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mercoledì 18 dicembre 2019

Film 1692 - She's Out of My League

Intro: Alla ricerca di una pellicola spensierata per una serata di relax sul divano.
Film 1692: "She's Out of My League" (2018) di Jim Field Smith
Visto: dalla tv
Lingua: inglese
Compagnia: Howie
In sintesi: stupidino e semplice semplice, però mi ha fatto (di nuovo) ridere.
Film 127 - Lei è troppo per me
Film 1692 - She's Out of My League
Cast: Jay Baruchel, Alice Eve, Mike Vogel, T.J. Miller, Nate Torrence, Krysten Ritter, Geoff Stults, Lindsay Sloane.
Box Office: $49.8 milioni
Vale o non vale: Certo non un capolavoro, ma fa il suo dovere se si cerca un prodotto semplice che faccia divertire.
Premi: /
Parola chiave: Relationship.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

martedì 1 marzo 2016

Film 1090 - 27 volte in bianco

Ho fatto un ordine folle in internet e comprato un valanga di nuovi dvd, tra cui quello di questo film. Per poi accorgermi che, in realtà, avevo comprato il Blue-ray. Non mi rimaneva che lo streaming.
Film 1090: "27 volte in bianco" (2008) di Anne Fletcher
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Nell'anno in cui Katherine Heigl riceve la sua terza meritatissima nomination come Peggior attrice per "Home Sweet Hell" ai Razzie Awards, è capitato per caso di rivedere questo film, suo primo successo commerciale personale sul grande schermo dopo quello televisivo pe "Grey's Anatomy". Dato che dal 2012 ad oggi i Razzies l'hanno candidata 3 volte, io una domandina me la farei...
Questo "27 Dresses" è carino, simpatico, di puro intrattenimento e rende giustizia alla bellezza non eclatante della Heigl che, in più, in questo caso si dimostra capace di portare l'intera operazione sulle proprie spalle. Chiaro, stiamo parlando di una commedia romantica semplice semplice, eppure anche per questo bisogna avere il physique du rôle e non tutte ce l'hanno.
L'idea di partenza è carina - Jane è l'eterna damigella d'onore, ruolo che riveste alla perfezione, ma da cui non riesce a uscire -, lo svolgimento finisce, come prevedibile, nelle trappole standard di un'operazione commerciale del genere (vero amore che si presenta all'improvviso, protagonista romantica, New York come città magica, ecc) e il tutto perde di originalità. Senza pretese e nell'ottica di quello che è rimane un titolo piacevole.
Film 1090 - 27 volte in bianco
Film 2135 - 27 Dresses
Cast: Katherine Heigl, James Marsden, Malin Åkerman, Edward Burns, Judy Greer, Maulik Pancholy, Melora Hardin, Krysten Ritter.
Box Office: $160.3 milioni
Consigli: Commedia facile facile perfetta per una serata tranquilla e spensierata. Gli ingredienti giusti per la pellicola romantica ci sono tutti: la Heigl giovane promessa fresca di Emmy per "Grey's Anatomy", i toni divertenti, il triangolo romantico, l'happy ending. Chiaramente è una cretinata, però, nel suo genere, non è male.
Parola chiave: Diapositive.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 30 gennaio 2015

Film 868 - Big Eyes

Curiosissimo di vederlo, sono subito corso al cinema quando il film è uscito nelle sale!

Film 868: "Big Eyes" (2008) di Tim Burton
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Considerato che questo film è tratto da una storia vera, certamente controversa, la regia è di Tim Burton e i due interpreti principali sono Christoph Waltz - 2 volte premio Oscar in 4 anni - e soprattutto Amy Adams - 5 nomination all'Oscar nell'arco delle 8 edizioni dal 2006 al 2014 -, mi aspettavo davvero che questa pellicola sarebbe stata in grado di racimolare non solo qualche dollaro in più, ma anche qualche consenso. Non che non ci siano stati, le critiche sono favorevoli soprattutto per i due attori, eppure è mancato il riconoscimento principale, quella candidatura all'Oscar che la Adams si meritava certamente, per non dire quella vittoria che da troppo tempo le sfugge. Sia chiaro, questo film nel complesso non è certo un capolavoro, né il migliore di Burton, da troppo tempo sbiadito ricordo di vero artista, eppure il sentore che almeno per l'attrice ci sarebbe stato il massimo riconoscimento possibile con la nomination, pareva davvero plausibile. L'hanno candidata in molti (perfino i rigidi BAFTA inglesi), ha perfino vinto il suo secondo Golden Globe in due anni, ma ci fermiamo lì. E, a voler aggiungere, nemmeno Lana Del Rey e la sua bella "Big Eyes" hanno ricevuto alcuna soddisfazione da parte dell'Academy.
Non so se sia una specie di maledizione di Tim Burton, un regista per anni capace di sfornare capolavori, ignorati dalle follie caotiche delle premiazioni che contano, e poi riconosciuto con un paio di striminzite candidature all'Oscar per il Miglior film d'animazione ("La sposa cadavere" e "Frankenweenie") e una candidatura ai Golden Globe per la Miglior regia di "Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Fleet Street": non esattamente ciò che si merita(va), diciamocelo.
Così tutte le mie speranze di vedere finalmente concretizzato in statuetta il riconoscimento mondiale al talento della Adams va nuovamente in fumo, nella speranza e nell'attesa delle prossime edizioni.
Per il momento, quindi, non rimane che apprezzarla in silenzio in questo biopic ben ricostruito, anche se un po' freddo. La solitudine del segreto della sua Margaret Keane rimane più che mostrata, molto discussa, senza mai che la sensazione di desolazione e frustrazione siano davvero percepite dal pubblico come reali. Peccato, perché era davvero l'aspetto centrale su cui puntare tutto, piuttosto che l'innovativa trovata del Sig. Keane di vendere le stampe e le cartoline dei quadri di cui si è preso il merito. Tra l'altro va aggiunto che, essendo questi dipinti davvero brutti - o quantomeno belli non per tutti -, noi che guardiamo fatichiamo un po' a capire la follia da acquisto di un Keane che negli anni '50 era diventata di massa. E' vero, è interessante scoprire come si è arrivati all'idea di rendere anche l'arte un prodotto per la massa, eppure, ripeto, sento che a questa storia manca davvero qualche momento di raccoglimento in più in cui si approfondisca la figura di Margaret e il suo rapporto con se stessa 'bugiarda', se stessa 'artista' e se stessa 'moglie di un bugiardo'. Questi aspetti combinati insieme e adeguatamente approfonditi a mio avviso avrebbero dato alla pellicola quel qualcosa in più, quella spinta che serviva per rendere "Big Eyes" più che una bidimensionale tela sulla quale rappresentare l'eccezionale storia vera.
Tra l'altro sento di dover aggiungere che, nonostante Christoph Waltz sia diventato il prezzemolino del cinema americano, non lo trovo adatto esattamente ad ogni ruolo. In questo caso la sua costante espressione un po' inquietante - che certamente per "Bastardi senza gloria" era stata perfetta, ma anche per interpretare i numerosi cattivi successivi come in "The Green Hornet", "I tre moschettieri", "Come l'acqua per gli elefanti" e nel recentissimo "Come ammazzare il capo 2" - infastidisce, dona un tono "satanico" a Walter Keane che ho trovato un po' fuori luogo. La qual cosa in particolare mi ha spesso distratto dalla visione d'insieme, guastando l'idea complessiva che mi sono fatto del film. E' chiaro che la figura più che controversa di Walter pretendesse momenti sconcertanti (come quando tenta di stanare la moglie bruciando la stanza in cui lei si è nascosta), eppure per tutto il resto della storia il suo ghigno, i suoi modi, non posso che portare a chiedersi: ma perché Margaret lo ha sposato?
Quest'ultima domanda riporta al discorso precedente della mancanza di qualcosa, nella fattispecie l'approfondimento sulle relazioni umane dietro questa vicenda, più che sul successo (inspiegabile) delle opere della famiglia Keane, che avrebbe certamente donato al tutto quel senso di completezza che qui rimane più formale che effettivo. Lo dimostra, infine, persino l'ultima scena con la ormai ex Sig.ra Keane vittoriosa fuori dal tribunale - dopo certi numeri fatti in aula da Walter che trovo francamente improbabili -, una scena di chiusura che si suppone fondamentale per la completezza di un cerchio narrativo che ci ha portato fin lì, eppure liquidata con una rapidità inspiegabile.
Ora, dopo tutto quanto detto fin qui può sembrare che abbia conservato un parere negativo su questo film, ma non è vero. Mi è piaciuto e ho trovato Burton finalmente concentrato su un progetto di valore (e non su una boiata come "Dark Shadows"), solo che probabilmente la nostalgia dei bei racconti di un tempo del regista mi rende, volente o no, ipercritico. "Big Eyes" è un buon titolo, ben realizzato e curato, con un'ottima protagonista capace da sola, con le sue fragilità e insicurezze, di sorreggere l'intera storia, una di quelle che solo in apparenza è bianca e nera, con i buoni da una parte e i cattivi dall'altra. Margaret Keane, infatti, per come è descritta qui è molto più umana di quanto il trailer non vorrebbe far credere e cede spesso anche lei alle debolezze normali dele persone. Questo sforzo di realismo è apprezzabile, anche se lei come personaggio non mi è piaciuto così tanto.
Insomma, "Big Eyes" è, da un certo punto di vista, una specie di rinascita per Burton, che torna al quotidiano dimenticandosi per un po' della sua anima più dark. Eppure il sentore è che anche qui ci troviamo di fronte ad una favoletta e, forse, da Tim vorremmo qualcosa di più.
Box Office: $20.9 milioni
Consigli: Storia vera di per sé intrigante e curiosa da seguire, una sempre brava Amy Adams, il fascino degli anni '50 e '60, una bella canzone portante firmata da Lana Del Rey e la regia di Tim Burton. Tutti questi elementi rendono "Big Eyes" uno dei film della stagione da vedere, stagione piena di biopic e interpretazioni di personaggi vissuti realmente, alcuni ancora in vita (come qui). Chi ama il regista non potrà perderselo al pari di chi ama Amy Adams. Gli altri apprezzeranno una storia peculiare, in fin dei conti innocua, dai toni leggeri e quasi da favola. Si può vedere in ogni momento, l'aspetto drammatico della vicenda è spesso temperato dai comportamenti sopra le righe di Walter Keane (interpretato da Waltz).
Parola chiave: Firma.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 23 aprile 2014

Film 698 - Veronica Mars - Il film

Dalla tv al cinema: il passo che non tutti i personaggi televisivi sono riusciti a fare. Per lei un risultato riuscito?

Film 698: "Veronica Mars - Il film" (2014) di Rob Thomas
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Non ho mai visto nessun episodio dei 64 che costituiscono la serie tv "Veronica Mars" e credo continuerà ad essere così, però questo film in qualche modo mi incuriosiva. Sarà che un po' Kristen Bell mi sta simpatica, un po' mi interessava questo personaggio televisivo di cui avevo sempre sentito parlare o (forse soprattutto) che un po' mi attraeva la presenza nel cast della mitica forever-spalla nonché "Non fidarti della str**** dell'interno 23" Krysten Ritter... Insomma, alla fine ho ceduto e guardato questa trasposizione cinematografica di una delle serie tv americane (a quanto pare) più apprezzata di sempre.
Chiaramente sto esagerando, ma è certo rilevante in questo caso tenere presente che la produzione è cominciata solo grazie all'aiuto dei fans della serie che hanno contribuito a raccogliere fondi per mettere in cantiere il film attraverso il sito Kickstarter. Inizialmente, infatti, la Warner Bros. aveva rifiutato di produrre la pellicola, motivo per il quale Rob Thomas e la Bell si sono adoperati cercando una maniera alternativa di riuscire nell'intento di portare al cinema la storia di Veronica che, in tv, aveva avuto un brusco arresto alla terza stagione senza vedersi riconfermare la quarta e lasciando, così, a bocca asciutta gli amanti della serie che avrebbero voluto vedere la fine della storia invece lasciata tronca. Lo scopo della pellicola, quindi, era anche questo. Raccolti, quindi, 2 milioni di dollari in meno di 10 ore - in totale i fondi raccolti sono stati $5,702,153 - la Warner Bros. ha poi deciso di tornare in campo partecipando alla distribuzione del film nella sale.
La premessa dell'auto promozione e produzione è una trovata interessante e, certo, anche questo fattore insieme agli altri ha contribuito a catalizzare la mia attenzione sul progetto. Il risultato finale, però, è meno riuscito delle aspettative. Nel senso che "Veronica Mars - Il film" è carino, ha una storia anche abbastanza interessante da seguire (per quanto poi banale), ma rimane sempre e comunque fedele ad un linguaggio più televisivo che cinematografico. Ovvero sembra di vedere un doppio episodio di una serie tv. E questo non è ok.
La trama da troppo spazio ad un inizio che rallenta tantissimo l'evolversi della storia ed è un'evidente mossa celebrativa per i fans che vedono riapparire pian piano sullo schermo tutti i personaggi della serie tv in una specie di big reunion sinceramente fine a se stessa. La storia non carbura e l'epilogo della vicenda - anche godibile - arriva dopo troppi convenevoli ed inchini nei confronti dei tanti che hanno seguito fedelmente l'evolversi televisivo.
Il cast, che ritrova tutti i principali protagonisti della storia, è capitanato da una Kristen Bell piuttosto in forma, evidentemente a suo agio nel riprendere i panni della detective Veronica, anche se il suo personaggio fallisce in pieno per quanto riguarda le storie d'amore (la sceneggiatura da questo punto di vista è proprio mal gestita).
Insomma, direi che in generale "Veronica Mars" possa considerarsi la fine che i fans si aspettavano, ma per il resto del pubblico sia qualcosa di meno riusciuto. Non è brutto, ma comunque è evidente fin da subito che il salto di qualità dalla tv al grande schermo non ha saputo tradursi in un prodotto prettamente cinematografico slegato dal linguaggio televisivo. Cosa che - seppure di qualità inferiore rispetto alla serie tv - ha saputo fare la prima pellicola di "Sex and the City", capace di ritagliarsi uan nuova dimensione cinematografica diversa da quella del picolo schermo, differente nell'approccio narrativo proprio perché differente era il medium di comunicazione utilizzato. "Veronica Mars - Il film" è, invece, 'film' solo perché, a differenza di un qualunque episodio da 60min del telefilm - questo ne dura 107.
Box Office: $3,474,314
Consigli: I fans della giovane investigatrice privata andranno in brodo di giuggiole per questa pellicola. Gli altri spettatori un po' meno, più che altro perché il film fallisce nel crearsi una propria identità distinta da quella televisiva da cui proviene. Bene Kristen Bell che è credibile nel ruolo; piccolissimo ruolo per nientemeno che Jamie Lee Curtis.
Parola chiave: Barca.

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Bengi

lunedì 26 settembre 2011

Film 305 - I Love Shopping

Primo dei (ben!) 3 film di Ferragosto. Disimpegno a volontà!

Film 305: "I Love Shopping" (2009) di P.J. Hogan
Visto: dalla tv di Jessica
Lingua: italiano
Compagnia: Marco, Jessica
Pensieri: Sempliciotto e di dubbio gusto, questo "Confessions of a Shopaholic" (titolo originale) poteva intrattenerci giusto nella pigrizia di Ferragosto. Comprendo perfettamente l’appeal commerciale che poteva presentare questo prodotto - molto vicino a “Sex & the city” - ma, in tutta sincerità, il risultato è mediocre.
Le situazioni comiche sono mal gestite e di una semplicità quasi infantile. Il gioco degli equivoci - che in questo genere dovrebbe farla da padrone - è di una bassezza disarmante. Nemmeno il grande sogno della protagonista è trattato con l’attenzione dovuta: scrivere per una rivista di moda come movimento portante di tutte le azioni della sua protagonista è un ‘must’ che in questa pellicola pare essere seguito solo all’inizio (per dare l’input) e alla fine (al momento del rifiuto). La parabola di Becky pare più condotta dal caos che dalle sue scelte effettive.
E, così pare, anche per il film stesso, più un generico casino cinematografico (anche i generi si mischiano: comedy, romance, chick flick) che un prodotto lineare e ben confezionato.
La protagonista è brava e adatta (Isla Fisher), ma i personaggi sono talmente superficiali da risultare assolutamente intercambiabile chiunque decida di interpretarli.
Consigli: Insomma, così così. Da vedere se si amano i film patinati su moda, accessori e riviste capeggiate da stronze sui tacchi.
Parola chiave:Saldi.

Trailer

Ric