Visualizzazione post con etichetta prom. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta prom. Mostra tutti i post

giovedì 23 giugno 2022

Film 2113 - Senior Year

Intro: Avevo iniziato a guardare questo film su Netflix, per poi dover interrompere. Nel mezzo ho visto "Alex Strangelove", per poi ritorna a questo per finirlo. Che confusione...

Film 2113: "Senior Year" (2018) di Craig Johnson
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: "Senior Year" è una gran boiata, ma ha due assi nella manica: la protagonista Rebel Wilson e qualche momento musicale al sapore di nostalgia che risollevano un po' tutta l'operazione.
Nello specifico, la Wilson si rivela sempre di più un'ottima protagonista per questo tipo di produzioni commerciali di facile consumo, brillante e sempre sufficientemente "stramba" da suscitare una certa dose di tenerezza. Non è un tipo di comicità per tutti, mi rendo conto, ma in questo caso sono contento di vederle riconosciuto un ruolo che vada oltre l'essere (stata) in sovrappeso e che le regali il ruolo da protagonista al di là dell'aspetto fisico e della comicità legata a quest'ultimo che per anni ne ha contraddistinto i ruoli cinematografici. In questo senso "Senior Year" ricorda un po' il film "Isn't It Romantic" sempre con la Wilson e sempre di Netflix, a sua volta simile per tematica alla pellicola "I Feel Pretty" con Amy Schumer (e probabilmente "Amore a prima svista" con Gwyneth Paltrow e Jack Black).
Inoltre la scena in cui viene ricreato l'iconico video di "(You Drive Me) Crazy" di Britney Spears è una chicca da non sottovalutare (e onestamente la ragione che mi ha spinto a recuperare il film).
Per il resto, diciamocelo pure, "Senior Year" ricade perfettamente in tutta quella serie di stereotipi da commedia facile facile in cui il sogno di una vita della protagonista trascina la storia fino a quando la vita non le farà capire che tutto quello che stava cercando era in realtà altro.
Non certo orginale, ma si è visto di peggio.
Cast: Rebel Wilson, Sam Richardson, Zoë Chao, Mary Holland, Justin Hartley, Chris Parnell, Angourie Rice, Avantika, Michael Cimino, Jeremy Ray Taylor, Brandon Scott Jones, Alicia Silverstone.
Box Office: /
Vale o non vale: Sicuramente c'è qualche momento simpatico, anche se la storia non regala niente che non si sia già visto mille volte. Innocuo, si lascia guardare.
Premi: /
Parola chiave: Prom.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

martedì 21 giugno 2022

Film 2112 - Alex Strangelove

Intro: Di recente avevo salvato su Netflix qualche pellicola leggera da vedere in momenti in cui avessi avuto bisogno di qualcosa di spensierato. Due weekend fa mi sono lanciato su questo titolo.

Film 2112: "Alex Strangelove" (2018) di Craig Johnson
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: non che mi aspettassi grandi cose, però devo dire che questo "Alex Strangelove" non mi ha particolarmente convinto.
Per essere una pellicola incentrata sul coming out del suo protagonista, si passa un eternità di tempo a parlare della relazione di amicizia/amore/amicizia tra i due protagonisti Alex (Daniel Doheny) e Claire (Madeline Weinstein), relegando la questione omosessuale di fatto a sottotrama. Il che è un po' un peccato, anche perché avevo scelto di vedere il film più che altro per la sua tematica LGBT e non perché cercassi una storia di amicizia liceale. Anche perché se si fosse approfondito un po' di più questo nuovo aspetto della vita di Alex, si sarebbe evidato di dover relegare la parte più importante - e, se vogliamo, interessante - al finale con ballo di fine anno di rito.
Al di là di questo, poi, devo ammettere che ho trovato la storia un po' deludente anche a causa del protagonista, francamente piuttosto antipatico. Si fa fatica ad apprezzare il personaggio - e non è certo colpa di Doheny, quanto più per come è stato scritto Alex - e non si capisce come mai tutti siano apparentemente interessati a lui, perché sia costantemente al centro dell'attenzione. Alex è decisamente troppo popolare per come lo hanno caratterizzato nel film o troppo "sfigato" per essere così popolare. Mettetela come volete, di fatto i conti non tornano. Pure i suoi amici sono ossessionati dalle sue vicende sessuali o sentimentali, tanto da prendersi addirittura un pugno in faccia per Alex che, codardo, scappa lasciando l'amico - che lo ha difeso! - steso per terra. Mah.
Insomma, per quanto ci potrebbero essere certi elementi anche salvabili, "Alex Strangelove" non fa comunque abbastanza per elevarsi sopra la media.
Cast: Daniel Doheny, Antonio Marziale, Madeline Weinstein, Joanna Adler, William Ragsdale, Daniel Zolghadri, Nik Dodani, Fred Hechinger.
Box Office: /
Vale o non vale: Troppo debole come commedia, troppo poco focalizzato sulla questione LGBT, di fatto "Alex Strangelove" è poco quello che ci aspetterebbe e troppo qualcos'altro che, però, non ha sufficiente spinta per risultare originale. Si può vedere, per carità, ma non è certo niente di che.
Premi: /
Parola chiave: Sessualità.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

martedì 16 febbraio 2021

Film 1955 - The Prom

Intro: Prodotto pre-natalizio di punta del catalogo Netflix, onestamente non vedevo l'ora di vedere questo film, per cui appena ho avuto occasione l'ho recuperato! Con non poche speranze di vedere, finalmente, una buona nuova pellicola (anche se con Netflix bisogna sempre andarci con i piedi di piombo quando si tratta di film...).
Film 1955: "The Prom" (2020) di Ryan Murphy
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: tremendo. E la recensione potrebbe anche chiudersi qui.
La verità è che, nonostante non mi aspettassi certo un capolavoro, sono rimasto molto deluso da questa pellicola che, a parte saturare i colori a gogo e mettere in scena qualche numero musical, non mette in scena niente che non si sia già visto in "Glee" o prodotti simili, di sicuro niente che valesse la pena di riproporre in un film, almeno in questi termini.
In generale, infatti, "The Prom" è una luccicante promessa di talento e originalità totalmente mancata, un prodotto superficiale che non riesce ad andare oltre il minimo sindacale che il genere del musical porta con sé: ci sono le canzoni e i balletti a tempo di musica, ma manca tutto il resto, in primis il valore aggiunto (o la rilevanza, se vogliamo) di cui il progetto dovrebbe avvalersi per giustificare la trasposizione di questo titolo da Broadway a Hollywood. Ci sono una miriade di personaggi di cui ci si affatica ad appassionarsi, nessuna canzone particolarmente memorabile e una generale mancanza di "pericolo", nel senso che è evidente fin dall'inizio che la protagonista riuscirà nel suo intento - andare al ballo scolastico con la sua amata - per cui si fatica ad empatizzare e a comprendere la necessità di utilizzare del proprio tempo libero per seguire questa vicenda.
Mi sento di aggiungere, poi, che nonostante i grandi nomi "da acchiappo", "The Prom" non riesca a fare buon uso dello start power a sua disposizione: Meryl Streep fa Meryl Streep - nel senso che sembra più se stessa che interpreta una versione di mille suoi altri personaggi già visti -, Nicole Kidman ha un ruolo sciocco e banale, Andrew Rannells è la spalla gay, Keegan-Michael Key e Kerry Washington sono totalmente accessori, mentre James Corden interpreta la macchietta del gay tutta mossette e cliché (ma un attore gay disponibile non lo avevamo? Anche perché non è che James Corden sia questo attore di serie A...).
Insomma, nonostante i musical di solito si contraddistinguano per toni più leggeri e scanzonati, il vuoto (e francamente spesso noioso) circo messo in scena da questa pellicola non è sufficiente a salvare un prodotto che, sicuramente magnifico nella sua versione teatrale, qui fallisce di replicarne fasti e originalità. Forse Netflix dovrebbe smettere di dare carta bianca ai copia-incolla di Ryan Murphy e forse quest'ultimo dovrebbe cominciare a rallentare la sua produzione televisivo-cinematografica di massa.
Cast: Meryl Streep, James Corden, Nicole Kidman, Keegan-Michael Key, Andrew Rannells, Ariana DeBose, Kerry Washington, Jo Ellen Pellman, Tracey Ullman, Mary Kay Place.
Box Office: $187,430
Vale o non vale: Come al solito Hollywood (o almeno la stampa estera) arriva con anni di ritardo e conferisce alle produzioni di Ryan Murphy oggi un gran valore che, onestamente, mi pare non abbiano più come un tempo. Questo "The Prom" si aggiudica 2 nomination (assolutamente immeritate) ai Golden Globes di quest'anno, mentre altri titoli di Murphy ("Ratched", "Hollywood") finiscono per rubare il posto a prodotti ben più di valore. Sono anni che l'ideatore di "Glee" non è più all'altezza degli inizi e credo che dei prodotti più recenti si salvi onestamente solo "Pose".
"The Prom" non fa eccezione, banale e - non fosse per il cast di prim'ordine - prodotto più televisivo che cinematografico per mancanza di grandezza e ambizione, questo film finisce nella rappresentanza di quelle pellicole che, non avendo davvero niente da dire, si mantiene sulla superficie risultando a malapena accettabile, salvato solo da certi aspetti tecnici di valore (anche se da uno come Matthew Libatique, direttore della fotografia di pellicole come "Requiem for a Dream", "Everything Is Illuminated", Black Swan", "A Star Is Born" e "Birds of Prey", mi aspettavo molto, ma molto di meglio).
Spendete altrove il vostro tempo.
Premi: Candidato a 2 Golden Globes per Miglior film commedia o musical e Miglior attore protagonista (James Corden).
Parola chiave: Cause.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 28 gennaio 2021

Film 1790 - Night School

Intro: Alla ricerca di svago e disimpegno, mi ricordo dell'esistenza di questa pellicola.
Film 1790: "Night School" (2018) di Malcolm D. Lee
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: ho voluto guardare questo film principalmente per Tiffany Haddish, che trovo estremamente spassosa, nella speranza che ne risultasse qualcosa di buono. La verità è che nonostante un trailer ben concepito ed accattivante, "Night School" è meno riuscito di quanto non si sarebbe potuto pensare. Kevin Hart fa Kevin Hart e Teddy, il suo personaggio, è intercambiabile con tutti quelli che gli ho visto intepretare fino ad ora. Il che non sarebbe necessariamente un male (in "Jumanji" funziona) se non fosse che la storia qui non ha veramente nulla da dire.
Insomma, una commedia con poco brio che, puntando sull'idea curiosa di un protagonista che si rimette in discussione tornando a scuola per prendere il diploma in età adulta, tenta di rendere il tutto simpatico e giovane per racimolare quanto più pubblico mainstream possibile, ma di fatto non fa centro. E mi stupisce che ci siano voluti 6 persone (tra cui Hart) per scrivere questa sceneggiatura...
Cast: Kevin Hart, Tiffany Haddish, Rob Riggle, Taran Killam, Romany Malco, Mary Lynn Rajskub, Al Madrigal, Fat Joe, Ben Schwartz, Keith David.
Box Office: $103.1 milioni
Vale o non vale: Né tremendo né magnifico, "Night School" intrattiene a sufficienza da scorrere piacevolmente, anche se di certo non lascia il segno. Si poteva fare molto di più, però il carisma magnetico di Tiffany Haddish è innegabile.
Premi: /
Parola chiave: Teorema di Pitagora.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

domenica 29 novembre 2015

Film 1039 - Città di carta

Molto, molto interessato a vedere questo film, ho dovuto recuperarlo in streaming dato che lo avevo perso al cinema.

Film 1039: "Città di carta" (2015) di Jake Schreier
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: "Colpa delle stelle" è stato bello, ma molto duro da digerire. "Città di carta" è tutta un'altra storia che, lo ammetto, mi è piaciuta.
Anche questa pellicola tratta dal romanzo di John Green, la mia paura è che potesse verificarsi una sorta di operazione fotocopia grazie al successo dell'anno scorso della storia con Shailene Woodley anche considerata la presenza di Nat Wolff in entrambi i film, l'idea young adults-glam che si respira in entrambi i casi e, naturalmente, per via dell'autore in comune. La realtà è che sono due titoli completamente diversi e a parte le piccole connessioni di cui prima, il risultato è diverso e piacevole in entrambi i casi.
Innanzitutto in "Paper Towns" nessuno è malato o muore, semplicemente la protagonista Margo (Cara Delevingne) ad un certo punto sparisce e il povero Quentin (Wolff), innamorato di lei fin da bambino, finirà per andare a cercarla dopo aver trovato una serie di indizi che ritiene lo condurranno da lei. Il fulcro della vicenda è quindi la ricerca di Margo che di fatto segue l'avventura di una notte che cambierà la vita dei due ragazzi: lei perché, dopo essersi vendicata dei suoi amici e del suo ex fidanzato fedifrago, sparirà nel nulla; lui perché finalmente si concede di vivere un po'. Il risultato finale sarà una raccolta di indizi e un viaggio on the road per Quentin e i suoi amici nerd che regalerà a tutti il ricordo di un'avventura indimenticabile prima di salutarsi in vista dell'università.
Un percorso di formazione, dunque, mascherato da spy story - molto alla leggera -, eppure pur non risultando totalmente efficace, "Città di carta" riesce a far appassionare il suo spettatore man mano che la storia evolve, proponendo non solo un'avventura anche divertente, ma dei personaggi piacevoli e simpatici, sufficientemente veri e onesti da risultare credibili. In questo Wolff dimostra certamente il suo valore, mentre la Delevingne ha una parte più maliziosa che, sì, le si addice, ma richiede inevitabilmente meno talento per essere rappresentata. Su di lei, dunque, mi riservo di vedere altro per capire se abbia davvero qualcosa da dire o sia il classico esempio di personalità famosa per un motivo che finisce a tentare altre strade più o meno artistiche fino a quando la fama regge. Vedremo.
In definitiva, comunque, "Paper Towns" è un buon esempio di cinema per - come vuole la catalogazione anglofona - giovani adulti e riesce nell'intento di mantenere le aspettative legate alla misteriosa figura di Margo. Il finale è decisamente più inaspettato del normale per un prodotto mirato a un tale target, il che mi ha sorpreso in positivo, soprattutto perché si muovono motivazioni sensate e ponderate legate alla ricerca di se stessi e l'affermazione della propria personalità in opposizione alle imposizioni sociali e alle precostituite categorie umane. Questo, pur semplificato all'interno della trama e probabilmente utilizzato quale strumento per elevare i toni della storia da semplice film per ragazzi a pellicola sufficientemente impegnata, rimane un punto a favore della storia che riconosce quanto sia importante capire prima chi si è per poter decidere quali scelte fare o percorsi seguire nella vita. Poi, certamente, il tutto rimane un'operazione commerciale mirata a creare una sorta di seguito alle fortune di "Colpa delle stelle", ma devo dire che tutto sommato la storia che racconta "Città di carta" non mi ha deluso.
Ps. Ma poi cosa sono queste città di carta del titolo? Errori volontari degli autori delle mappe, sotto forma di nomi di città inventati, che servono a tutelare dalla violazione di copyright delle stesse.
Cast: Nat Wolff, Cara Delevingne, Halston Sage, Austin Abrams, Justice Smith, Jaz Sinclair, Cara Buono, Ansel Elgort (cameo).
Box Office: $85.5 milioni
Consigli: Colonna sonora pazzesca che mi è entrata subito in testa, bella fotografia, un protagonista dal viso dolce e l'aspetto da peluche arruffato, una modella come ragazza scomparsa e un romanzo dallo stesso autore di "Colpa delle stelle": insomma, qualche elemento valido per vedere questa pellicola c'è sicuramente. Il risultato finale è buono, la storia si segue bene e volentieri e il finale è meno scontato di quanto non si potrebbe pensare. In una domenica pomeriggio di quasi inverno come questa, una chance a "Città di carta" si può tranquillamente dare.
Parola chiave: Agloe.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

martedì 21 gennaio 2014

Film 657 - Lo sguardo di Satana - Carrie

Luigi voleva vederlo... E vuoi non accontentarlo, dopo che lo obbligo sempre a vedere quello che voglio io?

Film 657: "Lo sguardo di Satana - Carrie" (2013) di Kimberly Peirce
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Luigi
Pensieri: Lo sguardo di Satana cui fa riferimento il titolo non si può certo collegare alla protagonista spiritata, ma è certamente da attribuire a quello dello spettatore quando finisce di vedere l'enorme boiata di film che è "Carrie".
Dato che, fortunatamente, lo streaming mi ha risparmiato il prezzo del biglietto - oltre che l'obbligo del doppiaggio -, posso dire che vedere questo film è stata "solo" una perdita di tempo, ma almeno non di altro. La vera questione qui, però, è la seguente: perché?
Ovvero perché produrre il remake di un classico del cinema del '76, nientepopodimeno che di Brian De Palma, se poi si hanno in mente solo i soldi che si andranno ad incassare? A quasi quarant'anni di distanza ha senso riportare sul grande schermo un prodotto sperando di trainare al cinema e gli affezionati del titolo originale e i ragazzini che quando vedono del sangue vanno in fibrillazione? Insomma, non era davvero possibile inventarsi qualcosa di nuovo?
Questo sguardo assatanato di Carrie dev'essere miope o comunque poco lungimirante, perché davvero, chiunque veda questa pellicola si accorgerà della bassissima qualità di un prodotto del genere, caratterizzato dalla totale mancanza di pathos, da un'incapacità di produrre scene montate con senso del ritmo e dall'evidente carenza di idee, stile e bravura da parte di chi ha curato la sceneggiatura. Io se fossi Stephen King disconoscerei questo titolo.
La banalità dell'insieme e la brutta realizzazione degli effetti speciali e delle scene più violente - sì, anche quella tanto attesa del bagno di sangue post doccia da globuli rossi suini - non sono salvati nemmeno dal cast, che tra i suoi protagonisti vede Chloë Grace Moretz nella parte di baby Carrie macrocefala dall'aspetto da zitella, ma l'attitudine da porca e nientemeno che Julianne Moore nella parte della mammina religiosamente pazza che vede nella sua creatura il rifugio terreno del male assoluto (e quindi le cuce vestiti da zitella). La loro quotidianità familiare è un continuo nonsense di situazioni al limite del ridicolo, con escoriazioni da cutter e forbici volanti a farla da padrone in un crescendo paradossalmente divertente di cliché borderline.
Insomma, il risultato finale è impietoso e anche se è vero che un po' di soldi questa pellicola è riuscita ad incassarli ($82,716,354), sostengo fortemente che quest'idiozia ci potesse essere ampiamente risparmiata.
Consigli: Né veramente horror, né veramente splatter, "Lo sguardo di Satana - Carrie" è solo un brutto esempio di cinema mainstream contemporaneo. Oltre che di pessimo remake.
Parola chiave: Secchio.

Trailer

Bengi

venerdì 26 luglio 2013

Film 570 - Footloose

Un titolo di culto che non avevo mai visto e mi ero sempre ripromesso di recuperare (in originale). Everybody cut footloose!

Film 570: "Footloose" (1984) di Herbert Ross
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Va detto che ho studiato molto bene questo "Footloose" originale. Mi sono appassionato, infatti, a verificare quanto la trama del film fosse parallelamente simile a moltissimi temi trattati nei testi della cantante americana Lana Del Rey. Nonostante io mi renda perfettamente conto che sia una stupidaggine, ho comunque cercato le numerose connessioni, rendendomi sempre più conto che - magia? - le somiglianze non sono poche.
I macrotemi di questo film, infatti, sono più o meno rintracciabili in ogni canzone che la Del Rey abbia inciso nell'ultimo periodo. A sua discolpa va detto che, come lei, anche la pellicola tratta tematiche piuttosto generali e generalmente affrontate da pellicole generazionali del genere: conflitto con i genitori e con l'autorità, necessità di sperimentare, amori, scoperta di sé stessi, momenti down a cui tentare di sfuggire come meglio si riesce (ballo, alcol, droghe, ecc).
Che nessuna delle due parti brillasse per originalità assoluta non è mai stato un mistero, quindi abbandoniamo Lana e teniamoci "Footloose" per quello che è, ovvero un prodotto classicamente figlio del periodo in cui è stato concepito e realizzato. Al giorno d'oggi il racconto di una cittadina che vieta ai giovani di ballare il rock (di Satana) sarebbe pura fantascienza, probabilmente inimmaginabile per quei ragazzi che sperimentano tutti i divertimenti già in precoce età. Forse per questo motivo si è sentita la necessità di riproporre questo titolo creandone un rifacimento che ne ha mantenuto il nome: suppongo l'intento fosse sfruttare un prodotto di richiamo svecchiandone i passaggi narrativi e, in ultima nota, farci su dei soldi. L'esperimento ha funzionato a metà (il remake ha incassato, infatti, $62,701,289 a fronte di una spesa di 24).
L'originale degli anni '80, come si diceva, non brilla per una particolare scelta narrativa, ma mi rendo conto che abbia affascinato il pubblico tanto da divenire cult insieme a molte altre pellicole che, in quegli anni, affiancarono a dei bei protagonisti tonici scene di ballo e drammi adolescenziali ("Grease - Brillantina", "Saranno famosi", "Flashdance", "Dirty Dancing - Balli proibiti"). Va detto che, carico del mio personale background, ho trovato comunque questo film deboluccio e altamente superficiale, oltre che a tratti sorprendentemente violento o insensato. Le scene di ballo sono decisamente meno di quelle che mi aspettassi e, per quanto snodato, Kevin Bacon non è John Travolta.
Lori Singer (Ariel nel film) è una 'mascellona' americana dalle spalle da nuotatrice e una bellezza sinceramente assente, non in grado di incarnare un sogno erotico femminile quantomeno contemporaneo (poi, all'epoca, se fosse gradita non mi è dato sapere). Certo è che con a fianco Sarah Jessica Parker (prima della cura Bradshaw) vincere era davvero molto, molto facile.
John Lithgow e Dianne Wiest compongono, invece, la coppia adulta (sono i genitori di Ariel) che dovrà rivedere fino alle fondamenta del proprio matrimonio per ritrovare una fioritura sentimentale da anni sopita. Il personaggio di Lithgow è orrendo per ciò che rappresenta, ma saprà redimersi e cambiare la sua prospettiva nel finale, anche grazie alla pacata ma intelligente moglie.
Insomma, in definitiva da "Footloose" - di cui tanto avevo sentito parlare - mi aspettavo qualcos'altro, forse un filmetto a ritmo di musica capace di coinvolgermi e stupirmi, quantomeno intrattenermi con ritmo. Sono molti, invece, i passaggi pseudo-drammatici che tentano di far approdare la pellicola in qualcosa che, invece, non aveva le carte per diventare. Non mi ha convinto.
Ps. 2 nomination all'Oscar per le canzoni "Let's Hear It for the Boy" e, neanche a dirlo, la hit "Footloose".

Consigli: Una serata in compagnia può essere una buona scusa per incominciare questa pellicola. E' diversa da come me l'ero sempre figurata ed ha meno brio e ritmo di quello che avrei immaginato, ma va visto almeno una volta considerato la fama che il film porta con sé. Kevi Bacon che balla da solo nella fabbrica è un misto tra "9 settimane e 1/2" e il videoclip di Britney Spears e Madonna "Me Against the Music".
Parola chiave: .

Trailer

Bengi

sabato 10 novembre 2012

Film 477 - Bella in rosa

80s are back!!!


Film 477: "Bella in rosa" (1986) di Howard Deutch
Visto: dal computer di Paola
Lingua: italiano
Compagnia: Paola
Pensieri: "Pretty in Pink" è davvero un film carino, perfettamente incasellabile in quello spirito '80s che ultimamente mi sta facendo impazzire. Molly Ringwald, nonostante ruoli fotocopia da una di queste pellicole all'altra, è davvero azzeccata e capisco perchè, all'epoca, fosse stata scelta così tante volte come protagonista di un film di John Hughes. Carina, simpatica e normale, incarna alla perfezione la persona normale con dei sogni da realizzare, volendo anche qualche talento, a cui il destino deve una storia da favola, avendole riservato qualche colpo gobbo durante la vita. Il che significa che il personaggio di Andie Walsh può essere una, cento, mille ragazzine qualunque che ci avranno messo un secondo ad identificarsi in lei e nel viso acqua e sapone della Ringwald.
A rendere tutto anche divertente, poi, sono stati aggiunti due amici-spalla piuttosto fuori dai canoni che servono a dare un tocco di colore ed energia ad una storia che, per la sua banalità, non avrebbe alcun motivo di essere raccontata. E allora abbiamo lo sfigato ma tenero Duckie/Jon Cryer (oggi affermato protagonista di "Due uomini e mezzo") e la sorella nascosta di Cyndi Lauper Iona/Annie Potts (che probabilmente in tanti la ricorderanno per essere stata Janine, la segretaria nei due film "Ghostbusters - Acchiappafantasmi" e "Ghostbusters II (Acchiappafantasmi II)").
A regalare, invece, 'emozioni di cuore' è il belloccio Andrew McCarthy ("Weekend con il morto", "Lipstick Jungle", "St. Elmo's Fire") che farà perdere la testa alla protagonista, chiaramente credendosi non ricambiata. Se, da una parte, non si può dire che le innovazioni per la trama siano il forte di Hughes (questa volta c'entra la differenza di classe sociale), bisogna ammettere che prodotti come questo esercitano un certo tipo di fascino naturale cui è difficile resistere. Hanno tutti un'atmosfera particolare, un piacevole candore che è praticamente impossibile trovare in un qualunque prodotto televisivo o cinematografico di oggi.
Nessuno grida al capolavoro, ma sicuramente credo si possa affermare che film come questo hanno segnato e accompagnato la crescita di una generazione.
Ps. Da notare che negli anni '80 in America - in una struttura pubblica, la biblioteca - si usava il computer con la chat. Avanguardia.
Pps. Un appunto riguardo al presunto talento di Andie nel film: dovrebbe essere una capace di creare bei vestiti dal niente? Credo che il vestito usato per il ballo scolastico parli da solo. Obbrobrioso.
Consigli: Sicuramente un altro esempio di film carino e piacevole da riscoprire se si è fan degli anni '80.
Parola chiave: Prom.

Trailer

BB