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mercoledì 15 marzo 2023

Film 2170 - The Whale

Intro: Non sapevo bene cosa aspettarmi da questo film, ma tutti parlavano in maniera entusiasta della performance del protagonista (e probabilmente un Oscar), per cui ho deciso di recuperarlo.

Film 2170: "The Whale" (2022) di Darren Aronofsky
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: non sono necessariamente un fan dei film tratti da opere teatrali, né di quelle storie che vogliono raccontare a tutti i costi il dramma esistenziale di qualcuno. Da questo punto di vista, "The Whale" non si risparmia.
Il protagonista, Charlie (Brendan Fraser) è in fin di vita, recluso e obeso, depresso, sconfitto da un'esistenza che gli ha tolo l'amore della sua vita e lo ha privato, di conseguenza, della voglia di continuare a lottare. Si è rifugiato nel cibo e nel lavoro, che conduce da casa, isolato e nascosto da quegli sguardi altrui che lo metterebbero a disagio. La sua è una vita fatta di poche cose, a malapena riesce a muoversi autonomamente, e la sua unica consolazione parrebbe venire dal cibo e la compagnia dell'infermiera Liz (Hong Chau, vista di recente in "The Menu").
Chiaramente, viste le premesse e l'origine teatrale dell'opera, la storia si svolge interamente nell'appartamento di Charlie, un luogo a tratti naccessibile per il suo protagonista e che noi, come spettatori, scopriamo a poco a poco e man mano che il racconto procede fra racconti e ricordi di ciò che un tempo era la vita felice di Charlie. L'atmosfera cupa - l'appartamento è poco illuminato, dalla finestra vediamo che per la maggior parte del tempo piove - e, in generale, la consapevolezza della morte imminente del protagonista fanno sì che il film prenda una connotazione di pesantezza, un'irrequietudine che si percepisce per tutta la durata del racconto. Ad aggiungere ulteriore senso di malessere ci pensano i vari personaggi e la figlia (sadie Sink) di Charlie in primis.
A tratti ho avuto la sensazione che la storia cercasse volontariamente di infierire sul un protagonista già a terra, quasi un accanimento narrativo che alla lunga stanca e fa sentire impotenti. Mi rendo conto che probabilmente l'intento fosse proprio questo, che raccontare l'ultimo mmomento di riscatto di questo personaggio avesse senso nel momento in cui lo si mettesse di fronte a tutte quelle questioni in sospeso della sua vita che aveva lasciato per troppo tempo da parte, ma allo spettatore, che è unicamente testimone passivo di tutta la vicenda, è richiesto un enorme sforzo emotivo che non necessariamente viene ripagato nel finale.
Personalmente ho trovato "The Whale" - o, meglio, la storia da cui è tratto - un tantino fine a se stesso, un indulgere volontario in un mare di dolore, dialoghi violenti e momenti di disagio soffocante, il tutto per un risultato finale che mi ha lasciato un po' perplesso. Cosa mi sono portato dietro di questa storia e dei suoi protagonisti? Cosa ci vuole raccontare la trama e su cosa ci vuole far riflettere?
Non so, il dramma per il dramma non mi è mai piaciuto e, per quanto certi temi affrontati qui possano far riflette o scaturire discussioni a posteriori, rimane il fatto che, magnifiche interpretazioni a parte, mi è rimasto un po' il dubbio di cosa farmene di un film come questo. Come per tante altre pellicole che lo hanno preceduto, mi è parso che "The Whale" fosse più un mezzo per un fine (premi, festival, Oscar) che un'opera genuinamente capace di emoziare e suscitare un dibattito. Probabilmente, per quanto mi riguarda, questo è anche un momento personale in cui fatico a digerire il genere drammatico puro o gli esercizi di stile un po' fine a se stessi, per cui ho davvero faticato a farmi coinvolgere. Non lo rivedrei.
Cast: Brendan Fraser, Sadie Sink, Hong Chau, Ty Simpkins, Samantha Morton.
Box Office: $36.6 milioni
Vale o non vale: Le interpretazioni la fanno da padrone (al di là di quelle nominate all'Oscar di Freaser e Chau, ho davvero apprezzato quella di Samantha Morton che qui e in "She Said" ha dimostrato ancora una volta di essere una grande attrice) in un film che, di fatto, funziona grazie all'ottimo cast. Un prodotto non facile da digerire e sicuramente non per tutti. Dopo anni di oblio, qui Brendan Fraser ritorna - giustamente - al centro del discorso "cinema" e, questa volta, per un ruolo diametralmente opposto a quelli cui ci aveva abituato.
Premi: Candidato a 3 premi Oscar, ha vinto per il Miglior attore protagonista (Fraser) e il trucco. 4 nomination ai BAFTA per Miglior attore, attrice non protagonista (Chau), sceneggiatura non originale e trucco. Nominato al Golden Globe per il Miglior attore drammatico.
Parola chiave: Essay.
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#HollywoodCiak
Bengi

domenica 1 gennaio 2023

Film 2153 - The Menu

Intro: Lo abbiamo visto qualche mese fa. Ho dovuto convincere Ciarán, che non conosceva il film e ultimamente sembra non corrispondermi in termini di gusti cinematografici.
Avrei voluto pubblicare questa recensione la settimana scorsa per rimpolpare le schiere dicembrine, ma tra il ritorno in Italia, il Natale, la famiglia e gli amici non ho davvero fatto in tempo. Alla fine, però, sono contento questa sia la prima recensione del 2023!

Film 2153: "The Menu" (2022) di Mark Mylod
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: pellicola estremamente particolare, ammetto che mi aspettassi tutt'altro che questa storia.
Brillante, macabro, sorprendente e a tratti geniale, "The Menu" è un interessante esperimento cinematografico dall'umorismo più nero che mai, tra satira e horror, il tutto trainato da un magnifico Ralph Fiennes in splendida forma e, forse, non così interessante da tempo. Al suo fianco Anya Taylor-Joy che gli tiene testa con crescente fervore, sempre di più capace di una magnetica presenza. In panchina, nonostante un nome sul poster, Nicholas Hoult che si gioca al meglio un personaggio deludente quanto inutile, pur non mancando di caratterizzarlo con sapiente tempismo comico. Ridiamo di lui, non con lui (sia chiaro).
Insomma, questa commedia dark funziona fin quando lo spettatore sospenda il giudizio sugli accadimenti, assurdi e inquietanti, il tutto per un giro di giostra al sapore di ultima cena che non sarà certo per tutti i palati, ma non mancherà in ogni caso di sorprendere i commensali.
Cast: Ralph Fiennes, Anya Taylor-Joy, Nicholas Hoult, Hong Chau, Janet McTeer, Paul Adelstein, Reed Birney, Rob Yang, Judith Light, John Leguizamo.
Box Office: $70.2 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Misteriosamente intrigante, pur con certi elementi non sempre funzionanti - si tira un po' la corda in termini di assurdità e peculiarità di personaggi e situazioni - "The Menu" mantiene comunque alta l'attenzione dello spettatore riuscendo a mettere in scena non poche sorprese tra colpi di scena e rivelazioni che portano la storia per strade inaspettate. Bellissimi i piatti, cast corale perfetto e protagonisti che è un piacere vedere recitare. Un abbuffata cinematografica, anche se non so se farei il bis.
Premi: Candidato a 2 Golden Globe per Miglior attore musical o commedia (Ralph Fiennes) e Miglior attrice musical o commedia (Anya Taylor-Joy).
Parola chiave: Experience.
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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 9 febbraio 2018

Film 1473 - Downsizing

Molto, molto curioso di vedere questa pellicola!!!

Film 1473: "Downsizing" (2017) di Alexander Payne
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Francy
Pensieri: La premessa è curiosa ed intrigante: e se riducessimo la nostra dimensione corprorea tanto da diventare microscopici e cominciassimo a vivere in apposite città costruite per le persone che si fossero fatte miniaturizzare?
In una sorta di versione adulta di “Tesoro mi si sono ristretti i ragazzi” Matt Damon si trova a fronteggiare il più grande piccolo cambiamento della sua vita dovendone di fatto riscrivere ogni sua premessa dopo che sua moglie (Kristen Wiig) decide di non prendere parte al procedimento lasciandolo, di fatto, minuscolo e da solo. Comincia così il percorso di formazione di Paul Safranek che, trovandosi totalmente spaesato, inizierà ad andare alla deriva di un’esistenza nuovamente senza scopo, bloccato nella stessa realtà e consuetudine del suo io più grande, incapace di trovare una voce e uno spazio all’interno di una società che sente fatta di regole e consuetudini precise – e che lui segue pedissequamente – ma che lo lasciano infelice. SI stabilisce nuovamente in un appartamento, cerca di nuovo l’anima gemella alla più facile portata, tenda di confondersi ancora una volta ai suoi simili con un risultato medio-borghese che fa accapponare la pelle. A sconvolgerne la disperata routine sarà Dusan Mirkovic (Christoph Waltz) e un’improbabile maestra di vita vietnamita (Hong Chau) che, nell’insieme, contribuiranno a costruire la nuovissima versione del nostro micro protagonista. Fin qui tutto bene. La fregatura?
Il problema di “Downsizing” sta nella grande potenzialità sfruttata, però, nel più piccolo (o banale) dei modi. Payne costruisce un mondo fatto di nuove possibilità sociali in cui la premessa è addirittura la diminuzione del nostro impatto sul paineta – riducendo consumi, produzione di rifiuti e sprechi – per andarsi ad impantanare su sette e nuovi credo religiosi, bontà di cuore dietro a un carattere da duri e la solita morale.
Informandomi su questa pellicola ho scoperto che si tratta di una metafora della nostra società contemporanea, ma anche se ne apprezzo intenti e una certa dose di genuina originalità, non posso fare a meno di pensare che si potesse andare un po’ oltre il già visto culto del nuovo e sconosciuto per esplorare finali meno apocalittici e più fantasiosi cavalcando l’onda dell’ottimo inizio, che qui invece finisce sprecato. Assieme alla premessa, tra l’altro, si spreca un’ironia divertente e spesso pungente che non manca di contraddistinguere il primo tempo della pellicola, in nome dei sani principi e della nuova primavera interiore del protagonista.
Nell’insieme comunque “Downsizing” non manca di stupire lo spettatore e lascia non pochi spunti su cui riflettere anche una volta usciti dalla sala (il che è sempre un bene). Si poteva sfruttare meglio l’idea alla base del progetto, in ogni caso un risultato finale curioso e intrigante, anche se non del tutto soddisfacente.
Ps. Candidato al Golden Globe 2018 per la Miglior attrice non protagonista (Hong Chau).
Cast: Matt Damon, Christoph Waltz, Hong Chau, Kristen Wiig, Udo Kier, Rolf Lassgård, Ingjerd Egeberg, Søren Pilmark.
Box Office: $50 milioni (ad oggi)
Consigli: E’ da un po’ che Matt Damon non riesce a trovare una pellicola che faccia davvero centro ed è così anche questa volta. Il film, infatti, funziona bene per il primo tempo, mancando di centrare l’obiettivo però nel finale. Si spreca un’opportunità ghiotta per finire nel solito tentativo di insegnare qualcosa a chi guarda ed ascolta, quando sarebbe bastato cavalcare l’onda della spietata satira contemporanea. Consapevoli di questo, la pellicola è sufficientemente intrigante da poter essere vista almeno una volta.
Parola chiave: Società.

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Bengi