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domenica 1 novembre 2020

Film 1943 - The Witches

Intro: Uno dei pochissimi eventi cinematografici di questo 2020 (anche se di fatto dirottato subito sullo streaming), questa pellicola non potevo perdermela!
Film 1943: "The Witches" (2020) di Robert Zemeckis
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: è da un po' che lo dico e lo devo ribadire anche con questo film: le storie di Robert Zemeckis sembrano presentare sempre la messa in scena di un unico elemento narrativo che, raggiunto il culmine (solitamente con un climax poco soddisfacente), lascia la storia senza altro da dire. "The Witches" non si sottrae a questa casistica.
La spaventosa congrega di streghe a caccia di bambini è presentata in pompa magna, tra ranghi militari, vestiti bellissimi e strambe malformazioni ma, di fatto, marciano monotono verso un destino prevedibile che lascia lo spettatore con una marea di domande. Essendo così letali e temibili, perché invece di partecipare alla "convention" per un'interminabile parte di film non escono a racimolare i bambini sulla spiaggia? Perché li trasformano in animali invece di farli sparire o mangiarseli? Perché nessuno si meraviglia delle bizzarre cicatrici sul volto di Anne Hathaway? Perché la nonna Octavia Spencer (nonna?! Non c'era nessun'altra attrice sopra i 50 anni che potesse interpretare questa parte?) sa tutto sulle streghe, ma quando un'intera congrega si insedia nell'hotel dove si è rifugiata con il nipote non è in grado di individuarne nemmeno una? Perché la topolina Daisy, in realtà un'altra bambina trasformata, evita di parlare fin quando anche il protagonista non viene trasformato considerando che la nonna è una guaritrice perfettamente a conoscenza del mondo magico, ergo nessuno si stupirebbe di un topo parlante? Perché metà di questo film è la copia di "Ratatouille" e l'altra metà sembra "La morte ti fa bella"?!
Insomma, le domande non mancano e, come è facile intuire, le risposte non ci sono. E' ovvio che si tratta di una storia per bambini - da un racconto di Roald Dahl già adattato per il grande schermo nel 1990 e con Anjelica Huston come protagonista - per cui non ci si poteva aspettare sanguinosa violenza, eppure si sarebbe potuto fare molto di più a partire dall'atmosfera. In un mix di indecisione tra commedia non ben riuscita e qualche accenno di paura, merito del buon lavoro di Hathaway - il cui accento è però difficile da tollerare alla lunga - questa storia non riesce mai davvero ad andare oltre le belle scenografie e i bei costumi (di Joanna Johnston), il tutto per neanche due ore di banale intrattenimento per famiglie che ricorda tante cose già viste, ma si dimentica di concentrarsi su possibili nuovi elementi da mettere in gioco (e non solo gli effetti speciali!). E, diciamocelo, la delusione infinita che non è scoprire (spoiler!) che i tre topini non saranno trasformati di nuovo in bambini! Senza contare che sono tutti felici e contenti nella consapevolezza che al protagonista, nelle fattezze animali, rimangono pochissimi anni da vivere... Mah!
Cast: Anne Hathaway, Octavia Spencer, Stanley Tucci, Chris Rock, Jahzir Bruno, Kristin Chenoweth, Codie-Lei Eastick.
Box Office: $4.8 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: La produzione contava probabilmente su un traino incentivato dal periodo pre-Halloween, però non si può proprio dire che questa sia una storia di terrore. La verità è che, in generale, non si capisce proprio che cosa ci voglia raccontare Zemeckis (in coppia con Guillermo del Toro alla sceneggiatura e produzione) e lo si capisce dalla mancanza di un target di riferimento ben definito: non è un film per bambini, non è un film per adulti. Forse è solo un gran pastrocchio. Poi, per carità, "The Witches" si lascia vedere e presenta un certo senso estetico piacevole, però nel complesso si poteva fare molto, molto di più.
Premi: /
Parola chiave: Pozione.
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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 9 settembre 2020

Film 1919 - The Farewell

Intro: Altro film che ero curiosissimo di recuperare viste le buonissime recensioni e un ruolo da protagonista per Awkwafina che ha attirato molto la mia curiosità.
Film 1919: "The Farewell" (2019) di Lulu Wang
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese, mandarino
Compagnia: Andrea
In sintesi: non mi sento di definire questa pellicola una commedia, per quanto pare che commedia drammatica sia la descrizione più comune. E' vero, Awkwafina riesce perfettamente a bilanciare una comicità tagliente con le tematiche spesso complesse e/o drammatiche della sceneggiatura di Lulu Wang, però da qui a ridere ne passa.
Più che altro si può definire per noi (occidentali?) surreale l'idea alla base di "The Farewell" perché per molti versi lontana da come concepiamo i diritti del malato e della persona in generale. Il presupposto è questo: la nonna di Billi - una giovane adulta cinese immigrata in America con i genitori - abita in Cina e sta per morire. Nessuno della famiglia ha intenzione di dirglielo per non costringere la donna a vivere in sofferenza i suoi ultimi giorni. Per questo motivo a) nessuno vuole che Billi vada a trovare la nonna insieme agli altri parenti a Changchun perché la ragazza non sa tenere un segreto e b) la famiglia organizza un matrimonio così da distrarre l'anziana.
E' evidente che ci sia molta carne al fuoco, la storia si confronta con tantissime tematiche anche molto attuali, prima fra tutte quella dell'immigrazione e cosa significhi per le persone che lasciano il proprio paese per un altro, quali implicazioni ci siano. Divisa a metà fra due culture opposte, Billi - ma anche i suoi genitori - fatica a mettere insieme i pezzi di una vita che sembrerebbe non aver ingranato e il viaggio in Cina non farà che mettere ancora di più in luce questo senso di vuoto. L'imminente perdita della nonna non fa che acuire il sentimento di mancanza, tanto che la ragazza si ripropone di rimanere al fianco dell'anziana fino alla fine.
Al contempo Nai Nai (Zhao Shu-zhen) non dimostra alcun segno di cedimento e, anzi, più arzilla che mai si prepara all'organizzazione di un matrimonio che pare più una copertura che un vero atto d'amore. Il tutto in un mix familiare che coinvolge un numeroso gruppo di persone che non si sedeva assieme a tavola da tempo. Non mancano tensioni e incomprensioni, pur sempre addolcite dalle circostanze.
Insomma, "The Farewell" è un bel prodotto che ha molto da raccontare e lo fa con un tono pacato, eppure estremamente incisivo. La performance di Awkwafina è perfetta e regge buona parte della storia, accompagnando i momenti spensierati a quelli più drammatici con estrema vitalità e carisma. Davvero un'ottima prova di attrice. Nell'insieme, quindi, un buon risultato finale per un titolo della passata stagione che ha qualcosa da dire.
Cast: Awkwafina, Tzi Ma, Zhao Shu-zhen, Diana Lin, Lu Hong, Jiang Yongbo, Chen Han, Aoi Mizuhara.
Box Office: $22.5 milioni
Vale o non vale: L'ho trovato piacevole e interessante dall'inizio alla fine. Mette a confronto molteplici culture e come le persone ci si rapportino. Descrive dinamiche familiari che potrebbero appartenere a qualunque famiglia, per cui è abbastanza facile immedesimarsi. Racconta una storia meno convenzionale di quanto non si penserebbe all'inizio, grazie anche ad un finale che, pur non gridato, risulta in un colpo di scena inaspettato. Insomma, "The Farewell" funziona su tutta la linea ed è certamente un piccolo film indipendente a cui dare una chance.
Premi: Candidato al Golden Globe per Miglior film straniero, Awkwafina ha vinto quello per la Miglior attrice protagonista musical o commedia (WTF?!). Candidato al BAFTA per il Miglior film straniero.
Parola chiave: Uccellino.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 27 marzo 2015

Film 896 - Tammy

Una commedia, finalmente una cavolata che faccia ridere....!(?)

Film 896: "Tammy" (2014) di Ben Falcone
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Commedia che già in America al momento dell'esordio aveva fatto discutere, questa "Tammy" è una pellicola strana che fatica a far ridere e più che altro lascia perplessi. Il personaggio principale interpretato da Melissa McCarthy è antipatico e chiassoso, si fatica ad entrare in empatia con lei e nonostante certe evidenti sfortune, comunque non si fa mai il tifo per la donna. Francamente è più divertente il gruppo di lesbiche al party alla fine del film.
Già meglio la nonna, Pearl, che grazie a un'irriverente Susan Sarandon salva un po' la baracca. Come per Tammy, però, anche l'anziana è troppo forzatamente al limite, insensatamente sovversiva e, appunto, se funziona è solo grazie all'attrice che la interpreta. Il duo insieme non è così esplosivo come mi ero immaginato e tutto il film inevitabilmente ne risente.
La storia, scritta dalla McCarthy e il marito Ben Falcone (anche alla regia) è un chiassoso e caotico pseudo on the road - neanche lontanamente vicino al famosissimo "Thelma & Louise" - un mix disomogeneo e a mio avviso poco riuscito che vorrebbe riproporre l'ormai classico personaggio interpretato dalla McCarthy ormai visto e rivisto ("Le amiche della sposa", "Io sono tu", "Corpi da reato") in chiave ancora più estrema e spregiudicata. Il risultato finale non funziona e non resta molto di Tammy a parte qualche insensata sciocchezza e un gran mal di testa, nonostante nel finale le cose vagamente migliorino e, soprattutto, la pazza protagonista ritrovi un minimo di equilibrio (e perfino un uomo che vede il bello che c'è in lei).
Insomma no, "Tammy" è stato un brutto esempio d commedia sbroccata, uno spreco dell'ottimo cast e certamente delle potenzialità della coppia McCarthy - Falcone che si giocano un esordio cinematografico con questo debolissimo titolo certamente inferiore alle aspettative.
Box Office: $100.4 milioni
Consigli: Cast niente male Melissa McCarthy, Susan Sarandon, Allison Janney, Gary Cole, Mark Duplass, Toni Collette, Sandra Oh, Nat Faxon, Dan Aykroyd, Kathy Bates, Toni Collette, Sandra Oh) per questo non certo eccezionale progetto. "Tammy" è una commedia strampalata fatta di molti momenti comici talmente esasperati da non risultare sempre vincenti. Se si apprezzano le precedenti performance della McCarthy allora questo titolo non potrà non piacere, ma per gli altri potrebbe essere un rumoroso viaggio di 97, lunghissimi minuti. Diciamo che per una serata in cui proprio non si ha voglia di sforzarsi (nemmeno a ridere), questo film potrebbe andare bene. Per il resto... cestinare.
Parola chiave: Cascate del Niagara.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 10 maggio 2011

Film 254 - Cappuccetto rosso sangue

Un film che mi aveva incuriosito molto all'uscita sul mercato USA. Con un produttore come DiCaprio e un trailer davvero accattivante, sembrava potesse uscirne qualcosa di inatteso...


Film 254: "Cappuccetto rosso sangue" (2011) di Catherine Hardwicke
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Gianpaolo, Marco, Andrea Puffo, Diego
Pensieri: Questo film è esattamente cioè che mi aspettavo anche se, ammetto, la speranza che in realtà valesse di più c'era (e mi ha fregato).
Niente da fare, mi spiace, ma la revisione in chiave horror-romantico-teen-gotico-thriller di Cappuccetto rosso non è riuscita a Catherine Hardwicke ("Thirteen - Tredici anni", "Nativity", "Twilight"). L'operazione commerciale di per sé è interessante, ma a ben ragionarci dimostra una certa disperazione di fondo dei produttori hollywoodiani (stiamo davvero rispolverando ogni fiaba che ci viene in mente?!). Potremmo dire che la Hardwicke sta a Cappuccetto rosso come Jennifer Lopez sta alla lambada: si capisce che, di base, mancano le idee.
Manca, anche, la voglia di rimbastire intelligentemente una storia da tutti conosciuta. Con tutto questo mistone di generi diversi, si finisce per non centrarne nessuno e di conseguenza di non accontentare nessuno dato che il film non ha una sua direzione definita.
Il ritmo è blando, i toni da "Twilight", il lupo mal realizzato. Si salvano gli attori (decisamente un buon cast) Amanda Seyfried ("Mamma Mia!", "Chloe - Tra seduzione e inganno"), Gary Oldman ("Harry Potter e il prigioniero di Azkaban", "Il cavaliere oscuro"), Julie Christie ("Darling", Oscar 1966 come miglior attrice protagonista, "Away from Her"), Lukas Haas ("Mars Attacks!", "Inception") e la da me stra-odiata Virginia Madsen ("Sideways - In viaggio con Jack", "Il messaggero"). I due contendenti amorosi di Cappuccetto Valerie, invece, sono i semi-sconosciuti Shiloh Fernandez ("Cadillac Records") e Max Irons ("Dorian Gray").
Consigli: Evitabile. Anche se le premesse sembravano divertenti.
Parola chiave: Lupo mannaro.

Trailer

Bengi

giovedì 24 dicembre 2009

Film 40 - My Fair Lady

Questo è uno di quei film 'da vedere' nella filmografia ideale di mia nonna. Non potevo non vederlo prima o poi...


Film 40: "My Fair Lady" (1964) di George Cukor
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: prima parte con Ale, poi nessuno
Pensieri: Una domanda su tutte: ma solo io ho trovato questo film infinitamente maschilista? E' una mia impressione o la Hepburn/Eliza Doolittle viene continuamente sminuita, trattata a pesci in faccia e derisa perchè donna e, per giunta, di basso ceto sociale? Ok che eravamo negli anni '60, ma sono rimasto un po' perplesso. Tra l'altro il suo personaggio per la prima ora non fa altro che urlare e dimenarsi, neanche fossimo in un film con la Loren... E poi perchè nel doppiaggio italiano di Eliza la fanno parlare in dialetto barese?! Neanche avessero chiesto consulto a Lino Banfi. Boh... Poi, però, all'improvviso (oddio, neanche tanto all'improvviso... dopo 1 ora e mezza di film) Eliza capisce che la 'a' non si pronuncia come la 'e' ed il miracolo si compie (nelle successive 2 ore e mezzo).
Il film è lunghissimo e i numeri di canto sinceramente un po' troppi. Visivamente è di impatto, molto bello, ma si capisce subito che è tutto finto, che è tutto un interno e un po' sembra di respirare aria viziata. Tra la povertà e l'ascesa alla grazia regale c'è un passaggio intermedio, quasi ibrido umano, in cui Eliza alle corse è ben vestita e preparata, ma le scappa un 'culo' di troppo: tutta l'alta società inglese scandalizzata e, finalmente, un po' di movimento (anche se pure la corsa dei cavalli è su erba sintetica...).
La critica alla società inglese di Cukor è spietata: negli alti ranghi sono tutti dipinti come rigide statue dalla capacità di esplicitare emozioni pari a quella di un fagiolo, abili solo a parlar di tempo e salute e allenatissimi a disprezzare chi sia di ceto inferiore. I poveracci sono dei volgari che non conoscono nemmeno la loro lingua madre e, forse, meritano di rimanere dove sono. Solo Eliza, grazie alle sue capacità e all'incoraggiamento costante dei sue due maestri (il più maschilista è il Professor Higgins) può riscattare la sua condizione di popolana di ultimo livello, aiutata anche (o soprattutto?) dalla sua bellezza. Raggiunto lo scopo, i due maestri si bulleranno della loro impresa (non far capire a nessuno dell'alta società che Eliza è, in realtà, una popolana) senza riconoscere alcun merito alla poveretta, che se fosse stata donna nel 2000 avrebbe mandato a cagare Higgins e i suoi modi maleducati, per non dire da cavernicolo. Quest'ultimo è talmente antipatico che perfino sua madre, nel film, non lo sopporta. Vorrà pur dire qualcosa...
Tutto sommato, comunque, ho visto volentieri questo film ed ero sinceramente curioso di vederlo. Merita il successo che ha avuto, specialmente per le ottime credenziali tecniche (costumi, scenografia - sarà pur finta, ma è fatta bene -, fotografia). Mi ha fatto un po' ridere, però, sempre nell'episodio delle corse, il vestito di Eliza. Higgins le fa cucire su misura dal sarto quello che lui stesso definisce come un vestito sobrio e privo di fronzoli, quando in realtà è un vestito intero a sirena bianco e nero con un enorme cappello, il tutto ricoperto da frappe di ogni genere. Il trionfo del kitch. Solo la Hepbrun avrebbe potuto star bene anche con quello. Per lei, comunque, neanche una nomination agli Oscar del '65, mentre il film ne ha vinti 8, compreso miglior film, regia e attore protagonista (Rex Harrison/Higgins). Un extra: per chi volesse, la mia amica Gloria ha recitato la parte di Eliza in un musical ispirato a questo film. Non ho sentito la versione originale delle canzoni cantate dalla Hepburn, ma assicuro che Glo è piuttosto brava! Date un'occhiata se vi va.

Consigli: Guardatelo quando avete molto tempo a disposizione!
Parola chiave: La rana in Spagna gracida in campagna.


Ric

mercoledì 25 novembre 2009

Film 16 - Irina Palm

Nell'attesa di fare aperitivo con Andrea (il disegnatore), io e Fra (il pasticciere) abbiamo deciso di guardarci un film. Tra i miei dvd acquistati e ancora non visti ce n'era uno in particolare che lui non aveva mai visto...


Film 16: "Irina Palm" (2007) di Sam Garbarski
Visto: dalla tv di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Fra
Pensieri: Cosa ci si aspetta da un film su una che fa le seghe in un night club? Che sia una roba volgarissima... E, invece, qui è tutto il contrario. La prima volta che l'ho visto (questa era la seconda) mi aspettavo una protagonista sboccata e sbroccata, gergo cafone e sensibilità di un criceto. Ma, al contrario, Marianne Faithfull interpreta Maggie/Irina Palm in modo delicato, pacato e dignitoso. Le leggi l'amore per il nipote solo dallo sguardo e capisci subito che è pronta a tutto per lui. Questo aspetto da brava nonna del nipotino malato, da una come la Faithfull, non te lo aspetti... Cito Wikipedia: "Dopo un periodo di oblio seguito alla fine della sua relazione con Jagger e caratterizzato da una vita irrequieta e da storie di droga, Marianne Faithfull torna al successo". In quest'ottica di vita si inserisce meglio la parte della masturbazione, in effetti. E anche qui niente di troppo volgare. Diciamo che la dimensione night club è squallida, ma di per sé, non tanto nel film.
Quindi man mano che il film prosegue ti appassioni alle vicende di questa povera famiglia londinese che deve pagare le spese mediche del bambino malato che può essere curato solo in Australia. Rapporti familiari difficili, nuora e suocera che si rispettano ma non si adorano, un lavoro come quello di hostess che non può essere raccontato a nessuno perchè disdicevole. Ma Maggie si dispera? No, mai! Deve far le seghe? Bene, le ci mette tutto il suo impegno e diventa la mano più famosa di Londra! Se non è dedizione alla causa, questa...
Dunque il film l'ho trovato carinissimo, delicato nonostante l'argomento che tratta e molto ben interpretato. Sicuramente una storia originale che non oltrepassa mai il limite. Ho trovato tenerissima la love story tra Maggie e il titolare del night Miki, prima rude e duro con lei, poi duro dal cuore tenero.
Grandissima è la scena dell'ultimo thé con le (false) amiche, dove Maggie, stanca di essere sempre maltrattata dalle altre, scopre le carte in tavola e sconvolge le tre rigide (ormai ex) amiche con la storia del suo lavoro. E' una sequenza talmente bella che la rivedresti subito un'altra volta! Una donna che è una santa finalmente si prende la sua rivincita su tutti i soprusi che la vita le ha inflitto e lo fa con grande classe! Ecco, di Maggie ti rimane sicuramente impressa la pacatezza, la cortesia, l'educazione e una dignità infinita. Quindi rendo merito a Marianne Faithfull che ha saputo rendere giustizia ad un personaggio così atipico. Brava!
Consigli: Per quanto l'argomento del film potrebbe far pensare ad un tema goliardico, in realtà ESISTE una trama, il che potrebbe inibire chi cerca solo divertimento...
Parola chiave: Gomito del seghista




Ric