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martedì 13 febbraio 2024

Film 2247 - Aquaman and the Lost Kingdom

Intro: Tornato a Dublino, ricomincio il mio pellegrinaggio cinematografico con un titolo uscito prima di Natale e che non ero riuscito ancora a recuperare.

Film 2247: "Aquaman and the Lost Kingdom" (2023) di James Wan
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Kate
In sintesi: non che il primo film mi fosse particolarmente piaciuto, ma con questo secondo capitolo mi pare che le cose siano solo che peggiorate.
Confuso e caotico, brutto da guardare (gli effetti speciali sono tremendi) e in generale con veramente poco da aggiungere in termini di progressione della storia, "Aquaman and the Lost Kingdom" è un sequel innecessario che, forse, avrebbe funzionato qualche anno fa quando i film sui supereroi avevano ancora successo a prescindere dal contenuto, ma non nell'annus horribilis di DC e Marvel e in un contesto attuale che che vede un affaticamento generale dei titoli di questo genere (e il box-office ne ha dato ulteriore prova).
Film 1708 - Aquaman
Film 2247 - Aquaman and the Lost Kingdom
Cast: Jason Momoa, Patrick Wilson, Amber Heard, Yahya Abdul-Mateen II, Randall Park, Dolph Lundgren, Temuera Morrison, Martin Short, Nicole Kidman.
Box Office: $429.7 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Solo per gli amanti sfegatati del genere o chi apprezzi i prodotti cinematografici della DC.
Premi: /
Parola chiave: Tridente.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 27 gennaio 2022

Film 2080 - The Matrix Resurrections

Intro: Il Natale è passato, io, Karen & Lucas ci siamo trasferiti da casa di zia al mio appartamento e ci stiamo "godendo" qualche giorno di confinamento a casa dopo il mio contatto con una persona positiva al Covid. Nell'attesa di scoprire se siamo positivi o meno in vista del Capodanno, recuperiamo il film che tenta di riportare in auge una saga cominciata 23 anni fa...

Film 2080: "The Matrix Resurrections" (2021) di Lana Wachowski
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Karen, Lucas
In sintesi: francamente non sentivo per nulla la necessità di riaffacciarmi al mondo di "The Matrix", specialmente considerati i due terribili sequel che hanno distrutto l'eredità del primo, straordinario film. Detto questo, vista l'enorme pubblicità ovunque e il fatto che a) fossimo obbligati in casa e b) il grande schermo non offrisse nulla di nuovo particolarmente interessante ("Spider-Man 3" a parte), siamo ricaduti nell'inevitabile: "The Matrix Resurrections".
Credo che quantomeno il titolo sia azzeccato, perché di resurrezione di fatto si tratta. Il franchise, nonostante la qualità non esattamente costante, si è ritagliato uno spazio nel mondo del cinema pop (e non solo) e il tutto andava bene così. C'era bisogno di scomodare nuovamente Neo, Trinity, Morpheus e compagnia bella? Era necessario veicolare nuovamente la stessa storia, semplicemente questa volta svecchiata da nuove meraviglie digitali? Aveva senso riportare in vita personaggi qui interpretati da altri attori? Per me, lo dico onestamente, no.
Per quanto Lana Wachowski abbia provato a dare al tutto una nuova chiave di lettura rianalizzando e riproponendo elementi e aspetti della vecchia storia e per quanto si sia sforzata di creare quell'"effetto wow" derivato da una sorta di meta-storia a scatole cinesi, bisogna ammettere che il tutto non funziona. Ed è difficile scrollarsi di dosso l'idea che "The Matrix 4" non sia altro che un modo per far su qualche soldo facile (così non è stato).
La "nuova", intricatissima storia che ci viene raccontata qui vuole Neo (Keanu Reeves) ora programmatore di giochi e creatore di Matrix, in realtà videogioco di sua invenzione/costruzione. L'idea iniziale è che adesso Neo si troverebbe in difficoltà nel distinguere tra reale e gioco. C'è quindi tutta il preambolo/disputa su cosa sia vero e cosa sia immaginazione, suggestione o ricordo, una messa in scena francamente stantia consideriamo che sappiamo tutti dal primo secondo che il focus della storia sia ribadire che Matrix sia realtà e che al di fuori della sua trappola informatica esista il mondo vero e proprio in cui vive chi lotta e si ribella alle macchine. Sì, la storia è, appunto, sempre la stessa.
La differenza, questa volta, è che gli unici due protagonisti rimasti - Reeves e Carrie-Anne Moss -abbiano oggi 50 anni suonati e le scene di combattimento non le reggano proprio come 20 anni fa. Per non parlare del fatto che - immagino per necessità e non per scelta - siano stati rimpiazzati tutti gli altri personaggi principali con nuovi attori. E i problemi legati a questo aspetto per la saga di "Matrix" sono due: il fatto che il film abbia avuto sin dal principio 4 personaggi chiave principali (5 se consideriamo l'Oracolo), ovvero Neo, Trinity, Morpheus e l'agente Smith e che questi personaggi siano diventati nel tempo tutti iconici a modo loro. Il fatto che in "The Matrix Resurrections" metà di questo valore iconico venga rimpiazzato (con altri attori) e diluito dall'inserimento di una miriade di altri personaggi accessori di cui non frega niente a nessuno... non aiuta.
Per non parlare del fatto che la storia sia di una lentezza inenarrabile, per di più considerato che siamo di fronte ad un prodotto figlio di una saga che ha ridefinito il concetto di scena d'azione. Come già detto prima, i due protagonisti non hanno certo l'elasticità di un tempo - e nessuno glielo rinfaccia, ci mancherebbe! - però è innegabile che tutto il rallenty e gli effetti speciali del mondo non potranno mai compensare per quanto ci eravamo abituati a vedere nei precedenti 3 film.
Insomma, diciamo che "The Matrix Resurrections" ha resuscitato il mondo delle Wachowski solo in termini di idea e concetto, perché nella pratica questo film è tanto distante dal primo capitolo che, non fosse perché sappiamo che la mente che ha concepito questo progetto è la stessa dell'originale, sembrerebbero prodotti portati alla luce da team creativi diversi.
Ps. In realtà, di ritorno dalle pellicole originali ci sono anche Lambert Wilson (ah.) e Jada Pinkett Smith nei panni di Niobe. La verità è che per quanto non ricordassi assolutamente nulla sul suo personaggio, la cosa che mi ha colpito di più qui è quanto terribile sia il make-up per invecchiarla. Alle Wachowski piace giocare con l'aspetto e le età dei propri attori (vedi "Cloud Atlas" o "Jupiter Ascending"), ma qui proprio non ci siamo.
Pps. Per nessun motivo, in un cameo di tipo 10 secondi appare Christina Ricci a cui è data una battuta e che no nrivedremo più per il resto del film. Boh.
Film 1463 - The Matrix
Film 1464 - The Matrix Revolutions
Film 2080 - The Matrix Resurrections
Cast: Keanu Reeves, Carrie-Anne Moss, Yahya Abdul-Mateen II, Jessica Henwick, Jonathan Groff, Neil Patrick Harris, Priyanka Chopra Jonas, Lambert Wilson, Christina Ricci, Jada Pinkett Smith.
Box Office: $148,597,454 (ad oggi)
Vale o non vale: L'aspetto patinato/glam e artificiale derivato dal green-screen ed effetti speciali che niente c'entrano con l'originale distaccano questo quarto episodio dall'estetica dei precedenti, rovinando l'esperienza e rendendo disomogeneo il tutto. In più dubito che chi non abbia visto i film precedenti riuscirebbe a seguire questa storia (per non parlare del fatto che, non aveste mai visto la saga di "Matrix" prima, questa pellicola non è certo quella con cui cominciare la visione!). Di fatto "The Matrix Resurrections" è più un film a servizio dei fans hardcore del franchise, perché questa pellicola non ha davvero molto altro da dire agli altri spettatori. Peccato.
Premi: Candidato ai BAFTA per i Migliori effetti speciali.
Parola chiave: Real.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 4 novembre 2021

Film 2054 - Candyman

Intro: Altro giro, altro horror, altro regalo.

Film 2054: "Candyman" (2021) di Nia DaCosta
Visto: dal portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: onestamente non sapevo nemmeno che esistesse questo franchise, quindi quando ho iniziato a vedere il film non avevo idea ci fosse una mitologia precedente rispetto a questo prodotto. "Candyman" è il sequel diretto del titolo originale del 1992 di Bernard Rose, anche se in totale esistono 4 pellicole legate al personaggio di Daniel Robitaille, il cattivone del film che appare (e uccide) nel momento in cui qualcuno pronuncia per 5 volte il suo "nome d'arte", ovvero Candyman.
Al di là della paurosa idea originale anche efficace, questo sequel odierno ha tempistiche e fattezze meno prettamente paurose e vive più di una serie di suggestioni tipiche dello stile di Jordan Peele, qui tra gli sceneggiatori. Non è necessariamente un male, anche se mi sarei aspettato un horror più tipicamente spaventoso, che una prodotto al contempo così interessato alla critica sociale (appunto più tipica della sensibilità di Peele). Insomma, una scelta meno di svago del previsto.
In generale, comunque, "Candyman" non mi ha particolarmente colpito, forse anche perché avevo determinate aspettative dettate da critiche entusiaste che avevo letto e che hanno in parte tradito il mio desiderio di recuperare un horror spaventoso nel senso più tradizionale del termine.
Cast: Yahya Abdul-Mateen II, Teyonah Parris, Nathan Stewart-Jarrett, Colman Domingo, Kyle Kaminsky, Vanessa Williams, Tony Todd.
Box Office: $77.4 milioni
Vale o non vale: Suggestivo e tecnicamente ben realizzato, anche se meno spaventoso nel senso più tradizionale del termine. Yahya Abdul-Mateen II è un ottimo protagonista.
Premi: /
Parola chiave: Cabrini.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 1 gennaio 2021

Film 1766 - Us

Intro: Dopo il successo del suo precedente film "Get Out", ero molto curioso di vedere cosa avrebbe tirato fuori Jordan Peele nel tentativo di bissare le critiche positive e il gigantesco riscontro di pubblico ottenuto, per cui non ho perso tempo e sono andato al cinema a vedere questo film non appena ho potuto.
Film 1766: "Us" (2019) di Jordan Peele
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: curiosamente Jordan Peele sceglie di nuovo un horror per mettere in scena un altro esempio di critica alla società moderna cui apparteniamo, questa volta scegliendo il tema del doppio e una sorta di analisi dei nostri demoni interiori (credo?).
Onestamente non posso dire che questo "Us" mi abbia rapito o convinto del tutto, l'idea di base del gruppo di cloni che vive in una società sotterranea e organizza una vendetta nei confronti dei loro controparti originali è anche intrigante, eppure in generale il film non mi ha lasciato del tutto soddisfatto e nemmeno troppo coinvolto. Probabilmente la mia visione di questa pellicola è stata influenzata dal fatto che mi aspettavo qualcosa di diverso (e meno intricato) e da tutte le critiche entusiaste che hanno creato un'aspettativa notevole sicuramente difficile da mantenere. Poi, per carità, un horror godibile e che va oltre le solite trite banalità del genere, anche se per me il risultato finale è stato meno soddisfacente di quanto non mi sarei aspettato.
Cast: Lupita Nyong'o, Winston Duke, Elisabeth Moss, Tim Heidecker, Shahadi Wright Joseph, Evan Alex, Yahya Abdul-Mateen II.
Box Office: $255.2 milioni
Vale o non vale: L'atmosfera sinistra e straniante c'è tutta e la trama ha più da dire di quanto non ci si aspetterebbe in un primo momento, anche se tutto sommato "Us" è meno coinvolgente o sorprendente del precedente lavoro di Peele (che per "Get Out" ha vinto l'Oscar per la Miglior sceneggiatura originale). Sicuramente un buon horror moderno, ma non ho capolavoro.
Premi: /
Parola chiave: Mirror house.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

domenica 25 ottobre 2020

Film 1940 - The Trial of the Chicago 7

Intro: Pochissimo tempo fa c'è stato un attimo in cui questo film sembrava il nuovo miracolo della stagione. Ci ho messo un po' a realizzare che fosse disponibile su Netflix, ma appena ho ritrovato le direzioni per il pianeta terra l'ho recuperato.
Film 1940: "The Trial of the Chicago 7" (2020) di Aaron Sorkin
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: cos'è che rimane più impresso di tutto questo film? Facilissimo: Frank Langella nei panni del giudice più antipatico della storia (vera e del cinema).
Nonostante conosca pochissimo della filmografia di Langella - ma ricordo con immenso piacere la sua performance in "Frost/Nixon", c'è qualcosa di questo attore che trovo infinitamente magnetico e devo dire che anche in questa occasione si è distinto grazie ad una magistrale interpretazione. Va aggiunto che il suo personaggio sarebbe difficile da dimenticare a prescindere, ma Langella fa un lavoro egregio nel caratterizzare il giudice Julius Hoffman. Sul resto del film, un po' meno entusiasmo.
Premesso che "The Trial of the Chicago 7" mi sia piaciuto, visto e considerato l'hype mediatico e le eccellenti recensioni ricevute mi sarei aspettato qualcosa di più segnante e meno patinato. Ma andiamo con ordine.
1) Sceneggiatura e (seconda) regia di Aaron Sorkin. Il nostro sa scrivere, è evidente, ed è certamente molto apprezzato in patria e nell'industria cinematografica e televisiva: molteplici nomination e 1 Oscar per "The Social Network", 6 Emmy vinti per la serie tv cult (in America) "The West Wing", 2 Golden Globe, 1 BAFTA e altri premi a valanga. A parte questo, a Sorkin sono state dirette numerose critiche rispetto al film su Zuckerberg e certe libertà che l'autore si è preso per drammatizzare la storia. Pare che anche in questo caso ci siano state licenze narrative, ma il punto è che Sorkin scrive fiction, non documentari, per cui non mi sento di accodarmi alle lamentele rispetto a questo aspetto.
Quello che mi sento di dire, invece, è che "The Trial of the Chicago 7", come altri prodotti di Sorkin, soffre di una contrapposizione bene/male così evidente e netta che si fa fatica a non concepirla come fittizia: il giudice passivo-aggressivo (sul quale c'è addirittura una nota informativa pre-titoli di coda per amplificarne e legittimare ancora di più l'astio nei confronti del personaggio), il pubblico ministero che tutte le volte che sembra avere una crisi di coscienza viene sempre apostrofato da qualcuno che ne svela il motivo legale negativo implicito che parrebbe esserci sotto, il Procuratore Generale che all'inizio della storia dice esplicitamente che intende farla pagare a tutta una serie di soggetti che, alla fine, saranno i protagonisti del processo; e, dalla fazione ideologica opposta, credo che sia esemplare e sufficiente citare il surreale dialogo fra Abbie Hoffman e il pubblico ministero che, incontratisi casualmente per strada, si scambiano parole gentili con - e qui per me brividi - Hoffman che non perde occasione di sottolineare che non ce l'ha con l'avvocato dell'accusa e che, anzi, pensa che lui sia un brav'uomo. Forse neanche in "Crossroads" con Britney Spears c'era tanta bontà e compassione.
2) Il cast. C'è talmente tanta gente famosa in questo film che si fatica a contarla. E ovviamente non c'è nessuna figura femminile di rilievo. Mi rendo perfettamente conto che si tratti di una pellicola che è allo stesso tempo un fatto storico, ma un prodotto come "Mrs. America" - che affronta tematiche molto vicine al preambolo iniziale di questo film - ci dimostra velocemente quanto figure femminili chiave non mancassero nel periodo a cavallo tra anni '60 e '70 e fossero ampiamente attive nel forgiare il discorso politico attorno a loro.
Tornando a noi, al di là della marea di attori certamente bravissimi, due punti su cui mi vorrei soffermare: Eddie Redmayne che fa l'accento americano e le parrucche. Rispetto al primo non posso fare a meno di chiedermi perché, con la marea di attori americani disponibili, ne sia stato scelto un britannico per rappresentare Tom Hayden; per il secondo, dico solo che, volendo sorvolare sui vari look che stanno male letteralmente a tutti, nello specifico le parrucche utilizzate per questo film sono orrende e inspiegabilmente mal posizionate (l'attaccatura dei capelli di Mark Rylance parte... dall'orecchio sinistro?!).
3) L'elemento glam. Per essere una storia di lotta sociale e resistenza all'ingiustizia dei poteri forti, "The Trial of the Chicago 7" si sporca poco le mani. O meglio, lo fa, ma senza mai dimenticare di fare affidamento su una fotografia tanto pulita ed enfatizzata nel saturare i colori che sembra di stare in una produzione di Ryan Murphy. L'ho trovato troppo pulito e "perfettino", se mi si concede l'espressione.
Detto ciò, non posso dire di non essermi goduto la visione di questo titolo che, tutto sommato, ha il grande pregio di portare sul grande (?) schermo una storia che al giorno d'oggi avrebbe faticato a trovare un'audience così ampia; a mio avviso, comunque, è evidente che questo prodotto abbia dei limiti su cui forse molti hanno soprasseduto considerato il periodo cinematografico di magra che si sta rivelando essere questo 2020. Per non dire di totale disastro.
Per quanto mi riguarda, visto e considerato quanto mi appassionano le pellicole ambientate in tribunale, non ho potuto fare a meno di apprezzare il risultato finale generale, anche se forse 2 ore e 9 minuti sono un po' troppe. In ogni caso una storia che fa bene seguire e ascoltare, specialmente in questo momento storico in cui la più grande ingiustizia inflitta all'uomo moderno sembra essere il chiedergli di stare a casa per la salvaguardia della sua salute durante un'epidemia di scala mondiale.
Cast: Yahya Abdul-Mateen II, Sacha Baron Cohen, Daniel Flaherty, Joseph Gordon-Levitt, Michael Keaton, Frank Langella, John Carroll Lynch, Eddie Redmayne, Noah Robbins, Mark Rylance, Alex Sharp, Jeremy Strong, Kelvin Harrison Jr., Ben Shenkman, John Doman, Caitlin FitzGerald.
Box Office: $104,048 (ad oggi)
Vale o non vale: Per chi ha Netflix, voglio dire... perché no? E' sicuramente uno dei titoli del suo catalogo più sensato e di qualità e certamente una delle pochissime ultime uscite più interessanti.
In generale a mio avviso il film presenta delle criticità, però è pur vero che nel deserto cinematografico che è diventato questo 2020, "The Trial of the Chicago 7" si presenta come un'oasi di salvezza in cui trovare rifugio per un paio d'ore. Ristoratevi sereni.
Premi: /
Parola chiave: Resignations.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 21 maggio 2020

Film 1708 - Aquaman

Intro: Atterrato sulla terra ferma, in Europa, ma di nuovo su un'isola: welcome to Birmingham.
Film 1708: "Aquaman" (2018) di James Wan
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Fede
In sintesi: parliamoci chiaro, "Aquaman" è un prodotto di plastica rumoroso e colorato in maniera surreale, però tutto sommato (e considerati i precedenti "sforzi" DC) il risultato finale è meno peggio di quanto uno non sarebbe stato portato ad aspettarsi.
Il merito è certamente di un Jason Momoa in gran forma - diventato ormai il Chris Hemsworth della Justice League - che porta sulle sue spalle tutto il film, risultando credibile e divertente quanto basta per portare a casa non solo un risultato complessivo dignitoso, ma anche un gigantesco successo al box-office mondiale, che ha portato questo a diventare il titolo DC che ad oggi ha incassato di più.
Poi, ripeto, "Aquaman" è poco credibile a qualsiasi livello lo si voglia analizzare, sia questo la sceneggiatura, gli effetti speciali, la messa in scena generale (vi sfido a riconoscere un qualsivoglia elemento della Sicilia che qui, teoricamente, viene proposta come location di una scena di combattimento), è tutto talmente pompato a mille che si fatica a rimanere concentrati su anche un solo dettaglio che sia uno tanto viene tutto mixato e riversato addosso allo spettatore allo stesso istante. Si fatica a non sentirsi sopraffatti ogni tanto, specialmente nelle scene di battaglia.
Eppure e nonostante questo, è un prodotto che funziona nella sua strana, caotica maniera: presenta un tono più leggero e divertito rispetto ai precedenti, pesantissimi, film della DC; si concentra senza vergognarsi su quello che si richiede ad un prodotto di questo tipo, ovvero scene d'azione pazzesche ed effetti speciali a gogo; valorizza i punti di forza del suo protagonista, riuscendo finalmente a veicolare un personaggio tanto fuori dalla portata dell'uomo/spettatore medio, quanto a conti fatti godibile e rapportabile. Insomma, nonostante la qualità di questo prodotto in generale non sia eccelsa, non mi sembra si possa dire che sia un disastro su tutta la linea, né mi sento di confinarlo nella categoria "so bad is good"; diciamo che "Aquaman" è quello che ti aspetteresti da un prodotto DC dei bei tempi andati - come un "Batman Forever", per intenderci - con una strizzatina d'occhio ai tempi moderni della tecnologia e del montaggio frenetico.
Film 658 - L'uomo d'acciaio
Film 1127 - Batman v Superman: Dawn of Justice
Film 1128 - Batman v Superman: Dawn of Justice
Film 1218 - Suicide Squad
Film 1392 - Wonder Woman
Film 1640 - Wonder Woman
Film 1708 - Aquaman
Film 2247 - Aquaman and the Lost Kingdom
Film 1459 - Justice League
Film 2019 - Zack Snyder's Justice League
Cast: Jason Momoa, Amber Heard, Willem Dafoe, Patrick Wilson, Dolph Lundgren, Yahya Abdul-Mateen II, Nicole Kidman, Temuera Morrison, Randall Park.
Box Office: $1.148 miliardi
Vale o non vale: Considerate le mie aspettative totalmente negative, devo ammettere che "Aquaman" sia riuscito almeno in parte a riscattarsi. Ha certamente ritmo, un protagonista perfetto per la parte, un cast notevole e tutta una serie di avanguardie tecnologiche che rendono questo giro in giostra particolarmente divertente. Poi sì, a volte ti gira un bel po' la testa, però una volta sceso il ricordo è sufficientemente positivo. Specialmente per un prodotto DC.
Premi: /
Parola chiave: Tridente.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi