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martedì 7 maggio 2024

Film 2273 - The Persian Version

Intro: Domenica al cinema a sopresa dopo brunch casalingo.

Film 2272: "The Persian Version" (2023) di Maryam Keshavarz
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Michael
In sintesi: devo dire che "The Persian Version", nonostante non sia un film perfetto, mi è piaciuto.
Alcuni dei problemi che ho avuto con la storia:
a) a volte la storia sembra troppo disconessa e i pezzi del puzzle sembrano faticare a stare insieme;
b) ci sono troppi personaggi, molti dei quali a malapena abbozzati;
c) il flashback sulla madre è troppo lungo per trovarsi a metà della trama e nel modo in cui è presentato. Si perde il contatto con la storia raccontata fino a quel momento, ci si inserisce in un racconto nuovo, praticamente un piccolo film all'interno del film stesso e, per quanto estremamente ben realizzato, la sensazione è che la pausa che ci si prende per seguire questo nuovo racconto sia troppo lunga. Fosse stato diviso in vari flashback sparsi durante tutta la durata della pellicola, secondo me, avrebbe funzionato meglio.
A parte questo, comunque, il film ha un punto di vista molto personale e molto evidente, il che per un prodotto come questo è fondamentale per emergere dalla mischia di altri prodotti simili. Di fatto "The Persian Version" mischia commedia e dramma (molto bene) ed era necessario che trovasse il suo modo di miscelare questi due elementi. Il risultato finale è buono, dolceamaro ma coinvolgente.
Cast: Layla Mohammadi, Niousha Noor, Bijan Daneshmand, Bella Warda, Tom Byrne.
Box Office: $765,427
Vale o non vale: Un buon prodotto, diverso dalle solite produzioni americane a cui siamo abituati (e che ci hanno ambiamente anestetizzato). Layla Mohammadi è un'ottima protagonista e, in generale, il cast di comprimari è molto valido. Un piccolo film per quando si ha bisogno di qualcosa di diverso.
Premi: /
Parola chiave: Madre.
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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 19 gennaio 2024

Film 2242 - The Bitch Who Stole Christmas

Intro: Era dal 2022 che volevo recuperare questo film, ma non ci ero riuscito in tempo per le feste. Così, quando il momento è passato, ho atteso il Natale 2023.

Film 2242: "The Bitch Who Stole Christmas" (2021) di Don Scardino
Visto: dal portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: mamma mia, mamma mamma mia che brutto questo film.
Sono abituato al low budget delle produzioni da main challenge di "RuPaul's Drag Race", ma farci addirittura un intero film natalizio sugli stessi presupposti è stata un'idea atroce. Certo, nessuno guarda "The Bitch Who Stole Christmas" per il suo contributo all'industria cinematografica moderna, però ecco, almeno un minimo di impegno avrei provato quantomeno a mettercelo. Per intenderci, RuPaul recita tutte (TUTTE) le sue scene davanti a un green screen, non è in realtà in nessuna scena con altri attori del film. E se magari all'inizio non ci si fa troppo caso, col passare del tempo risulta talmente evidente (specialmente nella scena finale in cui tutte le queen festeggiano il successo ottenuto) che si passa il resto della pellicola a cercare di stanare le scene "finte" (non solo quelle con RuPaul, alla fine).
In ogni caso, da fan sfegatato di "Drag Race", è stato divertente ritrovare le varie queen in un contesto diverso rispetto a quello della competizione, unico vero aspetto positivo del guardare "The Bitch Who Stole Christmas". Tutto il resto è tremendo (senza contare che RuPaul è un pessimo attore...).
Cast: Krysta Rodriguez, Anna Maria Horsford, RuPaul Charles, Michelle Visage, Peppermint, Brooke Lynn Hytes, Ginger Minj, Jan Sport, Jaymes Mansfield, Victoria "Porkchop" Parker, Latrice Royale, Carson Kressley, Ross Mathews, David Koechner, Kim Petras, Charo, Morgan McMichaels, Heidi N Closet, Gottmik, Raven, Manila Luzon, Mayhem Miller, Laganja Estranja, Rock M. Sakura, Kelly Mantle, Chad Michaels, Kylie Sonique Love.
Box Office: /
Vale o non vale: Solo per i fan sfegatati di "Drag Race" (e che comunque non hanno di meglio da fare).
Premi: /
Parola chiave: Winter ball.
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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 3 settembre 2020

Film 1914 - Paris Is Burning

Intro: Da grandissimo fan di "RuPaul's Drag Race" interessato telespettatore di "Pose" non potevo esimermi dal recuperare questa pellicola (che potete recuperare gratuitamente qui).
Film 1914: "Paris Is Burning" (1990) di Jennie Livingston
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: mi sono avvicinato a "RuPaul's Drag Race" totalmente per caso e me ne sono innamorato: lo trovo geniale, spassoso e fortemente autoironico. Mi sono approcciato a "Drag Race" credendolo assolutamente innovativo e spregiudicato. Poi ho scoperto "Pose".
Là dove il programma di RuPaul mette in scena il suo sbrilluccicante spettacolo in chiave moderna, "Pose" regala allo spettatore un approccio più serio e storicamente accurato, fornendo un contesto alla subcultura della 'ballroom' con le sue categorie, le sue sfilate e i suoi trofei. Ma anche qui non si sono inventati niente.
Totalmente ignaro per anni dell'esistenza di questa realtà, ne ho pian piano approfondito la conoscenza grazie a questi show che l'hanno riportata a una grande popolarità, pur mancandomi una base più solida e realistica. E' qui che arriva "Paris Is Burning", coraggioso documentario di Jennie Livingston che, a fine anni '80, pone al centro del suo film la vita delle comunità afro e latinoamericane di omosessuali, transessuali e drag queen che partecipano ai 'balli' ('balls') divise per case ('houses'), ovvero le famiglie di appartenenza. Dove le famiglie naturali hanno fallito, sono proprio le case a fornire protezione e affiliazione a quei giovani che, altrimenti, non avrebbero un posto dove stare, né di che mangiare.
Nonostante l'immagine ludica e colorata che questo tipo di eventi mette in scena, è evidente fin da subito la difficoltà quotidiana affrontata dai protagonisti, affascinati da un mondo di ricchezza e stile (anche di vita) per loro inaccessibile e irraggiungibile. Parte di questa inaccessibilità si riversa nella ballroom stessa attraverso le categorie che definiscono le varie sfilate che i partecipanti affrontato davanti a una giuria per ottenere i premi messi in palio. La comunità celebra sé stessa e i propri membri attraverso quegli standard che di fatto li discriminano, rendendo ancora più evidente la disparità sociale e le ingiustizie all'epoca all'ordine del giorno. Non che oggi le cose siano largamente migliorate.
"Paris Is Burning" è quindi oggi più attuale che mai, sollevando molteplici problematiche tutt'ora rilevanti che la comunità LGBTQI+ è costretta ad affrontare, tra disparità, diffidenza e razzismo da un lato e lo sdoganamento mainstream della propria cultura grazie a quei programmi e quei personaggi che hanno col tempo ottenuto rilevanza e successo (il documentario Netflix "Disclosure", le varie drag queen di RuPaul come Bianca Del Rio, Violet Chachki, Alyssa Edwards, Shangela, Trixie Mattel, Kim Chi e i vari nomi affermati ad Hollywood come Mj Rodriguez, Indya Moore, Billy Porter, Dominique Jackson, Laverne Cox, le sorelle Wachowski, Ryan Murphy, Our Lady J, eccetera, eccetera, eccetera).
"Paris Is Burning" non è un film perfetto, però ha il grande pregio di essere estremamente diretto e franco con lo spettatore. In un momento come questo di grande visibilità e apprezzamento della scena culturale LGBTQI+, diventa più cruciale che mai rintracciare le origini di uno dei suoi fenomeni culturali più creativo e vitale e che, allo stesso tempo, affonda le proprie radici nella marginalizzazione e nel disagio, per ricordarci non solo quanta strada sia stata fatta, ma anche quanto ancora ci sia da lavorare in termini di uguaglianza e accettazione.
Cast: Dorian Corey, Pepper LaBeija, Venus Xtravaganza, Octavia St. Laurent, Willi Ninja, Angie Xtravaganza, Freddie Pendavis, Junior Labeija.
Box Office: $3,779,620
Vale o non vale: Un documentario interessante, pieno di vita e che non si tira indietro di fronte alle questioni spinose. Jennie Livingston riprende la scena newyorkese delle ballroom e ne regala un ritratto onesto e sensibile capace di spiegare efficacemente le regole e i costumi di questa subcultura a chi non abbia familiarità con l'argomento. Non si sbaglia a scegliere di vedere questa pellicola, si impara qualcosa e ci si confronta con tematiche complesse che fanno riflettere.
Premi: Il film ha vinto come Miglior documentario al Festival del cinema di Berlino del 1991.
Parola chiave: Ballroom.

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#HollywoodCiak
Bengi

sabato 30 novembre 2019

Film 1685 - A Star Is Born

Intro: Il caso cinematografico e pop del 2018, ovvero imperdibile!
Film 1685: "A Star Is Born" (2018) di Bradley Cooper
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Jenny
In sintesi: onestamente ero molto, molto scettico. Sia perché non trovavo necessario il terzo remake di uno stesso film, sia perché la scelta di Lady Gaga come protagonista mi pareva discutibile. Col passare del tempo e considerato il successo globale riscontrato, una parte di me era assurdamente curiosa di capire come potesse essere successo che un titolo a cui avevo dato così poco credito potesse aver trovato un riscontro tanto sensazionale.
Ora diciamocelo, "A Star Is Born" non è un capolavoro, ma sicuramente ha il grande pregio di combinare intelligentemente una storia vecchia come il mondo - lui famoso e su una strada difficile, lei sconosciuta e talvolta indifesa, ma estremamente talentuosa: si innamorano e collaborano - con una colonna sonora molto contemporanea e ben riuscita grazie a una Lady Gaga in formissima e un Bradley Cooper sorprendentemente dotato. Detto questo, a mio avviso i grandi prodigi di questa pellicola terminano qui. Gaga è brava a fare Gaga, ovvero una cantante non convenzionalmente bella, ma dalla voce e il talento pazzeschi, il che non sminuisce la sua performance, ma di certo non la eleva a indimenticabile. E fino ad ora l'ho sempre vista vestire i panni dell'eccentrica o della dotata, che sia qui, in "Sin City: A Dame to Kill For" o "American Horror Story: Hotel". Insomma, mi pare giocasse un po' in casa. Mentre ho trovato eccessiva la fine riservata al personaggio di Cooper, Jack, a tratti quasi scontata;
"A Star Is Born" mi ha lasciato una buona impressione generale, anche se non ho stabilito una connessione con i suoi personaggi protagonisti o la storia in generale. Mi aspettavo il finale drammatico visto il rimando quasi didascalico di una scena iniziale e nonostante tutte le mie buone intenzioni non mi sono innamorato della coppia Ally + Jack come, invece, ha fatto il resto del globo. Col tempo, però, ho imparato ad apprezzare "Shallow" che, ammetto, avevo inizialmente ignorato e anche con un certo stupido snobismo.
A un anno di distanza da quando ho visto la pellicola al cinema, comunque, sento di poter dire di aver in parte rivalutato la mia prima impressione su questo remake che no, non è un capolavoro, ma è certamente meglio di quello che sarebbe potuto essere stato (ovvero un disastro. Tra i tanti considerati anche Beyoncé, Tom Cruise, Will Smith e Jennifer Lopez...).
Cast: Lady Gaga, Bradley Cooper, Andrew Dice Clay, Dave Chappelle, Sam Elliott, Greg Grunberg, Shangela, Willam, Ron Rifkin, Michael Harney, Halsey, Alec Baldwin.
Box Office: $435 milioni
Vale o non vale: Fan di Gaga buttatecivi come se non ci fosse un domani; fan dei musical qui c'è pane per i vostri denti; fan di Cooper non rimarrete indifferenti al suo fascino da bello e dannato (e pure un po' abbrustolito visto il livello di pigmentazione cutanea facciale). Per tutti gli altri questo "A Star Is Born" è un esperimento che può piacere per innumerevoli ragioni, come non. Io mi aspettavo di meglio sicuramente, ma col tempo ho imparato a riconsiderarne certi aspetti sicuramente ben riusciti e realizzati.
Premi: Candidato a 8 Oscar - tra cui Miglior film, sceneggiatura, attrice protagonista (Gaga), attore protagonista e non protagonista (Cooper e Elliott) - la pellicola ha vinto per "Shallow" come Miglior canzone originale (Lady Gaga, Mark Ronson, Anthony Rossomando, Andrew Wyatt). 5 nomination ai Golden Globe (anche Miglior film e attori protagonisti) e premio per la Miglior canzone. Ai BAFTA il film ha vinto per la Migliore musica su 7 nomination (anche qui Miglior film e attori). Ai Grammy di quest'anno la pellicola - candidata anche per Record of the Year e Song of the Year - ha vinto 2 premi per Best Pop Duo/Group Performance e Best Song Written for Visual Media per "Shallow"; ai Grammy 2020 il film ha ricevuto 3 ulteriori menzioni: Best Compilation Soundtrack for Visual Media e Song of the Year e Best Song Written for Visual Media per la canzone "I'll Never Love Again".
Parola chiave: Musica.

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Bengi

martedì 16 febbraio 2016

Film 1069 - Priscilla - La regina del deserto

E' vero, non lo avevo mai visto. E sì, sapevo che dovevo assolutamente recuperarlo.
Film 1069: "Priscilla - La regina del deserto" (1994) di Stephan Elliott
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Stupendo capolavoro, non so perché ho aspettato tanto per recuperarlo!
Colorato, pazzo, ironico, spesso geniale, glitterato e pailettato, "The Adventures of Priscilla, Queen of the Desert" è un vero cult del genere e ora so anche perché. Si tratta di un vero e proprio viaggio - non solo attraverso l'Australia -, un'avventura molto gay e molto drag che diverte e intrattiene, riuscendo anche a lasciare un bel messaggio, costruttivo e positivo (che noi che ancora stiamo a discutere di unioni civili e disegni di legge siamo indietro anni luce).
Al di là dell'evidente imbarazzo retrogrado italiano, vedere una commedia del genere e scoprire che è datata 1994 fa capire non solo che accettare gli altri indipendentemente da chi o come siano è possibile, ma che lo è allo stesso tempo produrre una cultura popolare che sappia affrontare e gestire serenamente e in maniera matura un tipo di prodotto che della diversità non solo fa un vanto, ma anche uno sfoggio eccessivo. Mi rendo conto che non sia un prodotto per tutti, ma constatare che dopo tanti anni questa pellicola è diventata un vero e proprio cult, con tanto di musical e tournée, fa capire che qualche speranza pare esserci.
Le fantastiche Mitzi Del Bra, Bernadette Bassinger e Felicia Jollygoodfellow (rispettivamente Hugo Weaving, Terence Stamp e Guy Pearce) affronteranno non solo il deserto e la paura del palcoscenico ignoto, ma anche una serie di soggetti cafoni, violenti o strampalati, riuscendo a cavarsela rimanendo se stesse e ricordandosi a vicenda che l'amicizia è più forte della paura, dell'odio o della violenza. Io le ho amate.
Cast: Hugo Weaving, Guy Pearce, Terence Stamp, Bill Hunter, Sarah Chadwick.
Box Office: $29.7 milioni
Consigli: Una piacevole scoperta, questa commedia australiana ha saputo conquistarmi con i suoi toni sopra le righe, irriverenti e simpatici. E' una storia on the road - o più che road direi desert - che mixa subcultura omosessuale, musical e battute taglienti per un risultato finale davvero da non perdere. Al giorno d'oggi è un prodotto non ancora per tutti, mi pare evidente, eppure una chance bisognerebbe dargliela.
Parola chiave: Torpedone.

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mercoledì 9 dicembre 2015

Film 1045 - Come non detto

Mi era molto piaciuto e rivederlo sembrava un'ottima idea.

Film 1045: "Come non detto" (2012) di Ivan Silvestrini
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: Pietro
Pensieri: Film molto carino che avevo visto al cinema qualche anno fa, rivederlo è stato un piacere. Prodotto molto giovane e fresco, si approccia alla questione del coming out, ovvero del dichiararsi gay, in maniera simpatica, pur non evitando le questioni salienti e le parti difficili. Perché sì, "Come non detto" è una commedia, ma dichiararsi alla propria famiglia non è sempre uno scherzo. Anzi, quasi mai.
Più che a titolo esemplificativo, terrei presente questa pellicola in nome di una leggerezza piacevole che la caratterizza tutta fin dalle prime scene: toni simpatici, battute divertenti e personaggi-macchiette riusciti riescono a confezionare un prodotto atipico per l'Italia e piacevole da vedere. Il risultato finale è buono, il cast ben assortito e il tema ad oggi ancora caldo. Da recuperare.
Film 456 - Come non detto
Cast: Josafat Vagni, Valeria Bilello, Francesco Montanari, Monica Guerritore, Ninni Bruschetta, Jose Dammert, Valentina Correani, Lucia Guzzardi, Andrea Rivera, Alan Cappelli Goetz, Victoria Cabello.
Box Office: € 216.439 (solo Italia)
Consigli: Carino, simpatico, fresco, "Come non detto" è uno di quei rari film italiani che funziona e diverte in quanto commedia. L'argomento sarebbe serio e oggi più che mai la questione omosessuale ha bisogno di buona e costruttiva pubblicità in vista di una platea difficile da convincere e una rappresentanza politica che non muove un dito. Non che titoli come questo possano fare il miracolo - di far capire che gay è normalità, nient'altro -, ma possono certamente aiutare a far passare un (buon) messaggio: l'amore è di tutti.
Parola chiave: Coming out.

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Bengi

venerdì 27 febbraio 2015

Film 883 - Kinky Boots - Decisamente diversi

Ero sempre rimasto con la curiosità di vederlo, attratto soprattutto dalla locandina. Non c'era mai stata occasione in precedenza, né mi era mai saltato in mente di cercarne una copia. E' solo grazie alla programmazione di Sky Go se ho scoperto...

Film 883: "Kinky Boots - Decisamente diversi" (2005) di Julian Jarrold
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Una delle più belle sorprese dell'ultimo periodo, recuperare "Kinky Boots" è stata veramente un'ottima idea.
Classica commedia in stile british, la storia parte da due momenti padre-figlio molto diversi: alla rinomata fabbrica di scarpe "Price & Sons" il papà spiega pregi e valori che stanno alla base della produzione industriale al proprio ragazzo mentre, in contrapposizione, su un molo qualunque assistiamo alla scena di un bambino danzante e felice grazie alle scarpe col tacco che ha appena indossato, prima di essere ammonito da un padre che si vergogna di lui. Due situazioni diversissime, due mondi agli antipodi destinati, molti anni dopo, ad incrociarsi.
I due ragazzini, infatti, sono i protagonisti inaspettati del bel racconto cui assistiamo qui, una vicenda che mette alla berlina un pregiudizio tutt'oggi difficile da dissipare giocando bene gli elementi a proprio favore e riuscendo non solo a sdrammatizzare sulla paura per l'alterità, ma anche a dipingere un quadro molto contemporaneo della società. Incombe la crisi e scarpe fatte per durare anni difficilmente sono un un prodotto che porta costante profitto: il rischio della chiusura è concreto, i licenziamenti numerosi, la mancanza di un piano alternativo evidente. Sarà grazie al consiglio di Lauren/Sarah-Jane Potts che il timido e insicuro Charlie/Joel Edgerton coglierà la palla al balzo e deciderà di puntare tutto sulla drag queen Lola, uno strepitoso Chiwetel Ejiofor en travesti. La produzione di classiche scarpe da uomo quindi verrà rimpiazzata da ben più esuberanti calzature, sempre da uomo, ma pensate appositamente per coloro che praticano il travestitismo. Inutile dire che gli operai della fabbrica saranno non poco sorpresi e per il nuovo prodotto e per la nuova figura chiave all'interno dell'azienda, colei che le scarpe le idea: Lola.
Ma cambiare la merce per tentare di conquistare un mercato di nicchia quasi inesplorato non è l'unico obiettivo di Charlie, che si metterà in testa di partecipare alla fiera della calzatura di Milano dove dare risalto alla sua innovativa idea commerciale.
Riassunto dei fatti a parte, rimane molto altro di "Kinky Boots", un'anima spiritosa e irriverente che prende piede man mano che la narrazione evolve, man mano che l'amicizia tra i due protagonisti si rinsalda, man mano che ognuno dei due trova la sua strada grazie alla collaborazione con l'altro. E' un bel modo di parlare di diversità, c'è il piglio giusto che permette di affrontare la questione - anche delicata, se poi consideriamo che il film ha già 10 anni... - in maniera giocosa, senza dimenticare però quali sono le questioni importanti da mettere a fuoco: ciò che non si capisce o conosce non è necessariamente il male assoluto; dare una chance può avere valore sia per chi la riceve che per chi la concede; si può nobilitare anche la realtà più apparentemente scabrosa se ci ricordiamo di considerare che dietro a tutto ci sono comunque persone.
Ora, dopo tutto questo zuccherificio edificante, torno un attimo sulla terra. E' chiaro che questa pellicola sia una favola, la rappresentazione di un mondo che, specialmente nel finale, si discosta tantissimo da una visione plausibile degli eventi. Fatta la doverosa precisazione, mi sento comunque di aggiungere che senza storie come questa, senza prodotti commerciali di questa matrice, molti step sarebbero ancora da compiere nel panorama dei diritti della persona, della comunità LGBT, della sdrammatizzazione della questione dell'alterità. E' quindi giusto, secondo me, trattare anche con leggerezza, mettere in commedia seguendo i toni eccentrici e sopra le righe del soggetto di questa favola il racconto se questo riesce a far avvicinare quanta più gente possibile all'argomento.
A me è sembrato che "Kinky Boots - Decisamente diversi" riesca nell'intento di incuriosire senza "spaventare", divertire senza appesantire e che, anche solo alla luce di questo fatto, sia un'operazione riuscita. E, affatto secondario, è davvero un film piacevole.
Ps. Prima che il mondo si accorgesse della sua esistenza l'anno scorso con "12 anni schiavo", i Golden Globe avevano già riconosciuto a Chiwetel Ejiofor ben 3 nomination, di cui due nel 2007, anno della sua candidatura per questo film.
Box Office: $9,950,133
Consigli: Divertente, colorato, chiassoso e capace di sfoggiare un'idea vincente. Niente male per un'unico prodotto cinematografico.
"Kinky Boots" si dimostra rapidamente adatto al suo compito di intrattenimento leggero e spensierato, riuscendo comunque a non soffocare le numerose questioni in ballo in una storia che, solo per cominciare, chiama in causa travestitismo, accettazione di se stessi, confronto di realtà agli antipodi. E' una favola, tutto andrà per il meglio, il che rende questa pellicola perfetta praticamente per ogni occasione di svago. Senza pregiudizi, da vedere.
Parola chiave: Stivali.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 17 luglio 2013

Film 567 - A Wong Foo, grazie di tutto! Julie Newmar

Alla ricerca di un film per la domenica, un'inaspettata, piacevole e divertente sorpresa.

Film 567: "A Wong Foo, grazie di tutto! Julie Newmar" (1995) di Beeban Kidron
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Alessio
Pensieri: Me ne avevano parlato bene in più occasioni - anche di recente -, ma mai avevo avuto slancio, motivo od occasione per vederlo. Male. "To Wong Foo Thanks for Everything, Julie Newmar" è veramente un film carino e divertente, piuttosto avanti, considerati i recenti avvenimenti che riguardano matrimoni per le coppie omosessuali, aggressioni e rivendicazione dei diritti della persona.
Motivi sociali e socialmente apprezzabili a parte, questa pellicola presenta - anche esasperando, come impone la spettacolarizzazione della vita al cinema - una realtà che non è certo familiare a tutti: quello delle drag queen. 

I tre magnifici Wesley Snipes, Patrick Swayze e John Leguizamo vengono rispettivamente tramutati nelle signore Noxeema Jackson, Vida Boheme e Chi-Chi Rodriguez che partiranno insieme per un viaggio che plasmerà ufficialmente la loro amicizia e cambierà le prospettive (oltre che loro) di un'intera cittadina.
Il pretesto per la partenza è il concorso nazionale 'Miss Drag Queen dell'anno' cui Noxeema e Vida devono partecipare avendo vinto parimerito l'edizione newyorkese. Invece di imbarcarsi comodamente su un aereo alla volta di Hollywood, dopo aver conosciuto la povera e sola Chi-Chi, decidono di prenderla sotto la loro protezione portandola con loro al concorso da raggiungere, però, a mezzo automobile. Infatti, barattato il biglietto aereo con una Cadillac del 1967, partono on the road e senza cartina per il viaggio che vedrà tappa importante a Snydersville, dove la macchina a noleggio finirà per andare in panne. 

Le tre si rifugeranno nel triste villaggio di poche anime non solo per la riparazione del mezzo, ma anche per evitare di essere ricollegate a quello che loro credono essere l'omicidio dell'agente di polizia che Vida aveva messo KO con un pugno dopo un tentativo di stupro da parte dell'agente. In realtà, stordito dalla scoperta del vero sesso di Vida - e dal pugno, chiaramente - lo sceriffo Dollard era solo svenuto: ripresosi, comincerà a dare loro la caccia.
Nel frattempo il brio delle 3 signore finirà per influenzare la città e i suoi abitanti, portando una serie di cambiamenti notevoli sia esteticamente che umanamente parlando. Questo, nel finale, sarà il loro lasciapassare per la libertà (dallo sceriffo) e, soprattutto, verso una consapevolezza e accettazione nei confronti di loro stesse e della fiducia da riporre negli altri.
Nonostante il necessario buonismo a tutti i costi, grazie a dio "A Wong Foo" non scade mai nel patetico o stucchevole meccanismo di autocommiserazione o edificante morale di speranza racchiuso nel mondo e chi ne fa parte. Le 3 signore sono fiere di essere ciò che sono e, nonostante la paura naturale che segue il doversi confrontare con il mondo non protetto che è il loro ambiente, affrontano a testa alta le sfide sul loro cammino senza mai rinnegare la loro scelta di vita. Questo messaggio positivo pervade tutto il film e resta filo conduttore per tutta la narrazione.
Nel complesso la pellicola è spassosa e divertente, coloratissima e baraccona, ma mai volgare o denigrante. Ho apprezzato i tre attori nei panni drag, sorprendentemente adatti e capaci nei loro ruoli. John Leguizamo è una Chi-Chi fantastica e veramente credibile.
Tra gli altri attori presenti Stockard Channing ("The Good Wife", "Amori & incantesimi", nonché famosa per essere la Betty Rizzo di "Grease"), Blythe Danner ("Ti presento i miei", nonché mamma di Gwyneth Paltrow) e Chris Penn (Willard Hewitt in "Footloose").
Ps. Due nomination ai Golden Globes per Patrick Swayze e John Leguizamo e un incasso al box office di $47,774,193.

Consigli: Spassoso e ben confezionato, alterna momenti spensierati ed altri in cui non mancano occasioni per riflettere. Apre ad un mondo magari - specialmente allora - poco conosciuto, rendendone umanità e sfarzosa giustizia. Piacevolissimo e cult nel suo genere.
Parola chiave: Julie Newmar.

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Bengi