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lunedì 6 marzo 2023

Film 2176 - Ant-Man and the Wasp: Quantumania

Intro: La saga Marvel di Ant-Man mi è piaciuta fin da subito, quindi appena ho potuto mi sono fiondato al cinema a recuperare il nuoco capitolo.

Film 2176: "Ant-Man and the Wasp: Quantumania" (2023) di Peyton Reed
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: così comincia la fase 5 dell'universo Marvel e, diciamocelo fin da subito, le cose non promettono benissimo. Questo terzo "Ant-Man" manca di molte cose, a partire dalla personalità: non si ride granché, il tono è tutto sbagliato (non abbastanza serio e allo stesso non divertente a sufficienza), ci sono una marea di nuovi personaggi con cui non si ha il tempo di familiarizzare, Michelle Pfeiffer è più fondamentale per la trama di Ant-Man (Paul Rudd) stesso e la sensazine finale è che si sia perso lo spirito giocoso del personaggio che, fino ad ora, non si era mai preso troppo sul serio.
Questo nuova mania della Marvel di buttarci addosso una marea infinita di universi e mondi paralleli mi pare stia perdendo un po' il suo focus. Con il sequel di "Doctor Strange" sono riusciti a malapena a dare un senso alla location multidimensionale e anche qui mi pare si riproponga lo stesso problema. Siamo passati dall'incommensurabilmente grande al microscopico, eppure le premesse sono le stesse: un'infinità di possibilità e variabili, di mondi inesplorati, galassie popolate di civiltà mai sentite prima (sì perchè adesso anche nel sub-atomico dobbiamo per forza trovarci forme di vita simili a noi). Ce n'era bisogno? Visto il risultato finale, non credo. Ed è un peccato, perchè fino ad ora "Ant-Man" era rimasto uno dei personaggi che ancora si proponevano con una certa originalità e stile personale (soprattutto nel primo film).
La verità è che questo "Ant-Man and the Wasp: Quantumania" sembra una copia mal riuscita di "Endgame", con la differenza che per ottenere quel risultato in termini di pathos e interesse del pubblico, ci sono voluti anni e una buona manciata di film. Senza offesa, ma come si può pretendere che il pubblico si interessi alla storia dei popoli braccati da Kang se non li abbiamo mai visti prima d'ora?A meno di un'ora dall'inizio del film siamo già stati catapultati in anni di guerre pregresse, passati di conquiste, la storia di Janet (Pfeiffer) e il racconto di Scott Lang (Rudd) post "Endgame". Ed è tutto TROPPO veloce, quasi artificiale.
Per non parlare del fatto che, nel mezzo, c'è la storia familiare di Scott, qui alle prese con la figlia ribelle che, all'inizio del film, ha perso un po' del rispetto che aveva per il padre. E come già è successo per altri eori della Marvel (Thro in primis), anche Ant-Man si è tramutato in una sorta di barzelletta, un po' preso in giro da tutti quelli che gli stanno intorno. E non che Scott Lang fosse mai stato uno da prendere troppo sul serio, per carità, però la linea si assottiglia man mano che ti fai beffa del tuo protagonista.
Onestamente sono rimasto deluso da questo film. Non che sia un prodotto terribile, per carità, si lascia guardare e fa quello per cui si è pagato - ovvero intrattenere lo spettatore il giusto indispensabile - ma non è più sufficiente lo spettacolo visivo, c'è davvero bisogno più che mai di sostanza e, forse ancora di più, di una direzione. "Ant-Man and the Wasp: Quantumania" sarebbe tranquillamente potuto essere uno speciale per la tv in termini di qualità della storia perché manca dei tempi giusti e delle capacità di creare quel senso di attesa e pathos nello spettatore a causa di una certa fretta narrativa (anche dettata dai troppi personaggi in scena e dagli innumerevoli accadimenti durante a malapena 2 ore di film). C'è troppa carne al fuoco e il risultato finale è veramente tiepidino. Peccato.
Ps. Il numero delle volte in cui viene nominato il personaggio di Janet per nome durante i 124 minuti di pellicola è insensato.
Pps. Orrore, orrore, orrore per l'inutile personaggio demenziale di Corey Stoll che qui torna nei panni di Darren Cross nel nuovo formato M.O.D.O.K. Tremendo.
Film 1004 - Ant-Man
Film 1195 - Ant-Man
Film 1975 - Ant-Man and the Wasp
Film 2176 - Ant-Man and the Wasp: Quantumania
Cast: Paul Rudd, Evangeline Lilly, Jonathan Majors, Kathryn Newton, David Dastmalchian, Katy O'Brian, William Jackson Harper, Bill Murray, Michelle Pfeiffer, Corey Stoll, Michael Douglas.
Box Office: $419.6 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Marvel ultimamente ha prodotto sicuramente di peggio, ma questo "Ant-Man 3" è un grande passo indietro rispetto ai precedenti capitoli della serie. Se si lascia guardare è principalmente grazie alla magnifica performance di Jonathan Majors nei panni del nuovo cattivo Kang, veramente fantastica. Il resto è abbastanza dimenticabile. Premi: /
Parola chiave: Janet.
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#HollywoodCiak
Bengi

sabato 27 marzo 2021

Film 1975 - Ant-Man and the Wasp

Intro: L'ho visto al cinema. Con cuggy. A Brisbane, in Australia. Tre anni fa. E, lo ammetto, me ne ero dimenticato...
Film 1975: "Ant-Man and the Wasp" (2018) di Peyton Reed
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: il fatto che mi sia dimenticato di aver visto questo secondo capitolo delle avventure di "Ant-Man" non parrebbe deporre a favore di questo ennesimo franchise Marvel, eppure devo ammettere che a suo tempo il film mi piacque esattamente quanto il primo episodio. Semplicemente all'epoca ero sempre in giro, spesso senza connessione e con la mente occupata da un milione di cose diverse. Capita.
La realtà è che "Ant-Man and the Wasp" è un sequel perfettamente in linea con l'originale che ricalca efficacemente gli aspetti positivi di "Ant-Man" e li riproduce con intelligenza - evidando il mero copia-incolla -, trasportando il mondo dell'uomo formica verso un nuovo episodio divertente e spensierato che non fa rimpiangere il materiale d'origine. Insomma, direi un ottimo lavoro. Memorabile? No, ma decisamente di buon intrattenimento. E, francamente, ho apprezzato che abbiano dato più spazio alla componente femminile, qui rappresentata da Evangeline Lilly e una sempiterna Michelle Pfeiffer (che è sempre un piacere rivedere sul grande schermo).
Film 1004 - Ant-Man
Film 1195 - Ant-Man
Film 1975 - Ant-Man and the Wasp
Film 2176 - Ant-Man and the Wasp: Quantumania
Cast: Paul Rudd, Evangeline Lilly, Michael Peña, Walton Goggins, Bobby Cannavale, Judy Greer, Tip "T.I." Harris, David Dastmalchian, Hannah John-Kamen, Abby Ryder Fortson, Randall Park, Michelle Pfeiffer, Laurence Fishburne, Michael Douglas.
Box Office: $622.7 milioni
Vale o non vale: Simpatico e giocoso quanto il primo capitolo, "Ant-Man and the Wasp" porta avanti la storia del suo supereroe affiancandogli una degna compagna di avventure e riproponendo con successo la formula che ha reso questo franchise il più spensierato della squadra Marvel.
Premi: /
Parola chiave: Regno quantico.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 25 marzo 2020

Film 1851 - Maleficent: Mistress of Evil

Intro: Tornato ad Ushuaia dalle vacanze natalizie a Cordoba ho recuperato questo film che avrei teoricamente dovuto vedere assieme ad Eric, ma che lui, ovviamente, ha visto mentre ero via...
Film 1851: "Maleficent: Mistress of Evil" (2019) di Joachim Rønning
Visto: dalla tv di Eric
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: c'era bisogno di un sequel del noiosissimo "Maleficent"? No, considerato che non ci fosse necessità nemmeno del primo capitolo. Chiaro che per la Disney, dopo i 750+ milioni di dollari incassati nel 2014 era troppo ghiotta la possibilità di fare un bis del ricco bottino. 
La realtà è che questa nuova avventura di Malefica (Jolie) e Aurora (Fanning) non ha portato a casa i risultati sperati e, a mio avviso, con giusta ragione.
La pellicola non ha una trama ed è sconcertante constatare che un prodotto di due ore di durata non sia in grado di costruire una trama banalmente interessante o regalare al proprio pubblico una storia che valga la pena di seguire anche solo per un qualche motivo che vada oltre la spettacolarità della realizzazione tecnica - che poi pure lì, gli effetti speciali sono orribili -. 
"Maleficent: Mistress of Evil" è un prodotto di plastica stucchevole e poco interessante, una vera e propria occasione persa considerati cast e budget ($185 milioni) oltre che una debolissima fiaba che cerca di mixare inefficacemente gli elementi del primo racconto con un piglio più dark, un'approfondimento del personaggio principale e dei colpi di scena che sanno, nell'ordine, di non riuscito, inutilmente sciocco e ampiamente già visto. Insomma, una disfatta.
Film 734 - Maleficent
Cast: Angelina Jolie, Elle Fanning, Chiwetel Ejiofor, Sam Riley, Ed Skrein, Imelda Staunton, Juno Temple, Lesley Manville, Michelle Pfeiffer.
Box Office: $491.7 milioni
Vale o non vale: Forse i fan del primo film apprezzeranno, ma credo sia chiaro a tutti che questo secondo episodio sia assolutamente inutile. Trama inesistente, battaglia finale che delude e un'avventura che non prende mai veramente vita, il tutto per un paio d'ore soporifere che - addirittura! - fanno rimpiangere l'originale "Maleficent" (che già non aveva niente da raccontare). Assolutamente perdibile.
Premi: Candidato all'Oscar per il Miglior trucco.
Parola chiave: Cena.

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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 7 dicembre 2017

Film 1451 - Murder on the Orient Express

E, finalmente, uno dei film che attendevo di più di questo fine 2017!

Film 1451: "Murder on the Orient Express" (2017) di Kenneth Branagh
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Francy
Pensieri: Aspettative molto alte combinate a critiche non particolarmente esaltanti mi avevano reso titubante nei confronti di una delle pellicole che attendevo con più impazienza questa stagione. Branagh è un maestro e riesce sempre con successo e gran classe a portare a termine i suoi progetti e di regista e di attore, ragion per cui ero ancora di più interessato a recuperare questo titolo. Senza contare che si tratta dell’adattamento moderno dell’omonimo classico anni ’70, un film insieme ad “Assassinio sul Nilo” trovo semplicemente irresistibile. Come si sa è difficile bissare un cult – specialmente di un racconto tanto noto come quello di Agatha Christie qui – e la sfida di solito viene persa.
Nel caso specifico dell’”Orient Express” classe 2017, il risultato finale è molto buono, anche se la parte più attesa della storia, ovvero il finale con risoluzione del caso, è meno carica di suspense di quella del suo predecessore. In una sorta di ultima cena su rotaia, Poirot (lo stesso Branagh) espone la sua teoria come giuntoci sul momento, con rabbia, e lascia lo spettatore “esperto” con la brutta sensazione che Sidney Lumet nel suo film abbia trovato una maniera più efficace di raccontare l’inaspettata conclusione.
A parte questo aspetto, l’unico che personalmente mi ha lasciato dubbioso, ho trovato la pellicola particolarmente ben fatta, esteticamente curatissima e davvero bella, recitata con consapevolezza da un cast tanto variegato quanto maledettamente intrigante. Del resto parte del fascino di questo riadattamento sta proprio qui. Tra i tanti spiccano una Michelle Pfeifer in formissima e ancora tremendamente sexy, Johnny Depp finalmente in un ruolo sensato, la nuova pupilla di “Star Wars” Daisy Ridley che dimostra di saperci fare e, ovviamente, Branagh, qui mattatore per tutti i 114 minuti di durata, capace di andare oltre i baffoni strambamente lunghi e l’inflessione francese del suo protagonista (che però è Belga, sia chiaro), regalandogli quello spessore che lo porta oltre la macchietta bidimensionale e lo rende umano nonostante le apparenze robotiche.
Tecnicamente il film è fatto veramente bene: costumi e scenografie sono sontuosi e sfarzosi, in grado di compiacere l’occhio dello spettatore; la fotografia è stupenda, mentre la regia di Branagh è attenta a non farci soffrire di claustrofobia regalando spesso momenti di respiro con riprese del treno dall’esterno e non pochi avvenimenti chiave svolti all’aperto. Come la scena finale, appunto. Quest’ultimo aspetto aiuta certamente a regalare dinamismo al prodotto finale – qualità che manca al classico del ’74 – evitando che la sensazione sia quella di venire schiacciati tra una parete e l’altra delle varie carrozze viaggiatori.
“Murdere on the Orient Express” è, in definitiva, un buon prodotto dal fascino retrò capace di catalizzare l’interesse del pubblico moderno, il che già di per sé è un pregio; è un film realizzato con grazia e occhio per i dettagli, pur non riuscendo del tutto a scrollarsi di dosso la pesante eredità del suo predecessore. In ogni caso si tratta certamente di una scommessa vinta – non bastasse l’incasso a confermarlo, va segnalata la nuova avventura che aspetta al cinema l’ispettore nel prossimo futuro, nientemeno che la stessa che lo aspetta alla fine di questa storia – che conferma per l’ennesima volta la presenza di un pubblico interessato a questo tipo di prodotti che, quando sono ben fatti, non tarda a presentarsi al cinema.
Film 1451 - Murder on the Orient Express
Film 2093 - Death on the Nile
Film 2212 - A Haunting in Venice
Cast: Kenneth Branagh, Penélope Cruz, Willem Dafoe, Judi Dench, Johnny Depp, Josh Gad, Derek Jacobi, Leslie Odom Jr., Michelle Pfeiffer, Daisy Ridley, Tom Bateman, Olivia Colman, Lucy Boynton, Sergei Polunin.
Box Office: $352.8 milioni
Consigli: Gli amanti della Christie e dei suoi romanzi, chi in precedenza aveva già apprezzato la storia e/o il titolo di Lumet dovrebbe andare a colpo sicuro con questo nuovo adattamento firmato Branagh, capace artista in grado di lanciarsi in progetti controcorrente e ogni volta diversi riuscendo a portare a casa risultati qualitativamente molto alti sia tecnicamente che qualitativamente. Il cast è ricchissimo e dei più glam, l’ambientazione affascinantissima, per non parlare del caso da risolvere, apparentemente doverosamente impossibile. Ci sarebbero aspetti migliorabili, in ogni caso un bel titolo.
Parola chiave: Pugnalate.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 24 ottobre 2017

Film 1424 - mother!

Come dicevo, mi sono nuovamente immerso in un macro-genere arrivando così al terzo thriller-horror di fila; da questo in particolare, però, mi devo ancora riprendere. Per la cocente delusione.

Film 1424: "mother!" (2017) di Darren Aronofsky
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Ho iniziato la visione davvero ben disposto perché amo Jennifer Lawrence e Aronofsky mi sembra un regista con delle idee, per cui nessuno più di me era preparato a una reazione entusiasta. In realtà, man mano che procedeva, non faceva altro che aumentare la confusione e la frustrazione, fino al climax dell'epilogo che è tutto tranne che comprensibile. Ma di che diavolo stiamo parlando?!
E' questo ciò che mi sono chiesto uscendo dalla sala, confuso da una trama che mette tanta carne sul fuoco per poi, con una virata improvvisa, cancellare ogni riferimento al racconto narrato fino a quel momento e rimescolando totalmente tutte le carte in tavola alla volta di un finale chiassoso e claustrofobico tanto da far star male, ma che c'entra poco e niente con tutto ciò che era stato mostrato prima.
In questo regime di totale confusione, dopo aver metabolizzato il tutto per qualche ora, sono andato su Wikipedia per ricercare il senso di un'opera a me oscura e, come tramite epifania, scopro che un senso c'è, anche se non lo avevo per nulla percepito. Lawrence è la madre terra, il nostro pianeta, Bardem è una sorta di divinità, Pfeiffer è Eva che tenta Ed Harris qui in versione Adamo; i loro due figli non sono altro che Caino e Abele, tanto che non mancherà l'inevitabile spargimento di sangue. E allora ok, "mother!" è un'allegoria e Aronofsky si diletta a rappresentare il nostro complicato rapporto con la terra e il risaputo abuso che ne facciamo, dunque ora tutto torna e prenda una sorta di senso. Dico 'una sorta' perché in realtà mi chiedo quale sia lo scopo di questa pellicola e questa sceneggiatura, cosa si voglia raccontare in ultima analisi. Perché non è con questa rappresentazione che si sensibilizza il pubblico né è in questi termini, a mio avviso, che si cerca di fare il punto di una situazione che ci sta a cuore. O forse io fatico ad andare oltre la visione materiale della cosa, oltre la rappresentazione in carne ed ossa, probabilmente poiché ancora turbato da un prodotto che mi ha lasciato con una cattiva sensazione addosso (che fosse lo scopo?). Dopo ore di agonia passate ad immedesimarmi in una protagonista incapace di imporsi, succube di situazioni al limite del sopportabile e, anzi, spesso più che surreali, anche io braccato da personaggi invadenti, inappropriati e irrispettosi - sarà che la storia mi ha ricordato l'esperienza in ostello affrontata fino a qualche settimana fa -, costretto a spintonare e farmi largo tra una folla soffocante, strattonato da una videocamera a spalla che non di rado induce il mal di mare, ho davvero subìto l'esperienza cinematografica di "mother!" uscendone provato. Senza contare che, una volta compreso il senso, ho ancora più profondamente percepito la frattura fra la prima e la seconda parte del racconto, una così realistica e l'altra che è, di fatto, tutta di natura simbolica e artificiosa. Ho trovato disturbante e poco poetica questa dissonanza, tanto da rovinarmi ulteriormente il ricordo del film. Che, a rischio di risultare ridondante, mi tocca dire non essermi piaciuto.
Passando a ciò che ho gradito, ho trovato molto coinvolgenti i primi piani degli attori che aiutano lo spettatore a mettersi in contatto con la trama (o quello che che riescono a comprenderne). La bravura di Lawrence e Pfeiffer rende questa scelta artistica particolarmente felice ed efficace. Il costante inseguimento della protagonista all'interno dell'enorme casa da parte della videocamera produce un effetto di smarrimento in chi guarda, una disorientante sensazione di essere costantemente alla mercé del regista. Sono sicuro che sia un effetto voluto, in ogni caso ho trovato anche questa scelta particolarmente debilitante, tanto che mi sono spesso chiesto se esistesse una mappa per orientarsi all'interno di un edificio tanto intricato.
Il cast è ricco di grandi interpreti e la recitazione di alto, altissimo livello - il che strideva non poco con la cattiva resa della qualità dell'immagine che, almeno durante la mia visione, ho riscontrato per la maggior parte della pellicola -; fotografia intrigante del sempre bravo Matthew Libatique.
Dunque un film tecnicamente ben fatto, ma per il resto totalmente insoddisfacente.
Ps. In concorso alla 74esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia.
Cast: Jennifer Lawrence, Javier Bardem, Ed Harris, Michelle Pfeiffer, Domhnall Gleeson, Brian Gleeson, Kristen Wiig.
Box Office: $42.6 milioni (ad oggi)
Consigli: Sono sempre meno rari, mi pare, i casi di sperimentazioni cinematografiche al posto di veri e propri film. Qui siamo di fronte all'ennesimo caso di prodotto che si presenta in un modo, ma in realtà ricade proprio nella "nuova" categoria. Ci sono tutti gli elementi classici dei racconti, eppure nel finale la narrazione devia completamente, cambia tono e ritmo e si lancia in una nuova crociata che prescinde totalmente dalla storia proposta fino a quel momento e tenta di metterci in contatto con un significato più alto, di spingerci verso un'interpretazione, forse addirittura un dialogo.
Non so perché Aronofsky abbia sentito il bisogno di affrontare queste tematiche attraverso il percorso fatto in "mother!", francamente per come sono fatto la cosa è stata più fastidiosa che interessante, soprattutto per il repentino cambio di registro e l'alterazione dei toni della narrazione. Come tutti gli esperimenti che teoricamente vorrebbero spingersi oltre quel limite socialmente accettato, probabilmente anche in questo caso ha senso farsi una propria opinione, vedere coi propri occhi e decidere per sé quale possa essere il valore di un'opera come questa, che sfrutta il racconto di finzione come preambolo solo per trarre in inganno lo spettatore e poi lanciargli addosso, improvvisamente, il vero senso di tutta la messa in scena: la consegna del messaggio finale. A mio avviso si sarebbe potuta giocare una partita migliore, scegliendo per un registro più unitario e compatto anche se non per questo meno efficace. Quindi vederlo o non vederlo? A voi la scelta.
Parola chiave: Cristallo.

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#HollywoodCiak
Bengi

sabato 28 marzo 2015

Film 897 - Pensieri pericolosi

Per qualche settimana la mia vita è andata al contrario e così mi sono ritrovato a lavorare di mattina e dover pranzare prima di mettermi a studiare. Durante la pausa pranzo, quindi, mi sono tolto qualche sfizio riguardando alcune pellicole del mio passato non certo passate alla storia per essere capolavori. E così eccoci al primo titolo, direttamente dalla mia infanzia...

Film 897: "Pensieri pericolosi" (1995) di John N. Smith
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Questa pellicola mi è rimasta sempre impressa più che per la sua storia per la canzone famosissima di Coolio, "Gangsta's Paradise". Da ragazzo - non essendoci pc o google che potessero aiutarmi a ritrovarla, non conoscendone il titolo - era l'unica connessione diretta al pezzo e l'unico modo che avevo per ritrovarla se volevo riascoltarla. Per caso qualche giorno fa il mio itunes ha passato con la riproduzione casuale la canzone e mi è venuta voglia di rivedere questo film, approfittando della prima occasione buona.
E così guardare di nuovo "Dangerous Minds" è stato come un salto nel passato, un'immersione in quelle pellicole made in USA che per me ragazzino significavano il poter spiare in qualche modo il mondo e la cultura americana, farmi un'idea di cosa potesse significare viverci e farne parte. Questo film parla di un liceo, di ragazzini difficili e di un'insegnante che prova ad aiutarli come può e anche se il ghetto è lontanissimo dalla mia esperienza di vita, la scuola e certi personaggi particolari di certo non lo sono. Quindi non era certo difficile lasciarsi trasportare da storie come questa che, a ben vedere, ricorda una versione un po' più verosimile (per quanto un prodotto commerciale come questo lo consenta) di "Sister Act 2 - Più svitata che mai".
In ogni caso è stato carino rivedere questa pellicola, alla fine per quanto non sia niente di che è comunque un titolo che si può guardare tranquillamente, ammirando la bellezza di Michelle Pfeiffer (prima che qualcosa di non ben definibile la tramutasse leggermente) e lasciando che il racconto evolva pur toccando non poche tappe scontate. Un po' sorprendente il finale, ma solo perché finisce rapidissimo, in una maniera inusualmente veloce.
Insomma, "Pensieri pericolosi" lo sono molto a parole, ma meno nel film. Eppure se lo si considera assieme al suo "fascino vintage" e non si pretende più di quanto non possa offrire, questo film non è poi così male.
Box Office: $179,519,401
Consigli: Massì, si può riguardare tranquillamente. E' una pellicola che ha i suoi limiti, eppure se si ha un'idea chiara di cosa si vorrebbe vedere (io quando ho scelto questo titolo l'avevo) allora "Dangerous Minds" non delude. Un po' cliché, un po' troppo facile in certi passaggi, ma il messaggio è positivo, la carica nostalgica un po' lo aiuta... Quindi diciamo che tutto sommato lo si può guardare tranquillamente. E' senza pretese, anche se c'è una certa morale dietro, ma gliela si può perdonare.
Parola chiave: Diploma.

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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 9 agosto 2012

Film 436 - Dark Shadows

Un sacco di pubblicità e chiacchiere attorno a questa pellicola. Bisognava visionarla per farsi un'opinione.


Film 436: "Dark Shadows" (2011) di Tim Burton
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Non che "Alice in Wonderland" fosse bello, ma bisogna dire che Tim Burton con questa pellicola mi ha davvero profondamente deluso. Pensare che il suo talento venga utilizzato per un prodotto tanto brutto, noioso e privo della benché minima creatività mi confonde. Che il regista abbia perso ispirazione? Che la produzione a braccetto con la Disney lo abbia "rammollito"?
Non voglio essere polemico, eppure qui, io, dei precedenti capolavori di Burton non ci vedo alcuna traccia. "Ed Wood", i due "Batman", "Il mistero di Sleepy Hollow", "Edward mani di forbice" sono opere evidentemente di valore, che piacciano per storia, atmosfere, musiche o per il tutto e salta subito all'occhio che c'è voglia di raccontare qualcosa - fuori dall'ordinario -, che c'è un progetto e un'idea che motiva e spinge a realizzare un film degno di essere definito tale. Per "Dark Shadows" non mi pare ci siano sufficienti positivi motivi per decidere di imbarcarsi nella trasposizione cinematografica della soap televisiva degli anni '60 dall'omonimo titolo. Se questo progetto le sia stato fedele non posso dirlo, non avendo mai visto un episodio della serie, ma posso certificare che il film è brutto come mai mi sarei aspettato da un lavoro burtoniano.
Tra un vampiro poco interessante (Johnny Depp), un'adolescente antipatica come se ne sono viste poche (Chloë Grace Moretz) - e no, tesoro, mi spiace ma non sei Mercoledì/Christina Ricci - e una serie di inutili personaggi di contorno (Jackie Earle Haley, Jonny Lee Miller e Bella Heathcote), non si salva nemmeno la cattiva strega Eva Green che, dopo un bel po' di assenza dai film che contano (era il 2007 de "La bussola d'oro"), torna con un prodotto tanto debole.
Ridicola la parte di Helena Bonham Carter, non tanto per il personaggio in sé quanto per il fatto che ancora una volta Burton favorisce la compagna assegnandole un ruolo in una sua pellicola. Chiaramente come protagonista.
Unica nota positiva Michelle Pfeiffer, capace di catalizzare su di sé l'attenzione dello spettatore nonostante sia contornata da una miriade di personaggi in un vortice caotico di avvenimenti. Si vede subito chi sa fare la differenza.
Male, inoltre, gli effetti speciali che ho trovato mal realizzati e, anche se probabilmente era voluto, tanto finti da risultare evidenti. Pessimo il momento trash-tributo ad Alice Cooper. Non ce n'era bisogno.
Lo so, sembra che voglia parlare male a tutti i costi di questo "Dark Shadows", ma la mia delusione è stata tale da rendere imperdonabile a Burton un altro passo falso come questo. Eppure, con un budget di 150 milioni di dollari, si poteva produrre qualcosa di decisamente meglio.
Ps. Nonostante tutto, il film ha incassato $236,234,897 nel mondo, ma dalla collaborazione ormai consueta Burton-Depp ci si aspettava davvero molto di più.
Consigli: Tra tutte le pellicole del grande regista quest'ultima non è certo tra le sue più riuscite. Chiaramente, per i fan, è comunque un passaggio obbligato da non perdere. Per gli altri... beh, c'è di meglio.
Parola chiave: Magia.

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Ric

lunedì 7 maggio 2012

Film 402 - Capodanno a New York

Per un assoluto disimpegno...


Film 402: "Capodanno a New York" (2011) di Garry Marshall
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: E dopo il fortunato "Appuntamento con l'amore" (titolo originale "Valentine's Day") che incassò nel 2010 $216.485.654, la New Line Cinema tenta il colpaccio e ricontatta metà del cast del primo episodio per questo finto secondo capitolo sempre diretto dal veterano Marshall ("Pretty Woman", "Se scappi ti sposo"). Però non va bene come si sarebbe potuto prevedere.
Nonostante un cast che più stellare non si può, attinto dal mondo del cinema impegnato (Michelle Pfeiffer, Robert De Niro, Halle Berry, Carla Gugino, Abigail Breslin, Hilary Swank) o da quello della tv più popolare (Alyssa Milano, Sarah Paulson, Lea Michele) o ancora da quelli che si destreggiano in entrambi gli schermi (Zac Efron, Jessica Biel, Katherine Heigl, Sofía Vergara, Ashton Kutcher, James Belushi, Josh Duhamel, Cherry Jones, Hector Elizondo) fino ad arrivare al mondo della musica (Common, Ludacris e Jon Bon Jovi), "New Year's Eve" incassa negli USA a malapena la cifra impiegata per produrlo e, nel mondo, finisce per racimolare un modesto incasso $142.044.638 che, raffrontato al precedente, riflette una specifica tendenza del pubblico rispetto a questo genere di rimpatriate attoriali prive di trama ma ricche di star.
Come da noi il cinepanettone non tira più, così probabilmente anche queste operazioni-commerciali-spilla-soldi hanno esaurito il glam esercitato su quegli spettatori più attenti a seguire i divi del momento. Già, perchè di veri divi, qui, non ne troviamo poi tantissimi. A parte poche rare eccezzioni.
Che sia per via della minestra ultrariscaldata o perchè manca effettivamente una stella di riferimento, di fatto questa pellicola soffre un'agonia che ha seminato il panico tra le fila hollywoodiane. Se nemmeno ingaggiare 100 attori riesce ad attirare il più vasto pubblico generico, come si potrà mai fare per riportare ai fasti commerciali l'industria cinematografica della commedia americana tanto leggera quanto amata? Io, personalmente, suggerirei quantomeno di pensare a una trama.
Basta affidare a Sarah Jessica Parker il ruolo della newyorkese incallita col pallino della moda (alla sua età sembra una poveretta), basta con Ashton Kutcher disilluso col cuore tenero o a Katherine Heigl tanto tenera e tanto motivata sul lavoro. Sarebbe ora di lavorare su personaggi nuovi - per non dire meno stereotipati - giocando su idee innovative o meno scontate. L'happy ending in un film come questo è tanto scontato quanto (pare) necessario, ma non vuol dire che per arrivarci si debba sempre intraprendere la stessa strada. Sforzo minimo per massimo profitto, qui, è un matra che è stato ampiamente disatteso. Meno male, perchè "Capodanno a New York" oltre ad essere irreale, è anche brutto.
Ps. La più imbarazzante delle storie è quella tra la Pfeiffer (che non si capisce bene cos'abbia fatto agli occhi) e Zac Efron.
Consigli: "Appuntamento con l'amore" con "Capodanno a New York" formano un binomio di sdolcinata banalità americana. Non aggiungono niente e non sono in grado di suscitare niente. Possono solo essere utili a passare eventualmente del tempo che si sa di voler perdere.
Parola chiave: Capodanno.

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#HollywoodCiak
Bengi