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giovedì 19 giugno 2025

Film 2363 - Gladiator

Intro: The first week in Lanzarote was all about relaxing and recharging (but also working, because yes, we went there to work from abroad while enjoying more favourable weather than the Irish one). So we watched quite a few movies during our first nights we spent at home.

Film 2363
: "Gladiator" (2000), Ridley Scott
Watched on: On the TV of the apartment
Language: English
Watched with: Niamh
Thoughts: I mean, talk about an iconic movie.
Not one of my favourite pictures of all time, but definitely one I enjoy watching, we decided to go with this one first between the many options available on Netflix because a) again, it's an iconic film, b) we just saw the sequel at the movies back in November. So to us it just made sense to go with the epic story of Maximus Decimus Meridius (Crowe) on his quest to venge his family brutally murdered by the jealous Commodus (Phoenix) after his father refuses to let him rule the empire and choses Maximus over him.
The drama is all there, Crowe and Phoenix are excellent in their respective roles and "Gladiator" just works: it's entertaining, well produced and acted and has an amazing soundtrack by Hans Zimmer.
Film 576 - Il gladiatore
Film 2363 - Gladiator
Film 2325 - Gladiator II
Cast: Russell Crowe, Joaquin Phoenix, Connie Nielsen, Oliver Reed, Derek Jacobi, Djimon Hounsou, Richard Harris.
Box Office: $465.5 million
Worth a watch?: Interesting movie, it's a good outing for a directorial debut. Zoë Kravitz has a clear point of view and the story has good plot twists, enough to keep the viewer constantly engaged. Not an easy watch.
Awards: "Gladiator" won 5 Oscars (Best Picture, Actor for Russell Crowe, Visual Effects, Sound, and Costume Design) and was nominated for an additional 7 (Best Director, Original Screenplay, Supporting Actor for Joaquin Phoenix, Original Score, Cinematography, Art Direction, and Editing). It won the Golden Globe for Best Motion Picture – Drama and Best Original Score – Motion Picture and was nominated for Actor (Crowe), Director, and Supporting Actor (Phoenix). At BAFTA it won Best Film, Cinematography, Production Design, and Editing over 14 overall nominations (including Best Direction, Original Screenplay, Actor in a Leading Role, Actor in a Supporting Role). It was nominated for 1 Grammy Award for Best Score Soundtrack Album for a Motion Picture, Television or Other Visual Media. 6 nominations at the MTV Movie + TV Awards and 1 win for Best Movie.
Key word: Afterlife.

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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 26 aprile 2024

Film 2267 - L.A. Confidential

Intro: Non ricordo come mi sia tornato in mente, ma quando è successo mi sono chiesto come abbia fatto a non rivederlo per così tanto tempo.

Film 2267: "L.A. Confidential" (1997) di Curtis Hanson
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: uno dei miei film preferiti, era da un po' che volevo rivederlo.
Sempre iconico (tutto, persino la locandina!), grandissime interpretazioni tra cui, su tutti, spicca Russell Crowe nei panni del druo dal cuore tenero e una sceneggiatura pazzesca (il film è tratto dal romanzo omonimo di James Ellroy - "L.A. Confidential" è una pellicola che, a quasi 30 anni dalla sua uscita nelle sale, funziona ancora alla perfezione. E poi, checché se ne dica, Kim Basinger è semplicemente magnetica nei panni di Lynn Bracken, la sosia di Veronica Lake.
Film 1232 - L.A. Confidential
Film 2267 - L.A. Confidential
Cast: Kevin Spacey, Russell Crowe, Guy Pearce, James Cromwell, David Strathairn, Kim Basinger, Danny DeVito, Ron Rifkin, Paul Guilfoyle, Simon Baker.
Box Office: $126.2 milioni
Vale o non vale: Curtis Hanson confeziona un gioiellino (e, ad oggi, probabilmente il suo titolo più famoso) che ancora oggi non smette di incantare. Cast perfetto, atmosfera nostalgia con tocco neo-noir che raramente si vede di questi tempi, il tutto per un risultato finale da film hollywoodiano classico. Da vedere.
Premi: Vincitore di 2 premi Oscar per Miglior attrice non protagonista (Basinger) e sceneggiatura non originale su 9 nomination (tra cui Miglior film, regia, fotografia, montaggio e colonna sonora). 12 nomination ai BAFTA (tra cui Miglior film, regia, sceneggiatura non originale, attrice non protagonista e fotografia) e 2 vittorie per Miglior montaggio e sonoro. 1 Golden Globe vinto per la Miglior attrice non protagonista (Basinger) su 5 nomination (film, regia, sceneggiatura non originale, colonna sonora). In concorso al Festival del Cinema di Cannes.
Parola chiave: Rollo Tomasi.
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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 15 maggio 2023

Film 2186 - The Pope's Exorcist

Intro: Visto addirittura in anteprima su invito del mio amico Paul a recuperarlo assieme al cinema. E anche se non mi immaginavo certo che sarebbe stato un capolavoro... diciamo che l'anteprima me la potevo risparmiare.

Film 2186: "The Pope's Exorcist" (2023) di Julius Avery
Visto: al cinema
Lingua: inglese, italiano
Compagnia: Paul
In sintesi: "The Pope's Exorcist" è una boiata pazzesca che, però, nel finale vira inaspettatamente in una sorta di thriller soprannaturale a tinte fantascientifiche che, per quanto non elevi lo status di boiata, sicuramente coglie inaspettati. Ma andiamo con calma.
Innanzitutto, si capisce fin dal primo minuto che a Russell Crowe di sto film non gliene può fregar di meno (e giustamente). La trama non ha senso, i "trucchetti" horror sono da B-movie e tutta la questione dell'esorcismo/esorcista serve solo ad irretire potenziali spettatori. Detto cioò, e tornando a Crowe, dico solo che ho dovuto leggere i sottotitoli in inglese quando il suo personaggio - basato su Gabriele Amorth, realmente esistito - parla in italiano. Non si capisce una mazza. Per carità, sforzo encomiabile e apprezzo la buona volontà, ma per qualche motivo la produzione ha deciso che avesse assolutamente senso realizzare un buon 30% di questa pellicola (principalmente ambientata in Spagna) in italiano e il risultato è terribile. Per dire, Franco Nero parla un inglese 100 meglio dell'"italiano" di Crowe.
Poi, la storia. Il problema vero è questa storia non ha niente di nuovo da raccontare. Ci sono tutti i cliché del genere e per di più sbandierati senza alcun ritegno come se questa storia se li fosse appena inventati di sana pianta. Non che mi aspettassi originalità, ma almeno un vago tentativo di vendere un po' meglio la storia... Una volta che abbiamo passato le varie profanità del bambino posseduto, le occhiaie, le visioni, i crocifissi al contrario, le spruzzate di acqua santa, il latino come lingua salvifica (anche quella parlata allo stesso livello dell'italiano) e il demone che deve rivelare il suo nome per essere sconfito, di fatto la sceneggiatura prende una piega inaspettata, rilanciando una seconda parte di storia che - senza vole rivelare troppo - include l'Inquisizione spagnola e un gigantesco insabbiamento della Chiesa.
Insomma, per quanto questo "The Pope's Exorcist" sia di una banalità pazzesca, sicuramente sono rimasto colpito da un secondo tempo più originale, certamente preambolo di un eventuale sequel nel caso questo primo film avesse fatto faville (sequel che poi è stato confermato). Quello che più ho apprezzato è stato il piglio più thriller che prende la storia, resuscitando un vago interesse nello spettatore e promettendo nuove avventure per il nostro Russell Crowe in versione clero (lontani i tempi de "Il gladiatore" cari miei...).
Ps. In termini di location, ho trovato questo film molto confuso. Le scene in Vaticano non sembrano girate in loco (la chiesa dove si trova il Papa tutte le volte che è in una scena mi è sembrata alquanto modesta), mentre in vari punti della storia cercando di far passare per biblioteca vaticana quella che palesemente è la biblioteca del Trinity College di Dublino dove si trova il famoso Book of Kells.
Cast: Russell Crowe, Daniel Zovatto, Alex Essoe, Laurel Marsden, Peter DeSouza-Feighoney, Franco Nero.
Box Office: $70.2 milioni
Vale o non vale: Non esattamente un horror, né totalmente un film sugli esorcismi, "The Pope's Exorcist" è un prodotto dalle tante anime, nessuna delle quali particolarmente riuscita. Il casting è tremendo - salvo solo Franco Nero e il mood menefreghista di Russell Crowe che conferisce al suo personaggio una certa spavalderia (volontaria o involontaria) - e la storia non particolarmente ispirata, eppure nel finale il film un po' si salva. C'è di meglio, ma bisogna anche dire che ultimamente ho visto molto di peggio.
Premi: /
Parola chiave: Inquisizione spagnola.
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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 8 agosto 2022

Film 2121 - Thor: Love and Thunder

Intro: Sicuramente uno dei film di questa estate che aspettavo di vedere, nonché un ritorno al cinema che mi incuriosiva per capire se questo sequel sarebbe stato capace di eguagliare i fasti del suo predecessore e quale strada avrebbero fatto prendere al suo protagonista.

Film 2121: "Thor: Love and Thunder" (2022) di Taika Waititi
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Oisin
In sintesi: Taika Waititi ha sicuramente chiaro come mettere in scena uno spettacolo per gli occhi, anche se in questo suo secondo appuntamento in casa marvel, il risultato finale è meno efficace del precedente "Ragnarok". Non che il film non funzioni, anzi, però sarebbe stato difficile riuscire ad eguagliare i fasti del terzo capitolo della saga sulla divinità nordica.
In tutta onestà, per quanto "Thor: Love and Thunder" diverta e intrattenga piacevolmente, mi ha un po' stufato vedere che il personaggio interpretato da Chris Hemsworth venga utilizzato troppo essenzialmente come unico elemento comico di una saga che, altrimenti, si sta prendendo decisamente troppo sul serio. E anche se il cambio di toni per "Thor" ha decisamente funzionato rispetto all'iniziale tentativo di approccio shakespeariano, dopo la riuscitissima rivisitazione di questo ramo del franchise con "Thor 3", avrei preferito si fosse trovato un approccio a mezza via tra il comico e il serio, per bilanciare meglio un personaggio altrimenti solo macchietta al servizio di una serie di trame e sottotrame che lo richiedono in quanto goffo, simpatico, statuario e un po' scemo. Certo, alla fine anche Thor riprende in mano le redini della sua storia e ritrova un sé stesso per troppo tempo smarrito, ma i toni di questa pellicola lo relegano troppo spesso a mio avviso al ruolo di scemo del villaggio, il che mina vagamente la percezione generale del personaggio. Senza contare che "Thor: Love and Thunder" ha praticamente un impatto irrilevante sulla generale progressione di tutto l'impianto narrativo della saga Marvel.
Altri 3 elementi che ho trovato un po' lì per caso (o, meglio, per esercitare un certo richiamo sul pubblico, ergo portare la gente al cinema):
1) l'estetica anni '80. C'entra pochissimo (se non per niente) con l'arco narrativo e la storia in generale e a parte qualche canzone e richiamo estetico qua e là, il rimando è assolutamente fine a sé stesso;
2) la presenza dei Guardiani della Gallassia. Star-Lord & amici presenzia in nome della classica necessità del franchise di tirare in ballo altri personaggi per compiacere i fan, supportare future sorprese narrative, accostare dei coprotagonisti ad un personaggio principale che ha bisogno di spalle per procedere con la propria storia. Qui il trucchetto non funziona, però, in quanto i Guardiani ci sono, ma a malapena il tempo necessario per un saluto nostalgico. Pratiamente un cameo. Ed è un peccato, perché l'avere incluso Hulk nel precedente capitolo aveva fatto la differenza; 3) l'avere riportato al centro della narrazione Jane Foster (da qui *SPOILER*), questa volta nei panni di Mighty Thor, per poi farla morire alla fine del film. E' vero che nella scena post-credit il personaggio viene mostrato nel Valhalla, facendo intuire che potrebbe esserci un futuro anche per lei nonostante il trapasso, però si rimane con un po' di amaro in bocca pensando alle potenzialità di un personaggio come quello interpretato da Natalie Portman che, invece, viene stroncato alla fine del film che lo ha (finalmente) riportato nel cuore narrativo del franchise. Insomma, puzza un po' di spreco.
Questi sicuramente gli elementi che, insieme, mi hanno lasciato perplesso rispetto a "Thor 4" che, però, va detto essermi in generale piaciuto. Nonostante mi sia lamentato di una versione un po' troppo "clown" di Thor, è pur vero che il tono divertente e divertito della narrazione funziona, specialmente grazie ad un narratore esterno (Korg, interpretato dallo stesso Waititi) che racconta le vicende del nostro eroe in maniera simpatica e irriverente, come raramente si vede nei vari titoli dell'universo MCU.
Chris Hemsworth, poi, è sempre perfetto nei panni del personaggio e sicuramente uno dei più amati del franchise, anche grazie a una comicità fisica che gli riesce molto bene e che ha preso il sopravvento nel corso degli anni, andando a caratterizzare in termini più giocosi l'approccio iniziale, certamente preso un po' troppo seriamente da Kenneth Branagh nel primo "Thor". Come ho già detto, mi piacerebbe fosse un po' più equilibrata, in ogni caso è innegabile che Hemsworth qui funzioni alla grande.
Christian Bale è sempre bravo a fare Christian Bale che fa il cattivo, Russell Crowe è stata la sorpresa che non mi aspettavo, mentre Brett Goldstein è l'aggiunta al cast di cui non sapevo di avere bisogno (non vedo l'ora di vedere cosa ne sarà del suo personaggio!).
Insomma, tutto sommato "Thor: Love and Thunder" è stata una piacevole visione, ovvero il blockbuster che mi aspettavo. Più sollievo comico degli altri capitoli, più disconnesso dalla trama generale e più immerso in un contesto narrativ oa sé stante, l'universo di Thor e compagni tiene ancora botta, anche se per il futuro sperei in qualcosa che non sia solamente puro e facile divertimento.
Cast: Chris Hemsworth, Christian Bale, Tessa Thompson, Jaimie Alexander, Taika Waititi, Russell Crowe, Natalie Portman, Chris Pratt, Pom Klementieff, Dave Bautista, Karen Gillan, Vin Diesel, Bradley Cooper, Sean Gunn; (cameo) Kat Dennings, Matt Damon, Sam Neill, Luke Hemsworth, Melissa McCarthy, Ben Falcone, Stellan Skarsgård, Brett Goldstein.
Box Office: $698.9 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Per i fan e per chi apprezza un blockbuster estivo, sicuramente da vedere. Per gli altri (chi sono?) sicuramente ci saranno un po' di difficoltà a seguire la trama, anche se non è impossibile. Per gli affaticati dal susseguirsi di titoli Marvel, invece, una certezza: "Thor: Love and Thunder" è uno dei pochissimi titoli di questa quarta fase che tutto sommato funziona.
Premi: /
Parola chiave: Eternity.
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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 23 agosto 2017

Film 1402 - La mummia

Eccitatissimo per il reboot di una saga che ho sempre amato, il trailer mi aveva fatto davvero ben sperare. Poi per un motivo e per un altro non ero riuscito ad andare al cinema a vederlo. Come sempre lo streaming è venuto in mio soccorso e sono riuscito a recuperare uno dei blockbuster dell'estate 2017 che attendevo di più!

Film 1402: "La mummia" (2017) di Alex Kurtzman
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Con tutte le aspettative che avevo, la possibilità di rimanere un po' deluso c'era e ne ero consapevole. L'originale mi è sempre piaciuto, divertente e spassoso oltre che piuttosto all'avanguardia per i tempi relativamente agli effetti speciali, quindi era naturale riversare su questo rifacimento dallo stesso identico titolo una serie di attese legate al primo franchise. Invece il nuovo "The Mummy" è tutta un'altra storia. Ma una storia brutta.
Tecnicamente il film è perfetto, la computer grafica fa buona parte del lavoro, la fotografia più cupa riassesta i toni della narrazione su universi più oscuri e certamente meno giocosi dei precedenti; è evidente che non solo si stia cercando di prendere le distanze dai titoli precedenti - pur continuando a sfruttarne il titolo di richiamo -, ma che si intenda proprio buttare le basi per qualcosa di nuovo. Del resto, lo si sa già, la Universal ha cominciato proprio con questo blockbuster la sua personale conquista del mondo dei cinecomics, imbastendo un percorso cinematografico dal nome abbastanza rivelatore, Dark Universe, che coinvolgerà non solo grandi nomi (Javier Bardem e Johnny Depp in testa), ma anche una serie di illustri personaggi come la moglie di Frankenstein e Frankenstein, l'Uomo Invisibile, il Fantasma dell'Opera e il Gobbo di Notre Dame. Insomma, qui siamo solo all'antipasto.
Peccato che il risultato finale di questo primo, nuovo mondo dei mostri non sia stato una piacevole scoperta, quanto più un inefficace e maldestro esperimento ancora ampiamente migliorabile. Cruise è un protagonista carismatico, ma il materiale a sua disposizione è troppo simile ai ruoli che già interpreta, cosicché pare di assistere ad un qualsiasi "Mission: Impossible" versione fantasy. Gli altri personaggi, tutti ampiamente sacrificabili, non aggiungono granché al racconto, tanto che una buona metà muore nel giro di qualche scena. Russell Crowe nei panni nientemeno che del Dott. Jeckill risulta un po' impacciato, bloccato da una stazza francamente un po' limitante per un personaggio dalla forza sovraumana che, quantomeno nella mia immaginazione, a seguito della sua trasformazione dovrebbe rinforzarsi più di muscoli che di stomaco. Niente da dire su Sofia Boutella nei panni della mummia, un'attrice a mio avviso da tenere d'occhio che ultimamente sta collezionando titoli importanti ("Kingsman: Secret Service", "Star Trek: Beyond", "Atomica bionda") uscendone sempre a testa alta. Vedremo se riuscirà a mantenere l'interesse attorno a sé. Chiudo la parentesi attori con Annabelle Wallis, già vista nel primo "Annabelle", qui finalmente al suo primo ruolo in un film a grande budget, nonostante la sfortuna di essersi ritrovata in un prodotto non proprio di qualità. Per e da lei mi aspettavo qualcosina di più, forse anche perché ho erroneamente sovrapposto in anticipo l'eroina femminile interpretata da Rachel Weisz nei primi due titoli al personaggio che la Wallis mi aspettavo sarebbe andata ad interpretare. La verità è che la sua Jenny Halsey è abbastanza insipida.
Insomma, questo "La mummia" è stato una delusione. Non particolarmente divertente, dalla trama caotica ed eccessivamente enfatica - della serie: tutto l'hype creato nel primo tempo, viene bruciato da un nulla di fatto generale nel secondo -, poco capace di gestire i numerosi personaggi rilevanti portati in campo. Mi aspettavo un'avventura e, invece, per buona parte della storia non succede niente e anche quando finalmente si muove qualcosa, niente di quello che viene mostrato risulta particolarmente innovativo. Ahmanet sì risveglia e l'umore è dei più neri, ma non basta una mummia incazzata con qualche corvo come amico e un'aspirapolvere come bocca per riuscire a regalare a questo prodotto quel qualcosa in più che faccia innanzitutto dimenticare il franchise originale e, secondariamente, lanci con successo addirittura un nuovo filone. Meglio rivedere il tiro.
Film 1572 - The Mummy
Film 737 - La mummia - Il ritorno
Film 1934 - The Mummy Returns
Film 1402 - La mummia
Film 927 - Il re scorpione
Cast: Tom Cruise, Annabelle Wallis, Sofia Boutella, Jake Johnson, Courtney B. Vance, Russell Crowe, Marwan Kenzari.
Box Office: $405.4 milioni
Consigli: Per quanto mi riguarda il film è stato una delusione, principalmente perché avevo molte aspettative. A mente fredda comunque di sento di poter dire che, nonostante la trama non sia granché, il film risulta comunque sufficientemente godibile. Non un gran intrattenimento, insomma, ma nemmeno qualcosa di inguardabile. Di sicuro "La mummia" del 1999 è molto più piacevole (per quanto sempre una scemata).
Parola chiave: Pugnale di Seth.

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Bengi

martedì 30 maggio 2017

Film 1364 - A Beautiful Mind

Non ricordavo nulla di questo film, per cui ho deciso di rivederlo. Avevo comprato il dvd un millennio fa e non si era mai presentata l'occasione giusta per recuperarlo fino al master a Milano che, tra un viaggio e l'altro, mi ha permesso di guardarmelo durante gli spostamenti in treno.

Film 1364: "A Beautiful Mind" (2001) di Ron Howard
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Il punto è sempre che, vincendo svariati Oscar, l'aspettativa per me è più alta. In un anno in cui la cinquina per la miglior pellicola vantava titoli come "Moulin Rouge!", il primo "Signore degli Anelli" e, soprattutto, "Gosford Park" ("In the Bedroom" è l'unico che non ho visto), non posso davvero dire che "A Beautiful Mind" mi veda d'accordo con la scelta dell'Academy. Sì è un buon titolo, ben fatto e di evidente qualità, eppure tra i vari contendenti ce n'erano altri molto più all'avanguardia, sperimentali e onestamente indimenticabili. Il lavoro presentato da Ron Howard è classico, pulito, asciutto, per un risultato finale che funziona ed è uniforme nel complesso, oltre che in linea con il tipo di storia raccontata (vera tra l'altro); in ogni caso non qualcosa che sarà ricordato come un capolavoro.
Quell'anno, il 2002, mi sembra si siano sprecate molteplici occasioni per premiare la qualità in maniera più coraggiosa: Nicole Kidman per "Moulin Rouge!", "Monsters & Co." per il film d'animazione, Robert Altman o David Lynch per la regia e potrei continuare. In 4 categorie su 8 questa pellicola ha trionfato a discapito di prodotti di qualità se non pari, decisamente superiore il che mi ha fatto avvicinaro a questo prodotto con un filino di scetticismo in più rispetto al solito.
Per carità, "A Beautiful Mind" mi è piaciuto e ho trovato la performance di Russell Crowe particolarmente riuscita, oltre che in grado di valere da sola la visione delle 2 ore e un quarto di durata; Jennifer Connelly ruba spesso la scena per una bellezza abbagliante e il racconto della vita del matematico è affascinante, oltre che a tratti triste e sconcertante. Capisco perché, unendo tutti gli elementi, la scelta di così tante giurie sia ricaduta su un prodotto come questo che parla di cadere e sapersi rialzare, oltre che dare valore alla genialità di una persona non convenzionale in un periodo in cui l'omologazione era ancora la chiave del successo sociale. Detto questo, però, e considerato che avevamo già ampiamente abbracciato gli anni '00, credo che Academy e compagnia avrebbero potuto tentare la via del meno scontato o sicuro in funzione di riconoscimenti a pellicole, storie e performance più coraggiose ed (oggi) iconiche. Non è mai facile saper cogliere ciò che solo il tempo può sancire come indimenticabile e di valore, eppure a volte sarebbe davvero il caso di abbracciare il cambiamento con un minimo di entusiasmo e lungimiranza in più. Altre volte, invece, di farlo meno alla cieca (leggi "Moonlight").
Ps. Vincitore di 4 Oscar per Miglior film, regia, sceneggiatura non originale e attrice non protagonista (Connelly).
Cast: Russell Crowe, Ed Harris, Jennifer Connelly, Paul Bettany, Adam Goldberg, Judd Hirsch, Josh Lucas, Anthony Rapp, Christopher Plummer.
Box Office: $313 milioni
Consigli: Se vi piacciono i biopic sulle storie di grandi uomini raccontate in termini particolarmente edificanti, questo è il titolo che fa per voi. Il racconto di una vita singolare che si snoda fra genialità, spionaggio, malattia e riscatto, una vicenda che non sapessimo essere vera, non si faticherebbe a credere di pura fantasia. Il film in sé è ben realizzato, ma sicuramente non adatto ad ogni occasione. Si tratta di una narrazione delicata e lenta, per cui meglio essere preparati.
Parola chiave: Schizofrenia.

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Bengi

sabato 28 gennaio 2017

Quando la commedia non paga, ovvero come vincere un Oscar scegliendo solo ruoli drammatici {parte 1}

Nell'anno dei sequel che floppano al botteghino, dei cartoni animati che fanno il botto e dei musical che ritrovano uno spazio di primo piano nel panorama cinematografico, mi è capitato di prendere coscienza di un pensiero che ho sempre avuto nella testa senza mai razionalizzarlo.
Il punto è questo. Dopo oltre 10 anni di dirette notturne a seguire Oscar, Golden Globe, BAFTA e chi più ne ha più ne metta, sono giunto ad una conclusione che mi pare si sia verificata spesso nelle edizioni passate e, chissà, magari troverà conferma anche in questo 2017. Ovvero: il genere drammatico aiuta effettivamente di più a vincere un Oscar rispetto alla commedia (o musical, come piace distinguere ai Globes). Ma sarà davvero così?
Ecco perché mi è venuta voglia di prendere in esame i casi dal 1991 al 2016 dividendoli in due post, per verificare la mia teoria confrontando i vincitori nelle categorie attoriali dei Golden Globes con quelli che sono stati poi i trionfatori per l'Academy, aggiungendo eventualmente il mio parere personale su chi effettivamente meritasse il premio. Vedremo se la teoria sarà confermata o smentita e, soprattutto, se i miei pronostici per quest'anno troveranno fondamento nel discorso affrontato qui.

Golden Globes vs Oscars
o

Drama vs Comedy

1991
Golden Globes
Best Actor - Drama Best Actor - Musical or Comedy Best Actress - Drama Best Actress - Musical or Comedy
Jeremy Irons - Reversal of Fortune Gérard Depardieu - Green Card Kathy Bates - Misery Julia Roberts - Pretty Woman
Oscars
Best actor Best actress
Jeremy Irons - Reversal of Fortune Kathy Bates - Misery


1992
Golden Globes
Best Actor - Drama Best Actor - Musical or Comedy Best Actress - Drama Best Actress - Musical or Comedy
Nick Nolte - The Prince of Tides Robin Williams - The Fisher King Jodie Foster - The Silence of the Lambs Bette Midler - For the Boys
Oscars
Best actor Best actress
Anthony Hopkins – The Silence of the Lambs Jodie Foster – The Silence of the Lambs


1993
Golden Globes
Best Actor - Drama Best Actor - Musical or Comedy Best Actress - Drama Best Actress - Musical or Comedy
Al Pacino - Scent of a Woman Tim Robbins - The Player Emma Thompson - Howards End Miranda Richardson - Enchanted April
Oscars
Best actor Best actress
Al Pacino – Scent of a Woman Emma Thompson – Howards End


1994
Golden Globes
Best Actor - Drama Best Actor - Musical or Comedy Best Actress - Drama Best Actress - Musical or Comedy
Tom Hanks - Philadelphia Robin Williams - Mrs. Doubtfire Holly Hunter - The Piano Angela Bassett - What's Love Got to Do with It
Oscars
Best actor Best actress
Tom Hanks – Philadelphia Holly Hunter – The Piano


1995
Golden Globes
Best Actor - Drama Best Actor - Musical or Comedy Best Actress - Drama Best Actress - Musical or Comedy
Tom Hanks – Forrest Gump Hugh Grant – Four Weddings and a Funeral Jessica Lange – Blue Sky Jamie Lee Curtis – True Lies
Oscars
Best actor Best actress
Tom Hanks – Forrest Gump Jessica Lange – Blue Sky


1996
Golden Globes
Best Actor - Drama Best Actor - Musical or Comedy Best Actress - Drama Best Actress - Musical or Comedy
Nicolas Cage – Leaving Las Vegas John Travolta – Get Shorty Sharon Stone – Casino Nicole Kidman – To Die For
Oscars
Best actor Best actress
Nicolas Cage – Leaving Las Vegas Susan Sarandon – Dead Man Walking


1997
Golden Globes
Best Actor - Drama Best Actor - Musical or Comedy Best Actress - Drama Best Actress - Musical or Comedy
Geoffrey Rush – Shine Tom Cruise – Jerry Maguire Brenda Blethyn – Secrets & Lies Madonna – Evita
Oscars
Best actor Best actress
Geoffrey Rush – Shine Frances McDormand – Fargo


1998
Golden Globes
Best Actor - Drama Best Actor - Musical or Comedy Best Actress - Drama Best Actress - Musical or Comedy
Peter Fonda – Ulee's Gold Jack Nicholson – As Good as It Gets Judi Dench – Mrs. Brown Helen Hunt – As Good as It Gets
Oscars
Best actor Best actress
Jack Nicholson – As Good as It Gets Helen Hunt – As Good as It Gets


1999
Golden Globes
Best Actor - Drama Best Actor - Musical or Comedy Best Actress - Drama Best Actress - Musical or Comedy
Jim Carrey – The Truman Show Michael Caine – Little Voice Cate Blanchett – Elizabeth Gwyneth Paltrow – Shakespeare in Love
Oscars
Best actor Best actress
Roberto Benigni – La vita è bella Gwyneth Paltrow – Shakespeare in Love


2000
Golden Globes
Best Actor - Drama Best Actor - Musical or Comedy Best Actress - Drama Best Actress - Musical or Comedy
Denzel Washington – The Hurricane Jim Carrey – Man on the Moon Hilary Swank – Boys Don't Cry Janet McTeer – Tumbleweeds
Oscars
Best actor Best actress
Kevin Spacey – American Beauty Hilary Swank – Boys Don't Cry


2001
Golden Globes
Best Actor - Drama Best Actor - Musical or Comedy Best Actress - Drama Best Actress - Musical or Comedy
Tom Hanks - Cast Away George Clooney - O Brother, Where Art Thou? Julia Roberts - Erin Brockovich Renée Zellweger - Nurse Betty
Oscars
Best actor Best actress
Russell Crowe – Gladiator Julia Roberts - Erin Brockovich


2002
Golden Globes
Best Actor - Drama Best Actor - Musical or Comedy Best Actress - Drama Best Actress - Musical or Comedy
Russell Crowe - A Beautiful Mind Gene Hackman - The Royal Tenenbaums Sissy Spacek - In the Bedroom Nicole Kidman - Moulin Rouge!
Oscars
Best actor Best actress
Denzel Washington – Training Day Halle Berry – Monster's Ball


2003
Golden Globes
Best Actor - Drama Best Actor - Musical or Comedy Best Actress - Drama Best Actress - Musical or Comedy
Jack Nicholson - About Schmidt Richard Gere - Chicago Nicole Kidman - The Hours Renée Zellweger - Chicago
Oscars
Best actor Best actress
Adrien Brody – The Pianist Nicole Kidman - The Hours


2004
Golden Globes
Best Actor - Drama Best Actor - Musical or Comedy Best Actress - Drama Best Actress - Musical or Comedy
Sean Penn - Mystic River Bill Murray - Lost in Translation Charlize Theron - Monster Diane Keaton - Something's Gotta Give
Oscars
Best actor Best actress
Sean Penn – Mystic River Charlize Theron - Monster


Per ora la mia teoria che agli Oscar i ruoli drammatici battono i ruoli comici si è verificata 16 volte su 28 possibilità totali.
Va detto che i casi "puri" in cui effettivamente i vincitori ai Globes nella categoria "comedy or musical" sono stati gli stessi che, poi, si sono anche portati a casa un Oscar sono stati 3 in totale (e comunque uno scandaloso con Gwyneth Paltrow che batte Cate Blanchett con il suo ruolo in "Shakespeare in Love"). Negli altri casi si è trattato di un vincitore estraneo a chi aveva trionfato ai Globes, di cui 7 nomi comunque provenienti dalla categoria "drama".
Vediamo cosa succederà, nel prossimo post, con il secondo ed ultimo gruppo di vincitori e se la teoria sarà, di fatto, verificata.
#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 2 novembre 2016

Film 1232 - L.A. Confidential

Era già da tempo che desideravo rivedere questo film: l'avrò visto almeno altre 5 volte, ma non mi stanca mai. L'occasione si è presentata qualche tempo fa, dopo la scomparsa del regista.

Film 1232: "L.A. Confidential" (1997) di Curtis Hanson
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Uno dei miei film preferiti. Un vero capolavoro, stupendo.
Tratto dal romanzo di James Ellroy, racconta la storia della polizia di Los Angeles, negli anni '50 tra le più corrotte d'America. E come si inserisce la corruzione nella ricerca della giustizia? Inutile dirlo: solo grazie all'onore di pochi, pochissimi uomini.
E' questo, in breve, il perimetro di una storia che, in realtà, è molto più complessa di così. Prostituzione di lusso, omicidi e regolamento di conti, persone scomparse, spioni e paparazzi impiccioni, il tutto in un mix intrigante e inaspettatamente di classe. Molto del fascino di questa pellicola, per quanto mi riguarda, deriva dalla magnifica sosia di Veronica Lake interpretata da Kim Basinger, sensuale ed enigmatica tanto da rendere indimenticabile e iconico questo suo ruolo.
Ma "L.A. Confidential" non è solo fascino, anzi, tra i vari intrighi, le scazzottate, le ingiustizie, il razzismo, l'omofobia e gli omicidi non si tratta certo di un film leggero. E' una storia di malavita e corruzzione, parla del marcio e dello schifo cui può arrivare l'uomo pur di badare ai suoi interessi. In tutto questo scenario di desolazione e disillusione, i pochi che non si lasciano traviare non hanno vita facile e, ognuno come può, reagisce alle sfide della propria vita come riesce. In pochi, neanche a dirlo, sopravviveranno. E vale la pena scoprire chi sono.
Ps. Candidato a 9 premi Oscar, ne ha vinti 2: Miglior sceneggiatura e attrice non protagonista (Kim Basinger).
Film 1232 - L.A. Confidential
Film 2267 - L.A. Confidential
Cast: Kevin Spacey, Russell Crowe, Guy Pearce, Kim Basinger, James Cromwell, David Strathairn, Danny DeVito, Ron Rifkin, Paul Guilfoyle, Simon Baker.
Box Office: $126.2 milioni
Consigli: Magnifico. Cast stellare, sceneggiatura perfetta, colonna sonora indimenticabile e risultato finale impeccabile per una pellicola che è un vero e proprio cult tra i noir degli ultimi anni. L'anno prossimo "L.A. Confidential" compie 20 anni ed è ancora un film bellissimo. Da vedere.
Parola chiave: Rollo Tomasi.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 13 luglio 2016

Film 1172 - The Nice Guys

Molto, molto curioso di vedere questo film!

Film 1172: "The Nice Guys" (2016) di Shane Black
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Tipico caso nel quale il trailer è più divertente dell'intero film, questo "The Nice Guys" in realtà è un buon titolo, non conforme, però, alle aspettative.
Per capirci, dal trailer sembrava che si trattasse di un prodotto particolarmente dinamico e avventuroso, ricolmo di momenti spettacolari e divertenti; la realtà, che pur mantiene una comicità spiccata e di valore, manca di quella dimensione action che invece pareva essere elemento distintivo. Insomma, quasi due ore di pellicola, parzialmente sforbiciabile.
In generale, comunque, grazie al buon cast e alla chimica tra i due protagonisti Russell Crowe e Ryan Gosling, strana coppia particolarmente riuscita, il risultato finale è buono per davvero, e pure simpatico, ma si sente la mancanza di ritmi più sostenuti. Le atmosfere seventies sono davvero ben ricostruite, la trama ben articolata e con un caso centrale da risolvere che non mancherà di avere un colpo di scena finale. Insomma, "The Nice Guys" è a tutti gli effetti un prodotto estivo efficace ed efficente - se si pensa all'unica missione intrattenitivo-spettacolare -, anche se certamente qualche miglioria poteva essere apportata. In ogni caso un buon, simpatico film.
Cast: Russell Crowe, Ryan Gosling, Angourie Rice, Matt Bomer, Margaret Qualley, Keith David, Kim Basinger, Yaya DaCosta, Ty Simpkins.
Box Office: $56.9 milioni
Consigli: Sulla carta apparentemente un'operazione vincente, nella realtà il film di Shane Black non ha suscitato particolari clamori al botteghino (il budget ammonta a 50 milioni di dollari). Il che è francamente un po' strano, visto l'appeal di uno come Gosling e l'(ormai un po' datato) appeal dell'ex gladiatore Crowe, il quale fatica a risollevare le sorti di una carriera che dalla fine degli anni '00 stenta a trovare una rotta definita. "The Nice Guys" sembrava destinato a ravvivare non solo la nostra estate, ma proprio il nome dell'attore australiano. Il risultato, invece, non è stato roseo, anche se davvero non mi riesco a spiegare il perché dato che si tratta di un prodotto simpatico e ben confezionato. Forse un po' meno "veloce" di quanto non parrebbe promettere la promozione, ma pur sempre un titolo riuscito. Io una chance gliela darei.
Parola chiave: Ti piace la mia macchina, bambolone?.

Se ti interessa/ti è piaciuto

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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 5 maggio 2014

Film 707 - Noah

Tornato in Italia, questo è il primo film che ho visto (e che, francamente, ero molto curioso di vedere).

Film 707: "Noah" (2014) di Darren Aronofsky
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Forse mi aspettavo qualcosa di più... biblico (letteralmente)? Forse mi aspettavo qualcosa di meno... triste? Insomma, 125 milioni di dollari per produrre... questo? Cos'è, un biblio-fantasy? Dio è diventato il 'Creatore', Noé fa a botte, angeli di pura luce (...) che precipitano sulla terra divenendo Vigilanti di pietra? Sinceramente: ma di cosa stiamo parlando?
Preciso: se fosse stato un fantasy, niente di che. Ma perché scegliere questa storia e rivederla in questo specifico modo? Non è una critica, ma proprio una curiosità a cui non riesco a trovare una risposta. Dato che mi pare evidente che la narrazione di un fatto, religiosamente parlando, non fosse l'interesse ultimo del film, qual è lo scopo di rivedere così la storia?
Me lo sono chiesto perché, al di là delle mirabolanti avventure di Noé, della sua follia pseudo religiosa, della sua famiglia devota più a lui che al Creatore e di tutti gli effetti speciali utilizzati, non ho proprio colto il perché si è voluto raccontare questa vicenda. Il messaggio religioso poteva benissimo essere veicolato attraverso la narrazione 'biblica'. Se si avesse, invece, voluto raccontare una storia di fantasia, bastava scriverne una. La commistione di questi due elementi insieme ha generato, a mio avviso, solo un gran francasso mediatico, privo però di un fulcro ripieno di contenuti, scopi e, in ultima analisi, qualcosa da mostrare. Insomma, "Noah" si segue, per carità, ma ne rimane ben poco dopo la visione.
Russell Crowe, ormai granitico pacioccone, è il prescelto di una confessione divina che passa per il sogno, ma sarebbe incomprensibile a chiunque altro fuori che lui. L'arca, costruita necessariamente attraverso l'aiuto dei Vigilanti - uno degli unici due scopi che hanno queste 'figure' di pietra, l'altro è proteggere Noé e la sua famiglia dalle altre persone durante il diluvio -, è qualcosa di mastodontico che sottintende, tra le altre cose, che il nostro protagonista fosse qauntomeno ingegnere. Gli altri personaggi del film, ovvero la sventurata famiglia, sono più che altro comparse su uno sfondo fatto per molto tempo di sola acqua. Curioso che entrambe le coppie Crowe- Jennifer Connelly e Emma Watson-Logan Lerman si ritrovino in questo comune set bagnato, dopo aver già intrapreso l'avventura di girare un film insieme (rispettivamente "A Beautiful Mind" e "Noi siamo infinito") e certamente più riuscito di questo. Che, per carità, non è che non svolga a dovere il suo compito di intrattenre, ma fallisce nel trovare una sua dimensione, relegando agli effetti speciali un ruolo da protagonista che, alla fine, è inevitabilmente poco incisivo. Peccato, perché il regista Aronofsky è quel genio che ha partorito "Black Swan" e il cast è certamente di tutto rispetto (i tre premi Oscar Russell Crowe, Jennifer Connelly e Anthony Hopkins, poi Emma Watson, Logan Lerman, Ray Winstone, Douglas Booth, Nick Nolte). Spero non si pensi di girare un sequel, questo basta e avanza.
Box Office: $320,664,746
Consigli: Blockbuster di colossali dimensioni, dai numeri certo interessanti, ma dal contenuto un po' piatto. Belli gli effetti speciali e sicuramente anche di intrattenimento l'insieme, ma manca "un'anima" che differenzi questo prodotto da una miriade di fotocopie visivamente e narrativamente simili. Russell Crowe ormai è un cartonato. Peccato.
Parola chiave: Arca.

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Bengi

martedì 28 gennaio 2014

Film 658 - L'uomo d'acciaio

Non c'è niente di meglio che puntare sul disimpegno per cena.

Film 658: "L'uomo d'acciaio" (2013) di Zack Snyder
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Superman non è Batman e anche se Christopher Nolan c'ha provato a rifarlo in chiave-pipistrello, il miracolo qui non è riuscito. Sarà perché sua è solo la storia - e non la sceneggiatura - sarà che i supereroi hanno un po' rotto o che il precedente "Superman Returns" di Bryan Singer era stata un po' una ciofeca (ma la colpa, diciamocelo, era anche dell'inespressività di coppia Brandon Routh-Kate Bosworth), comunque lo spirito di questa visione è stato in ultima analisi solo documentativo.
Non è né un bel film, né un brutto film, solo un buon titolo d'intrattenimento dall'aspetto molto cupo e freddo e dal cast ultra-star tra cui spiccano le braccia pompatissime di Henry Cavill, che nelle magliette tutta salute&campagna fanno veramente un'enorme figura.
Poi va detto che vedere Russell Crowe nella parte di Jor-El è un po' come rivivere quell'assurda scelta di utilizzare immagini d'archivio per riportare Marlon Brando sullo schermo e dargli la parte del padre di Kal-El in "Superman Returns", ovvero ci si chiede costantemente: perchè?!
Un "perché?!" all'unisono con quello della domanda subito successiva: perché Kevin Costner? Già è una scelta recitativamente parlando infelice, ma qual è il senso di inserirlo nel cast e farlo morire a metà film? E quando dico morire intendo farlo inghiottire da una tromba d'aria senza nessun motivo valido.
Finite le grandi domande esistenziali - ma ce ne sarebbero altre, solo preferisco procedere - la prima nota assolutamente a favore del film è Amy Adams che non solo è rossa da una vita, ma sa anche recitare. MIRACOLO in quel di Krypton e dintorni. Certo, come mi ha fatto notare il mio amico Matteo non l'hanno esattamente aiutata con le acconciature, ma del resto Amy non è mai stata famosa per essere un sex symbol tutta tette di fuori e labbra carnose, quindi apprezzo la scelta di una Lois Lane più vera ed espressiva.
Poi, lo dico sottovoce, Henry Cavill non è nemmeno tanto male a recitare. Cioè, alcune volte ho avuto la pelle d'oca per l'imbarazzo, ma tutto sommato devo dire che regge piuttosto bene il peso di 143 minuti di botte da orbi, palazzi crashati e bucoliche ricostruzioni campestri di una felicità infantile. Lo so, lo so, è una strana combo.
Quindi, come era intuibile, questa pellicola ha i suoi pregi e i suoi difetti che, alla fine, pareggiano i conti in un risultato perfettamente in linea con le aspettative legate al franchise. Niente di che perché, anche se i buoni propositi resuscitativi c'erano, di fatto alcuni errori sono commessi. Sia perché il film è troppo lungo, sia perché il finale è troppo, troppo, troppo concentrato solo sul far venir giù qualunque palazzo inquadrato. Non che fosse necessario menarsi e poi passare lo Swiffer, però, ecco, un po' meno effetti speciali e un po' più storia non sarebbe stato male. Sarà, forse, che l'avventura di Superman sullo schermo è legata a tappe sempre troppo uguali tra loro e quindi finisce che i film si assomigliano un po' e differiscono solo sul numero di edifici crollati e di cazzotti assestati? Non lo so a chi spetti la vittoria in proposito, ma comunque alla lunga stanca.
In generale, quindi, anche se non è nulla di nuovo e si vede un certo sforzo riabilitativo della saga, il responso è di un pari e patta tra sì e no. Sì perché si è scelto di privilegiare l'aspetto recitativo, vi è un certo approfondimento delle emozioni e una ricerca stilistica d'immagine che, se anche non condivido, esprime in ogni caso una scelta qualitativa. No perché alla fine ci si fa inghiottire da un duello in cui solo il computer ne esce vincitore, soffocando i buoni propositi dell'inizio e questa disparità un po' la si avverte. Direi che si lascia guardare e (diciamocelo) dimenticare. Ci sarà un seguito che in America uscirà il 6 maggio 2016.
Ps. $668,045,518 milioni di dollari di incasso - "Superman Returns" ne aveva incassati solo $391,081,192 - e 225milioni per produrlo.
Film 658 - L'uomo d'acciaio
Film 1127 - Batman v Superman: Dawn of Justice
Film 1128 - Batman v Superman: Dawn of Justice
Film 1218 - Suicide Squad
Film 1392 - Wonder Woman
Film 1640 - Wonder Woman
Film 1708 - Aquaman
Film 1459 - Justice League
Film 2019 - Zack Snyder's Justice League
Consigli: A chi piace Superman dovrebbe piacere anche questo reboot targato Zack Snyder, certamente molto concentrato sull'adrenalina. Per gli altri sarà un passatempo in linea con i soliti blockbuster americani sui supereroi con grandi poteri e grandissime responsabilità. Anche se, va detto, Superman più che altro passa metà del film a distruggere qualunque cosa incontri il suo cammino.
Parola chiave: Generale Zod.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 28 agosto 2013

Film 576 - Il gladiatore

L'avevo visto al cinema più di 10 anni fa, senza che mi avesse esaltato particolarmente. Così ho deciso di dare a questo film un'altra possibilità.


Film 576: "Il gladiatore" (2000) di Ridley Scott
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Sinceramente non sono mai stato un grande fan di questo film, né di Russell Crowe, il che in effetti mi ha per anni inibito nei confronti di quello che da molti è considerato un piccolo capolavoro del cinema moderno.
Settimana scorsa, però, ho avuto un momento di puro desiderio di full-immersion-antica-Roma e questo mi sembrava il titolo giusto per qualche ora di svago in compagnia di me stesso e un po' di effetti speciali (a memoria) ben fatti. Joaquin Phoenix, poi, è sempre bravo in qualsiasi ruolo reciti, perchè non rispolverare, quindi, la sua prima parte veramente famosa? E leporino fu.
"Gladiator" è certamente una pellicola che nel 2000 ha saputo stregare in molti con le sue scenografia grandiose, il fascino dell'Impero Romano e l'epicità di dialoghi e battaglie; chi, poi, non avrebbe amato la storia di riscatto e vendetta di Massimo Decimo Meridio?
Io, personalmente, ho gradito il packaging, ma di fatto rimango fedele alla mia idea originale: "Il gladiatore" è un blockbuster come un altro, nulla di speciale anche se genericamente ben fatto. Mi sembra si inquadri perfettamente con quella serie di pellicole che negli anni '90-'00 ha regnato agli Academy Awards nella categoria Miglior film, dove più che ai meriti artistici, si badava ad una serie di altre voci correlate: qualità tecnica (oltre alla statuetta più ambita, tutti questi film si portano a casa una valanga di altri premi 'minori'), popolarità e incassi (necessariamente molto alti). Si inseriscono in questa lista una decina di titoli:
Miglior film 1991 - "Balla coi lupi" (7 Oscar e $424,208,848 di incasso);
Miglior film 1995 - "Forrest Gump" (6 Oscar e $677,387,716 di incasso);
Miglior film 1996 - "Braveheart - Cuore impavido" (5 Oscar e $210,409,945 di incasso);
Miglior film 1997 - "Il paziente inglese" (9 Oscar e $231,976,425 di incasso);
Miglior film 1998 - "Titanic" (11 Oscar e $2,185,372,302 di incasso);
Miglior film 1999 - "Shakespeare in Love" (7 Oscar e $289,317,794 di incasso);
Miglior film 2000 - "American Beauty" (5 Oscar e $356,296,601 di incasso);
Miglior film 2002 - "A Beautiful Mind" (4 Oscar e $313,542,341 di incasso);
Miglior film 2003 - "Chicago" (6 Oscar e $306,776,732 di incasso);
Miglior film 2004 - "Il signore degli anelli - Il ritorno del re" (11 Oscar e $1,119,929,521 di incasso).
Dopo quest'ultimo titolo, qualcosa effettivamente è cambiato e i 3 fattori spesso determinanti la sorte di una pellicola che si considerasse la migliore del suo anno sono cambiati. Tra l'altro, sarebbe da notare come molti dei vincitori di quegli anni non fossero esattamente tra i prodotti artisticamente più di valore, quanto certamente tra i più significativi a rappresentare la loro annata. In quest'ottica si inserisce anche "Il gladiatore" che con i suoi 5 premi Oscar e un botteghino mondiale di $457,640,427, nell'edizione 2001 sconfisse rivali quali "La tigre e il dragone", "Erin Brockovich - Forte come la verità", Chocolat" e "Traffic" (solo per citare i compagni di cinquina).
E' da questo punto di vista che io considero il film di Ridley Scott, ovvero prendendolo in considerazione solo nella cornice di un fenomeno che ha certamente rappresentato un periodo di storia del cinema moderno, ma che di fatto non mi sembra abbia posto le basi di alcunché. Sia perché di fatto le inesattezze storiche svalutano il lavoro complessivo - molto rumore, in particolare, fecero gli errori di latino - sia perché non mi pare proprio si possa parlare di capolavoro.
Le strane luci utilizzate spesso sbiancano i volti degli attori e comunque vi è un lavoro discontinuo, secondo me, di fotografia che non inquadra precisamente lo stile che ci si era prefissi di seguire. La trama è pompata eccessivamente di coraggio, onestà, integrità e tutto ciò che di qualificante ed edificante si possa regalare ad un solo personaggio, retto e giusto, religioso e devoto alla famiglia, neanche fossimo all'apice del periodo della censura. E, sinceramente, Commodo/Phoenix avrebbe dovuto essere maggiormente valorizzato ed analizzato, concentrandosi sul suo disturbo, la morbosa relazione incestuosa con la sorella e la sua perversa natura (nonché fragilità) messa a nudo in qualche scena madre da strappare al granitico eroe tutto muscoli e grande virtù.
Anche perché, di fatto, una volta entrato nella prima arena, Massimo non farà altro che passarci tutto il suo tempo, sballottato da un campo di battaglia e l'altro. Una volta introdotta la sua nuova condizione di famoso gladiatore che sa come giocare con la folla, la storia procede lineare verso quello che sarà necessariamente l'epilogo e sono veramente pochissimi i colpi di scena che vengono architettati per infittire la trama. Peccato. Insomma, mi sono certamente goduto questa pellicola a cui non manca il dono dell'intrattenimento e di una certa visione spettacolare (le bighe sono indubbiamente figlie di "Ben-Hur"), ma tutto sommato continuo a non pervenire quella magia e quell'incanto che ho visto spesso negli occhi di chi mi ha parlato di questo film. Tutto sommato, diciamo, non mi sembra nulla più di un ben fatto blockbuster.
Film 576 - Il gladiatore
Film 2363 - Gladiator
Film 2325 - Gladiator II
Consigli: Il titolo più popolare della cinematografia di Russell Crowe che, in quel momento, era all'apice della sua carriera oltre che uno degli attori più pagati di Hollywood. Vale certamente la pena di dare una chance a questo titolo, anche solo per farsi intrattenere dalla spettacolarità di alcune delle scene di lotta tra gladiatori. A mio avviso, però, non si va molto oltre lo spettacolo puro. Quindi è un buon titolo per una serata in compagnia.
Parola chiave: Roma.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi