L'estate è per l'horror la stagione migliore. Ecco uno dei titoli estivi che avevo perso al cinema e recuperato a casa.
Film 1013: "Kristy" (2014) di Oliver Blackburn
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Lu
Pensieri: Un po' incerto nell'inizio, alla fine anche questo titolo del genere 'da spavento' trova una sorta di coerenza e riesce a portare a termine una storia non certo innovativa, ma quantomeno in grado di creare suspense.
I bui e interminabili corridoi solitari del college in cui alloggia la poverella Justine (Haley Bennett) si tingeranno di sangue quando un branco di pazzi di una specie di setta tenterà di uccidere il suo personale sacrificio, per l'occasione ribattezzato Kristy. Per non farsi mancare nulla gireranno ovviamente anche un bel video, così da poterlo caricare sullo stesso portale che raccoglie le testimonianze video di altri pazzi come loro che si sono imbarcati nella stessa impresa sacrificale. Come dicevo, questo inizio non è particolarmente originale, né sufficientemente definito. La follia del sacrificio umano non è approfondita, ma piattamente utilizzata quale scusa per l'aggressione, mancando totalmente di un minimo background capace di contestualizzare anche solo vagamente la trama. Inoltre per buona parte del primo tempo è inevitabile pensare che si tratti dell'ennesima pellicola riguardo a snuff movie, quando la realtà sarà diversa. Una volta capito di essere braccata da pazzi maniaci e pure mitomani, infatti, Justine finirà per passare al contrattacco. L'evento scatenante sarà l'uccisione sotto i suoi occhi del fidanzatino biondo (Lucas Till), il che la scuoterà tanto da spingerla a vendicarsi e, soprattutto, salvare la propria vita. Da vittima a carnefice.
Anche questa seconda parte non è certo originale, ma almeno all'interno dell'operazione "Kristy" ha più senso. Lo snuff movie è una scusa per rendere ancora più 'spaventosi' i predatori; la setta che richiede il sacrificio umano solo il pretesto iniziale. Questi due aspetti insieme non sono sufficienti a giustificare la storia, troppo deboli per renderla interessante. Il film, invece, si riaccende proprio quando la protagonista reagisce e, diciamocelo, finalmente succede qualcosa.
Dunque questa pellicola non è niente di che. Sa creare una buona atmosfera e regala qualche momento carico di suspense, ma ci fermiamo qui.
Cast: Haley Bennett, Ashley Greene, Lucas Till, Erica Ash, James Ransone.
Box Office: € 157.324 (solo Italia)
Consigli: Cast giovane, horror così così, tipico titolo estivo. Può funzionare solo in quella che è la stagione più tranquilla per quanto riguarda il mondo del cinema e lì, infatti, l'hanno collocata. Non c'è molto da dire, se non che si tratta di un horror che non ha nulla di nuovo da raccontare, ma può funzionare. Al buio nella vostra camera, da soli, quando tutto fuori tace, "Kristy" può essere una compagina per la serata quantomeno disturbante. C'è poca trama, per cui non si fatica particolarmente: basta spegnere il cervello e lasciarsi guidare attraversi corridoi senza fine...
Parola chiave: Thanksgiving.
Trailer
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Bengi
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martedì 13 ottobre 2015
Film 1013 - Kristy
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mercoledì 26 novembre 2014
Film 823 - Free Birds - Tacchini in fuga
Sinceramente una pellicola di cui non ricordavo per nulla l'esistenza, eppure uscita a malapena un anno fa.
Film 823: "Free Birds - Tacchini in fuga" (2013) di Jimmy Hayward
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Simpatico cartoon dalla parte degli animali, "Free Birds" nello specifico prende a cuore le sventure culinarie dei tacchini nella ricorrenza del Thanksgiving americano che li vede grandi protagonisti del menù. Salvare la propria razza dal massacro a tavola comporterà un viaggio nel tempo - sì, avete letto bene - per risalire alle origini di questa tradizione. Si tornerà, quindi, a tre giorni prima che avvenga il primo Thankgsgiving in assoluto nel 1621.
Come si capisce già da questi pochi elementi la trama è piuttosto inusuale, soprattutto perché combina strani elementi insieme, ma a ben vedere recentemente abbiamo assistito alla storia di un cane super intelligente che adotta un bambino e assieme viaggiano nel tempo. A differenza di "Mr. Peabody e Sherman", però, "Tacchini in fuga" è più divertente. La saccenza costante del cane rende difficile simpatizzare per il protagonista che, invece, qui è abbastanza stupido e divertente, per cui si segue con pacata tranquillità le improbabili avventure temporali dei tacchini in cerca di riscatto.
Anche se la sensazione generale è sempre che ci sia tutto, eppure manchi qualcosa, la storia riesce comunque ad intrattenere lo spettatore, strappando qualche sorriso e riuscendo a giocarsi abbastanza benei 91 minuti di pellicola che gli competono. L'unica cosa che forse poteva essere un po' più moderata è il livello di idiozia dei personaggi, qui settati su valori molto alti che, se a volte funzionano, altre volte risultano un po' superflui (come per esempio la bambina narcolettica: la prima volta è divertente, alla terza quasi più). I doppiatori americani sono Woody Harrelson, Owen Wilson e Amy Poehler.
Box Office: $110,387,072
Consigli: Storiella sciocchina ma piacevole con anche una certa dose di fantasia che non guasta. Un film per tutta la famiglia su una tradizione tutta americana che ha i tacchini come protagonisti. Il Presidente americano è solito graziarne uno all'anno; l'altro, però, se lo mangia.
Parola chiave: Pizza.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 823: "Free Birds - Tacchini in fuga" (2013) di Jimmy Hayward
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Simpatico cartoon dalla parte degli animali, "Free Birds" nello specifico prende a cuore le sventure culinarie dei tacchini nella ricorrenza del Thanksgiving americano che li vede grandi protagonisti del menù. Salvare la propria razza dal massacro a tavola comporterà un viaggio nel tempo - sì, avete letto bene - per risalire alle origini di questa tradizione. Si tornerà, quindi, a tre giorni prima che avvenga il primo Thankgsgiving in assoluto nel 1621.
Come si capisce già da questi pochi elementi la trama è piuttosto inusuale, soprattutto perché combina strani elementi insieme, ma a ben vedere recentemente abbiamo assistito alla storia di un cane super intelligente che adotta un bambino e assieme viaggiano nel tempo. A differenza di "Mr. Peabody e Sherman", però, "Tacchini in fuga" è più divertente. La saccenza costante del cane rende difficile simpatizzare per il protagonista che, invece, qui è abbastanza stupido e divertente, per cui si segue con pacata tranquillità le improbabili avventure temporali dei tacchini in cerca di riscatto.
Anche se la sensazione generale è sempre che ci sia tutto, eppure manchi qualcosa, la storia riesce comunque ad intrattenere lo spettatore, strappando qualche sorriso e riuscendo a giocarsi abbastanza benei 91 minuti di pellicola che gli competono. L'unica cosa che forse poteva essere un po' più moderata è il livello di idiozia dei personaggi, qui settati su valori molto alti che, se a volte funzionano, altre volte risultano un po' superflui (come per esempio la bambina narcolettica: la prima volta è divertente, alla terza quasi più). I doppiatori americani sono Woody Harrelson, Owen Wilson e Amy Poehler.
Box Office: $110,387,072
Consigli: Storiella sciocchina ma piacevole con anche una certa dose di fantasia che non guasta. Un film per tutta la famiglia su una tradizione tutta americana che ha i tacchini come protagonisti. Il Presidente americano è solito graziarne uno all'anno; l'altro, però, se lo mangia.
Parola chiave: Pizza.
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lunedì 23 dicembre 2013
Film 637 - Prisoners
Ero attirato principalmente dalla presenza dei due attori protagonisti, anche perché Jake Gyllenhaal mancava dal grande schermo già da un po' di tempo...
Film 637: "Prisoners" (2013) di Denis Villeneuve
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Pensavo sinceramente fosse uno di quei film con un grande cast (Hugh Jackman, Jake Gyllenhaal, Viola Davis, Maria Bello, Terrence Howard, Melissa Leo, Paul Dano), ma con nessuna chance di proporti qualcosa di interessante. E invece "Prisoners" è più che sorprendente!
Parte piano e, sinceramente, lascia quasi intendere che ciò che vedi è proprio quello che ti aspettavi: il solito prodotto che si gioca tutto attraverso i suoi protagonisti, senza davvero impegnarsi in una storia interessante e/o convincente. In realtà, piano piano, il racconto prende direzioni inaspettate, finanedo per intraprendere percorsi narrativi che toccano temi piuttosto scottanti come la giustizia privata, il fanatismo e, naturalmente, il rapimento di minori e le conseguenze che ha sulle famiglie che lo subiscono. Insomma, non esattamente cose da nulla.
Il tema del rapimento segue tutto il percorso del film praticamente dall'inizio e accompagna i 153 minuti di pellicola come tema portante a cui, man mano che si procede a raccontare, si aggiungono gli altri che vanno ad arricchire "Prisoners" di pathos e tensione. Numerose le domande che si è costretti a porsi: come mi comporterei se rapissero mio figlio? Quanta fiducia darei a chi è incaricato di indagare? E, se fossi sicuro di aver individuato il/i colpevole/i, quanto potrei spingermi oltre pur di ottenere una confessione che mi aiuti a ritrovare mio figlio? Riuscirei a trasformarmi in una specie di vendicatore della notte, tra torture e sensi di colpa?
Insomma, pur partendo in sordina, questa pellicola ingrana presto la marcia giusta e si confronta con domande che rendono spesso difficile rapportarsi con quello che si sta vedendo, ovvero la personale discesa all'inferno di Keller Dover per ritrovare la figlia rapita il giorno del ringraziamento da qualcuno che lui ritiene essere l'infantile Alex Jones. Avrà ragione?
Il dubbio è una componente intrinseca di questa storia e per la maggior parte del tempo bisognerà fare i conti con la possibilità che tutto ciò che sta facendo Keller sia effettivamente sbagliato. Le piste che lui e il Detective Loki stanno seguendo, poi, sono completamente differenti e non si sa mai davvero per quale dei due parteggiare.
In un difficile gioco di specchi, tra l'ombra dell'abuso sessuale e il feroce timore di non riuscire a ritrovare in tempo la sua bambina, Keller finirà per affrontare anche i suoi personalissimi demoni, segnato per sempre da ciò che farà pur di non sprecare nessuna possibilità di trarre in salvo la sua Anna.
Sia nel modo di affrontare la vicenda, sia nei personaggi - e, per forza, nell'interpretazione degli attori - "Prisoners" funziona alla grande e lascia un segno forte nello spettatore, costretto anche lui a ritrovarsi faccia a faccia con decisioni scomode, scene violente e rivelazioni inquietanti da far accapponare la pelle. Melissa Leo invecchiata è letteralmente la rivelazione del film - nella versione italiana molto l'aiuta avere la doppiatrice di Meryl Streep, Maria Pia Di Meo -, glaciale ed inquietante al contempo. Hugh Jackman nella parte del padre che tutti vorremmo avere è una garanzia, aiutato dalle sue spalle-armadio e la capacità di risultare roccia sì, ma in grado di commuoversi e comunicarti anche solo con lo sguardo che il suo mondo di padre si sta sgretolando man mano che le ore passano e le possibilità di trovare la sua bambina ancora viva diminuiscono. Viola Davis in generale non mi dispiace mai, anche se quando le toccano queste parti pianto-annesse finisce sempre per lacrimare anche dal naso e la cosa mi distrae sempre un po' dalla sua interpretazione (vedi "Il dubbio"). Più innoqui Maria Bello e Terrence Howard i cui ruoli finiscono per essere marginali. Paul Dano lievemente ritardato è perfetto e si fa odiare in maniera magnifica, mentre il detective di Jake Gyllenhaal piace per il taglio di capelli cool e perché, alla fine, è esattamente chi speravi che fosse.
Nonostante questo film non sia stato particolarmente preso in considerazione tra le pellicole meritevoli di nomination in questa stagione di premiazioni, devo dire che, al momento, "Prisoners" è uno dei migliori prodotti cinematografici che ho visto, ben scritto, realizzato e recitato, teso ed oscuro, capace di tenerti appeso ad una speranza fino all'ultimo secondo, fino a quel fischio che ti fa, finalmente, tirare un sospiro di sollievo.
Ps. $118,433,958 incassati al botteghino e 46 milioni spesi per produrlo.
Consigli: Assolutamente uno dei titoli più interessanti di questo 2013. Grande cast, ottima sceneggiatura, atmosfera cupa da thriller, ma con parecchie incursioni dark nella psiche dei protagonisti. Bello e riuscito. Davvero una sorpresa.
Parola chiave: Camper.
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Bengi
Film 637: "Prisoners" (2013) di Denis Villeneuve
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Pensavo sinceramente fosse uno di quei film con un grande cast (Hugh Jackman, Jake Gyllenhaal, Viola Davis, Maria Bello, Terrence Howard, Melissa Leo, Paul Dano), ma con nessuna chance di proporti qualcosa di interessante. E invece "Prisoners" è più che sorprendente!
Parte piano e, sinceramente, lascia quasi intendere che ciò che vedi è proprio quello che ti aspettavi: il solito prodotto che si gioca tutto attraverso i suoi protagonisti, senza davvero impegnarsi in una storia interessante e/o convincente. In realtà, piano piano, il racconto prende direzioni inaspettate, finanedo per intraprendere percorsi narrativi che toccano temi piuttosto scottanti come la giustizia privata, il fanatismo e, naturalmente, il rapimento di minori e le conseguenze che ha sulle famiglie che lo subiscono. Insomma, non esattamente cose da nulla.
Il tema del rapimento segue tutto il percorso del film praticamente dall'inizio e accompagna i 153 minuti di pellicola come tema portante a cui, man mano che si procede a raccontare, si aggiungono gli altri che vanno ad arricchire "Prisoners" di pathos e tensione. Numerose le domande che si è costretti a porsi: come mi comporterei se rapissero mio figlio? Quanta fiducia darei a chi è incaricato di indagare? E, se fossi sicuro di aver individuato il/i colpevole/i, quanto potrei spingermi oltre pur di ottenere una confessione che mi aiuti a ritrovare mio figlio? Riuscirei a trasformarmi in una specie di vendicatore della notte, tra torture e sensi di colpa?
Insomma, pur partendo in sordina, questa pellicola ingrana presto la marcia giusta e si confronta con domande che rendono spesso difficile rapportarsi con quello che si sta vedendo, ovvero la personale discesa all'inferno di Keller Dover per ritrovare la figlia rapita il giorno del ringraziamento da qualcuno che lui ritiene essere l'infantile Alex Jones. Avrà ragione?
Il dubbio è una componente intrinseca di questa storia e per la maggior parte del tempo bisognerà fare i conti con la possibilità che tutto ciò che sta facendo Keller sia effettivamente sbagliato. Le piste che lui e il Detective Loki stanno seguendo, poi, sono completamente differenti e non si sa mai davvero per quale dei due parteggiare.
In un difficile gioco di specchi, tra l'ombra dell'abuso sessuale e il feroce timore di non riuscire a ritrovare in tempo la sua bambina, Keller finirà per affrontare anche i suoi personalissimi demoni, segnato per sempre da ciò che farà pur di non sprecare nessuna possibilità di trarre in salvo la sua Anna.
Sia nel modo di affrontare la vicenda, sia nei personaggi - e, per forza, nell'interpretazione degli attori - "Prisoners" funziona alla grande e lascia un segno forte nello spettatore, costretto anche lui a ritrovarsi faccia a faccia con decisioni scomode, scene violente e rivelazioni inquietanti da far accapponare la pelle. Melissa Leo invecchiata è letteralmente la rivelazione del film - nella versione italiana molto l'aiuta avere la doppiatrice di Meryl Streep, Maria Pia Di Meo -, glaciale ed inquietante al contempo. Hugh Jackman nella parte del padre che tutti vorremmo avere è una garanzia, aiutato dalle sue spalle-armadio e la capacità di risultare roccia sì, ma in grado di commuoversi e comunicarti anche solo con lo sguardo che il suo mondo di padre si sta sgretolando man mano che le ore passano e le possibilità di trovare la sua bambina ancora viva diminuiscono. Viola Davis in generale non mi dispiace mai, anche se quando le toccano queste parti pianto-annesse finisce sempre per lacrimare anche dal naso e la cosa mi distrae sempre un po' dalla sua interpretazione (vedi "Il dubbio"). Più innoqui Maria Bello e Terrence Howard i cui ruoli finiscono per essere marginali. Paul Dano lievemente ritardato è perfetto e si fa odiare in maniera magnifica, mentre il detective di Jake Gyllenhaal piace per il taglio di capelli cool e perché, alla fine, è esattamente chi speravi che fosse.
Nonostante questo film non sia stato particolarmente preso in considerazione tra le pellicole meritevoli di nomination in questa stagione di premiazioni, devo dire che, al momento, "Prisoners" è uno dei migliori prodotti cinematografici che ho visto, ben scritto, realizzato e recitato, teso ed oscuro, capace di tenerti appeso ad una speranza fino all'ultimo secondo, fino a quel fischio che ti fa, finalmente, tirare un sospiro di sollievo.
Ps. $118,433,958 incassati al botteghino e 46 milioni spesi per produrlo.
Consigli: Assolutamente uno dei titoli più interessanti di questo 2013. Grande cast, ottima sceneggiatura, atmosfera cupa da thriller, ma con parecchie incursioni dark nella psiche dei protagonisti. Bello e riuscito. Davvero una sorpresa.
Parola chiave: Camper.
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