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lunedì 27 agosto 2018

Film 1506 - Valerian e la città dei mille pianeti

Intro: quando si parla in termini di gigantesco flop al botteghino e pessime critiche sono sempre piuttosto interessato a recuperare il titolo sfortunato, soprattutto quando non mi sarei mai aspettato le cose potessero mettersi così male...
Film 1506: "Valerian e la città dei mille pianeti" (2017) di Luc Besson
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
In sintesi: in realtà non è così terribile come tutti hanno detto. Non so dire se rifletta o meno il lavoro dei creatori del fumetto francesce ("Valérian and Laureline" scritto da Pierre Christin e illustrato da Jean-Claude Mézières), di sicuro quello che ho visto per quanto riguarda la versione cinematografica non mi ha negativamente colpito come non mi ha positivamente stupito. Un prodotto fatto per essere spettacolare, colorato, veloce. Manca sicuramente di originalità, un taglio più personale, ma per il resto siamo nella media;
non credo che portare Rihanna ancora sullo schermo aiuti. Non c'è un suo film che sia stato un vero successo, sempre messi flop. Penso sia erroneo ritenere che sia in grado di richiamare gente al cinema come, invece, riesce a fare negli stadi;
uno dei più grandi problemi di "Valerian and the City of a Thousand Planets" è la mancanza di star. Né DeHaan né Delevigne sono protagonisti sufficientemente famosi e il contorno di protagonisti non aiuta particolarmente. In ogni caso il cast non è un vero problema a livello di risultato finale, anche Delevigne riesce a cavarsela nonostante la derivazione fashion, piuttosto che attoriale. Forse il problema generale di questa operazione è che ha sbagliato le tempistiche e i modi (non c'è nulla che non abbiamo già visto in "Star Wars", "Guardiani della galassia", "Star Trek" e compagnia); Besson pensa sempre in grande, vede in grande e realizza in grande. Gli va dato certamente questo credito, uno dei pochi fuori dalla cerchia degli studios hollywoodiani che rischia con film del genere. Non sempre può andare bene.
Cast: Dane DeHaan, Cara Delevingne, Clive Owen, Rihanna, Ethan Hawke, Herbie Hancock, Kris Wu, Rutger Hauer, John Goodman, Elizabeth Debicki, Ola Rapace, Mathieu Kassovitz.
Box Office: $225.9 milioni
Vale o non vale: non è una brutta pellicola, sicuramente un risultato sufficiente a intrattenere lo spettatore tramite effetti speciali che producono immagini coloratissime e portano in vita universi multiformi davvero particolari. Detto ciò, il film non aggiunge nulla alla filmografia di fantascienza.
Premi: /
Parola chiave: Wicked.

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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 15 dicembre 2017

Film 1458 - Tulip Fever

Qui in Australia le città erano tappezzate dei poster di questo film che, tra l'altro, presenta come protagonista la mia amata Alicia Vikander. Potevo forse astenermi dal vederlo?

Film 1458: "Tulip Fever" (2017) di Justin Chadwick
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Francy
Pensieri: Esteticamente molto curato, il film non riesce però ad andare oltre la rappresentazione da dipinto, rimanendo perfettamente bidimensionale nei confronti di una storia d’amore più sensazionale sulla carta che nella realtà. La colpa è di una trama spesso confusa che prova a riorientare le reminiscenze a “La ragazza con l’orecchino di perla” dovendone necessariamente distanziarsi quel tanto che basti a caratterizzare sufficientemente il prodotto in questione come qualcosa di più nuovo e diverso possibile. Nonostante la derivazione da romanzo di successo (di Deborah Moggach), questo non basta ad assicurare a “Tulip “Fever” gli elementi necessari ad una stoira intrigante, coinvolgente e romantica.
Le pene d’amore dei due giovani protagonisti - che a dirla tutta sembrano più due adolescenti – non riescono ad essere ben trasmesse allo spettatore, fallendo nell’agganciare quello che di fatto sarebbe il pubblico di riferimento di un prodotto come questo. Privato dell’aspetto amoroso (la tresca della servetta è più intrigante), ci si aspetterebbe almeno l’approfondimento dell’interessante titolo, ma di fatto non è così. Nonostante la rappresentazione della speculazione sui bulbi di tulipani nell’Amsterdam del 17esimo secolo, la questione resta troppo marginale per dirsi trattata a sufficienza, il che è un peccato. Fuorviati da un marketing che non ha mancato di spingere in tale direzione, in realtà la febbre da tulipano rimane un accenno, seppur molto urlato…
Alicia Vikander si conferma una protagonista capace in grado di sostenere il film sulle sue spalle. Non manca, scopriremo, di una certa vena comica (befferà il marito Christoph Waltz) anche se naturalmente il film è orientato principalmente su quella drammatica. Da questo punto di vista il personaggio di Sophia. Si rivelerà un po’ troppo confuso e a volte troppo difficile da decifrare, tanto da compromettere, appunto, il processo empatico con il pubblico.
Tutto sommato, quindi, la pellicola non riesce a proporre una storia d’amore passionalmente trascinante, né è capace di un approfondimento storico che vada oltre le quattro mura in cui la vendida dei tulipani venga effettuata. Inoltre la costruzione dei personaggi è poco elaborata e rimane bloccata a una serie di stereotipi comuni al genere di questa pellicola (c’è il marito vecchio e scemo,, la servetta a volte amica e a volte stronza, il pittore innamorato, la vecchia suora saggia e spiccia) In definitiva “Tulip Fever” è un prodotto piatto ed esteticamente molto bello, quasi più un esercizio di stile che un prodotto cinematografico che abbia in effetti qualcosa di nuovo da raccontare.
Cast: Alicia Vikander, Dane DeHaan, Zach Galifianakis, Judi Dench, Christoph Waltz, Cara Delevingne, Tom Hollander, Matthew Morrison, Kevin McKidd, Douglas Hodge.
Box Office: $7.9 milioni
Consigli: Gli amanti del genere romantico ambientato in epoche storiche più o meno lontane gradiranno un prodotto esteticamente molto curato e bello da guardare. Manca di generare vero interesse quando si tratta dei due protagonisti innamorati – il che è un problema -, ma rimane un titolo guardabile ed essenzialmente innocuo. Non granché, ma pur sempre buono per una serata priva di pretese..
Parola chiave: Ripensamento.

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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 30 settembre 2016

Film 1218 - Suicide Squad

Ammetto che non smaniassi per vederlo, ma effettivamente bisognava farsi un'idea su quello che era uno dei titoli più attesi non solo di questa estate, ma di tutto il 2016.

Film 1218: "Suicide Squad" (2016) di David Ayer
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Due impressioni convivono nel mio giudizio relativamente a questa pellicola. La prima è che, visto tutto il marasma mediatico che si è venuto a creare, "Suicide Squad" non è poi così terribile come in molti hanno sentenziato; la seconda è che, per essere un film da 175 milioni di dollari, con un cast fantastico ed avendo un franchise avviato alle spalle, "Suicide Squad" è un film insufficiente e forse un po' inutile.
La DC Extended Universe è al suo terzo appuntamento cinematografico, dunque ci può stare che la rotta intrapresa necessiti di essere rivista di titolo in titolo e anche se sì, un miglioramento rispetto al precedente, pesantissimo Batman contro Superman c'è stato, non siamo comunque di fronte ad un titolo in grado di mantenere le enormi aspettative generate dall'incessante campagna promozionale.
Non basta promettere per l'ennesima volta l'appuntamento con i prossimi supereroi (di nuovo Batman, poi The Flash e Aquaman), come non basta affidare tutto l'aspetto comico a Harley Quinn (Margot Robbie) o calcare la mano sulla pericolosità di tutti gli individui chiamati in causa (quando poi nel finale si rinsalda la tradizione dei soliti cliché) o fare leva sulla loro irresistibile, violenta follia: la storia non riesce comunque a presentarsi come qualcosa di unitario e coeso, né ad allontanare un certo senso di incompletezza.
Già dalla presentazione dei vari, troppi personaggi ci si accorge che non c'è unità. Ognuno ha un suo universo, una sua storia e un suo racconto di cui, però, qui è presentato solo l'elemento funzionale alla vicenda; è come se ognuno restasse nella gabbia in cui era rinchiuso e anche se di fatto ne uscirà, la sensazione è che rimangano confinati in una propria dimensione non coesa alle altre. Questo aspetto si riflette inevitabilmente sulla storia che, dunque, non solo non amalgama, ma in aggiunta non approfondisce nulla. Rimaniamo sulla superficie e assistiamo più che altro ad uno sfoggio molto gratuito di una certa auto-conclamata violenza. Della serie: sì, ok, siete molto, molto cattivi. E quindi?
In aggiunta - e nel caso di un film così pop e alla ricerca di iconicità non è poco - la regia non riesce a consegnare un'esperienza indimenticabile. Ci sono gli effetti speciali e le prodezze dei personaggi per stupire chi guarda, ma non la visione di chi ha diretto. In questo senso credo si noti ampiamente la differenza tra l'ultimo prodotto di Zack Snyder (i titoli di testa di "Batman v Superman: Dawn of Justice" sono davvero belli) e quello qui proposto da Ayer. Ed è davvero un peccato perché in fin dei conti una visione e una rappresentazione più audaci avrebbero sicuramente aiutato a migliorare il risultato finale. A proposito di questo, tra l'altro, mi sento di dire senza timore di ripercussioni (ahah!) che "Suicide Squad", per tutta una serie di motivi di cui forse gli effetti speciali sono il più rappresentativo, mi ha ricordato l'ultimo "Ghostbusters". Il che non è necessariamente un bene: dove per le acchiappafantasmi non era richiesto un eccesso di realismo (giocando più che altro su comicità, effetto nostalgia e una rappresentazione dei vari mostri quasi da cartone animato), qui la legittimazione di un universo malavitoso, pericoloso e violento passava anche attraverso la scelta di stile che, a mio avviso, tradisce una certa incoerenza tra messaggio trasmesso e risultato finale presentato. Cara Delevingne sembra una bambolina vodoo indemoniata, ma a conti fatti non fatico ad immaginarmela fianco a fianco con Slimer.
Ciò detto, per quanto la delusione ci sia stata (ma me l'aspettavo, forse è questa la differenza), ho trovato comunque godibile l'esperienza. No, non mi ha esaltato come non sono rimasto particolarmente folgorato dall'interpretazione di Jared Leto - che ritengo un po' sopravvalutato -, ma in ogni caso è almeno una storia su qualcosa di buono. Gli antieroi che si aggiudicano un film tutto loro facendo i cattivi e sono perfino visti in chiave positiva sono pochi, per cui ogni tanto fa piacere cambiare punto di vista. Che poi si tradiscano a metà è un'altra cosa...
In definitiva, comunque, "Suicide Squad" è il classico così così: non ti ha soddisfatto, ma non puoi nemmeno dire che sia stato tutto tempo perso.
Film 658 - L'uomo d'acciaio
Film 1127 - Batman v Superman: Dawn of Justice
Film 1128 - Batman v Superman: Dawn of Justice
Film 1218 - Suicide Squad
Film 2042 - The Suicide Squad
Film 1392 - Wonder Woman
Film 1640 - Wonder Woman
Film 1708 - Aquaman
Film 1459 - Justice League
Film 2019 - Zack Snyder's Justice League
Cast: Will Smith, Jared Leto, Margot Robbie, Joel Kinnaman, Viola Davis, Jai Courtney, Jay Hernandez, Adewale Akinnuoye-Agbaje, Ike Barinholtz, Scott Eastwood, Cara Delevingne, Ben Affleck, Ezra Miller, Karen Fukuhara, Adam Beach, Jim Parrack, Common, David Harbour.
Box Office: $731.3 milioni
Consigli: Si poteva certamente fare di più. In ogni caso è film che si lascia guardare, pur non adatto a tutti i palati. Scurrile, violento e certamente molto blockbuster (anche se forse è più il secondo tempo che si adatta ai canoni), "Suicide Squad" carica chi guarda di aspettative e proposte sovversive, per poi piegarsi ai classici dettami mainstream. Da questo punto di vista è certamente un'occasione persa. Poi capisco che per i fan della DC Comics sia grasso che cola...
Parola chiave: Sconto sulla condanna.

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Bengi

martedì 12 aprile 2016

Film 1114 - Pan - Viaggio sull'isola che non c'è

Ero curioso di vederlo, ma al cinema me lo ero perso. Così appena ho potuto l'ho recuperato.
Film 1114: "Pan - Viaggio sull'isola che non c'è" (2015) di Joe Wright
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Sono sempre stato fan di Joe Wright e i suoi film li ho visti praticamente tutti e mi spiace dire che, questa volta, il risultato è un po' insipido.
Premesso che la storia di Peter Pan non mi ha mai particolarmente entusiasmato, questa ulteriore revisitazione non aggiunge granché a quanto fino ad ora il grande schermo ci aveva già regalato. Tutti gli escamotage portati in aiuto dalla trama non sono sufficienti a rinnovare, di fatto, la storia che risulta alla fine una sorta di copia sbiadita rispetto all'intramontabile classico Disney o una versione pompata di effetti speciali del già più magico "Hook" di Spielberg.
Il finale francamente non mi ha convinto e l'ho trovato una sorta di viaggio sul pianeta Krypton; gli assurdi costumi di Giglio Tigrato (Rooney Mara) sono più strani che belli e il personaggio di Uncino (Garrett Hedlund) in versione amica mi ha soddisfatto poco, soprattutto perché il nemico Barbanera (Hugh Jackman) non mi ha convinto per niente.
Insomma, al di là della polemica relativa alla scelta di un cast in prevalenza bianco - principalmente è stato molto attaccato l'ingaggio della Mara per interpretare Giglio Tigrato che è, in realtà, un'indiana d'America -, il punto è che "Pan" non è un film riuscito, quanto più un insieme di meraviglie visive che perdono molta della loro magia una volta condensate nel risultato finale. Un po' un peccato: il potenziale c'era.
Ps. Candidato a 2 Razzie Awards per le peggiori attrici (Rooney Mara e Amanda Seyfried).
Cast: Hugh Jackman, Garrett Hedlund, Rooney Mara, Levi Miller, Adeel Akhtar, Nonso Anozie, Amanda Seyfried, Kathy Burke, Cara Delevingne.
Box Office: $128.4 milioni
Consigli: Gigantesco flop al botteghino mondiale (il film è costato 150 milioni di dollari), questo "Pan - Viaggio sull'isola che non c'è" non è certamente uno dei titoli più rappresentativi della filmografia di Joe Wright che ha diretto molto di meglio. Questo tentativo fantasy misto effetti speciali moderni misto stravaganze da "mettiamoci qualche elemento non convenzionale e vediamo come va" è un esperimento non del tutto riuscito. Certo non è così malvagio da non andare bene per una serata all'insegna del puro intrattenimento, eppure il risultato finale non è soddisfacente. Vedere per credere.
Parola chiave: Pixo.

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Bengi

domenica 29 novembre 2015

Film 1039 - Città di carta

Molto, molto interessato a vedere questo film, ho dovuto recuperarlo in streaming dato che lo avevo perso al cinema.

Film 1039: "Città di carta" (2015) di Jake Schreier
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: "Colpa delle stelle" è stato bello, ma molto duro da digerire. "Città di carta" è tutta un'altra storia che, lo ammetto, mi è piaciuta.
Anche questa pellicola tratta dal romanzo di John Green, la mia paura è che potesse verificarsi una sorta di operazione fotocopia grazie al successo dell'anno scorso della storia con Shailene Woodley anche considerata la presenza di Nat Wolff in entrambi i film, l'idea young adults-glam che si respira in entrambi i casi e, naturalmente, per via dell'autore in comune. La realtà è che sono due titoli completamente diversi e a parte le piccole connessioni di cui prima, il risultato è diverso e piacevole in entrambi i casi.
Innanzitutto in "Paper Towns" nessuno è malato o muore, semplicemente la protagonista Margo (Cara Delevingne) ad un certo punto sparisce e il povero Quentin (Wolff), innamorato di lei fin da bambino, finirà per andare a cercarla dopo aver trovato una serie di indizi che ritiene lo condurranno da lei. Il fulcro della vicenda è quindi la ricerca di Margo che di fatto segue l'avventura di una notte che cambierà la vita dei due ragazzi: lei perché, dopo essersi vendicata dei suoi amici e del suo ex fidanzato fedifrago, sparirà nel nulla; lui perché finalmente si concede di vivere un po'. Il risultato finale sarà una raccolta di indizi e un viaggio on the road per Quentin e i suoi amici nerd che regalerà a tutti il ricordo di un'avventura indimenticabile prima di salutarsi in vista dell'università.
Un percorso di formazione, dunque, mascherato da spy story - molto alla leggera -, eppure pur non risultando totalmente efficace, "Città di carta" riesce a far appassionare il suo spettatore man mano che la storia evolve, proponendo non solo un'avventura anche divertente, ma dei personaggi piacevoli e simpatici, sufficientemente veri e onesti da risultare credibili. In questo Wolff dimostra certamente il suo valore, mentre la Delevingne ha una parte più maliziosa che, sì, le si addice, ma richiede inevitabilmente meno talento per essere rappresentata. Su di lei, dunque, mi riservo di vedere altro per capire se abbia davvero qualcosa da dire o sia il classico esempio di personalità famosa per un motivo che finisce a tentare altre strade più o meno artistiche fino a quando la fama regge. Vedremo.
In definitiva, comunque, "Paper Towns" è un buon esempio di cinema per - come vuole la catalogazione anglofona - giovani adulti e riesce nell'intento di mantenere le aspettative legate alla misteriosa figura di Margo. Il finale è decisamente più inaspettato del normale per un prodotto mirato a un tale target, il che mi ha sorpreso in positivo, soprattutto perché si muovono motivazioni sensate e ponderate legate alla ricerca di se stessi e l'affermazione della propria personalità in opposizione alle imposizioni sociali e alle precostituite categorie umane. Questo, pur semplificato all'interno della trama e probabilmente utilizzato quale strumento per elevare i toni della storia da semplice film per ragazzi a pellicola sufficientemente impegnata, rimane un punto a favore della storia che riconosce quanto sia importante capire prima chi si è per poter decidere quali scelte fare o percorsi seguire nella vita. Poi, certamente, il tutto rimane un'operazione commerciale mirata a creare una sorta di seguito alle fortune di "Colpa delle stelle", ma devo dire che tutto sommato la storia che racconta "Città di carta" non mi ha deluso.
Ps. Ma poi cosa sono queste città di carta del titolo? Errori volontari degli autori delle mappe, sotto forma di nomi di città inventati, che servono a tutelare dalla violazione di copyright delle stesse.
Cast: Nat Wolff, Cara Delevingne, Halston Sage, Austin Abrams, Justice Smith, Jaz Sinclair, Cara Buono, Ansel Elgort (cameo).
Box Office: $85.5 milioni
Consigli: Colonna sonora pazzesca che mi è entrata subito in testa, bella fotografia, un protagonista dal viso dolce e l'aspetto da peluche arruffato, una modella come ragazza scomparsa e un romanzo dallo stesso autore di "Colpa delle stelle": insomma, qualche elemento valido per vedere questa pellicola c'è sicuramente. Il risultato finale è buono, la storia si segue bene e volentieri e il finale è meno scontato di quanto non si potrebbe pensare. In una domenica pomeriggio di quasi inverno come questa, una chance a "Città di carta" si può tranquillamente dare.
Parola chiave: Agloe.

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Bengi