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lunedì 13 dicembre 2021

Film 2066 - Drowning by Numbers

Intro: Per una volta mi andava di vedere qualcosa di un po' meno scontato e "facile", per cui sono finito a spulciare la mia memoria esterna alla ricerca di qualcosa che facesse al caso mio. Mi sono ricordato di questa pellicola che avevo scaricato un paio d'anni fa e, considerato il cast, mi è sembrata da subito la scelta perfetta per la mia tranquilla serata a casa.

Film 2066: "Drowning by Numbers" (1988) di Peter Greenaway
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: decisamente uno dei film più strani che abbia mai visto e, lo ammetto, all'inizio mi ha talmente spiazzato che ero liì lì per mollare. Poi ammetto che la curiosità ha avuto la meglio e, tutto sommato, per quanto non rivedrei questo "Drowning by Numbers", la visione non mi è del tutto dispiaciuta. Particolare e, per una volta, diversa dal solito e totalmente differente dalle mie aspettative.
La trama si ispira al folklore e alla fiaba "Three Billy Goats Gruff" foclizzandosi sul racconto di una serie di omicidi commessi l'uno dopo l'altro dalla tre donne della famiglia Colpitts (si chiamano tutte Cissie) che, a partire dalla nonna per arrivare alla nipote, finiranno per uccidere i consorti. Nel mezzo c'è il coroner Madgett () che, nella speranza di qualche riconoscimento carnale da parte delle tre, finirà sempre per coprire i loro misfatti. Nel mezzo, poi, una marea di nudo.
Ps. Qualche curiosità per dare il senso della peculiarità di questa pellicola (tra l'altro quasi interamente girata in long/wide shot):
1. Il titolo originale (la cui traduzione letterale è: "affogati dai numeri") è un gioco di parole che richiama quegli album per bambini in cui si colora un disegno ("Drawing by numbers") riempiendo le caselle numerate con i diversi colori.
2. Nel corso del film appaiono, evidenti in primo piano o nascosti sullo sfondo, i numeri dall'1 al 100[2], in ordine crescente, come se vi fosse in corso una sorta di conteggio, introdotto all'inizio del film da una bambina che, mentre salta la corda, conta e nomina le stelle, fermandosi a cento. (da Wiki)
Cast: Joan Plowright, Juliet Stevenson, Joely Richardson, Bernard Hill, Jason Edwards, David Morrissey, Trevor Cooper, Bryan Pringle.
Box Office: $424,773
Vale o non vale: Decisamente (assolutamente) non un film per tutti per via delle numerose stranezze, i dialoghi assurdi, i tempi piuttosto lenti e un generale senso disorientante che pervade l'esperienza visiva. Detto ciò, per gli avventurosi, sicuramente un esperimento particolare. E se amate Joan Plowright, un titolo da non perdere.
Premi: In concorso per la Palma d'oro al Festival di Cannes del 1988.
Parola chiave: Numeri.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 23 dicembre 2020

Film 1758 - Nothing Like a Dame

Intro: Appena ho scoperto questo l'esistenza di questo documentario ho capito che volevo recuperarlo. A tutti i costi.
Film 1758: "Nothing Like a Dame" (2018) di Roger Michell
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: documentario interessante sulla vita di quattro legendarie attrici inglesi che da sole hanno collezionato 3 Oscar, 7 Golden Globes, 5 Emmy, 16 BAFTA e 3 Tony Awards, per un mix di vita privata e dietro le quinte che i fan non potrnno non apprezzare.
Il film in sé forse non è tanto grandioso quanto ci si sarebbe potuti aspettare, in ogni caso le quattro protagoniste tengono banco con charme e un'innata energia che è onestamente un piacere da seguire. Le chiacchiere di queste quattro amiche - che sono anche quattro fantastiche attrici di cinema, tv e teatro - sono il regalo migliore per questa fine 2020. Credetemi.
Cast: Eileen Atkins, Judi Dench, Joan Plowright, Maggie Smith.
Box Office: /
Vale o non vale: Tanta tenerezza, ammirazione e rispetto per un gruppo di grandissime attrici che ripercorrono anni di amicizia e successi attraverso una chiacchierata. Un buon documentario che rende giustizia al suo soggetto o, per meglio dire, rimette al centro della conversazione il talento delle sue protagoniste. Da vedere.
Premi: /
Parola chiave: Ricordi.
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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 4 aprile 2019

Film 1541 - 101 Dalmatians

Intro: Cercavamo il cartone animato, ma non siamo riusciti a scaricarlo e ci siamo buttati sulla versione in carne ed ossa...
Film 1541: "101 Dalmatians" (1996) di Stephen Herek
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: a tratti simpatico, ma nulla più. Glenn Close perfetta per la parte, una Crudelia De Mon (Cruella de Vil in inglese) davvero pazzesca e in linea con l'originale cartoon, anche se le cose positive del film si fermano praticamente a questo. La storia è la stessa, solo trasportata nel presente e quello che funziona per il film d'animazione, qui riesce meno in termini di intrattenimento fiabesco e magico: padroni e cani si capiscono e sono amici, interagiscono come per miracolo; i cattivi sono più che altro clown che portano momenti pseudo comici al racconto; il finale è, ovviamente, una profusione di happy ending;
"101 Dalmatians" fa ancora parte di quel momento in cui remake, sequel, spin-off e live-action risultavano essere prodotti di serie B rispetto al titolo originale, quindi non c'è da stupirsi se questa pellicola non funziona e risulta più che altro un tentativo - riuscito, direi - di guadagnare bene al botteghino. Fortunatamente le cose col tempo sono cambiate;
solo a me Miranda Priestly e questa versione di Crudelia De Mon sembrano vagamente collegate?
Cast: Glenn Close, Jeff Daniels, Joely Richardson, Joan Plowright, Hugh Laurie, Mark Williams.
Box Office: $320.7 milioni
Vale o non vale: Decisamente meglio scegliere l'originale. Se poi si è grandi fan del cartoon, questo esperimento con attori in carne ed ossa (e adorabili cuccioli di dalmata) non nuoce di certo. Ma non aspettatevi grandi cose.
Premi: Candidato al Golden Globe per la Miglior attrice protagonista e a 1 BAFTA per il Miglior trucco.
Parola chiave: Pelliccia.

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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 2 dicembre 2013

Film 623 - La lettera scarlatta

Cineforum dell'incidentato capitolo IX: finito di leggere il libro durante la convalescenza, non potevo esimermi dal visionare la versione cinematografica. Già consapevole sarebbe stata pietra miliare del cinema trash anni '90.

Film 623: "La lettera scarlatta" (1995) di Roland Joffé
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Che fosse brutto me lo aspettavo. Che fosse trash anche di più. Che fosse così brutto e così trash... no!
Cavoli, "La lettera scarlatta" con Demi Moore è uno dei cult tra i film più brutti di sempre, e anche se si sa che si tende sempre un po' ad esagerare in questi casi, ora ho finalmente le prove per confermare che è certamente uno dei peggio riusciti esempi di cinema del ventennio passato.
Non solo la trama non è per nulla fedele al libro, ma non ha nemmeno senso nel complesso e percorre quasi sempre il limite del ridicolo consentito, con parrucche improbabili (Robert Duvall), scene di nudo ingiustificate e assolutamente fuori contesto (Demi Moore e Gary Oldman), una lettera scarlatta che sembra una toppa per i jeans e dialoghi tanto profondi quanto un Harmony per signore cerebrolese. Insomma un vero e proprio disastro camuffato da adattamento cinematografico.
Motivi per scomodare la povera Hester Prynne del romanzo più famoso di Hawthorne non ce n'erano visto il risultato a sé rispetto alle pagine del libro. L'adultera Hester della pellicola presenta analogie con la "sorella" della carta stampata solo per gli aspetti più generali e superficiali, ovvero l'essere senza marito, l'aver compiuto adulterio (da cui è nata una bambina) e il simbolo che è costretta ad indossare, ovvero la grande "A" sul petto. La storia d'amore con il reverendo Dimmesdale, che nel libro è scoperta solo alla fine, viene sdoganata fin dal principio -
per carità, scelta legittima, ma mal gestita -, finendo così per perdere il carattere di mistero, suspance (chi è il padre della bambina?) e le conseguenze psicologiche che entrambi Hester e Dimmesdale devono affrontare a causa della loro colpa. Inutile, quindi, sottolineare quanto già fallimentare sia scegliere di giocarsi questa carta dal principio, considerando che chi ha scritto la sceneggitura non è stato in grado di bilanciare il mancato mistero con altri aspetti potenzialmente interessanti da sviluppare (per es. approfondire l'atteggiamento dei concittadini che accusano e ripudiano Hester o le conseguenze psicologiche dell'isolamento che la donna affronta a causa del simbolo esibito sul petto).
Qui, invece, vengono presentati goffi tentativi di voyerismo becero e totalmente fine a sé stesso. Non si capisce, infatti, per quale motivo bisogna subire la nuotata adamitica del reverendo e, soprattutto, per quale motivo una come Hester - che per autopunirsi decide perfino di nascondere la sua chioma fluente sotto un copricapo quasi monacale - dovrebbe farsi un bagno soft-porno spiato da una servetta muta dal nome Mituba (...) che, per di più, nel libro nemmeno esiste.
Insomma, ora finalmente ho capito il motivo delle 7 nomination ai Razzie Awards (tra cui Peggior film, regia, sceneggitura, attrice protagonista e attore non protagonista) e il perché del colossale flop commerciale di questo film teoricamente destinato ad una massa che, per sentirsi pseudo colta, va al cinema per poter dire di conoscere la trama di un romanzo famoso e chiacchierato (questo aspetto è preso in giro nella recente - e intelligente - pellicola "Easy A" con Emma Stone).
Ps. 46 milioni di dollari per produrlo(!) e $10,382,407 di incasso mondiale (!!!).
Consigli: Vale la pena guardarlo solamente per farsi due risate. E' lento, poco interessante, assolutamente non fedele al libro e totalmente inutile nel complesso. Un'opera di alcun valore. Peccato, perché il romanzo, per quanto non mi sia piaciuto, meritava certamente molto di più.
Parola chiave: "A".

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Bengi

lunedì 14 novembre 2011

Film 327 - Un tè con Mussolini

Film del martedì tra tè e cenni storici.


Film 327: "Un tè con Mussolini" (1999) di Franco Zeffirelli
Visto: dalla tv del Puffo
Lingua: italiano
Compagnia: Marco C., Andrea Puffo, Andrea, Diego
Pensieri: Arzille vecchiette anglofone risiedono a Firenze frequentando i giri migliori e godendosi il piacere della vita italiana. Sconvolge l'idillio la guerra.
Mussolini creduto eroe ed innovatore da una parte, dall'altra la vita sconvolta del popolo e, in questo particolare caso, delle signore inglesi che diventano, di fatto, nemiche della Patria.
Cuore della vicenda le storie di queste magnifiche signore (Maggie Smith, Judi Dench, Joan Plowright, Cher, Lily Tomlin) che, tra un'inamicizia e un ricredersi, una passione e un affetto e, soprattutto, l'amore per un bambino, attraversano gli orrori della guerra a modo loro. Come dirà in battuta finale Lady Hester Random/Maggie Smith, neanche la guerra e i tedeschi riusciranno a farle soccombere.
Un bel battaglione di star per Zeffirelli che amministra il tutto con un certo piglio da esportazione. Grandi nomi, ovviamente, richiamo pubblico, ma c'è da dire che la produzione investe in costumi ed effetti speciali come difficilmente si vede fare per una produzione italiana. Lo sforzo è premiato: i 12 milioni di dollari che richiede la pellicola, solo in America vengono ampiamente ripagati con un'ulteriore guadagno di 2 milioni rispetto all'investimento per produrlo. Non male per un film di guerra con protagoniste donne di una certa età.
"Un tè con Mussolini" mi è piaciuto, stupito soprattutto dalla ricostruzione della guerra con bombe e carri armati a rendere il tutto molto realistico. Inutile dire che il gruppo di attrici è il valore aggiunto, anche se devo dire che nessuno dei loro personaggi mi ha veramente conquistato. Non lo rivedrei, ma l'ho visto con piacere.
Consigli: Per chi ama il cinema storico o quando il cinema italiano incontra un badget tale da rendere degna di visione la rappresentazione della storia.
Parola chiave: Luca.

Trailer

Ric