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venerdì 30 settembre 2022

Film 2134 - Prey

Intro: Ne parlavano tutti molto bene, il che mi ha fatto incuriosire. Così, appena ho potuto, ho recuperato questo film.

Film 2134: "Prey" (2022) di Dan Trachtenberg
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: sicuramente un prequel inusuale per un film come questo, ambientato nel 1700 e consegnato nelle mani di una storia che non ha niente a che vedere con i precedenti titoli della saga di "Predator", "Prey" riesce nel quasi impossibile intento di conferire nuova linfa ad un franchise che era già apparso stango - per non dire stantio - da qualche tempo.
La cosa che ho apprezzato maggiormente di questa pellicola è l'approccio differente con cui si è realizzato il progetto, prestando molta attenzione alla caratterizzazione dei personaggi e del contesto, la comunità di nativi americani Comanche, evitando di cadere in quei cliché del genere sci-fi a cui siamo ormai ampiamente abituati. Si tratta sì, di un film sul personaggio alieno di Predator, eppure il focus narrativo è certamente su altro, la sua protagonista Naru (Amber Midthunder) e il suo percorso, la forza che la motiva e le battaglie individuali che intende vincere. C'è molto di più di un semplice film di fantascienza in questo "Prey" e, alla resa dei conti, questa ricontestualizzazione della storia paga.
Perché, va detto, la sensazione è che non si tratti di un prodotto connesso alla famosa saga, quanto più di un titolo simile a "The Revenant", "News of the World" o "The Sisters Brothers", solo per citarne alcuni. Le atmosfere quasi da far west, la bella fotografia, la contestualizzazione dei personaggi e del racconto sono tutti elementi che contribuiscono a un risultato finale ben al di sopra delle aspettative o, comunque, degli standard del franchise. Il che è una sopresa non da poco.
Il cast è azzeccato e le musiche mi hanno spesso ricordato quelle dai toni epici del primo "Wonder Woman", anche se ammetto che a più riprese ho trovato gli effetti speciali meno efficaci di quanto mi sarei aspettato.
In un certo senso questo film mi ha anche ricordato quel tentativo non troppo riuscito che era stato "Cowboys & Aliens", in questo caso però riuscendo nell'intento di amalgamare due generi apparentemente inconciliabili: l'horror di fantascienza con lo storico drammatico.
Poi, per carità, non si sta gridando al capolavoro, ma considerando gli infelici predecessori, questo è certamente un enorme passo avanti in grado di rinnovare l'interesse in una saga data per finita da tempo. Chapeau.
Film 2134 - Prey
Film 1707 - The Predator
Cast: Amber Midthunder, Dakota Beavers, Dane DiLiegro, Michelle Thrush, Stormee Kipp, Julian Black Antelope, Bennett Taylor.
Box Office: /
Vale o non vale: Gli estimatori di questa saga sicuramente apprezzeranno, insieme a un gruppo di non fan che, decidendo di dare una chance a questa pellicola, si troveranno davanti a un lavoro narrativo ben fatto e un prodotto cinematografico (di streaming) ben confezionato.
Premi: /
Parola chiave: Caccia.
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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 31 maggio 2022

Film 2110 - Top Gun: Maverick

Intro: Mercoledì finisco miracolosamente di lavorare in orario e decido di andarmene al cinema al volo (per una volta non troppo tardi). Guardo sul sito di Cineworld cosa c'è disponibile e, con mia grande sorpresa, scopro che è il giorno d'uscita di una delle pellicole che ero più curioso di recuperare. Non potevo chiedere di meglio.

Film 2110: "Top Gun: Maverick" (2022) di Joseph Kosinski
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: è innegabile, un po' di titubanza c'era. Non che fossi particolarmente fan del primo film - ma decisamente della magica canzone dei Berlin con cui Giorgio Moroder e Tom Whitlock vinsero l'Oscar nell'87 - ma si sa che è sempre un rischio andare a rimaneggiare i classici. E non c'è niente da fare, "Top Gun" è sicuramente un titolo rimasto nell'immaginario collettivo.
In aggiunta a questo aspetto, c'è anche da dire che Tom Cruise ultimamente vive di franchise, per cui a parte l'intramontabile "Mission: Impossible", un paio di episodi di "Jack Reacher" e una capatina fallimentare nel remake de "La mummia", non lo abbiamo visto fare molto altro. Anzi, non lo abbiamo proprio visto. Con un gap di 4 anni tra "Mission: Impossible - Fallout" e questa uscita (vuoi anche per il covid, ci mancherebbe), di Tom si erano un po' perse le tracce.
Quindi credo che in molti si siano approcciati a questo sequel di "Top Gun" con una certa diffidenza, che possiamo dire ormai svanita. "Top Gun: Maverick" è, infatti, già un successo commerciale e di critica e, francamente, a giusta ragione.
Va detto che il film parte un po' lento e non tanto perché, giustamente, deve ritrovare le fila di una narrazione abbandonata 36 anni fa. Più che altro nella prima parte la burocrazia militare la fa da padrone insieme a quel senso di sconfitta che deve pervadere lo spettatore rispetto al beniamino della storia, l'eroe che deve riconquistare quanto a perso per dimostrare al mondo (e all'amata) il suo valore. Capisco questa esigenza di contesto, anche se un'accelerata non avrebbe guastato.
Il tutto cambia quando, finalmente, si parte con l'addestramento. Prima gradualmente, poi nel terzo atto si fatica addirittura a prendere fiato. Scene acrobatiche, combattimenti e sparatorie in volo, percorsi impervi e una missione praticamente suicida che richiede non uno, ma bensì due miracoli (così li definiscono nel film) affinché possa essere portata a termine. C'è tanta roba in questo "Top Gun: Maverick" ed è sorprendente come siano stati in grado di filmarla e metterla insieme. Ora decisamente capisco perché per due anni Cruise ha sbandierato ai quattro venti che questo film non sarebbe mai uscito direttamente in streaming. Mossa intelligente.
Già, perché questa pellicola va necessariamente vista al cinema. Tra effetti speciali, piroette, inseguimenti, capovolgimenti, obiettivi da centrare al primo (e unico) colpo, non c'è dubbio che vivere questa nuova avventura di Pete 'Maverick' Mitchell sul grande schermo sia tutt'altra cosa.
Poco importa se certi personaggi abbiano una caratterizzazione bidimensionale o se la donna dell'eroe abbia come uniche due funzionalità quelle di essere riconquistata e di spronare il suo amato a dare il meglio di sé, di fatto il rombo dei motori di "Top Gun: Maverick" è talmente assordante - e la nostra felicità di vedere qualcosa di valore sul grande schermo che non coinvolga un supereroe tanto grande - che chiudiamo volentieri un occhio e ci godiamo appieno lo spettacolo. E che spettacolo.
Ps. Non tanto iconica quanto "Take My Breath Away", in ogni caso la canzone della scena finale, nonché quella portante della colonna sonora è "Hold My Hand" di Lady Gaga, che qui ha composto anche le musiche del film insieme a Hans Zimmer e Harold Faltermeyer.
Film 2110 - Top Gun: Maverick
Film 2292 - Top Gun: Maverick
Cast: Tom Cruise, Miles Teller, Jennifer Connelly, Jon Hamm, Glen Powell, Lewis Pullman, Ed Harris, Val Kilmer.
Box Office: $282 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Un po' a sorpresa "Top Gun: Maverick" sbanca e fa jackpot, piacendo a critica e pubblico e riportando Tom Cruise sulla cresta dell'onda dopo anni di star power un po' annebbiato. Da vedere? Assolutamente. E rigorosamente al cinema.
Premi: /
Parola chiave: Missione.
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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 14 aprile 2017

Film 1342 - Brigadoon

Ne avevo sentito parlare, senza avere in realtà idea di cosa potesse parlare. Mi ha sempre colpito il titolo misterioso, così appena ne ho avuto la possibilità ho recuperato questo film...

Film 1342: "Brigadoon" (1954) di Vincente Minnelli
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano, inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Tratto dall'omonimo musical di Broadway, l'idea alla base della trama, per quanto assurda, è efficace e rimane impressa. Per una volta un po' più di originalità in questo genere nonostante lo step obbligato della storia d'amore tra i due protagonisti. Del resto non si può pretendere troppo da un titolo di 63 anni fa...
Sempre dallo stesso punto di vista, bisogna anche dire che si vede che "Brigadoon" è girato in studio, tutto ricostruito per l'occasione (non c'è una singola inquadratura che non lo testimoni). Del resto è il fascino di queste pellicole che oggi non si producono più: fondali dipinti, un numero spropositato di comparse, costumi fantastici, due protagonisti che si innamorano al primo sguardo, il tutto per un risultato finale da vera Hollywood classica. Se si apprezza il genere siamo di fronte ad un esempio calzante.
Per quanto riguarda le canzoni, che non conoscevo, devo dire che non mi hanno particolarmente colpito. Certo, le ho viste in inglese senza sottotitoli, in ogni caso, anche solo per il ritmo, non mi sono davvero rimaste impresse. I balli sono molto coreografici e plateali nei gesti per via del modo di recitare dell'epoca, caricato e volto a sottolineare mimica e gesti, che qui si traduce in un'impostazione ancora più innaturale del modo di comunicare dei personaggi (ma si sa che fa parte del "pacchetto" quando si decide di vedere un vecchio musical hollywoodiano). Una scena mi ha ricordato "Il curioso caso di Benjamin Button" nel momento in cui la Blanchett balla per Pitt. Qui Fiona (Cyd Charisse), che indossa un abito rosso come quello di Daisy, balla per Tommy (Gene Kelly) e danza come una ballerina mentre si muove con lui per il bosco. Contesti diversi, ma l'impressione è stata forte (e non è l'unica: "Tutti insieme appassionatamente", "7 spose per 7 fratelli", ecc).
Tutto sommato, comunque, il film funziona e adempie adeguatamente alla sua missione di intrattenimento con accompagnamento musicale. La regia di Minelli mi è sembrata moderna nell'approccio a certi numeri cantati (tip tap), ritmata grazie ad un montaggio quasi contemporaneo, classica per quanto riguarda il ricalcare il gusto estetico dell'epoca. Insomma, un prodotto meno scontato di quanto mi sarei aspettato, ma avevo basse attese; non penso lo rivedrei, in ogni caso non mi pento della visione.
Ps. Candidato a 3 premi Oscar: Miglior scenografia, costumi e sonoro.
Cast: Gene Kelly, Van Johnson, Cyd Charisse, Elaine Stewart, Barry Jones, Hugh Laing.
Box Office: $2.25 milioni (solo USA)
Consigli: Un villaggio fermo nel tempo che appare nella campagna scozzese una volta ogni 100 anni è la premessa molto intrigante alla base di "Brigadoon", musical senza tempo dell'età d'oro hollywoodiana. Non è il titolo più rappresentativo del genere, a mio avviso, ma rimane comunque un ottimo intrattenimento per chi apprezza questo tipo di produzioni. Non è per tutti, naturalmente.
Parola chiave: Caccia.

Se ti interessa/ti è piaciuto

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 21 settembre 2016

Film 1214 - Paradise Beach: Dentro l'incubo

Non vedevo l'ora di vederlo!!!

Film 1214: "Paradise Beach: Dentro l'incubo" (2016) di Jaume Collet-Serra
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Poe, Erika, Jessica, Carlo
Pensieri: Ho ricevuto considerazioni discordi relativamente a questa pellicola, un mix di "mi è piaciuto perché..." e di "non succede niente per tutto il film" che di fatto ha sdoppiato il mio punto di vista. Che, lo dico subito, è ampiamente positivo.
Il fatto è questo: "The Shallows" solletica la mia personale fobia per il mare aperto e, ancora di più, degli squali, motivo per cui ho trovato il film particolarmente efficace quando si tratta di mettere ansia e non poca paura. D'altro canto, non si può non rilevare una certa monotonia alla "Cast Away" con, addirittura!, un baratto del celebre pallone Wilson per un acciaccato gabbiano scampato alle fauci della belva. Le due nature pro-e-contro la storia convivono, anche se devo dire che su di me l'ansia per un possibile attacco a sopresa ha di gran lunga sorpassato un possibile tedio da sovraesposizione di Blake Lively. Quindi sì, c'è sempre lei e c'è sempre e solo il mare, ma secondo me non si può dire che la pellicola non riesca ad imbastire un ritmo in grado di smorzare la monotonia. In aggiunta, la buona dose di suspense e non mostrato è sfruttata a dovere dalla storia e aiuta a sopperire ad una mancanza degli effetti speciali, non sufficientemente convincenti (del resto il budget è di "appena" 17 milioni di $). Per carità, lo sforzo è apprezzabilissimo, ma non c'è una chance che lo squalo passi per vero.
Al di là di questo, comunque, "Paradise Beach: Dentro l'incubo" è un buon thriller estivo, perfettamente in grado di tenere alta la tensione per tutta la sua durata. Certo, bisogna abbandonare una buona dose di plausibilità e far finta che sia possibile che una balena morta in mezzo al mare richiami un unico gigantesco squalo bianco affamatissimo che, oltre a sfamarsi della carcassa, decide scentemente di attaccare qualsiasi forma vivente in acqua nonostante la plausibile sazietà; per non parlare della vera e propria caccia all'uomo ingaggiata dalla bestia quando basterebbe cibarsi della solitaria balena; seza contare - e qui chiudo - che dopo tanto spargimento di sangue sarebbe stato credibile immaginare l'arrivo di almeno un altro squalo...
In ogni caso, abbandonando appunto certe perplessità, il film regala una buona dose di emozioni forti. Le disavventure della protagonista sono un pugno nello stomaco, una vera e propria montagna russa anche per chi guarda e, in definitiva, si torna a casa esattamente con ciò che ci si aspettava di trovare: molta ansia, molto spavento e una radiografia completa della bella Blake.
Film 1214 - Paradise Beach: Dentro l'incubo
Film 1752 - The Shallows
Cast: Blake Lively, Óscar Jaenada, Brett Cullen, Sedona Legge, Angelo José, José Manuel Trujillo Salas, Pablo Calva, Diego Espejel, Janelle Bailey.
Box Office: $116.1 milioni
Consigli: Non efficace quanto "Lo squalo" - la locandina italiana scelta mi pare omaggiarlo -, ma sufficientemente riuscito da lasciare soddisfatti, "The Shallows" vive sulle spalle della protagonista Blake Lively che si dimostra in grado di produrre una performance credibile e, soprattutto, in solitaria. Il misto di glam, bellezza, remake spirituale e thriller dalle venature horror che possiede questo prodotto è capace di solleticare numerosi palati, così da materializzare in sala spettatori un po' di ogni genere, che forse un po' è stata la forza di tutta questa operazione. Un film non per tutti, ovviamente, ma per chi apprezza direi che si tratta di un titolo valido.
Parola chiave: Boa.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 30 dicembre 2014

Film 844 - CUB - Piccole prede

3 ex boy scout vanno al cinema a vedere un film con la 3... sui boy scout!

Film 844: "CUB - Piccole prede" (2014) di Jonas Govaerts
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi, Erika
Pensieri: Horror belga con protagonisti giovani boy scout - cub scout = lupetti - in vacanza in mezzo al bosco, questo film dai molteplici titoli (quello italiano, ma anche quelli internazionali "Welp" e "Cub") è un prodotto suggestivo ed inaspettatamente ben costruito grazie, soprattutto, alla misteriosa figura del ragazzo lupo che vive in mezzo alla foresta.
E' facile, infatti, lasciarsi suggestionare dall'inquietudine di chi viaggia da solo per il bosco, quando lo si sa abitato da qualche strano personaggio che porta una maschera di legno e si aggira nell'oscurità. E non è il solo...
"Cub" è un film insolito, una pellicola che sceglie bambini e li trasforma in vittime o carnefici, un storia che gioca sulla sottile linea del proibito che incuriosisce, con addirittura qualche momento veramente impensabile per una produzione horror commerciale americana (spoiler!: vedi il massacro dei bambini nella tenda).
Disabituati, quindi, a un certo tipo di crudeltà e deviati dalla simpatia che proviamo per il povero protagonista Sam (Maurice Luijten), anche noi finiamo per lasciarci coinvolgere da una trama ben costruita che sembrerebbe partire come una qualsiasi pellicola dell'orrore ambientata in un bosco e finisce con una più inaspettata - anche se non così originale - virata al gioco per la sopravvivenza. Le sorprese non mancheranno.
Non sapendo cosa aspettarmi e, in aggiunta, non avendo particolari aspettative per un prodotto che avevo già preventivamente bollato come la 'solita cazzotta horror', ho molto gradito la visione di "CUB - Piccole prede" che, in più di un passaggio, è riuscito a sorprendermi e in qualche occasione farmi rannicchiare nella poltrona del cinema. Il risultato finale è buono - specialmente considerato che il regista è qui al suo esordio cinematografico - e, tutto sommato, lo rivedrei volentieri.
Box Office: € 117.116 (weekend di esordio italiano)
Consigli: Un gruppo scout in vacanza in mezzo ad un bosco apparentemente deserto. O la premessa di una divertente e tranquilla gita fuori porta, o l'inevitabile inizio della tragedia in una qualsiasi produzione horror. Qui, ovviamente, si tratta del secondo esempio e l'orrore farà presto la sua comparsa in scena, portato da un selvaggio ragazzino che vive in mezzo al bosco e indossa una strana maschera fatta di corteccia e da suo padre, pazzoide alla "Non aprite quella porta". Gli elementi per spaventare lo spettatore ci sono, la suspense non manca, l'idea di base intrigante e, certamente, la scelta dei protagonisti scout inusuale. Qualcosa di leggermente diverso dal solito e che, soprattutto, funziona. L'unica cosa per la quale ci si potrebbe lamentare è un'iniziale lentezza dovuta alla contestualizzazione della storia e a una buona presentazione dei personaggi. E' un buon titolo da tenere a mente se si vuole stare alla larga dalla solita pellicola dell'orrore fatta di cliché e cose già viste. A livello di produzione e ambientazione può ricordare anche "The Descent - Discesa nelle tenebre".
Parola chiave: Pozzo.

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#HollywoodCiak
Bengi