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domenica 29 ottobre 2023

Film 2213 - My Big Fat Greek Wedding 3

Intro: Di nuovo al cinema, subito a recuperare il nuovo capitolo di un franchise carino sì, ma di cui non credevo sinceramente ci fosse bisogno di una nuova uscita in sala.

Film 2212: "My Big Fat Greek Wedding 3" (2023) di Nia Vardalos
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: confermo, non si necessitava della terza uscita cinematografica de "Il mio grosso grasso matrimonio greco" però, dato che ce l'abbiamo, qual è il responso?
Di fatto il film è simpatico, fa quasi tenerezza in un certo senso. Capisco che la sua creatrice Nia Vardalos (qui per la prima volta anche regista) non voglia mollare il colpo rispetto a quello che è stata per lei un'inaspettata miniera d'oro, però questo terzo capitolo aggiunge veramente poco rispetto alla caratterizzazione dei personaggi e racconta un'avventura familiare - per la prima volta in Grecia, stranamente - vista e rivista che non solo non racconta niente di nuovo, ma lo fa anche in un modo che è stranamente quasi amatoriale.
Non che mi aspettassi un capolavoro, per carità, ma la regia non è buona, il montaggio sempre fuori tempo e incapace di conferire il giusto ritmo alla storia e, cosa peggiore, la sceneggiatura è estremamente elementare: le battute ci sarebbero, ma in un cattivo mix di montaggio e scrittura non all'altezza, il risultato finale è così blando che dopo un po' ci si chiede se questo non sarebbe stato un prodotto più adatto alla televisione. Non che i prodotti televisivi siano inferiori al cinema di oggi, anzi molto spesso è il contrario. Però questo tipo di operazione commerciale sembra più mirata ai soli fan del franchise - che ormai sono pochi, diciamocelo - quindi per me avrebbe avuto più senso produrre un ultimo capitolo-nostalgia per i fan da mandare in televisione come saluto ai divertenti personaggi del primo film. Insomma, mi pare si sia mirato veramente troppo in alto per un prodotto così mediocre come questo, per non dire che forse si siano sopravvalutate un filino troppo le potenzialità di un franchise che non ha mai davvero fatto il botto oltre alla prima, iconica uscita al cinema ($368.7 milioni il primo film, $90.6 il secondo - uscito a 14 anni di distanza dall'originale - e neanche $40 milioni di incasso per questo terzo episodio. Il franchise ha visto anche una serie tv di brevissima durata, "My Big Fat Greek Life", chiusa dopo 7 episodi nel 2003).
Detto questo, non posso dire di aver detestato "My Big Fat Greek Wedding 3", è una banale commediola innocua che ricorda in maniera sbiadita i fasti del primo film, però è innegabile che il risultato finale di questo prodotto sia decisamente sotto la media e privo di particolare brio. La sensazione che si ha alla fine della visione è quasi più che gli attori del film volessero una scusa per farsi una vacanza spesata in Grecia che ci fosse davvero l'urgenza di raccontare il prossimo capitolo della vita della famiglia Portokalos.
Film 1772 - My Big Fat Greek Wedding
Film 2100 - My Big Fat Greek Wedding
Film 1126 - Il mio grosso grasso matrimonio greco 2
Film 2213 - My Big Fat Greek Wedding 3
Cast: Nia Vardalos, John Corbett, Louis Mandylor, Elena Kampouris, Gia Carides, Joey Fatone, Lainie Kazan, Elias Kacavas, Melina Kotselou, Alexis Georgoulis, Andrea Martin.
Box Office: $38.4 milioni
Vale o non vale: L'idea di girare un episodio in Grecia di un franchise che dell'essere greci ne ha fatto ragione del proprio successo, sulla carta, sembrerebbe geniale. Anzi, verrebbe da chiedersi come mai questa avventura ellenica non sia avvenuta prima.
In realtà il risultato finale è privo di brio e non riesce nemmeno lontanamente ad evocare i fasti del primo capitolo di questo franchise. Manca mordente, manca la necessità di raccontare questa storia che vada oltre il banale 'è il sequel del famosissimo "Il mio grosso grasso matrimonio greco" e, siccome si è prodotto un secondo, allora se ne deve girare anche un terzo'.
Detto ciò, i fan del prodotto originale e/o del secondo film potrebbero apprezzare questo nuovo tentativo di capitolo, ma il risultato finale va preso per quello che è: una commediola che non ingrana mai veramente, dove tutto alla fine va sempre per il verso giusto e che non aggiunge nulla al prodotto originale. Il film dura a malapena un'ora e mezza, quindi male che vada se non piace non si è perso troppo tempo.
Premi: /
Parola chiave: Journal.
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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 6 aprile 2022

Film 2100 - My Big Fat Greek Wedding

Intro: E ogni tanto si ritorna a certe pellicole che sappiamo perfette in certi momenti di bisogno...

Film 2100: "My Big Fat Greek Wedding" (2002) di Joel Zwick
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán (prima parte); nessuno
In sintesi: anche se non è uno di quei film che ti fa morire dal ridere, è certamente prodotto piacevole e garbato, simpatico e assurdo, perfetto per quando si stia cercando il titolo spensierato che a fine visione ti fa sentire bene (o quantomeno meglio).
Toula (Vardalos) sfiga riesce a emanciparsi dal padre-padrone, trova l'amore della vita e si sposa al cospetto di tutta la famiglia greca e chiassosa (di lei) e i compassati suoceri che si sciolgono a suo di ouzo. Facile, prevedibile, eppure non delude mai, nemmeno alla 280.249esima visione. Opa!
Film 1772 - My Big Fat Greek Wedding
Film 2100 - My Big Fat Greek Wedding
Film 1126 - Il mio grosso grasso matrimonio greco 2
Film 2213 - My Big Fat Greek Wedding 3
Cast: Nia Vardalos, John Corbett, Lainie Kazan, Michael Constantine, Gia Carides, Louis Mandylor, Andrea Martin, Joey Fatone.
Box Office: $368.7 milioni
Vale o non vale: Un classico che non delude mai, "My Big Fat Greek Wedding" si può rivedere tutte le volte che si vuole, tanto funziona sempre. Per me, poi, la gag della torta/porta vaso è cult.
Premi: Candidato all'Oscar per la Miglior sceneggiatura originale. 2 nomination ai Golden Globe per il Miglior film musical o commedia e la Miglior attrice protagonista (Vardalos).
Parola chiave: Famiglia.
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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 12 gennaio 2021

Film 1772 - My Big Fat Greek Wedding

Intro: Cavalcando l'onda dei primi anni 2000 (sconvolgementemente accaduti ormai 20 anni fa), opto per questa commedia romantica che non passa mai di moda. Un classico.
Film 1772: "My Big Fat Greek Wedding" (2002) di Joel Zwick
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: nonostante non sia certo una delle romcom che io abbia visto di più, ho un debole per questa incasinata avventura matrimoniale della povera Toula Portokalos (Vardalos), ragazza di Chicago di origini greche schiacciata tra una famiglia opprimente e tradizioni antiquate che la vorrebbero unicamente devota ai genitori e all'impresa familiare nel frattempo che il vero amore greco bussi alla porta. Fosse stata una storia drammatica, sarebbe stata una vera e propria tragedia.
E invece "My Big Fat Greek Wedding" è un simpatico esempio di come si possa portare sul grande schermo un film divertente e non volgare che mette, sì, alla berlina una serie di usanze e stereotipi, ma al tempo stesso ne abbraccia e valorizza il messaggio di fondo: ci siamo tutti più o meno vergognati della nostra famiglia in qualche momento della vita, succede, l'importante è fare pace col fatto che, sia quel che sia, un po' di follia e imbarazzo ci può pure stare. Perché nessuno è perfetto.
Nia Vardalos, che qui scrive e recita, porta in vita una storia simpatica e spassosa che alterna momenti geniali ad altri classicamente romantici e impacchetta il tutto al sapore di pita, gyros e dolmades per un risultato finale che è presto diventato iconico grazie (mi sento di dire) a un indimenticabile Michael Constantine che fa del patriarca il personaggio secondario impossibile da dimenticare e a un'idea semplice - ma realizzata in modo non banale - che mette a confronto due culture agli antipodi e le fa collidere in maniera intelligente e divertente.
Film 1772 - My Big Fat Greek Wedding
Film 2100 - My Big Fat Greek Wedding
Film 1126 - Il mio grosso grasso matrimonio greco 2
Film 2213 - My Big Fat Greek Wedding 3
Cast: Nia Vardalos, John Corbett, Lainie Kazan, Michael Constantine, Gia Carides, Louis Mandylor, Andrea Martin, Joey Fatone.
Box Office: $368.7 milioni
Vale o non vale: Un piacere rivederlo. Simpatico e pieno di gag divertenti (e molte battute che ti rimangono in testa), vale la pena di dare una chance a questo "My Big Fat Greek Wedding", che sia la prima volta che lo vedete o la decima. Funziona sempre.
Premi: Candidato all'Oscar per la Miglior sceneggiatura originale e a 2 Golden Globe per Miglior film e attrice protagonista (Vardalos) nella categoria commedia o musical.
Parola chiave: Arance e mele.
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#HollywoodCiak
Bengi

sabato 24 agosto 2019

Film 1664 - Mamma Mia!

Intro: Si può dire di no agli ABBA? Mai, specialmente con un sequel in programma!
Film 1664: "Mamma Mia!" (2008) di Phyllida Lloyd
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: incredibilmente, questa è la prima volta che parlo di "Mamma Mia!" sul blog nonostante avrò visto il film almeno già 3 volte prima di questa. So le canzoni a memoria, sono stato a vedere il musical a Londra, adoro la discografia degli ABBA, la Svezia e l'IKEA, per non parlare di Meryl Streep e costumi e atmosfere queer & camp, per cui niente più di questo musical poteva rendermi felice al mondo (e infatti è stato così).
La prima volta che l'ho visto al cinema sono rimasto estasiato - principalmente per il fatto che potessi cantare a squarciagola un sacco di canzoni fantastiche - e la colonna sonora mi è subito rimasta in testa, per quella che per un po' è stata una full immersion quasi totale nel mondo di Donna e le Dynamos, degli ABBA, dei glitter e lustrini. La notizia di un sequel (con Cher!) non ha fatto che alimentare nuovamente il fuoco da "Dancing Queen" che c'è in me, di fatto costringendomi a dover recuperare questa pellicola per l'ennesima volta. E ne sono stato entusiasta!
Film 1664 - Mamma Mia!
Film 1705 - Mamma Mia! Here We Go Again
Cast: Meryl Streep, Pierce Brosnan, Colin Firth, Stellan Skarsgård, Julie Walters, Dominic Cooper, Amanda Seyfried, Christine Baranski; (cameo) Benny Andersson, Björn Ulvaeus, Rita Wilson.
Box Office: $615.7 milioni
Vale o non vale: Uno dei miei musical preferiti: colorato, giocoso, con canzoni pazzesche, un cast fantastico e una location da togliere il fiato (Grecia). La regia fa un po' pena, ma non si può avere tutto.
Premi: Candidato a 2 Golden Globes per Miglior film commedia o musical e attrice protagonista (Streep) e nominato ai BAFTA per Miglior film britannico e Miglior colonna sonora. 1 candidatura ai Grammy per Best Compilation Soundtrack Album for Motion Picture, Television or Other Visual Media. Vincitore del Razzie per il Peggior attore non protagonista (Brosnan).
Parola chiave: Passato.

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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 4 dicembre 2014

Film 830 - I due volti di gennaio

Una pellicola che volevo vedere, che mi incuriosiva. Alla prima occasione ho costretto Lu a seguirmi al cinema!

Film 830: "I due volti di gennaio" (2014) di Hossein Amini
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Film piacevole e intrigante, ma che mi ha lasciato con il grande dubbio del titolo. Mi aspettavo che l'enigma fosse sciolto durante i 96 minuti di pellicola, ma non è stato così. Nemmeno nella pagina inglese del film su Wikipedia - che a dire il vero non è particolarmente esaustiva, trama a parte - c'è scritto nulla; ho trovato una breve spiegazione quando ho cliccato al rimando del romanzo omonimo da cui questo film è tratto (chiaramente in inglese): "Its title alludes to the two faces of the Roman god Janus, but through the name of the month dedicated to him" che, tradotto, vuol dire "Il titolo allude alle due facce del dio romano Giano, ma attraverso il nome del mese dedicato a lui". Ora che ho capito a cosa fa riferimento il libro, mi piacerebbe avere qualcuno che mi spieghi qual è il collegamento con la trama - forse non ci arrivo o non lo ricordo -, ma facciamo pur finta di non esser passati dalla padella alla brace.
Come dicevo, "I due volti di gennaio" è un prodotto non male, un thriller a tratti un po' lento, ma dalle sfumature che ricordano moltissimo Hitchcock e i suoi intrighi, con una coppia apparentemente benestante, ma in realtà in fuga, che sarà costretta ad affidarsi totalmente al furbetto Rydal/Oscar Isaac per tentare di sfuggire alla polizia. Nel mezzo ci sono - in ordine sparso - qualche morto, frodi, un matrimonio messo a dura prova, un affascinante accompagnatore e certi paesaggi della Grecia che ti fanno venire voglia di prenotare un volo Ryanair appena esci dal cinema.
Nonostante non si possa dire che viva di adrenalina - che c'è, ma è alla fine -, "The Two Faces of January" è un film che trovo molto più riuscito del precedente tratto da un'opera della Highsmith, ovvero "Il talento di Mr. Ripley" firmato Anthony Minghella. Nonostante qualche elemento comune a livello di storia (il doppio, l'altro che è affascinato dalla donna del primo, il mascheramento dell'identità, l'omicidio per sopravvivere, sé stessi prima di tutto), trovo comunque che questa pellicola sia molto più raffinata e coinvolgente del titolo con Matt Damon nei panni di Ripley. Viggo Mortensen protagonista è sempre di più una garanzia e, anche se mi scoccia un po' ammetterlo, la sovrimpressione vocale di Pino Insegno nel doppiaggio italiano dell'attore mi sembra davvero appropriata. Ho ritrovato volentieri anche Kirsten Dunst, la cui stella è un po' offuscata da tempo, anche se il pesante ma buono "Melancholia" pareva averla riportata alla ribalta che merita. Nemmeno questo film riesce davvero a ricreare un efetto eco per i suoi tre protagonisti - l'incasso al botteghino è poco -, però la qualità finale del prodotto aiuta sicuramente giova a tutti. A livello colloquiale potremmo dire che questa pellicola "ci mette una buona parola" (a loro favore).
Tutto sommato un buon risultato. Non un capolavoro, ma comunque onesto e tecnicamente curato, con tre protagonisti capaci, versatili e piacevoli da guardar recitare.
Box Office: $8,819,872
Consigli: Parte un po' piano e lascia un pochino interrogativi, all'inizio, ma man mano che la storia si complica tutto si fa intrigante. Ottimi comprimari con un super Viggo Mortensen che non rivedevo così volentieri dai tempi di "La promessa dell'assassino". La Grecia è caldissima, e lo diventerà anche il triangolo moglie-marito-intruso e che sarà sempre più difficile da gestire. Se vi interessano i thriller, amate Hitchcock o cercate qualcosa di ben confezionato ma meno hollywoodiano del solito, sicuramente questo è un buon titolo da tenere a mente. Solo un po' lentino.
Parola chiave: Detective privato.

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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 26 giugno 2014

Film 733 - Tutta colpa del vulcano

Un film per accompagnare una serata casalinga!

Film 733: "Tutta colpa del vulcano" (2013) di Alexandre Coffre
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Commedia divertente e spensierata, carica di situazioni comiche che beneficiano di un ottimo duo di attori in grado di sostenere l'intera pellicola sulle loro spalle. Pellicola che, diciamocelo, per una volta beneficia di un titolo, sì, banale, ma almeno pronunciabile: l'originale è "Eyjafjallajökull" (il nome del vulcano in questione). Valérie Bonneton e Dany Boon sono una coppia affiatatissima sullo schermo e riescono nell'impresa di risultare simpaticissimi e odiosi allo stesso tempo, a seconda del (travagliato) momento che il loro personaggio sta vivendo. Valérie e Alain, ex sposi ora divorziatissimi, si ritroveranno in viaggio insieme verso il matrimonio della figlia in Grecia, costretti dal vulcano ad abbandonare ogni speranza di raggiungere la destinazione in aereo. Comincerà, così, una roccambolesca avventura on the road tra bisticci, litigi, tentativi di fregarsi a vicenda e personaggi surreali il culmine dei quali sarà uno santone che viaggia su una roulotte che in realtà è una chiesa.
Simpatico, davvero ben realizzato e con i giusti tempi comici. Una produzione europea che non ha nulla da invidiare a quelle americane e un Dany Boon sempre più lanciato a livello internazionale. Dopo "Giù al nord", "Niente da dichiarare?", "Un piano perfetto" e "Supercondriaco", infatti, l'attore comincia ad essere punto di riferimento dell'attuale commedia francese, in grado di essere non solo esportata all'estero, ma anche copiata (vedi "Benvenuti al sud")!
Box Office: 1.787.433 € (Francia) + 391.132 € (ad oggi in Italia)
Consigli: Molto carino e anche divertente. Finale meno scontato del previsto, ottima coppia di attori, gag riuscite e risultato finale buono. E' un esempio di commedia che vale la pena di vedere. Per una serata spensierata e piacevole.
Parola chiave: Matrimonio.

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Bengi

lunedì 30 dicembre 2013

Film 644 - Troy

Dopo l'acquisto di una nuova obesità post-natalizia, tento di distrarmi dal cibo abbuffandomi di film. Questo è il primo esempio della mia bulimia cinematografica spegni-Natale.

Film 644: "Troy" (2004) di Wolfgang Petersen
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Nel grande calderone dei film-scelti-a-caso di quest'anno arriva a pelo, ma arriva, questo grandissimo esempio di cinemone colossale privo di qualcosa da dire, ovvero l'intrattenimento spensierato nella sua più alta e pura forma.
Alla regia il nome forte di Wolfgang Petersen ("La storia infinita", "Air Force One", "Poseidon"), un cast ricolmo di adoni e bionde bellezza europee (Brad Pitt, Eric Bana, Orlando Bloom, Diane Kruger) oltre che di qualche attore capace (Peter O'Toole, Julie Christie, Brendan Gleeson, Brian Cox) e nomi che sarebbero esplosi più avanti (Rose Byrne, Garrett Hedlund e Sean Bean) e, naturalmente, una delle storie più famose di tutti i tempi: l'"Iliade" di Omero.
A parte tutto questo elenco e il notevole aiuto degli effetti speciali, "Troy" non ha altro da dire. E' una pellicola piatta e priva di pathos che gioca con elementi epici senza saperli totalmente gestire e il risultato finale è un racconto abbastanza vuoto di una vicenda che ci si chiede perché si sia voluta raccontare.
Non credo sia colpa effettivamente di nessuno in particolare, ma l'insieme degli elementi davvero non funziona. E' tutto troppo succube di una resa high-tech, di una narrazione a tratti infantile e di una recitazione che vede Brad Pitt al timone di una squadra troppo spesso votata all'inespressività. Anche se hai un bel corpo e ti chiedono di mostrarlo per un terzo delle tue scene, alla lunga è evidente anche ai ciechi che non puoi recitare solo con le natiche. Aggiungo che personalmente trovo Orlando Bloom di un'inutilità infinita in questo ruolo.
Insomma, per quanto i buoni propositi di portare sullo schermo un'opera tanto importante culturalmente parlando - per quanto un buon margine di libertà sia stato concesso alla sceneggiatura -, la sensazione che "Troy" non sia niente di più che un tentativo di chiamare al cinema la grande massa media pagante non si leva mai dalla mente di chi guarda.
Ps. 175 milioni di dollari di budget e $497,409,852 di incasso mondiale. Una nomination all'Oscar per i costumi.
Film 644 - Troy
Film 2364 - Troy
Consigli: E' un buon esempio di cosa può fare Hollywood quando ha per le mani una storia universalmente conosciuta ed apprezzata e un grandissimo budget a disposizione. Ovvero un esempio di come tramutare un poema epico in un videogioco tutto azione e grandi gesti d'onore (ovvero di vendetta). Se lo si prende come strumento di intrattenimento privo di sostanza è un buon titolo da tenere presente. Anche bello da vedere perché curato nei costumi e nei set, ma di fatto non c'è molto altro che si possa apprezzare.
Parola chiave: Cavallo.

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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 26 dicembre 2013

640 - Immaturi - Il viaggio

Ho visto questo film solo perché quest'estate sono stato a Paros.

Film 640: "Immaturi - Il viaggio" (2012) di Paolo Genovese
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: La coincidenza della location di questa pellicola e della mia recente vacanza in Grecia mi ha incuriosito un po' nostalgicamente e di fatto convinto a vedere questa pellicola italiana, seguito del primo "Immaturi" che non ho visto e a questo punto credo non vedrò.
L'effetto nostalgia ha, sì, fatto la sua parte, aiutando a digerire un prodotto cinematografico insipido e bruttino, anche se alla lunga non può essere il rivedere i luoghi di una bellissima vacanza a salvare l'opinione su un prodotto come "Immaturi - Il viaggio".
Nessuno si stupirà quando dico che non credo ci fosse bisogno di un secondo episodio al cinema se il risultato di produzione è questo. Pieno di stereotipi e situazioni "comiche" tanto caricate da essere totalmente fuori controllo, ciò che rimane allo spettatore è l'insieme male assortito di coppie strampalate e bidimensionali, capaci solo di cercare di essere quelle che non sono. Ogni personaggio ha necessariamente una caratterizzazione opposta a quello degli altri così da poter rendere eterogeneo un gruppo di amici che non si capisce bene come faccia a stare assieme (ancora dal liceo poi! Che vita orrenda, senza mai nuove amicizie o un'evoluzione personale).
Il peggio del peggio è Raoul Bova+Luisa Ranieri, tanto credibili quanto di probabile origine orientale. Lui ha la faccia da lesso e si comporta da idiota per non smentirsi; lei che faccia parte del film te ne accorgi solo nel finale, quando recita alla perfezione il ruolo della pirla cornuta. Brava.
La coppia che si salva è quella formata da Paolo Kessisoglu+Anita Caprioli, che nel marasma di inutilità generale, finisce per rappresentare l'happy ending della pellicola, almeno recitato con tentativo di plausibilità.
Gli spaiati Luca Bizzarri e Ambra Angiolini sono i jolly della storia, quelli che strillano, combinano casini e si infilano nelle situazioni più assurde e che, di fatto, non servono a niente se non a creare lo scompiglio necessario alla storia per sembrare meno noiosa o priva di idee di quanto non sia in realtà. Di fatto - ma chi non se lo aspettava? - l'espediente non funziona e, va detto, per quanto Ambra sia migliorata rimane sempre una che non sa recitare.
La Bobulova e Memphis sono una coppia visivamente brutta, ma comunque tra quelle tollerabili. In ogni caso sono piuttosto inutili anche loro.
Nel complesso direi che siamo di fronte al solito ridicolo tentativo di spillare soldi al pubblico, incapaci però di mascherare il terreno tentativo con qualche cosa di vagamente interessante. Non dico una produzione da Oscar, ma almeno una storia carina...

"Immaturi - Il viaggio" (per quanto presenti una sequela di caratteristiche di fatto corrispondenti al titolo) rimane comunque incapace di creare dei personaggi interessanti che prescindano dallo stereotipo che devono rappresentare, risultando una semplice carrellata di scene prevedibili con intrecci scontati e risoluzioni prevedibili. Il momento del carcere comune nel finale, poi, è qualcosa di imbarazzante.
Insomma, non che aspettassi il capolavoro, ma di certo nemmeno questa volta il cinema commerciale italiano è stato in grado di smentire il suo peculiare binomio di inconsistenza visiva.
Ps. Prima di scomparire dal box office italiano, il film ha incassato 11.747.185€.
Consigli: La cornice paesaggistica è estremamente suggestiva nonché l'unica scelta sensata di tutta la trama. Per il resto "Immaturi - Il viaggio" è una pellicola priva di brio o idee e finisce per ricadere tristemente nel mucchio di quelle produzioni italiane approdate sul grande schermo solo per attirare spettatori compranti desiderosi di evasione dopo le fatiche dei festeggiamenti di fine anno (il film è uscito nelle sale il 4 gennaio 2012). Innocuo, ma privo di creatività.
Parola chiave: Viaggio di post maturità.

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Bengi

martedì 9 luglio 2013

Film 564 - Hercules

Un cartone animato, precisamente il 35esimo della lista Walt Disney Animated Classics.

Film 564: "Hercules" (1997) di Ron Clements, John Musker
Visto: dal computer di Marco
Lingua: italiano
Compagnia: Marco (Mi)
Pensieri: Non ricordavo praticamente nulla di questo film, le mie reminescenze risalivano all'uscita del film nelle sale (1997), ovvero quando avevo 10 anni, quindi si può dire che fossi vagamente confuso riguardo la trama. Infatti mi pareva tutt'altra avventura.
Uno dei grandi pregi di questo cartoon è certamente il buon ritmo della narrazione, spesso aiutata da stacchetti musicali (più che altro quelli delle 5 muse, anche se inappropriatamente declinate in salsa gospel) e una serie di scene d'azione ben realizzate (come il training per diventare un eroe). In effetti non mi so ben spiegare il perchè di una certa defezione da parte del pubblico in sala che non ha particolarmente premiato questa pellicola (il box office mondiale è a quota $252,712,101), nonostante i predecessori "Il gobbo di Notre Dame" ('96) e "Pocahontas" ('95) avessero entrambi superato i 300milioni di dollari di incasso; eppure il successo di "Hercules" c'è, ma solo a metà e, di fatto, è il primo di una serie di mezzi flop - rispetto alle aspettative - o veri e propri buchi nell'acqua della macchina da guerra Disney. Da allora, va detto, i successi della casa di produzione sono stati altalenanti in proporzione al plebiscito di consensi e premi raccolti da pellicole come "La sirenetta", "Il re leone", "Aladdin", "La bella e la bestia" (2 Oscar per ogni pellicola, tanto per gradire).
Comunque questo film andrebbe, a mio avviso, un attimo riconsiderato. E' divertente, spassoso e piacevole, con una particolare ricerca estetica molto spiccata nel disegno e una coloratissima rappresentazione simil-zucchero filato dell'Olimpo veramente affascinante. I personaggi principali sono spassosi e Meg (in Italia doppiata da Veronica Pivetti) è rappresentata in maniera veramente sensuale e, di fatto, la trama ha molto a che spartire con le precedenti produzioni made in Disney: la posizione sociale di Hercules (da noi doppiato da Raoul Bova, quando canta invece la voce è di Alex Baroni) è la più alta possibile, ma un personaggio a lui vicino - geloso e desideroso del potere - approfitta della sua giovanissima età per tentare di farlo fuori. Verrà adottato da due personaggi che gli permetteranno di cominciare il suo percorso di formazione fino all'età adulta, momento in cui abbraccerà le sue responsabilità per tentare il cammino della riconquista del suo regno. Insomma, l'eco de "Il re leone" - solo per fare un esempio - mi sembra molto forte. A maggior ragione non mi spiego il perché della defiance del meccanismo porta soldi.
In ogni caso, la storia di Ercole funziona e intrattiene a dovere, è un bel cartone animato certamente superiore a tanti altri che lo hanno succeduto. Ho molto gradito questo ripasso!
Film 564 - Hercules
Film 2196 - Hercules

Consigli: Divertente e spensierato, coloratissimo e con una vena gospel che, seppure non c'entri granché, incornicia bene questa pellicola della Disney. Da vedere con gli amici o anche da soli (per un bel momento infanzia-nostalgia). Piacevole.
Parola chiave: Titani.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 22 maggio 2012

Film 410 - Immortals

Per stare in compagnia.


Film 410: "Immortals" (2011) di Tarsem Singh
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Stesso regista di "Biancaneve" (e stessa costumista) ed evidente rimando al "300" di Snyder, "Immortals" è una pellicola visivamente interessante che, però, non aggiunge nulla di nuovo al panorama cinematografico contemporaneo.
Lo studio stilistico che sta dietro i costumi (della recentissimamente scomparsa Eiko Ishioka) rende la suggestione visiva piacevole, specialmente perchè si osano scelte radicalmente inusuali per un film che si ispira al mito greco. Non mancano molti effetti speciali e un sacco di duelli all'ultimo sangue. E' molto vicino, in effetti, anche alle pellicole "Scontro tra titani" e "La furia dei titani", sia per via dell'argomento che per il tipo di produzione commerciale che rappresenta. Tra muscolosissimi protagonisti (Henry Cavill, Stephen Dorff, Kellan Lutz), cattivissimi antagonisti (Mickey Rourke) ed esotiche bellezze (Freida Pinto) si snodano le vicende di Teseo, gli dèi improvvisamente mortali e litigiosi e dei titani tanto simili a dei mostriciattoli psicotici.
A livello di visione tutto fila, c'è ritmo e un tocco di stramberia, quanto basta per fare in modo che la pellicola rimanga quantomeno impressa in chi sta guardando. Chiaramente non ci si trova di fronte ad un capolavoro e la trama è quello che è, però considerando che si tratta di una produzione USA (che sappiamo gestire sempre piuttosto liberamente l'input narrativo da cui attinge per le pellicole) l'approccio mi pare comunque positivo, non fosse per il solo fatto di tentare una rappresentazione dei costumi indipendende dal solito immaginario che si lega a film come questi.
Non è un capolavoro, ma si lascia guardare.
Consigli: E' un buon intrattenimento per chi ha voglia di passare una serata tranquilla in compagnia di un film leggero e scacciapensieri.
Parola chiave: Arco di Epiro.

Trailer

Ric