Intro: In Italia per un paio di settimane tra maggio e giugno, con il mio amico (e super Disney fan) Andrea siamo andati al cinema dopo anni e anni che non vedevamo un film insieme. E, ovviamente, non potevamo che scegliere l'ultima "fatica" della casa di Topolino.
Lingua: inglese
Compagnia: Andrea
Film 2195: "The Little Mermaid" (2023) di Rob Marshall
Visto: al cinemaLingua: inglese
Compagnia: Andrea
In sintesi: erano anni che non tornavo al cinema più grande di Bologna, il Medica. Per un'esperienza cinematografica come questa, nientemeno che il remake in live-action di uno dei miei film Disney preferiti di sempre, ci siamo concessi il meglio del meglio. In inglese con i sottotitoli in italiano, la visione di questo "The Little Mermaid" ha sicuramente beneficiato delle meravigliose doti canore di Halle Bailey che, nella prima parte della pellicola, fa un ottimo lavoro nel riportare in vita alcune delle canzoni più iconiche del repertorio Disney. Con una Melissa McCarthy perfetta nel ruolo di Ursula, poi, il film di Rob Marshall inizialmente sembra riuscire nella difficilissima impresa, pur non potendo eguagliare l'originale, quantomeno di proporne una copia carbone che riesce a giustificare la sua esistenza. Tutto questo cambia nel momento che Ariel mette piede sulla terra ferma.
Una cosa va detta subito: la prepotente visione moderna in termini di storytelling qui la fa da padrone, rovinando in parte una fiaba che, pur non politicamente corretta in termini di standard attuali, funziona benissimo senza bisogno di drastiche revisioni. Sono 100% a favore delle principesse Disney a cui viene affidato un arco narrativo principalmente basato sul proprio desiderio di realizzazione e indipendenza, senza la necessità del principe azzurro che intervenga a salvare la povera donna indifesa. Detto ciò, non c'è alcun bisogno di rivisitare classici cinematorafici e letterari per adattarli a standard che all'epoca del loro concepimento non avevano alcun senso. Sarebbe meglio, invece, concepire nuove storie, regalare al pubblico nuovi protagonisti, nuovi eroi da ammirare e apprezzare. L'audience moderna ha gusti diversi - com'è giusto che sia - per cui avrebbe immensamente più valore investire tempo e risorse nel creare qualcosa di contemporaneo, innovativo e interessante, invece che costantemente rivolgersi al passato per rivisitare classici del passato solamente per la sicurezza di un incasso facile al botteghino. Ma, si sa, non sono queste le regole del gioco.
Con questo in mente, penso innanzitutto che il principe Eric (Jonah Hauer-King) sia uno dei personaggi più inutili, insipidi e mal interpretato che un remake live-action della Disney abbiamo portato sul grande schermo di recente. Inspiegabilmente la sceneggiatura gli affida una nuova (dimenticabilissima) canzone che, mi spiace dirlo, l'attore non è in grado di valorizzare vocalmente, il tutto mixato a una presenza scenica pari a quella di un sasso.
Il grande regno di Re Tritone - padre di Ariel e un gruppo di altre sirene di etnie completamente differenti (mi sfugge il senso pratico di questa scelta che non vada oltre la necessità di diversificare il cast) - per tutto il film è ridotto al gruppo di figlie che presenziano alla riunione della Luna Corallo a inizio pellicola, fino a quando - letteralmente nell'ultima scena - il film ci regala un saluto di gruppo del popolo del mare che comprende a malapena una cinquantina di individui. Fine, di Atlantica e i suoi abitanti non ci è dato vedere altro.
Per quanto riguarda il mondo degli umani, governato dalla regina Selina (Noma Dumezweni) madre adottiva di Eric (ma anche lì, c'era bisogno?), il regno fiabesco si presenta piuttosto progressista e di ampie vedute, considerando che Ariel ed Eric non si sposano, scegliendo di imbarcarsi per una vita all'avventura: il regno resta senza il suo principe ereditario e non sembra particolarmente preoccupato all'idea che questi non sia minimamente interessato a produrre un erede. Ma del resto cosa importa, quando è l'amore a trionfare?
Per carità, mi rendo perfettamente conto che si tratti di una fiaba, un'opera di finzione (per di più con protagonista una sirena) per nulla interessata ai risvolti politici e le implicazioni sociali delle scelte che decide di rappresentare. Rimane il fatto che una parte delle scelte "moderne" di questa sirenetta moderna finiscano per sgretolare quegli elementi "classici" che la storia decide, invece, di conservare intatti. Se si vuole una fiaba che includa un principe e una principessa, un regno e la sua corte, alla ci sarebbero delle regole da rispettare in termini di credibilità, anche quando si tratti di un racconto per bambini.
Se la trama presenta evidenti problematiche, non sono da meno i comparti tecnici: gli effetti speciali sono di qualità sorprendentemente bassa, soprattutto nella parte della storia che si svolge sott'acqua. Le critiche rivolte ai personaggi di Sebastian (Daveed Diggs) e Flounder (Jacob Tremblay) sono state praticamente unanimi, per non parlare di quelle disastrose per Awkwafina nei panni di Scuttle, il tutto a ricordarci che quello che funziona per i film d'animazione non si traduce automaticamente e con successo nei loro "fratellastri" live-action.
Stesso dicasi per la componente musicale, qui decisamente meno ispirata rispetto all'originale cartoon: a parte Bailey che ha una voce magnifica - che, tra l'altro, il film a mio avviso sfrutta veramente pochissimo considerato che lei sarebbe la protagonista - e McCarthy che pur non essendo una cantante professionista come Bailey si fa assolutamente valere, il resto è piuttosto mediocre. Canzoni iconiche come "In fondo al mar" e Baciala" sono pallide imitazioni di quelle originali, tra l'altro mancando di quell'impatto visivo che ha reso il cartoon così iconico: i colori del fondale marino, dovendo adattarsi alla componente realistica della nuova ambientazione, sono scuri e mancano di vivacità, finendo per rendere il risultato finale cupo e scialbo, niente di paragonabile alla festa per gli occhi che è quel capolavoro de "La sirenetta" dell'89.
Insomma, come per tutte le cose, pare che l'incredibile fenomeno economico dei live-action Disney stia finalmente giungendo a un punto di non ritorno. Questo "The Little Mermaid" è stato estremamente deludente al box-office mondiale e lo stesso si può dire per titoli che, una decina di anni fa, avrebbero sbancato al botteghino e invece hanno fallito miseramente (vedi pellicole Marvel come "Ant-Man and the Wasp: Quantumania" o quelle della DC come "Black Adam" e "Shazam! Fury of the Gods" o alcuni titoli Disney/Pixar come "Strange World", "Turning Red" e "Elemental"). A questo punto, o il genere del live-action prendere una nuova piega, oppure lentamente finirà nel dimenticatio perché pare che la gente cominci a perdere interesse. Personalmente ne sono felice, sarebbe ora che le storie raccontate al cinema tornassero ad essere originali e non necessariamente parte di un franchise, una saga o una proprietà commerciale.
Non credo che "The Little Mermaid" sia il remake live-action Disney peggiore finora prodotto, anzi, tutto sommato e considerato il film è anche meno peggio di quanto mi aspettassi (specialmente la prima parte, peccato per la totale deriva dal momento che si approda sulla terraferma), però evidente che la risposta del pubblico rispetto a questo ennesimo prodotto figlio di un rimaneggiamento scellerato delle proprietà Disney dovrà necessariamente (prima o poi) venire preso in considerazione. Con il remake di Biancaneve a un tiro di schioppo e una valanga di critiche mediatiche che hanno fanno sembrare quelle per la sirenetta di colore un comizio pacifista per i diritti umani, è veramente il caso che la Disney consideri con attenzione quanto ancora sostenibile sia il suo modello di business. Nel frattempo, questa Ariel ce la siamo già dimenticata.
Cast: Halle Bailey, Jonah Hauer-King, Daveed Diggs, Awkwafina, Jacob Tremblay, Noma Dumezweni, Art Malik, Javier Bardem, Melissa McCarthy.
Box Office: $561.4 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: L'originale è imbattibile. Poi, se qualcuno sta cercando un passatempo spensierato e innocuo, allora anche questo copia-e-incolla di scene de "La sirenetta" può funzionare. La voce di Halle Bailey è magnifica e Melissa McCarthy è una Ursula perfetta, mentre Javier Bardem h la stessa fitalità del pescato al banco del frigo. Si poteva (doveva) fare di meglio, ma c'è certamente di peggio.
Premi: /
Parola chiave: Voce.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Una cosa va detta subito: la prepotente visione moderna in termini di storytelling qui la fa da padrone, rovinando in parte una fiaba che, pur non politicamente corretta in termini di standard attuali, funziona benissimo senza bisogno di drastiche revisioni. Sono 100% a favore delle principesse Disney a cui viene affidato un arco narrativo principalmente basato sul proprio desiderio di realizzazione e indipendenza, senza la necessità del principe azzurro che intervenga a salvare la povera donna indifesa. Detto ciò, non c'è alcun bisogno di rivisitare classici cinematorafici e letterari per adattarli a standard che all'epoca del loro concepimento non avevano alcun senso. Sarebbe meglio, invece, concepire nuove storie, regalare al pubblico nuovi protagonisti, nuovi eroi da ammirare e apprezzare. L'audience moderna ha gusti diversi - com'è giusto che sia - per cui avrebbe immensamente più valore investire tempo e risorse nel creare qualcosa di contemporaneo, innovativo e interessante, invece che costantemente rivolgersi al passato per rivisitare classici del passato solamente per la sicurezza di un incasso facile al botteghino. Ma, si sa, non sono queste le regole del gioco.
Con questo in mente, penso innanzitutto che il principe Eric (Jonah Hauer-King) sia uno dei personaggi più inutili, insipidi e mal interpretato che un remake live-action della Disney abbiamo portato sul grande schermo di recente. Inspiegabilmente la sceneggiatura gli affida una nuova (dimenticabilissima) canzone che, mi spiace dirlo, l'attore non è in grado di valorizzare vocalmente, il tutto mixato a una presenza scenica pari a quella di un sasso.
Il grande regno di Re Tritone - padre di Ariel e un gruppo di altre sirene di etnie completamente differenti (mi sfugge il senso pratico di questa scelta che non vada oltre la necessità di diversificare il cast) - per tutto il film è ridotto al gruppo di figlie che presenziano alla riunione della Luna Corallo a inizio pellicola, fino a quando - letteralmente nell'ultima scena - il film ci regala un saluto di gruppo del popolo del mare che comprende a malapena una cinquantina di individui. Fine, di Atlantica e i suoi abitanti non ci è dato vedere altro.
Per quanto riguarda il mondo degli umani, governato dalla regina Selina (Noma Dumezweni) madre adottiva di Eric (ma anche lì, c'era bisogno?), il regno fiabesco si presenta piuttosto progressista e di ampie vedute, considerando che Ariel ed Eric non si sposano, scegliendo di imbarcarsi per una vita all'avventura: il regno resta senza il suo principe ereditario e non sembra particolarmente preoccupato all'idea che questi non sia minimamente interessato a produrre un erede. Ma del resto cosa importa, quando è l'amore a trionfare?
Per carità, mi rendo perfettamente conto che si tratti di una fiaba, un'opera di finzione (per di più con protagonista una sirena) per nulla interessata ai risvolti politici e le implicazioni sociali delle scelte che decide di rappresentare. Rimane il fatto che una parte delle scelte "moderne" di questa sirenetta moderna finiscano per sgretolare quegli elementi "classici" che la storia decide, invece, di conservare intatti. Se si vuole una fiaba che includa un principe e una principessa, un regno e la sua corte, alla ci sarebbero delle regole da rispettare in termini di credibilità, anche quando si tratti di un racconto per bambini.
Se la trama presenta evidenti problematiche, non sono da meno i comparti tecnici: gli effetti speciali sono di qualità sorprendentemente bassa, soprattutto nella parte della storia che si svolge sott'acqua. Le critiche rivolte ai personaggi di Sebastian (Daveed Diggs) e Flounder (Jacob Tremblay) sono state praticamente unanimi, per non parlare di quelle disastrose per Awkwafina nei panni di Scuttle, il tutto a ricordarci che quello che funziona per i film d'animazione non si traduce automaticamente e con successo nei loro "fratellastri" live-action.
Stesso dicasi per la componente musicale, qui decisamente meno ispirata rispetto all'originale cartoon: a parte Bailey che ha una voce magnifica - che, tra l'altro, il film a mio avviso sfrutta veramente pochissimo considerato che lei sarebbe la protagonista - e McCarthy che pur non essendo una cantante professionista come Bailey si fa assolutamente valere, il resto è piuttosto mediocre. Canzoni iconiche come "In fondo al mar" e Baciala" sono pallide imitazioni di quelle originali, tra l'altro mancando di quell'impatto visivo che ha reso il cartoon così iconico: i colori del fondale marino, dovendo adattarsi alla componente realistica della nuova ambientazione, sono scuri e mancano di vivacità, finendo per rendere il risultato finale cupo e scialbo, niente di paragonabile alla festa per gli occhi che è quel capolavoro de "La sirenetta" dell'89.
Insomma, come per tutte le cose, pare che l'incredibile fenomeno economico dei live-action Disney stia finalmente giungendo a un punto di non ritorno. Questo "The Little Mermaid" è stato estremamente deludente al box-office mondiale e lo stesso si può dire per titoli che, una decina di anni fa, avrebbero sbancato al botteghino e invece hanno fallito miseramente (vedi pellicole Marvel come "Ant-Man and the Wasp: Quantumania" o quelle della DC come "Black Adam" e "Shazam! Fury of the Gods" o alcuni titoli Disney/Pixar come "Strange World", "Turning Red" e "Elemental"). A questo punto, o il genere del live-action prendere una nuova piega, oppure lentamente finirà nel dimenticatio perché pare che la gente cominci a perdere interesse. Personalmente ne sono felice, sarebbe ora che le storie raccontate al cinema tornassero ad essere originali e non necessariamente parte di un franchise, una saga o una proprietà commerciale.
Non credo che "The Little Mermaid" sia il remake live-action Disney peggiore finora prodotto, anzi, tutto sommato e considerato il film è anche meno peggio di quanto mi aspettassi (specialmente la prima parte, peccato per la totale deriva dal momento che si approda sulla terraferma), però evidente che la risposta del pubblico rispetto a questo ennesimo prodotto figlio di un rimaneggiamento scellerato delle proprietà Disney dovrà necessariamente (prima o poi) venire preso in considerazione. Con il remake di Biancaneve a un tiro di schioppo e una valanga di critiche mediatiche che hanno fanno sembrare quelle per la sirenetta di colore un comizio pacifista per i diritti umani, è veramente il caso che la Disney consideri con attenzione quanto ancora sostenibile sia il suo modello di business. Nel frattempo, questa Ariel ce la siamo già dimenticata.
Cast: Halle Bailey, Jonah Hauer-King, Daveed Diggs, Awkwafina, Jacob Tremblay, Noma Dumezweni, Art Malik, Javier Bardem, Melissa McCarthy.
Box Office: $561.4 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: L'originale è imbattibile. Poi, se qualcuno sta cercando un passatempo spensierato e innocuo, allora anche questo copia-e-incolla di scene de "La sirenetta" può funzionare. La voce di Halle Bailey è magnifica e Melissa McCarthy è una Ursula perfetta, mentre Javier Bardem h la stessa fitalità del pescato al banco del frigo. Si poteva (doveva) fare di meglio, ma c'è certamente di peggio.
Premi: /
Parola chiave: Voce.
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