Secondo appuntamento pomeridiano al cinema, questa volta alle prese con un sequel.
Film 1122: "Attacco al potere 2" (2016) di Babak Najafi
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Credo che il fatto più inquietanta legato a questo film sia la coincidenza di averlo visto il giorno prima degli attentati di Bruxelles.
In ogni caso, "Attacco al potere 2" più che un prodotto per il grande schermo sembra un video gioco (violentissimo) che punta tutto su una spettacolarizzazione della violenza davvero fine a se stessa. E, pur non avendo visto il primo "Attacco al potere", scommeto che anche quello presentasse le stesse caratteristiche.
Non c'è molto da dire, comunque: "London Has Fallen" è un brutto film dalla trama quasi inesistente che giustifica la sua presenza in sala con la scusa del terrorismo e della paura dell'altro, pur non presentando alcun elemento innovativo o interessato all'approfondimento dei personaggi, figuriamoci culturale. Dunque un sequel tutto sparatorie ed esplosioni, corse in macchina e terrorismo inernazionale, per un risultato finale mediocre e mal realizzato (gli effetti speciali sono terribili).
Cast: Gerard Butler, Aaron Eckhart, Morgan Freeman, Alon Moni Aboutboul, Angela Bassett, Robert Forster, Melissa Leo, Radha Mitchell.
Box Office: $189.1 milioni
Consigli: Piacerà a chi ha apprezzato il primo episodio e a chi, in generale, è interessato a quei titoli che non presentano altri elementi oltre ad una spiccata violenza, una camuffa da thriller e personaggi "duri a morire". Gli altri troveranno il tutto artificiale, rumoroso e poco interessante.
Parola chiave: Funerale di stato.
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Bengi
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martedì 26 aprile 2016
Film 1122 - Attacco al potere 2
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mercoledì 13 aprile 2016
Film 1115 - Jackie Brown
Non lo avevo mai visto e, pur avendone sentito parlare, non sapevo granché su questa pellicola. Mi sono deciso a recuperarla per scoprire qualcosa in più sull'attrice protagonista.
Film 1115: "Jackie Brown" (1997) di Quentin Tarantino
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: "Jackie Brown" è un film stupendo, vero capolavoro! Non me lo aspettavo e la sorpresa è stata più che gradita.
In tutta onestà è più questo il Tarantino che preferisco, lungo e dettagliato nell'introdurre la sua storia, ma attaccato a una realtà, non importa quanto personale. "Jackie Brown" ha un suo modo di presentare il suo mondo, il suo microcosmo e funziona alla grande, senza bisogno di troppe trovate splatter, fiumane di dialoghi o una retorica per immagini troppo spiccata. Poi mi rendo perfettamente conto che, in certi casi, il Tarantino più "carico" abbia saputo dare frutti eccelsi, ma rimane il fatto che io lo preferisco in questa veste più... sobria.
Comunque questa pellicola mi ha davvero coinvolto, sono rimasto incollato allo schermo per le 2 ore e mezza di durata e il finale mi ha molto appassionato: dopo tutto il gustoso preambolo, la storia non tradisce le aspettative e regala una conclusione da thriller da manuale. Basta avere un po' di pazienza e dare il tempo a tutti i nodi di venire al pettine, ovvero tutte le sottotrame di venire a galla, così da arrivare al succoso momento della verità: ce la farà Jackie (Pam Grier) a non farsi uccidere, non andare in galera e in aggiunta far rientrare $450,000 dal Messico? La risposta in questo film.
Ps. Candidato a 2 Golden Globe per i Migliori attori Pam Grier e Samuel L. Jackson (che ha vinto come Miglior attore anche al Festival del Cinema di Berlino), ha ricevuto una sola candidatura all'Oscar come Miglior attore non protagonista per Robert Forster.
Cast: Pam Grier, Samuel L. Jackson, Robert Forster, Bridget Fonda, Michael Keaton, Robert De Niro, Michael Bowen, Chris Tucker, LisaGay Hamilton.
Box Office: $74.7 milioni
Consigli: Tratto dal romanzo "Rum Punch" di Elmore Leonard, terzo film ed unico fino ad ora ad essere tratto da materiale non originale di Tarantino, questa pellicola è davvero un appuntamento imperdibile per gli amanti del regista, ma meriterebbe una chance anche dal resto del pubblico. Fuori, infatti, dai recenti canoni tarantiniani, "Jackie Brown" è una vera e propria sorpresa con botto nel finale che dovrebbe riuscire a conquistare un po' tutti, purché disposti a spendere due ore e mezza di tempo in favore di questo titolo. Bello, appassionante e ben fatto, con una grande protagonista (e un grande cast).
Parola chiave: Hostess.
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Film 1115: "Jackie Brown" (1997) di Quentin Tarantino
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: "Jackie Brown" è un film stupendo, vero capolavoro! Non me lo aspettavo e la sorpresa è stata più che gradita.
In tutta onestà è più questo il Tarantino che preferisco, lungo e dettagliato nell'introdurre la sua storia, ma attaccato a una realtà, non importa quanto personale. "Jackie Brown" ha un suo modo di presentare il suo mondo, il suo microcosmo e funziona alla grande, senza bisogno di troppe trovate splatter, fiumane di dialoghi o una retorica per immagini troppo spiccata. Poi mi rendo perfettamente conto che, in certi casi, il Tarantino più "carico" abbia saputo dare frutti eccelsi, ma rimane il fatto che io lo preferisco in questa veste più... sobria.
Comunque questa pellicola mi ha davvero coinvolto, sono rimasto incollato allo schermo per le 2 ore e mezza di durata e il finale mi ha molto appassionato: dopo tutto il gustoso preambolo, la storia non tradisce le aspettative e regala una conclusione da thriller da manuale. Basta avere un po' di pazienza e dare il tempo a tutti i nodi di venire al pettine, ovvero tutte le sottotrame di venire a galla, così da arrivare al succoso momento della verità: ce la farà Jackie (Pam Grier) a non farsi uccidere, non andare in galera e in aggiunta far rientrare $450,000 dal Messico? La risposta in questo film.
Ps. Candidato a 2 Golden Globe per i Migliori attori Pam Grier e Samuel L. Jackson (che ha vinto come Miglior attore anche al Festival del Cinema di Berlino), ha ricevuto una sola candidatura all'Oscar come Miglior attore non protagonista per Robert Forster.
Cast: Pam Grier, Samuel L. Jackson, Robert Forster, Bridget Fonda, Michael Keaton, Robert De Niro, Michael Bowen, Chris Tucker, LisaGay Hamilton.
Box Office: $74.7 milioni
Consigli: Tratto dal romanzo "Rum Punch" di Elmore Leonard, terzo film ed unico fino ad ora ad essere tratto da materiale non originale di Tarantino, questa pellicola è davvero un appuntamento imperdibile per gli amanti del regista, ma meriterebbe una chance anche dal resto del pubblico. Fuori, infatti, dai recenti canoni tarantiniani, "Jackie Brown" è una vera e propria sorpresa con botto nel finale che dovrebbe riuscire a conquistare un po' tutti, purché disposti a spendere due ore e mezza di tempo in favore di questo titolo. Bello, appassionante e ben fatto, con una grande protagonista (e un grande cast).
Parola chiave: Hostess.
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mercoledì 16 settembre 2015
Film 995 - Survivor
A casa in malattia: film 5.
Film 995: "Survivor" (2015) di James McTeigue
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Non so bene perché questo film non lo abbia considerato nessuno, comunque a me non ha lasciato insoddisfatto. Uno spy thriller ben architettato, certo niente di innovativo, ma in grado comunque di intrattenere in maniera efficace grazie ad una caccia all'uomo (o meglio alla donna) che tiene bene il ritmo e a un buon cast sufficientemente credibile (ed è la prima volta che lo dico di Milla Jovovich, quindi...).
Pierce Brosnan in queste circostanze è il cattivissimo orologiaio, killer di professione di cui nessuno conosce l'identità, ma dal quale solo Milla riesce a fuggire (evvabbé, altrimenti dove stava la storia?). Il loro giocare a nascondino muniti di pistola li porterà in giro per il mondo - tra Londra e new York - nel tentativo uno di sopraffare l'altra, tra verità da svelare e attacchi terroristici da sgominare. Ripeto, niente di mai visto, però i due protagonisti funzionano, la fotografia è bella e il risultato finale di sufficiente intrattenimento.
Ps. Cast ricco: Milla Jovovich, Pierce Brosnan, Dylan McDermott, Angela Bassett, James D'Arcy, Robert Forster, Frances de la Tour, Roger Rees.
Box Office: € 449.257 (solo Italia)
Consigli: Il fatto che non lo abbia visto nessuno non è certo un buon segnale, ma io digerisco quasi tutto e posso assicurare che "Survivor" non è peggio di altri titoli di ben maggiore successo. Thriller con buoni tempi, effetti speciali ben fatti e un timing funzionale ad una fuga continua alla ricerca della verità; oserei quasi una sorta di "Bourne" al femminile con meno mezzi. Se piace il genere superspie incazzate, cecchini che si sentono pistoleri del west o verità nascoste da far venire a galla, questa pellicola può essere una buona candidata alla visione. Intrattenimento veloce per una serata all'insegna dell'azione e del disimpegno.
Parola chiave: Times Square.
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Film 995: "Survivor" (2015) di James McTeigue
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Non so bene perché questo film non lo abbia considerato nessuno, comunque a me non ha lasciato insoddisfatto. Uno spy thriller ben architettato, certo niente di innovativo, ma in grado comunque di intrattenere in maniera efficace grazie ad una caccia all'uomo (o meglio alla donna) che tiene bene il ritmo e a un buon cast sufficientemente credibile (ed è la prima volta che lo dico di Milla Jovovich, quindi...).
Pierce Brosnan in queste circostanze è il cattivissimo orologiaio, killer di professione di cui nessuno conosce l'identità, ma dal quale solo Milla riesce a fuggire (evvabbé, altrimenti dove stava la storia?). Il loro giocare a nascondino muniti di pistola li porterà in giro per il mondo - tra Londra e new York - nel tentativo uno di sopraffare l'altra, tra verità da svelare e attacchi terroristici da sgominare. Ripeto, niente di mai visto, però i due protagonisti funzionano, la fotografia è bella e il risultato finale di sufficiente intrattenimento.
Ps. Cast ricco: Milla Jovovich, Pierce Brosnan, Dylan McDermott, Angela Bassett, James D'Arcy, Robert Forster, Frances de la Tour, Roger Rees.
Box Office: € 449.257 (solo Italia)
Consigli: Il fatto che non lo abbia visto nessuno non è certo un buon segnale, ma io digerisco quasi tutto e posso assicurare che "Survivor" non è peggio di altri titoli di ben maggiore successo. Thriller con buoni tempi, effetti speciali ben fatti e un timing funzionale ad una fuga continua alla ricerca della verità; oserei quasi una sorta di "Bourne" al femminile con meno mezzi. Se piace il genere superspie incazzate, cecchini che si sentono pistoleri del west o verità nascoste da far venire a galla, questa pellicola può essere una buona candidata alla visione. Intrattenimento veloce per una serata all'insegna dell'azione e del disimpegno.
Parola chiave: Times Square.
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giovedì 16 aprile 2015
Film 898 - Automata
Tornato ieri da due bellissime settimane in Giappone, devo recuperare ancora una marea di film che ho visto ormai chissà quanto tempo fa...
Questa pellicola ci aveva attirato principalmente per un trailer accattivante e l'interessante combinazione di estetica hollywoodiana minata a una produzione spagnola.
Film 898: "Automata" (2014) di Gabe Ibáñez
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi, Erika
Pensieri: "Autómata" parrebbe un buon titolo finché non ci si addentra davvero all'interno della storia. I primi minuti, le prime scene, la ricostruzione, il cast internazionale... Tutto sembrerebbe suggerire un tentativo riuscito di rubare ad Hollywood il monopolio fantascientifico riuscendo a produrre un titolo commerciale europeo di pari livello. Più, però, la storia procede e più ci si rende conto che non si è, in effetti, in tale scenario.
Gli sforzi tecnici sono evidenti, eppure la storia non riesce mai per davvero ad ingranare e rimane semplicemente un'insieme di buone promesse che non trovano un riscontro effettivo durante lo svolgimento della trama. L'intrigante incipit distopico di un mondo in cui i robot sono parte della vita quotidiana delle persone (specialmente di una certa élite) e sono sotto il controllo umano grazie ad una serie di regole che gli impediscono di fare del male agli esseri umani o autoripararsi (Asimov mi senti?), non va oltre le interessanti premesse, finendo per riproporre all'infinito le stesse domande e implicazioni, senza prodursi in qualcosa di veramente concreto. Ok, vengono scoperti robot che si autoriparano e...? Niente, scappano in mezzo al deserto.
Forse sopraffatto dalla ricerca di un bilanciamento tra spettacolarità da esibire e una valorizzazione scientifica che rendesse giustizia alla trama, Gabe Ibáñez (regista e anche tra gli sceneggiatori) non riesce a districarsi bene tra gli snodi della vicenda che vuole mostrare, finendo nella seconda parte del film per non centrare minimamente le aspettative nettamente caricate durante il primo tempo. Sembra sempre di essere sull'orlo di una rivoluzione, di una guerra civile o comunque di un cambiamento tanto violento e importante da cambiare il destino dell'umanità, mentre nella realtà ciò che verrà mostrato è un'emigrazione, la scelta di abbandonare un territorio ostile verso un ponte che regalerà la libertà ai robot fuggiaschi. Un po' deludente, nonostante alcune implicazioni (non sviluppate dalla storia).
Sceneggiatura a parte, comunque, "Automata" ha anche un altro paio di problemi, uno connesso all'altro. Innanzitutto manca fortemente di un'identità personale. C'è troppo di preso in prestito ("Blade Runner", "Terminator", "District 9" "Io, Robot", "Elysium" ma anche l'imminente "Ex Machina" di Alex Garland in uscita a giugno) e talmente tanto mescolato da proporre un rimpasto francamente un po' irrilevante, a volte anche brutto. Poi la mancanza di tempistiche giuste. Forse proprio per adeguarsi allo standard che le pellicole citate hanno imposto sulla scena mondiale, questa produzione si è trovata a dover fare i conti con un linguaggio sci-fi oggi particolarmente articolato e in continua evoluzione. Il futuro distopico, la civiltà in rovina, le macchine coscienti sono tutti temi assolutamente attuali al cinema e questo film, trattando proprio di questo, ha dovuto cercare il suo linguaggio per mettere in scena le proprie idee. Peccato che i centrali robot ultratecnologici siano di una lentezza inimmaginabile sia per quanto riguarda i movimenti, sia per ciò che concerne la parola. Una scena dopo l'altra, lo spettatore non può fare a meno di chiedersi perché non si prema di più sull'acceleratore. Stiamo parlando di una storia di fuga, di una pellicola d'azione che vede inseguimenti, sparatorie ed effetti speciali a pioggia. E allora perché sembra sempre tutto così lento? Chiaramente la Spagna non è Hollywood (e non lo dico certo in senso dispregiativo!) e necessariamente i tipi di linguaggio cinematografico sono diversi, come le possibilità regalate dal budget. Ma allora non posso fare a meno di chiedermi perché ricercare un cast internazionale (Antonio Banderas, Birgitte Hjort Sørensen, Dylan McDermott, Robert Forster, Tim McInnerny, Melanie Griffith, David Ryall e Javier Bardem) per richiamare un'audience internazionale se poi le possibilità di mettere in scena qualcosa che valga la pena di essere visto non ci sono. Perché per quanto accattivanti nell'aspetto, i robot non sono sciolti, ma sempre legatissimi nei movimenti, quasi statici e non si può fare a meno di domandarsi come si possa mettere in scena una storia di azione con dei protagonisti che per fare un passo ci mettono 30 secondi.
Insomma, il risultato finale, come si capisce, mi ha deluso essendo stato certamente non conforme alle mie aspettative. E' meno puramente d'intrattenimento di quanto il trailer non faccia credere, eppure nemmeno dal punto di vista dei contenuti riesce a compensare la mancanza di buone scene d'azione. Banderas è quasi sempre un buon protagonista, Melanie Griffith è uno scempio di chirurgia facciale ma, nonostante tutto, la loro scena insieme è forse la migliore di tutto il film. Anche se, chiaramente, non basta.
Box Office: $5.681.069 (incasso totale di alcuni mercati internazionali - tra cui l'Italia - fornito da Box Office Mojo)
Consigli: Tra i titoli di fantascienza direi che non è certo il più rappresentativo e, anzi, mi ha spesso ricordato "Blade Runner" e alcuni altri film dello stesso genere. Diciamo che, viste le premesse, ci si aspetterebbe di più da questo titolo chiaramente commerciale e di intrattenimento. Da quest'ultimo punto di vista, in particolare, devo dire che spesso manca quella spinta, quella marcia in più che trasporta una storia come questa alla strizzatina d'occhio al genere dei film d'azione. E' una pellicola che può andare benissimo per gli amanti delle storie fantascientifiche catastrofiche o per gli appassionati di robot e implicazioni etiche connesse. Per gli altri, forse, può risultare alla lunga un po' piatto.
Parola chiave: Orologiaio.
Trailer
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Questa pellicola ci aveva attirato principalmente per un trailer accattivante e l'interessante combinazione di estetica hollywoodiana minata a una produzione spagnola.
Film 898: "Automata" (2014) di Gabe Ibáñez
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi, Erika
Pensieri: "Autómata" parrebbe un buon titolo finché non ci si addentra davvero all'interno della storia. I primi minuti, le prime scene, la ricostruzione, il cast internazionale... Tutto sembrerebbe suggerire un tentativo riuscito di rubare ad Hollywood il monopolio fantascientifico riuscendo a produrre un titolo commerciale europeo di pari livello. Più, però, la storia procede e più ci si rende conto che non si è, in effetti, in tale scenario.
Gli sforzi tecnici sono evidenti, eppure la storia non riesce mai per davvero ad ingranare e rimane semplicemente un'insieme di buone promesse che non trovano un riscontro effettivo durante lo svolgimento della trama. L'intrigante incipit distopico di un mondo in cui i robot sono parte della vita quotidiana delle persone (specialmente di una certa élite) e sono sotto il controllo umano grazie ad una serie di regole che gli impediscono di fare del male agli esseri umani o autoripararsi (Asimov mi senti?), non va oltre le interessanti premesse, finendo per riproporre all'infinito le stesse domande e implicazioni, senza prodursi in qualcosa di veramente concreto. Ok, vengono scoperti robot che si autoriparano e...? Niente, scappano in mezzo al deserto.
Forse sopraffatto dalla ricerca di un bilanciamento tra spettacolarità da esibire e una valorizzazione scientifica che rendesse giustizia alla trama, Gabe Ibáñez (regista e anche tra gli sceneggiatori) non riesce a districarsi bene tra gli snodi della vicenda che vuole mostrare, finendo nella seconda parte del film per non centrare minimamente le aspettative nettamente caricate durante il primo tempo. Sembra sempre di essere sull'orlo di una rivoluzione, di una guerra civile o comunque di un cambiamento tanto violento e importante da cambiare il destino dell'umanità, mentre nella realtà ciò che verrà mostrato è un'emigrazione, la scelta di abbandonare un territorio ostile verso un ponte che regalerà la libertà ai robot fuggiaschi. Un po' deludente, nonostante alcune implicazioni (non sviluppate dalla storia).
Sceneggiatura a parte, comunque, "Automata" ha anche un altro paio di problemi, uno connesso all'altro. Innanzitutto manca fortemente di un'identità personale. C'è troppo di preso in prestito ("Blade Runner", "Terminator", "District 9" "Io, Robot", "Elysium" ma anche l'imminente "Ex Machina" di Alex Garland in uscita a giugno) e talmente tanto mescolato da proporre un rimpasto francamente un po' irrilevante, a volte anche brutto. Poi la mancanza di tempistiche giuste. Forse proprio per adeguarsi allo standard che le pellicole citate hanno imposto sulla scena mondiale, questa produzione si è trovata a dover fare i conti con un linguaggio sci-fi oggi particolarmente articolato e in continua evoluzione. Il futuro distopico, la civiltà in rovina, le macchine coscienti sono tutti temi assolutamente attuali al cinema e questo film, trattando proprio di questo, ha dovuto cercare il suo linguaggio per mettere in scena le proprie idee. Peccato che i centrali robot ultratecnologici siano di una lentezza inimmaginabile sia per quanto riguarda i movimenti, sia per ciò che concerne la parola. Una scena dopo l'altra, lo spettatore non può fare a meno di chiedersi perché non si prema di più sull'acceleratore. Stiamo parlando di una storia di fuga, di una pellicola d'azione che vede inseguimenti, sparatorie ed effetti speciali a pioggia. E allora perché sembra sempre tutto così lento? Chiaramente la Spagna non è Hollywood (e non lo dico certo in senso dispregiativo!) e necessariamente i tipi di linguaggio cinematografico sono diversi, come le possibilità regalate dal budget. Ma allora non posso fare a meno di chiedermi perché ricercare un cast internazionale (Antonio Banderas, Birgitte Hjort Sørensen, Dylan McDermott, Robert Forster, Tim McInnerny, Melanie Griffith, David Ryall e Javier Bardem) per richiamare un'audience internazionale se poi le possibilità di mettere in scena qualcosa che valga la pena di essere visto non ci sono. Perché per quanto accattivanti nell'aspetto, i robot non sono sciolti, ma sempre legatissimi nei movimenti, quasi statici e non si può fare a meno di domandarsi come si possa mettere in scena una storia di azione con dei protagonisti che per fare un passo ci mettono 30 secondi.
Insomma, il risultato finale, come si capisce, mi ha deluso essendo stato certamente non conforme alle mie aspettative. E' meno puramente d'intrattenimento di quanto il trailer non faccia credere, eppure nemmeno dal punto di vista dei contenuti riesce a compensare la mancanza di buone scene d'azione. Banderas è quasi sempre un buon protagonista, Melanie Griffith è uno scempio di chirurgia facciale ma, nonostante tutto, la loro scena insieme è forse la migliore di tutto il film. Anche se, chiaramente, non basta.
Box Office: $5.681.069 (incasso totale di alcuni mercati internazionali - tra cui l'Italia - fornito da Box Office Mojo)
Consigli: Tra i titoli di fantascienza direi che non è certo il più rappresentativo e, anzi, mi ha spesso ricordato "Blade Runner" e alcuni altri film dello stesso genere. Diciamo che, viste le premesse, ci si aspetterebbe di più da questo titolo chiaramente commerciale e di intrattenimento. Da quest'ultimo punto di vista, in particolare, devo dire che spesso manca quella spinta, quella marcia in più che trasporta una storia come questa alla strizzatina d'occhio al genere dei film d'azione. E' una pellicola che può andare benissimo per gli amanti delle storie fantascientifiche catastrofiche o per gli appassionati di robot e implicazioni etiche connesse. Per gli altri, forse, può risultare alla lunga un po' piatto.
Parola chiave: Orologiaio.
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venerdì 1 ottobre 2010
Film 143 - Mulholland Drive
Primo film di una lunga serie di 'lunedì a cena dal Puffo', tra insalata e chiacchiere, ci siamo concessi uno dei film più popolari di un certo Sig. Lynch...

Film 143: "Mulholland Drive" (2001) di David Lynch
Visto: dalla tv del Puffo
Lingua: italiano
Compagnia: Marco, Andrea Puffo, Diego
Pensieri: Al mio primo approccio ufficiale con questo regista ne esco pienamente soddisfatto! Sicuramente la buona compagnia ha influito positivamente: non si può non tenere presente che contano anche atmosfera e approccio con cui ci avviciniamo a qualsiasi film. Per mia fortuna la 'prima visione' di un film di Lynch è stata decisamente positiva anche grazie a questi elementi perchè forse, da solo, i 147 mininuti di pellicola li avrei un po' sofferti. E, invece, ne sono uscito piacevolmente affascinato e invogliato a scoprire meglio il mondo di un regista sicuramente non convenzionale.
In ogni caso non avrei potuto non amare Naomi Watts, una delle attrici più belle e BRAVE nella sfera hollywoodiana e che, grazie a questo film sicuramente ha dato un vero slancio alla sua carriera, seguito l'anno dopo dalla consacrazione al grande pubblico con un enorme successo commerciale quale "The Ring". In questa pellicola rende davvero bene il suo personaggio anche in scene non facili come quella del provino o nel momento in cui si rivela il grande mistero del suo personaggio.
Proprio questo mistero sarà perno e fulcro della vicenda e condizionerà l'intero andamento della storia. Storia assurda in certi tratti, ma affascinante già dal punto di partenza: bellissima donna (Laura Harring) in una limousine viene minacciata con una pistola da uno dei due in macchina con lei, ma un incidente stradale la lascia unica superstite illesa. Con un'amnesia... Come farà a ritrovarsi, a capire da dove arrivano tutti quei soldi nella borsetta, perchè fosse su una limousine in Mulholland Drive? Solo l'evolversi della storia lo farà capire.
Giochetti della mente, inganni, effusioni, stranissimi personaggi, cadaveri, film da girare e un po' di visione Freudiana della personalità. Ce n'è davvero per tutti i gusti. Vedere e capire non andranno sempre a braccetto in questa pellicola, ma abbandonarsi a un mondo non sempre logicamente proprio è alquanto affascinante e piacevolmente disorientante. Spegnete il vostro cervello e lasciate che sia quello di Lynch a condurvi nel suo intricato labirinto.
Consigli: Ci vuole un po' di pazienza, poi il film prende il via. E, soprattutto, una mente bella sgombra: pare ci siano 10 indizi chiave per la comprensione della storia sparsi per le scene. Buona ricerca!
Parola chiave: Scatola blu.
Ric

Film 143: "Mulholland Drive" (2001) di David Lynch
Visto: dalla tv del Puffo
Lingua: italiano
Compagnia: Marco, Andrea Puffo, Diego
Pensieri: Al mio primo approccio ufficiale con questo regista ne esco pienamente soddisfatto! Sicuramente la buona compagnia ha influito positivamente: non si può non tenere presente che contano anche atmosfera e approccio con cui ci avviciniamo a qualsiasi film. Per mia fortuna la 'prima visione' di un film di Lynch è stata decisamente positiva anche grazie a questi elementi perchè forse, da solo, i 147 mininuti di pellicola li avrei un po' sofferti. E, invece, ne sono uscito piacevolmente affascinato e invogliato a scoprire meglio il mondo di un regista sicuramente non convenzionale.
In ogni caso non avrei potuto non amare Naomi Watts, una delle attrici più belle e BRAVE nella sfera hollywoodiana e che, grazie a questo film sicuramente ha dato un vero slancio alla sua carriera, seguito l'anno dopo dalla consacrazione al grande pubblico con un enorme successo commerciale quale "The Ring". In questa pellicola rende davvero bene il suo personaggio anche in scene non facili come quella del provino o nel momento in cui si rivela il grande mistero del suo personaggio.
Proprio questo mistero sarà perno e fulcro della vicenda e condizionerà l'intero andamento della storia. Storia assurda in certi tratti, ma affascinante già dal punto di partenza: bellissima donna (Laura Harring) in una limousine viene minacciata con una pistola da uno dei due in macchina con lei, ma un incidente stradale la lascia unica superstite illesa. Con un'amnesia... Come farà a ritrovarsi, a capire da dove arrivano tutti quei soldi nella borsetta, perchè fosse su una limousine in Mulholland Drive? Solo l'evolversi della storia lo farà capire.
Giochetti della mente, inganni, effusioni, stranissimi personaggi, cadaveri, film da girare e un po' di visione Freudiana della personalità. Ce n'è davvero per tutti i gusti. Vedere e capire non andranno sempre a braccetto in questa pellicola, ma abbandonarsi a un mondo non sempre logicamente proprio è alquanto affascinante e piacevolmente disorientante. Spegnete il vostro cervello e lasciate che sia quello di Lynch a condurvi nel suo intricato labirinto.
Consigli: Ci vuole un po' di pazienza, poi il film prende il via. E, soprattutto, una mente bella sgombra: pare ci siano 10 indizi chiave per la comprensione della storia sparsi per le scene. Buona ricerca!
Parola chiave: Scatola blu.
Ric
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