Dopo averne sentito parlare, aver letto una pessima recensione del libro e aver visto il suddetto libro praticamente in ogni negozio del centro di Bologna, mi sono dedicato alla visione della versione cinematografica.
Film 45: "La signora mia zia" (1958) di Morton DaCosta
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Zia Mame? E chi non la vorrebbe come parente?! E' ricca, bazzica le star e le personalità di spicco, è divertente, intelligente, bellissima e, soprattutto, un vulcano in attività! Non c'è da stupirsi se Patrick, nipotino orfano (il padre è il fratello di Mame), la adorerà dal primo istante! Io pure, in effetti.
La stranezza di Mame è adorata dagli amici, temuta da parenti e nobili (o aspiranti tali) perchè il diverso non si uniforma, non cerca quello che cerchi tu ed è maledettamente imprevedibile. Del resto se non condividi niente con una persona, non puoi sapere cosa aspettarti da lei. Mame è così, amata e odiata, a seconda dei punti di vista. Anche perchè, diciamolo pure, eccessiva è eccessiva. Spende e spande, egocentrica da morire, adora gli hobby usa e getta e getta gli uomini per hobby... Insomma, davvero uno spirito libero. Peccato che il periodo non lo fosse per niente. Siamo negli anni del proibizionismo (cito Wikipedia, fonte di saggezza popolare: "Con il termine Proibizionismo s'intende per antonomasia il periodo fra il 1919 ed il 1933 in cui negli Stati Uniti, tramite il XVIII Emendamento e il Volstead Act, venne sancito il bando sulla fabbricazione, vendita, importazione e trasporto di alcool per il consumo umano") e Mame si ritrova al verde come moltissimi dei suoi nobili amici. Prova a recitare, lavorare, sopravvivere, ma solo il ricchissimo amore per il petroliere Jackson Pickett Burnside la rimette in condizioni economiche favorevoli. L'amore nasce dopo la moneta, ma tutto si perdona a Mame, eccentrica e anticonformista. Qui si scivola un po'.
Ma il petroliere muore, Patrick cresce bigotto e Mame si ritrova con tre futuri parenti di una burinaggine (esiste?) impensabile. E Patrick che temeva di far brutta figura presentando la zia tanto strana... Comunque, tutto si risolverà - ovviamente - per il meglio e il piano anti-cafoni (o parvenue?) dell'energica Mame andrà a buon fine! E noi lo sapevamo...
Il film mi è piaciuto molto, ha dei bellissimi titoli di testa caleidoscopici e sbrilluccicanti, dei costumi fantastici, una prima attrice divina (mi ha ricordato un po' la Gloria Swanson di "Viale del tramonto" per classe e bellezza senza tempo) e un ritmo tutto suo davvero intrigante. E' intuibile la derivazione teatrale di questa pellicola per alcuni aspetti: moltissimi interni - anche se, grazie al cielo, gli esterni sono girati all'aperto e non in studio come in "My Fair Lady" - e una divisione per 'capitoli' delle scene che terminano sempre con l'oscuramento del set, attori immobili come statuine dopo l'ultima battuta, e luce a occhio di bue su Mame/Rosalind Russell. Questo aspetto particolare suppongo riprenda anche la suddivisione interna del libro stesso da cui è tratto questo film, che, mi dice sempre Wiki, è narrato per storielle quasi separate una dall'altra.
Infine, curiosità: 6 nomination all'Oscar tra cui miglior film e attrice protagonista. Quest'ultima è decisamente da riscoprire!
Consigli: Da guardare avvolti da una stola di pelliccia (sintetica) e una tiara di diamanti (vera, possibilmente)! Oppure in smoking. Très chic.
Parola chiave: Vivi, vivi, vivi!
Ric
martedì 29 dicembre 2009
Film 44 - Harold e Maude
Non conoscevo questo film. Cercando i regali di Natale qualche tempo fa sono passato per un negozio che ne vendeva il dvd e mi ha incuriosito la locandina. Nel retro veniva descritta come la pellicola meno convenzionale che si fosse mai vista: non potevo non vederlo!
Film 44: "Harold e Maude" (1971) di Hal Ashby
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Diciamocelo subito! Io non ho mai visto un ragazzino così brutto in tutta la mia vita. Siccome non potevo capacitarmene - speravo che fosse semplicemente sotto l'effetto degli anni '70 - ho sbirciato qualche fotografia su internet: a) oggi ha la stessa faccia di un maniaco sessuale (quelli con l'impermeabile e nient'altro) b) la folta chioma che sfoggia nel film è decisamente sparita col passare del tempo c) è del '48, quindi nel film aveva 23, ma ne dimostrava 12. Un disastro. Davvero, non lo dico per massacrarlo, ma tale è l'evidente mancanza di qualunque tipo di bellezza nel suo viso, che distrae dal film stesso. Due occhi a palla - SEMPRE sgranati all'inverosimile - pensavo potessero essere unico frutto dell'evidente mano chirurgica che ha plasmato, una su tutti, quella monoespressiva della Carfagna. E, invece, ecco che la nostra eroina si fa battere da un (ex) giovincello che di chirurgico a solo il taglio a zampa dei pantaloni.
Il film, comunque, è particolare davvero! Ragazzino a casa autistico tendente al finto suicidio (per far incacchiare la madre), fuori le sontuose mura domestiche scopre un mondo insieme alla vecchia Maude. Dove si conoscono? Ai funerali. Già, più di uno. Loro amano frequentarli. E poi sono asociali, vivono in una loro realtà parallela, non seguono i dettami della società. Maude è fantastica, davvero un gioiellino di vecchietta. Harold non potrà fare a meno di innamorarsene, fino a volerla sposare. Peccato che lei abbia altri piani da attuare al compimento del suo 81esimo anno di età.
Mentre Harold mi è risultato di un'antipatia infinita, Maude è riuscita a farmi divertire nonostante il film non sia assolutamente una commedia. E' triste, malinconico. La gabbia sociale che opprime i due protagonisti, quando sembra finalmente stia per scardinarsi, incombe più che mai. Nonostante questo, rimangono certamente impresse le corse in macchina della vecchia (ma non è mai la sua macchina, ne ruba sempre una!), l'episodio col poliziotto e lo stranissimo aggeggio per gli 'odorifici', bombolette di odore da annusare a godimento del naso.
Il resto, devo dire, mi ha soffocato. Come la moquette, la carta da parati, i ninnoli ovunque in casa di Maude, la desolazione dello studio dello psicologo o dello zio militare e, soprattutto, la madre di Harold. E' tutto già vecchio, come il protagonista maschile.
Cult o no, comunque, il mio giudizio rimane sospeso. Bello o brutto non saprei dire. Particolare.
Consigli: Godetevi la vitalità di un'attrice come Ruth Gordon, una che sapeva VERAMENTE recitare. Sua l'interpretazione premio Oscar di Minnie Castevet in "Rosemary's Baby". Fantastica!
Parola chiave: Suicidio.
Ric
Film 44: "Harold e Maude" (1971) di Hal Ashby
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Diciamocelo subito! Io non ho mai visto un ragazzino così brutto in tutta la mia vita. Siccome non potevo capacitarmene - speravo che fosse semplicemente sotto l'effetto degli anni '70 - ho sbirciato qualche fotografia su internet: a) oggi ha la stessa faccia di un maniaco sessuale (quelli con l'impermeabile e nient'altro) b) la folta chioma che sfoggia nel film è decisamente sparita col passare del tempo c) è del '48, quindi nel film aveva 23, ma ne dimostrava 12. Un disastro. Davvero, non lo dico per massacrarlo, ma tale è l'evidente mancanza di qualunque tipo di bellezza nel suo viso, che distrae dal film stesso. Due occhi a palla - SEMPRE sgranati all'inverosimile - pensavo potessero essere unico frutto dell'evidente mano chirurgica che ha plasmato, una su tutti, quella monoespressiva della Carfagna. E, invece, ecco che la nostra eroina si fa battere da un (ex) giovincello che di chirurgico a solo il taglio a zampa dei pantaloni.
Il film, comunque, è particolare davvero! Ragazzino a casa autistico tendente al finto suicidio (per far incacchiare la madre), fuori le sontuose mura domestiche scopre un mondo insieme alla vecchia Maude. Dove si conoscono? Ai funerali. Già, più di uno. Loro amano frequentarli. E poi sono asociali, vivono in una loro realtà parallela, non seguono i dettami della società. Maude è fantastica, davvero un gioiellino di vecchietta. Harold non potrà fare a meno di innamorarsene, fino a volerla sposare. Peccato che lei abbia altri piani da attuare al compimento del suo 81esimo anno di età.
Mentre Harold mi è risultato di un'antipatia infinita, Maude è riuscita a farmi divertire nonostante il film non sia assolutamente una commedia. E' triste, malinconico. La gabbia sociale che opprime i due protagonisti, quando sembra finalmente stia per scardinarsi, incombe più che mai. Nonostante questo, rimangono certamente impresse le corse in macchina della vecchia (ma non è mai la sua macchina, ne ruba sempre una!), l'episodio col poliziotto e lo stranissimo aggeggio per gli 'odorifici', bombolette di odore da annusare a godimento del naso.
Il resto, devo dire, mi ha soffocato. Come la moquette, la carta da parati, i ninnoli ovunque in casa di Maude, la desolazione dello studio dello psicologo o dello zio militare e, soprattutto, la madre di Harold. E' tutto già vecchio, come il protagonista maschile.
Cult o no, comunque, il mio giudizio rimane sospeso. Bello o brutto non saprei dire. Particolare.
Consigli: Godetevi la vitalità di un'attrice come Ruth Gordon, una che sapeva VERAMENTE recitare. Sua l'interpretazione premio Oscar di Minnie Castevet in "Rosemary's Baby". Fantastica!
Parola chiave: Suicidio.
Ric
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lunedì 28 dicembre 2009
Film 43 - Una scomoda verità
Dopo la scorpacciata di pomodori verdi e pure fritti, a Natale ho deciso che era troppo presto per andare a dormire. Così mi sono dedicato al documentario (per poi addormentarmi sul divano e svegliarmi alle 4:50 della mattina senza capire dove fossi).
Film 43: "Una scomoda verità" (2006) di Davis Guggenheim
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Ultimamente mi sto appassionando ai documentari. Per non sembrare impreparato al lavoro, una sera mi ero guardato 4 film - quale più, quale meno - sul genere ("District 9", "Super Size Me", "Sicko" e "Videocracy - Basta apparire", ma consiglio MOLTISSIMO anche "Religiolus", veramente fantastico!) e diciamo che mi sono appassionato. Questo film è un altro esempio di documentario su quanto sappiamo distruggere o autodistruggerci. Mi è piaciuto molto.
Come per le storie vere di certe sceneggiature, il documentario racconta qualcosa che sappiamo essere vero e quindi che, solitamente, mi lascia sempre un po' turbato. Se c'è un documentario c'è la voglia o la necessità di raccontare qualcosa che non va o che va maledettamente bene. In questo caso particolare, il film parla di una realtà che stiamo portando all'esasperazione. E' impossibile, infatti, negare l'evidenza. Non si può dire, per esempio, che il clima non stia impazzendo. O che noi non inquiniamo. O che il pianeta va che è una meraviglia. Prendiamo come esempio uno dei miei coinquilini: lui non fa la raccolta differenziata, perchè tanto quando il mondo andrà a puttane sarà o già morto o troppo vecchio per subirne gli effetti negativi. Ecco, in questa pellicola si prende in analisi la tesi di gente come il mio coinquilino per distruggergliela passo passo sotto gli occhi. Inevitabilmente dovrò consigliargli di vederlo, se non gli arriva il messaggio quantomeno si fa un po' di cultura.
Comunque raccomanderei una visione di questo film per responsabilizzare. Il punto di vista è quello americano (spreconi!!!) anche se non è che noi europei siamo degli angioletti. Lascio gli esempi da scatafascio al signor Al Gore, redivivo ex futuro presidente degli Stati Uniti che dopo l'oblio (europeo) torna con questo film, impugna un Oscar e diventa paladino dell'ambiente (e ci fa pure credere che si preoccupa del problema clima dai tempi dell'università), anche se per tutto il film gira in macchina (sarà a metano?) e vola da un continente all'altro (ma gli aerei a metano?!). Già lo adoro!
Oscar anche alla miglior canzone originale - prima volta per un documentario - alla cantautrice lesbica Melissa Etheridge.
Unica pecca, forse, il doppio audio che fa tanto documentario da televisione. ODIO. Ascoltavo un po' Al e un po' il doppiatore di Harrison Ford. Distrae maledettamente.
Consigli: La Terra è allo sbaraglio a causa dell'uomo. Cercate di non sentirvi troppo colpevoli!
Parola chiave: E' importante salvare la rana!
Ric
Film 43: "Una scomoda verità" (2006) di Davis Guggenheim
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Ultimamente mi sto appassionando ai documentari. Per non sembrare impreparato al lavoro, una sera mi ero guardato 4 film - quale più, quale meno - sul genere ("District 9", "Super Size Me", "Sicko" e "Videocracy - Basta apparire", ma consiglio MOLTISSIMO anche "Religiolus", veramente fantastico!) e diciamo che mi sono appassionato. Questo film è un altro esempio di documentario su quanto sappiamo distruggere o autodistruggerci. Mi è piaciuto molto.
Come per le storie vere di certe sceneggiature, il documentario racconta qualcosa che sappiamo essere vero e quindi che, solitamente, mi lascia sempre un po' turbato. Se c'è un documentario c'è la voglia o la necessità di raccontare qualcosa che non va o che va maledettamente bene. In questo caso particolare, il film parla di una realtà che stiamo portando all'esasperazione. E' impossibile, infatti, negare l'evidenza. Non si può dire, per esempio, che il clima non stia impazzendo. O che noi non inquiniamo. O che il pianeta va che è una meraviglia. Prendiamo come esempio uno dei miei coinquilini: lui non fa la raccolta differenziata, perchè tanto quando il mondo andrà a puttane sarà o già morto o troppo vecchio per subirne gli effetti negativi. Ecco, in questa pellicola si prende in analisi la tesi di gente come il mio coinquilino per distruggergliela passo passo sotto gli occhi. Inevitabilmente dovrò consigliargli di vederlo, se non gli arriva il messaggio quantomeno si fa un po' di cultura.
Comunque raccomanderei una visione di questo film per responsabilizzare. Il punto di vista è quello americano (spreconi!!!) anche se non è che noi europei siamo degli angioletti. Lascio gli esempi da scatafascio al signor Al Gore, redivivo ex futuro presidente degli Stati Uniti che dopo l'oblio (europeo) torna con questo film, impugna un Oscar e diventa paladino dell'ambiente (e ci fa pure credere che si preoccupa del problema clima dai tempi dell'università), anche se per tutto il film gira in macchina (sarà a metano?) e vola da un continente all'altro (ma gli aerei a metano?!). Già lo adoro!
Oscar anche alla miglior canzone originale - prima volta per un documentario - alla cantautrice lesbica Melissa Etheridge.
Unica pecca, forse, il doppio audio che fa tanto documentario da televisione. ODIO. Ascoltavo un po' Al e un po' il doppiatore di Harrison Ford. Distrae maledettamente.
Consigli: La Terra è allo sbaraglio a causa dell'uomo. Cercate di non sentirvi troppo colpevoli!
Parola chiave: E' importante salvare la rana!
Ric
sabato 26 dicembre 2009
Film 42 - Pomodori verdi fritti - Alla fermata del treno
Questo è stato il mio primo film di questo Natale. Ale è via e mi ha lasciato in eredità qualcosa come una quindicina di film da vedere che gli avevo richiesto più o meno recentemente. Più qualche suo personale consiglio. E sono partito da lì...
Film 42: "Pomodori verdi fritti - Alla fermata del treno" (1991) di Jon Avnet
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: E' un film interessante, ma non mi aspettavo una cosa del genere. Innanzitutto credevo che questo film fosse quel "Fiori d'acciaio" con Sally Field e Julia Roberts di cui avevo visto qualche spezzone da bambino. No, in realtà qui ci sono Kathy Bates, Jessica Tandy e la Mary-Louise Parker di "Weeds", un altro bel gruppo di signore del cinema o della tv made in US.
Kathy Bates è la causa scatenante della storia, una signora di mezza età (come dice lei, troppo giovane per essere vecchia e troppo vecchia per essere giovane) che, in visita a una parente acquisita in una casa di cura per anziani, si appassiona alla storia della vita di Ninny Threadgoode/Jessica Tandy (la stupenda vecchietta di "A spasso con Daisy") e delle sue amicizie. In realtà Ninny non sarà la protagonista dei flashback, ma racconterà quale spettatrice degli eventi accaduti agli inizi del '900 nel sud dell'America, la storia (d'amore) di Idgie Threadgoode e Ruth Jamison, due donne che prima non si capiranno, poi saranno amiche e infine amanti (ma questo nel film non si vede).
Cosa c'è di speciale in questa pellicola? Alcune cose in effetti. La prima è Jessica Tandy, favolosa attrice (all'epoca) 82enne, che ha più grinta di tutte le altre messe insieme. Quello che mi piace di questa signora è la voglia di vivere, di raccontare e raccontarsi, di trovare l'amicizia e coltivare le proprie passioni. E' fragile, ma fortissima e vorresti che molte più parti del film fossero con lei!
Un altro aspetto positivo è Kathy Bates. Mi è sempre stata simpatica come donna, ha un viso rotondo che mi mette allegria e, in questo ruolo, è perfetta per interpretare la fragilità di una donna schiacciata dalla realtà familiare e casalinga infelice, che si rifugia nel cibo e nelle faccende domestiche per affogare i dispiaceri di una vita coniugale praticamente inesistente. Nemmeno i corsi per la sopravvivenza del matrimonio a cui prende parte riescono ad aiutarla, ma del resto vedersi la vagina in uno specchio non sempre è funzionale alla serenità matrimoniale...
Kathy saprà ascoltare Jessica con sempre maggiore interesse e, grazie alla storia di emancipazione, coraggio e amicizia delle due ragazze innamorate, saprà prendere di petto la sua vita e reagire all'inerzia e alla pacatezza che la contraddistinguevano all'inizio.
In questo doppio percorso di formazione (sia di Kathy che delle due ragazze di inizio '900) che è questo film, ho apprezzato tantissimo anche un'altra cosa: l'andare oltre il pregiudizio. Sarà che è Natale e sono assuefatto dalla bontà, comunque Kathy e Jessica diventano subito amiche, non c'è mai una parola cattiva riferita alle persone anziane, né preconcetti sulle loro capacità mentali o fisiche. Oppure, nei flashback, oltre alla buona integrazione delle persone di colore nel villaggio (ma il Ku Klux Klan arriva anche qui) non fa troppo rumore la storia tra le due donne, anche se nella pellicola è solo di forte amicizia.
Ma ci sono delle cose che non mi sono molto piaciute. Per esempio la coppia di attrici Mary-Louise Parker/Ruth e Mary Stuart Masterson/Idgie, entrambe a mio avviso piuttosto inutili a livello recitativo. La Parker l'ho seguita in "Weeds", dove, al contrario di qui, è molto brava. In questa pellicola, invece, è più brava a tenere aperta la bocca come un pesce lesso che altro. L'espressività di un bradipo è più significativa. Mentre la Masterson mi è stata antipatica fin dal principio e poi non l'ho trovata così adatta per il ruolo di maschiaccio (arruffarle i capelli o non truccarla non fa di lei una lesbica a tutti i costi).
E poi spendiamo due parole sincere sugli abiti di Kathy Bates: se nella prima parte - quella della frustrazione - doveva essere un po' sfigatella, speravo che col proseguire dello svecchiamento psicologico saremmo mooooooolto migliorati sul fronte spalline. E invece?! Niente! Stampe a fiori a tutto spiano, pantaloni a pinocchietto (ma qualcuno ha visto i polpacci di Kathy, prima di commissionare gli abiti?!) coordinati alle scarpe; visierina rossa da contabile anni '30 coordinata con il cardigan rosso; fronzoli di pizzo che colano da colletti collegiali non esattamente adatti alla figura imponente della protagonista. Sicuramente questa vivacità dona colore, ma un carnevale perenne non è forse la scelta più azzeccata.
Comunque, a parte la questione estetica, aggiungo un collegamento. Oltre a quello che già avevo scritto prima, con il film "Fiori d'acciaio", questa pellicola potrebbe ricordare un po' le sedute 'in chiacchiera' di "Forrest Gump" (e anche lì c'era Sally Field!), anche se gli interlocutori sono sempre gli stessi.
Insomma, il film si fa guardare e apprezzare ed è stata un'ottima compagnia natalizia!
Consigli: Riempitevi di buoni sentimenti e preparatevi ad ascoltare.
Parola chiave: Towanda!
#HollywoodCiak
Bengi
Film 42: "Pomodori verdi fritti - Alla fermata del treno" (1991) di Jon Avnet
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: E' un film interessante, ma non mi aspettavo una cosa del genere. Innanzitutto credevo che questo film fosse quel "Fiori d'acciaio" con Sally Field e Julia Roberts di cui avevo visto qualche spezzone da bambino. No, in realtà qui ci sono Kathy Bates, Jessica Tandy e la Mary-Louise Parker di "Weeds", un altro bel gruppo di signore del cinema o della tv made in US.
Kathy Bates è la causa scatenante della storia, una signora di mezza età (come dice lei, troppo giovane per essere vecchia e troppo vecchia per essere giovane) che, in visita a una parente acquisita in una casa di cura per anziani, si appassiona alla storia della vita di Ninny Threadgoode/Jessica Tandy (la stupenda vecchietta di "A spasso con Daisy") e delle sue amicizie. In realtà Ninny non sarà la protagonista dei flashback, ma racconterà quale spettatrice degli eventi accaduti agli inizi del '900 nel sud dell'America, la storia (d'amore) di Idgie Threadgoode e Ruth Jamison, due donne che prima non si capiranno, poi saranno amiche e infine amanti (ma questo nel film non si vede).
Cosa c'è di speciale in questa pellicola? Alcune cose in effetti. La prima è Jessica Tandy, favolosa attrice (all'epoca) 82enne, che ha più grinta di tutte le altre messe insieme. Quello che mi piace di questa signora è la voglia di vivere, di raccontare e raccontarsi, di trovare l'amicizia e coltivare le proprie passioni. E' fragile, ma fortissima e vorresti che molte più parti del film fossero con lei!
Un altro aspetto positivo è Kathy Bates. Mi è sempre stata simpatica come donna, ha un viso rotondo che mi mette allegria e, in questo ruolo, è perfetta per interpretare la fragilità di una donna schiacciata dalla realtà familiare e casalinga infelice, che si rifugia nel cibo e nelle faccende domestiche per affogare i dispiaceri di una vita coniugale praticamente inesistente. Nemmeno i corsi per la sopravvivenza del matrimonio a cui prende parte riescono ad aiutarla, ma del resto vedersi la vagina in uno specchio non sempre è funzionale alla serenità matrimoniale...
Kathy saprà ascoltare Jessica con sempre maggiore interesse e, grazie alla storia di emancipazione, coraggio e amicizia delle due ragazze innamorate, saprà prendere di petto la sua vita e reagire all'inerzia e alla pacatezza che la contraddistinguevano all'inizio.
In questo doppio percorso di formazione (sia di Kathy che delle due ragazze di inizio '900) che è questo film, ho apprezzato tantissimo anche un'altra cosa: l'andare oltre il pregiudizio. Sarà che è Natale e sono assuefatto dalla bontà, comunque Kathy e Jessica diventano subito amiche, non c'è mai una parola cattiva riferita alle persone anziane, né preconcetti sulle loro capacità mentali o fisiche. Oppure, nei flashback, oltre alla buona integrazione delle persone di colore nel villaggio (ma il Ku Klux Klan arriva anche qui) non fa troppo rumore la storia tra le due donne, anche se nella pellicola è solo di forte amicizia.
Ma ci sono delle cose che non mi sono molto piaciute. Per esempio la coppia di attrici Mary-Louise Parker/Ruth e Mary Stuart Masterson/Idgie, entrambe a mio avviso piuttosto inutili a livello recitativo. La Parker l'ho seguita in "Weeds", dove, al contrario di qui, è molto brava. In questa pellicola, invece, è più brava a tenere aperta la bocca come un pesce lesso che altro. L'espressività di un bradipo è più significativa. Mentre la Masterson mi è stata antipatica fin dal principio e poi non l'ho trovata così adatta per il ruolo di maschiaccio (arruffarle i capelli o non truccarla non fa di lei una lesbica a tutti i costi).
E poi spendiamo due parole sincere sugli abiti di Kathy Bates: se nella prima parte - quella della frustrazione - doveva essere un po' sfigatella, speravo che col proseguire dello svecchiamento psicologico saremmo mooooooolto migliorati sul fronte spalline. E invece?! Niente! Stampe a fiori a tutto spiano, pantaloni a pinocchietto (ma qualcuno ha visto i polpacci di Kathy, prima di commissionare gli abiti?!) coordinati alle scarpe; visierina rossa da contabile anni '30 coordinata con il cardigan rosso; fronzoli di pizzo che colano da colletti collegiali non esattamente adatti alla figura imponente della protagonista. Sicuramente questa vivacità dona colore, ma un carnevale perenne non è forse la scelta più azzeccata.
Comunque, a parte la questione estetica, aggiungo un collegamento. Oltre a quello che già avevo scritto prima, con il film "Fiori d'acciaio", questa pellicola potrebbe ricordare un po' le sedute 'in chiacchiera' di "Forrest Gump" (e anche lì c'era Sally Field!), anche se gli interlocutori sono sempre gli stessi.
Insomma, il film si fa guardare e apprezzare ed è stata un'ottima compagnia natalizia!
Consigli: Riempitevi di buoni sentimenti e preparatevi ad ascoltare.
Parola chiave: Towanda!
#HollywoodCiak
Bengi
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giovedì 24 dicembre 2009
Film 41 - Star Wars: Episodio V - L'impero colpisce ancora
Sono maledettamente in ritardo sui post! In questi giorni gli impegni lavorativi e prenatalizi mi hanno completamente assorbito. Ma mi dedicherò alla totale devozione filmica non appena terminate le cene-abbuffata che, per questo Natale, sembrano farla da padrone!
Comunque, film di oggi (anche se in realtà di lunedì) il penultimo capitolo della saga spaziale più famosa di tutti i tempi!
Film 41: "Star Wars: Episodio V - L'impero colpisce ancora" (1980) di Irvin Kershner
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Ale
Pensieri: Questo capitolo di passaggio verso l'episodio finale, è sicuramente molto incentrato sull'aspetto romantico. Anzi, più che romantico direi passionale. Leila ama Han Solo, ma prima di dirglielo ci bisticcia per ore. Del resto lui è l'uomo che non deve chiedere mai, quindi quando lei glielo dice (finalmente!) lui le risponde: "Lo so". Fantastico! Personalmente lei non mi sta simpatica, né la trovo particolarmente conturbante, ma effettivamente potrei essere di volta in volta distratto dalle acconciature orrende che, nella nostra galassia, sono un tripudio di intrecci alla mamma di Heidi.
Per il resto, in questo film Luke conosce finalmente Yoda che, però, non riconosce il fedele robottino di Anakin, R2-D2. Incongruenza passabile. Yoda non è mai inquadrato staccato da qualcosa. O è in piedi, o seduto, o in braccio a Luke. Ovviamente in quegli anni animare completamente un personaggio con il digitale era impensabile, però questa versione 'in carne ed ossa' mi è piaciuta molto di più. E' più vera. E anche se a volte ha la palpebra un po' bassa (annoiato da Luke o semplicemente bevitore occasionale?), la resa è inevitabilmente più realistica (ET è dell'82, non manca molto!). Quindi Luke comincia il suo allenamento jedi con Yoda sotto la supervisione di Obi-Wan fantasma, ma non lo porterà a termine per salvare i suoi amici in pericolo (non lo sono ancora, ma la forza lo avverte in anticipo, tipo 'Salvavita' Beghelli) e lui parte dal rifugio palustre di Yoda per raggiungere Leila e Han su non so quale pianeta. Ovviamente è una trappola di Papi Darth Fener, che vorrebbe portare dalla sua parte (quella malvagia) il figlioletto che è ancora tanto inesperto e quindi tanto tanto plagiabile. In realtà Han Solo verrà ibernato per essere portato dal suo creditore (sulla sua testa c'è una taglia), mentre Luke si scontrerà col padre, che finalmente gli rivela la sua verà identità (drammissimo!), in un combattimento finale all'ultimo arto! Veloce salto indietro, capitolo III: Anakin passa dalla parte oscura della forza per salvare l'amata Padme e, in uno scontro con l'ex amico Obi-Wan, perde alcuni arti e si deforma causa lava vulcanica. Geneticamente re-integrato, si maschera da Darth Fener e così nasce il personaggio-mito. Tornando a questo capitolo e alla nostra battaglia finale, papino Darth non è poi così forte come si aspettava e Luke gli da del filo da torcere. E' magro e bruttino, però sa il fatto suo! Peccato, però, che in un momento di distrazione si faccia tagliare il braccio da Darth Papi e rimanga, anche lui, invalido civile. Nel finale Luke e Leila si riuniscono e, sappiamo già, andranno a salvare il loro amico ibernato.
Ora, poniamoci delle domande: ma per essere Jedi ti devono per forza amputare qualcosa? E se sì, a Obi-Wan, cosa avevano amputato? Speriamo ci sia un capitolo '0' che ce lo faccia scoprire.
E poi: ma se la spada laser taglia così bene, perchè non utilizzarla per la chirurgia? E' un po' il 'Miracle blade' delle armi da combattimento! Taglia tutto, ma soprattutto cicatrizza. Io l'avrei brevettata...
Infine il quesito serio: ma il capo di Darth Fener, è il famoso Palpatine, sparito dagli schermi dall'episodio III? Qualcuno mi illumini!
Considerazione finale totale: bello, mi è veramente piaciuto (anche se in effetti dopo la prima mezzora io e Ale abbiamo messo in pausa perchè ci siamo fatti un pisolino dalla stanchezza...)!
Film 15 - Star wars: Episodio I - La minaccia fantasma
Film 23 - Star wars: Episodio II - L'attacco dei cloni
Film 30 - Star wars: Episodio III - La vendetta dei sith
Film 37 - Guerre stellari: Episodio IV - Una nuova speranza
Film 41 - Star Wars: Episodio V - L'impero colpisce ancora
Film 50 - Star Wars: Episodio VI - Il ritorno dello Jedi
Film 1072 - Star Wars - Il risveglio della Forza 3D
Film 1080 - Star Wars - Il risveglio della Forza
Film 1469 - Star Wars: The Last Jedi
Film 1595 - Star Wars: The Last Jedi
Film 1816 - Star Wars: The Rise of Skywalker
Film 1290 - Rogue One
Film 1679 - Solo: A Star Wars Story
Consigli: Da guardare per cogliere quanti aspetti innovativi questa saga ha portato al cinema mondiale.
Parola chiave: "Io sono tuo padre!"
#HollywoodCiak
Bengi
Comunque, film di oggi (anche se in realtà di lunedì) il penultimo capitolo della saga spaziale più famosa di tutti i tempi!
Film 41: "Star Wars: Episodio V - L'impero colpisce ancora" (1980) di Irvin Kershner
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Ale
Pensieri: Questo capitolo di passaggio verso l'episodio finale, è sicuramente molto incentrato sull'aspetto romantico. Anzi, più che romantico direi passionale. Leila ama Han Solo, ma prima di dirglielo ci bisticcia per ore. Del resto lui è l'uomo che non deve chiedere mai, quindi quando lei glielo dice (finalmente!) lui le risponde: "Lo so". Fantastico! Personalmente lei non mi sta simpatica, né la trovo particolarmente conturbante, ma effettivamente potrei essere di volta in volta distratto dalle acconciature orrende che, nella nostra galassia, sono un tripudio di intrecci alla mamma di Heidi.
Per il resto, in questo film Luke conosce finalmente Yoda che, però, non riconosce il fedele robottino di Anakin, R2-D2. Incongruenza passabile. Yoda non è mai inquadrato staccato da qualcosa. O è in piedi, o seduto, o in braccio a Luke. Ovviamente in quegli anni animare completamente un personaggio con il digitale era impensabile, però questa versione 'in carne ed ossa' mi è piaciuta molto di più. E' più vera. E anche se a volte ha la palpebra un po' bassa (annoiato da Luke o semplicemente bevitore occasionale?), la resa è inevitabilmente più realistica (ET è dell'82, non manca molto!). Quindi Luke comincia il suo allenamento jedi con Yoda sotto la supervisione di Obi-Wan fantasma, ma non lo porterà a termine per salvare i suoi amici in pericolo (non lo sono ancora, ma la forza lo avverte in anticipo, tipo 'Salvavita' Beghelli) e lui parte dal rifugio palustre di Yoda per raggiungere Leila e Han su non so quale pianeta. Ovviamente è una trappola di Papi Darth Fener, che vorrebbe portare dalla sua parte (quella malvagia) il figlioletto che è ancora tanto inesperto e quindi tanto tanto plagiabile. In realtà Han Solo verrà ibernato per essere portato dal suo creditore (sulla sua testa c'è una taglia), mentre Luke si scontrerà col padre, che finalmente gli rivela la sua verà identità (drammissimo!), in un combattimento finale all'ultimo arto! Veloce salto indietro, capitolo III: Anakin passa dalla parte oscura della forza per salvare l'amata Padme e, in uno scontro con l'ex amico Obi-Wan, perde alcuni arti e si deforma causa lava vulcanica. Geneticamente re-integrato, si maschera da Darth Fener e così nasce il personaggio-mito. Tornando a questo capitolo e alla nostra battaglia finale, papino Darth non è poi così forte come si aspettava e Luke gli da del filo da torcere. E' magro e bruttino, però sa il fatto suo! Peccato, però, che in un momento di distrazione si faccia tagliare il braccio da Darth Papi e rimanga, anche lui, invalido civile. Nel finale Luke e Leila si riuniscono e, sappiamo già, andranno a salvare il loro amico ibernato.
Ora, poniamoci delle domande: ma per essere Jedi ti devono per forza amputare qualcosa? E se sì, a Obi-Wan, cosa avevano amputato? Speriamo ci sia un capitolo '0' che ce lo faccia scoprire.
E poi: ma se la spada laser taglia così bene, perchè non utilizzarla per la chirurgia? E' un po' il 'Miracle blade' delle armi da combattimento! Taglia tutto, ma soprattutto cicatrizza. Io l'avrei brevettata...
Infine il quesito serio: ma il capo di Darth Fener, è il famoso Palpatine, sparito dagli schermi dall'episodio III? Qualcuno mi illumini!
Considerazione finale totale: bello, mi è veramente piaciuto (anche se in effetti dopo la prima mezzora io e Ale abbiamo messo in pausa perchè ci siamo fatti un pisolino dalla stanchezza...)!
Film 15 - Star wars: Episodio I - La minaccia fantasma
Film 23 - Star wars: Episodio II - L'attacco dei cloni
Film 30 - Star wars: Episodio III - La vendetta dei sith
Film 37 - Guerre stellari: Episodio IV - Una nuova speranza
Film 41 - Star Wars: Episodio V - L'impero colpisce ancora
Film 50 - Star Wars: Episodio VI - Il ritorno dello Jedi
Film 1072 - Star Wars - Il risveglio della Forza 3D
Film 1080 - Star Wars - Il risveglio della Forza
Film 1469 - Star Wars: The Last Jedi
Film 1595 - Star Wars: The Last Jedi
Film 1816 - Star Wars: The Rise of Skywalker
Film 1290 - Rogue One
Film 1679 - Solo: A Star Wars Story
Consigli: Da guardare per cogliere quanti aspetti innovativi questa saga ha portato al cinema mondiale.
Parola chiave: "Io sono tuo padre!"
#HollywoodCiak
Bengi
Film 40 - My Fair Lady
Questo è uno di quei film 'da vedere' nella filmografia ideale di mia nonna. Non potevo non vederlo prima o poi...
Film 40: "My Fair Lady" (1964) di George Cukor
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: prima parte con Ale, poi nessuno
Pensieri: Una domanda su tutte: ma solo io ho trovato questo film infinitamente maschilista? E' una mia impressione o la Hepburn/Eliza Doolittle viene continuamente sminuita, trattata a pesci in faccia e derisa perchè donna e, per giunta, di basso ceto sociale? Ok che eravamo negli anni '60, ma sono rimasto un po' perplesso. Tra l'altro il suo personaggio per la prima ora non fa altro che urlare e dimenarsi, neanche fossimo in un film con la Loren... E poi perchè nel doppiaggio italiano di Eliza la fanno parlare in dialetto barese?! Neanche avessero chiesto consulto a Lino Banfi. Boh... Poi, però, all'improvviso (oddio, neanche tanto all'improvviso... dopo 1 ora e mezza di film) Eliza capisce che la 'a' non si pronuncia come la 'e' ed il miracolo si compie (nelle successive 2 ore e mezzo).
Il film è lunghissimo e i numeri di canto sinceramente un po' troppi. Visivamente è di impatto, molto bello, ma si capisce subito che è tutto finto, che è tutto un interno e un po' sembra di respirare aria viziata. Tra la povertà e l'ascesa alla grazia regale c'è un passaggio intermedio, quasi ibrido umano, in cui Eliza alle corse è ben vestita e preparata, ma le scappa un 'culo' di troppo: tutta l'alta società inglese scandalizzata e, finalmente, un po' di movimento (anche se pure la corsa dei cavalli è su erba sintetica...).
La critica alla società inglese di Cukor è spietata: negli alti ranghi sono tutti dipinti come rigide statue dalla capacità di esplicitare emozioni pari a quella di un fagiolo, abili solo a parlar di tempo e salute e allenatissimi a disprezzare chi sia di ceto inferiore. I poveracci sono dei volgari che non conoscono nemmeno la loro lingua madre e, forse, meritano di rimanere dove sono. Solo Eliza, grazie alle sue capacità e all'incoraggiamento costante dei sue due maestri (il più maschilista è il Professor Higgins) può riscattare la sua condizione di popolana di ultimo livello, aiutata anche (o soprattutto?) dalla sua bellezza. Raggiunto lo scopo, i due maestri si bulleranno della loro impresa (non far capire a nessuno dell'alta società che Eliza è, in realtà, una popolana) senza riconoscere alcun merito alla poveretta, che se fosse stata donna nel 2000 avrebbe mandato a cagare Higgins e i suoi modi maleducati, per non dire da cavernicolo. Quest'ultimo è talmente antipatico che perfino sua madre, nel film, non lo sopporta. Vorrà pur dire qualcosa...
Tutto sommato, comunque, ho visto volentieri questo film ed ero sinceramente curioso di vederlo. Merita il successo che ha avuto, specialmente per le ottime credenziali tecniche (costumi, scenografia - sarà pur finta, ma è fatta bene -, fotografia). Mi ha fatto un po' ridere, però, sempre nell'episodio delle corse, il vestito di Eliza. Higgins le fa cucire su misura dal sarto quello che lui stesso definisce come un vestito sobrio e privo di fronzoli, quando in realtà è un vestito intero a sirena bianco e nero con un enorme cappello, il tutto ricoperto da frappe di ogni genere. Il trionfo del kitch. Solo la Hepbrun avrebbe potuto star bene anche con quello. Per lei, comunque, neanche una nomination agli Oscar del '65, mentre il film ne ha vinti 8, compreso miglior film, regia e attore protagonista (Rex Harrison/Higgins). Un extra: per chi volesse, la mia amica Gloria ha recitato la parte di Eliza in un musical ispirato a questo film. Non ho sentito la versione originale delle canzoni cantate dalla Hepburn, ma assicuro che Glo è piuttosto brava! Date un'occhiata se vi va.
Consigli: Guardatelo quando avete molto tempo a disposizione!
Parola chiave: La rana in Spagna gracida in campagna.
Ric
Film 40: "My Fair Lady" (1964) di George Cukor
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: prima parte con Ale, poi nessuno
Pensieri: Una domanda su tutte: ma solo io ho trovato questo film infinitamente maschilista? E' una mia impressione o la Hepburn/Eliza Doolittle viene continuamente sminuita, trattata a pesci in faccia e derisa perchè donna e, per giunta, di basso ceto sociale? Ok che eravamo negli anni '60, ma sono rimasto un po' perplesso. Tra l'altro il suo personaggio per la prima ora non fa altro che urlare e dimenarsi, neanche fossimo in un film con la Loren... E poi perchè nel doppiaggio italiano di Eliza la fanno parlare in dialetto barese?! Neanche avessero chiesto consulto a Lino Banfi. Boh... Poi, però, all'improvviso (oddio, neanche tanto all'improvviso... dopo 1 ora e mezza di film) Eliza capisce che la 'a' non si pronuncia come la 'e' ed il miracolo si compie (nelle successive 2 ore e mezzo).
Il film è lunghissimo e i numeri di canto sinceramente un po' troppi. Visivamente è di impatto, molto bello, ma si capisce subito che è tutto finto, che è tutto un interno e un po' sembra di respirare aria viziata. Tra la povertà e l'ascesa alla grazia regale c'è un passaggio intermedio, quasi ibrido umano, in cui Eliza alle corse è ben vestita e preparata, ma le scappa un 'culo' di troppo: tutta l'alta società inglese scandalizzata e, finalmente, un po' di movimento (anche se pure la corsa dei cavalli è su erba sintetica...).
La critica alla società inglese di Cukor è spietata: negli alti ranghi sono tutti dipinti come rigide statue dalla capacità di esplicitare emozioni pari a quella di un fagiolo, abili solo a parlar di tempo e salute e allenatissimi a disprezzare chi sia di ceto inferiore. I poveracci sono dei volgari che non conoscono nemmeno la loro lingua madre e, forse, meritano di rimanere dove sono. Solo Eliza, grazie alle sue capacità e all'incoraggiamento costante dei sue due maestri (il più maschilista è il Professor Higgins) può riscattare la sua condizione di popolana di ultimo livello, aiutata anche (o soprattutto?) dalla sua bellezza. Raggiunto lo scopo, i due maestri si bulleranno della loro impresa (non far capire a nessuno dell'alta società che Eliza è, in realtà, una popolana) senza riconoscere alcun merito alla poveretta, che se fosse stata donna nel 2000 avrebbe mandato a cagare Higgins e i suoi modi maleducati, per non dire da cavernicolo. Quest'ultimo è talmente antipatico che perfino sua madre, nel film, non lo sopporta. Vorrà pur dire qualcosa...
Tutto sommato, comunque, ho visto volentieri questo film ed ero sinceramente curioso di vederlo. Merita il successo che ha avuto, specialmente per le ottime credenziali tecniche (costumi, scenografia - sarà pur finta, ma è fatta bene -, fotografia). Mi ha fatto un po' ridere, però, sempre nell'episodio delle corse, il vestito di Eliza. Higgins le fa cucire su misura dal sarto quello che lui stesso definisce come un vestito sobrio e privo di fronzoli, quando in realtà è un vestito intero a sirena bianco e nero con un enorme cappello, il tutto ricoperto da frappe di ogni genere. Il trionfo del kitch. Solo la Hepbrun avrebbe potuto star bene anche con quello. Per lei, comunque, neanche una nomination agli Oscar del '65, mentre il film ne ha vinti 8, compreso miglior film, regia e attore protagonista (Rex Harrison/Higgins). Un extra: per chi volesse, la mia amica Gloria ha recitato la parte di Eliza in un musical ispirato a questo film. Non ho sentito la versione originale delle canzoni cantate dalla Hepburn, ma assicuro che Glo è piuttosto brava! Date un'occhiata se vi va.
Consigli: Guardatelo quando avete molto tempo a disposizione!
Parola chiave: La rana in Spagna gracida in campagna.
Ric
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sabato 19 dicembre 2009
Film 39 - A serious man
Mio padre, qualche giorno fa, mi ha chiesto se volevamo andare al cinema a vedere qualcosa di divertente. Di solito io e lui andiamo assieme a vedere i film che non interessano a mia madre e con cui lui, quindi, non può andare. Oppure i film che danno in quei cinema che lei considera troppo alti, ossia che hanno un'inclinazione delle poltrone tale da darle fastidio. Mia madre soffre di vertigini. Sì, anche al cinema...
Film 39: "A serious man" (2009) di Ethan Coen, Joel Coen
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Papà
Pensieri: Se l'ottica era vedere un film divertente, ho toppato di brutto. Questo è forse il più strano film che io abbia mai visto. Finisce quando finalmente sta per succedere qualcosa. Mentre durante tutto il film succedono cose, ma con una lentezza tale che diresti che in effetti non è successo niente. Per non parlare dell'inizio strampalato assolutamente disorientante!
Siccome ieri nevicava, io e papà ci siamo fiondati dentro al cinema senza guardarci troppo intorno. Appena seduti è cominciato il film e parte questa scena ambientata agli inizi del '900(?) con una coppia che parla chissà quale lingua e accoglie un fantasma in casa. Lì per lì mica ero sicuro fossimo a vedere il film giusto! Magari nel pomeriggio il cinema dava un'altra pellicola...
Comunque no, il film inizia proprio così. Poi seguono dei titoli di testa accompagnati da una bellissima musica (quella del trailer) e poi parte il film vero. Peccato che sia leeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeentissimo. A un certo punto non riuscivo a stare fermo dal nervoso. Ero irritato dall'incapacità di quest'uomo - il protagonista - di reagire alla realtà che lo circonda (un po' come Pippo nei cartoni animati della Disney. Uno che, per com'è fatto, mi irrita)! Una moglie che lo lascia per un uomo che praticamente gli entra in casa; un fratello pazzoide che gli dorme da mesi sul divano; due figli adolescenti veramente strani (la femmina passa la sua vita a lavarsi i capelli); uno studente coreano che lo ricatta per avere la sufficienza nella sua materia (ah, già, è professore di fisica all'università); un vicino che sconfina costantemente nella sua proprietà. E poi ancora molte altre. Ma Larry Gopnik reagisce? No, a nessuna di queste cose. Lui va da 3 rabbini per cercare la spiegazione di queste orribili cose che gli stanno capitando, per comprendere come mai Dio lo stia punendo e con quale scopo. Nessuno dei rabbini ha una risposta che non sia più di un mal celato 'non lo so'. Larry vorrebbe solo essere un uomo serio, che aiuta i suoi vicini (ma solo quelli ebrei!) e che vive sereno la sua realtà familiare. E, invece, è costretto a passare attraverso una serie innumerevole di umiliazioni, fino alla (quasi) fine del film, in cui sembra tutto dissolversi. Ma è poi veramente così? Chi lo vedrà, saprà!
Quello che posso dire su questa pellicola è che, sicuramente, non mi aspettavo questo. So che i Coen sono estremamente particolari e che ogni loro film è un'avventura diversa, ma, per quanto mi riguarda, non sempre è un'avventura felice. Su una cosa sono d'accordo però: sono bravi! Qui rendono alla perfezione l'incapacità di un uomo a reagire alla sua vita e alle pieghe che sta prendendo. In "Non è un paese per vecchi" ho dovuto chiudere gli occhi in alcune scene per la paura, come quando ero bambino. In "Burn after reading - A prova di spia" hanno saputo creare un'ironia maledettamente tagliente. Insomma, sanno sempre ricreare e ottenere ciò che vogliono e questo è un grande pregio.
Non rivedrei questo film, ma sono felice di averlo visto. E' un tassello in più della visione del mondo Coen. Una scena in particolare mi ha colpito: quando Larry sale sul tetto e si ferma ad osservare il vicinato. Lui è spettatore, come lo è, in realtà, nella sua vita. Gli altri fanno e lui subisce le conseguenze. Ma lui, davvero, cosa fa?
Curiosità: l'attore protagonista, Michael Stuhlbarg, è assolutamente identico a Joaquin Phoenix, ma senza il labbro leporino. Davvero due gocce d'acqua!
Consigli: Guardate questo film solo se siete appassionati di quello che potremmo definire il 'genere Coen'.
Parola chiave: Al peggio non c'è mai fine (è la metafora del film, non il mio giudizio sui film dei Coen!)
Ric
Film 39: "A serious man" (2009) di Ethan Coen, Joel Coen
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Papà
Pensieri: Se l'ottica era vedere un film divertente, ho toppato di brutto. Questo è forse il più strano film che io abbia mai visto. Finisce quando finalmente sta per succedere qualcosa. Mentre durante tutto il film succedono cose, ma con una lentezza tale che diresti che in effetti non è successo niente. Per non parlare dell'inizio strampalato assolutamente disorientante!
Siccome ieri nevicava, io e papà ci siamo fiondati dentro al cinema senza guardarci troppo intorno. Appena seduti è cominciato il film e parte questa scena ambientata agli inizi del '900(?) con una coppia che parla chissà quale lingua e accoglie un fantasma in casa. Lì per lì mica ero sicuro fossimo a vedere il film giusto! Magari nel pomeriggio il cinema dava un'altra pellicola...
Comunque no, il film inizia proprio così. Poi seguono dei titoli di testa accompagnati da una bellissima musica (quella del trailer) e poi parte il film vero. Peccato che sia leeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeentissimo. A un certo punto non riuscivo a stare fermo dal nervoso. Ero irritato dall'incapacità di quest'uomo - il protagonista - di reagire alla realtà che lo circonda (un po' come Pippo nei cartoni animati della Disney. Uno che, per com'è fatto, mi irrita)! Una moglie che lo lascia per un uomo che praticamente gli entra in casa; un fratello pazzoide che gli dorme da mesi sul divano; due figli adolescenti veramente strani (la femmina passa la sua vita a lavarsi i capelli); uno studente coreano che lo ricatta per avere la sufficienza nella sua materia (ah, già, è professore di fisica all'università); un vicino che sconfina costantemente nella sua proprietà. E poi ancora molte altre. Ma Larry Gopnik reagisce? No, a nessuna di queste cose. Lui va da 3 rabbini per cercare la spiegazione di queste orribili cose che gli stanno capitando, per comprendere come mai Dio lo stia punendo e con quale scopo. Nessuno dei rabbini ha una risposta che non sia più di un mal celato 'non lo so'. Larry vorrebbe solo essere un uomo serio, che aiuta i suoi vicini (ma solo quelli ebrei!) e che vive sereno la sua realtà familiare. E, invece, è costretto a passare attraverso una serie innumerevole di umiliazioni, fino alla (quasi) fine del film, in cui sembra tutto dissolversi. Ma è poi veramente così? Chi lo vedrà, saprà!
Quello che posso dire su questa pellicola è che, sicuramente, non mi aspettavo questo. So che i Coen sono estremamente particolari e che ogni loro film è un'avventura diversa, ma, per quanto mi riguarda, non sempre è un'avventura felice. Su una cosa sono d'accordo però: sono bravi! Qui rendono alla perfezione l'incapacità di un uomo a reagire alla sua vita e alle pieghe che sta prendendo. In "Non è un paese per vecchi" ho dovuto chiudere gli occhi in alcune scene per la paura, come quando ero bambino. In "Burn after reading - A prova di spia" hanno saputo creare un'ironia maledettamente tagliente. Insomma, sanno sempre ricreare e ottenere ciò che vogliono e questo è un grande pregio.
Non rivedrei questo film, ma sono felice di averlo visto. E' un tassello in più della visione del mondo Coen. Una scena in particolare mi ha colpito: quando Larry sale sul tetto e si ferma ad osservare il vicinato. Lui è spettatore, come lo è, in realtà, nella sua vita. Gli altri fanno e lui subisce le conseguenze. Ma lui, davvero, cosa fa?
Curiosità: l'attore protagonista, Michael Stuhlbarg, è assolutamente identico a Joaquin Phoenix, ma senza il labbro leporino. Davvero due gocce d'acqua!
Consigli: Guardate questo film solo se siete appassionati di quello che potremmo definire il 'genere Coen'.
Parola chiave: Al peggio non c'è mai fine (è la metafora del film, non il mio giudizio sui film dei Coen!)
Ric
venerdì 18 dicembre 2009
Film 38 - L'uomo che fissa le capre
Mercoledì ricevo la chiamata di Gloria: "Stasera andiamo al cinema?"... "Certo!"
Tra le proposte interessanti c'era un film che, tra l'altro, mi era stato consigliato di vedere dalla Lavi. E' stata un'ottima coincidenza!
Film 38: "L'uomo che fissa le capre" (2009) di Grant Heslov
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Ale, Gloria
Pensieri: Sotto certi punti di vista questo film è fantastico, fa veramente ridere. George Clooney è sempre più padrone della scena, non puoi resistere al fascino magnetico del suo personaggio (completamente pazzo, ma esattamente credibile) Lyn Cassady. E' un po' come il Fiorello del cinema americano. Non è che io ammiri particolarmente George, però trovo impossibile non ammettere che abbia fascino e sappia fare il suo mestiere. Non lo avevo apprezzato molto in "Michael Clayton", mi pareva più che altro che avesse utilizzato una mono-espressione (ma gli hanno dato una nomination agli Oscar), ma qui è davvero trascinante e sicuramente rende bene il suo personaggio. Mi è anche molto piaciuto Ewan McGregor, sempre più attore da grande pubblico e, finalmente, meno di nicchia. Sarà che da quando ha smesso di mostrare il pisello in ogni suo film gli americani hanno deciso che era pronto per Hollywood. In ogni caso la coppia dei due attori è davvero ben assortita, si spalleggiano le battute in maniera frizzante e divertente. Insomma, una bella (e brava) coppia!
Altro aspetto veramente divertente? Jeff Bridges nella parte del generale santone e figlio dei fiori. Veramente uno spasso vederlo girare vestito da militare con una treccia lunghissima alla Pocahontas che porge mazzetti di fiori ai cadetti! Lui, comunque, è la chiave trainante del film, è l'elemento scatenante. Ewan/Bob Wilton segue George/Lyn Cassady che cerca Jeff/Bill Django, ideatore di un metodo di combattimento preventivo e senza armi, in cui i militari sono guerrieri Jedi che usano le loro capacita psichiche per affrontare pericoli ed avversità.
Inutile dire quanto sia surreale questo film, quanto sembrino tutti veramente strafatti (l'LSD non mancherà) e quanto tutto questo sia potenzialmente divertentissimo! E lo è. Rimane un attimo di amaro in bocca, all'uscita. Perchè?
Una volta non mi ricordo bene chi mi ha detto che i film sulle storie vere non posso far a meno di farti pensare che quelle cose siano veramente accadute. E allora, all'uscita dal cinema, ho pensato: cavoli, per quanto romanzata sia questa storia, il governo degli Stati Uniti conduceva davvero degli esperimenti per rendere i propri soldati invisibili, pshichicamente abili o mentalmente superdotati? L'unico aspetto positivo era che, almeno per una volta, si investivano soldi in tecniche non distruttive. Poi ripeto, tutto è romanzato e ricamato, però un attimino ci sono rimasto.
Solita curiosità finale: il personaggio di Ewan McGregor, il cavaliere Jedi Obi-Wan Kenobi degli episodi I, II e III di "Guerre Stellari", in questo film non ha idea di chi siano i cavalieri Jedi! ps. Questo film sembra più una di quelle storie dirette dai Coen per sceneggiatura e taglio comico. E, invece, il regista Grant Heslov è lo sceneggiatore di "Good Night, and Good Luck." sempre con George Clooney.
Consigli: Preparatevi a un mondo surreale! E a ridere di gusto!
Parola chiave: Jedi
#HollywoodCiak
Bengi
Film 38: "L'uomo che fissa le capre" (2009) di Grant Heslov
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Ale, Gloria
Pensieri: Sotto certi punti di vista questo film è fantastico, fa veramente ridere. George Clooney è sempre più padrone della scena, non puoi resistere al fascino magnetico del suo personaggio (completamente pazzo, ma esattamente credibile) Lyn Cassady. E' un po' come il Fiorello del cinema americano. Non è che io ammiri particolarmente George, però trovo impossibile non ammettere che abbia fascino e sappia fare il suo mestiere. Non lo avevo apprezzato molto in "Michael Clayton", mi pareva più che altro che avesse utilizzato una mono-espressione (ma gli hanno dato una nomination agli Oscar), ma qui è davvero trascinante e sicuramente rende bene il suo personaggio. Mi è anche molto piaciuto Ewan McGregor, sempre più attore da grande pubblico e, finalmente, meno di nicchia. Sarà che da quando ha smesso di mostrare il pisello in ogni suo film gli americani hanno deciso che era pronto per Hollywood. In ogni caso la coppia dei due attori è davvero ben assortita, si spalleggiano le battute in maniera frizzante e divertente. Insomma, una bella (e brava) coppia!
Altro aspetto veramente divertente? Jeff Bridges nella parte del generale santone e figlio dei fiori. Veramente uno spasso vederlo girare vestito da militare con una treccia lunghissima alla Pocahontas che porge mazzetti di fiori ai cadetti! Lui, comunque, è la chiave trainante del film, è l'elemento scatenante. Ewan/Bob Wilton segue George/Lyn Cassady che cerca Jeff/Bill Django, ideatore di un metodo di combattimento preventivo e senza armi, in cui i militari sono guerrieri Jedi che usano le loro capacita psichiche per affrontare pericoli ed avversità.
Inutile dire quanto sia surreale questo film, quanto sembrino tutti veramente strafatti (l'LSD non mancherà) e quanto tutto questo sia potenzialmente divertentissimo! E lo è. Rimane un attimo di amaro in bocca, all'uscita. Perchè?
Una volta non mi ricordo bene chi mi ha detto che i film sulle storie vere non posso far a meno di farti pensare che quelle cose siano veramente accadute. E allora, all'uscita dal cinema, ho pensato: cavoli, per quanto romanzata sia questa storia, il governo degli Stati Uniti conduceva davvero degli esperimenti per rendere i propri soldati invisibili, pshichicamente abili o mentalmente superdotati? L'unico aspetto positivo era che, almeno per una volta, si investivano soldi in tecniche non distruttive. Poi ripeto, tutto è romanzato e ricamato, però un attimino ci sono rimasto.
Solita curiosità finale: il personaggio di Ewan McGregor, il cavaliere Jedi Obi-Wan Kenobi degli episodi I, II e III di "Guerre Stellari", in questo film non ha idea di chi siano i cavalieri Jedi! ps. Questo film sembra più una di quelle storie dirette dai Coen per sceneggiatura e taglio comico. E, invece, il regista Grant Heslov è lo sceneggiatore di "Good Night, and Good Luck." sempre con George Clooney.
Consigli: Preparatevi a un mondo surreale! E a ridere di gusto!
Parola chiave: Jedi
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giovedì 17 dicembre 2009
Film 37 - Guerre Stellari: Episodio IV - Una nuova speranza
In ritardo sulla tabella di marcia (ma giustificato dall'ingorgo di impegni prenatalizi) scrivo del film che lunedì sera io e Ale ci siamo guardati per la serata delle saghe!
Film 37: "Guerre stellari: Episodio IV - Una nuova speranza" (1977) di George Lucas
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Ale
Pensieri: E così abbiamo passato il quarto episodio (in ordine temporale dei film) della lunghissima saga di "Guerre Stellari". Giudizio? Positivo. Non posso non ammettere che il mio ricordo infantile fosse un attimo più spettacolare, ma confido in un errore di rimembranze. Sono sicuro che i prossimi due lo saranno. Anche questo in realtà è piuttosto interessante e magicamente innovativo! Siamo nel '77 e Lucas ha già, nel suo film, creature completamente digitali da mostrare sullo schermo! Paradossalmente era più all'avanguardia all'ora che negli ultimi 3 capitoli girati nel ventesimo secolo. Ma in ogni caso sempre più all'avanguardia dell'Italia di oggi. Personalmente, poi, a tutte le creature completamente digitali dei film I, II e III preferisco quelle vere, reali e di conseguenza realistiche di questo film. Anche se indossano una maschera - e si vede - l'interazione con il mondo che li circonda è molto più reale, naturale e conciliante. Troppi effetti rendono l'insieme un ibrido fastidioso, soprattutto se gli effetti sono scadenti.
Comunque con Ale abbiamo giocato alla caccia all'errore. Mi spiego meglio. Siccome questo, in ordine temporale reale, è il primo film della saga, non è scontato che sia coerente con quelli che sono venuti dopo. Al di là dei lineamenti inevitabilmente cambiati di Obi-Wan (prima Ewan McGregor e qui Alec Guinness), diciamo che per la maggior parte della sceneggiatura funziona. Solo alcune cose non ci sono tornate: 1) che fine ha fatto Palpatine? 2) perchè Obi-Wan non riconosce C1-P8 quando in realtà è il vecchio droide di Anakin? 3) perchè i due droidi C1-P8 e C-3PO, quando vengono rapiti e portati sul pianeta dove vive Luke Skywalker, non riconoscono che è il pianeta d'origine di Anakin (padre di Luke)? 4) perchè Obi-Wan, al primo incontro con il giovane Luke, dice che non si fa più chiamare Obi-Wan Kenobi da prima che Luke nascesse, quando in realtà non è assolutamente vero? E poi una questione di doppiaggio: perchè in italiano R2-D2 è diventato C1-P8, Princess Leia è diventato Principessa Leila e Darth Vader è diventato Dart Fener? Cioè, obiettivamente, qual è il senso di queste modifiche? Puro tiramento di culo, diciamocelo... Oppure qualcuno mi spieghi, please, perchè di questa pellicola sono solo uno spettatore, non esattamente un fan sfegatato.
In ogni caso il film è di grande intrattenimento. Ci sono le sparatorie, gli inseguimenti spaziali, le esplosioni di astronavi e pianeti, le capigliature della Principessa Leila, il carisma di Harrison Ford che fa Han Solo. Di Harrison Ford si può dire che all'epoca non sbagliasse un film! I primi 3 "Guerre Stellari", "Indiana Jones", "Apocalypse Now " e "Blade Runner". Insomma, uno che sapeva scegliere bene le sceneggiature! E dire che non ha particolari capacità recitative. Sarà la bellezza? Mia madre mi ha sempre detto: 'A me piace più adesso che è vecchio che da giovane. Ora ha più fascino!'. Sarà, ma adesso parla talmente sbiascicando che non si capisce una mazza...
Tornando al film, devo dire che la mia parte preferita è stata quella della battaglia fino al momento della caduta nel deposito rifiuti, che poi finirà per quasi schiacciare i protagonisti. Non mi è piaciuto, invece, l'insopportabile carattere del droide dorato, una specie di checca isterica che non la smette di lamentarsi di qualsiasi cosa. Il robottino a rotelle è sempre il migliore! Ah, e poi ci ha (qui parlo anche per Ale) particolarmente annoiato il combattimento con spada laser tra Obi-Wan e Dart Fener: una roba che neanche i balletti di Maria De Filippi annoiano tanto! Concludo: bel film, estremamente innovativo (6 Oscar, tutti in categorie tecniche tra cui gli effetti speciali) e decisamente godibile anche grazie alla bellissima colonna sonora. Da vedere e rivedere, perchè ha plasmato il fantasy. Mitico!
Film 15 - Star wars: Episodio I - La minaccia fantasma
Film 23 - Star wars: Episodio II - L'attacco dei cloni
Film 30 - Star wars: Episodio III - La vendetta dei sith
Film 37 - Guerre stellari: Episodio IV - Una nuova speranza
Film 41 - Star Wars: Episodio V - L'impero colpisce ancora
Film 50 - Star Wars: Episodio VI - Il ritorno dello Jedi
Film 1072 - Star Wars - Il risveglio della Forza 3D
Film 1080 - Star Wars - Il risveglio della Forza
Film 1469 - Star Wars: The Last Jedi
Film 1595 - Star Wars: The Last Jedi
Film 1816 - Star Wars: The Rise of Skywalker
Film 1290 - Rogue One
Film 1679 - Solo: A Star Wars Story
Consigli: Non concentratevi troppo sui capelli della Principessa Leila, vi distrarranno dal procedere della storia...
Parola chiave: Ben Kenobi
#HollywoodCiak
Bengi
Film 37: "Guerre stellari: Episodio IV - Una nuova speranza" (1977) di George Lucas
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Ale
Pensieri: E così abbiamo passato il quarto episodio (in ordine temporale dei film) della lunghissima saga di "Guerre Stellari". Giudizio? Positivo. Non posso non ammettere che il mio ricordo infantile fosse un attimo più spettacolare, ma confido in un errore di rimembranze. Sono sicuro che i prossimi due lo saranno. Anche questo in realtà è piuttosto interessante e magicamente innovativo! Siamo nel '77 e Lucas ha già, nel suo film, creature completamente digitali da mostrare sullo schermo! Paradossalmente era più all'avanguardia all'ora che negli ultimi 3 capitoli girati nel ventesimo secolo. Ma in ogni caso sempre più all'avanguardia dell'Italia di oggi. Personalmente, poi, a tutte le creature completamente digitali dei film I, II e III preferisco quelle vere, reali e di conseguenza realistiche di questo film. Anche se indossano una maschera - e si vede - l'interazione con il mondo che li circonda è molto più reale, naturale e conciliante. Troppi effetti rendono l'insieme un ibrido fastidioso, soprattutto se gli effetti sono scadenti.
Comunque con Ale abbiamo giocato alla caccia all'errore. Mi spiego meglio. Siccome questo, in ordine temporale reale, è il primo film della saga, non è scontato che sia coerente con quelli che sono venuti dopo. Al di là dei lineamenti inevitabilmente cambiati di Obi-Wan (prima Ewan McGregor e qui Alec Guinness), diciamo che per la maggior parte della sceneggiatura funziona. Solo alcune cose non ci sono tornate: 1) che fine ha fatto Palpatine? 2) perchè Obi-Wan non riconosce C1-P8 quando in realtà è il vecchio droide di Anakin? 3) perchè i due droidi C1-P8 e C-3PO, quando vengono rapiti e portati sul pianeta dove vive Luke Skywalker, non riconoscono che è il pianeta d'origine di Anakin (padre di Luke)? 4) perchè Obi-Wan, al primo incontro con il giovane Luke, dice che non si fa più chiamare Obi-Wan Kenobi da prima che Luke nascesse, quando in realtà non è assolutamente vero? E poi una questione di doppiaggio: perchè in italiano R2-D2 è diventato C1-P8, Princess Leia è diventato Principessa Leila e Darth Vader è diventato Dart Fener? Cioè, obiettivamente, qual è il senso di queste modifiche? Puro tiramento di culo, diciamocelo... Oppure qualcuno mi spieghi, please, perchè di questa pellicola sono solo uno spettatore, non esattamente un fan sfegatato.
In ogni caso il film è di grande intrattenimento. Ci sono le sparatorie, gli inseguimenti spaziali, le esplosioni di astronavi e pianeti, le capigliature della Principessa Leila, il carisma di Harrison Ford che fa Han Solo. Di Harrison Ford si può dire che all'epoca non sbagliasse un film! I primi 3 "Guerre Stellari", "Indiana Jones", "Apocalypse Now " e "Blade Runner". Insomma, uno che sapeva scegliere bene le sceneggiature! E dire che non ha particolari capacità recitative. Sarà la bellezza? Mia madre mi ha sempre detto: 'A me piace più adesso che è vecchio che da giovane. Ora ha più fascino!'. Sarà, ma adesso parla talmente sbiascicando che non si capisce una mazza...
Tornando al film, devo dire che la mia parte preferita è stata quella della battaglia fino al momento della caduta nel deposito rifiuti, che poi finirà per quasi schiacciare i protagonisti. Non mi è piaciuto, invece, l'insopportabile carattere del droide dorato, una specie di checca isterica che non la smette di lamentarsi di qualsiasi cosa. Il robottino a rotelle è sempre il migliore! Ah, e poi ci ha (qui parlo anche per Ale) particolarmente annoiato il combattimento con spada laser tra Obi-Wan e Dart Fener: una roba che neanche i balletti di Maria De Filippi annoiano tanto! Concludo: bel film, estremamente innovativo (6 Oscar, tutti in categorie tecniche tra cui gli effetti speciali) e decisamente godibile anche grazie alla bellissima colonna sonora. Da vedere e rivedere, perchè ha plasmato il fantasy. Mitico!
Film 15 - Star wars: Episodio I - La minaccia fantasma
Film 23 - Star wars: Episodio II - L'attacco dei cloni
Film 30 - Star wars: Episodio III - La vendetta dei sith
Film 37 - Guerre stellari: Episodio IV - Una nuova speranza
Film 41 - Star Wars: Episodio V - L'impero colpisce ancora
Film 50 - Star Wars: Episodio VI - Il ritorno dello Jedi
Film 1072 - Star Wars - Il risveglio della Forza 3D
Film 1080 - Star Wars - Il risveglio della Forza
Film 1469 - Star Wars: The Last Jedi
Film 1595 - Star Wars: The Last Jedi
Film 1816 - Star Wars: The Rise of Skywalker
Film 1290 - Rogue One
Film 1679 - Solo: A Star Wars Story
Consigli: Non concentratevi troppo sui capelli della Principessa Leila, vi distrarranno dal procedere della storia...
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mercoledì 16 dicembre 2009
Film 36 - State of play
Un film che mi sarebbe interessato vedere al cinema e mi ero perso. Grazie ad Ale me lo sono visto lunedì pomeriggio!
Film 36: "State of play" (2009) di Kevin Macdonald
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Questo film è un po' del genere 'niente è come sembra'. Chi è colpevole di cosa? Chi sa cosa? Chi sa che cosa ha fatto chi? Mah.
Ho trovato l'intreccio un po' troppo ingarbugliato per i miei gusti. Fino all'ultimo non capisci una mazza (o almeno io non capivo una mazza, che sono una frana a ricordare i nomi dei personaggi...) e poi non è che la spiegazione finale sia il top. Comunque ho apprezzato Rachel McAdams, sempre più inserita nel mondo di Hollywood, deve solo trovare il ruolo che la consacri a icona dato che bella e brava già lo è. Russel Crowe, invece, mi pare un po' osceno nella versione slavata con capello lungo alla figlio dei fiori e la pancetta da birra. Non riuscivo troppo a concentrarmi sull'espressività di quel volto rotondetto che sicuramente un tempo era affascinante. Peccato, prima o poi quasi tutti perdono smalto.
Chi ne guadagna sempre di più con l'età è Helen Mirren, una che è più figa da vecchia che da giovane. Gente come Joan Collins e Gina Lollobrigida dovrebbe imparare da chi sa portare con tale classe la propria età. E poi il fatto che reciti sempre in maniera impeccabile la rende ancora più affascinante! Qui il suo ruolo è un po' sacrificato, donna manager in carriera con una rivista da portare avanti nonostante i nuovi capi che pretendono di stritolare un giornale alle leggi del mercato che richiede vendite super per rimanere quantomeno a galla. Un po' scontato forse, ma almeno c'è lei a rendere tutto più interessante.
Nota estremamente positiva per Robin Wright Penn (ma ormai dicono senza Penn), bellissima e quasi irriconoscibile. Non ero sicuro fosse effettivamente lei all'inizio. Una 43enne stupenda, estremamente sottovalutata e forse un po' schiacciata dal peso del marito 2 volte premio Oscar Sean Penn. Le auguro di trovare una voce tutta sua, perchè il talento non le manca.
Ben Affleck al suo solito è insipido.
In definitiva direi che è un film carino (tra l'altro ripreso da una serie tv inglese della BBC), ma forse non ha centrato totalmente l'obiettivo. Manca suspance, atmosfera. Tranne, forse, per la scena del parcheggio: lì si sfocia quasi nell'horror. E ci piace!
Consigli: Adatto a una serata in cui non si ha voglia di spegnere totalmente il cervello.
Parola chiave: Sonia Baker
#HollywoodCiak
Bengi
Film 36: "State of play" (2009) di Kevin Macdonald
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Questo film è un po' del genere 'niente è come sembra'. Chi è colpevole di cosa? Chi sa cosa? Chi sa che cosa ha fatto chi? Mah.
Ho trovato l'intreccio un po' troppo ingarbugliato per i miei gusti. Fino all'ultimo non capisci una mazza (o almeno io non capivo una mazza, che sono una frana a ricordare i nomi dei personaggi...) e poi non è che la spiegazione finale sia il top. Comunque ho apprezzato Rachel McAdams, sempre più inserita nel mondo di Hollywood, deve solo trovare il ruolo che la consacri a icona dato che bella e brava già lo è. Russel Crowe, invece, mi pare un po' osceno nella versione slavata con capello lungo alla figlio dei fiori e la pancetta da birra. Non riuscivo troppo a concentrarmi sull'espressività di quel volto rotondetto che sicuramente un tempo era affascinante. Peccato, prima o poi quasi tutti perdono smalto.
Chi ne guadagna sempre di più con l'età è Helen Mirren, una che è più figa da vecchia che da giovane. Gente come Joan Collins e Gina Lollobrigida dovrebbe imparare da chi sa portare con tale classe la propria età. E poi il fatto che reciti sempre in maniera impeccabile la rende ancora più affascinante! Qui il suo ruolo è un po' sacrificato, donna manager in carriera con una rivista da portare avanti nonostante i nuovi capi che pretendono di stritolare un giornale alle leggi del mercato che richiede vendite super per rimanere quantomeno a galla. Un po' scontato forse, ma almeno c'è lei a rendere tutto più interessante.
Nota estremamente positiva per Robin Wright Penn (ma ormai dicono senza Penn), bellissima e quasi irriconoscibile. Non ero sicuro fosse effettivamente lei all'inizio. Una 43enne stupenda, estremamente sottovalutata e forse un po' schiacciata dal peso del marito 2 volte premio Oscar Sean Penn. Le auguro di trovare una voce tutta sua, perchè il talento non le manca.
Ben Affleck al suo solito è insipido.
In definitiva direi che è un film carino (tra l'altro ripreso da una serie tv inglese della BBC), ma forse non ha centrato totalmente l'obiettivo. Manca suspance, atmosfera. Tranne, forse, per la scena del parcheggio: lì si sfocia quasi nell'horror. E ci piace!
Consigli: Adatto a una serata in cui non si ha voglia di spegnere totalmente il cervello.
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lunedì 14 dicembre 2009
Film 35 - L'isola delle coppie
Quando c'è un film stupido io non mi tiro mai indietro!
Film 35: "L'isola delle coppie" (2009) di Nicholas Stoller
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Senza voler spendere troppe parole su questo film, posso dire velocemente alcune cose.
E' impressionantemente simile a "Non mi scaricare", film che ho visto ieri e che ha come protagonista sempre Kristen Bell e in maniera marginale anche Jason Bateman, presente qui come marito della Bell. Rispetto all'altro film c'è meno pene, cambia la destinazione e i protagonisti sono molti di più. Vince Vaughn è sempre più grasso. Kristin Davis, la Charlotte di "Sex and the city", fa l'allupata, ma mi è simpatica quindi ci può stare. Tutto sommato il film non è strapessimo, ma niente di particolare. Un ottimo svago per chi cerca di spegnere i neuroni in maniera molto easy!
Le parti più divertenti di questa pellicola sono, secondo me, quelle delle coppie davanti agli psicologi: si scoprono le vere debolezze di ognuno dei protagonisti (8 in tutto) e si riesce a godere di qualche risata senza che necessariamente ci sia del sessuale nel discorso.
Non sono sicuro valga la pena di spendere dei soldi al cinema per vederlo, quindi consiglio vivamente di usufruire dello streaming. Passo e chiudo.
Consigli: Pop corn, bibita e divano: relax totale!
Parola chiave: Fomazione di coppia alle 6 del mattino!
#HollywoodCiak
Bengi
Film 35: "L'isola delle coppie" (2009) di Nicholas Stoller
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Senza voler spendere troppe parole su questo film, posso dire velocemente alcune cose.
E' impressionantemente simile a "Non mi scaricare", film che ho visto ieri e che ha come protagonista sempre Kristen Bell e in maniera marginale anche Jason Bateman, presente qui come marito della Bell. Rispetto all'altro film c'è meno pene, cambia la destinazione e i protagonisti sono molti di più. Vince Vaughn è sempre più grasso. Kristin Davis, la Charlotte di "Sex and the city", fa l'allupata, ma mi è simpatica quindi ci può stare. Tutto sommato il film non è strapessimo, ma niente di particolare. Un ottimo svago per chi cerca di spegnere i neuroni in maniera molto easy!
Le parti più divertenti di questa pellicola sono, secondo me, quelle delle coppie davanti agli psicologi: si scoprono le vere debolezze di ognuno dei protagonisti (8 in tutto) e si riesce a godere di qualche risata senza che necessariamente ci sia del sessuale nel discorso.
Non sono sicuro valga la pena di spendere dei soldi al cinema per vederlo, quindi consiglio vivamente di usufruire dello streaming. Passo e chiudo.
Consigli: Pop corn, bibita e divano: relax totale!
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domenica 13 dicembre 2009
Film 34 - Non mi scaricare
Un film che mi ha passato Ale!
Film 34: "Non mi scaricare" (2008) di Nicholas Stoller
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: O mio Dio, un film sul pene del protagonista. E' impressionante, c'è più pisello in questa pellicola che in un film porno. Ci sono rimasto, talvolta è imbarazzante...
Superato il "trauma", devo dire che il film è piuttosto divertente. Tutti attori giovani, carini e che provengono da serie tv. A cominciare dal p(ene)rotagonista, Jason Segel, famoso per "E alla fine arriva mamma!" - improbabilissima traduzione di "How I Met Your Mother" - e per due film sempre sul genere di questo qui: "Molto incinta" e "I Love You, Man". Poi ci sono Kristen Bell di "Veronica Mars" e "Heroes" e Mila Kunis di "That '70s Show". Cosa deduco da tutto ciò? Che si sono finalmente svegliati! Se gente come Julia Roberts e Nicole Kidman non portano più al cinema nessuno, è evidente che era ora di cambiare qualche cosa... No, le storie no, per carità! Sia mai che ci capiti di vedere qualcosina di nuovo - oddio, qui ho visto molto pene... -, ma, almeno, la tendenza positiva è che, volendo, qualche buon attore da commedia giovane e piacevole ci sia. Forse si sta creando un nuovo clan che poi ricicla se stesso all'interno di ogni avventura cinematografica (Judd Apatow, Jack McBrayer, Jonah Hill, Steve Carell...), ma almeno per adesso è tutto piuttosto nuovo.
Come dicevo, nella storia non c'è niente di particolarmente originale: lei molla lui per un altro, lui non riesce a farsene una ragione, spronato dal fratellastro va in vacanza e ritrova la ex col nuovo fidanzato nello stesso albergo, scatta il nuovo amore tra lui e la receptionist, lei sprona lui a realizzare il suo sogno e lui sprona lei a non buttare via la sua vita. In tutto questo la ex perde moroso ed ex moroso per sempre. Nonostante la banalità, le location sono splendide, le Hawaii sono davvero magiche (anche se a volte ho avuto la sensazione che recitassero davanti a uno schermo blu a cui poi hanno sostituito uno sfondo con gli effetti speciali) e aiutano a creare atmosfere da cartolina alle disavventure amorose del nostro protagonista, un grande gigante gentile un po' bambolone un po' troppo buono. Fa tenerezza e colpisce nel segno.
Il titolo originale del film, "Forgetting Sarah Marshall", rende molto di più l'idea dell'ossessione del protagonista per l'ex fidanzata, ma si sa che in Italia non ce la possiamo fare...
Simpatico il rimpiazzo di Sarah Marshall, interpretato da Russell Brand, un tipo veramente strano, oltre che a mio avviso particolarmente bruttino. E' stato presentatore di eventi per Mtv dove ha conosciuto la sua fidanzata Katy Perry = la stranissima coppia (me li immagino: lei con gli occhi spalancati 'alla Carfagna' e lui più truccato di lei con i capelli così anni '80).
Il film si vede volentieri, fa ridere! O quantomeno fa ridere alle 4 del mattino...!
Consigli: Non perdetevi i titoli di cosa con gag finale annessa!
Parola chiave: Un pene alle Hawaii
#HollywoodCiak
Bengi
Film 34: "Non mi scaricare" (2008) di Nicholas Stoller
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: O mio Dio, un film sul pene del protagonista. E' impressionante, c'è più pisello in questa pellicola che in un film porno. Ci sono rimasto, talvolta è imbarazzante...
Superato il "trauma", devo dire che il film è piuttosto divertente. Tutti attori giovani, carini e che provengono da serie tv. A cominciare dal p(ene)rotagonista, Jason Segel, famoso per "E alla fine arriva mamma!" - improbabilissima traduzione di "How I Met Your Mother" - e per due film sempre sul genere di questo qui: "Molto incinta" e "I Love You, Man". Poi ci sono Kristen Bell di "Veronica Mars" e "Heroes" e Mila Kunis di "That '70s Show". Cosa deduco da tutto ciò? Che si sono finalmente svegliati! Se gente come Julia Roberts e Nicole Kidman non portano più al cinema nessuno, è evidente che era ora di cambiare qualche cosa... No, le storie no, per carità! Sia mai che ci capiti di vedere qualcosina di nuovo - oddio, qui ho visto molto pene... -, ma, almeno, la tendenza positiva è che, volendo, qualche buon attore da commedia giovane e piacevole ci sia. Forse si sta creando un nuovo clan che poi ricicla se stesso all'interno di ogni avventura cinematografica (Judd Apatow, Jack McBrayer, Jonah Hill, Steve Carell...), ma almeno per adesso è tutto piuttosto nuovo.
Come dicevo, nella storia non c'è niente di particolarmente originale: lei molla lui per un altro, lui non riesce a farsene una ragione, spronato dal fratellastro va in vacanza e ritrova la ex col nuovo fidanzato nello stesso albergo, scatta il nuovo amore tra lui e la receptionist, lei sprona lui a realizzare il suo sogno e lui sprona lei a non buttare via la sua vita. In tutto questo la ex perde moroso ed ex moroso per sempre. Nonostante la banalità, le location sono splendide, le Hawaii sono davvero magiche (anche se a volte ho avuto la sensazione che recitassero davanti a uno schermo blu a cui poi hanno sostituito uno sfondo con gli effetti speciali) e aiutano a creare atmosfere da cartolina alle disavventure amorose del nostro protagonista, un grande gigante gentile un po' bambolone un po' troppo buono. Fa tenerezza e colpisce nel segno.
Il titolo originale del film, "Forgetting Sarah Marshall", rende molto di più l'idea dell'ossessione del protagonista per l'ex fidanzata, ma si sa che in Italia non ce la possiamo fare...
Simpatico il rimpiazzo di Sarah Marshall, interpretato da Russell Brand, un tipo veramente strano, oltre che a mio avviso particolarmente bruttino. E' stato presentatore di eventi per Mtv dove ha conosciuto la sua fidanzata Katy Perry = la stranissima coppia (me li immagino: lei con gli occhi spalancati 'alla Carfagna' e lui più truccato di lei con i capelli così anni '80).
Il film si vede volentieri, fa ridere! O quantomeno fa ridere alle 4 del mattino...!
Consigli: Non perdetevi i titoli di cosa con gag finale annessa!
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sabato 12 dicembre 2009
Film 33 - Will Hunting - Genio ribelle
Giovedì per cena avevo voglia di un film veloce prima di andare a casa della mia amica Claudia per fare quattro chiacchiere. Quindi ne ho visto uno che avevo cominciato qualche anno fa, senza mai finirlo.
Film 33: "Will Hunting - Genio ribelle" (1997) di Gus Van Sant
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Cosa c'è di speciale in un film come questo? Niente, non fosse che l'hanno scritto a quattro mani Matt Damon e Ben Affleck, due giovanissimi attori che grazie alla sceneggiatura di questo film hanno vinto l'Oscar. Non fosse che all'epoca erano in molti ad avere dubbi sul fatto che Affleck sapesse effettivamente scrivere, questa cosa non avrebbe fatto tanto chiasso.
Il film non è brutto, per carità, si guarda piacevolmente. Ma poi ci si ferma lì. Non ho sentito la voglia di rivederlo, per esempio. La mia curiosità iniziale era capire il valore di quest'opera e verificare se effettivamente ci fosse qualcosa di sensazionale che valesse la pena premiare. Certo, scrivere una sceneggiatura non è per tutti, ma qui ci sono tantissimi riferimenti culturali alla 'Wikipedia', ma non effettivamente granché approfonditi. Io non ce l'avrei mai fatta a scrivere una pappardella di roba del genere, quindi lode al merito, però non credo che la definizione di capolavoro sia azzeccata.
E' la storia di questo ragazzo povero, ovviamente orfano e maltrattato, che in realtà è un Einstein al quadrato. Risolve l'irrisolvibile, pensa l'inpensabile e, soprattutto, definisce Minnie Driver come 'bellissima', cosa evidentemente impossibile. Va oltre ogni limite umano, insomma. Poi però è anche estremamente odioso, antipatico, indisponente. E' geniale e mestruato. Uff, ma dov'è la novità? Nessuno lo capisce, solo lo psicologo (anche lui, ovviamente, maltrattato da piccolo) Robin Williams ci riesce perchè è fuori dal comune, lui non vuole vincere premi, vuole vivere felice e in pace con sé stesso. A sì? Nuova anche questa...
Non si va molto oltre in questo film. Will riesce a ritornare sulla retta via, addirittura si becca un lavoro vero con straordinarie opportunità future, allo psicologo torna la voglia di vivere, Ben Affleck fa una sviolinata al suo amico Matt Damon che neanche Frodo&Sam ne "Il Signore degli Anelli" e Minnie Driver non migliora esteticamente.
Tutto sommato si vede volentieri, ma è più blockbuster di quanto i 10milioni di dollari di budget non vogliano far pensare. Non ho trovato una filosofia particolarmente illuminante, né nulla che mi abbia ispirato. L'esempio del genio è una realtà che si discosta totalmente dalla mia, quindi non mi sono sentito particolarmente coinvolto. E poi non riuscivo a smettere di chiedermi se avesse scritto la sceneggiatura solo Matt Damon e poi per amicizia ci avesse aggiunto anche il nome dell'amico, come vorrebbe un pettegolezzo... Ah, i 'rumors'! ps. Qualcosa come 9 nomination agli Oscar e 2 premi vinti. A Robin Williams l'hanno dato solo perchè lo meritava da anni, ovviamente non per questa pellicola, ma meglio di niente. E, infatti, quella è stata la sua ultima nomination (ma, insieme a lui tantissimi altri attori ricevono il loro Oscar per un'interpretazione in un film che non vale, solo perchè l'Academy era in debito con loro per interpretazioni valide e non premiate. Penso a Renée Zellweger, Nicole Kidman, Judi Dench, Whoopi Goldberg, ecc ecc). pps. Casey Affleck, fratello di Ben e quindi raccomandato per un ruolo in questo film, è assolutamente identico a Mika!
Consigli: Da vedere in compagnia e deridere la faccia da maialino di Matt Damon.
Parola chiave: Problema matematico
Ric
Film 33: "Will Hunting - Genio ribelle" (1997) di Gus Van Sant
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Cosa c'è di speciale in un film come questo? Niente, non fosse che l'hanno scritto a quattro mani Matt Damon e Ben Affleck, due giovanissimi attori che grazie alla sceneggiatura di questo film hanno vinto l'Oscar. Non fosse che all'epoca erano in molti ad avere dubbi sul fatto che Affleck sapesse effettivamente scrivere, questa cosa non avrebbe fatto tanto chiasso.
Il film non è brutto, per carità, si guarda piacevolmente. Ma poi ci si ferma lì. Non ho sentito la voglia di rivederlo, per esempio. La mia curiosità iniziale era capire il valore di quest'opera e verificare se effettivamente ci fosse qualcosa di sensazionale che valesse la pena premiare. Certo, scrivere una sceneggiatura non è per tutti, ma qui ci sono tantissimi riferimenti culturali alla 'Wikipedia', ma non effettivamente granché approfonditi. Io non ce l'avrei mai fatta a scrivere una pappardella di roba del genere, quindi lode al merito, però non credo che la definizione di capolavoro sia azzeccata.
E' la storia di questo ragazzo povero, ovviamente orfano e maltrattato, che in realtà è un Einstein al quadrato. Risolve l'irrisolvibile, pensa l'inpensabile e, soprattutto, definisce Minnie Driver come 'bellissima', cosa evidentemente impossibile. Va oltre ogni limite umano, insomma. Poi però è anche estremamente odioso, antipatico, indisponente. E' geniale e mestruato. Uff, ma dov'è la novità? Nessuno lo capisce, solo lo psicologo (anche lui, ovviamente, maltrattato da piccolo) Robin Williams ci riesce perchè è fuori dal comune, lui non vuole vincere premi, vuole vivere felice e in pace con sé stesso. A sì? Nuova anche questa...
Non si va molto oltre in questo film. Will riesce a ritornare sulla retta via, addirittura si becca un lavoro vero con straordinarie opportunità future, allo psicologo torna la voglia di vivere, Ben Affleck fa una sviolinata al suo amico Matt Damon che neanche Frodo&Sam ne "Il Signore degli Anelli" e Minnie Driver non migliora esteticamente.
Tutto sommato si vede volentieri, ma è più blockbuster di quanto i 10milioni di dollari di budget non vogliano far pensare. Non ho trovato una filosofia particolarmente illuminante, né nulla che mi abbia ispirato. L'esempio del genio è una realtà che si discosta totalmente dalla mia, quindi non mi sono sentito particolarmente coinvolto. E poi non riuscivo a smettere di chiedermi se avesse scritto la sceneggiatura solo Matt Damon e poi per amicizia ci avesse aggiunto anche il nome dell'amico, come vorrebbe un pettegolezzo... Ah, i 'rumors'! ps. Qualcosa come 9 nomination agli Oscar e 2 premi vinti. A Robin Williams l'hanno dato solo perchè lo meritava da anni, ovviamente non per questa pellicola, ma meglio di niente. E, infatti, quella è stata la sua ultima nomination (ma, insieme a lui tantissimi altri attori ricevono il loro Oscar per un'interpretazione in un film che non vale, solo perchè l'Academy era in debito con loro per interpretazioni valide e non premiate. Penso a Renée Zellweger, Nicole Kidman, Judi Dench, Whoopi Goldberg, ecc ecc). pps. Casey Affleck, fratello di Ben e quindi raccomandato per un ruolo in questo film, è assolutamente identico a Mika!
Consigli: Da vedere in compagnia e deridere la faccia da maialino di Matt Damon.
Parola chiave: Problema matematico
Ric
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Will Hunting - Genio ribelle
venerdì 11 dicembre 2009
Film 32 - Un tram che si chiama desiderio
In occasione del primo mese di vita di questo blog, ieri ho rivisto per l'ennesima volta il mio film PREFERITO!
Film 32: "Un tram che si chiama desiderio" (1951) di Elia Kazan
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano/inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Un capolavoro, si può dire? Non credo di esagerare. Non lo scrivo perchè è il mio film preferito, ma perchè essendo qualcosa di meraviglioso non poteva che diventarlo. E' una conseguenza (inevitabile).
Blanche DuBois fa visita alla sorella Stella, sposa di Stanley Kowalski (di origine polacca) e da poco incinta, a seguito di una crisi di nervi e una conseguente mancanza di salute. Non sa che quel viaggio le costerà la sua dignità, il rispetto degli altri e, soprattutto, la sanità mentale. E' un vero dramma in grande stile quello scritto da Tennessee Williams. C'è l'amore che rende ciechi, la prostituzione, l'omosessualità, lo stupro, il suicidio, l'amore disperato e proibito e la pazzia. Guardi questa pellicola e ne esci cambiato. Per me, almeno, è stato così. Devo ringraziare la prof di inglese dell'università che ha inserito questo film e l'opera teatrale da cui è tratto nel programma.
Innanzitutto c'è Vivien Leigh, la Rosella O'Hara di "Via col vento", che recita in maniera strepitosa nella parte di Blanche. Il suo è un personaggio difficile, troppo debole per affrontare un mondo fatto di ostilità che lei non sa fronteggiare adeguatamente. Sempre abituata a vivere fiancheggiata a qualcuno - prima nella proprietà di famiglia poi, morti tutti, in casa della sorella - è persa, e ce lo dimostrerà, se deve farsi strada da sola nella vita. E così cade in tentazione, sbaglia, si rialza, ma tutto al prezzo di un castello di bugie che nel finale le crolla addosso fino a regalarle la pazzia. E la Leigh porta la sua persona a vivere nel personaggio con un'intensità tale da far accapponare la pelle. Forse la personalità bipolare dell'attrice, famosa per i suoi cambi drastici d'umore, ha 'giovato' ad un personaggio instabile come quello di Blanche che cammina sempre sul filo del rasoio, al limite tra la ricerca della magia nella vita e la depressione da fallimento. Un personaggio talmente potente e autodistruttivo che, si dice, abbia causato gravissimi problemi di salute alla Leigh, già debole per la tubercolosi.
Ma la fragilità di Blanche è messa a durissima prova dalla sfacciata personalità di Stanley, rude e villano che ama, sì, Stella, ma in modi sicuramente originali. Non a caso Blanche lo descrive sempre in maniera colorita (gli da del caprone, lo paragona all'uomo preistorico munito di clava e, in inglese, si rivolge a lui sempre con il termine dispregiativo di 'polack'). D'altro canto Stanley la offende di continuo, mette in dubbio la sua onestà fin da subito per la questione dei soldi legati alla perdita della proprietà di famiglia a causa dei debiti. Questo continuo sospetto lo porteranno a cercare più informazioni riguardo a Blanche, fino a fargli scoprire la verità.
In questo contesto si inseriscono anche i due personaggi di contorno (entrambi premiati con l'Oscar per la loro interpretazione): Stella e Mitch, amico di Stanley e compagno di lavoro. Quest'ultimo, da subito interessato alla bella Blanche, le fa una corte spudorata a cui lei farà forte resistenza per mantenere il contegno sociale richiesto dall'epoca. Dimostrandosi impacciata ed inesperta, oltre che ingenua, gli fa credere di essere molto più rispettabile di quanto non sia. In realtà Blanche, dopo un matrimonio in giovane età con un ragazzo particolare (gay) che si uccide, comincia a bere e a frequentare uomini. La sua posizione di insegnante di inglese viene messa in discussione, poi, a seguito di una relazione clandestina con uno dei suoi alunni minorenni. Questo e il suo comportamento non esattamente esemplare la obbligano a lasciare la sua città. Per coprire queste pesanti verità, la donna si ricrea quella sé stessa che avrebbe sempre desiderato essere e rimanere in eterno: una giovane e desiderabile (non si fa mai vedere sotto luce diretta) ragazza dai modi raffinati e la reputazione impeccabile. Scoperte le sue menzogne si giustificherà dicendo che solo una linea o una via possono essere rette, non il cuore di un essere umano.
La sua debolezza, la solitudine e la tristezza che le aleggiano attorno ne fanno un personaggio fantasticamente drammatico. La sua necessità di apparire sempre fresca ed in ordine, giovane e bella è anticipatrice di una tendenza che oggi più che mai un must femminile. La dedizione cui lei dedica alla causa ha del maniacale e, insieme agli altri elementi, delineano una personalità fragile e disturbata, che necessiterebbe di un calore umano genuino. La possibilità di amore che Mitch le offre scompare in fretta una volta che Stanley gli spiffererà i segreti sulla donna che ama. Blanche, distrutta - e poi stuprata dallo stesso Stanley - impazzisce.
In questo disastro la sorella assiste impotente alla forza di suo marito e, soprattutto, è sopraffatta dall'amore che prova per lui. E' lei stessa una vittima di quella convenzione sociale che vuole l'uomo re della casa e la donna sua serva devota. Vorrebbe reagire, ma non solo non può... nemmeno ci riesce! Se Blanche è pazza allora forse lo stupro non è mai avvenuto. Ma chi può dirlo? I finali di film e opera teatrale differiscono, perchè la Warner Bros ha imposto a Kazan di 'addolcire' i toni, altrimenti il rischio sarebbe stato quello di inimicarsi il pubblico.
In un turbine di emozioni, lacrime e pelle d'oca ho assistito nuovamente a questa pellicola riscoprendone parti che avevo dimenticato. Memorabili i momenti della confessione di Blanche a Mitch (trascrivo in inglese):
Mitch: "Didn't you stay at a hotel called the Flamingo?
Blanche: "Flamingo? No! Tarantula was the name of it. I stayed at a hotel called Tarantula Arms"
M: "Tarantula Arms?"
B: "Yes , a big spider. That's where I brought my victims. Yes. I have had many meetings with strangers".
Oppure, nel finale, lo struggente momento in cui tutta la sensibilità di Blanche contrapposta alla durezza della vita con cui si è scontrata vengono distillate in una frase sconcertante che lei rivolge all'uomo del manicomio: B: "Whoever you are... I have always depended on the kindness... of strangers".
Commovente e, forse, alle 4 del mattino anche un po' destabilizzante, ho rivissuto con totale immersione nel film tutta la drammatica esperienza cui "Un tram che si chiama desiderio" conduce. Semplicemente fantastico.
Una provocazione finale: Blanche è sempre lavata e profumata, pettinata e laccata, biondissima, con lunghe unghie smaltate e vestiti seducenti, aderenti e trasparenti, pieni di fronzoli, drappi e decorazioni. Un'ava delle drag queen? ps. Questo film ha vinto numerosi premi. I principali: Coppa Volpi a Venezia per la Leigh; 4 Oscar vinti (attrice protagonista, attore e attrice non protagonisti e scenografie) e altre 8 nomination tra cui la prima per Brando, miglior film, colonna sonora, regia, sceneggiatura; 1 Golden Globe a Kim Hunter per l'interpretazione di Stella.
Film 32 - Un tram che si chiama desiderio
Film 1962 - A Streetcar Named Desire
Consigli: E' il mio film preferito. L'unico consiglio che posso dare è quello di vederlo ASSOLUTAMENTE!
Parola chiave: Belle Reve
#HollywoodCiak
Bengi
Film 32: "Un tram che si chiama desiderio" (1951) di Elia Kazan
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano/inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Un capolavoro, si può dire? Non credo di esagerare. Non lo scrivo perchè è il mio film preferito, ma perchè essendo qualcosa di meraviglioso non poteva che diventarlo. E' una conseguenza (inevitabile).
Blanche DuBois fa visita alla sorella Stella, sposa di Stanley Kowalski (di origine polacca) e da poco incinta, a seguito di una crisi di nervi e una conseguente mancanza di salute. Non sa che quel viaggio le costerà la sua dignità, il rispetto degli altri e, soprattutto, la sanità mentale. E' un vero dramma in grande stile quello scritto da Tennessee Williams. C'è l'amore che rende ciechi, la prostituzione, l'omosessualità, lo stupro, il suicidio, l'amore disperato e proibito e la pazzia. Guardi questa pellicola e ne esci cambiato. Per me, almeno, è stato così. Devo ringraziare la prof di inglese dell'università che ha inserito questo film e l'opera teatrale da cui è tratto nel programma.
Innanzitutto c'è Vivien Leigh, la Rosella O'Hara di "Via col vento", che recita in maniera strepitosa nella parte di Blanche. Il suo è un personaggio difficile, troppo debole per affrontare un mondo fatto di ostilità che lei non sa fronteggiare adeguatamente. Sempre abituata a vivere fiancheggiata a qualcuno - prima nella proprietà di famiglia poi, morti tutti, in casa della sorella - è persa, e ce lo dimostrerà, se deve farsi strada da sola nella vita. E così cade in tentazione, sbaglia, si rialza, ma tutto al prezzo di un castello di bugie che nel finale le crolla addosso fino a regalarle la pazzia. E la Leigh porta la sua persona a vivere nel personaggio con un'intensità tale da far accapponare la pelle. Forse la personalità bipolare dell'attrice, famosa per i suoi cambi drastici d'umore, ha 'giovato' ad un personaggio instabile come quello di Blanche che cammina sempre sul filo del rasoio, al limite tra la ricerca della magia nella vita e la depressione da fallimento. Un personaggio talmente potente e autodistruttivo che, si dice, abbia causato gravissimi problemi di salute alla Leigh, già debole per la tubercolosi.
Ma la fragilità di Blanche è messa a durissima prova dalla sfacciata personalità di Stanley, rude e villano che ama, sì, Stella, ma in modi sicuramente originali. Non a caso Blanche lo descrive sempre in maniera colorita (gli da del caprone, lo paragona all'uomo preistorico munito di clava e, in inglese, si rivolge a lui sempre con il termine dispregiativo di 'polack'). D'altro canto Stanley la offende di continuo, mette in dubbio la sua onestà fin da subito per la questione dei soldi legati alla perdita della proprietà di famiglia a causa dei debiti. Questo continuo sospetto lo porteranno a cercare più informazioni riguardo a Blanche, fino a fargli scoprire la verità.
In questo contesto si inseriscono anche i due personaggi di contorno (entrambi premiati con l'Oscar per la loro interpretazione): Stella e Mitch, amico di Stanley e compagno di lavoro. Quest'ultimo, da subito interessato alla bella Blanche, le fa una corte spudorata a cui lei farà forte resistenza per mantenere il contegno sociale richiesto dall'epoca. Dimostrandosi impacciata ed inesperta, oltre che ingenua, gli fa credere di essere molto più rispettabile di quanto non sia. In realtà Blanche, dopo un matrimonio in giovane età con un ragazzo particolare (gay) che si uccide, comincia a bere e a frequentare uomini. La sua posizione di insegnante di inglese viene messa in discussione, poi, a seguito di una relazione clandestina con uno dei suoi alunni minorenni. Questo e il suo comportamento non esattamente esemplare la obbligano a lasciare la sua città. Per coprire queste pesanti verità, la donna si ricrea quella sé stessa che avrebbe sempre desiderato essere e rimanere in eterno: una giovane e desiderabile (non si fa mai vedere sotto luce diretta) ragazza dai modi raffinati e la reputazione impeccabile. Scoperte le sue menzogne si giustificherà dicendo che solo una linea o una via possono essere rette, non il cuore di un essere umano.
La sua debolezza, la solitudine e la tristezza che le aleggiano attorno ne fanno un personaggio fantasticamente drammatico. La sua necessità di apparire sempre fresca ed in ordine, giovane e bella è anticipatrice di una tendenza che oggi più che mai un must femminile. La dedizione cui lei dedica alla causa ha del maniacale e, insieme agli altri elementi, delineano una personalità fragile e disturbata, che necessiterebbe di un calore umano genuino. La possibilità di amore che Mitch le offre scompare in fretta una volta che Stanley gli spiffererà i segreti sulla donna che ama. Blanche, distrutta - e poi stuprata dallo stesso Stanley - impazzisce.
In questo disastro la sorella assiste impotente alla forza di suo marito e, soprattutto, è sopraffatta dall'amore che prova per lui. E' lei stessa una vittima di quella convenzione sociale che vuole l'uomo re della casa e la donna sua serva devota. Vorrebbe reagire, ma non solo non può... nemmeno ci riesce! Se Blanche è pazza allora forse lo stupro non è mai avvenuto. Ma chi può dirlo? I finali di film e opera teatrale differiscono, perchè la Warner Bros ha imposto a Kazan di 'addolcire' i toni, altrimenti il rischio sarebbe stato quello di inimicarsi il pubblico.
In un turbine di emozioni, lacrime e pelle d'oca ho assistito nuovamente a questa pellicola riscoprendone parti che avevo dimenticato. Memorabili i momenti della confessione di Blanche a Mitch (trascrivo in inglese):
Mitch: "Didn't you stay at a hotel called the Flamingo?
Blanche: "Flamingo? No! Tarantula was the name of it. I stayed at a hotel called Tarantula Arms"
M: "Tarantula Arms?"
B: "Yes , a big spider. That's where I brought my victims. Yes. I have had many meetings with strangers".
Oppure, nel finale, lo struggente momento in cui tutta la sensibilità di Blanche contrapposta alla durezza della vita con cui si è scontrata vengono distillate in una frase sconcertante che lei rivolge all'uomo del manicomio: B: "Whoever you are... I have always depended on the kindness... of strangers".
Commovente e, forse, alle 4 del mattino anche un po' destabilizzante, ho rivissuto con totale immersione nel film tutta la drammatica esperienza cui "Un tram che si chiama desiderio" conduce. Semplicemente fantastico.
Una provocazione finale: Blanche è sempre lavata e profumata, pettinata e laccata, biondissima, con lunghe unghie smaltate e vestiti seducenti, aderenti e trasparenti, pieni di fronzoli, drappi e decorazioni. Un'ava delle drag queen? ps. Questo film ha vinto numerosi premi. I principali: Coppa Volpi a Venezia per la Leigh; 4 Oscar vinti (attrice protagonista, attore e attrice non protagonisti e scenografie) e altre 8 nomination tra cui la prima per Brando, miglior film, colonna sonora, regia, sceneggiatura; 1 Golden Globe a Kim Hunter per l'interpretazione di Stella.
Film 32 - Un tram che si chiama desiderio
Film 1962 - A Streetcar Named Desire
Consigli: E' il mio film preferito. L'unico consiglio che posso dare è quello di vederlo ASSOLUTAMENTE!
Parola chiave: Belle Reve
#HollywoodCiak
Bengi
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Vivien Leigh
giovedì 10 dicembre 2009
Film 31 - Tutta colpa di Giuda
Dopo "Star Wars" c'era ancora tempo per dedicarsi ad un'altra pellicola. Non sapendo quale scegliere ci siamo affidati al caso dello streaming, che ci ha consigliato un film che al cinema volevamo vedere, ma avevamo perso!
Film 31: "Tutta colpa di Giuda" (2009) di Davide Ferrario
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Ale
Pensieri: Più che un film un esperimento. La realtà nel cinema, il cinema nella realtà che si contaminano vicendevolmente senza mai un definito schema che faccia capire allo spettatore dove finisce una e comincia l'altro. E' tutta una contaminazione, quasi un labirinto di situazioni tipicamente da cinema e altre tipicamente reali. E, oltre a tutto questo, la musica, il ballo e il carcere. Un bel po' di elementi per un solo film a bassissimo costo e italiano, per di più.
L'elemento che più mi attirava al film era la partecipazione di Luciana Littizzetto, abituato al suo solito carisma. In realtà il suo ruolo qui è molto piccolo e per niente simpatico. Cioè, conoscendo lei e sapendo chi è e come è fatta apprezzi di più Suor Bonaria di quanto non meriterebbe il personaggio che di buono non ha proprio niente.
In realtà la grande sorpresa è stata Kasia Smutniak che conoscevo solo per gli spot della Tim e per essere la madre della figlia di Taricone. Diciamo che effettivamente qualche pregiudizio ce lo avevo. Invece è brava, spigliata, recita pure bene. In un carcere, con veri detenuti che recitano, non dev'essere stata un'esperienza subito facile. E' giovane e volenterosa, si vede, ogni tanto da qualche enfasi di troppo al suo personaggio senza un motivo apparente, però nel complesso l'ho estremamente rivalutata.
Inoltre è da tenere presente, in questa pellicola, la sottile - ma forse neanche troppo - critica al mondo delle carceri italiane che viene descritto come fine a sé stesso, senza alcuna capacità di riabilitare alla vita quelle persone che invece ne avrebbero davvero bisogno. Il carcere è un limbo, un mondo diverso da tutti gli altri - che poi dipenderà anche da carcere a carcere, qui ci si misura con una realtà quasi all'acqua di rose - che ha una sua struttura, sue regole, sua burocrazia. Scontrarsi con un muro del genere può far paura, ma il film aiuta forse a sconfiggere alcuni pregiudizi sul mondo della prigione. Innanzitutto sembra possibile combinare qualcosa di buono, sia nella storia del film che nella realtà. Mi riferisco e allo spettacolo pasquale per cui è stata richiesta la presenza della Smutniak/Irena e alla capacità di Ferrario di costruire un film sul carcere coinvolgendo veri detenuti. E poi l'idea che ne rimane è che non per forza uno che ha sbagliato di brutto nella vita è per forza un poco di buono. Non credo si voglia semplificare, ma solo passare un messaggio positivo per coloro che questa realtà la guardano con diffidenza.
Ho trovato bella (e suggestiva) anche l'idea dell'ultima cena in carcere da paragonare a quella di Gesù. Se è vero che lo spettacolo non si realizzerà mai (l'indulto fa uscire praticamente tutti di prigione) è altrettanto vero che lo spettatore assiste allo spettacolo grazie alle prove. L'idea dell'ultimo numero musicale alla cena prima del giorno della liberazione è direttamente collegabile alla storia cristiana e quindi acquisisce un significato altro, non religioso, ma sicuramente solenne.
Un grande limite di questo film, però, è il poco richiamo. Manca forse appeal per una pellicola di valore, ma carente dal punto di vista commerciale. A) Chi è la Smutniak? B) Perchè la Littizzetto non è stata 'usata' di più per far pubblicità al film? Ecco, forse io me la sarei giocata un po' meglio. E, soprattutto, avrei bandito dal set quell'uomo orribile che all'inizio della storia è il fidanzato di Irena e nella vita vera dovrebbe essere uno dei Marlene Kuntz. E' assolutamente insopportabile!
Alcune considerazioni per finire. In questo film piove sempre o è sempre nuvoloso, anche quando prendono il sole.
La prima parte del film è un po' hippie, Irena è fidanzata con questo regista tutto concettuale, artistoide alternativo, freddo come un ghiacciolo e più simile ad un manico di scopa. Ma insieme che ci stanno a dire?!
Tutta la storia è un po' semplificata. Probabilmente era un'esigenza particolare, ma sa un po' di fittizio in alcuni punti, cioè si capisce che nella realtà ci sarebbe stato un altro step che nella storia invece manca. Come nella decisione dei ruoli, in cui tutti, senza averne mai parlato prima, sanno chi vogliono interpretare e non ce ne sono 2 che vogliano fare lo stesso personaggio.
Consigli: Meglio dedicare attenzione al film, non è decisamente uno di quelli da svago.
Parola chiave: Libero: "Che cosa c'è di più triste di un carcere vuoto?" Irena: "Uno pieno?"
#HollywoodCiak
Bengi
Film 31: "Tutta colpa di Giuda" (2009) di Davide Ferrario
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Ale
Pensieri: Più che un film un esperimento. La realtà nel cinema, il cinema nella realtà che si contaminano vicendevolmente senza mai un definito schema che faccia capire allo spettatore dove finisce una e comincia l'altro. E' tutta una contaminazione, quasi un labirinto di situazioni tipicamente da cinema e altre tipicamente reali. E, oltre a tutto questo, la musica, il ballo e il carcere. Un bel po' di elementi per un solo film a bassissimo costo e italiano, per di più.
L'elemento che più mi attirava al film era la partecipazione di Luciana Littizzetto, abituato al suo solito carisma. In realtà il suo ruolo qui è molto piccolo e per niente simpatico. Cioè, conoscendo lei e sapendo chi è e come è fatta apprezzi di più Suor Bonaria di quanto non meriterebbe il personaggio che di buono non ha proprio niente.
In realtà la grande sorpresa è stata Kasia Smutniak che conoscevo solo per gli spot della Tim e per essere la madre della figlia di Taricone. Diciamo che effettivamente qualche pregiudizio ce lo avevo. Invece è brava, spigliata, recita pure bene. In un carcere, con veri detenuti che recitano, non dev'essere stata un'esperienza subito facile. E' giovane e volenterosa, si vede, ogni tanto da qualche enfasi di troppo al suo personaggio senza un motivo apparente, però nel complesso l'ho estremamente rivalutata.
Inoltre è da tenere presente, in questa pellicola, la sottile - ma forse neanche troppo - critica al mondo delle carceri italiane che viene descritto come fine a sé stesso, senza alcuna capacità di riabilitare alla vita quelle persone che invece ne avrebbero davvero bisogno. Il carcere è un limbo, un mondo diverso da tutti gli altri - che poi dipenderà anche da carcere a carcere, qui ci si misura con una realtà quasi all'acqua di rose - che ha una sua struttura, sue regole, sua burocrazia. Scontrarsi con un muro del genere può far paura, ma il film aiuta forse a sconfiggere alcuni pregiudizi sul mondo della prigione. Innanzitutto sembra possibile combinare qualcosa di buono, sia nella storia del film che nella realtà. Mi riferisco e allo spettacolo pasquale per cui è stata richiesta la presenza della Smutniak/Irena e alla capacità di Ferrario di costruire un film sul carcere coinvolgendo veri detenuti. E poi l'idea che ne rimane è che non per forza uno che ha sbagliato di brutto nella vita è per forza un poco di buono. Non credo si voglia semplificare, ma solo passare un messaggio positivo per coloro che questa realtà la guardano con diffidenza.
Ho trovato bella (e suggestiva) anche l'idea dell'ultima cena in carcere da paragonare a quella di Gesù. Se è vero che lo spettacolo non si realizzerà mai (l'indulto fa uscire praticamente tutti di prigione) è altrettanto vero che lo spettatore assiste allo spettacolo grazie alle prove. L'idea dell'ultimo numero musicale alla cena prima del giorno della liberazione è direttamente collegabile alla storia cristiana e quindi acquisisce un significato altro, non religioso, ma sicuramente solenne.
Un grande limite di questo film, però, è il poco richiamo. Manca forse appeal per una pellicola di valore, ma carente dal punto di vista commerciale. A) Chi è la Smutniak? B) Perchè la Littizzetto non è stata 'usata' di più per far pubblicità al film? Ecco, forse io me la sarei giocata un po' meglio. E, soprattutto, avrei bandito dal set quell'uomo orribile che all'inizio della storia è il fidanzato di Irena e nella vita vera dovrebbe essere uno dei Marlene Kuntz. E' assolutamente insopportabile!
Alcune considerazioni per finire. In questo film piove sempre o è sempre nuvoloso, anche quando prendono il sole.
La prima parte del film è un po' hippie, Irena è fidanzata con questo regista tutto concettuale, artistoide alternativo, freddo come un ghiacciolo e più simile ad un manico di scopa. Ma insieme che ci stanno a dire?!
Tutta la storia è un po' semplificata. Probabilmente era un'esigenza particolare, ma sa un po' di fittizio in alcuni punti, cioè si capisce che nella realtà ci sarebbe stato un altro step che nella storia invece manca. Come nella decisione dei ruoli, in cui tutti, senza averne mai parlato prima, sanno chi vogliono interpretare e non ce ne sono 2 che vogliano fare lo stesso personaggio.
Consigli: Meglio dedicare attenzione al film, non è decisamente uno di quelli da svago.
Parola chiave: Libero: "Che cosa c'è di più triste di un carcere vuoto?" Irena: "Uno pieno?"
#HollywoodCiak
Bengi
mercoledì 9 dicembre 2009
Film 30 - Star Wars: Episodio III - La vendetta dei sith
Sono un po' in ritardo con le recensioni, quindi mi do subito una mossa per recuperare!
Lunedì, per continuare con le avventure stellari, io e Ale ci siamo guardati il terzo episodio della nostra saga.
Film 30: "Star wars: Episodio III - La vendetta dei sith" (2005) di George Lucas
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Ale
Pensieri: Attenzione attenzione! Finalmente un episodio interessante di questa peripezia intergalattica! Miracolo!
Bisogna innanzitutto elogiare la notevole evoluzione degli effetti speciali. Per il capitolo conclusivo dell'opera di Lucas si sono finalmente affidati a gente esperta e non a disegnatori di cartoni animati. Come disse Armstrong 'un grande passo per l'umanità'. Abbiamo abbandonato gli sfondi da cinema di serie B e finalmente viviamo un'esperienza visiva paragonabile a quella uditiva (ancora: io amo il dolby surround!).
La nomination all'Oscar per il trucco direi che è piuttosto meritata, la trasformazione di Palpatine in faccia-gelatina direi che è abbastanza riuscita. Unica pecca il fatto che le fasi della trasformazioni sono pressoché identiche a quella di Smeagol da hobbit a Gollum in "Il ritorno del Re". E la cosa è anche piuttosto evidente. Ma le bruciature di Anakin dopo che ha preso fuoco sono estremamente realistiche. Bravi!
In ogni caso, oltre al notevole miglioramento di qualità del prodotto visivo, direi che pure la storia ha risvolti decisamente interessanti. Quand'è che Anakin Skywalker si sbarazza della (per lui forzata) maschera dell'eroe per diventare quello che sarà il peggiore di tutti i seguaci del lato oscuro della Forza? Che cosa mai gli avrà fatto girare i coglioni? Chi gli avrà fatto lo sgarro? Purtroppo sono molteplici le cause, a cominciare dalla morte di Amidala a causa del parto dei due gemellini (che poi saranno Luke Skywalker e la principessa Leila, se non sbaglio); il lavaggio del cervello che gli fa Palpatine; i Jedi che lo tengono sempre in disparte (che poi io dico: ma perchè?! Cos'è, siete gelosi? E va bene, non è pronto. E ok che non è all'altezza. Ma allora che cacchio ve lo siete pigliati a fare? Non è più dotato di tutti voi messi assieme? E allora usatelo!) ; la sua sempre crescente necessità di sentirsi riconoscere quale il migliore di tutti. Insomma, distruzione di un eroe a causa di bisogni decisamente umani. Anche nello spazio l'uomo è sempre lo stesso, non importa in quale galassia si trovi.
Lucas è stato proprio bravo stavolta, secondo me. Ho apprezzato moltissimo il passaggio al lato oscuro, la crescente inquietudine di Anakin che lo portano a sentirsi vittima, perseguitato dagli stessi che lo hanno cresciuto. Reso cieco da promesse che non si potranno avverare mai, decide di rendersi devoto al male. Minchiata, grossa minchiata. Al pari di quella commessa da Obi-Wan: nel duello finale non uccide Anakin, ma lo lascia solamente in fin di vita. Anche Palpatine riesce a salvarsi grazie alla pietà di Mace Windu. La solita stupidaggine da blockbuster americano buonista, che vede nell'eroe le qualità di perdono, rimorso e pietà a tutti i costi. E, infatti, i cattivi ormai lo sanno e ne approfittano sempre. In questo caso particolare il cattivo è il Dart Fener in divenire che, se non fosse stato risparmiato, avrebbe risparmiato a noi gli altri 3 capitoli della serie. Ma in fondo non è nemmeno un peccato, dato che sono i 3 migliori. Attendo dunque di continuare la visione lunedì prossimo, un po' sollevato perchè non solo questo "Star Wars" mi è piaciuto, ma so che i prossimi saranno pure meglio!
Altri aspetti positivi di questo episodio III: capiamo da dove arriva Chewbecca; Anakin è stupendamente malefico - a livello di metamorfosi esteriore -, tanto da assomigliare sempre di più ad un diavolo; le battaglie galattiche sono finalmente degne di essere definite tali (peccato che, come mi ha fatto notare Ale, nello spazio non si dovrebbe sentire alcun rumore. Poi, però, sai che due scatole?!). L'unica cosa che mi ha tediato è Yoda e il suo linguaggio. Sembra più ritardato che saggio, visto come parla. E poi perchè porta il bastone se salta come neanche Roberto Bolle riesce a fare?! Quando ad Ale ho rivelato che se lo dovrà subire anche nei prossimi episodi gli è preso un colpo...
Infine, una nota sugli attori: secondo me sarebbero decisamente intercambiabili con altri, non fosse che sono gli stessi dei due episodi precedenti. Nessuna interpretazione particolarmente ispirata, semplicemente un lavoro svolto con sufficienza. Un peccato, se si pensa al potenziale - non sfruttato - del personaggio di Anakin, eternamente diviso tra Bene e Male.
Film 15 - Star wars: Episodio I - La minaccia fantasma
Film 23 - Star wars: Episodio II - L'attacco dei cloni
Film 30 - Star wars: Episodio III - La vendetta dei sith
Film 37 - Guerre stellari: Episodio IV - Una nuova speranza
Film 41 - Star Wars: Episodio V - L'impero colpisce ancora
Film 50 - Star Wars: Episodio VI - Il ritorno dello Jedi
Film 1072 - Star Wars - Il risveglio della Forza 3D
Film 1080 - Star Wars - Il risveglio della Forza
Film 1469 - Star Wars: The Last Jedi
Film 1595 - Star Wars: The Last Jedi
Film 1816 - Star Wars: The Rise of Skywalker
Film 1290 - Rogue One
Film 1679 - Solo: A Star Wars Story
Consigli: Il migliore dei 3 capitoli 'nuovi' della serie. A causa dell'enorme struttura narrativa, è difficile da seguire se non contestualizzato dai due precedenti.
Parola chiave: Palpatine (non pensiamo male... è solo il nome del personaggio!)
#HollywoodCiak
Bengi
Lunedì, per continuare con le avventure stellari, io e Ale ci siamo guardati il terzo episodio della nostra saga.
Film 30: "Star wars: Episodio III - La vendetta dei sith" (2005) di George Lucas
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Ale
Pensieri: Attenzione attenzione! Finalmente un episodio interessante di questa peripezia intergalattica! Miracolo!
Bisogna innanzitutto elogiare la notevole evoluzione degli effetti speciali. Per il capitolo conclusivo dell'opera di Lucas si sono finalmente affidati a gente esperta e non a disegnatori di cartoni animati. Come disse Armstrong 'un grande passo per l'umanità'. Abbiamo abbandonato gli sfondi da cinema di serie B e finalmente viviamo un'esperienza visiva paragonabile a quella uditiva (ancora: io amo il dolby surround!).
La nomination all'Oscar per il trucco direi che è piuttosto meritata, la trasformazione di Palpatine in faccia-gelatina direi che è abbastanza riuscita. Unica pecca il fatto che le fasi della trasformazioni sono pressoché identiche a quella di Smeagol da hobbit a Gollum in "Il ritorno del Re". E la cosa è anche piuttosto evidente. Ma le bruciature di Anakin dopo che ha preso fuoco sono estremamente realistiche. Bravi!
In ogni caso, oltre al notevole miglioramento di qualità del prodotto visivo, direi che pure la storia ha risvolti decisamente interessanti. Quand'è che Anakin Skywalker si sbarazza della (per lui forzata) maschera dell'eroe per diventare quello che sarà il peggiore di tutti i seguaci del lato oscuro della Forza? Che cosa mai gli avrà fatto girare i coglioni? Chi gli avrà fatto lo sgarro? Purtroppo sono molteplici le cause, a cominciare dalla morte di Amidala a causa del parto dei due gemellini (che poi saranno Luke Skywalker e la principessa Leila, se non sbaglio); il lavaggio del cervello che gli fa Palpatine; i Jedi che lo tengono sempre in disparte (che poi io dico: ma perchè?! Cos'è, siete gelosi? E va bene, non è pronto. E ok che non è all'altezza. Ma allora che cacchio ve lo siete pigliati a fare? Non è più dotato di tutti voi messi assieme? E allora usatelo!) ; la sua sempre crescente necessità di sentirsi riconoscere quale il migliore di tutti. Insomma, distruzione di un eroe a causa di bisogni decisamente umani. Anche nello spazio l'uomo è sempre lo stesso, non importa in quale galassia si trovi.
Lucas è stato proprio bravo stavolta, secondo me. Ho apprezzato moltissimo il passaggio al lato oscuro, la crescente inquietudine di Anakin che lo portano a sentirsi vittima, perseguitato dagli stessi che lo hanno cresciuto. Reso cieco da promesse che non si potranno avverare mai, decide di rendersi devoto al male. Minchiata, grossa minchiata. Al pari di quella commessa da Obi-Wan: nel duello finale non uccide Anakin, ma lo lascia solamente in fin di vita. Anche Palpatine riesce a salvarsi grazie alla pietà di Mace Windu. La solita stupidaggine da blockbuster americano buonista, che vede nell'eroe le qualità di perdono, rimorso e pietà a tutti i costi. E, infatti, i cattivi ormai lo sanno e ne approfittano sempre. In questo caso particolare il cattivo è il Dart Fener in divenire che, se non fosse stato risparmiato, avrebbe risparmiato a noi gli altri 3 capitoli della serie. Ma in fondo non è nemmeno un peccato, dato che sono i 3 migliori. Attendo dunque di continuare la visione lunedì prossimo, un po' sollevato perchè non solo questo "Star Wars" mi è piaciuto, ma so che i prossimi saranno pure meglio!
Altri aspetti positivi di questo episodio III: capiamo da dove arriva Chewbecca; Anakin è stupendamente malefico - a livello di metamorfosi esteriore -, tanto da assomigliare sempre di più ad un diavolo; le battaglie galattiche sono finalmente degne di essere definite tali (peccato che, come mi ha fatto notare Ale, nello spazio non si dovrebbe sentire alcun rumore. Poi, però, sai che due scatole?!). L'unica cosa che mi ha tediato è Yoda e il suo linguaggio. Sembra più ritardato che saggio, visto come parla. E poi perchè porta il bastone se salta come neanche Roberto Bolle riesce a fare?! Quando ad Ale ho rivelato che se lo dovrà subire anche nei prossimi episodi gli è preso un colpo...
Infine, una nota sugli attori: secondo me sarebbero decisamente intercambiabili con altri, non fosse che sono gli stessi dei due episodi precedenti. Nessuna interpretazione particolarmente ispirata, semplicemente un lavoro svolto con sufficienza. Un peccato, se si pensa al potenziale - non sfruttato - del personaggio di Anakin, eternamente diviso tra Bene e Male.
Film 15 - Star wars: Episodio I - La minaccia fantasma
Film 23 - Star wars: Episodio II - L'attacco dei cloni
Film 30 - Star wars: Episodio III - La vendetta dei sith
Film 37 - Guerre stellari: Episodio IV - Una nuova speranza
Film 41 - Star Wars: Episodio V - L'impero colpisce ancora
Film 50 - Star Wars: Episodio VI - Il ritorno dello Jedi
Film 1072 - Star Wars - Il risveglio della Forza 3D
Film 1080 - Star Wars - Il risveglio della Forza
Film 1469 - Star Wars: The Last Jedi
Film 1595 - Star Wars: The Last Jedi
Film 1816 - Star Wars: The Rise of Skywalker
Film 1290 - Rogue One
Film 1679 - Solo: A Star Wars Story
Consigli: Il migliore dei 3 capitoli 'nuovi' della serie. A causa dell'enorme struttura narrativa, è difficile da seguire se non contestualizzato dai due precedenti.
Parola chiave: Palpatine (non pensiamo male... è solo il nome del personaggio!)
#HollywoodCiak
Bengi
lunedì 7 dicembre 2009
Film 29 - I Simpson - Il film
Dopo "Fight Club" era ancora prestino, quindi io e Ale ci siamo dedicati alla visione del mio nuovissimo acquisto dvd prendi 2 paghi 1 (grazie Ricordi!). L'altro lo guarderò a breve, spero!
ps. Ieri niente film, c'è stato il Club del Thé domenicale solito e poi ho montato tutta la notte il nuovo video dei Peli nel Naso (fino alle 6 del mattino!). Ma siccome ne avevo visti già due sabato ero avvantaggiato! E poi oggi è lunedì, quindi stasera saghe!!!
Film 29: "I Simpson - Il film" (2007) di David Silverman
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Ale
Pensieri: Chi non conosce i Simpson? Io ho cominciato a guardarli con mia madre il pomeriggio dopo la scuola, tanti anni fa. Ci sono sempre piaciuti, abbiamo sempre guardato le repliche e seguito con passione i nuovi episodi. Questo film, quindi, era un po' la prova del nove, poteva dimostrare il grande valore degli autori del tv show oppure affondarli con una banalissima trovata commerciale. Mi sono approcciato al film con un misto altalenante di attesa spasmodica e diffidenza. La prima volta, al cinema, non sapevo davvero cosa aspettarmi. Non ho molti esempi positivi di prodotti dal piccolo al grande schermo ben riusciti. Perfino "Sex and the City" secondo me non ha centrato perfettamente lo spirito del tv show... E scivolare su moda, sesso e soldi a palate è un po' un volersi impegnare poco. Poi per carità, rivedo il film ogni 6 mesi per ridarmi la carica, ma questa è un'altra storia.
Tornando ai Simpson, il mio voto al film è estremamente positivo. Qui c'è, specialmente all'inizio, una caricato esplosiva! Fa ridere a crepapelle. Genialate come Spider Pork, Schwarzy presidente, i Green Day che cantano la sigla, l'amore irlandese di Lisa, la corsa folle in skateboard di Bart, il nonno indemoniato, la donna che da le indicazioni stradali con le tettone... Fantastici! Poi, ovviamente, la trama si complica, Homer combina il suo solito casino, ma, questa volta, a farne le spese è tutta Springfield e tutta la famiglia ne subirà le conseguenze.
Il bello dei Simpson, secondo me, è che riescono sempre a prendere in giro chi vogliono e farci comunque un figurone. Springfield (e già dal nome, campo di primavera, si capisce che c'è dell'ironia) contiene l'insieme più variegato di agglomerato umano. Ce n'è per tutti i gusti e in pochi si salvano davvero. Curiosamente tre nella stessa famiglia: Marge, Lisa e Maggie. Anche se poi zia Patty e zia Selma sono le peggio donne del pianeta. Homer è l'uomo egoista ed egocentrico che capisce di aver sbagliato solo quando l'evidenza è tale che continuare a negare sarebbe controproducente; Bart è un irrecuperabile teppistello; Krusty pensa solo ai soldi; Barney solo al bere; Boe/Moe è un mezzo maniaco sessuale che si tiene stretto gli amici ubriaconi solo per farli bere al suo bar e guadagnarci; Apu vende cibo scaduto pur di racimolare qualche soldo in più. Insomma, un ritratto di società non proprio lusinghiero. E anche i 'bravi' sono presi in giro: Ned è talmente succube di chiunque per il bene superiore (Dio) che tutti si prendono gioco di lui; il reverendo Lovejoy (anche qui l'ironia sul nome) è meno cristiano del suo parrocchiano; tutti i poliziotti sono degli incapaci dementi; Karl, Lennie e tutti quelli della centrale nucleare sono stupidi come capre... La critica alla società odierna c'è e in abbondanza, come del resto in tutto il tv show.
Al di là del fatto che le gag mi siano piaciute e che la storia non è una cazzata come, invece, potevo temere, devo dire che ricordo bene un'unica sensazione negativa della prima volta che ho visto questo film: sembrava un episodio lunghissimo della serie tv. Non so se sia per forza dispregiativo, però uno ha evidentemente in mente i tempi dell'originale e non può non trovarsi a fare un confronto. Proprio come per "Sex and the City". I venti minuti soliti costringono l'episodio ad essere veloce, dinamico, frizzante e privo di pause. Un film è diverso, è lungo e necessita di avvenimenti più complessi da sbrogliare a tempo debito in una scala temporale assai più dilatata. Quindi l'errore sta nell'aspettarsi un'immediatezza pari a quella della serie tv, che è inevitabilmente impossibile. Dove in origine si tende a semplificare, qui si deve complicare per arricchire la trama di trovate interessanti per chi si gode lo spettacolo. Ecco, se uno tiene ben in mente che un film non è un tv show, allora può decisamente godersi appieno questa pellicola, interessante e (meno male!) indipendente dalla storia originale. Si può vedere "I Simpson - Il film" anche senza dover conoscere a memoria tutti gli episodi delle ormai 21 stagioni prodotte. E poi i disegni sono bellissimi, i colori vividissimi e l'uso del computer giova moltissimo alla spettacolarità delle scene!
Solita curiosità finale: James L. Brooks, il produttore e scrittore della serie tv (sempre assieme al suo creatore Matt Groening) e di questo film ha vinto 3 Oscar nel 1984 per "Voglia di tenerezza" come miglior regia, sceneggiatura non originale e film.
Altra curiosità: David Silverman, il regista di questo film è lo stesso di alcuni episodi della serie tv, ma anche di un altro cartone animato, "Monsters & Co."
Film 1119 - I Simpson - Il film
Consigli: Assolutamente da conoscere la canzone di Spider Pork, un vero cult sia in inglese che in italiano!
Parola chiave: EPA
Ric
Film 29: "I Simpson - Il film" (2007) di David Silverman
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Ale
Pensieri: Chi non conosce i Simpson? Io ho cominciato a guardarli con mia madre il pomeriggio dopo la scuola, tanti anni fa. Ci sono sempre piaciuti, abbiamo sempre guardato le repliche e seguito con passione i nuovi episodi. Questo film, quindi, era un po' la prova del nove, poteva dimostrare il grande valore degli autori del tv show oppure affondarli con una banalissima trovata commerciale. Mi sono approcciato al film con un misto altalenante di attesa spasmodica e diffidenza. La prima volta, al cinema, non sapevo davvero cosa aspettarmi. Non ho molti esempi positivi di prodotti dal piccolo al grande schermo ben riusciti. Perfino "Sex and the City" secondo me non ha centrato perfettamente lo spirito del tv show... E scivolare su moda, sesso e soldi a palate è un po' un volersi impegnare poco. Poi per carità, rivedo il film ogni 6 mesi per ridarmi la carica, ma questa è un'altra storia.
Tornando ai Simpson, il mio voto al film è estremamente positivo. Qui c'è, specialmente all'inizio, una caricato esplosiva! Fa ridere a crepapelle. Genialate come Spider Pork, Schwarzy presidente, i Green Day che cantano la sigla, l'amore irlandese di Lisa, la corsa folle in skateboard di Bart, il nonno indemoniato, la donna che da le indicazioni stradali con le tettone... Fantastici! Poi, ovviamente, la trama si complica, Homer combina il suo solito casino, ma, questa volta, a farne le spese è tutta Springfield e tutta la famiglia ne subirà le conseguenze.
Il bello dei Simpson, secondo me, è che riescono sempre a prendere in giro chi vogliono e farci comunque un figurone. Springfield (e già dal nome, campo di primavera, si capisce che c'è dell'ironia) contiene l'insieme più variegato di agglomerato umano. Ce n'è per tutti i gusti e in pochi si salvano davvero. Curiosamente tre nella stessa famiglia: Marge, Lisa e Maggie. Anche se poi zia Patty e zia Selma sono le peggio donne del pianeta. Homer è l'uomo egoista ed egocentrico che capisce di aver sbagliato solo quando l'evidenza è tale che continuare a negare sarebbe controproducente; Bart è un irrecuperabile teppistello; Krusty pensa solo ai soldi; Barney solo al bere; Boe/Moe è un mezzo maniaco sessuale che si tiene stretto gli amici ubriaconi solo per farli bere al suo bar e guadagnarci; Apu vende cibo scaduto pur di racimolare qualche soldo in più. Insomma, un ritratto di società non proprio lusinghiero. E anche i 'bravi' sono presi in giro: Ned è talmente succube di chiunque per il bene superiore (Dio) che tutti si prendono gioco di lui; il reverendo Lovejoy (anche qui l'ironia sul nome) è meno cristiano del suo parrocchiano; tutti i poliziotti sono degli incapaci dementi; Karl, Lennie e tutti quelli della centrale nucleare sono stupidi come capre... La critica alla società odierna c'è e in abbondanza, come del resto in tutto il tv show.
Al di là del fatto che le gag mi siano piaciute e che la storia non è una cazzata come, invece, potevo temere, devo dire che ricordo bene un'unica sensazione negativa della prima volta che ho visto questo film: sembrava un episodio lunghissimo della serie tv. Non so se sia per forza dispregiativo, però uno ha evidentemente in mente i tempi dell'originale e non può non trovarsi a fare un confronto. Proprio come per "Sex and the City". I venti minuti soliti costringono l'episodio ad essere veloce, dinamico, frizzante e privo di pause. Un film è diverso, è lungo e necessita di avvenimenti più complessi da sbrogliare a tempo debito in una scala temporale assai più dilatata. Quindi l'errore sta nell'aspettarsi un'immediatezza pari a quella della serie tv, che è inevitabilmente impossibile. Dove in origine si tende a semplificare, qui si deve complicare per arricchire la trama di trovate interessanti per chi si gode lo spettacolo. Ecco, se uno tiene ben in mente che un film non è un tv show, allora può decisamente godersi appieno questa pellicola, interessante e (meno male!) indipendente dalla storia originale. Si può vedere "I Simpson - Il film" anche senza dover conoscere a memoria tutti gli episodi delle ormai 21 stagioni prodotte. E poi i disegni sono bellissimi, i colori vividissimi e l'uso del computer giova moltissimo alla spettacolarità delle scene!
Solita curiosità finale: James L. Brooks, il produttore e scrittore della serie tv (sempre assieme al suo creatore Matt Groening) e di questo film ha vinto 3 Oscar nel 1984 per "Voglia di tenerezza" come miglior regia, sceneggiatura non originale e film.
Altra curiosità: David Silverman, il regista di questo film è lo stesso di alcuni episodi della serie tv, ma anche di un altro cartone animato, "Monsters & Co."
Film 1119 - I Simpson - Il film
Consigli: Assolutamente da conoscere la canzone di Spider Pork, un vero cult sia in inglese che in italiano!
Parola chiave: EPA
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