Alla scoperta della carriera cinematografica di Julia Roberts - Atto terzo.
Film 841: "Pretty Woman" (1990) di Garry Marshall
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: "Pretty woman, walking down the street
Pretty woman, the kind I'd like to meet"
Una canzone famosissima per un film ancora più famoso, addirittura di culto. "Pretty Woman" è la storica pellicola che ormai più di 20 anni fa lanciò letteralmente nell'olimpo delle star mondiali la Roberts e Richard Gere, un duo che, tra l'altro, saprà bissare il clamoroso successo sul grande schermo grazie alla successiva commedia romantica sempre diretta da Garry Marshall: "Se scappi, ti sposo" (pellicola che, parentesi degenerativa tutta italiana, ha avuto l'infausto merito di inaugurare la tutt'ora attiva stagione del 'se... ti'. Esempi celebri "Se mi lasci ti cancello", "Se sei così ti dico sì", "Se ti investo mi sposi?" e altre fregnacce simili).
Tornando a noi, "Pretty Woman" è uno di quei film che DEVI aver visto, che sai a memoria, che non manca nella tua collezione di dvd, che richiama una serie di ricordi, che ha fatto sognare un paio di generazioni. Tutte cose che, fino a qualche settimana fa, per me erano solo vuote parole, frasi celebri più volte pronunciate da amici prima di apostrofarmi stupefatti: "Come non lo hai mai visto?!".
A questa sconcertante verità si è dovuto porre rimedio, cosicché non si dica più che mi manchi un tassello fondamentale della cultura pop anni 90, esempio perfetto di cinema di massa che collega alla perfezione le due decadi fra cui è a cavallo.
La nostra Vivian Ward, signorina allegra della strada, è una che ha un gran fisico e chiacchiera a manetta, colpisce per il giga-sorriso ma ancora di più per il volume della chioma e, successivamente, delle parolacce che spara. Vivian è forgiata dalla strada da cui proviene, si è adattata giocoforza e ora è quello che è: una con degli stivali alla coscia e un vestitino che è il risultato dell'incrocio tra l'elastan e un buco nero.
Al contrario, Edward Lewis è uno che può permettersi tutto - anche la strada, ovviamente - ma è scontento della sua vita, almeno da un certo punto di vista. Ma non solo, perché è anche onesto e con uan certa morale per gli affari, che sopraggiunge dopo, a dire il vero, che la morale puritana è stata scaricata sul marciapiede.
Questi due tipi umani sono la ciliegina e la torta, un connubio perfetto di amore in divenire che saprà diventare non solo reale, ma anche cult. Ed è così che si forgia una carriera: con ruoli forti e un titolo stellare. I due signori in carrozza a questo giro, Roberts e Gere, sapranno fare tesoro di questo mantra della vita, finendo più volte a rivestire panni decisamente simili in titoli decisamente romantici, il tutto per un'eterna spirale che, vissuta al contrario, riporterà sempre e comunque al punto di partenza: questo.
E allora diciamolo pure che "Pretty Woman" tutto sommato mi è piaciuto, mi ha divertito e intrattenuto. Ho amato questa Julia scurrile e bagascia (all'acqua di rose però) impreziosita di Chanel e desiderosa di riscatto sulle commesse frigide. E' naturale che questo ruolo femminile così forte mi abbia ricordato quello di "Erin Brockovich" e la naturale congiunzione è stata ben gradita. Gere, dal canto suo, era già "Ufficiale e gentiluomo", ma anche e soprattutto un "American Gigolo", titolo che lo avvicina di molto alla protagonista qui. E comunque bisogna concedergli che fosse proprio un bell'uomo.
Tutto sommato, quindi, pollice in su per questo titolo di riferimento del cinema moderno, classico esempio di come il mainstream riesca sempre a farla da padrone al pari del lieto fine. Che c'è anche qui, ma poi che ve lo dico a fare? Lo sapevate già da molto, molto più tempo di me.
Ps. Questo ruolo è valso alla Roberts la sua seconda nomination all'Oscar e il suo secondo Golden Globe vinto di fila. I precedenti erano stati, alle rispettive cerimonie del 1990, per "Fiori d'acciaio".
Box Office: $463,407,268
Consigli: Tra i film migliori per le feste. Non perché abbia un particolare spirito natalizio, pasquale o di fine anno, ma semplicemente perché è un titolo per tutte le occasioni. Ci si siede sul divano, si fa partire il film e si lascia che la storia ci coinvolga, ci rilassi, ci faccia dimenticare che poi, se ci pensiamo un attimo, la festa è già finita. E allora va bene, sognano ancora un po'. Con Julia, che riesce quasi sempre a farcelo fare.
Parola chiave: Baciare con la lingua.
Trailer
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Bengi
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