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martedì 23 aprile 2024

Film 2266 & 2276 - Dune: Part Two

Intro: Uscito i primi di marzo e già visto due volte, la seconda il giorno prima di tornare in Italia per Pasqua.

Film 2266 & 2276: "Dune: Part Two" (2024) di Denis Villeneuve
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Niamh; Niamh, Débora, Elias
In sintesi: seppure il primo film mi fosse piaciuto, non posso dire avessi sentito l'urgenza di rivederlo. Bello, ma lento. Qui cambia decisamente la musica.
Nonostante una trama piuttosto intricata e una miriade di personaggi a cui, in questo capitolo, se ne aggiunge un'altra svalangata, "Dune: Part Two" riesce senza problemi a gestire la complessità di tutti questi elementi e personaggi che si intrecciano, per un risultato finale avvincente e di grande intrattenimento.
Molto più ritmato rispetto al primo capitolo, come per l'episodio precente anche qui gli effetti speciali sono spettacolari (forse addirittura l'elemento più "sconvolgente" in termini di qualità del prodotto finale), il sonoro pazzesco e la colonna sonora di Hans Zimmer iconica quanto e se non addirittura più di quella di "Dune". Insomma, Denis Villeneuve è riuscito dove molti altri prima di lui hanno fallito, ovvero ha confezionato un sequel in grado di superare in termini di qualità il titolo che ha originato la saga (già ottimo di per sé, tra l'altro).
Sia chiaro, non è solo merito di Villeneuve: il cast è pazzesco e in grande spolvero, con performance particolarmente notevoli come quelle di Austin Butler (forse quello che rimane più impresso fra tutti), Rebecca Ferguson e, ovviamente, il duo Timothée Chalamet e Zendaya che funziona sorprendentemente bene e, in questo secondo film, ha più occasioni di mostrare la sua chimica. Chalamet, in particolare, ha un ruolo non facile in questa parte della storia e, anche se non credo riuscirà ad assicurarsi la sua seconda nomination all'Oscar per questa performance, dimostra ancora una volta di essere uno dei pochissimi ad Hollywood che possa essere effettivamente considerato una star a tutti gli effetti (di quelli che la gente va a vedere al cinema, per capirsi).
La prossima parte del romanzo di Frank Herbert pare essere la più difficile da adattare e sarà da vedere se Villeneuve sarà in grado di bissare ulteriormente il suo successo e continuare il momento fortunato di questa saga. Per il momento, però, ci accontentiamo delle certezze: "Dune: Part Two" è un successo (meritato).
Film 2065 - Dune
Film 2266 & 2276 - Dune: Part Two
Cast: Timothée Chalamet, Zendaya, Rebecca Ferguson, Josh Brolin, Austin Butler, Florence Pugh, Dave Bautista, Christopher Walken, Léa Seydoux, Souheila Yacoub, Stellan Skarsgård, Charlotte Rampling, Javier Bardem, Anya Taylor-Joy.
Box Office: $696.6 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Chi ha visto il primo film (e lo ha gradito) non può davvero esimersi dal recuperarne il sequel. Potentissimo a livello visivo, evocativo e mistico nonché iconico per tutta una serie di motivi (fotografia, costumi, location, colonna sonora, dialoghi, regia), "Dune: Part Two" è il titolo evento di questa prima parte del 2024 e, anche se certamente non ha la stessa trazione mediatica che ha avuto il fenomeno Barbenheimer, la pellicola di cui tutti parlano che va vista quantomeno per farsi una propria opinione. Poi, per carità, la saga di "Dune" non è certo per tutti, ma questa seconda uscita è superiore alla prima e una chance bisognerebbe dargliela.
Premi: /
Parola chiave: Prophecy.
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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 10 dicembre 2021

Film 2065 - Dune

Intro: In Italia uscito a metà settembre, durante la mia pausa a Bologna non ero riuscito a recuperarlo al cinema perché diviso tra lavoro e amici, per cui mi ero detto sarei andato a vederlo non appena tornato a Dublino. Peccato che qui uscisse con quasi un mese di ritardo... E mi è toccato aspettare (ancora).

Film 2065: "Dune" (2021) di Denis Villeneuve
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Oisin, Kate, Rafael
In sintesi: per essere un film d'azione c'è sicuramente un fortissimo senso di immobilismo e staticità che pervade tutta la pellicola, ma del resto c'era da aspettarselo considerando che si tratta di un prodotto del grande Denis Villeneuve, uno che in quanto ad immagini iconiche la sa lunga. E c'è da dire che questo suo personale approccio all'opera di Frank Herbert ha certamente un grande sapore iconico.
Già perché, diciamocelo, forse più che per la grande avventura fantasy, siamo corsi al cinema per assistere ad un vero e proprio spettacolo per gli occhi, una promessa che onestamente è stata mantenuta: "Dune" è visivamente impeccabile.
Da aggiungere, poi, che ad andare di pari passo con la visione estetica di grande impatto, c'è al contempo un cast da urlo che grida Hollywood di serie A da tutte le parti: Timothée Chalamet, Rebecca Ferguson, Oscar Isaac, Josh Brolin, Stellan Skarsgård, Dave Bautista, Zendaya, Charlotte Rampling, Jason Momoa, Javier Bardem (che insieme contano 1 premio Oscar, 3 candidati all'Oscar, una vincitrice dell'Emmy, 2 vincitori del Golden Globe. Così, per gradire, e senza contare la nomination all'Oscar di Villeneuve stesso per "Arrival"). Insomma, che con questo titolo si puntasse tantissimo all'appeal glam, visionario e, al contempo, da cinema un po' impegnato non vi erano dubbi.
Poi dall'altra parte c'è la storia, un racconto lunghissimo che qui si presta solo ad una primo capitolo che fa assaporare il potenziale del prossimo, pur caricandosi di trazione narrativa principalmente nel finale. Perché, diciamocelo, per una buona parte di film succede poco o nulla. E non tanto perché non ci siano cose da raccontare, quanto proprio perché toni e passo delle opere del regista canadese sono proprio questi, lenti, assaporati, talvolta sospirati e carichissimi di sguardi penetranti, cose non dette o solo accennate, comunque da intuire. E sì, lo ammetto, non ho sempre capito di cosa stessimo parlando.
Un po' perché la mitologia dietro questa opera non la conosc(ev)o, un po' perché tra musiche ed elementi sonori molto alti facevo proprio fatica a decifrare certi dialoghi sospirati, ammetto che qualcosina me la sia persa. Poco male, di fatto il passo placido della trama (soprattutto iniziale) mi ha permesso di colmare sufficientemente certe lacune.
Detto questo, mi sento di aggiungere solo una considerazione. Come al solito la carica gigantesca di aspettative che mi portavo dietro per questo film ha finito per guastare un po' il risultato finale. Non tanto perché non mi sia piaciuto - assolutamente il contrario - quanto perché effettivamente mi ero preparato a ricevere il verbo della divinità suprema del cinema contemporaneo, per cui è stato un po' difficile dover ridimensionare l'idea di partenza che mi fossi fatto. Per fare un esempio, non ho capito il perché di tutti i complimenti fatti agli effetti speciali che sì, sono assolutamente magnifici, eppure non particolarmente difformi o superiori ad altre opere cinematografiche cui Hollywood ci ha abituato. Lo stesso si dica per la trama che è certamente ben scritta e carica di pathos, ma non il capolavoro assoluto che mi sarei aspettato di trovare (perché qualche momentino noioso c'è eh, sia chiaro).
Poi in realtà per il resto "Dune" è stata un'esperienza da cinema in tutti i sensi, uno spettacolo visivo e un bel regalo che la settima arte ci ha fatto dopo mesi (forse anche un anno) di mediocrità trita che ha prodotto veramente poche, poche perle. Qui si è tornati al cinema in grande spolvero, ai film che vanno visti in sala, alle opere capaci di farti meravigliare per almeno un aspetto magicamente positivo. Insomma, la scommessa "Dune" è stata certamente vinta.
Film 2065 - Dune
Film 2266 & 2276 - Dune: Part Two
Cast: Timothée Chalamet, Rebecca Ferguson, Oscar Isaac, Josh Brolin, Stellan Skarsgård, Dave Bautista, Stephen McKinley Henderson, Zendaya, Chang Chen, Sharon Duncan-Brewster, Charlotte Rampling, Jason Momoa, Javier Bardem.
Box Office: $383.2 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Il consiglio è quello di vederlo al cinema o sicuramente nello schermo più grande a vostra disposizione. Preparatevi a 2 ore e mezza nonstop nel deserto tra magie e intrighi politici, sogni e profezie, il tutto visivamente incastonato alla perfezione, con un Timothée Chalamet sempre più lanciato, una Rebecca Ferguson finalmente vera protagonista, una colonna sonora (di Hans Zimmer) perfetta e una grande, grandissima visione registica. Però preparatevi anche a farvi due pal*e così in certi momenti. Avvisati.
Premi: 11 nomination ai BAFTA tra cui Miglior film, sceneggiatura non originale, colonna sonora, costumi, fotografia ed effetti speciali. Candidato al Grammy per Best Score Soundtrack for Visual Media.
Parola chiave: Spice.

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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 5 luglio 2019

Film 1621 - Red Sparrow

Intro: Che non lo guardi l'ultimo film con Jennifer Lawrence?!
Film 1621: "Red Sparrow" (2018) di Francis Lawrence
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: poteva essere una bomba e, invece, "Red Sparrow" è solamente ok. Un peccato considerato il cast stellare, la storia intrigante e la reunion post "Hunger Games" dei due Lawrence, Francis e Jennifer. Ciò detto, questo film non è terribile, visivamente ha il suo perché nonostante un'atmosfera particolarmente cupa e opprimente, ma manca di qualcosa che vada oltre quell'idea scandalosa che sta alla base della storia (ballerina che, per una serie di circostanze, viene arruolata per diventare una spia russa ad alto contenuto sessuale). E non bastano le scene d'azione, i dialoghi spregiudicati, il sesso e il nudo, serve davvero un'anima che qui, purtroppo, sembra mancare. Il tono è sempre sommesso rispetto a ciò che le immagini mostrano e non so, onestamente, se la Lawrence fosse la scelta giusta per impersonare un personaggio di origine russa.
In generale così così.
Cast: Jennifer Lawrence, Joel Edgerton, Matthias Schoenaerts, Charlotte Rampling, Mary-Louise Parker, Jeremy Irons, Ciarán Hinds, Joely Richardson, Bill Camp.
Box Office: $151.6 milioni
Vale o non vale: Tratta dal libro omonimo di Jason Matthews (che non ho letto e quindi non posso comparare al film), questa pellicola promette e propone temi e toni scottanti, ma il risultato finale non convince appieno. Si può guardare, specialmente se si è fan della Lawrence, ma meglio ricordarsi che a) ha sicuramente fatto di meglio e b) non è assolutamente un prodotto per tutti.
Premi: /
Parola chiave: Talpa.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 12 aprile 2017

Film 1340 - Assassin's Creed

Ero rimasto con la curiosità di vederlo senza riuscire a recuperarlo al cinema. Così, appena lo streaming lo ha reso disponibile, gli ho dedicato una serata casalinga.

Film 1340: "Assassin's Creed" (2016) di Justin Kurzel
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano, spagnolo
Compagnia: nessuno
Pensieri: In tutta onestà la trama mi rimane ancora un po' oscura, un po' perché metà dei dialoghi erano in spagnolo senza sottotitoli, un po' perché... Beh, adesso lo spiego.
Marion Cotillard vuole cancellare la violenza, i templari vogliono cancellare il libero arbitrio, Michael Fassbender vuole fare qualcosa (ma cosa? Cosa??) e tutti si muovono verso un finale che fa schifo senza che sia minimamente spiegato il perché del loro agire. E poi sti spagnoli incazzati cos'è che vogliono? Perché si chiamano Assassins? Ma Fassbender interpreta anche il suoantenato del passato? E perché ad un certo punto sembra che anche la Cotillard abbia un'antenata spagnola? E quando alla fine il protagonista vede la madre - anche lei versione spagnola - lei cos'è: un angelo? Una proiezione astrale? E come fanno a comunicare?
E la mossa che ad un certo punto fa Fassbender... che senso e scopo ha? Com'è che all'improvviso se ne esce con una piroetta mirabolante di cui nessuna sa niente e non è nemmeno contestualizzata? E il braccio robotico che lo assiste nelle mosse presente-passato come fa a funzionare? Cioè, chi c'è sopra si muove e il braccio si adegua... in base al pensiero? E come fa a prevedere quali saranno gli ostacoli e le interazioni provenienti dal mondo del passato?
E poi la Cotillard lascia sgozzare il padre senza muovere un dito, poi sembra se ne penta, poi la storia sembra sottintendere che sarà lei la nuova cattiva... Insomma, non ci ho capito una fava. Ma sto videogioco è davvero così incasinato o è solo la trama del film che fa cagare?
Cast: Michael Fassbender, Marion Cotillard, Jeremy Irons, Brendan Gleeson, Charlotte Rampling, Michael K. Williams, Essie Davis.
Box Office: $241.4 milioni
Consigli: Non ho mai giocato al videogioco e mi approcciavo per la prima volta al franchise e francamente ho trovato il film particolarmente confuso e privo di spiegazioni adeguate. Forse i fan lo troveranno più conforme alle proprie aspettative. Io non l'ho trovato soddisfacente e, anzi, trovo questo adattamento cinematografico di "Assassin's Creed" un'occasione sprecata. Da vedere solo se si apprezza il video game.
Parola chiave: Mela dell'Eden.

Se ti interessa/ti è piaciuto

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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 25 marzo 2016

Film 1108 - 45 Years

Alla vigilia degli Oscar, il giorno stesso della diretta da Los Angeles ho recuperato gli ultimi due titoli fondamentali per affrontare la cerimonia in possesso di tutti i dati a me necessari per una visione consapevole. Questo è il primo film.
Film 1108: "45 Years" (2015) di Andrew Haigh
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Lei, lui, l'altra 45 anni dopo.
Cosa succede a un matrimonio ben più che collaudato quando l'ombra di un passato doloroso e mai dimenticato riemerge inaspettatamente? E' questa la premessa di "45 Years", pellicola non tanto eclatante di per sé, ma viva grazie all'interpretazione di due protagonisti da standing ovation, intensi, veri, fragili ed esposti come capita di rado di vedere al cinema. Soprattutto relativamente a tematiche come queste. La terza età, l'occasione di un anniversario, i sacrifici di una vita, il bilancio che, vuoi o no, alla fine arriva. E, nel momento più sbagliato, torna, appunto, il ricordo di una vita fa - quasi un'altra vita -, in cui l'altra, primo vero amore di lui, fa nuovamente la comparsa sulla soglia di casa, senza mai entrare. Il ricordo s'insinua, il dolore avvolge, i dubbi non tardano a comparire.
In questo contesto complesso e difficile da affrontare, i due protagonisti Kate e Geoff (Charlotte Rampling, Tom Courtenay) sono costretti a sviscerare punto per punto la questione, a mettersi di nuovo in gioco quando, invece, la vita sembrava averli definitivamente lasciati in pace. Arriva piano, ma arrivo lo tsunami che sconvolgerà le loro vite - più quella di lei, a dire il vero -, arriva sotto forma di lettera che, una volta letta, non potrà più essere dimenticata. Sarà un fiore conservato tra le pagine di un diario, una diapositiva, una vecchia foto e, tassello dopo tassello, sarà inesorabile ed emotivamente violento.
Non ci sono urla qui, non ci sono scenate, ma il logorio interno di una mente che, tarlata, procede a corrodersi da dentro nel tentativo di capire, indagare su un fatto tragico che, nel concreto, è stato il punto di partenza per un'altra storia, un altro racconto al quale ci approcciamo, di fatto, allo scoccare dei 45 anni dal suo inizio.
Insomma, un racconto che sembra placido per via dei modi, ma non lo è. Una storia che è sempre più un pugno nello stomaco man mano che la trama procede e lo spettatore non può fare a meno di immedesimarsi nella splendida protagonista. "45 Years" è una pellicola che sembra per molto tempo ciò che in realtà non è, ma che sa catturare l'attenzione e le emozioni di chi guarda grazie a un finale che è tanto inaspettato quanto ruvido, emotivamente violento. Un prodotto che vive della bravura dei suoi protagonisti che sono in grado di valorizzare un risultato finale buono e, soprattutto, in grado di lasciare lo spettatore con non poche cose su cui riflettere.
Ps. Prima candidatura all'Oscar in carriera per la bravissima Charlotte Rampling, particolarmente conturbante, e per entrambi i protagonisti l'Orso d'Argento come migliori attori all'ultimo Festival del Cinema di Berlino.
Cast: Charlotte Rampling, Tom Courtenay, Geraldine James, Dolly Wells, David Sibley.
Box Office: $13.6 milioni
Consigli: Non una pellicola per tutte le occasioni, ma certamente una storia interessante da seguire soprattutto per chi è interessato a quei racconti sui rapporti umani che non si esprimono per frasi fatte, filtri sociali o mettendo in mezzo le solite banalità da cinema commerciale. Un profondo e riflettuto ritratto di una coppia sposata che, nel quotidiano, affronta l'ultima fase di una vita insieme e, nello specifico, si trova a dover gestire un nuovo capitolo di una storia apparentemente abbandonata quasi 50 anni prima. Un carico emotivo non da poco che farà vacillare le fondamenta di un'unione apparentemente solidissima e ben oliata. Insomma, "45 Years" va visto (in inglese!) consci che non si tratti di un racconto facile, ma di un viaggio introspettivo, un'interrogarsi che è un mettersi in discussione nonostante tutto e tutti. Chi è pronto ad affrontare il viaggio troverà in questa pellicola un ottimo prodotto che lascia, tra l'altro, molto su cui riflettere.
Parola chiave: Lettera.

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Bengi

martedì 17 febbraio 2015

Film 879 - Sex List - Omicidio a tre

Di certo non c'era bisogno di rispolverare questo titolo del 2008, però lo streaming lo proponeva e non lo avevo visto...

Film 879: "Sex List - Omicidio a tre" (2008) di Marcel Langenegger
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Ok, lo immaginavo che non fosse granché e di fatto così è stato. Però lo spreco del buon cast per questo debole thriller a sbiadite, sbiaditissime tinte sessuali mi lascia perplesso. Il punto è che si può anche tentare di accaparrarsi un po' di pubblico con l'aiuto di nomi di star, ma queste ultime il copione non lo leggono?
In questo caso particolare la storia è da subito prevedibile e che la bella S/Michelle Williams nasconda qualcosa è chiaro non appena il suo personaggio compare. Quando poi le prime incongruenze su Wyatt Bose/Hugh Jackman si rendono palesi, la connessione tra i due si da già per scontata. O almeno lo fa lo spettatore, perché il solitario e po' noioso Jonathan McQuarry/Ewan McGregor rimarrà imbambolato a porsi un sacco di domandi per un bel po', senza riuscire a darsi le giuste risposte. Il finale lo riscatterà leggermente, ma il suo carattere ingenuo e la sua presenza - diciamocelo - superflua guastano un po' il risultato finale del film, che si impregna inevitabilmente del carattere del suo protagonista. L'opposto aggressivo, di successo e bugiardo del personaggio di Hugh Jackman non farà altro che aumentare questa visione globale.
Inoltre, nonostante lo spudorato titolo italiano che fa promesse impossibili da mantenere, la componente sessuale è tanto superflua quanto presto dimenticata, nonostante sia messa al centro della vicenda. Non sono le avventure con donne consenzienti e predatrici di cui è impossibile scoprire l'identità ad essere il fulcro della storia, ma il castello di bugie messe in atto dal falso Bose. La parte interessante sarebbe, quindi, capirne i fini, cosa che avverrà solamente nell'ultima parte della trama.
In generale, quindi, direi che "Deception" (questo il vero titolo) ha sprecato la sua occasione di destare l'interesse giusto per la sua storia. Sembra un po' la maledizione dei film che tentano di mettere il sesso al centro della vicenda - come "Rivelazioni" o "Striptease" con Demi Moore, "Basic Instinct" e soprattutto "Basic Instinct 2" -, mischiandolo un po' a casaccio con gli spunti thriller delle varie trame. Clamoroso flop al botteghino (25 milioni di $ per produrlo).
Box Office: $17,741,298
Consigli: E' meno malvagio di altri esempi che mixano erotismo e thriller, ma rimane il fatto che sia una storia prevedibile e comunque poco interessante. Un po' uno spreco di cast (Hugh Jackman, Ewan McGregor, Michelle Williams, Maggie Q, Lisa Gay Hamilton, Charlotte Rampling) per una trama dominata dal già visto e da un espediente osé che è tanto sexy da non destare alcun interesse. Si poteva evitare quell'aspetto e approfondire di più la figura di Wyatt Bose. Tant'è, il risultato è funzionale a una visione senza impegno, senza necessità che si ricordi di aver visto questo "Sex List - Omicidio a tre". Io, finché non ho riletto questo titolo dalla mia lista di recensioni da recuperare, non mi ricordavo minimante della sua esistenza.
Parola chiave: Banca.

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Bengi

sabato 26 novembre 2011

Film 331 - Melancholia

Sabato sera di cinema impegnato con un film di cui si è tanto sentito parlare. Inevitabile la visione...


Film 331: "Melancholia" (2011) di Lars von Trier
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Gloria
Pensieri: L'ultimo film di Lars von Trier ha un cast insolitamente glam per lo standard del regista. Non cambia, però, l'impronta, il suo inconfondibile stile.
E' una strana pellicola, composta da una struttura narrativa divisa in tre parti (prologo, primo e secondo capitolo) di cui la prima è, a mio avviso, quella più interessante e sperimentale.
Giocando d'anticipo, il regista racconta - in maniera lentissima - nei primi cinque minuti quello che vedremo nelle successive due ore. Suggestive immagini in slow(slow)motion, colpiscono l'occhio dello spettatore e rimangono impresse, forse come manifesto più rappresentativo di un'opera non facile come questa.
Visivamente potente, se non visionario, perde parte del suo appeal - specialmente nella seconda parte - a causa della lenta narrazione. La depressione pre e post matrimoniale non è certo un argomento allegro, ma il malumore di Justine/Kirsten Dunst all'inizio non è solo non chiaro, ma quasi irritante. Il collegamento con la rigida figura materna e il superficiale rapporto con il padre (farfallone) offrono in corso d'opera una possibile spiegazione del rigetto viscerale del vincolo matrimoniale nella novella sposa.
Il pianeta Melancholia avanza e risulterà fatale simbolo di liberazione da depressione e angoscia, tanto che la più coraggiosa (come la luna influenza le maree, così pare che il pianeta influenzi Justine) risulterà proprio colei che fino a quel momento pareva la più vulnerabile. Arresa al suo destino, consapevole che non c'è via di scampo, la ragazza accetterà la (letterale) fine del mondo accompagnando gli altri per mano, con un'evidente inversione di ruoli rispetto alla prima parte della pellicola.
Al contrario, la coppia Gainsbourg-Sutherland finirà per passare dall'immagine solida e collaudata dell'inizio ad una scissione dei due individui con vigliacco gesto di dipartita da parte di lui. Particolare disprezzo per la figura del marito John/Sutherland, quindi, sarà inevitabile.
La bellezza intrinseca di "Melancholia" è la capacità che la pellicola ha di sviscerare il vero io delle persone. Alla resa dei conti i personaggi non potranno che rivelarsi per ciò che sono, seguendo la loro vera natura. Che sia l'influenza del pianeta o l'inarrestabile consapevolezza che tutto sta volgendo al termine, ognuno è costretto a confrontarsi con le proprie paure e le proprie domande, consapevole che il tempo a disposizione (per trovare le risposte) è decisamente breve. Il risultato sarà a tratti desolante, ma decisamente vero.
Ps. E' stato piacevole seguire la proiezione della pellicola in lingua originale, ma devo ammettere che la voce della Gainsbourg l'ho trovata spesso fastidiosa.
Pps. Il film ha vinto a Cannes 2011 il premio per la Miglior attrice Kirsten Dunst, che, dopo anni un po' appannati, torna in grande stile alla ribalta del cinema mondiale.
Consigli: Potente nelle immagini e fortissimo nel prologo, prosegue a ritmo lento. Non è una storia facile, ma può aiutare a porre interrogativi che, forse, normalmente non ci porremmo mai: io, se fossi al loro posto, cosa farei? Bella colonna sonora.
Parola chiave: Magic cave.

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Ric