inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Tratto dall'omonimo musical di Broadway, l'idea alla base della trama, per quanto assurda, è efficace e rimane impressa. Per una volta un po' più di originalità in questo genere nonostante lo step obbligato della storia d'amore tra i due protagonisti. Del resto non si può pretendere troppo da un titolo di 63 anni fa...
Sempre dallo stesso punto di vista, bisogna anche dire che si vede che "Brigadoon" è girato in studio, tutto ricostruito per l'occasione (non c'è una singola inquadratura che non lo testimoni). Del resto è il fascino di queste pellicole che oggi non si producono più: fondali dipinti, un numero spropositato di comparse, costumi fantastici, due protagonisti che si innamorano al primo sguardo, il tutto per un risultato finale da vera Hollywood classica. Se si apprezza il genere siamo di fronte ad un esempio calzante.
Per quanto riguarda le canzoni, che non conoscevo, devo dire che non mi hanno particolarmente colpito. Certo, le ho viste in inglese senza sottotitoli, in ogni caso, anche solo per il ritmo, non mi sono davvero rimaste impresse. I balli sono molto coreografici e plateali nei gesti per via del modo di recitare dell'epoca, caricato e volto a sottolineare mimica e gesti, che qui si traduce in un'impostazione ancora più innaturale del modo di comunicare dei personaggi (ma si sa che fa parte del "pacchetto" quando si decide di vedere un vecchio musical hollywoodiano). Una scena mi ha ricordato "Il curioso caso di Benjamin Button" nel momento in cui la Blanchett balla per Pitt. Qui Fiona (Cyd Charisse), che indossa un abito rosso come quello di Daisy, balla per Tommy (Gene Kelly) e danza come una ballerina mentre si muove con lui per il bosco. Contesti diversi, ma l'impressione è stata forte (e non è l'unica: "Tutti insieme appassionatamente", "7 spose per 7 fratelli", ecc).
Tutto sommato, comunque, il film funziona e adempie adeguatamente alla sua missione di intrattenimento con accompagnamento musicale. La regia di Minelli mi è sembrata moderna nell'approccio a certi numeri cantati (tip tap), ritmata grazie ad un montaggio quasi contemporaneo, classica per quanto riguarda il ricalcare il gusto estetico dell'epoca. Insomma, un prodotto meno scontato di quanto mi sarei aspettato, ma avevo basse attese; non penso lo rivedrei, in ogni caso non mi pento della visione.
Ps. Candidato a 3 premi Oscar: Miglior scenografia, costumi e sonoro.
Cast: Gene Kelly, Van Johnson, Cyd Charisse, Elaine Stewart, Barry Jones, Hugh Laing.
Box Office: $2.25 milioni (solo USA)
Consigli: Un villaggio fermo nel tempo che appare nella campagna scozzese una volta ogni 100 anni è la premessa molto intrigante alla base di "Brigadoon", musical senza tempo dell'età d'oro hollywoodiana. Non è il titolo più rappresentativo del genere, a mio avviso, ma rimane comunque un ottimo intrattenimento per chi apprezza questo tipo di produzioni. Non è per tutti, naturalmente.
Parola chiave: Caccia.

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venerdì 31 marzo 2017

Film 1333 - The Ring 3

Dopo mesi di pubblicità, ero davvero curioso di scoprire cosa avessero pensato per riportare in vita questa saga. In più Poe, cosa rarissima, voleva proprio vedere questo horror, per cui non potevamo mancare.

Film 1333: "The Ring 3" (2017) di F. Javier Gutiérrez
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Già il secondo "The Ring" non mi aveva convinto e con questo terzo devo dire che non ho particolarmente ritrovato l'entusiasmo che avevo provato quando al cinema vidi per la prima volta l'originale (ovvero il remake americano del giapponese "Ringu").
Il problema è che sì, la cassetta è sempre inquietante e le varie conseguenze e implicazioni da paura affascinanti, ma la storia di questo "Rings" non ingrana fino al secondo tempo, di Samara si parla molto ma di fatto quasi non c'è e il risultato finale è davvero traballante. Perché la storia sulla carta funziona, ma la realizzazione non rende giustizia alle (poche) idee che ci sono.
Il cast è, come da tradizione del genere, semisconosciuto - riconoscibili solo Galecki e D'Onofrio -: Matilda Lutz, la protagonista un po' inespressiva, è pure italiana e frequenta il cinema di Muccino ("L'estate addosso") mentre il suo fidanzato di fiction tutto sopracciglia Alex Roe sembra quasi più un toy boy da esibizione. Nel mezzo davvero il nulla, almeno sino al finale. Il quale, va detto, ha un certo appeal nell'ottica di un prodotto relativamente scadente che ha come unico elemento a favore quello di provenire da una saga famosissima e un tempo fruttifera (di incasso). Qui, a 15 anni dal primo successo in VHS, il risultato finale è mediocre, non spaventa né scandalizza e, che è peggio, non fa venire voglia di rivedere l'originale. Peccato.

Film 1272 - The Ring
Film 2219 - The Ring
Film 1333 - The Ring 3
Cast: Matilda Lutz, Alex Roe, Johnny Galecki, Vincent D'Onofrio, Aimee Teegarden.
Box Office: $81.7 (ad oggi)
Consigli: Chi ha apprezzato la saga troverà l'appuntamento con questo sequel irresistibile, com'è giusto che sia. in realtà il film è un così così, ma si lascia comunque guardare senza troppi sussulti. Certo, ci si aspettava molto di più, ma in un momento in cui l'horror in sala non si trova, anche "The Ring 3" diventa una valida alternativa.
Parola chiave: Rinascita.

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venerdì 25 marzo 2016

Film 1108 - 45 Years

Alla vigilia degli Oscar, il giorno stesso della diretta da Los Angeles ho recuperato gli ultimi due titoli fondamentali per affrontare la cerimonia in possesso di tutti i dati a me necessari per una visione consapevole. Questo è il primo film.
Film 1108: "45 Years" (2015) di Andrew Haigh
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Lei, lui, l'altra 45 anni dopo.
Cosa succede a un matrimonio ben più che collaudato quando l'ombra di un passato doloroso e mai dimenticato riemerge inaspettatamente? E' questa la premessa di "45 Years", pellicola non tanto eclatante di per sé, ma viva grazie all'interpretazione di due protagonisti da standing ovation, intensi, veri, fragili ed esposti come capita di rado di vedere al cinema. Soprattutto relativamente a tematiche come queste. La terza età, l'occasione di un anniversario, i sacrifici di una vita, il bilancio che, vuoi o no, alla fine arriva. E, nel momento più sbagliato, torna, appunto, il ricordo di una vita fa - quasi un'altra vita -, in cui l'altra, primo vero amore di lui, fa nuovamente la comparsa sulla soglia di casa, senza mai entrare. Il ricordo s'insinua, il dolore avvolge, i dubbi non tardano a comparire.
In questo contesto complesso e difficile da affrontare, i due protagonisti Kate e Geoff (Charlotte Rampling, Tom Courtenay) sono costretti a sviscerare punto per punto la questione, a mettersi di nuovo in gioco quando, invece, la vita sembrava averli definitivamente lasciati in pace. Arriva piano, ma arrivo lo tsunami che sconvolgerà le loro vite - più quella di lei, a dire il vero -, arriva sotto forma di lettera che, una volta letta, non potrà più essere dimenticata. Sarà un fiore conservato tra le pagine di un diario, una diapositiva, una vecchia foto e, tassello dopo tassello, sarà inesorabile ed emotivamente violento.
Non ci sono urla qui, non ci sono scenate, ma il logorio interno di una mente che, tarlata, procede a corrodersi da dentro nel tentativo di capire, indagare su un fatto tragico che, nel concreto, è stato il punto di partenza per un'altra storia, un altro racconto al quale ci approcciamo, di fatto, allo scoccare dei 45 anni dal suo inizio.
Insomma, un racconto che sembra placido per via dei modi, ma non lo è. Una storia che è sempre più un pugno nello stomaco man mano che la trama procede e lo spettatore non può fare a meno di immedesimarsi nella splendida protagonista. "45 Years" è una pellicola che sembra per molto tempo ciò che in realtà non è, ma che sa catturare l'attenzione e le emozioni di chi guarda grazie a un finale che è tanto inaspettato quanto ruvido, emotivamente violento. Un prodotto che vive della bravura dei suoi protagonisti che sono in grado di valorizzare un risultato finale buono e, soprattutto, in grado di lasciare lo spettatore con non poche cose su cui riflettere.
Ps. Prima candidatura all'Oscar in carriera per la bravissima Charlotte Rampling, particolarmente conturbante, e per entrambi i protagonisti l'Orso d'Argento come migliori attori all'ultimo Festival del Cinema di Berlino.
Cast: Charlotte Rampling, Tom Courtenay, Geraldine James, Dolly Wells, David Sibley.
Box Office: $13.6 milioni
Consigli: Non una pellicola per tutte le occasioni, ma certamente una storia interessante da seguire soprattutto per chi è interessato a quei racconti sui rapporti umani che non si esprimono per frasi fatte, filtri sociali o mettendo in mezzo le solite banalità da cinema commerciale. Un profondo e riflettuto ritratto di una coppia sposata che, nel quotidiano, affronta l'ultima fase di una vita insieme e, nello specifico, si trova a dover gestire un nuovo capitolo di una storia apparentemente abbandonata quasi 50 anni prima. Un carico emotivo non da poco che farà vacillare le fondamenta di un'unione apparentemente solidissima e ben oliata. Insomma, "45 Years" va visto (in inglese!) consci che non si tratti di un racconto facile, ma di un viaggio introspettivo, un'interrogarsi che è un mettersi in discussione nonostante tutto e tutti. Chi è pronto ad affrontare il viaggio troverà in questa pellicola un ottimo prodotto che lascia, tra l'altro, molto su cui riflettere.
Parola chiave: Lettera.

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martedì 15 dicembre 2015

Film 1053 - La vera storia di Jack lo squartatore - From Hell

Cenetta casalinga + film, alla riscoperta di un titolo che volevo recuperare da tempo.
Film 1053: "La vera storia di Jack lo squartatore - From Hell" (2001) di The Hughes Brothers (Albert Hughes, Allen Hughes)
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: Erika, Andrea
Pensieri: Anche se me lo ricordavo un tantino più dark e inquietante, sono rimasto comunque soddisfatto dalla visione di questo film, di cui ricordavo qualche frammento oltre che, naturalmente, chi fosse l'assassino.
La storia è un po' meno intricata di quanto avessi memoria e a parte l'ovvio momento di scalpore quando si ascoltano le motivazioni del pazzo omicida, il resto rimane piuttosto desumibile. Non per questo il risultato finale è meno intrigante, semplicemente aver visto questo film a 14 anni mi ha lasciato un ricordo parzialmente errato, per non dire ingigantito di tutta la faccenda.
Tra oppio e prostitute, l'Ispettore di polizia Frederick Abberline (Johnny Depp) tenta di risolvere i famosissimi casi di omicidio legati alla figura già all'epoca (1888) leggendaria di Jack lo squartatore, capace di commettere atti violentissimi in nome, qui, di una causa certamente dubbia. Il ruolo di Depp è assolutamente simile a quello interpretato nell'altrettanto cupo "Il mistero di Sleepy Hollow" di Burton, anche se nel secondo caso trovo il tutto molto più riuscito.
In generale "From Hell" - il titolo prende origine dal titolo di una lettera inviata veramente dal serial killer e contenente un pezzo di rene di una delle vittime - è un titolo d'intrattenimento affascinante che regala al grande pubblico una versione dei fatti certamente assurda, ma non per questo meno interessante. Forse il finale è un po' troppo kitsch (quelle lenti a contatto nere...), ma nel complesso non c'è male.
Cast: Johnny Depp, Heather Graham, Ian Holm, Robbie Coltrane, Ian Richardson, Jason Flemyng, Susan Lynch, Lesley Sharp, Annabelle Apsion, Joanna Page, Ian McNeice, Dominic Cooper.
Box Office: $74.5 milioni
Consigli: Tratto dal fumetto "From Hell" di Alan Moore e Eddie Campbell, questo film è una buona scelta di intrattenimento tra il thriller, lo splatter e l'horror, capace di suscitare qualche brivido (raccapricciante) e sufficientemente tecnicamente curato da essere gradevole da guardare. Nonostante tutto... Battute a parte, il risultato finale è buono, genere suspense e ci si chiede chi possa essere l'assassino dall'inizio alla fine. E' chiaro che il mito di Jack the Ripper fa da solo metà del lavoro, ma la tesi portata alla luce da questa storia non manca di sorprendere e, comunque, non lascia insoddisfatti. Visto l'argomento, non un titolo per tutti.
Parola chiave: Sifilide.

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martedì 30 giugno 2015

Film 945 - The Intruders

Cercando un film per la cena, ci siamo imbattuti in questo titolo che prometteva intrattenimento facile facile. Aria di gran boiata in vista? Eccome!

Film 945: "The Intruders" (2015) di Adam Massey
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: Licia
Pensieri: Horror sciapo senza un'idea che sia una, "The Intruders" è certamente tra i film più brutti, banali e malfatti che abbia mai visto.
La colpa è certamente di una sceneggiatura banale e incapace di personalizzare la storia, concentrata a prodursi in imbarazzanti sottotrame per distrarre lo spettatore dalla spaventosissima verità dietro tutte quelle porte che sbattono da sole. Il risultato, invece, non fa altro che palesare l'incapacità dello sceneggiatore e la natura prettamente lucrosa di questa operazione. O, almeno, il suo tentativo.
Nel cast qualche volto conosciuto: Miranda Cosgrove, Donal Logue, Austin Butler, Tom Sizemore.
Risultato finale da dimenticare.
Box Office: /
Consigli: Questo film non è nemmeno buono per essere direttamente distribuito in dvd talmente è brutto e insignificante, un vero passo falso per la carriera della Cosgrove. Che sì, non avrà all'attivo ancora niente di particolarmente rilevante a parte "STchool of Rock", ma certo anche scegliendo questa robaccia non si aiuta. Un titolo assolutamente da evitare, sciocco e privo di idee.
Parola chiave: Banalità.

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martedì 12 maggio 2015

Film 916 - Something Borrowed

Ok, la prima scelta del viaggio di ritorno non era stato malaccio, ma nemmeno un capolavoro. Ora, cosa potevo scegliere per migliorare la situazione se non una commedia romantica?! #TokyoDays: film 5.

Film 916: "Something Borrowed" (2011) di Luke Greenfield
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Ed eccomi incappato in una delle commedie romantiche più brutte di sempre. Non mediocre, proprio brutta. Senza alcunché da dire, senza protagonisti interessanti, men che meno attori capaci di rendere quantomeno apprezzabile l'esperienza. La storia è intricata senza motivo, la protagonista tutta cuori e remore monacali di un'insostenibilità unica, al pari della sua migliore amica disinibita che è antipatica. Che poi mi viene spontaneo chiedermi come cavolo possano essere migliori amiche due così. Comunque si salva solo John Krasinski, l'unico ad avere un personaggio meno detestabile degli altri, l'unico a risultare saltuariamente simpatico.
Per il resto questa pellicola è una girandola nonsense: la suorina Rachel (Ginnifer Goodwin) è segretamente innamorata di Dex (Colin Egglesfield) che però è in procinto di sposarsi con la sua migliore amica Darcy (che spero non voglia essere l'ennesimo riferimento a Jane Austen), ma da ubriaca una sera ci finisce a letto. E cosa succede? Mette su una tresca con l'uomo che ha sempre amato, vivendoci la storia d'amore che ha sempre desiderato... tutto alle spalle di Darcy (Kate Hudson), la quale a sua volta si scoprirà fedifraga. In tutta questa girandola di baggianate, chiunque racconta bugie a chiunque e nessuno ha il coraggio di dire la verità lampante, non solo allo spettatore. Quest'ultimo deve, dunque, subirsi la mancanza di trovate interessanti da parte di una sceneggiatura che annaspa, impantanata nel gioco perverso che sembra non avere mai fine: peccato che tutto il mare di falsità e correlate situazioni imbarazzanti non faccia mai ridere. Una commedia romantica, oltre che essere sdolcinata e rassicurante, si suppone intenda anche intrattenere con qualche scena divertente, qualche trovata simpatica, qualche battuta. E "Something Borrowed" (letteralmente qualcosa di prestato, il titolo fa riferimento a ciò che si dice porti fortuna a una novella sposina insieme a qualcosa di blu, qualcosa di vecchio e qualcosa di nuovo) fallisce su tutta la linea. Non diverte, non ispira romanticismo, non coinvolge lo spettatore. Insomma, che ne parliamo ancora a fare?
Ps. Non paghi di aver prodotto un film del genere, pare che il sequel dal titolo "Something Blue" sia in cantiere.
Box Office: $60.1 milioni
Consigli: Un esempio di commedia romantica leggermente fuori tema. A farla da padrone è il tradimento, correlato da bugie e gravidanze la cui paternità è sconosciuta. Un prodotto atipico, il che non va necessariamente a braccetto con l'originalità. Oltre a risultare banale e scontato, questo film finisce per risultare inaspettatamente antipatico, anche perché nessuno dei suoi protagonisti riesce veramente a conquistare lo spettatore. Un'occasione sprecata, anche se devo dire che la maggior parte delle pellicole romantiche con protagonista Kate Hudson solitamente sono più brutte del normale. Il che mi porta a dire che, tra la miriade di scelte possibili vicine al genere (o generi) cui appartiene questo titolo, "Something Borrowed" non è la pellicola sbagliata.
Parola chiave: Giacca.

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mercoledì 29 aprile 2015

Film 909 - The Loft

In Italia non ha una data d'uscita, così appena è stato disponibile ho recuperato questo titolo in inglese.

Film 909: "The Loft" (2014) di Erik Van Looy
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Avevo visto le foto dalla première e mi era rimasta la curiosità relativamente a questo film che presenta un cast piuttosto interessante. I cinque protagonisti di "The Loft", infatti, sono tutti piuttosto famosi, chi per un motivo chi per un altro, e - scopro con la visione - sono accompagnati da dolci metà di fiction altrettanto conosciute: Karl Urban, James Marsden, Wentworth Miller, Eric Stonestreet e Matthias Schoenaerts sono i 5 furbetti che comprano il loft del titolo, per andarci a fare i loro porci comodi (letteralmente) all'insaputa delle mogli con un po' la chiunque (e tra le tante signore, le più conosciute sono Isabel Lucas, Rachael Taylor, Rhona Mitra e Margarita Levieva). Ecco, appena ho cominciato a seguire la storia mi sono subito lasciato conquistare dal ricco cast di dimenticati-da-Dio-alla-ribalta, per un prodotto che mi prometteva qualcosa di erotico/trash assolutamente imperdibile. E, da questo punto di vista, devo dire che tutta l'operazione ha funzionato.
Lasciando da parte l'imbarazzo di sentire Eric Stonestreet (il Cameron di "Modern Family") parlare di scopate, devo dire infatti che "The Loft" mi ha soddisfatto, giusto mix di thriller, colpi di scena, voyeurismo dei poveri e operazione commerciale di serie B: tutto esattamente conforme alle mie aspettative.
La storia ruota intorno a questo loft, camera dei segreti, alcova del piacere maschile dove i 5 signori detentori delle uniche cinque chiavi si rifugiano per incontri biblici con chi gli aggrada. L'inghippo si crea quando una bella bionda viene trovata nuda e morta nel letto all'interno dell'appartamento, mettendo in allarme i cinque che accorrono per capire cosa possa essere successo e come fare per tentare di uscirne. Inutile dire che non pochi misteri ed intrighi si celano dietro tutta la faccenda e non mancheranno le sorprese.
Insomma, per essere una produzione a basso budget (14 milioni di dollari) che racconta una storia che praticamente si svolge in un loft, il risultato finale è assolutamente migliore di quello che mai mi sarei aspettato. E' chiaro che parliamo di un titolo becero, una storia sporca di sesso e tradimenti, una visione assolutamente maschilista del sesso e della donna, dialoghi facili facili e temi portanti che sono sciocchezze, eppure se si sta cercando qualcosa di sexy e di intrattenimento, questo titolo ha le carte in regola per funzionare. Il che mi ha stupito.
Box Office: $7.9 milioni
Consigli: Thriller erotico con cast di star e starlette in grande spolvero, questo "The Loft" è una piccola chicca delle sciocchezze cinematografiche a tinte relativamente rosse. Curioso che con tutto il testosterone richiesto dalla trama, due attori su cinque siano gay (Miller e Stonestreet). A parte questo, che non c'entra nulla, la pellicola ha un suo perché all'interno dell'ottica del prodotto facile che può andare bene per una serata senza pretese e, ammettiamolo, con un po' di pepe.
Parola chiave: Chiave.

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