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sabato 5 agosto 2023

Film 2196 - Hercules

Intro: Era da un po' di tempo che lo volevo rivedere perché, anche se me lo ricordavo in generale, questo non è mai stato uno dei classici Disney a cui ho dato particolare attenzione.

Film 2196: "Hercules" (1997) di Ron Clements, John Musker
Visto: dal computer
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: qualche tempo fa mi sono imbattuto in una serie di video sulla Disney e il suo momento d'oro da "La sirenetta" fino più o meno al cartoon di "Tarzan", un decennio che ha regalato alla casa di Topolino non solo miliardi di dollari e numerosi Oscar, ma anche una rinnovata reputazione dopo anni stagnanti di titoli dimenticabili. Con la valanga di titoli live-action (di fatto remake) che nell'ultimo periodo hanno invaso le sale cinematografiche e i salotti di casa (Disney+), parrebbe che, a detta di molti, la Disney si sia di fatto rovinata nuovamente la reputazione, mettendo a repentaglio il buon lavoro fatto negli ultimi anni in tandem con la Pixar in nome del dio denaroche ultimamente parrebbe trainare gli obiettivi del loro business plan. Vedremo come si metteranno le cose nel futuro.
Di fatto è già stato annunciato il live-action di "Hercules" (motivo per cui ho voluto rivedere l'originale cartoon) e, per l'occasione, Guy Ritchie tornerà alla regia di un remake in carne ed ossa di un classico Disney dopo il grandissimo successo di "Aladdin" e il suo miliardo di dollari al box-office mondiale. Onestamente non posso dire di essere particolarmente entusiasta all'idea di tutti questi copia e incolla cinematografici, specialmente considerando che ne sono già stati ufficialmente annunciati 9 (tra cui "Lilo & Stitch", "Gli aristogatti" e "Biancaneve", il primo di questi ad uscire al cinema il prossimo marzo): non c'è veramente alcun bisogno di rivisitare tutti questi film in chiave moderna, né di riproporre contenuti già visti e adorati dai più, considerando che questi nuovi film sono principalmente senz'anima e senza alcuna idea innovativa a giustificarne l'esistenza che non sia l'incasso al botteghino.
Detto ciò - e volendo tornare all'argomento principale, ovvero questo "Hercules" del 1997 - devo dire che il film è stato un piacevolissimo ritorno all'infanzia (nel '97 avevo 10 anni). Coloratissima e dall'ottimo ritmo, specialmente grazie alla trovata della narrazione canora delle Muse, questa pellicola ci ricorda perché fossimo tutti ossessionati con la Disney da bambini: bellissimi disegni, originali e ben fatti in combinazione con un elemento musicale sempre perfetto, il tutto per un risultato finale divertente e spassoso e con un tocco di racconto di formazione (per non parlare dei magnifici cattivi, da Ursula a Yzma, passando per Scar e qui, ovviamente, Ade).
Sì, "Hercules" è meno memorabile di altri titoli Disney che hanno fatto la storia, ma a oltre 25 anni dalla data di uscita, questo film non mostra alcun segno di invecchiamento. Chapeau.
Film 564 - Hercules
Film 2196 - Hercules
Cast: Tate Donovan, Danny DeVito, James Woods, Susan Egan, Rip Torn; Raoul Bova, Alex Baroni, Giancarlo Magalli, Veronica Pivetti (doppiaggio italiano).
Box Office: $252.7 milioni
Vale o non vale: Classico Disney forse non tra i più ricordati, ma certamente non per questo meno di valore. Spassoso e divertente, ottimo film per tutta la famiglia o i nostalgici di un tempo d'oro in cui portare un film al cinema per la Disney voleva ancora dire scommettere su qualcosa di nuovo.
Premi: Candidato all'Oscar e al Golden Globe per la Miglior canzone originale ("Go The Distance").
Parola chiave: Hero.
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#HollywoodCiak
Bengi

sabato 22 maggio 2021

Film 2002 - La finestra di fronte

Intro: Era da un bel po' che lo volevo rivedere, dai tempi dell'Argentina per essere preciso. L'avevo cercato per recuperarlo con Eric, ma poi ci eravamo persi a vedere filmografie sudamericane o ispaniche. Questo momento irlandese sembrava perfetto per recuperare questa pellicola.

Film 2002
: "La finestra di fronte" (2003) di Ferzan Özpetek
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
In sintesi: devo dire che me lo ricordassi un po' più iconico di quanto in realtà non sia. Sempre un buon film, ma meno "perfetto" di quanto la memoria non mi portasse a ricordare.
Il problema per me è sempre con l'animo o l'aura da soap-opera che quasi ogni prodotto italiano tende ad avere. Ci sono interminabili sospiri, una recitazione concitata ed eccessivamente drammatica, un tono generale da fiato sospeso e dichiarazioni di sentimenti al limite dell'opera di Moccia. Insomma, un po' tanto.
Poi, però, allo stesso tempo "La finestra di fronte" ha in Giovanna Mezzogiorno una magnifica alleata e in Massimo Girotti e la sua storia un gigantesco punto a favore. Per essere un prodotto di quasi vent'anni fa, il film di Özpetek parla con estrema franchezza dell'omosessualità, anche se qui come altrove l'happy ending per il personaggio gay non era (è?) concepibile. A parte questo, comunque, onore al merito al regista turco che, come sempre, mette al centro delle sue storie protagonisti LGBTQI+.
Detto questo, "La finestra di fronte" è un prodotto figlio del suo tempo - e del suo narratore, che qui non manca di mettere in campo i suoi archetipi preferiti - che funziona ancora abbastanza bene e rimane in ogni caso qualitativamente ancora migliore di tanti titoli contemporanei della cinematografia nostrana. Senza contare che presenta una delle canzoni tratte da una colonna sonora più iconiche di sempre.
Cast: Giovanna Mezzogiorno, Raoul Bova, Massimo Girotti, Filippo Nigro, Serra Yılmaz, Massimo Poggio.
Box Office: $15,535,312
Vale o non vale: I fan di Özpetek o della coppia di attori protagonisti dovrebbero gradire. Il film è a volte un po' indulgente con i suoi toni drammatici, ma in generale il prodtto finale tiene ancora abbastanza bene. Un buon prodotto italiano.
Premi: Candidato a 11 David di Donatello (tra cui Miglior regia, sceneggiatura, attrice non protagonista per Yılmaz) ne ha vinti 4 per Miglior film, attrice protagonista (Mezzogiorno), attore protagonista (Girotti) e colonna sonora.
Parola chiave: Lettera.

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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 5 gennaio 2015

Film 848 - Scusate se esisto!

Ogni tanto una commedia italiana, dai...

Film 848: "Scusate se esisto!" (2014) di Riccardo Milani
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: 3 anni dopo il divertente "Nessuno mi può giudicare", Bova e la Cortellesi si ritrovano in un'altra commedia degli equivoci dove il più grosso di questi sarà l'omosessualità inizialmente piuttosto ben celata di Francesco/Raoul Bova. Inutile aggiungere che Serena/Paola Cortellesi inizialmente ne sarà cotta a puntino, con non poca delusione dopo il coming out.
Chiaramente le gag da fraintendimento non finiscono qui e il secondo più evidente di tutta la storia è quello che riguarderà la ragazza, architetto in carriera all'estero che decide di tornare in Italia e finisce per raschiare il fondo del barile fino a quando non presenta domanda per un progetto a suo nome il quale viene scambiato per il cognome di un fantomatico architetto (maschio) di cui lei sarebbe solo la segretaria.
Il diktat dei luoghi comuni si spreca e misoginia e maschilismo sul luogo di lavoro sono solo un paio di cliché che questa storia impiega per procedere al suo finale, molti dei quali riguardano l'omosessualità. Il più fastidioso è l'atteggiamento da prostituta di Francesco, capace di portarsi a letto un uomo diverso a sera, non importa età o tendenze, aspetto o carattere; il risultato per chi guarda e fa parte della comunità gay - per quanto facciano ridere le scenette che ne derivano - non è dei più soddisfacenti. Tralasciamo poi il personaggio-spalla dell'amico di Francesco, uno che apostrofarlo omofobicamente come "checca" è fargli un regalo di decenza. E ho detto tutto.
A parte questi scivoloni "delle pari opportunità" - eh sì, l'uomo gay è zoccola proprio come la donna etero -, devo ammettere che "Scusate se esisto!" è una commedia carina, anche se dal brutto titolo (o quanto meno sfruttato male). Probabilmente se ci si fosse interessati di più alla questione del maschilismo sui posti di lavoro o sul parallelismo tra condizioni di lavoro tra paesi europei e Italia, magari condendo il tutto con un'ironia più tagliente, sottile ed incisiva di quella che c'è qui, si sarebbe riusciti a valorizzare un progetto cinematografico che qualche pregio ce l'ha, in particolare quello di presentare al grande pubblico il progetto per la riqualificate di Corviale, un bruttissimo complesso urbanistico alla periferia di Roma (i titoli di coda ci sveleranno essere un progetto vero).
Questo film rimane quindi diviso a metà: una positiva e riuscita, che riguarda soprattutto il personaggio di Serena (ben interpretata da una Cortellesi in forma) e che ricorda all'Italia che è un Paese con gente capace, che può fare, migliorarsi, tentare. Poi c'è l'altra metà, quella che tenta attraverso la commedia di stemperare i toni più seri e critici: l'intenzione di per sé è anche sensata, ma la realizzazione da macchietta di Francesco è fastidiosa e innecessaria, il filone del padre gay un tema troppo complesso per liquidarlo con la battuta finale del figlio che sa e accatta il padre (che tenta in tutti i modi di dirglielo ma fallisce).
Insomma, in definitiva "Scusate se esisto!" ha i suoi buoni momenti e certamente il rallenti di Bova che scende le scale saprà mietere le sue vittime, però il risultato nel complesso è solo sufficiente.
Box Office: € 5.393.314
Consigli: Commedia nostrana che affronta numerosi snodi narrativi difficili (omosessualità e paternità, precarietà del lavoro in Italia, disparità lavorativa per uomini e donne, riqualifica urbana) senza però centrarli tutti, questa pellicola riesce comunque nell'intento di intrattenere e divertire e, soprattutto, ha una buona coppia di protagonisti collaudati ed affiatati. Il lieto fine è d'obbligo, la questione omosessuale affrontata a metà (o schivata, se vogliamo), il risultato finale cliché, ma bisogna ammettere che per una serata tranquilla e priva di pretese, sicuramente questo è un titolo azzeccato. Anche se "Nessuno mi può giudicare" aveva una marcia in più.
Parola chiave: Lavoro.

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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 26 dicembre 2013

640 - Immaturi - Il viaggio

Ho visto questo film solo perché quest'estate sono stato a Paros.

Film 640: "Immaturi - Il viaggio" (2012) di Paolo Genovese
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: La coincidenza della location di questa pellicola e della mia recente vacanza in Grecia mi ha incuriosito un po' nostalgicamente e di fatto convinto a vedere questa pellicola italiana, seguito del primo "Immaturi" che non ho visto e a questo punto credo non vedrò.
L'effetto nostalgia ha, sì, fatto la sua parte, aiutando a digerire un prodotto cinematografico insipido e bruttino, anche se alla lunga non può essere il rivedere i luoghi di una bellissima vacanza a salvare l'opinione su un prodotto come "Immaturi - Il viaggio".
Nessuno si stupirà quando dico che non credo ci fosse bisogno di un secondo episodio al cinema se il risultato di produzione è questo. Pieno di stereotipi e situazioni "comiche" tanto caricate da essere totalmente fuori controllo, ciò che rimane allo spettatore è l'insieme male assortito di coppie strampalate e bidimensionali, capaci solo di cercare di essere quelle che non sono. Ogni personaggio ha necessariamente una caratterizzazione opposta a quello degli altri così da poter rendere eterogeneo un gruppo di amici che non si capisce bene come faccia a stare assieme (ancora dal liceo poi! Che vita orrenda, senza mai nuove amicizie o un'evoluzione personale).
Il peggio del peggio è Raoul Bova+Luisa Ranieri, tanto credibili quanto di probabile origine orientale. Lui ha la faccia da lesso e si comporta da idiota per non smentirsi; lei che faccia parte del film te ne accorgi solo nel finale, quando recita alla perfezione il ruolo della pirla cornuta. Brava.
La coppia che si salva è quella formata da Paolo Kessisoglu+Anita Caprioli, che nel marasma di inutilità generale, finisce per rappresentare l'happy ending della pellicola, almeno recitato con tentativo di plausibilità.
Gli spaiati Luca Bizzarri e Ambra Angiolini sono i jolly della storia, quelli che strillano, combinano casini e si infilano nelle situazioni più assurde e che, di fatto, non servono a niente se non a creare lo scompiglio necessario alla storia per sembrare meno noiosa o priva di idee di quanto non sia in realtà. Di fatto - ma chi non se lo aspettava? - l'espediente non funziona e, va detto, per quanto Ambra sia migliorata rimane sempre una che non sa recitare.
La Bobulova e Memphis sono una coppia visivamente brutta, ma comunque tra quelle tollerabili. In ogni caso sono piuttosto inutili anche loro.
Nel complesso direi che siamo di fronte al solito ridicolo tentativo di spillare soldi al pubblico, incapaci però di mascherare il terreno tentativo con qualche cosa di vagamente interessante. Non dico una produzione da Oscar, ma almeno una storia carina...

"Immaturi - Il viaggio" (per quanto presenti una sequela di caratteristiche di fatto corrispondenti al titolo) rimane comunque incapace di creare dei personaggi interessanti che prescindano dallo stereotipo che devono rappresentare, risultando una semplice carrellata di scene prevedibili con intrecci scontati e risoluzioni prevedibili. Il momento del carcere comune nel finale, poi, è qualcosa di imbarazzante.
Insomma, non che aspettassi il capolavoro, ma di certo nemmeno questa volta il cinema commerciale italiano è stato in grado di smentire il suo peculiare binomio di inconsistenza visiva.
Ps. Prima di scomparire dal box office italiano, il film ha incassato 11.747.185€.
Consigli: La cornice paesaggistica è estremamente suggestiva nonché l'unica scelta sensata di tutta la trama. Per il resto "Immaturi - Il viaggio" è una pellicola priva di brio o idee e finisce per ricadere tristemente nel mucchio di quelle produzioni italiane approdate sul grande schermo solo per attirare spettatori compranti desiderosi di evasione dopo le fatiche dei festeggiamenti di fine anno (il film è uscito nelle sale il 4 gennaio 2012). Innocuo, ma privo di creatività.
Parola chiave: Viaggio di post maturità.

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Bengi

martedì 9 luglio 2013

Film 564 - Hercules

Un cartone animato, precisamente il 35esimo della lista Walt Disney Animated Classics.

Film 564: "Hercules" (1997) di Ron Clements, John Musker
Visto: dal computer di Marco
Lingua: italiano
Compagnia: Marco (Mi)
Pensieri: Non ricordavo praticamente nulla di questo film, le mie reminescenze risalivano all'uscita del film nelle sale (1997), ovvero quando avevo 10 anni, quindi si può dire che fossi vagamente confuso riguardo la trama. Infatti mi pareva tutt'altra avventura.
Uno dei grandi pregi di questo cartoon è certamente il buon ritmo della narrazione, spesso aiutata da stacchetti musicali (più che altro quelli delle 5 muse, anche se inappropriatamente declinate in salsa gospel) e una serie di scene d'azione ben realizzate (come il training per diventare un eroe). In effetti non mi so ben spiegare il perchè di una certa defezione da parte del pubblico in sala che non ha particolarmente premiato questa pellicola (il box office mondiale è a quota $252,712,101), nonostante i predecessori "Il gobbo di Notre Dame" ('96) e "Pocahontas" ('95) avessero entrambi superato i 300milioni di dollari di incasso; eppure il successo di "Hercules" c'è, ma solo a metà e, di fatto, è il primo di una serie di mezzi flop - rispetto alle aspettative - o veri e propri buchi nell'acqua della macchina da guerra Disney. Da allora, va detto, i successi della casa di produzione sono stati altalenanti in proporzione al plebiscito di consensi e premi raccolti da pellicole come "La sirenetta", "Il re leone", "Aladdin", "La bella e la bestia" (2 Oscar per ogni pellicola, tanto per gradire).
Comunque questo film andrebbe, a mio avviso, un attimo riconsiderato. E' divertente, spassoso e piacevole, con una particolare ricerca estetica molto spiccata nel disegno e una coloratissima rappresentazione simil-zucchero filato dell'Olimpo veramente affascinante. I personaggi principali sono spassosi e Meg (in Italia doppiata da Veronica Pivetti) è rappresentata in maniera veramente sensuale e, di fatto, la trama ha molto a che spartire con le precedenti produzioni made in Disney: la posizione sociale di Hercules (da noi doppiato da Raoul Bova, quando canta invece la voce è di Alex Baroni) è la più alta possibile, ma un personaggio a lui vicino - geloso e desideroso del potere - approfitta della sua giovanissima età per tentare di farlo fuori. Verrà adottato da due personaggi che gli permetteranno di cominciare il suo percorso di formazione fino all'età adulta, momento in cui abbraccerà le sue responsabilità per tentare il cammino della riconquista del suo regno. Insomma, l'eco de "Il re leone" - solo per fare un esempio - mi sembra molto forte. A maggior ragione non mi spiego il perché della defiance del meccanismo porta soldi.
In ogni caso, la storia di Ercole funziona e intrattiene a dovere, è un bel cartone animato certamente superiore a tanti altri che lo hanno succeduto. Ho molto gradito questo ripasso!
Film 564 - Hercules
Film 2196 - Hercules

Consigli: Divertente e spensierato, coloratissimo e con una vena gospel che, seppure non c'entri granché, incornicia bene questa pellicola della Disney. Da vedere con gli amici o anche da soli (per un bel momento infanzia-nostalgia). Piacevole.
Parola chiave: Titani.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 3 luglio 2013

Film 563 - Viva l'Italia

E continuiamo sulla scia del cinema italiano, che ultimamente frequento più spesso.

Film 563: "Viva l'Italia" (2012) di Massimiliano Bruno
Visto: dal computer di Marco
Lingua: italiano
Compagnia: Marco (Mi)
Pensieri: Massimiliano Bruno, dopo "Nessuno mi può giudicare", riconvoca Raoul Bova e Rocco Papaleo per questa sua seconda fatica registica e, al posto della Cortellesi, sceglie Ambra per l'ennesimo ruolo femminile scanzonato e brillante. La cornice, però, questa volta è completamente diversa, ispirandosi ad una politica italiana della peggior specie in un ritratto a prima vista esasperato, ma in fin dei conti non molto diverso dalla situazione reale. Il che rattrista e non poco.
Al di là della trama anche divertente a tratti, posto che è necessario incassare il colpo facendo autocritica in silenzio, l'anima fortemente 'impegnata' di questa pellicola funziona solo in parte, un po' perchè a volte forzata e quasi imposta - come se si volesse necessariamente giocare la carta della commedia, sì, ma che fa anche pensare -, un po' perchè la risoluzione finale della trama non mi ha convinto del tutto (la presa di posizione molto polemica poi scema).
Da una parte pare che la critica al mondo politico e, collateralmente, della gestione nazionale sembra affrontata di petto e con una certa consapevolezza, ma poi si finisce per cadere nello stesso gioco che ha generato l'input narrativo e mi sembra che, almeno nella gestione della storia di Valerio/Alessandro Gassman, si faccia autogoal.
Il film denuncia raccomandazioni (Susanna/Ambra Angiolini), mancata meritocrazia (Riccardo/Raoul Bova), incompetenza ai vertici (Gassman) e una politica di false promesse e falsi valori (Michele Spagnolo/Michele Placido) per buona parte dei suoi 100 minuti di durata, ma di fatto scioglie il suo intreccio liquidando le avversità in un modo che, a mio parere, non è accettabile dopo tanto criticare: il ricatto. E' vero che questo è applicabile poichè c'è chi si è messo nella posizione di farsi ricattare, ma non ritengo sia coerente, nel finale, cancellare l'incompetenza di Valerio rappresentandolo non come una persona degna di essere al vertice della sua azienda, ma solo l'ennesimo furbetto davvero degno dell'eredità del padre Michele.
Allo stesso tempo la questione del reparto dove lavora Riccardo, ormai allo sbando per la mancanza di fondi e la noncuranza del primario, che viene letteralmente restaurato nel giro di una notte (con il paninaro locale riparatore di lavatrici che aggiusta macchinari medici come se fosse una Whirlpool qualunque), è di una semplificazione imbarazzante, conclusione indegna di una parte di trama che fa ridere tanto è assurda.
Il personaggio di Placido, poi, come ogni bravo politico che si rispetti, finirà in tv a fare le sue scuse - davvero convinte, però - cercando il contatto con quella gioventù che necessita di essere risvegliata da un torpore di disillusione e sfiducia (che gente come lui ha causato) per destare nuova consapevolezza di cittadini che si battono per i propri diritti e, soprattutto, il proprio futuro.
In quest'ottica la predica finale dell'ex politico corrotto tramutato neoredento (ma non per sua volontà, solo a causa di una malattia che lo porta a non essere più in grado di filtrare il pensiero che diventa parola) è certamente sensata, ma finisce per assomigliare più a una mossa "paracula" perchè di fatto, come si diceva, il film stesso sceglie poi di pubblicizzare un mezzo poco nobile per esplicitare le nuove consapevolezze del personaggio di Gassman (ovvero che nella vita ci vogliono 'le palle' per ottenere ciò che si vuole).
A parte questo, comunque, "Viva l'Italia" è un perfetto prodotto commerciale nostrano, migliore di molti altri che ci propinano, sia chiaro, ma di fatto ancora troppo legato alla paura di essere considerato solo come commedia leggera e che sente, quindi, la necessità di autodefinirsi impegnata.
Il personaggio più riuscito è quello di Ambra, divertente e agghiacciante allo stesso tempo, specchio di una parte di società contemporanea (ma di fatto ognuno dei 3 figli di Spagnolo lo sono) che, però, avrà gli strumenti e l'aiuto necessari al riscatto e alla rinascita. Bova, invece, resta sempre invischiato nel cliché del bello-buono-e-bravo che lui interpreta, a volte, con passione da fiction tv. Quando fa altro, però, nessuno lo considera. Placido, infine, è un capo famiglia stronzo-ma-poi-sensibile che smaschererà i suoi stessi trucchetti non tanto per necessità, quanto perchè obbligato dalla sua malattia 'rivelatrice'.
Gli ingredienti per un film divertente ci sono, anche se di fatto ci si perde un po' per strada nel finale (morale e lieto fine sempre e comunque).
Ps. Due nomination ai David di Donatello (una per Ambra come Miglior attrice non protagonista) e più di 5.000.000€ di incasso al nostro botteghino.

Consigli: Nonostante la mia solita diffidenza rispetto al cinema italiano e, come già detto, una certa superficialità ingenua in alcune scelte narrative, "Viva l'Italia" è una buona opzione nell'ottica del divertimento spensierato per una sera in compagnia. La critica alla nostra politica odierna fa male all'inizio e bisogna comunque farci i conti durante la visione.
Parola chiave: Raccomandazione.

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Bengi

domenica 30 ottobre 2011

Film 319 - Nessuno mi può giudicare

In rapida successione una commedia italiana dopo il "Limitless" sui giochi della mente...


Film 319: "Nessuno mi può giudicare" (2011) di Massimiliano Bruno
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Emanuele
Pensieri: Spensierata e divertente, questa commedia non si vuole prendere troppo sul serio. Come al solito il pretesto scandaloso (mamma escort per sopravvivere ai debiti) è solamente l'aggancio per una struttura narrativa che non ha niente né di sconvolgente né tanto meno di innovativo. In Italia, si sa, osare è reato (se non sei in Parlamento), quindi - non che mi aspettassi nulla di diverso - bisogna accontentarsi della solita minestra riscaldata.
Per questo "Nessuno mi può giudicare" il colpo di fortuna è un'artista valida (ma non sempre appropriata, vedi Film 252 - C'è chi dice no) come Paola Cortellesi che in questo ruolo combina alla perfezione accento romano e fantastica mimica facciale. Istrionica e piuttosto lanciata in un personaggio necessariamente disinibito (sexy è un pochino esagerato), ma al contempo restio e inesperto che si apre per forza di cose ad un mondo che mai e poi mai si sarebbe aspettato di dover conoscere. Sta nei tempi comici - ci mancherebbe - e convince nella recitazione. Non era scontato.
Raoul Bova è sempre Raoul Bova, un pò grezzo un pò borgataro e un pò coatto, ma bello e ricco di sentimenti pronti ad essere svelati alla donna giusta. E' una vita che nelle commedie gli affidano questo ruolo. Lui lo sa portare con una naturalezza non da tutti, però diciamo che alla lunga è poi sempre quello. Ma non è assolutamente uno di quelli riconducibili alla categoria 'bello e incapace'.
Ad affiancare il duo una serie di spalle spassose: Anna Foglietta, la escort di professione; Rocco Papaleo il portiere del "nuovo" condominio di Alice/Paola Cortellesi; e poi Hassani Shapi, Lucia Ocone, Caterina Guzzanti e lo stesso regista Massimiliano Bruno. La fauna umana del condominio sarà ovviamente la più divertente e si dimostrerà, alla fine, non solo la più grezza, ma anche la più sinceramente affezionata ad Alice e il suo bambino. Come a dire: nella semplicità la felicità. Un ritornello facile facile che, forse riassume bene questa pellicola. Valori universali (famiglia, amore, amici) che sono le basi di una vita felice dopo la burrasca (lutto, tradimento, infelicità), superata grazie ad un percorso di formazione su sé stessi (mettersi in discussione, porsi delle domande, darsi dei nuovi obiettivi) e sulle nuove possibilità che la vita ci da (lavoro, nuove conoscenze e, di conseguenza, nuova consapevolezza di sé). Lo so, parlo quasi per luoghi comuni, ma la sensazione che ho avuto guardando questo film è, appunto, che nonostante una trama frizzante e un'oretta e mezza di divertimento scaccia pensieri, quello davanti a cui mi sono trovato è un prodotto leggermente più alto della media nostrana, ma comunque pur sempre schiacciato sotto la politica del 'deve andare bene per forza'. Se si fosse osato di più ("Zack and Miri Make a Porno" - in Italia tristemente tradotto in "Zack & Miri - Amore a... primo sesso" - è una commedia sul mondo del porno senza eccessi o scabrosità) forse per una volta avremmo avuto un prodotto italiano più genuino, meno collocabile in una categoria prestabilita e decisamente più originale.
Consigli: Godibile e piacevole, specialmente per i toni da commedia e le buone interpretazioni dei protagonisti. I tempi comici sono giusti e il risultato è sicuramente buono. Ma non troppo originale.
Parola chiave: Lavoro.

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Ric

lunedì 24 gennaio 2011

Film 206 - The Tourist

Befana a Milano tra shopping e freddo, più una scusa per scaldarsi ed evitare un po' di massa. Durante le feste si diventa un po' più buoni, pare. Sarà per questo che, alla fine, ho visto anche questo film...


Film 206: "The Tourist" (2010) di Florian Henckel von Donnersmarck
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Giuseppe
Pensieri: Non posso parlare totalmente male di questo film, condizionato com'ero dalla bella giornata che stavo passando. Nonostante un viaggio in treno con un coro cristiano di filippini adolescenti, il brio da shopping (e gli svariati euro spesi) ha decisamente attutito ogni negatività.
Di base questo film sarebbe potuto essere il "Mr. & Mrs. Smith" del 2010, considerando i due protagonisti, entrambi al vertice della classifica dei più influenti attori hollywoodiani. In realtà il problema credo stia fondamentalmente nella tempistica del montaggio.
Non si può certo dire che Angelina Jolie e Johnny Depp (5 nomination all'Oscar in due) non siano bravi a recitare, o che i comprimari non siano di buon livello (Paul Bettany, Timothy Dalton e i nostri Alessio Boni, Daniele Pecci, Neri Marcorè, Christian De Sica e Raoul Bova in un cameo). Semplicemente non c'è ritmo, non c'è azione. Il che, per un film su spie e intrighi internazionali non è esattamente il massimo. Fondamentale a capire questo potrebbe risultare la scena dell'inseguimento in motoscafo: io, in bicicletta, vado più veloce.
E allora, domanda, che senso ha fare un film del genere, ma lento? Che senso ha riempire di dialoghi tra due attori messi a fare le statuine una pellicola che si autopromuove come d'azione? Il troppo parlare smorza la tensione, l'adrenalina non sale, lo sbadiglio arriva.
Di per sé non è brutto questo "The Tourist", ma dal regista de "Le vite degli altri" (Oscar 2007 al miglior film straniero) e dalla coppia Jolie-Depp ci si aspettava inevitabilmente di più. Lei è bella, ma non può essere solo questo per 103 minuti. Johnny Depp è Johnny Depp, ma la cosa non può bastare, fine a sé stessa. Non a caso l'incasso è stato veramente basso. In America ha guadagnato solamente $64,562,555 a fronte dei 100 milioni spesi.
Ps. Curiosa la 'versione' pulita di Venezia. Non una cartaccia per terra, non un rifiuto che galleggi nell'acqua. Acqua che, tra l'altro, risulta stranamente cristallina. Gli spazzini americani fanno miracoli.
Pps. 3 nomination ai recenti Golden Globes: miglior film (musical - commedia), miglior attrice protagonista (musical - commedia) e miglior attore protagonista (musical - commedia).
Consigli: Agli appassionati della coppia di attori questo film non può sfuggire. Agli altri, se hanno del tempo libero, potrebbe anche piacere. Potrebbe...
Parola chiave: Cassaforte.


Ric