Non che non mi sia piaciuto, ma mi ero davvero dimenticato di questa pellicola e, soprattutto, di metterla nella lista delle recensioni da scadenzare. Quindi, con molto ritardo, inserisco questo film un po' a casaccio nell'elenco di quelli visti, anche se la visione ha di molto preceduto la sua odierna collocazione nel blog.
Film 886: "St. Vincent" (2014) di Theodore Melfi
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Oggettivamente è una commedia carina, esperimento indie-indipendente in grado di suscitare più di una genuina risata. Tutto il merito va a un Bill Murray in gran forma, vero polo magnetico della vicenda, spalleggiato bene da una Naomi Watts insolitamente leggera (prostituta incinta e successivamente golf per Vincent). Completa il quadro Melissa McCarthy, finalmente in un ruolo normale e non chiassoso e Jaeden Lieberher nei panni del piccolo, curioso Oliver.
Anche qui, come in altre storie raccontate prima, il binomio giovane-anziano, pupillo-mentore è l'aspetto della vicenda che più viene considerato, anche se la chiave di lettura mostrata da questa vicenda è piuttosto irriverente, considerato che il Vincent del titolo è, da subito, un insopportabile alcolizzato che sembra odiare tutto e tutti, ricoperto di debiti di gioco e con la casa di cura dove, si scoprirà, è alloggiata la moglie malata. Insomma, è un bel casino. Ma, disperata, Maggie/McCarthy sarà costretta a chiedere a lui di prendersi cura del figlio mentre lei è costretta a fare gli straordinari al lavoro per far quadrare i conti.
E' chiaro che l'aspetto più piacevole di "St. Vincent" è il buon gruppo di attori che mettono in scena un racconto a tratti strampalato e irriverente, ma che nel finale si lascia coinvolgere da un sentimento buonista da lieto fine che mette tutto a posto. L'amicizia tra il lunatico Vincent e Oliver è certamente il valore aggiunto che motiva la visione di una storia che, altrimenti, sarebbe stata meno interessante e sicuramente più convenzionale. In definitiva un film carino.
Ps. Due candidature ai Golden Globes 2015 nella sottocategoria musical o commedia: Miglior film e Miglior attore protagonista (Murray).
Box Office: $54 milioni di dollari
Consigli: Pellicola carina è meno convenzionale di quanto si potrebbe pensare, "St. Vincent" è un titolo che sicuramente si può vedere senza pensieri, simpatico e adatto ad ogni occasione di disimpegno. Non è un capolavoro, ma ha i suoi buoni momenti, soprattutto finché la figura burbera di Vincent rimane celata dietro il suo odio per il mondo intero e il suo essere così fuori dagli schemi. Bill Murray è il valore aggiunto di tutto il progetto.
Parola chiave: Progetto scolastico.
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#HollywoodCiak
Bengi
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giovedì 5 marzo 2015
Film 886 - St. Vincent
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giovedì 17 luglio 2014
Film 743 - The Best Man Holiday
Una pellicola facile facile per distrarsi un po'.
Film 743: "The Best Man Holiday" (2013) di Malcolm D. Lee
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Il tempismo della programmazione italiana è qualcosa che va oltre l'uomanamente comprensibile, ovvero come piazzare un film di Natale in piena estate.
Fosse solo questo, poi, sarebbe solo una questione di nonsense, ma se consideriamo che la cinematografia all-black non è esattamente cult nel nostro Paese e tenendo presente che per i cinema i mesi estivi sono notoriamente quelli meno affollati... non posso non chiedermi: perché? Non è poi un caso se l'incasso al primo weekend di uscita è in ventesima posizione con un "bottino" di 11.383€. Imbarazzante.
Premessa fatta - poi non lamentiamoci che in Italia la gente non va al cinema - devo dire che ho trovato questo "The Best Man Holiday" conforme alle aspettative e, anche se non avevo visto il primo film di cui questo è sequel (e l'ho scoperto solo a visione iniziata), piuttosto comprensibile, facile da seguire e prevedibile. Cavoli quanto piace ai neri parlare di Gesù.
La morale cristiana qui è sguinzagliata senza freni e le occasioni di buonismo guastano il piacere della meschineria superficiale, unica alleata di battute che facciano sorridere. Insomma, il film procede dritto per il binario della prevedibilità, tra qualche battuta e molto, molto, molto spirito natalizio. Il che, come ci tengo a ribadire, è davvero fuori tempo massimo.
Quindi, niente di che.
Box Office: $71,625,195
Consigli: Sulla scia di pellicole come "Amore e altri guai" e "L'amore in valigia", una tragicommedia romantica natalizia all black che da noi esce a luglio e che, probabilmente, sarebbe meglio vedere durante le feste. Troppo sdolcinata per questa calura estiva.
Parola chiave: Autobiografia.
Trailer
Bengi
Film 743: "The Best Man Holiday" (2013) di Malcolm D. Lee
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Il tempismo della programmazione italiana è qualcosa che va oltre l'uomanamente comprensibile, ovvero come piazzare un film di Natale in piena estate.
Fosse solo questo, poi, sarebbe solo una questione di nonsense, ma se consideriamo che la cinematografia all-black non è esattamente cult nel nostro Paese e tenendo presente che per i cinema i mesi estivi sono notoriamente quelli meno affollati... non posso non chiedermi: perché? Non è poi un caso se l'incasso al primo weekend di uscita è in ventesima posizione con un "bottino" di 11.383€. Imbarazzante.
Premessa fatta - poi non lamentiamoci che in Italia la gente non va al cinema - devo dire che ho trovato questo "The Best Man Holiday" conforme alle aspettative e, anche se non avevo visto il primo film di cui questo è sequel (e l'ho scoperto solo a visione iniziata), piuttosto comprensibile, facile da seguire e prevedibile. Cavoli quanto piace ai neri parlare di Gesù.
La morale cristiana qui è sguinzagliata senza freni e le occasioni di buonismo guastano il piacere della meschineria superficiale, unica alleata di battute che facciano sorridere. Insomma, il film procede dritto per il binario della prevedibilità, tra qualche battuta e molto, molto, molto spirito natalizio. Il che, come ci tengo a ribadire, è davvero fuori tempo massimo.
Quindi, niente di che.
Box Office: $71,625,195
Consigli: Sulla scia di pellicole come "Amore e altri guai" e "L'amore in valigia", una tragicommedia romantica natalizia all black che da noi esce a luglio e che, probabilmente, sarebbe meglio vedere durante le feste. Troppo sdolcinata per questa calura estiva.
Parola chiave: Autobiografia.
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Bengi
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lunedì 23 dicembre 2013
Film 637 - Prisoners
Ero attirato principalmente dalla presenza dei due attori protagonisti, anche perché Jake Gyllenhaal mancava dal grande schermo già da un po' di tempo...
Film 637: "Prisoners" (2013) di Denis Villeneuve
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Pensavo sinceramente fosse uno di quei film con un grande cast (Hugh Jackman, Jake Gyllenhaal, Viola Davis, Maria Bello, Terrence Howard, Melissa Leo, Paul Dano), ma con nessuna chance di proporti qualcosa di interessante. E invece "Prisoners" è più che sorprendente!
Parte piano e, sinceramente, lascia quasi intendere che ciò che vedi è proprio quello che ti aspettavi: il solito prodotto che si gioca tutto attraverso i suoi protagonisti, senza davvero impegnarsi in una storia interessante e/o convincente. In realtà, piano piano, il racconto prende direzioni inaspettate, finanedo per intraprendere percorsi narrativi che toccano temi piuttosto scottanti come la giustizia privata, il fanatismo e, naturalmente, il rapimento di minori e le conseguenze che ha sulle famiglie che lo subiscono. Insomma, non esattamente cose da nulla.
Il tema del rapimento segue tutto il percorso del film praticamente dall'inizio e accompagna i 153 minuti di pellicola come tema portante a cui, man mano che si procede a raccontare, si aggiungono gli altri che vanno ad arricchire "Prisoners" di pathos e tensione. Numerose le domande che si è costretti a porsi: come mi comporterei se rapissero mio figlio? Quanta fiducia darei a chi è incaricato di indagare? E, se fossi sicuro di aver individuato il/i colpevole/i, quanto potrei spingermi oltre pur di ottenere una confessione che mi aiuti a ritrovare mio figlio? Riuscirei a trasformarmi in una specie di vendicatore della notte, tra torture e sensi di colpa?
Insomma, pur partendo in sordina, questa pellicola ingrana presto la marcia giusta e si confronta con domande che rendono spesso difficile rapportarsi con quello che si sta vedendo, ovvero la personale discesa all'inferno di Keller Dover per ritrovare la figlia rapita il giorno del ringraziamento da qualcuno che lui ritiene essere l'infantile Alex Jones. Avrà ragione?
Il dubbio è una componente intrinseca di questa storia e per la maggior parte del tempo bisognerà fare i conti con la possibilità che tutto ciò che sta facendo Keller sia effettivamente sbagliato. Le piste che lui e il Detective Loki stanno seguendo, poi, sono completamente differenti e non si sa mai davvero per quale dei due parteggiare.
In un difficile gioco di specchi, tra l'ombra dell'abuso sessuale e il feroce timore di non riuscire a ritrovare in tempo la sua bambina, Keller finirà per affrontare anche i suoi personalissimi demoni, segnato per sempre da ciò che farà pur di non sprecare nessuna possibilità di trarre in salvo la sua Anna.
Sia nel modo di affrontare la vicenda, sia nei personaggi - e, per forza, nell'interpretazione degli attori - "Prisoners" funziona alla grande e lascia un segno forte nello spettatore, costretto anche lui a ritrovarsi faccia a faccia con decisioni scomode, scene violente e rivelazioni inquietanti da far accapponare la pelle. Melissa Leo invecchiata è letteralmente la rivelazione del film - nella versione italiana molto l'aiuta avere la doppiatrice di Meryl Streep, Maria Pia Di Meo -, glaciale ed inquietante al contempo. Hugh Jackman nella parte del padre che tutti vorremmo avere è una garanzia, aiutato dalle sue spalle-armadio e la capacità di risultare roccia sì, ma in grado di commuoversi e comunicarti anche solo con lo sguardo che il suo mondo di padre si sta sgretolando man mano che le ore passano e le possibilità di trovare la sua bambina ancora viva diminuiscono. Viola Davis in generale non mi dispiace mai, anche se quando le toccano queste parti pianto-annesse finisce sempre per lacrimare anche dal naso e la cosa mi distrae sempre un po' dalla sua interpretazione (vedi "Il dubbio"). Più innoqui Maria Bello e Terrence Howard i cui ruoli finiscono per essere marginali. Paul Dano lievemente ritardato è perfetto e si fa odiare in maniera magnifica, mentre il detective di Jake Gyllenhaal piace per il taglio di capelli cool e perché, alla fine, è esattamente chi speravi che fosse.
Nonostante questo film non sia stato particolarmente preso in considerazione tra le pellicole meritevoli di nomination in questa stagione di premiazioni, devo dire che, al momento, "Prisoners" è uno dei migliori prodotti cinematografici che ho visto, ben scritto, realizzato e recitato, teso ed oscuro, capace di tenerti appeso ad una speranza fino all'ultimo secondo, fino a quel fischio che ti fa, finalmente, tirare un sospiro di sollievo.
Ps. $118,433,958 incassati al botteghino e 46 milioni spesi per produrlo.
Consigli: Assolutamente uno dei titoli più interessanti di questo 2013. Grande cast, ottima sceneggiatura, atmosfera cupa da thriller, ma con parecchie incursioni dark nella psiche dei protagonisti. Bello e riuscito. Davvero una sorpresa.
Parola chiave: Camper.
Trailer
Bengi
Film 637: "Prisoners" (2013) di Denis Villeneuve
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Pensavo sinceramente fosse uno di quei film con un grande cast (Hugh Jackman, Jake Gyllenhaal, Viola Davis, Maria Bello, Terrence Howard, Melissa Leo, Paul Dano), ma con nessuna chance di proporti qualcosa di interessante. E invece "Prisoners" è più che sorprendente!
Parte piano e, sinceramente, lascia quasi intendere che ciò che vedi è proprio quello che ti aspettavi: il solito prodotto che si gioca tutto attraverso i suoi protagonisti, senza davvero impegnarsi in una storia interessante e/o convincente. In realtà, piano piano, il racconto prende direzioni inaspettate, finanedo per intraprendere percorsi narrativi che toccano temi piuttosto scottanti come la giustizia privata, il fanatismo e, naturalmente, il rapimento di minori e le conseguenze che ha sulle famiglie che lo subiscono. Insomma, non esattamente cose da nulla.
Il tema del rapimento segue tutto il percorso del film praticamente dall'inizio e accompagna i 153 minuti di pellicola come tema portante a cui, man mano che si procede a raccontare, si aggiungono gli altri che vanno ad arricchire "Prisoners" di pathos e tensione. Numerose le domande che si è costretti a porsi: come mi comporterei se rapissero mio figlio? Quanta fiducia darei a chi è incaricato di indagare? E, se fossi sicuro di aver individuato il/i colpevole/i, quanto potrei spingermi oltre pur di ottenere una confessione che mi aiuti a ritrovare mio figlio? Riuscirei a trasformarmi in una specie di vendicatore della notte, tra torture e sensi di colpa?
Insomma, pur partendo in sordina, questa pellicola ingrana presto la marcia giusta e si confronta con domande che rendono spesso difficile rapportarsi con quello che si sta vedendo, ovvero la personale discesa all'inferno di Keller Dover per ritrovare la figlia rapita il giorno del ringraziamento da qualcuno che lui ritiene essere l'infantile Alex Jones. Avrà ragione?
Il dubbio è una componente intrinseca di questa storia e per la maggior parte del tempo bisognerà fare i conti con la possibilità che tutto ciò che sta facendo Keller sia effettivamente sbagliato. Le piste che lui e il Detective Loki stanno seguendo, poi, sono completamente differenti e non si sa mai davvero per quale dei due parteggiare.
In un difficile gioco di specchi, tra l'ombra dell'abuso sessuale e il feroce timore di non riuscire a ritrovare in tempo la sua bambina, Keller finirà per affrontare anche i suoi personalissimi demoni, segnato per sempre da ciò che farà pur di non sprecare nessuna possibilità di trarre in salvo la sua Anna.
Sia nel modo di affrontare la vicenda, sia nei personaggi - e, per forza, nell'interpretazione degli attori - "Prisoners" funziona alla grande e lascia un segno forte nello spettatore, costretto anche lui a ritrovarsi faccia a faccia con decisioni scomode, scene violente e rivelazioni inquietanti da far accapponare la pelle. Melissa Leo invecchiata è letteralmente la rivelazione del film - nella versione italiana molto l'aiuta avere la doppiatrice di Meryl Streep, Maria Pia Di Meo -, glaciale ed inquietante al contempo. Hugh Jackman nella parte del padre che tutti vorremmo avere è una garanzia, aiutato dalle sue spalle-armadio e la capacità di risultare roccia sì, ma in grado di commuoversi e comunicarti anche solo con lo sguardo che il suo mondo di padre si sta sgretolando man mano che le ore passano e le possibilità di trovare la sua bambina ancora viva diminuiscono. Viola Davis in generale non mi dispiace mai, anche se quando le toccano queste parti pianto-annesse finisce sempre per lacrimare anche dal naso e la cosa mi distrae sempre un po' dalla sua interpretazione (vedi "Il dubbio"). Più innoqui Maria Bello e Terrence Howard i cui ruoli finiscono per essere marginali. Paul Dano lievemente ritardato è perfetto e si fa odiare in maniera magnifica, mentre il detective di Jake Gyllenhaal piace per il taglio di capelli cool e perché, alla fine, è esattamente chi speravi che fosse.
Nonostante questo film non sia stato particolarmente preso in considerazione tra le pellicole meritevoli di nomination in questa stagione di premiazioni, devo dire che, al momento, "Prisoners" è uno dei migliori prodotti cinematografici che ho visto, ben scritto, realizzato e recitato, teso ed oscuro, capace di tenerti appeso ad una speranza fino all'ultimo secondo, fino a quel fischio che ti fa, finalmente, tirare un sospiro di sollievo.
Ps. $118,433,958 incassati al botteghino e 46 milioni spesi per produrlo.
Consigli: Assolutamente uno dei titoli più interessanti di questo 2013. Grande cast, ottima sceneggiatura, atmosfera cupa da thriller, ma con parecchie incursioni dark nella psiche dei protagonisti. Bello e riuscito. Davvero una sorpresa.
Parola chiave: Camper.
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