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lunedì 23 marzo 2020

Film 1847 - The Two Popes

Intro: Netflix l'ha sponsorizzato a manetta e sembrava impossibile sottrarsi alla possibilità di vederlo. Anche perché quando mi ricapitava di vedere il film sul Papa argentino... in Argentina?!
Film 1847: "The Two Popes" (2019) di Fernando Meirelles
Visto: dalla tv di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Karen, Lucas, Evelin
In sintesi: il film è più dinamico di quanto mi potessi aspettare la storia di due ultra ottantenni che parlano di pensione e Chiesa potesse essere. Ci sono diversi scenari globali (Città del Vaticano, Buenos Aires, Roma, Castel Gandolfo), una multiculturalità a confronto, numerose lingue parlate (inglese, spagnolo, italiano), c'è la guerra e la dittatura, la finale del campionato mondiale di calcio, la Cappella Sistina, il conclave e "Il commissario Rex". Insomma, un mix di elementi del tutto eterogenei che conferiscono a questo prodotto un'aria meno solenne e pesante e, certamente, più contemporanea e godibile dal punto di vista della cultura popolare.
Invece di una costante indagine sulla fede, l'introspezione personale o, magari, un morboso attaccamento riguardo al perché Papa Benedetto XVI abbia preso la decisione di lasciare la sua carica, la trama si concentra più sull'aspetto umano e il contorno assolutamente straordinario in cui si trovano immersi i due protagonisti, qui chiamati dalla storia a scrivere un nuovo, inaspettato capitolo: non solo, infatti, Ratzinger sarà il primo Papa dal 1415 a decidere di rinunciare al ministero petrino, ma Bergoglio sarà anche il primo capo della Chiesa cattolica proveniente dal continente americano.
Il racconto di questa amicizia agli antipodi ha il suo fascino e Hopkins e Pryce fanno un egregio lavoro non solo ad assomigliare a chi stanno interpretando, ma anche ad arricchire le loro performance di quello spessore che necessitano prodotti di questo tipo, altrimenti piatta illustrazione di una sequenza di fatti avvenuti che portano all'argomento centrale della pellicola. In questo devo dire che ho particolarmente apprezzato il mimetismo preciso, gentile e pulito di Pryce e la grandezza di Hopkins, fenomenale attore con ancora tantissimo da dire, che qui riesce nell'impresa di rendere umana una delle figure ecclesiastiche più "chiacchieratamente" fredda e distaccata. Inutile dire che i due attori (e i due personaggi) fanno tutto il film.
Detto questo, comunque, non sono rimasto travolto dall'entusiasmo una volta visto "The Two Popes". Non che non mi sia piaciuto, ma non ho nemmeno gridato al miracolo. Troppi green screen mi hanno guastato la visione, l'illuminazione di certi set era tanto posticcia da risultare fastidiosa e, forse per me, l'argomento in generale aveva poco presa. Mi sono comunque interessato alla storia umana dietro a due figure importanti del nostro tempo, avrei forse pepato un po' di più il tutto, rendendolo meno pulito o corretto.
Cast: Anthony Hopkins, Jonathan Pryce, Juan Minujín, Cristina Banegas, Luis Gnecco, Sidney Cole, Lisandro Fiks.
Box Office: $758,711
Vale o non vale: Sicuramente da vedere non solo perché è gratis su Netflix, ma anche perché si focalizza sulla storia che ha portato alla situazione attuale della Chiesa cattolica (per chi interessa) e racconta l'amicizia improbabile di due persone diametralmente opposte per modi e pensieri. E' un prodotto molto luminoso, avrei gradito forse qualche ombra in più, ma comunque interessante.
Premi: Candidato a 3 Oscar per Miglior attore protagonista (Pryce), attore non protagonista (Hopkins) e sceneggiatura non originale; stesse nomination ai Golden Globe, a cui va aggiunta quella per Miglior film drammatico; 5 nomination ai BAFTA per Miglior film britannico, attore protagonista e non protagonista, sceneggiatura e casting.
Parola chiave: Retirement.

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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 19 dicembre 2019

Film 1701 - The Wife

Intro: La stagione dei premi è alle porte, la maggior parte delle manifestazioni che contano hanno reso pubbliche le nomination per il loro meglio del meglio e, con gli Oscar pronti a fare lo stesso i primi di gennaio, devo veramente mettermi in pari, quantomeno rispetto a quei prodotti che hanno già ricevuto menzioni importanti. Incomincio comunque con la stagione passata, giusto per fare capire quanto io sia ancora indietro (qualcosa come 152 film a oggi...).
Film 1701: "The Wife" (2017) di Björn L. Runge
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: il film nel complesso non è un capolavoro, ma Glenn Close è fenomenale. La storia intrigante della brava moglie che sostiene il marito nel suo viaggio a Stoccolma verso la premiazione del Nobel, segreti annessi, è propulsore di un racconto che parte piano e, sicuramente, si prende il suo tempo per delineare tutti i dettagli, rivelando un colpo di scena forse meno sorprendente di quanto non si sarebbe voluto, ma comunque d'effetto. Chi c'è, infatti, dietro al successo letterario di Joe Castleman (Jonathan Pryce)?
"The Wife" è un buon prodotto di classe che, pur non sconvolgendo lo spettatore, riesce a rimanere impresso e per la buona esecuzione e per il ritratto della coppia protagonista, tra successi letterari, tradimenti, compromessi e quel piccolo, gigantesco segreto rinchiuso tra le pareti di un matrimonio che comincia a scricchiolare. Il risultato finale è buono, non fosse anche solo per l'ennesima, gigantesca prova d'attrice dell'intramontabile Close. Che sì, questa volta meritava l'Oscar più di chiunque altro.
Cast: Glenn Close, Jonathan Pryce, Christian Slater, Max Irons, Annie Starke, Harry Lloyd, Elizabeth McGovern.
Box Office: $18.4 milioni
Vale o non vale: Non certo un prodotto dinamico, questo film tratto dal romanzo di Meg Wolitzer vive principalmente delle ottime interpretazioni dei suoi protagonisti e di quel sorprendente segreto di cui non tarderemo a venire a conoscenza.
Non una pellicola per tutte le occasioni, ma sicuramente un film interessante e ben fatto.
Premi: Candidato all'Oscar, Golden Globe e BAFTA per la Miglior attrice, Close ha vinto il secondo, ma perso contro Olivia Colman alle altre due premiazioni.
Parola chiave: Talento.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 1 maggio 2019

Film 1570 - Pirates of the Caribbean: Dead Man's Chest

Intro: Secondo capitolo di una delle tante saghe che stiamo rivedendo.
Film 1570: "Pirates of the Caribbean: Dead Man's Chest" (2006) di Gore Verbinski
Visto: dal pc portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: non riuscito quanto il suo predecessore, questo capitolo di passaggio della (allora) trilogia sui Pirati dei Caraibi riesce nell'intento di regalare nuovamente allo spettatore le bizzarrie di Jack Sparrow combinate ai toni epici di una nuova, indimenticabile avventura predisponendo, tra l'altro, le basi per l'episodio successivo. Come spesso accade per titoli come questo - grande attesa del pubblico, necessità di replicare il successo precedente, ecc - il vero problema alla base di "Pirates of the Caribbean: Dead Man's Chest" è l'eccesso di elementi in gioco, per un insieme di trame e sottotrame capaci di stordire anche il più devoto dei fan. Insomma, c'è troppa carne al fuoco.
Film 240 - La maledizione della prima luna
Film 1560 - Pirates of the Caribbean: The Curse of the Black Pearl
Film 1570 - Pirates of the Caribbean: Dead Man's Chest
Film 1579 - Pirates of the Caribbean: At World's End
Film 1242 - Pirati dei Caraibi - Oltre i confini del mare
Film 1415 - Pirates of the Caribbean: Dead Men Tell No Tales
Cast: Johnny Depp, Orlando Bloom, Keira Knightley, Stellan Skarsgård, Bill Nighy, Jack Davenport, Kevin R. McNally, Jonathan Pryce, Tom Hollander, Lee Arenberg, Mackenzie Crook, Naomie Harris, Geoffrey Rush.
Box Office: $1.066 miliardi
Vale o non vale: In generale un titolo d'intrattenimento che mette in scena un sacco di elementi, per un risultato finale certamente avventuroso, non di meno caotico. I fan del franchise e, soprattutto, Jack Sparrow adoreranno.
Premi: Candidato a 4 Oscar, ha vinto quello per i Migliori effetti speciali. 1 candidatura ai Golden Globe per Depp (Miglior attore), 5 nomination ai BAFTA e una vittoria per gli effetti speciali.
Parola chiave: Chiave.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

sabato 27 aprile 2019

Film 1560 - Pirates of the Caribbean: The Curse of the Black Pearl

Intro: Inauguriamo la visione di uno dei franchise più redditizi del nuovo millennio partendo dal primo ed inimitabile capitolo.
Film 1560: "Pirates of the Caribbean: The Curse of the Black Pearl" (2003) di Gore Verbinski
Visto: dal pc portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: Film 240 - La maledizione della prima luna
Film 1560 - Pirates of the Caribbean: The Curse of the Black Pearl
Film 1570 - Pirates of the Caribbean: Dead Man's Chest
Film 1579 - Pirates of the Caribbean: At World's End
Film 1242 - Pirati dei Caraibi - Oltre i confini del mare
Film 1415 - Pirates of the Caribbean: Dead Men Tell No Tales
Cast: Johnny Depp, Geoffrey Rush, Orlando Bloom, Keira Knightley, Jonathan Pryce, Jack Davenport, Lee Arenberg, Mackenzie Crook, Zoe Saldana.
Box Office: $654.3 milioni
Vale o non vale: Sempre simpatico, sicuramente il migliore dei 5. Depp crea Jack Sparrow e fa centro e si attacca al personaggio in maniera tanto morbosa da riuscire a rovinarlo nel giro di 15 anni (perché diciamocelo, l'ultimo capitolo non è stato nulla di che). Però è piacevole rivedere questo primo capitolo e ricordarsi come e dove tutta la follia "Pirati dei Caraibi" sia cominciata.
Premi: Candidato a 5 premi Oscar (attore protagonista, effetti speciali, trucco, montaggio e mixaggio sonoro), 1 Golden Globe (attore protagonista) e vincitore di 1 BAFTA per il trucco su 5 nomination (attore protagonista, costumi, effetti speciali, sonoro).
Parola chiave: Sangue.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 25 novembre 2015

Film 1035 - Woman in Gold

Ero rimasto incuriosito dalla locandina, poi dal trailer e in generale dalla strana composizione del cast molto, molto eterogeneo...

Film 1035: "Woman in Gold" (2015) di Simon Curtis
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano, tedesco
Compagnia: nessuno
Pensieri: Anche se ultimamente Helen Mirren nei film fa più o meno sempre la stessa parte della donna anziana, autoritaria e pure un po' snob, devo dire che "Woman in Gold" mi è piaciuto. E' una pellicola pacata ed educata, basata su una storia vera ed intrigante, un misfatto storico che prende il via dalle atrocità della guerra e del nazismo, una vera e propria avventura che non mancherà di lasciare il proprio segno nella storia.
Con queste premesse, un cast coi fiocchi, una solida base storica e una narrazione fluida e senza intoppi, il film di Curtis procede pacatamente, ma senza tedio verso un epilogo scontato, anche se non per questo meno appagante. Di cosa si parla, dunque? Un efficace riassunto da Wiki: «Il film è basato sulla storia vera della defunta Maria Altmann, una sopravvissuta all'Olocausto, che, insieme al giovane avvocato E. Randol Schönberg, ha combattuto il governo austriaco per quasi un decennio per recuperare l'iconico quadro di Gustav Klimt Ritratto di Adele Bloch-Bauer I appartenuto a sua zia, che era stato confiscato dai nazisti a Vienna poco prima della seconda guerra mondiale.»
Un vero e proprio salto nel passato, quindi, a ripercorrere le violenze e gli abusi della Seconda Guerra Mondiale, seguendo il percorso di un quadro che, rubato, dopo decenni è esposto presso l'Österreichische Galerie Belvedere (Galleria Austriaca del Belvedere) del quale diventa simbolo e fiore all'occhiello. La rivalsa sull'opera della Altmann non sarà presa bene da Vienna e dal governo austriaco che tenterà in tutti i modi di ostacolare la donna fino a quando, costretti a farlo, si troverà a fronteggiare un appello presso la Corte Suprema degli Stati Uniti. E da quel momento molte cose cominceranno a cambiare.
Nel mezzo di una vicenda giudiziaria avvincente, la storia di due persone diversissime (Mirren e Reynolds) che si incontreranno e conosceranno, dedicandosi a una battaglia apparentemente impossibile da vincere, eppure evidentemente giusta. La strana coppia sullo schermo funziona, soprattutto grazie alla pacatezza che contraddistingue entrambi i personaggi, capaci di incassare i colpi con grande signorilità e, ancora più importante, non arrendersi di fronte alle avversità o a punti di vista differenti.
Insomma, pur non toccando vette da capolavoro, "Woman in Gold" mi è sembrato un film onesto, capace di comunicare emotivamente con il pubblico facendolo affezionare a una vicenda forse non così conosciuta a chi non frequenti il mondo dell'arte. Il risultato finale è buono, la fotografia bella, la storia ben raccontata nonostante i numerosi flashback - per me tutti in tedesco e senza sottotitoli, il che non ha aiutato - e il cast molto internazionale funziona (nonostante la presenza di Katie Holmes, qui assolutamente marginale).
Cast: Helen Mirren, Ryan Reynolds, Daniel Brühl, Katie Holmes, Tatiana Maslany, Max Irons, Charles Dance, Elizabeth McGovern, Jonathan Pryce, Antje Traue, Frances Fisher, Moritz Bleibtreu.
Box Office: $59.5 milioni
Consigli: Film piacevole, ben confezionato e con due ottimi protagonisti, "Woman in Gold" si muove tra arte e storia, toccando perfino temi giudiziari, per cui chi amasse trovare questi elementi nelle trame dei film qui è assolutamente servito. Io ho trovato il risultato finale ben riuscito, capace di raccontare una storia certamente non semplice pur non evitando gli snodi complessi. E' evidente chi siano i buoni e chi i cattivi, ma una semplificazione per un pubblico commerciale era, ritengo, inevitabile, quindi il fatto che la dose di semplicità sia limitata mi pare deponga a favore della sceneggiatura. La Mirren è nel suo territorio nel ritrarre una donna dal carattere forte e dalla personalità raffinata e fuori dal tempo, per cui è solo che un piacere guardarla. Per tutti questi motivi - e sicuramente per molti altri ancora -, direi che una chance a questo titolo si possa dare. Mal che vada si è scoperto qualcosa in più relativamente a una vicenda storica che ha coinvolto il mondo nel nostro recente passato. Il Che, forse, è già sufficiente.
Parola chiave: Ritratto di Adele Bloch-Bauer I.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

martedì 7 agosto 2012

Film 435 - Hysteria

Non ero ancora riuscito a vederlo ed era da un po' che aspettavo!


Film 435: "Hysteria" (2011) di Tanya Wexler
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Di sicuro uno spunto narrativo interessante per una storia che vanta un'originalità non usuale di questi tempi. Si tratta, infatti, della non certo nota vicenda che porta all'invenzione - romanzata - del vibratore.
Tra un gridolino e un orgasmo si snoda la vicenda del Dott. Mortimer Granville (Hugh Dancy) tra i meandri dell'isteria femminile guidato dal mentore Dr. Robert Dalrymple (Jonathan Pryce) in compagnia di due figlie che più diverse non si può. Chiaramente, nel corso della vicenda, quella che sembrava la più indomabile (Maggie Gyllenhaal), si rivelerà essere la perfetta compagna per la vita. Niente di nuovo per quanto riguarda la cornice amorosa, insomma, ma piuttosto interessante il racconto della genesi di uno strumento tanto conosciuto ai giorni nostri con, per sfondo, una rivoluzione sociale in pieno fermento per l'avvento di novità tecnologiche di grande portata. Insomma, un mix interessante e florido per un'unica vicenda da raccontare.
Non si risparmia alcuna gag sessuale in questo "Hysteria" e, soprattutto, si torna a far uso di uno degli attori più ironici e capaci del cinema british: Rupert Everett. Tagliente ed eloquente con un semplice sguardo, brillante spalla per tutta la durata della pellicola, è un peccato che venga usato con tanta parsimonia. E' certamente il personaggio più spassoso della pellicola, vedere per credere.
Insomma, la pellicola ha pecche anche piuttosto evidenti - ci sono molti passaggi noiosi in cui si preferirebbe decisamente passare oltre -, ma nel complesso l'idea è carina e riportata sullo schermo con semplicità e piacevolezza, tanto che un argomento così tecnicamente "spinoso" non risulta mai volgare o eccessivo. Si ride di gusto durante le performance orgasmiche delle anziane pazienti, ma si riflette anche sulle stranezze e il maschilismo umano: qualunque cambiamento umorale femminile era classificato dalla medicina come isterismo e, a volte, anche "curato" con tecniche estreme ed irreversibili. Sì, certo, si ride volentieri, ma se ci si sofferma un attimo su ciò che è stato davvero il nostro passato, si rimane un attimo interdetti.
Vale la pena di vederlo, anche se personalmente mi aspettavo qualcosina di più.
Consigli: Piacevole e garbato, mai volgare nonostante l'argomento che tratta. E' un buon film divertente che, alla fine, riesce anche a far riflettere. Non c'è male.
Parola chiave: Elettricità.

Trailer

Ric