Non mi vergogno a dire che sì, questa è stata la mia prima scelta del 2017!
Film 1292: "Una promessa è una promessa" (1996) di Brian Levant
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Presenti Schwarzenegger e Rita Wilson, la recitazione non era tra le preoccupazioni principali. Sicuramente quella di ricreare le fortunate sorti di "Mamma ho perso l'aereo" sì.
In realtà questo "Jingle All the Way", che da bambino ricordavo anche piacevole, è un titolo natalizio non particolarmente riuscito, più casinaro e incasinato che simpatico e per certi aspetti anche troppo vicino a quegli elementi che nel tempo hanno reso più famosi altri titoli a tema festivo.
Certamente l'aspetto più "personale" di questa pellicola riguarda tutta la costruzione che c'è dietro il personaggio del supereroe, forse ai tempi addirittura una non troppo celata scelta di marketing collaterale da associare all'uscita del film. Il problema, al di là del globale intendo commerciale che si annida spesso dietro le produzioni cinematografiche americane, è che né il supereroe, né le disavventure simpatiche, né tutta la buona volontà di Schwarzenegger - che, va detto, si mette in gioco - possono salvare una pellicola così così che si impegna 0 per portare sul grande schermo qualcosa di davvero originale oltre la superficie.
Cast: Arnold Schwarzenegger, Sinbad, Phil Hartman, Rita Wilson, Robert Conrad, Jim Belushi.
Box Office: $129.8 milioni
Consigli: Tra i titoli natalizi questo è certamente il più caotico e scalmanato, ma non certo il migliore. Ha qualche momento simpatico, un forte richiamo natalizio e una storia nella storia che genera addirittura un mondo alternativo di supereroi e supercattivi (il che è forse l'elemento più peculiare), ma a parte questo non molto altro. E' certamente uno svago perfetto per un momento di relax famigliare, magari proprio in occasione delle feste.
Parola chiave: Turbo Man.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
martedì 31 gennaio 2017
Film 1292 - Una promessa è una promessa
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Film 1291 - Avatar
Ultimo film del 2016!
Film 1291: "Avatar" (2016) di James Cameron
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Era qualche anno che non rivedevo questa pellicola e il fatto che Poe per un motivo o per un altro non fosse mai riuscito a vederla è stata la spinta giusta per recuperarlo.
Anche se alla fine la storia, come ormai ho già detto mille volte, sa di già visto, il risultato finale è comunque qualcosa di spettacolare che, a mio avviso, ad oggi non è riuscito a trovare molti avversari con cui competere. Parlo più che altro dell'aspetto visivo, perché checché se ne dica, "Avatar" rimane una delle più entusiasmanti pellicole da vedere e rivedere prodotte fino ad ora.
Ps. 3 premi oscar: Migliori effetti speciali, scenografie e fotografia (dell'italiano Mauro Fiore).
Film 62 - Avatar
Film 68 - Avatar (3D)
Film 312 - Avatar
Film 604 - Avatar
Film 1291 - Avatar
Film 2155 - Avatar: The Way of Water
Cast: Sam Worthington, Zoe Saldana, Stephen Lang, Michelle Rodriguez, Sigourney Weaver, Giovanni Ribisi, Joel David Moore, CCH Pounder.
Box Office: $2.788 miliardi
Consigli: Tecnicamente all'avanguardia, coloratissimo e certamente fantasioso nel creare un mondo inventato basato su un messaggio molto semplice: la convivenza rispettosa fra tutti gli elementi. Sicuramente una bella avventura, un mega blockbuster e una storia che ripercorre il lungo antagonismo tra uomo e natura alla ricerca di un tesoro da accaparrarsi, il tutto in un mix lunghissimo che però non stanca. Non una scelta buona per ogni serata, sicuramente un intrattenimento capace di affascinare per molteplici ragioni. In attesa dei prossimi sequel (se Cameron mai si degnerà...).
Parola chiave: Na'vi.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 1291: "Avatar" (2016) di James Cameron
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Era qualche anno che non rivedevo questa pellicola e il fatto che Poe per un motivo o per un altro non fosse mai riuscito a vederla è stata la spinta giusta per recuperarlo.
Anche se alla fine la storia, come ormai ho già detto mille volte, sa di già visto, il risultato finale è comunque qualcosa di spettacolare che, a mio avviso, ad oggi non è riuscito a trovare molti avversari con cui competere. Parlo più che altro dell'aspetto visivo, perché checché se ne dica, "Avatar" rimane una delle più entusiasmanti pellicole da vedere e rivedere prodotte fino ad ora.
Ps. 3 premi oscar: Migliori effetti speciali, scenografie e fotografia (dell'italiano Mauro Fiore).
Film 62 - Avatar
Film 68 - Avatar (3D)
Film 312 - Avatar
Film 604 - Avatar
Film 1291 - Avatar
Film 2155 - Avatar: The Way of Water
Cast: Sam Worthington, Zoe Saldana, Stephen Lang, Michelle Rodriguez, Sigourney Weaver, Giovanni Ribisi, Joel David Moore, CCH Pounder.
Box Office: $2.788 miliardi
Consigli: Tecnicamente all'avanguardia, coloratissimo e certamente fantasioso nel creare un mondo inventato basato su un messaggio molto semplice: la convivenza rispettosa fra tutti gli elementi. Sicuramente una bella avventura, un mega blockbuster e una storia che ripercorre il lungo antagonismo tra uomo e natura alla ricerca di un tesoro da accaparrarsi, il tutto in un mix lunghissimo che però non stanca. Non una scelta buona per ogni serata, sicuramente un intrattenimento capace di affascinare per molteplici ragioni. In attesa dei prossimi sequel (se Cameron mai si degnerà...).
Parola chiave: Na'vi.
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lunedì 30 gennaio 2017
Film 1290 - Rogue One
Finalmente! Finalmente! Finalmente!
Film 1290: "Rogue One" (2016) di Gareth Edwards
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Questa non è una recensione facile da fare. Ho atteso impaziente di vedere questo film, ne avevo una voglia matta e sono arrivato al cinema carico di speranze. Adoro "Star Wars" e mi piace come si stia rinnovando e rivedendo il franchise, rilanciandone le sorti e certamente anche per questo motivo ho dato per scontato che avrei sicuramente amato "Rogue One". Non è andata esattamente così.
La verità è che durante il primo tempo ho fatto fatica a stare sveglio. Anzi, credo di aver ceduto, per qualche istante. Perché l'inizio di questa storia ha due difetti: è lentissimo ed è preso troppo alla lontana. Forse una trama leggermente sforbiciata (in 2h e 13 minuti qualcosina si trovava) avrebbe aiutato ad ingranare da subito e anche se è ovviamente apprezzabile che si sia deciso di contestualizzare bene la storia, rivelandone scenari principali e non, mi è parso tutto un tantino esagerato, anche perché ci si concentra molto sulla parte antagonista (che francamente non è così interessante). Inoltre ho trovato i personaggi principali - robot compreso - inizialmente antipatici ad esclusione di Saw Gerrera (Forest Whitaker) che, invece, lo è sempre.
Il secondo tempo è quello che mi ha salvato la situazione. Avvilito dalle prime impressioni negative, ho trovato nello svilupparsi della storia motivo di conforto. Grazie ad una seconda parte che si perde meno in chiacchiere e passa ai fatti, "Rogue One" riesce comunque a fare centro. La tanto decantata ribellione comincia e quando si prendono le armi in mano, non ce n'è per nessuno. Gli effetti speciali spettacolari rendono l'azione e la guerra particolarmente efficaci, incalzate da una colonna sonora d'effetto. Nel finale, la scena della battaglia è davvero ben riuscita e anche se manca un po' il dinamismo piacevole di J.J. Abrams, va detto che le scene sono efficaci e realistiche, tanto che mi hanno ricordato veri e propri sbarchi, oltre che in un certo qual modo la regia spielbergiana di "Salvate il soldato Ryan". Insomma, non mancano le emozioni forti. Le quali, tra l'altro, sono anche garantite da un paio di personaggi riprodotti interamente attraverso la computer grafica: Grand Moff Tarkin (Peter Cushing) e la Principessa Leila (Carrie Fisher). Il punto non è tanto che Cushing sia morto nel 1994 e la Fisher sia prematuramente venuta a mancare proprio il giorno in cui ho visto questo film, quanto che la loro ricostruzione attraverso gli effetti speciali è posticcia e si vede. Leila appare solo giovanissima in un cameo, ma Grand Moff Tarkin è un personaggio della storia a tutti gli effetti e la sua presenza a fianco degli altri attori stona e distrae non poco durante tutta la visione. Non so se questa fosse l'unica soluzione praticabile, sicuramente non ha mancato di far discutere.
Questa problematica a parte, il risultato finale si salva in corner, ma per quanto mi riguarda non è stata una visione soddisfacente. Certo, nel mio giudizio c'è anche la delusione di non aver trovato ciò che mi aspettavo, motivo per cui sono sicuro che una seconda visione saprà in parte ribaltare la mia prima impressione non esattamente entusiasta. Sta di fatto che, secondo me, questo spin-off sia assolutamente più debole di quell'intricata storia che è tutto il mondo di "Star Wars". Ho apprezzato l'onestà di un finale che non ha paura di mettere in pratica l'estremo sacrificio e questo, su tutto, mi ha fatto propendere per un'opinione complessivamente positiva dell'ennesimo prodotto del franchise di Lucas, anche se con le riserve di cui sopra. Poi sì, mi aspettavo molto di più e, forse per questo, ci sono rimasto male.
Ps. Candidato a 2 premi Oscar 2017: Migliori effetti speciali e missaggio sonoro.
Film 15 - Star wars: Episodio I - La minaccia fantasma
Film 23 - Star wars: Episodio II - L'attacco dei cloni
Film 30 - Star wars: Episodio III - La vendetta dei sith
Film 37 - Guerre stellari: Episodio IV - Una nuova speranza
Film 41 - Star Wars: Episodio V - L'impero colpisce ancora
Film 50 - Star Wars: Episodio VI - Il ritorno dello Jedi
Film 1072 - Star Wars - Il risveglio della Forza 3D
Film 1080 - Star Wars - Il risveglio della Forza
Film 1469 - Star Wars: The Last Jedi
Film 1595 - Star Wars: The Last Jedi
Film 1816 - Star Wars: The Rise of Skywalker
Film 1290 - Rogue One
Film 1679 - Solo: A Star Wars Story
Cast: Felicity Jones, Diego Luna, Ben Mendelsohn, Donnie Yen, Mads Mikkelsen, Alan Tudyk, Jiang Wen, Forest Whitaker, James Earl Jones.
Box Office: $1.030 miliardi
Consigli: C'è tutto il mondo di "Star Wars", ma non si vede. o meglio sì, la saga è sempre ben presente per tutto il film, ma "Rogue One" mette ben in chiaro che, diversamente dall'ultimo episodio 7, qui le vicende e i personaggi sono altri. Da un lato sarebbe meglio così, non fosse che il risultato finale traballa fra un primo tempo letargico e un secondo adrenalinico e spettacolare, per una sommatoria che non è necessariamente una sufficienza su tutti i fronti. Colonna sonora di Giacchino in linea con quelle di Williams, pur mantenendo l'identità del suo creatore, effetti speciali galattici e una protagonista un po' antipatica, ma ben impersonata dalla brava Felicity Jones, qui affiancata da un cast multietnico come solo l'eterogeneo mondo di Lucas poteva partorire. Insomma, sulla carta è sempre la solita solfa, ma il risultato differisce di non poco. Piacerà a moltissimi, ne sono certo, ma io non ho vissuto la magia.
Parola chiave: Stellina.
Se ti interessa/ti è piaciuto
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 1290: "Rogue One" (2016) di Gareth Edwards
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Questa non è una recensione facile da fare. Ho atteso impaziente di vedere questo film, ne avevo una voglia matta e sono arrivato al cinema carico di speranze. Adoro "Star Wars" e mi piace come si stia rinnovando e rivedendo il franchise, rilanciandone le sorti e certamente anche per questo motivo ho dato per scontato che avrei sicuramente amato "Rogue One". Non è andata esattamente così.
La verità è che durante il primo tempo ho fatto fatica a stare sveglio. Anzi, credo di aver ceduto, per qualche istante. Perché l'inizio di questa storia ha due difetti: è lentissimo ed è preso troppo alla lontana. Forse una trama leggermente sforbiciata (in 2h e 13 minuti qualcosina si trovava) avrebbe aiutato ad ingranare da subito e anche se è ovviamente apprezzabile che si sia deciso di contestualizzare bene la storia, rivelandone scenari principali e non, mi è parso tutto un tantino esagerato, anche perché ci si concentra molto sulla parte antagonista (che francamente non è così interessante). Inoltre ho trovato i personaggi principali - robot compreso - inizialmente antipatici ad esclusione di Saw Gerrera (Forest Whitaker) che, invece, lo è sempre.
Il secondo tempo è quello che mi ha salvato la situazione. Avvilito dalle prime impressioni negative, ho trovato nello svilupparsi della storia motivo di conforto. Grazie ad una seconda parte che si perde meno in chiacchiere e passa ai fatti, "Rogue One" riesce comunque a fare centro. La tanto decantata ribellione comincia e quando si prendono le armi in mano, non ce n'è per nessuno. Gli effetti speciali spettacolari rendono l'azione e la guerra particolarmente efficaci, incalzate da una colonna sonora d'effetto. Nel finale, la scena della battaglia è davvero ben riuscita e anche se manca un po' il dinamismo piacevole di J.J. Abrams, va detto che le scene sono efficaci e realistiche, tanto che mi hanno ricordato veri e propri sbarchi, oltre che in un certo qual modo la regia spielbergiana di "Salvate il soldato Ryan". Insomma, non mancano le emozioni forti. Le quali, tra l'altro, sono anche garantite da un paio di personaggi riprodotti interamente attraverso la computer grafica: Grand Moff Tarkin (Peter Cushing) e la Principessa Leila (Carrie Fisher). Il punto non è tanto che Cushing sia morto nel 1994 e la Fisher sia prematuramente venuta a mancare proprio il giorno in cui ho visto questo film, quanto che la loro ricostruzione attraverso gli effetti speciali è posticcia e si vede. Leila appare solo giovanissima in un cameo, ma Grand Moff Tarkin è un personaggio della storia a tutti gli effetti e la sua presenza a fianco degli altri attori stona e distrae non poco durante tutta la visione. Non so se questa fosse l'unica soluzione praticabile, sicuramente non ha mancato di far discutere.
Questa problematica a parte, il risultato finale si salva in corner, ma per quanto mi riguarda non è stata una visione soddisfacente. Certo, nel mio giudizio c'è anche la delusione di non aver trovato ciò che mi aspettavo, motivo per cui sono sicuro che una seconda visione saprà in parte ribaltare la mia prima impressione non esattamente entusiasta. Sta di fatto che, secondo me, questo spin-off sia assolutamente più debole di quell'intricata storia che è tutto il mondo di "Star Wars". Ho apprezzato l'onestà di un finale che non ha paura di mettere in pratica l'estremo sacrificio e questo, su tutto, mi ha fatto propendere per un'opinione complessivamente positiva dell'ennesimo prodotto del franchise di Lucas, anche se con le riserve di cui sopra. Poi sì, mi aspettavo molto di più e, forse per questo, ci sono rimasto male.
Ps. Candidato a 2 premi Oscar 2017: Migliori effetti speciali e missaggio sonoro.
Film 15 - Star wars: Episodio I - La minaccia fantasma
Film 23 - Star wars: Episodio II - L'attacco dei cloni
Film 30 - Star wars: Episodio III - La vendetta dei sith
Film 37 - Guerre stellari: Episodio IV - Una nuova speranza
Film 41 - Star Wars: Episodio V - L'impero colpisce ancora
Film 50 - Star Wars: Episodio VI - Il ritorno dello Jedi
Film 1072 - Star Wars - Il risveglio della Forza 3D
Film 1080 - Star Wars - Il risveglio della Forza
Film 1469 - Star Wars: The Last Jedi
Film 1595 - Star Wars: The Last Jedi
Film 1816 - Star Wars: The Rise of Skywalker
Film 1290 - Rogue One
Film 1679 - Solo: A Star Wars Story
Cast: Felicity Jones, Diego Luna, Ben Mendelsohn, Donnie Yen, Mads Mikkelsen, Alan Tudyk, Jiang Wen, Forest Whitaker, James Earl Jones.
Box Office: $1.030 miliardi
Consigli: C'è tutto il mondo di "Star Wars", ma non si vede. o meglio sì, la saga è sempre ben presente per tutto il film, ma "Rogue One" mette ben in chiaro che, diversamente dall'ultimo episodio 7, qui le vicende e i personaggi sono altri. Da un lato sarebbe meglio così, non fosse che il risultato finale traballa fra un primo tempo letargico e un secondo adrenalinico e spettacolare, per una sommatoria che non è necessariamente una sufficienza su tutti i fronti. Colonna sonora di Giacchino in linea con quelle di Williams, pur mantenendo l'identità del suo creatore, effetti speciali galattici e una protagonista un po' antipatica, ma ben impersonata dalla brava Felicity Jones, qui affiancata da un cast multietnico come solo l'eterogeneo mondo di Lucas poteva partorire. Insomma, sulla carta è sempre la solita solfa, ma il risultato differisce di non poco. Piacerà a moltissimi, ne sono certo, ma io non ho vissuto la magia.
Parola chiave: Stellina.
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sabato 28 gennaio 2017
Quando la commedia non paga, ovvero come vincere un Oscar scegliendo solo ruoli drammatici {parte 2}
Seconda parte del mio piccolo esperimento di verifica di una teoria legata al mondo delle premiazioni cinematografiche mad in USA, ovvero: è vero, come sembra a me, che il genere drammatico agli Oscar tenda a risultare più spesso vincente rispetto a quello comico/musical?
Ecco perché ho preso in esame i casi dal 1991 al 2016 dividendoli in due post, per verificare la mia teoria confrontando i vincitori nelle categorie attoriali dei Golden Globes con quelli che sono stati poi i trionfatori per l'Academy.
In questo post vedremo se effettivamente la teoria sarà confermata o smentita e, soprattutto, se i miei pronostici per quest'anno troveranno fondamento nel discorso affrontato qui.
I dati del secondo parziale ci dicono che, su 24 possibilità totali, la mia teoria che agli Oscar i ruoli drammatici battono i ruoli comici si è verificata ben 17 volte!
Rispetto al periodo 1991 - 2004, sono stati solamente 2 i casi in cui gli Oscar non hanno premiato nessuno degli attori che precedentemente avevano già vinto il Golden Globe per l'edizione dello stesso anno, premiando quindi in 5 occasioni gli stessi vincitori delle categorie comedy/musical.
Andando ad unire tutti i dati raccolti, si ottengono i seguenti totali.
Dal 1991 al 2016, la mia teoria che agli Oscar i ruoli drammatici hanno più probabilità di vincere rispetto a quelli comici si è verificata 33 volte su 52 possibilità totali. Ovvero circa il 65% delle volte.
Se si verificassero i miei pronostici per i prossimi Oscar di febbraio, la situazione rimarrebbe di fatto invariata. Staremo a vedere cosa succederà il 24 febbraio.
Per tirare le somme, alla fine anche se non con una percentuale schiacciante - come francamente mi immaginavo - nelle ultime 16 edizioni ha prevalso la mia teoria. Che un ruolo drammatico attragga naturalmente e più facilmente il voto di un giurato lo posso capire, anche se non sempre le interpretazioni migliori sono davvero quelle di stampo più serio. Un grandissimo errore in questo senso, a mio avviso, è stato privare Nicole Kidman dell'Oscar per "Moulin Rouge!", causando così una sorta di slittamento a catena in avanti nelle edizioni successive che hanno, sì, portato alla vittoria la Kidman, ma pur sempre a discapito di qualcun'altra (nello specifico la Zellweger, anche lei privata del riconoscimento per il ruolo giusto e in un secondo momento premiata per un'interpretazione di fatto minore). Questo è soltanto un esempio di come a volte basterebbe un minimo di buon senso. Come non votare mai per Reese Witherspoon, ma questa è un'altra storia...
#HollywoodCiak
Bengi
Ecco perché ho preso in esame i casi dal 1991 al 2016 dividendoli in due post, per verificare la mia teoria confrontando i vincitori nelle categorie attoriali dei Golden Globes con quelli che sono stati poi i trionfatori per l'Academy.
In questo post vedremo se effettivamente la teoria sarà confermata o smentita e, soprattutto, se i miei pronostici per quest'anno troveranno fondamento nel discorso affrontato qui.
Golden Globes vs Oscars
o
Drama vs Comedy
o
Drama vs Comedy
2005 | |||
Golden Globes | |||
Best Actor - Drama | Best Actor - Musical or Comedy | Best Actress - Drama | Best Actress - Musical or Comedy |
Leonardo DiCaprio - The Aviator as Howard Hughes | Jamie Foxx - Ray as Ray Charles | Hilary Swank - Million Dollar Baby | Annette Bening - Being Julia |
Oscars | |||
Best actor | Best actress | ||
Jamie Foxx – Ray | Hilary Swank – Million Dollar Baby |
2006 | |||
Golden Globes | |||
Best Actor - Drama | Best Actor - Musical or Comedy | Best Actress - Drama | Best Actress - Musical or Comedy |
Philip Seymour Hoffman - Capote as Truman Capote | Joaquin Phoenix - Walk the Line | Felicity Huffman - Transamerica | Reese Witherspoon - Walk the Line |
Oscars | |||
Best actor | Best actress | ||
Philip Seymour Hoffman – Capote | Reese Witherspoon - Walk the Line |
2007 | |||
Golden Globes | |||
Best Actor - Drama | Best Actor - Musical or Comedy | Best Actress - Drama | Best Actress - Musical or Comedy |
Forest Whitaker - The Last King of Scotland | Sacha Baron Cohen - Borat: Cultural Learnings of America for Make Benefit Glorious Nation of Kazakhstan | Helen Mirren - The Queen | Meryl Streep - The Devil Wears Prada |
Oscars | |||
Best actor | Best actress | ||
Forest Whitaker – The Last King of Scotland | Helen Mirren – The Queen |
2008 | |||
Golden Globes | |||
Best Actor - Drama | Best Actor - Musical or Comedy | Best Actress - Drama | Best Actress - Musical or Comedy |
Daniel Day-Lewis - There Will Be Blood | Johnny Depp - Sweeney Todd: The Demon Barber of Fleet Street | Julie Christie - Away From Her | Marion Cotillard - La Môme |
Oscars | |||
Best actor | Best actress | ||
Daniel Day-Lewis - There Will Be Blood | Marion Cotillard - La Môme |
2009 | |||
Golden Globes | |||
Best Actor - Drama | Best Actor - Musical or Comedy | Best Actress - Drama | Best Actress - Musical or Comedy |
Mickey Rourke - The Wrestler | Colin Farrell - In Bruges | Kate Winslet - Revolutionary Road | Sally Hawkins - Happy-Go-Lucky |
Oscars | |||
Best actor | Best actress | ||
Sean Penn – Milk | Kate Winslet – The Reader |
2010 | |||
Golden Globes | |||
Best Actor - Drama | Best Actor - Musical or Comedy | Best Actress - Drama | Best Actress - Musical or Comedy |
Jeff Bridges – Crazy Heart | Robert Downey, Jr. – Sherlock Holmes | Sandra Bullock – The Blind Side | Meryl Streep – Julie & Julia |
Oscars | |||
Best actor | Best actress | ||
Jeff Bridges – Crazy Heart | Sandra Bullock – The Blind Side |
2011 | |||
Golden Globes | |||
Best Actor - Drama | Best Actor - Musical or Comedy | Best Actress - Drama | Best Actress - Musical or Comedy |
Colin Firth – The King's Speech | Paul Giamatti – Barney's Version | Natalie Portman – Black Swan | Annette Bening – The Kids Are All Right |
Oscars | |||
Best actor | Best actress | ||
Colin Firth – The King's Speech | Natalie Portman – Black Swan |
2012 | |||
Golden Globes | |||
Best Actor - Drama | Best Actor - Musical or Comedy | Best Actress - Drama | Best Actress - Musical or Comedy |
George Clooney – The Descendants | Jean Dujardin – The Artist | Meryl Streep – The Iron Lady | Michelle Williams – My Week with Marilyn |
Oscars | |||
Best actor | Best actress | ||
Jean Dujardin – The Artist | Meryl Streep – The Iron Lady |
2013 | |||
Golden Globes | |||
Best Actor - Drama | Best Actor - Musical or Comedy | Best Actress - Drama | Best Actress - Musical or Comedy |
Daniel Day-Lewis – Lincoln | Hugh Jackman – Les Misérables | Jessica Chastain – Zero Dark Thirty | Jennifer Lawrence – Silver Linings Playbook |
Oscars | |||
Best actor | Best actress | ||
Daniel Day-Lewis – Lincoln | Jennifer Lawrence – Silver Linings Playbook |
2014 | |||
Golden Globes | |||
Best Actor - Drama | Best Actor - Musical or Comedy | Best Actress - Drama | Best Actress - Musical or Comedy |
Matthew McConaughey – Dallas Buyers Club | Leonardo DiCaprio – The Wolf of Wall Street | Cate Blanchett – Blue Jasmine | Amy Adams – American Hustle |
Oscars | |||
Best actor | Best actress | ||
Matthew McConaughey – Dallas Buyers Club | Cate Blanchett – Blue Jasmine |
2015 | |||
Golden Globes | |||
Best Actor - Drama | Best Actor - Musical or Comedy | Best Actress - Drama | Best Actress - Musical or Comedy |
Eddie Redmayne – The Theory of Everything | Michael Keaton – Birdman | Julianne Moore – Still Alice | Amy Adams – Big Eyes |
Oscars | |||
Best actor | Best actress | ||
Eddie Redmayne – The Theory of Everything | Julianne Moore – Still Alice |
2016 | |||
Golden Globes | |||
Best Actor - Drama | Best Actor - Musical or Comedy | Best Actress - Drama | Best Actress - Musical or Comedy |
Leonardo DiCaprio – The Revenant | Matt Damon – The Martian | Brie Larson – Room | Jennifer Lawrence – Joy |
Oscars | |||
Best actor | Best actress | ||
Leonardo DiCaprio – The Revenant | Brie Larson – Room |
2017 | |||
Golden Globes | |||
Best Actor - Drama | Best Actor - Musical or Comedy | Best Actress - Drama | Best Actress - Musical or Comedy |
Casey Affleck – Manchester by the Sea | Ryan Gosling – La La Land | Isabelle Huppert – Elle | Emma Stone – La La Land |
Oscars | |||
Le mie previsioni | |||
Best actor | Best actress | ||
Casey Affleck – Manchester by the Sea | Emma Stone – La La Land |
I dati del secondo parziale ci dicono che, su 24 possibilità totali, la mia teoria che agli Oscar i ruoli drammatici battono i ruoli comici si è verificata ben 17 volte!
Rispetto al periodo 1991 - 2004, sono stati solamente 2 i casi in cui gli Oscar non hanno premiato nessuno degli attori che precedentemente avevano già vinto il Golden Globe per l'edizione dello stesso anno, premiando quindi in 5 occasioni gli stessi vincitori delle categorie comedy/musical.
Andando ad unire tutti i dati raccolti, si ottengono i seguenti totali.
Dal 1991 al 2016, la mia teoria che agli Oscar i ruoli drammatici hanno più probabilità di vincere rispetto a quelli comici si è verificata 33 volte su 52 possibilità totali. Ovvero circa il 65% delle volte.
Se si verificassero i miei pronostici per i prossimi Oscar di febbraio, la situazione rimarrebbe di fatto invariata. Staremo a vedere cosa succederà il 24 febbraio.
Per tirare le somme, alla fine anche se non con una percentuale schiacciante - come francamente mi immaginavo - nelle ultime 16 edizioni ha prevalso la mia teoria. Che un ruolo drammatico attragga naturalmente e più facilmente il voto di un giurato lo posso capire, anche se non sempre le interpretazioni migliori sono davvero quelle di stampo più serio. Un grandissimo errore in questo senso, a mio avviso, è stato privare Nicole Kidman dell'Oscar per "Moulin Rouge!", causando così una sorta di slittamento a catena in avanti nelle edizioni successive che hanno, sì, portato alla vittoria la Kidman, ma pur sempre a discapito di qualcun'altra (nello specifico la Zellweger, anche lei privata del riconoscimento per il ruolo giusto e in un secondo momento premiata per un'interpretazione di fatto minore). Questo è soltanto un esempio di come a volte basterebbe un minimo di buon senso. Come non votare mai per Reese Witherspoon, ma questa è un'altra storia...
#HollywoodCiak
Bengi
Quando la commedia non paga, ovvero come vincere un Oscar scegliendo solo ruoli drammatici {parte 1}
Nell'anno dei sequel che floppano al botteghino, dei cartoni animati che fanno il botto e dei musical che ritrovano uno spazio di primo piano nel panorama cinematografico, mi è capitato di prendere coscienza di un pensiero che ho sempre avuto nella testa senza mai razionalizzarlo.
Il punto è questo. Dopo oltre 10 anni di dirette notturne a seguire Oscar, Golden Globe, BAFTA e chi più ne ha più ne metta, sono giunto ad una conclusione che mi pare si sia verificata spesso nelle edizioni passate e, chissà, magari troverà conferma anche in questo 2017. Ovvero: il genere drammatico aiuta effettivamente di più a vincere un Oscar rispetto alla commedia (o musical, come piace distinguere ai Globes). Ma sarà davvero così?
Ecco perché mi è venuta voglia di prendere in esame i casi dal 1991 al 2016 dividendoli in due post, per verificare la mia teoria confrontando i vincitori nelle categorie attoriali dei Golden Globes con quelli che sono stati poi i trionfatori per l'Academy, aggiungendo eventualmente il mio parere personale su chi effettivamente meritasse il premio. Vedremo se la teoria sarà confermata o smentita e, soprattutto, se i miei pronostici per quest'anno troveranno fondamento nel discorso affrontato qui.
Per ora la mia teoria che agli Oscar i ruoli drammatici battono i ruoli comici si è verificata 16 volte su 28 possibilità totali.
Va detto che i casi "puri" in cui effettivamente i vincitori ai Globes nella categoria "comedy or musical" sono stati gli stessi che, poi, si sono anche portati a casa un Oscar sono stati 3 in totale (e comunque uno scandaloso con Gwyneth Paltrow che batte Cate Blanchett con il suo ruolo in "Shakespeare in Love"). Negli altri casi si è trattato di un vincitore estraneo a chi aveva trionfato ai Globes, di cui 7 nomi comunque provenienti dalla categoria "drama".
Vediamo cosa succederà, nel prossimo post, con il secondo ed ultimo gruppo di vincitori e se la teoria sarà, di fatto, verificata.
#HollywoodCiak
Bengi
Ecco perché mi è venuta voglia di prendere in esame i casi dal 1991 al 2016 dividendoli in due post, per verificare la mia teoria confrontando i vincitori nelle categorie attoriali dei Golden Globes con quelli che sono stati poi i trionfatori per l'Academy, aggiungendo eventualmente il mio parere personale su chi effettivamente meritasse il premio. Vedremo se la teoria sarà confermata o smentita e, soprattutto, se i miei pronostici per quest'anno troveranno fondamento nel discorso affrontato qui.
Golden Globes vs Oscars
o
Drama vs Comedy
o
Drama vs Comedy
1991 | |||
Golden Globes | |||
Best Actor - Drama | Best Actor - Musical or Comedy | Best Actress - Drama | Best Actress - Musical or Comedy |
Jeremy Irons - Reversal of Fortune | Gérard Depardieu - Green Card | Kathy Bates - Misery | Julia Roberts - Pretty Woman |
Oscars | |||
Best actor | Best actress | ||
Jeremy Irons - Reversal of Fortune | Kathy Bates - Misery |
1992 | |||
Golden Globes | |||
Best Actor - Drama | Best Actor - Musical or Comedy | Best Actress - Drama | Best Actress - Musical or Comedy |
Nick Nolte - The Prince of Tides | Robin Williams - The Fisher King | Jodie Foster - The Silence of the Lambs | Bette Midler - For the Boys |
Oscars | |||
Best actor | Best actress | ||
Anthony Hopkins – The Silence of the Lambs | Jodie Foster – The Silence of the Lambs |
1993 | |||
Golden Globes | |||
Best Actor - Drama | Best Actor - Musical or Comedy | Best Actress - Drama | Best Actress - Musical or Comedy |
Al Pacino - Scent of a Woman | Tim Robbins - The Player | Emma Thompson - Howards End | Miranda Richardson - Enchanted April |
Oscars | |||
Best actor | Best actress | ||
Al Pacino – Scent of a Woman | Emma Thompson – Howards End |
1994 | |||
Golden Globes | |||
Best Actor - Drama | Best Actor - Musical or Comedy | Best Actress - Drama | Best Actress - Musical or Comedy |
Tom Hanks - Philadelphia | Robin Williams - Mrs. Doubtfire | Holly Hunter - The Piano | Angela Bassett - What's Love Got to Do with It |
Oscars | |||
Best actor | Best actress | ||
Tom Hanks – Philadelphia | Holly Hunter – The Piano |
1995 | |||
Golden Globes | |||
Best Actor - Drama | Best Actor - Musical or Comedy | Best Actress - Drama | Best Actress - Musical or Comedy |
Tom Hanks – Forrest Gump | Hugh Grant – Four Weddings and a Funeral | Jessica Lange – Blue Sky | Jamie Lee Curtis – True Lies |
Oscars | |||
Best actor | Best actress | ||
Tom Hanks – Forrest Gump | Jessica Lange – Blue Sky |
1996 | |||
Golden Globes | |||
Best Actor - Drama | Best Actor - Musical or Comedy | Best Actress - Drama | Best Actress - Musical or Comedy |
Nicolas Cage – Leaving Las Vegas | John Travolta – Get Shorty | Sharon Stone – Casino | Nicole Kidman – To Die For |
Oscars | |||
Best actor | Best actress | ||
Nicolas Cage – Leaving Las Vegas | Susan Sarandon – Dead Man Walking |
1997 | |||
Golden Globes | |||
Best Actor - Drama | Best Actor - Musical or Comedy | Best Actress - Drama | Best Actress - Musical or Comedy |
Geoffrey Rush – Shine | Tom Cruise – Jerry Maguire | Brenda Blethyn – Secrets & Lies | Madonna – Evita |
Oscars | |||
Best actor | Best actress | ||
Geoffrey Rush – Shine | Frances McDormand – Fargo |
1998 | |||
Golden Globes | |||
Best Actor - Drama | Best Actor - Musical or Comedy | Best Actress - Drama | Best Actress - Musical or Comedy |
Peter Fonda – Ulee's Gold | Jack Nicholson – As Good as It Gets | Judi Dench – Mrs. Brown | Helen Hunt – As Good as It Gets |
Oscars | |||
Best actor | Best actress | ||
Jack Nicholson – As Good as It Gets | Helen Hunt – As Good as It Gets |
1999 | |||
Golden Globes | |||
Best Actor - Drama | Best Actor - Musical or Comedy | Best Actress - Drama | Best Actress - Musical or Comedy |
Jim Carrey – The Truman Show | Michael Caine – Little Voice | Cate Blanchett – Elizabeth | Gwyneth Paltrow – Shakespeare in Love |
Oscars | |||
Best actor | Best actress | ||
Roberto Benigni – La vita è bella | Gwyneth Paltrow – Shakespeare in Love |
2000 | |||
Golden Globes | |||
Best Actor - Drama | Best Actor - Musical or Comedy | Best Actress - Drama | Best Actress - Musical or Comedy |
Denzel Washington – The Hurricane | Jim Carrey – Man on the Moon | Hilary Swank – Boys Don't Cry | Janet McTeer – Tumbleweeds |
Oscars | |||
Best actor | Best actress | ||
Kevin Spacey – American Beauty | Hilary Swank – Boys Don't Cry |
2001 | |||
Golden Globes | |||
Best Actor - Drama | Best Actor - Musical or Comedy | Best Actress - Drama | Best Actress - Musical or Comedy |
Tom Hanks - Cast Away | George Clooney - O Brother, Where Art Thou? | Julia Roberts - Erin Brockovich | Renée Zellweger - Nurse Betty |
Oscars | |||
Best actor | Best actress | ||
Russell Crowe – Gladiator | Julia Roberts - Erin Brockovich |
2002 | |||
Golden Globes | |||
Best Actor - Drama | Best Actor - Musical or Comedy | Best Actress - Drama | Best Actress - Musical or Comedy |
Russell Crowe - A Beautiful Mind | Gene Hackman - The Royal Tenenbaums | Sissy Spacek - In the Bedroom | Nicole Kidman - Moulin Rouge! |
Oscars | |||
Best actor | Best actress | ||
Denzel Washington – Training Day | Halle Berry – Monster's Ball |
2003 | |||
Golden Globes | |||
Best Actor - Drama | Best Actor - Musical or Comedy | Best Actress - Drama | Best Actress - Musical or Comedy |
Jack Nicholson - About Schmidt | Richard Gere - Chicago | Nicole Kidman - The Hours | Renée Zellweger - Chicago |
Oscars | |||
Best actor | Best actress | ||
Adrien Brody – The Pianist | Nicole Kidman - The Hours |
2004 | |||
Golden Globes | |||
Best Actor - Drama | Best Actor - Musical or Comedy | Best Actress - Drama | Best Actress - Musical or Comedy |
Sean Penn - Mystic River | Bill Murray - Lost in Translation | Charlize Theron - Monster | Diane Keaton - Something's Gotta Give |
Oscars | |||
Best actor | Best actress | ||
Sean Penn – Mystic River | Charlize Theron - Monster |
Per ora la mia teoria che agli Oscar i ruoli drammatici battono i ruoli comici si è verificata 16 volte su 28 possibilità totali.
Va detto che i casi "puri" in cui effettivamente i vincitori ai Globes nella categoria "comedy or musical" sono stati gli stessi che, poi, si sono anche portati a casa un Oscar sono stati 3 in totale (e comunque uno scandaloso con Gwyneth Paltrow che batte Cate Blanchett con il suo ruolo in "Shakespeare in Love"). Negli altri casi si è trattato di un vincitore estraneo a chi aveva trionfato ai Globes, di cui 7 nomi comunque provenienti dalla categoria "drama".
Vediamo cosa succederà, nel prossimo post, con il secondo ed ultimo gruppo di vincitori e se la teoria sarà, di fatto, verificata.
#HollywoodCiak
Bengi
venerdì 27 gennaio 2017
Film 1289 - Magnifica presenza
Netflix lo ha reso disponibile all'interno del suo catalogo e la curiosità di recuperare questo titolo ha preso il sopravvento.
Film 1289: "Magnifica presenza" (2012) di Ferzan Ozpetek
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: "Magnifica presenza" non è il primo film di Ozpetek che vedo, ma sicuramente è il suo più almodovariano. Si potrebbe già dire in partenza di Ozpetek che sia il regista italiano più simile al famoso spagnolo e certamente nel caso di questa pellicola non mancano le similitudini con Almodóvar: tematiche LGBT, un timido protagonista gay isolato dalla società che vive in un mondo tutto suo, fantasmi, atmosfere musicali ad hoc che connotano inconfutabilmente il prodotto finale.
I fantasmi sono il fulcro della vicenda, una compagnia teatrale appariscente quanto fuori dal tempo che il giovane Pietro (Elio Germano) scambia per inquilini abusivi del suo appena affittato appartamento. Dovendo necessariamente passare sopra all'assurda premessa - non dei fantasmi, ma del ragazzo ostinato a sfrattarli -, nell'insieme il film costituisce comunque un azzardo per il cinema nostrano che è giusto incoraggiare nonostante un risultato finale non all'altezza delle aspettative. L'ottimo cast risulta un po' sprecato per una storia che, di fatto, fatica a trovare quella spinta che ne giustifichi la realizzazione oltre la trovata commerciale della casa infestata all'interno di un prodotto, se vogliamo, d'autore. E il tono drammatico che si vorrebbe trovare nella scelta di legare la Compagnia Apollonio alla Seconda Guerra Mondiale oltre che, addirittura, alla Resistenza, francamente perde di credibilità nella scena finale del confronto con Livia Morosini (Anna Proclemer), anziana ed unica sopravvissuta dell'originale compagnia con la quale Pietro si scontrerà in un dialogo inutilmente volgare e aggressivo, surreale e comunque fuori luogo rispetto ai toni precedenti (senza contare che nel momento di massima rabbia la Signora assomiglia spaventosamente a Bilbo Baggins quando rivede l'Anello al collo di Frodo, il che rende tutto ancora più ridicolo).
Ultime due considerazioni finali. La prima è che Vittoria Puccini è palesemente stata ingaggiata solo per la (bellissima) scena alla Greta Garbo. Per il resto è l'unica di cui si può distintamente dire che stia recitando. La seconda è una questione più generale, legata a una tendenza di certe storie del cinema italiano che ho trovato anche qui. Perché, mi chiedo, si intraprendono mille percorsi narrativi che poi non si finiscono? Che fine fanno, per esempio, la storia d'amore con il vicino, il provino, il medico che pensa di averlo curato e pure sa che non è così? La sensazione è che si voglia a tutti i costi arricchire il racconto, aggiungerne parti che, nel momento in cui si è giunti allo snodo principale che si intendeva affrontare, vengono abbandonate senza fornirne adeguato sviluppo narrativo. Lo trovo frustrante, oltre che inutile. Allungare la broda non fa bene né al film, né a chi lo guarda.
Insomma, "Magnifica presenza" mi è sembrato un esperimento molto teatrale sia per l'alto numero di scene al chiuso, sia per una certa impostazione dei personaggi (uno su tutti la Badessa di Platinette). Il risultato finale non mi ha onestamente soddisfatto, anche se ho apprezzato l'idea al cuore della storia e il tentativo di svincolarsi dalle solite tematiche del cinema drammatico made in Italy. NC'è il potenziale, ma manca qualcosa che dia la spinta giusta.
Cast: Elio Germano, Margherita Buy, Vittoria Puccini, Beppe Fiorello, Andrea Bosca, Paola Minaccioni, Ambrogio Maestri, Anna Proclemer, Cem Yılmaz, Mauro Coruzzi, Massimiliano Gallo, Gianluca Gori, Loredana Cannata, Daniele Luchetti.
Box Office: € 3.180.000
Consigli: Dopo aver visto questo film ho sempre più la sensazione che ci sia un legame tra le opere di Ozpetek e il cibo. Magari anche questa osservazione può essere uno spunto per dicidersi a scegliere "Magnifica presenza" o un altro tra i titoli del regista turco, per verificarne una sorta di attendibilità. Al di là di questo, il film non è esattamente la scelta perfetta per una serata spensierata e allegra. Se il primo tempo riesce a consegnare qualche momento simpatico legato allo straniamento delle due compagini che si trovano all'improvviso a doversi sopravvivere, nella seconda parte i toni si fanno decisamente più seri e, in ogni caso, il drammatico destino della compagnia non potrà che appesantire i toni. In ogni caso, per quanto non abbia trovato esattamente quello che mi aspettassi di trovare, un titolo italiano al di fuori dei soliti canoni è comunque già di per sé un buon risultato.
Parola chiave: Soffiata.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 1289: "Magnifica presenza" (2012) di Ferzan Ozpetek
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: "Magnifica presenza" non è il primo film di Ozpetek che vedo, ma sicuramente è il suo più almodovariano. Si potrebbe già dire in partenza di Ozpetek che sia il regista italiano più simile al famoso spagnolo e certamente nel caso di questa pellicola non mancano le similitudini con Almodóvar: tematiche LGBT, un timido protagonista gay isolato dalla società che vive in un mondo tutto suo, fantasmi, atmosfere musicali ad hoc che connotano inconfutabilmente il prodotto finale.
I fantasmi sono il fulcro della vicenda, una compagnia teatrale appariscente quanto fuori dal tempo che il giovane Pietro (Elio Germano) scambia per inquilini abusivi del suo appena affittato appartamento. Dovendo necessariamente passare sopra all'assurda premessa - non dei fantasmi, ma del ragazzo ostinato a sfrattarli -, nell'insieme il film costituisce comunque un azzardo per il cinema nostrano che è giusto incoraggiare nonostante un risultato finale non all'altezza delle aspettative. L'ottimo cast risulta un po' sprecato per una storia che, di fatto, fatica a trovare quella spinta che ne giustifichi la realizzazione oltre la trovata commerciale della casa infestata all'interno di un prodotto, se vogliamo, d'autore. E il tono drammatico che si vorrebbe trovare nella scelta di legare la Compagnia Apollonio alla Seconda Guerra Mondiale oltre che, addirittura, alla Resistenza, francamente perde di credibilità nella scena finale del confronto con Livia Morosini (Anna Proclemer), anziana ed unica sopravvissuta dell'originale compagnia con la quale Pietro si scontrerà in un dialogo inutilmente volgare e aggressivo, surreale e comunque fuori luogo rispetto ai toni precedenti (senza contare che nel momento di massima rabbia la Signora assomiglia spaventosamente a Bilbo Baggins quando rivede l'Anello al collo di Frodo, il che rende tutto ancora più ridicolo).
Ultime due considerazioni finali. La prima è che Vittoria Puccini è palesemente stata ingaggiata solo per la (bellissima) scena alla Greta Garbo. Per il resto è l'unica di cui si può distintamente dire che stia recitando. La seconda è una questione più generale, legata a una tendenza di certe storie del cinema italiano che ho trovato anche qui. Perché, mi chiedo, si intraprendono mille percorsi narrativi che poi non si finiscono? Che fine fanno, per esempio, la storia d'amore con il vicino, il provino, il medico che pensa di averlo curato e pure sa che non è così? La sensazione è che si voglia a tutti i costi arricchire il racconto, aggiungerne parti che, nel momento in cui si è giunti allo snodo principale che si intendeva affrontare, vengono abbandonate senza fornirne adeguato sviluppo narrativo. Lo trovo frustrante, oltre che inutile. Allungare la broda non fa bene né al film, né a chi lo guarda.
Insomma, "Magnifica presenza" mi è sembrato un esperimento molto teatrale sia per l'alto numero di scene al chiuso, sia per una certa impostazione dei personaggi (uno su tutti la Badessa di Platinette). Il risultato finale non mi ha onestamente soddisfatto, anche se ho apprezzato l'idea al cuore della storia e il tentativo di svincolarsi dalle solite tematiche del cinema drammatico made in Italy. NC'è il potenziale, ma manca qualcosa che dia la spinta giusta.
Cast: Elio Germano, Margherita Buy, Vittoria Puccini, Beppe Fiorello, Andrea Bosca, Paola Minaccioni, Ambrogio Maestri, Anna Proclemer, Cem Yılmaz, Mauro Coruzzi, Massimiliano Gallo, Gianluca Gori, Loredana Cannata, Daniele Luchetti.
Box Office: € 3.180.000
Consigli: Dopo aver visto questo film ho sempre più la sensazione che ci sia un legame tra le opere di Ozpetek e il cibo. Magari anche questa osservazione può essere uno spunto per dicidersi a scegliere "Magnifica presenza" o un altro tra i titoli del regista turco, per verificarne una sorta di attendibilità. Al di là di questo, il film non è esattamente la scelta perfetta per una serata spensierata e allegra. Se il primo tempo riesce a consegnare qualche momento simpatico legato allo straniamento delle due compagini che si trovano all'improvviso a doversi sopravvivere, nella seconda parte i toni si fanno decisamente più seri e, in ogni caso, il drammatico destino della compagnia non potrà che appesantire i toni. In ogni caso, per quanto non abbia trovato esattamente quello che mi aspettassi di trovare, un titolo italiano al di fuori dei soliti canoni è comunque già di per sé un buon risultato.
Parola chiave: Soffiata.
Trailer
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giovedì 26 gennaio 2017
Film 1288 - Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo
E finalmente, sempre grazie a Netflix, si finisce la saga!
Film 1288: "Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo" (2008) di Steven Spielberg
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Dall'incasso accumulato da questa pellicola direi che c'era non poca attesa per il grande ritorno di Indy sullo schermo! Peccato che le sorti della trama non siano state altrettanto soddisfacenti...
Mai come negli ultimi tempi Steven Spielberg ci ha abituato a una produzione altalenante a livello qualitativo, riuscendo sempre meno a portare a casa gli eclatanti risultati di un tempo. I trionfi di "Lincoln" e "Il ponte delle spie" cozzano non poco con i risultati mediocri, se non cattivi, di pellicole come "War Horse" (checché ne dica l'Academy, a mio avviso è stato un brutto film), "Le avventure di Tintin - Il segreto dell'Unicorno" e l'ultimo clamoroso flop de "Il GGG - Il grande gigante gentile". Questo quarto "Indiana Jones" si inserisce a metà strada, in quanto il box-office è stato certamente fortunato anche se la pellicola di per sé non è particolarmente bella.
La penultima avventura del professore con la frusta - "Indiana Jones 5" arriverà negli USA il 19 luglio 2019 - è spesso un rimando alle precedenti, con un'evidente ritorno allo spirito che ha reso famoso il franchise negli anni '80. Al di là dei costumi e delle scenografie, oltre che il tempo storico d'ambientazione, è palese fin dalle prime scene che si tratti in tutto e per tutto di un'operazione-nostalgia leggermente evoluta, nel senso che va ammesso che la storia ci provi davvero ad andare oltre i propri stessi archetipi, pur non consegnando allo spettatore un'avventura veramente degna. Con quasi 20 anni di tempo per far tornare Jones sul grande schermo, mi spiace ma no, gli alieni si potevano tranquillamente lasciare a casa. Come l'esplosione atomica cui si sopravvive entrando nel frigorifero. Come il brutto personaggio di Irina Spalko, reso tollerabile solamente dall'ottimo lavoro della Blanchett. Come si poteva scimmiottare meno Brando con il personaggio del giovane e irruento Mutt Williams (Shia LaBeouf).
Volendo tralasciare gli scivoloni della sceneggiatura - sugli alieni però non mollo! -, va detto che, appunto, "Indiana Jones and the Kingdom of the Crystal Skull" ha il pregio di riuscire a ristabilire una connessione con il passato, soprattutto grazie ad un Harrison Ford davvero in forma per una parte non esattamente adatta ad ogni 60enne. Vedremo se con il quinto capitolo, a 70 anni suonati, ce la farà ancora ad essere credibile. E' comunque grazie a lui se tutto l'ambaradan funziona, capace dopo un ventennio di ritrovare lo spirito del personaggio, quella faccia da schiaffi e la simpatia, oltre che quella tempistica ai limiti dell'assurdo che hanno reso Indy un personaggio cult.
In definitiva, dove i fasti dei precedenti capitoli sono ahimè andati, questo "Indiana Jones 4" presenta in ogni caso la pregevole caratteristica dell'intrattenimento semplice e certamente avventuriero, pur con qualche limite dovuto ad effetti speciali così così. Nel complesso un rigenerato franchise che, dove non riesce a ricomporre la vecchia magia, punta tutto sull'efficace protagonista e il suo indimenticato interprete e consegna al pubblico di fan l'ennesima avventura che li rende contenti.
Film 1265 - I predatori dell'arca perduta
Film 1271 - Indiana Jones e il tempio maledetto
Film 1281 - Indiana Jones e l'ultima crociata
Film 1288 - Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo
Film 2200 - Indiana Jones and the Dial of Destiny
Cast: Harrison Ford, Cate Blanchett, Karen Allen, Ray Winstone, John Hurt, Jim Broadbent, Shia LaBeouf, Alan Dale.
Box Office: $786.6 milioni
Consigli: Certamente il peggiore dei 4, pur con peggiore non volendo intendere necessariamente la caratteristica più negativa. Se fosse una pellicola priva del passato che ci è noto, probabilmente sembrerebbe qualcos'altro, forse addirittura un altro film, carico di avventure impossibili e un mondo fantastico pieno di immaginazione. La realtà e il contesto, purtroppo, spengono un po' l'entusiasmo legato a "Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo" e anche se è davvero bello rivedere Indy in piena forma, il risultato finale non è comunque sufficiente. Perfetto per una serata a mente spenta, ma forse non un nuovo capitolo all'altezza della saga che è stata.
Parola chiave: El Dorado.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 1288: "Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo" (2008) di Steven Spielberg
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Dall'incasso accumulato da questa pellicola direi che c'era non poca attesa per il grande ritorno di Indy sullo schermo! Peccato che le sorti della trama non siano state altrettanto soddisfacenti...
Mai come negli ultimi tempi Steven Spielberg ci ha abituato a una produzione altalenante a livello qualitativo, riuscendo sempre meno a portare a casa gli eclatanti risultati di un tempo. I trionfi di "Lincoln" e "Il ponte delle spie" cozzano non poco con i risultati mediocri, se non cattivi, di pellicole come "War Horse" (checché ne dica l'Academy, a mio avviso è stato un brutto film), "Le avventure di Tintin - Il segreto dell'Unicorno" e l'ultimo clamoroso flop de "Il GGG - Il grande gigante gentile". Questo quarto "Indiana Jones" si inserisce a metà strada, in quanto il box-office è stato certamente fortunato anche se la pellicola di per sé non è particolarmente bella.
La penultima avventura del professore con la frusta - "Indiana Jones 5" arriverà negli USA il 19 luglio 2019 - è spesso un rimando alle precedenti, con un'evidente ritorno allo spirito che ha reso famoso il franchise negli anni '80. Al di là dei costumi e delle scenografie, oltre che il tempo storico d'ambientazione, è palese fin dalle prime scene che si tratti in tutto e per tutto di un'operazione-nostalgia leggermente evoluta, nel senso che va ammesso che la storia ci provi davvero ad andare oltre i propri stessi archetipi, pur non consegnando allo spettatore un'avventura veramente degna. Con quasi 20 anni di tempo per far tornare Jones sul grande schermo, mi spiace ma no, gli alieni si potevano tranquillamente lasciare a casa. Come l'esplosione atomica cui si sopravvive entrando nel frigorifero. Come il brutto personaggio di Irina Spalko, reso tollerabile solamente dall'ottimo lavoro della Blanchett. Come si poteva scimmiottare meno Brando con il personaggio del giovane e irruento Mutt Williams (Shia LaBeouf).
Volendo tralasciare gli scivoloni della sceneggiatura - sugli alieni però non mollo! -, va detto che, appunto, "Indiana Jones and the Kingdom of the Crystal Skull" ha il pregio di riuscire a ristabilire una connessione con il passato, soprattutto grazie ad un Harrison Ford davvero in forma per una parte non esattamente adatta ad ogni 60enne. Vedremo se con il quinto capitolo, a 70 anni suonati, ce la farà ancora ad essere credibile. E' comunque grazie a lui se tutto l'ambaradan funziona, capace dopo un ventennio di ritrovare lo spirito del personaggio, quella faccia da schiaffi e la simpatia, oltre che quella tempistica ai limiti dell'assurdo che hanno reso Indy un personaggio cult.
In definitiva, dove i fasti dei precedenti capitoli sono ahimè andati, questo "Indiana Jones 4" presenta in ogni caso la pregevole caratteristica dell'intrattenimento semplice e certamente avventuriero, pur con qualche limite dovuto ad effetti speciali così così. Nel complesso un rigenerato franchise che, dove non riesce a ricomporre la vecchia magia, punta tutto sull'efficace protagonista e il suo indimenticato interprete e consegna al pubblico di fan l'ennesima avventura che li rende contenti.
Film 1265 - I predatori dell'arca perduta
Film 1271 - Indiana Jones e il tempio maledetto
Film 1281 - Indiana Jones e l'ultima crociata
Film 1288 - Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo
Film 2200 - Indiana Jones and the Dial of Destiny
Cast: Harrison Ford, Cate Blanchett, Karen Allen, Ray Winstone, John Hurt, Jim Broadbent, Shia LaBeouf, Alan Dale.
Box Office: $786.6 milioni
Consigli: Certamente il peggiore dei 4, pur con peggiore non volendo intendere necessariamente la caratteristica più negativa. Se fosse una pellicola priva del passato che ci è noto, probabilmente sembrerebbe qualcos'altro, forse addirittura un altro film, carico di avventure impossibili e un mondo fantastico pieno di immaginazione. La realtà e il contesto, purtroppo, spengono un po' l'entusiasmo legato a "Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo" e anche se è davvero bello rivedere Indy in piena forma, il risultato finale non è comunque sufficiente. Perfetto per una serata a mente spenta, ma forse non un nuovo capitolo all'altezza della saga che è stata.
Parola chiave: El Dorado.
Trailer
#HollywoodCiak
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