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giovedì 19 giugno 2025

Film 2363 - Gladiator

Intro: The first week in Lanzarote was all about relaxing and recharging (but also working, because yes, we went there to work from abroad while enjoying more favourable weather than the Irish one). So we watched quite a few movies during our first nights we spent at home.

Film 2363
: "Gladiator" (2000), Ridley Scott
Watched on: On the TV of the apartment
Language: English
Watched with: Niamh
Thoughts: I mean, talk about an iconic movie.
Not one of my favourite pictures of all time, but definitely one I enjoy watching, we decided to go with this one first between the many options available on Netflix because a) again, it's an iconic film, b) we just saw the sequel at the movies back in November. So to us it just made sense to go with the epic story of Maximus Decimus Meridius (Crowe) on his quest to venge his family brutally murdered by the jealous Commodus (Phoenix) after his father refuses to let him rule the empire and choses Maximus over him.
The drama is all there, Crowe and Phoenix are excellent in their respective roles and "Gladiator" just works: it's entertaining, well produced and acted and has an amazing soundtrack by Hans Zimmer.
Film 576 - Il gladiatore
Film 2363 - Gladiator
Film 2325 - Gladiator II
Cast: Russell Crowe, Joaquin Phoenix, Connie Nielsen, Oliver Reed, Derek Jacobi, Djimon Hounsou, Richard Harris.
Box Office: $465.5 million
Worth a watch?: Interesting movie, it's a good outing for a directorial debut. Zoë Kravitz has a clear point of view and the story has good plot twists, enough to keep the viewer constantly engaged. Not an easy watch.
Awards: "Gladiator" won 5 Oscars (Best Picture, Actor for Russell Crowe, Visual Effects, Sound, and Costume Design) and was nominated for an additional 7 (Best Director, Original Screenplay, Supporting Actor for Joaquin Phoenix, Original Score, Cinematography, Art Direction, and Editing). It won the Golden Globe for Best Motion Picture – Drama and Best Original Score – Motion Picture and was nominated for Actor (Crowe), Director, and Supporting Actor (Phoenix). At BAFTA it won Best Film, Cinematography, Production Design, and Editing over 14 overall nominations (including Best Direction, Original Screenplay, Actor in a Leading Role, Actor in a Supporting Role). It was nominated for 1 Grammy Award for Best Score Soundtrack Album for a Motion Picture, Television or Other Visual Media. 6 nominations at the MTV Movie + TV Awards and 1 win for Best Movie.
Key word: Afterlife.

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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 6 dicembre 2024

Film 2326 - Gladiator II

Intro: Il sequel di cui non sapevo di avere bisogno? C'era un unico modo per scoprirlo...

Film 2326: "Gladiator II" (2024) di Ridley Scott
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Michael, Niamh, Debbi, Elias
In sintesi: considerato che gli ultimi film di Ridley Scott non mi hanno esttamente entusiasmato, ammetto che non nutrissi grandi speranze per il sequel di "Gladiator". Forse anche grazie alle mie basse aspettative, devo dire che tutto sommato il film mi è piaciuto.
No, "Gladiator II" non è all'altezza del suo predecessore, ma questo non significa che non riesca comunque a veicolare la giusta dose di spettacolo e intrattenimento. Ci sono tante cose di questa pellicola che non funzionano, ma quelle che invece sono fatte a dovere aiutano a mitigare un risultato finale che, di fatto, per me è stato positivo.
Partiamo da quello che non va: Lucius Verus Aurelius (Paul Mescal) è uno strano protagonista. È carismatico e sicuramente ben interpretato da Mescal, ma a mio avviso a livello narrativo certe cose non tornano. La storia non ci mostra praticamente mai quali siano le sue dosi di guerriero se non all'inizio del film: noi spettatori sappiamo quello di cui è capace, ma gli altri protagonisti no. Eppure, una volta nell'arena del Colosseo, tutti gli altri gladiatori si affidano alla guida di Lucius senza battere ciglio. L'ho trovato un po' semplicistico.
Un'altra cosa che mi ha confuso del protagonista è il suo iniziale rifiuto a riconoscersi quale figlio di Lucilla (Connie Nielsen): inizialmente dice di non essere il bambino che abbiamo visto nel primo film, poi però improvvisamente cambia idea e fa pace con la madre. Niente di tutto quello che porta a questo cambiamento di atteggiamento viene spiegato dalla storia e, improvvisamente, Lucius e Lucilla sono madre e figlio come un tempo.
Stessa cosa dicasi per l'iniziale voglia di vendetta di Lucius nei confronti del generale Acacius (Pedro Pascal): prima lo vuole morto, poi improvvisamente si alleano e combattono insieme.
Il secondo grande problema che ho avuto con questa storia sono i 3 anatagonisti, ovvero i due imperatori pazzi Geta (Joseph Quinn) e Caracalla (Fred Hechinger) e, più avanti nel racconto, Macrinus (Denzel Washington). I primi sono totalmente inutili in termini narrativi dato che aggiungono poco e niente agli avvenimenti racconti; inoltre non mi è piaciuta la recitazione eccessiva e sopra le righe per cui i due attori (e il regista, mi immagino) hanno optato. Per quanto riguarda Macrinus, certe scelte recitative di Washington mi hanno lasciato un po' perplesso, ci sono una marea di pose e gesti estremamente teatrali che mi hanno distratto dalle varie scene in cui è presente l'attore.
Detto questo - lo so che sembrano una marea di critiche, ma sono solo cose che ho notato durante la visione - rimane il fatto che "Gladiator II" offre una buona dose di intrattenimento spettacolare, anche grazie a tutta una serie di scene di combattimento che sicuramente non mancano di impressionare. Mi rimane ancora il dubbio di come abbiano fatto i romani nel 200 AC a portare degli squali vivi fino al Colosseo, ma a un certo punto bisogna abbracciare quella sospensione dell'incredulità che ci consente di gustare storie di finzione come questa.
Aggiungo che ho trovato Paul Mescal adatto alla parte, nonché un buon protagonista in generale e mi fa piacere vedere il suo talento riconosciuto a livello internazionale in un blockbuster come questo. È stato piacevole anche ritrovare Connie Nielsen, un'attrice dall'inequivocabile fascino che, però, fatica a trovare maggiore spazio in quello che è il cinema mainstream moderno.
Nota finale per Ridley Scott che, a 87 anni compiuti, non smette di appassionare gli spettatori grazie ai suoi titoli cinematografici.
Film 576 - Il gladiatore
Film 2363 - Gladiator
Film 2325 - Gladiator II
Cast: Paul Mescal, Pedro Pascal, Joseph Quinn, Fred Hechinger, Lior Raz, Derek Jacobi, Connie Nielsen, Denzel Washington.
Box Office: $327.3 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: I fan dell'originale dovrebbero apprezzare. C'è meno coesione narrativa rispetto al primo film, ma il risultato finale è comunque godibile e gli effetti speciali aiutano a creare uno spettacolo cinematografico che intrattiene. Belli i costumi, ma la fotografia è un po' troppo "carica" (saturazione a gogo e spinta particolarmente marcata del nero, una caratteristica che ho riscontrato in altri lavori recenti di Scott, come "Prometheus", "Exodus: Gods and Kings", "Alien: Covenant", "All the Money in the World", "House of Gucci" e "Napoleon", tutti a firma del direttore della fotografia Dariusz Wolski).
Premi: /
Parola chiave: Mano che tocca la sabbia.
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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 8 giugno 2020

Film 1718 - Tomb Raider

Intro: Avevo provato a cominciarlo ancora in Australia durante i sei mesi di reclusione al Takarakka, ma la qualità del file scaricato era tremenda, così ho deciso di posticipare. Ne ho approfittato una volta in aereo verso la mia nuova avventura: America (Los Angeles durante gli Oscar 2019, Las Vegas e San Francisco) e Nuova Zelanda.
Film 1718: "Tomb Raider" (2018) di Anthony Russo, Joe Russo
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: c'era bisogno di un reboot della saga su Lara Croft? Assolutamente no, ma ho abbracciato la nuova proposta cinematografica principalmente per la presenza della mia adorata Alicia Vikander, qui in nel suo ruolo finora più commerciale. Dopo produzioni europee ("A Royal Affair"), ruoli provocatori ("Ex Machina") e un Oscar ("The Danish Girl"), era giunto inevitabilmente il momento per lei di confrontarsi con qualcosa di più globale e mainstream in termini di carriera. Il risultato finale? Niente di elettrizzante onestamente, anche se è indubbio che la ragazza ce l'abbia messa tutta per riportare in vita l'eroina dei videogames della Crystal Dynamics.
Precedentemente interpretata da Angelina Jolie - che ha reso il ruolo francamente iconico in termini di look e stile -, la produzione qui ha voluto giocare più su un dinamismo da film d'azione tradizionale, piuttosto che su una plasticità gonfiata e una realizzazione palesemente fittizia, il tutto per ricercare un realismo in grado di validare la storia. Niente di nuovo, è quello che, per dire, è successo di recente con il reboot di "Jumanji", anche se qui mi pare il risultato finale sia decisamente meno riuscito. Manca sicuramente una componente divertita e divertente, il che appesantisce un prodotto votato teoricamente all'intrattenimento facile e spensierato. Poi, per carità, "Tomb Raider" si lascia guardare, ma decisamente non rimane impresso. Vikander non ha ancora conseguito uno star power tale da mobilitare le masse al cinema, la pellicola manca di un'estetica propria che la contraddistingua dalle altre o dalle precedenti e il progetto finisce per rimanere schiacciato tra il tentativo di sganciarsi dai precedenti due capitoli cinematografici e l'esigenza di presentarsi come rilevante in quanto più serio rispetto a quanto prodotto finora sul personaggio di Lara Croft. Servono più idee e una trama più accattivante, ma a mio avviso Alicia Vikander risulta una scelta azzeccata.
Cast: Alicia Vikander, Dominic West, Walton Goggins, Daniel Wu, Kristin Scott Thomas, Derek Jacobi, Nick Frost.
Box Office: $274.7 milioni
Vale o non vale: Niente di entusiasmante, "Tomb Raider" funziona per chi fosse in cerca di una distrazione facile e dimenticabile per una serata tranquilla all'insegna dell'avventura e dell'azione. Ma niente di più. Un sequel è in lavorazione.
Premi: /
Parola chiave: Himiko.

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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 7 dicembre 2017

Film 1451 - Murder on the Orient Express

E, finalmente, uno dei film che attendevo di più di questo fine 2017!

Film 1451: "Murder on the Orient Express" (2017) di Kenneth Branagh
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Francy
Pensieri: Aspettative molto alte combinate a critiche non particolarmente esaltanti mi avevano reso titubante nei confronti di una delle pellicole che attendevo con più impazienza questa stagione. Branagh è un maestro e riesce sempre con successo e gran classe a portare a termine i suoi progetti e di regista e di attore, ragion per cui ero ancora di più interessato a recuperare questo titolo. Senza contare che si tratta dell’adattamento moderno dell’omonimo classico anni ’70, un film insieme ad “Assassinio sul Nilo” trovo semplicemente irresistibile. Come si sa è difficile bissare un cult – specialmente di un racconto tanto noto come quello di Agatha Christie qui – e la sfida di solito viene persa.
Nel caso specifico dell’”Orient Express” classe 2017, il risultato finale è molto buono, anche se la parte più attesa della storia, ovvero il finale con risoluzione del caso, è meno carica di suspense di quella del suo predecessore. In una sorta di ultima cena su rotaia, Poirot (lo stesso Branagh) espone la sua teoria come giuntoci sul momento, con rabbia, e lascia lo spettatore “esperto” con la brutta sensazione che Sidney Lumet nel suo film abbia trovato una maniera più efficace di raccontare l’inaspettata conclusione.
A parte questo aspetto, l’unico che personalmente mi ha lasciato dubbioso, ho trovato la pellicola particolarmente ben fatta, esteticamente curatissima e davvero bella, recitata con consapevolezza da un cast tanto variegato quanto maledettamente intrigante. Del resto parte del fascino di questo riadattamento sta proprio qui. Tra i tanti spiccano una Michelle Pfeifer in formissima e ancora tremendamente sexy, Johnny Depp finalmente in un ruolo sensato, la nuova pupilla di “Star Wars” Daisy Ridley che dimostra di saperci fare e, ovviamente, Branagh, qui mattatore per tutti i 114 minuti di durata, capace di andare oltre i baffoni strambamente lunghi e l’inflessione francese del suo protagonista (che però è Belga, sia chiaro), regalandogli quello spessore che lo porta oltre la macchietta bidimensionale e lo rende umano nonostante le apparenze robotiche.
Tecnicamente il film è fatto veramente bene: costumi e scenografie sono sontuosi e sfarzosi, in grado di compiacere l’occhio dello spettatore; la fotografia è stupenda, mentre la regia di Branagh è attenta a non farci soffrire di claustrofobia regalando spesso momenti di respiro con riprese del treno dall’esterno e non pochi avvenimenti chiave svolti all’aperto. Come la scena finale, appunto. Quest’ultimo aspetto aiuta certamente a regalare dinamismo al prodotto finale – qualità che manca al classico del ’74 – evitando che la sensazione sia quella di venire schiacciati tra una parete e l’altra delle varie carrozze viaggiatori.
“Murdere on the Orient Express” è, in definitiva, un buon prodotto dal fascino retrò capace di catalizzare l’interesse del pubblico moderno, il che già di per sé è un pregio; è un film realizzato con grazia e occhio per i dettagli, pur non riuscendo del tutto a scrollarsi di dosso la pesante eredità del suo predecessore. In ogni caso si tratta certamente di una scommessa vinta – non bastasse l’incasso a confermarlo, va segnalata la nuova avventura che aspetta al cinema l’ispettore nel prossimo futuro, nientemeno che la stessa che lo aspetta alla fine di questa storia – che conferma per l’ennesima volta la presenza di un pubblico interessato a questo tipo di prodotti che, quando sono ben fatti, non tarda a presentarsi al cinema.
Film 1451 - Murder on the Orient Express
Film 2093 - Death on the Nile
Film 2212 - A Haunting in Venice
Cast: Kenneth Branagh, Penélope Cruz, Willem Dafoe, Judi Dench, Johnny Depp, Josh Gad, Derek Jacobi, Leslie Odom Jr., Michelle Pfeiffer, Daisy Ridley, Tom Bateman, Olivia Colman, Lucy Boynton, Sergei Polunin.
Box Office: $352.8 milioni
Consigli: Gli amanti della Christie e dei suoi romanzi, chi in precedenza aveva già apprezzato la storia e/o il titolo di Lumet dovrebbe andare a colpo sicuro con questo nuovo adattamento firmato Branagh, capace artista in grado di lanciarsi in progetti controcorrente e ogni volta diversi riuscendo a portare a casa risultati qualitativamente molto alti sia tecnicamente che qualitativamente. Il cast è ricchissimo e dei più glam, l’ambientazione affascinantissima, per non parlare del caso da risolvere, apparentemente doverosamente impossibile. Ci sarebbero aspetti migliorabili, in ogni caso un bel titolo.
Parola chiave: Pugnalate.

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Bengi

mercoledì 16 novembre 2016

Film 1239 - Cinderella

Altra seratina casalinga danese, questa volta in compagnia di una favola Disney che Netflix così gentilmente ci ha messo a disposizione.

Film 1239: "Cinderella" (2015) di Kenneth Branagh
Visto: dalla tv di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Poe
Pensieri: Avevo già avuto un'impressione positiva di questa trasposizione in carne ed ossa della favola di Cenerentola quando l'avevo vista al cinema, per cui era probabile che anche la seconda visione sarebbe stata piacevole. In effetti così è stato e, a dirla tutta, ho particolarmente apprezzato l'abbandono del doppiaggio per la versione originale, molto meno stucchevole e impostata. La Blanchett è stupenda (anche se a Poe non è piaciuta in queste vesti) e Lily James è appropriata per il ruolo, le scenografie sono sfarzose e i costumi sono magnifici e tutta l'operazione, in generale, presenta una raffinatezza che per quanto sia evidentemente artificiosa, risulta comunque piacevole.
In generale, dunque, un'operazione ben riuscita e una scommessa vinta nonostante non fosse facile la rivisitazione di un classico non solo in chiave moderna, ma anche in quella "umana". Non era scontato che le cose sarebbero andate per il verso giusto e qui, mi pare, gli elementi classici si sono ben fusi con le possibilità messe a disposizione dalle nuove tecnologie (e di un budget da 95 milioni di dollari), per cui "Cinderella" è - in tutta la costosa semplicità del caso - una perfetta copia vivente del classico animato di oltre 60anni fa. E Disney festeggia (e mette in cantiere versioni live-action di tutti i suoi titoli animati più famosi).
Ps. Solo una candidatura agli Oscar 2016 per i Migliori costumi di Sandy Powell.
Film 906 - Cenerentola
Cast: Lily James, Cate Blanchett, Richard Madden, Stellan Skarsgård, Holliday Grainger, Derek Jacobi, Helena Bonham Carter, Nonso Anozie, Sophie McShera, Hayley Atwell, Ben Chaplin.
Box Office: $543.5 milioni
Consigli: Chi ha amato la favola versione cartone animato apprezzerà questo film, replica piuttosto similare della storia portata sul grande schermo nel 1960. Sfarzo per costumi e scenografie, una fotografia particolarmente brillante e un cast delle grande occasioni, per un risultato finale che certamente colpisce (sicuramente sul piano estetico). Un storia per tutta la famiglia per una pellicola adatta un po' a tutte le occasioni. Lieto fine scontato.
Parola chiave: Ballo.

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Bengi

sabato 25 aprile 2015

Film 906 - Cenerentola

Ci tenevo molto a vedere questo film prima di partire per il Giappone!

Film 906: "Cenerentola" (2015) di Kenneth Branagh
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Foto della locandina firmata nientemeno che da Annie Leibovitz, anteprima mondiale al 65esimo Festival di Berlino, regia del 5 volte candidato all'Oscar Kenneth Branagh, una matrigna interpretata dall'insuperabile Cate Blanchett, il tutto per un unico film: la versione in carne ed ossa del classico "Cenerentola". Ci si sono impegnati alla Disney!
Tra questo titolo e il precedente "Maleficent" (che da solo a portato a casa qualcosa come $758.4 milioni) alla casa di produzione di Topolino hanno capito che riportare in vita i loro classici senza tempo, scegliendo questa volta veri attori al posto di disegnarli, potrebbe essere un'operazione tanto redditizia da valere lo sforzo di riadattarli per il pubblico contemporaneo. Ecco, così, che i prossimi a venire "riesumati" per il debutto live action sul grande schermo saranno "La bella e la bestia" (già in produzione con Emma Watson), "Mulan", "Dumbo", "Winnie the Pooh" e "Pinocchio", senza contare il sequel "Alice in Wonderland: Through the Looking Glass" in arrivo l'anno prossimo. Se per alcuni titoli nutro non poche perplessità, in generale l'idea di vedere cosa pensano di architettare per far funzionare queste storie al di fuori dell'ambiente "protetto" dei cartoni animati mi genera non poche curiosità e un discreto interesse. Vedremo.
Per quanto riguarda questo "Cinderella", va detto che il risultato finale è assolutamente migliore di quel vuoto narrativo che è stato "Maleficent". La storia ricalca a vela spiegata l'onda sicura della fiaba Disney, rincarando - se possibile - la dose di zucchero e bontà di tutta la vicenda, proponendo un'eroina devota al martirio, ma col sorriso sulle labbra. E' inutile stupirsene, la storia la sappiamo.
Direttamente da un personaggio insopportabile di "Downton Abbey", Lily James è una sorprendentemente convincente Cenerentola, capace di reggere perfettamente tutto il peso che il ruolo comporta: non solo uno nuovo giovanissimo pubblico degli anni 2000 a guardarla, ma anche tutta una serie di aficionados del classico d'animazione degli anni '50. Non era facile reggere la competizione e le aspettative, eppure la ragazza, con garbo e grazia, è riuscita nell'impresa. Assolutamente promossa.
Inutile confermare lo stesso giudizio sull'ormai certezza del cinema mondiale, la 2 volte premio Oscar Cate Blanchett, perfetta anche in questo antipatico ruolo. E' ufficialmente l'erede di Meryl Streep - io che sia la miglior attrice della sua generazione lo penso da quando la vidi in "Elizabeth"... -, non che il titolo serva a qualcosa ad alcuna delle due. Entrambe rimangono divine. Nella parte della meschina matrigna la Blanchett mette in scena una mirata dose di perfidia che la rende odiosa, eppure fasciata in quei fantastici abiti creati da Sandy Powell non si può fare a meno di ammirarne la classe e la bellezza. Odi et amo. Ma Cate è Cate...
Il resto del cast è piuttosto nutrito: Richard Madden (è il principe), Stellan Skarsgård, Holliday Grainger, Sophie McShera (anche lei da "Downton Abbey"), Nonso Anozie, Hayley Atwell, Ben Chaplin, Derek Jacobi e una fantastica Helena Bonham Carter nel ruolo della fata madrina. Insomma, come si diceva all'inizio, davvero la Disney ha voluto fare le cose in grande. Lo dimostrano anche le magnifiche scenografie a cui corrono in aiuto gli effetti speciali e, appunto, i sontuosi costumi che danno quel tocco di sfaccia eleganza a tutta l'operazione.
Insomma, se si è amato il cartone animato o si gustano con piacere le fiabe, anche questo "Cenerentola" dovrebbe conquistare senza remore. Curato, colorato, ben recitato e sapientemente ricalcato sul gemello d'animazione, questo nuovo titolo della scuderia Disney non faticherà a trovare il suo spazio nell'indice dei classici moderni della famosa casa di produzione. Meritandoselo.
Film 1239 - Cinderella
Box Office: $458.9 milioni
Consigli: Incasso record per la sconosciuta Lily James che, certamente aiutata dall'ottimo insieme di elementi positivi, porta a casa un successo commerciale veramente notevole. Anche se, va detto, Cate Blanchett le ruba la scena tutte le volte che compare sullo schermo. Scarpetta di cristallo molto chic (e cool, a dire il vero), toni fiabeschi a frotte, un lieto fine che è necessario. L'amore trionfa, ma non poteva essere altrimenti. Anzi, guai fosse stato il contrario! Ben realizzato, bello da vedere dei classe nel suo insieme, questo "Cenerentola" riesce nell'intento di rievocare la magia del cartone anima, riuscendo però a ritagliarsi un suo personalissimo spazio. Questa è la vera vittoria per un prodotto che non è stato confezionato sulla semplice certezza dell'effeto-nostalgia che questa operazione (commerciale) avrebbe generato. Si vede bene, perfetto per ogni occasione che richieda un po' di svago, romanticismo o... magia!
Parola chiave: Mezzanotte.

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Bengi

lunedì 26 maggio 2014

Film 719 - Grace di Monaco

Benedetto sia il cinema a 3€.

Film 719: "Grace di Monaco" (2014) di Olivier Dahan
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Apre Cannes 2014 e riceve recensioni tiepidissime, in America non ha ancora una data d'uscita, gli incassi fino ad oggi non sono incoraggianti. Insomma, questo "Grace of Monaco" fatica a farsi strada.
Il film di per sé non è malvagio e si segue tranquillamente, anche se in effetti fatica a creare momenti di vera empatia con la protagonista Grace Kelly/Nicole Kidman, sofferente sotto la campana di vetro principesca, racchiusa in un regno che per lei è ormai anche prigione. Il matrimonio vacilla, la guerra con la Francia incombe, i monegaschi non la sentono "propria". In questa cornice di subbuglio la storia dell'ex attrice diventata principessa si snoda in maniera troppo piatta e patinata, attentissima ai fasti e al glamour, ma meno efficace quando si tratta di un vero coinvolgimento emotivo che vada oltre la superficie inevitabile. Buona la scelta dei primissimi piani - specialmente sugli occhi - della protagonista, richiamo hitchcockiano d'effetto, indebolito solo dal botox della Kidman.
In generale, comunque, nonostante i molti tentativi di rendere particolarmente veritiera e documentata la storia - "attrice premio Oscar" verrà ripetuto almeno una decina di volte - la sensazione è sempre quella che sia tutta una fiction. Anche se sulla carta gli elementi in comune tra le due attrici parebbero numerosi, di fatto vedere la Kidman nei panni della Kelly non torna tanto quanto ci si sarebbe aspettati; per non parlare di Tim Roth che non non assomiglia a Ranieri neanche per errore. Evidentemente le somiglianze stanno nell'attitudine e nella trasposizione inevitabile che si fa pensando alle due protagoniste di questa pellicola.
In generale, quindi, "Grace di Monaco" riesce nel ricreare atmosfere passate e, perfino, uno sfondo politico abbastanza cosciente e comprensibile, ma rimane un biopic abbastanza piatto o, perlmomeno, privo di un'impronta personale o caratterizzante. La Kidman, una volta certezza, oggi ha perso un po' del suo smalto e fatica a ritrovare una dimensione cinematografica che vada oltre i vecchi fasti di un tempo. Questo film, nella sua troppo fredda e maschilista mise-en-scène, ne è eloquente esempio.
Box Office: $2,484,242
Consigli: Per certi aspetti è un prodotto interessante, per quanto la sua anima commerciale tradisca una certa propensione all'eclatante piuttosto che per la verità dei fatti. Eppure la storia avrebbe il suo fascino e meriterebbe il racconto. Manca, però, una personalizzazione e umanizzazione dei personaggi, una tridimensionalità che fornisca spessore anche alal storia. La Kidman è sempre più algida, ma la sua interpretazione sembra sincera. Si può certamente vedere senza indugi, ma non ci si aspetti il capolavoro o la magia (creata dai media) della storia vera.
Parola chiave: Charles de Gaulle.

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Bengi

lunedì 18 novembre 2013

Film 617 - Il discorso del re

Cineforum dell'incidentato capitolo III: regali comunicati.

Film 617: "Il discorso del re" (2010) di Tom Hooper
Visto: dalla tv dei miei
Lingua: italiano
Compagnia: madre
Pensieri: Da tempo ero interessato a rivederlo, ma non si presentava mai l'occasione giusta. E' una pellicola lunga, non certo spensierata e in certe parti anche lenta, quindi era necessario fossi nella giusta disposizione d'animo. Il forzato riposo ha concretizzato l'occasione.
Visto questa volta in italiano, "Il discorso del re" perde solamente quel fascino dell'accento inglese, ma ammetto che per il resto mantiene intatto il suo forte potere narrativo. Temevo che il doppiaggio sminuisse il grande lavoro di Colin Firth nei panni del balbuziente Re Giorgio VI, ma così non è stato (chiaro, non è la stessa cosa).
Il triangolo di attori protagonisti è veramente capace e piacevolissimo da guardare interagire, con una Bonham Carter di vero e proprio supporto al marito che ama e aiuta e Geoffrey Rush capace di tenere testa ad un inizialmente restio futuro Re riuscendo finalmente ad aiutarlo a sciogliersi. Insieme a Firth formano un terzetto perfetto che è un piacere seguire.
Il film mi è nuovamente piaciuto, catturandomi per questa seconda volta grazie, fondamentalmente, all'interessante modo di presentare la vicenda, evitando pomposità o riverenze storiche e, al contrario, raccontato la storia di un monarca in maniera più simile a quella di un cittadino qualunque. Nel mondo di Lionel Logue, infatti, siamo tutti considerati sullo stesso livello.
Trovo abbastanza meritati i 4 Oscar vinti (film, sceneggiatura, attore protagonista e regia, anche se sinceramente penso il lavoro di Darren Aronofsky per "Il cigno nero" avrebbe meritato di più la statuetta alla regia rispetto a Tom Hooper qui) e, in generale, il grande successo che la pellicola ha riscosso, ottimo esempio per ricordare che anche i film etichettati come 'impegnati' possono in effetti piacere sia alla critica che al pubblico. Basta fare un buon lavoro.
Ps. $414,211,549 di incasso mondiale a fronte di una spesa di 15 milioni.
Film 214 - Il discorso del re
Consigli: Buon esempio di pellicola sulla monarchia, interessante e bello da seguire, perfettamente calibrato a livello narrativo e dolcemente accompagnato dalle musiche del bravissimo Alexandre Desplat. Cast ottimo.
Parola chiave: Wallis Simpson.

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Bengi

mercoledì 28 agosto 2013

Film 576 - Il gladiatore

L'avevo visto al cinema più di 10 anni fa, senza che mi avesse esaltato particolarmente. Così ho deciso di dare a questo film un'altra possibilità.


Film 576: "Il gladiatore" (2000) di Ridley Scott
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Sinceramente non sono mai stato un grande fan di questo film, né di Russell Crowe, il che in effetti mi ha per anni inibito nei confronti di quello che da molti è considerato un piccolo capolavoro del cinema moderno.
Settimana scorsa, però, ho avuto un momento di puro desiderio di full-immersion-antica-Roma e questo mi sembrava il titolo giusto per qualche ora di svago in compagnia di me stesso e un po' di effetti speciali (a memoria) ben fatti. Joaquin Phoenix, poi, è sempre bravo in qualsiasi ruolo reciti, perchè non rispolverare, quindi, la sua prima parte veramente famosa? E leporino fu.
"Gladiator" è certamente una pellicola che nel 2000 ha saputo stregare in molti con le sue scenografia grandiose, il fascino dell'Impero Romano e l'epicità di dialoghi e battaglie; chi, poi, non avrebbe amato la storia di riscatto e vendetta di Massimo Decimo Meridio?
Io, personalmente, ho gradito il packaging, ma di fatto rimango fedele alla mia idea originale: "Il gladiatore" è un blockbuster come un altro, nulla di speciale anche se genericamente ben fatto. Mi sembra si inquadri perfettamente con quella serie di pellicole che negli anni '90-'00 ha regnato agli Academy Awards nella categoria Miglior film, dove più che ai meriti artistici, si badava ad una serie di altre voci correlate: qualità tecnica (oltre alla statuetta più ambita, tutti questi film si portano a casa una valanga di altri premi 'minori'), popolarità e incassi (necessariamente molto alti). Si inseriscono in questa lista una decina di titoli:
Miglior film 1991 - "Balla coi lupi" (7 Oscar e $424,208,848 di incasso);
Miglior film 1995 - "Forrest Gump" (6 Oscar e $677,387,716 di incasso);
Miglior film 1996 - "Braveheart - Cuore impavido" (5 Oscar e $210,409,945 di incasso);
Miglior film 1997 - "Il paziente inglese" (9 Oscar e $231,976,425 di incasso);
Miglior film 1998 - "Titanic" (11 Oscar e $2,185,372,302 di incasso);
Miglior film 1999 - "Shakespeare in Love" (7 Oscar e $289,317,794 di incasso);
Miglior film 2000 - "American Beauty" (5 Oscar e $356,296,601 di incasso);
Miglior film 2002 - "A Beautiful Mind" (4 Oscar e $313,542,341 di incasso);
Miglior film 2003 - "Chicago" (6 Oscar e $306,776,732 di incasso);
Miglior film 2004 - "Il signore degli anelli - Il ritorno del re" (11 Oscar e $1,119,929,521 di incasso).
Dopo quest'ultimo titolo, qualcosa effettivamente è cambiato e i 3 fattori spesso determinanti la sorte di una pellicola che si considerasse la migliore del suo anno sono cambiati. Tra l'altro, sarebbe da notare come molti dei vincitori di quegli anni non fossero esattamente tra i prodotti artisticamente più di valore, quanto certamente tra i più significativi a rappresentare la loro annata. In quest'ottica si inserisce anche "Il gladiatore" che con i suoi 5 premi Oscar e un botteghino mondiale di $457,640,427, nell'edizione 2001 sconfisse rivali quali "La tigre e il dragone", "Erin Brockovich - Forte come la verità", Chocolat" e "Traffic" (solo per citare i compagni di cinquina).
E' da questo punto di vista che io considero il film di Ridley Scott, ovvero prendendolo in considerazione solo nella cornice di un fenomeno che ha certamente rappresentato un periodo di storia del cinema moderno, ma che di fatto non mi sembra abbia posto le basi di alcunché. Sia perché di fatto le inesattezze storiche svalutano il lavoro complessivo - molto rumore, in particolare, fecero gli errori di latino - sia perché non mi pare proprio si possa parlare di capolavoro.
Le strane luci utilizzate spesso sbiancano i volti degli attori e comunque vi è un lavoro discontinuo, secondo me, di fotografia che non inquadra precisamente lo stile che ci si era prefissi di seguire. La trama è pompata eccessivamente di coraggio, onestà, integrità e tutto ciò che di qualificante ed edificante si possa regalare ad un solo personaggio, retto e giusto, religioso e devoto alla famiglia, neanche fossimo all'apice del periodo della censura. E, sinceramente, Commodo/Phoenix avrebbe dovuto essere maggiormente valorizzato ed analizzato, concentrandosi sul suo disturbo, la morbosa relazione incestuosa con la sorella e la sua perversa natura (nonché fragilità) messa a nudo in qualche scena madre da strappare al granitico eroe tutto muscoli e grande virtù.
Anche perché, di fatto, una volta entrato nella prima arena, Massimo non farà altro che passarci tutto il suo tempo, sballottato da un campo di battaglia e l'altro. Una volta introdotta la sua nuova condizione di famoso gladiatore che sa come giocare con la folla, la storia procede lineare verso quello che sarà necessariamente l'epilogo e sono veramente pochissimi i colpi di scena che vengono architettati per infittire la trama. Peccato. Insomma, mi sono certamente goduto questa pellicola a cui non manca il dono dell'intrattenimento e di una certa visione spettacolare (le bighe sono indubbiamente figlie di "Ben-Hur"), ma tutto sommato continuo a non pervenire quella magia e quell'incanto che ho visto spesso negli occhi di chi mi ha parlato di questo film. Tutto sommato, diciamo, non mi sembra nulla più di un ben fatto blockbuster.
Film 576 - Il gladiatore
Film 2363 - Gladiator
Film 2325 - Gladiator II
Consigli: Il titolo più popolare della cinematografia di Russell Crowe che, in quel momento, era all'apice della sua carriera oltre che uno degli attori più pagati di Hollywood. Vale certamente la pena di dare una chance a questo titolo, anche solo per farsi intrattenere dalla spettacolarità di alcune delle scene di lotta tra gladiatori. A mio avviso, però, non si va molto oltre lo spettacolo puro. Quindi è un buon titolo per una serata in compagnia.
Parola chiave: Roma.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 2 gennaio 2013

Film 493 - Gosford Park

Prima recensione del 2013! Buon 2013

Lo volevo assolutamente rivedere perchè a distanza di anni non me lo ricordavo più così bene.


Film 493: "Gosford Park" (2001) di Robert Altman
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Alta società e servitù a stretto contatto con delitto annesso e sospettosi intrighi di contorno. Un bellissimo film diretto da Altman che - famoso per prediligere titoli corali - non si perde mai nella narrazione nonostante il corposo numero di non protagonisti che il cast annovera.
Un prodotto di grande qualità davvero, capace - nonostante la storia presenti un innumerevole numero di nomi impossibili da ricordare tutti - di coinvolgere e interessare senza mai annoiare. In particolare, nel finale carico di colpi di scena, è un vero piacere seguire lo sciogliersi della trama. Un ottimo lavoro!
Perfettamente resa la descrizione dei differenti ceti sociali, con un inevitabile confronto fra i due mondi che si vogliono tanto lontani, ma finiscono per essere piuttosto simili, ognuno con le sue gerarchie, figure ricorrenti e riti.
E' interessante, quindi, non solo per l'ottima trama scritta da Julian Fellowes (premiato con l'Oscar), ma proprio anche per i particolari legati alla descrizione della società degli anni '30, ben ricostruita e ben descritta.
Meraviglioso il gruppo di attori, ognuno veramente perfetto per il suo ruolo: Maggie Smith divina (in una parte molto simile a quella che ha oggi in "Downton Abbey"); Helen Mirren col botto nel finale; Ryan Phillippe veramente viscido; Clive Owen estremamente affascinante e misterioso; Kristin Scott Thomas antipatica altezzosa; e poi ancora (tra gli altri) Michael Gambon, Emily Watson, Kelly Macdonald e Derek Jacobi. Tutti azzeccatissimi per i loro personaggi.
Insomma, un cast d'eccezione per un film corale diretto da uno dei registi più famosi e acclamati di sempre: serve altro?
Ps. 7 candidature agli Oscar del 2002 (tra cui Miglior film, regia e attrici non protagoniste Smith e Mirren) e 1 premio portato a casa.
Film 1431 - Gosford Park
Consigli: Assolutamente da vedere. Un prodotto confezionato in maniera eccellente (oltre alla descrizione della società dell'epoca molto interessante, a livello tecnico bellissimi costumi e ambientazione) e recitato in modo impeccabile. Vale la pena di recuperarlo.
Parola chiave: Legami familiari.

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#HollywoodCiak
Bengi

sabato 10 dicembre 2011

Film 341 - Anonymous

Un bel film in costume mi piace sempre. Se è bello, appunto.


Film 341: "Anonymous" (2011) di Roland Emmerich
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Marco, Serena
Pensieri: Parrebbe andare tutto bene fino a un certo punto in questo film. Roland Emmerich, con mia non poca sorpresa, dirige una pellicola completamente fuori dal suo standard (suoi i catastrofici "2012", "Independence Day", "Godzilla", "The Day After Tomorrow - L'alba del giorno dopo", "Stargate", ma anche "Il patriota" e il noiosissimo "10000 A.C.") e si avventura nel film storico riveduto e scorretto. La tesi è la seguente: non è stato William Shakespeare a scrivere le opere che portano il suo nome, ma il Conte di Oxford che, essendo nobile, non poteva abbassarsi alla pubblicazione di opere scritte e recanti la sua firma. Ingaggerà uno sciocco attoruncolo - Shakespeare, appunto - che, spacciandosi per autore, coprirà il conte ma intascherà anche la sua gloria.
Non fosse che della tesi di complotto non mi interesso in questa sede e lascio pure che ciò che sostiene la pellicola possa eventualmente avere un senso, mi vorrei soffermare su certi aspetti, invece, che mi hanno infastidito.
Innanzitutto Vanessa Redgrave, che sulla carta pareva un Regina Elisabetta I di grande impatto, risulta invece una sciocca marionetta in mano ai suoi consiglieri. I complotti di corte hanno sempre un fascino, ma ciò che mi ha sempre colpito della figura di questa monarca era il carattere deciso e autoritario. Qui, invece, è più infantile di una bambina, più insicura che mani nel compiere qualsivoglia azione. E, permettetemi di rovinare parte della trama, è anche un bel po' zoccola. La interpreta in età giovanile la più sconosciuta Joely Richardson ("Nip/Tuck", "Il patriota", "La carica dei 101 - questa volta la magia è vera"), casualmente reale figlia di Vanessa Redgrave nella realtà. La somiglianza, però, non c'è.
Altro momento veramente poco piacevole, per non dire di cattivo gusto, il punto - chiave per la trama? - in cui viene rivelato l'incesto. E' un po' disgustoso, a mio avviso, oltre che una scelta per la storia poco felice e a mio avviso non per forza necessario.
Tutto questo va incorniciato in un ambito quasi per niente riuscito per una pellicola ad alte pretese (con addirittura un inizio a teatro con Derek Jacobi a introdurre un prologo e ad alzare di molto le mire stilistiche della sceneggiatura, con forse qualche pretesa di serietà di troppo), con una produzione ad alto budget e dettagli tecnici piuttosto curati, soprattutto deducibile dai bei costumi.
Il contorno, però, è scarno e la trama non decolla mai, anzi regala più di uno sbadiglio. Il rammarico per la triste condizione del Conte di Oxford/Rhys Ifans ("Harry Potter e i doni della morte: Parte I", "Notting Hill") non arriva mai allo spettatore, forse anche per via dello scetticismo che regna attorno alla tesi proposta da questo "Anonymous". Un protagonista, poi, così di poco richiamo e un resto del cast piuttosto sconosciuto ai più, ha decretato un insuccesso decisamente evidente di questa pellicola: $14,158,978 di incasso, meno della metà di quelli spesi per produrlo.
Ps. Il cast inglese è composto da ben 3 attori che hanno partecipato alla saga di Harry Potter: il protagonista Rhys Ifans (Xenophilius Lovegood), David Thewlis (Prof. Lupin) e Jamie Campbell Bower (Grindelwald).
Consigli: Non esattamente un film brillante, ma per chi ama le storie di epoca elisabettiana con sontuosi costumi e una buona ricostruzione scenica, questo è sicuramente un prodotto di valore. Se, invece, si guarda alla trama, meglio essere preparati. E clementi...
Parola chiave: Incesto.

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#HollywoodCiak
Ric