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mercoledì 18 dicembre 2024

Film 2331 - Hidden Figures

Intro: Tornato a casa, rivedo Michael e qual è il titolo che gli propongo di vedere? Ma ovviamente quello che "Fly Me to the Moon" mi aveva ricordato qualche giorno prima...

Film 2331: "Hidden Figures" (2016) di Theodore Melfi
Visto: dalla tv
Lingua: inglese
Compagnia: Michael
In sintesi: ancora non posso credere che Michael non lo avesse mai visto prima. Io, alla mia ennesima visione, trovo sempre - se non ancora di più - che "Hidden Figures" sia un gran bel film, con un bel messaggio e ben realizzato, nonché portato sulle spalle di 3 fantastiche protagoniste che fanno un lavoro egregio: Taraji P. Henson, Octavia Spencer e Janelle Monáe.
Grande pellicola.
Film 1320 - Hidden Figures
Film 1665 - Hidden Figures
Film 2329 - Hidden Figures
Cast: Taraji P. Henson, Octavia Spencer, Janelle Monáe, Kevin Costner, Kirsten Dunst, Jim Parsons, Mahershala Ali, Aldis Hodge, Glen Powell.
Box Office: $236.2 milioni
Vale o non vale: Un film che riguardo sempre volentieri e riesce, tutte le volte, a mettermi di buon umore. La storia è bella (e vera) e ben raccontata, le protagoniste interagiscono tra di loro magnificamente, il resto del cast è ottimo, le musiche accompagnano alla perfezione. Insomma, per me, un titolo da recuperare.
Premi: Candidato a 3 premi Oscar per Miglior film, sceneggiatura non originale e attrice non protagonista (Octavia Spencer). 1 nomination ai BAFTA per la Miglior sceneggiatura non originale e 2 ai Golden Globes per attrice non protagonista (Spencer) e colonna sonora. 2 candidature ai Grammy per Best Score Soundtrack for Visual Media e Best Compilation Soundtrack for Visual Media. 2 vittorie agli MTV Movie + TV Award per Best Hero (Taraji P. Henson) e Best Fight Against the System e 1 nomination per Best Actor in a Movie (Henson).
Parola chiave: Computer.
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#HollywoodCiak
Bengi

sabato 20 luglio 2024

Film 2297 - Bull Durham

Intro: Non avevo mai sentito parlare di questo film. L'altro giorno stavo guardando un video su YouTube dove si cita la performance di Susan Sarandon in questa pellicola e mi sono incuriosito: sembrava la scelta perfetta per un venerdì sera casalingo.

Film 2297: "Bull Durham" (1988) di Ron Shelton
Visto: dal proiettore
Lingua: inglese
Compagnia: Michael
In sintesi: sarò onesto, non ho particolarmente gradito questo film. Non che non sia un prodotto di qualità, quello no, semplicemente non è troppo il mio genere.
Meno romcom di quanto avrei gradito e più concentrato sull'elemento sportivo della trama con molti, MOLTI riferimenti sessuali (che non mi aspettavo), "Bull Durham" è evidentemente un prodotto del suo tempo che funziona e non funziona. Ho molto gradito la performance di Susan Sarandon, anche se ho trovato il suo personaggio molto caotico e difficile da seguire (come la sua professione: che lavoro faccia la sua Annie Savoy ancora lo devo capire). Kevin Costner fa Kevin Costner, ma devo dire che funziona e ora comprendo meglio il suo status di sex symbol. Il personaggio di Tim Robbins è un casino e anche se ha senso in riferimento al suo arco narrativo, l'ho trovato comunque fastidioso.
Insomma, non ero troppo interessato al triangolo amoroso che la storia propone. Poi, lo ribadisco, c'è davvero molto sport e molta terminologia tecnica che, ovviamente, non ho compreso. Non il film che mi aspettavo (il che, come sempre, non è necessariamente un male, semplicemente avrei voluto vedere altro).
Cast: Kevin Costner, Susan Sarandon, Tim Robbins, Trey Wilson, Robert Wuhl, Max Patkin.
Box Office: $50,888,729
Vale o non vale: Qualche tono da commedia romantica, molto sport e riferimenti sessuali. E' un prodotto di fine anni '80 con un'evidente connessione a quello specifico momento storico in termini di narrativa e realizzazione. A tratti mi ha ricordato "A League of Their Own".
Premi: Candidato all'Oscar per la Migliore sceneggiatura originale. 2 candidature ai Golden Globe per Miglior attrice protagonista commedia (Sarandon) e Miglior canzone originale per "When a Woman Loves a Man" cantata da Gordon Jenkins.
Parola chiave: Lingerie.
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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 26 ottobre 2021

Film 2047 - Molly's Game

Intro: Dando un'occhiata alla mia lista di titoli salvati su Netflix, ho ritrovato questa pellicola che avrei voluto recuperare a tempo perso. E così, una sera, gli ho dato una chance.

Film 2047: "Molly's Game" (2017) di Aaron Sorkin
Visto: dall'iMac
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: non si può certo dire che Aaron Sorkin non sia un abile storyteller, però per quanto mi riguarda nel suo caso il vero problema sta sempre nelle parole, nello specifico nel numero spropositato di cui ne fa uso. In questo caso è andata meglio.
La storia (vera) di Molly Bloom e la sua scalata verso il successo economico grazie ad un business illegale legato al gioco del poker per ricconi dalla scommessa - e la mancia - facile è sicuramente molto interessante e viene ben controbilanciata dai ben più mesti toni dell'altro risvolto della medaglia di questa vicenda, ovvero l'indagine dell'FBI che mette Molly spalle al muro. In questo senso la storia funziona bene e tiene alta l'attenzione dello spettatore, curioso di capire quale sia l'elemento che porterà effettivamente alla rovina l'attività della protagonista, davvero ben interpretata da una Jessica Chastain ultimamente meno sulla cresta dell'onda di qualche anno fa e che meriterebbe, invece, qualche attenzione in più (va detto che nei suoi confronti al momento si parla di un possibile nomination ai prossimi Oscar per la pellicola "The Eyes of Tammy Faye").
Detto questo, "Molly's Game" funziona quanto basta e mantiene quanto promette, anche se il risultato finale non è un capolavoro senza tempo. Un prodotto onesto che dà ampio spazio al talento della Chastain che si riconferma - ci fosse stato bisogno di ribadirlo - in grado di portare sulle proprie spalle le sorti di tutta la baracca.
Cast: Jessica Chastain, Idris Elba, Kevin Costner, Michael Cera, Jeremy Strong, Chris O'Dowd, Bill Camp, Brian d'Arcy James, Graham Greene, Justin Kirk, Joe Keery.
Box Office: $59.3 milioni
Vale o non vale: I fan di Sorkin apprezzeranno questo suo primo approccio alla regia, un buon esordio dello sceneggiatore premio Oscar per "The Social Network". "Molly's Game" è un buon titolo, anche se non esattamente la proposta giusta per una serata distasea a cervello spento. Come la scrittura profusa di dialoghi e personaggi di Sorkin richiede, bisogna prestare abbastanza attenzione per tenere le fila di questa storia vera.
Premi: Candidato all'Oscar e al BAFTA per la Miglior sceneggiatura non originale e a 2 Golden Globes per la sceneggiatura e la Miglior attrice protagonista (Chastain).
Parola chiave: Tripped over a stick.

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#HollywoodCiak
Bengi

domenica 27 ottobre 2019

Film 1665 - Hidden Figures

Intro: Lo rivedo sempre con piacere.
Film 1665: "Hidden Figures" (2016) di Theodore Melfi
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: storia vera interessante ed edificante - ovviamente -che racconta le vicende inizialmente non molto felici di tre donne afroamericane che, negli anni '60, si apprestano inconsapevolmente a rivoluzionare non solo il loro luogo di lavoro (nientemeno che la NASA), ma anche collateralmente il corso della storia dell'uomo nello spazio.
Film 1320 - Hidden Figures
Film 1665 - Hidden Figures
Film 2329 - Hidden Figures
Cast: Taraji P. Henson, Octavia Spencer, Janelle Monáe, Kevin Costner, Kirsten Dunst, Jim Parsons, Mahershala Ali, Aldis Hodge, Glen Powell.
Box Office: $236 milioni
Vale o non vale: Bella storia con bel messaggio annesso che ci ricorda quanto razzismo e sessismo siano questioni aperte che solo una sessantina di anni fa erano considerate la norma. Tre donne magnifiche che, in silenzio, hanno portato un po' di rivoluzione nella loro vita e nel mondo.
Premi: Candidato a 3 Oscar (Miglior film, sceneggiatura non originale e attrice non protagonista), a 2 Golden Globe (attrice non protagonista, colonna sonora) e al BAFTA per la sceneggiatura. 2 nomination ai Grammy per Best Score Soundtrack for Visual Media e Best Compilation Soundtrack for Visual Media.
Parola chiave: Calcoli.

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Bengi

venerdì 26 aprile 2019

Film 1555 - The Company Men

Intro: In tutta onestà non ero molto interessato a vedere questo film, ma ogni tanto bisogna anche venirsi incontro.
Film 1555: "The Company Men" (2010) di John Wells
Visto: dal pc portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: sono sempre un po' prevenuto a vedere non solo i film con Affleck, ma soprattutto quelli con lui che non sono andati bene al botteghino. Ammetto che mi sono dovuto ricredere, "The Company Men" è un film interessante e ben fatto;
storia interessante che tratta il periodo della recente recessione in America, mettendo a fuoco le sfortune lavorative di Bobby Walker (Affleck) che, a seguito del licenziamento dal buon lavoro presso una compagnia che si occupa della costruzione di navi, deve non solo ritrovare la fiducia in sé stesso, ma anche ricominciare da zero e capire come sopravvivere durante la crisi. La sceneggiatura non fa sconti a nessuno e regala una rappresentazione asciutta e credibile della vicenda che racconta, evitando toni eccessivamente drammatici o pietosi. Pur non essendo un capolavoro, il film funziona.
Cast: Ben Affleck, Chris Cooper, Kevin Costner, Tommy Lee Jones, Rosemarie DeWitt, Maria Bello, Craig T. Nelson.
Box Office: $8.1 milioni
Vale o non vale: per quanto di fiction, un racconto onesto e lucido del periodo di recessione dell'economia americana che mette a fuoco i meccanismi innescati dalla crisi: c'è chi perde (il lavoro, ma non solo) e c'è chi ha molto da guadagnare. Interessante.
Premi: /
Parola chiave: Lavoro.

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Bengi

lunedì 6 marzo 2017

Film 1320 - Hidden Figures

Altro giro, altro regalo: in arrivo per l'8 marzo in Italia, una delle pellicole che più mi aveva incuriosito di questi Oscar 2017.

Film 1320: "Hidden Figures" (2016) di Theodore Melfi
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Poe
Pensieri: Tra i candidati a Miglior film che quest'anno ho visto, "Hidden Figures" è, assieme a "La La Land", quello che ho preferito. In tutta sincerità ero ben disposto in partenza verso questa pellicola, sia perché le tre attrici protagoniste mi incuriosivano assieme, sia perché dal trailer sembrava che la storia potesse essere davvero interessante e il risultato finale dinamico, edificante e del tutto piacevole. E' stato così quasi per tutto.
"Hidden Figures" è tratto dall'omonimo romanzo di Margot Lee Shetterly che, a sua volta, si ispira alla vera storia delle tre donne afroamericane, dette "computer", impiegate alla NASA con differenti ruoli, tutti riconducibili ad un'indiscutibile capacità cerebrale: Katherine Goble Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson. Le tre attrici che rispettivamente le interpretano - Taraji P. Henson, Octavia Spencer, Janelle Monáe - sono una scelta di cast perfetta e da sole valgono la visione della pellicola. Anche se forse la Spencer non si meritava così tanto la nomination all'Oscar (fa lo stesso ruolo che aveva in "The Help"), insieme sono un bel gruppo affiatato e credibile per il quale non si può non finire per fare il tifo. Inoltre il resto del cast è particolarmente ricco ed è bello ritrovare Costner e la Dunst finalmente in una produzione che fa centro.
La storia che si racconta ha dell'incredibile ed è un piacere da seguire e, man mano che il racconto procede, diventa sempre più coinvolgente, tanto che non si fatica a vivere le stesse ansie e gioie provate dai protagonisti sullo schermo. La lungimiranza di certi comportamenti, la gentilezza di alcuni gesti, la cattiveria gratuita, l'assurdità dell'impostazione raziale della società dell'epoca sono tutti elementi che vanno a comporre la trama caratterizzandola e contestualizzandola, pur evitando toni tragici o facili buonismi. Questo, in particolare, è l'aspetto che più mi ha colpito: ci sono meno fronzoli del previsto. Credevo che la produzione avrebbe giocato su toni più "patetici" e, invece, per quanto si conceda non pochi momenti edificanti, non cede troppo alla voglia di strafare. Così ne esce un film bello e godibile, interessante e ben costruito intorno a tre protagoniste forti e bellissime. Unico neo, a volte si pecca di ritmo.
Al di là di questo, comunque, il vero piacere di seguire "Hidden Figures" sta nel vedere come la NASA diventi una sorta di campus epurato dalle leggi raziali (certo non è tutto rose e fiori, ma da qualche parte bisogna pur cominciare) ed evolve rapidamente esattamente come cambiano i dati da elaborare per le varie missioni. E queste ultime richiedono lo sofrzo di tutti, bianchi e neri, per poter essere portate a termine. Dunque il programma spaziale bada poco al colore della pelle e tanto ai risultati e al lavoro di squadra in vista di un traguardo che è un goal per tutti.
In un momento storico in cui l'unità e il senso di comunità e identità vacillano, è bello ricordare come bastino intelligenza e lungimiranza per superare le proprie paure per la diversità altrui.
Ps. 3 nomination all'Oscar (Miglior film, sceneggiatura non originale, attrice non protagonista), 2 ai Golden Globes (attrice non protagonista, colonna sonora) e una ai BAFTA (sceneggiatura).
Film 1320 - Hidden Figures
Film 1665 - Hidden Figures
Film 2329 - Hidden Figures
Cast: Taraji P. Henson, Octavia Spencer, Janelle Monáe, Kevin Costner, Kirsten Dunst, Jim Parsons, Glen Powell, Mahershala Ali.
Box Office: $195 milioni
Consigli: Non un capolavoro, ma sicuramente una pellicola piacevole da seguire, con una bella storia da raccontare e un gruppo di attori veramente ben assortito (finalmente Jim Parsons esce dal personaggio di Sheldon Cooper). In lingua originale è stata un'esperienza particolarmente soddisfacente - cercando di decodificare i vari accenti - e anche se sono sicuro che l'imminente uscita in sala e la pigrizia faranno optare per il doppiaggio, come sempre mi sento di dire che la versione originale batte quella tradotta a mani basse. Non è una presa di posizione ma un dato di fatto: il lavoro che c'è dietro i personaggi sta anche nel tono e nell'impostazione della voce. E il piacere di seguire una nuova storia sta anche nel non sentirsela raccontare sempre dalle solite quattro voci.
Parola chiave: Euler method.

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Bengi

giovedì 10 novembre 2016

Film 1236 - The Untouchables - Gli intoccabili

In viaggio verso la Norvegia, in pullman per 8 ore, ci eravamo muniti di ogni sorta di accompagnamento per la nostra avventura al nord. Dopo un po' di trono di spade, molto cibo, qualche ansia e riposini vari, abbiamo deciso di cominciare questo film...

Film 1236: "The Untouchables - Gli intoccabili" (1987) di Brian De Palma
Visto: dal computer di portatile
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Alcune scene memorabili di questa pellicola la rendono uno dei titoli più iconici degli anni '80, anche considerato il grande cast, l'allora fama del suo regista e certamente la storia che coinvolge la sempiterna lotta tra bene e, in questo caso, "mala".
La malavita organizzata ha qui il nome di Al Capone, siamo a Chicago negli anni '30 durante il più rigido proibizionismo che vietava produzione, vendita e consumo di alcolici e abbiamo un gruppo di eroi che è pronto a dare la vita per la causa in cui crede. Ecco chi sono questi intoccabili e quello che vogliono è sbattere in galera il gangster con ogni mezzo possibile (e sappiamo già che non lo si riuscirà certo a fare per i crimini peggiori che ha commesso).
Nonostante i nobili intenti e il buon risultato finale, non posso dire di essere rimasto folgorato da questo film, per nessun motivo particolare; semplicemente è un bel film, con certi buoni momenti di pathos e azione, ma fuori dai canoni che solitamente mi soddisfano tanto da dire che è una storia che vorrei vedere di nuovo. Poi chissà, magari tra qualche anno mi ricredo.
Nel frattempo dico che è un peccato che Andy García si sia bruciato la carriera, perché era veramente promettente, Costner è sempre un po' lesso, Patricia Clarkson è troppo spesso relegata ai ruoli secondari ma è un'attrice di serie A, De Niro fa sempre De Niro che fa il malavitoso e, nota dolente, non ho amato particolarmente il ruolo di Sean Connery. Probabilmente è un po' il doppiaggio, un po' la necessaria dose sacrificale da "Hollywood anni '80", in ogni caso ho trovato il suo personaggio sopra le righe e, naturalmente, la scena della sua morte eccessiva. Lo sappiamo, non siamo più abituati a morti da cinema ricolme di ultimi momenti, ultimi sospiri, ultime importanti frasi, ultimi colpi di pistola e, purtroppo, qui ce n'è un po' troppo di tutti questi momenti. E' certamente il personaggio più carismatico dell'ensemble, quello cui sono affidate le battute simpatiche, ma nell'insieme è forse quello che ho trovato più disomogeneo rispetto al resto. E no, assolutamente no, non gli avrei dato un Oscar (ma sì, assolutamente sì, lo avrei dato a Morricone).
In ogni caso a questo "The Untouchables - Gli intoccabili" riconosco tutti i meriti che negli anni gli sono stati riconosciuti ed è certamente vero che si tratta di un bel film, un pezzo di storia del cinema americano moderno; io l'ho apprezzato, ma non l'ho amato. Il che non è un male, semplicemente sono gusti.
Ps. 4 candidature tecniche agli Oscar dell'88 e un premio vinto per il miglior attore non protagonista.
Cast: Kevin Costner, Charles Martin Smith, Andy García, Robert De Niro, Sean Connery, Patricia Clarkson.
Box Office: $106.2 milioni
Consigli: Indimenticabile il rallenty con la carrozzina che cade (innegabilmente collegabile al mitico Fantozzi), belle scene d'azione e una cura dei dettagli tecnici davvero apprezzabile per un risultato finale che è oggi certamente un cult. Per chi non lo avesse mai visto (come era il mio caso) è un titolo da recuperare; bisogna apprezzare il genere gangster + sparatorie + anni '30, anche se vederlo almeno una volta nella vita credo sia necessario se si ama il cinema.
Parola chiave: Evasione fiscale.

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Bengi

lunedì 31 agosto 2015

Film 981 - McFarland, USA

Alla ricerca di qualcosa da vedere in una serata casalinga solitaria.

Film 981: "McFarland, USA" (2015) di Niki Caro
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Ho scelto questa pellicola un po' a caso, nel senso che ne ero venuto a conoscenza avendo trovato su IMDb le foto della premiere qualche mese fa e mi ero chiesto cosa ci facesse Kevin Costner in mezzo a tanti messicani. O, più in generale, cosa ci facesse Kevin Costner su un red carpet...
Beh, sorpresa, "McFarland, USA" è un film ben fatto, strutturato in maniera funzionale a raccontare una storia di povertà e riscatto, sogni, speranze e realtà difficili. Il tutto - ed è ciò che mi è piaciuto di più - senza quella tendenza cinematografica (commerciale) a far sembrare la storia un miracolo per cui piangere. La regista Niki Caro racconta dei 7 ragazzi reclutati da Jim White (Costner) per la corsa campestre senza sentimentalismi smielati o rallenty commemorativi e, in generale, senza calcare troppo la mano sull'aspetto emotivio, valorizzando il suo film grazie a un buon cast, una sceneggiatura sensata che racconta la forza dell'impegno e della motivazione e una storia vera che è davvero un bel racconto da seguire.
Personalmente ho trovato molto ispirante la storia di questi ragazzi che, obbligati dalle loro situazioni familiari a lavorare per aiutare con i soldi, portano avanti un progetto che sembra più grande di loro (vincere il campionato), vanno a scuola e vivono le loro vite ben consapevoli dei loro obblighi e doveri e, non da meno, di avere solo questa possibilità per non finir male come la metà del resto della popolazione di McFarland. Inoltre io amo correre, il che ha certamente influito a farmi apprezzare questa pellicola.
Insomma, un buon prodotto sullo sport di squadra, sul valore dell'impegno (senza scappatoie) e della vera amicizia, oltre pregiudizi, il mito del sogno americano e della gratificazione che scaturisce dal solo possesso di oggetti. Io ho apprezzato.
Box Office: $44.7 milioni
Consigli: Pellicola sulla corsa campestre, tratta da una storia vera, su come 7 ragazzini provenienti da una comunità non certo privilegiata siano riusciti a far loro il sogno di moltissimi atleti. Un bel racconto senza fronzoli, asciutto nella narrazione che va dritto al punto. La scena della quinceañera esprime bene cosa voglia dire far parte di una comunità. Un film a cui dare una chance, anche se non proprio per ogni occasione.
Parola chiave: Palo Alto.

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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 6 giugno 2014

Film 725 - Jack Ryan - L'iniziazione

In cerca di qualcosa di leggero da vedere a pranzo, mi sono imbattuto in questo film...

Film 725: "Jack Ryan - L'iniziazione" (2014) di Kenneth Branagh
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Sono sinceramente fan di Chris Pine e questa pellicola mi attirava, come ogni prospettiva di buon thriller del resto. Il mio interesse per questo "Jack Ryan: Shadow Recruit" è subito aumentato non appena ho scoperto della presenza di Keira Knightley e, soprattuto, di Kenneth Branagh anche alla regia. C'è pure Kevin Costner, ma per lui non provo particolare slancio sinceramente.
Inoltre ho scoperto che Jack Ryan è un personaggio creato da Tom Clancy e piazzato in numerosi suoi libri, oltre che riciclato in numerose pellicole più o meno incentrate su di lui ("Caccia a Ottobre Rosso", "Giochi di potere", "Sotto il segno del pericolo" e "Al vertice della tensione"). In questa, invece, è l'unico protagonista.
Il film tiene bene per tutta la durata e riesce nell'intento di intrattenere con un minimo di sforzo narrativo. E' un buon thriller, prodotto commercialissimo e ben confezionato. Non mi è chiaro perché uno come Branagh - che ha 5 nomination all'Oscar all'attivo, tutte in categorie diverse: Miglior regia e attore protagonista ("Henry V"), attore non protagonista ("My Week with Marilyn"), sceneggiatura ("Hamlet") e Miglior cortomettraggio ("Swan Song") - si ostini a prendere il timone di certe produzioni commerciali (è stato il regista del primo "Thor") che, per quanto ben realizzate, rimangono comunque lavori un po' impersonali per quanto riguarda l'aspetto registico. Come me quando ho iniziato a vedere questo film, anche il resto del pubblico si sarà recato al cinema per le promesse sequenze d'azione, un po' di spionaggio e qualche marchingegno computerizzato che fa tanto 007 vecchio stile, non certo perché le qualità artistiche del regista sono internazionalmente riconosciute. Quindi mi chiedo perché non imbarcarsi in altre produzioni o, quantomeno, perché non alternare queste più commerciali a qualcosa di più personale.
Ciò detto, ho comunque apprezzato "Jack Ryan" e la sua incursione russa tutto spionaggio e action sequence. Pine è perfetto per questi ruoli che richiedono una faccia furbetta e un fisico allenato. La Knightley, invece, è particolarmente sostituibile e, sinceramente, quando le fanno complimenti di bellezza si rimane un po' perplessi. In ogni caso c'è e la si tiene. Bene il cattivo che è interpretato proprio da Branagh, anche se fa un po' ridere che si faccia infinocchiare alla fine da Cathy (tira più...).
In generale un buon intrattenimento, un prodotto che rende giustizia al suo genere e alle aspettative che genera.
Box Office: $134,277,412
Consigli: Thriller moderno ambientato tra russi e apparecchiature tecnologicamente sofisticatissime. Buono il cast, buona la trama e in generale il risultato finale. Si può vedere tranquillamente in compagnia per una serata di disimpegno e intrattenimento.
Parola chiave: Sleeper agent.

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Bengi

martedì 28 gennaio 2014

Film 658 - L'uomo d'acciaio

Non c'è niente di meglio che puntare sul disimpegno per cena.

Film 658: "L'uomo d'acciaio" (2013) di Zack Snyder
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Superman non è Batman e anche se Christopher Nolan c'ha provato a rifarlo in chiave-pipistrello, il miracolo qui non è riuscito. Sarà perché sua è solo la storia - e non la sceneggiatura - sarà che i supereroi hanno un po' rotto o che il precedente "Superman Returns" di Bryan Singer era stata un po' una ciofeca (ma la colpa, diciamocelo, era anche dell'inespressività di coppia Brandon Routh-Kate Bosworth), comunque lo spirito di questa visione è stato in ultima analisi solo documentativo.
Non è né un bel film, né un brutto film, solo un buon titolo d'intrattenimento dall'aspetto molto cupo e freddo e dal cast ultra-star tra cui spiccano le braccia pompatissime di Henry Cavill, che nelle magliette tutta salute&campagna fanno veramente un'enorme figura.
Poi va detto che vedere Russell Crowe nella parte di Jor-El è un po' come rivivere quell'assurda scelta di utilizzare immagini d'archivio per riportare Marlon Brando sullo schermo e dargli la parte del padre di Kal-El in "Superman Returns", ovvero ci si chiede costantemente: perchè?!
Un "perché?!" all'unisono con quello della domanda subito successiva: perché Kevin Costner? Già è una scelta recitativamente parlando infelice, ma qual è il senso di inserirlo nel cast e farlo morire a metà film? E quando dico morire intendo farlo inghiottire da una tromba d'aria senza nessun motivo valido.
Finite le grandi domande esistenziali - ma ce ne sarebbero altre, solo preferisco procedere - la prima nota assolutamente a favore del film è Amy Adams che non solo è rossa da una vita, ma sa anche recitare. MIRACOLO in quel di Krypton e dintorni. Certo, come mi ha fatto notare il mio amico Matteo non l'hanno esattamente aiutata con le acconciature, ma del resto Amy non è mai stata famosa per essere un sex symbol tutta tette di fuori e labbra carnose, quindi apprezzo la scelta di una Lois Lane più vera ed espressiva.
Poi, lo dico sottovoce, Henry Cavill non è nemmeno tanto male a recitare. Cioè, alcune volte ho avuto la pelle d'oca per l'imbarazzo, ma tutto sommato devo dire che regge piuttosto bene il peso di 143 minuti di botte da orbi, palazzi crashati e bucoliche ricostruzioni campestri di una felicità infantile. Lo so, lo so, è una strana combo.
Quindi, come era intuibile, questa pellicola ha i suoi pregi e i suoi difetti che, alla fine, pareggiano i conti in un risultato perfettamente in linea con le aspettative legate al franchise. Niente di che perché, anche se i buoni propositi resuscitativi c'erano, di fatto alcuni errori sono commessi. Sia perché il film è troppo lungo, sia perché il finale è troppo, troppo, troppo concentrato solo sul far venir giù qualunque palazzo inquadrato. Non che fosse necessario menarsi e poi passare lo Swiffer, però, ecco, un po' meno effetti speciali e un po' più storia non sarebbe stato male. Sarà, forse, che l'avventura di Superman sullo schermo è legata a tappe sempre troppo uguali tra loro e quindi finisce che i film si assomigliano un po' e differiscono solo sul numero di edifici crollati e di cazzotti assestati? Non lo so a chi spetti la vittoria in proposito, ma comunque alla lunga stanca.
In generale, quindi, anche se non è nulla di nuovo e si vede un certo sforzo riabilitativo della saga, il responso è di un pari e patta tra sì e no. Sì perché si è scelto di privilegiare l'aspetto recitativo, vi è un certo approfondimento delle emozioni e una ricerca stilistica d'immagine che, se anche non condivido, esprime in ogni caso una scelta qualitativa. No perché alla fine ci si fa inghiottire da un duello in cui solo il computer ne esce vincitore, soffocando i buoni propositi dell'inizio e questa disparità un po' la si avverte. Direi che si lascia guardare e (diciamocelo) dimenticare. Ci sarà un seguito che in America uscirà il 6 maggio 2016.
Ps. $668,045,518 milioni di dollari di incasso - "Superman Returns" ne aveva incassati solo $391,081,192 - e 225milioni per produrlo.
Film 658 - L'uomo d'acciaio
Film 1127 - Batman v Superman: Dawn of Justice
Film 1128 - Batman v Superman: Dawn of Justice
Film 1218 - Suicide Squad
Film 1392 - Wonder Woman
Film 1640 - Wonder Woman
Film 1708 - Aquaman
Film 1459 - Justice League
Film 2019 - Zack Snyder's Justice League
Consigli: A chi piace Superman dovrebbe piacere anche questo reboot targato Zack Snyder, certamente molto concentrato sull'adrenalina. Per gli altri sarà un passatempo in linea con i soliti blockbuster americani sui supereroi con grandi poteri e grandissime responsabilità. Anche se, va detto, Superman più che altro passa metà del film a distruggere qualunque cosa incontri il suo cammino.
Parola chiave: Generale Zod.

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Bengi

giovedì 23 agosto 2012

Film 442 - Guardia del corpo

20 anni fa. Avevo 5 anni...


Film 442: "Guardia del corpo" (1992) di Mick Jackson
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: In un'atmosfera glam-pop più da anni '80 che da nuovissimi anni '90, "The Bodyguard" è una delle pellicole romantiche più famose della storia cinematografica.
Nonostante il copione fosse originariamente destinato alla coppia Steve McQueen e Diana Ross, per una serie di complicazioni i due protagonisti principali ingaggiati sono stati Kevin Costner e l'allora esordiente nel mondo del cinema Whitney Houston, scelta che oggi possiamo ritenere davvero azzeccata. Perchè se, allora, all'uscita del film la cantante fu ampiamente criticata - come il film - oggi non credo non si possa dire che "Guardia del corpo" sia una delle pellicole cult nel suo genere.
Gli elementi che lo hanno reso possibile sono tanti, a partire dalla colonna sonora (che, con le sue 45 milioni di copie, è la più venduta della storia) e da una della canzoni più magiche ed azzeccate a far da tema portante ad un film: "I Will Always Love You". Che poi le due candidate all'Oscar fossero "I Have Nothing" e "Run to You" è un'altra storia.
Con un mix di thriller, romanticismo e un tocco autobiografico (la Ross era già stata candidata all'Oscar per "La signora del blues" e la Houston, se non per la categoria attoriale, poteva aspirare ad una candidatura almeno per le canzoni), la trama regge abbastanza bene le 2ore di durata con una serie di colpi di scena a tener sempre desta l'attenzione di chi sta guardando. Bella (e, se vogliamo, anche interessante) la ricostruzione della serata degli Academy Awards dove, inutile dirlo, il personaggio della Houston vince tra la sorpresa di pochi. Lì si scatenerà il momento di massima tensione.
A parte i toni entusiasti di questa mia prima parte, dovuti certamente alla riscoperta di un prodotto legato ad una seria di ricordi d'infanzia, comunque bisogna dire che si deve trattare questo film per quello che è. Non certo un capolavoro, ma se lo si guarda con attenzione si possono riconoscere tantissimi tentativi successivi di emulazione, probabilmente legati ad una speranza di successo eguagliabile (il film incassò $410,945,720). Basti pensare alla varie cantanti sbarcate al cinema con pellicole legate al mondo della musica, come "Glitter" con Mariah Carey ($5,271,666 di incasso mondiale...), "Crossroads" con Britney Spears ($61,141,030) fino al più recente "Burlesque" con l'Aguilera e Cher ($89,657,398).
Non credo, tra l'altro, che le 7 nomination ai Razzie Awards del 1993 siano meritate e, con il senno di poi, si può certamente convenire che è stato prodotto ben di peggio e la recitazione dei due protagonisti non è così condannabile se consideriamo certi prodotti abominevoli prodotti ultimamente.
Ora, non è certo mia intenzione cominciare una crociata pro "Guardia del corpo"; dico solo che, con i suoi pregi e difetti, è riuscito in ogni caso a distinguersi come uno dei film più famosi legati al mondo della musica e, dopo tanto tempo, è ancora un prodotto di notevole fama. La recente scomparsa improvvisa della Houston, poi, ha contribuito ad avvicinare nuovamente la gente ai suoi successi passati e, inevitabilmente, a ridestare interesse attorno a questa pellicola e le sue indimenticabili canzoni.
Consigli: Romantico e cantato, è un film che va preso per quello che è. Se piace, piacerà tantissimo, altrimenti sarà la prima ed unica visione. Però è bello ricordare Whitney in uno dei passaggi più famosi della sua grandissima carriera.
Parola chiave: "I Will Always Love You".

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BB