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venerdì 26 aprile 2024

Film 2267 - L.A. Confidential

Intro: Non ricordo come mi sia tornato in mente, ma quando è successo mi sono chiesto come abbia fatto a non rivederlo per così tanto tempo.

Film 2267: "L.A. Confidential" (1997) di Curtis Hanson
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: uno dei miei film preferiti, era da un po' che volevo rivederlo.
Sempre iconico (tutto, persino la locandina!), grandissime interpretazioni tra cui, su tutti, spicca Russell Crowe nei panni del druo dal cuore tenero e una sceneggiatura pazzesca (il film è tratto dal romanzo omonimo di James Ellroy - "L.A. Confidential" è una pellicola che, a quasi 30 anni dalla sua uscita nelle sale, funziona ancora alla perfezione. E poi, checché se ne dica, Kim Basinger è semplicemente magnetica nei panni di Lynn Bracken, la sosia di Veronica Lake.
Film 1232 - L.A. Confidential
Film 2267 - L.A. Confidential
Cast: Kevin Spacey, Russell Crowe, Guy Pearce, James Cromwell, David Strathairn, Kim Basinger, Danny DeVito, Ron Rifkin, Paul Guilfoyle, Simon Baker.
Box Office: $126.2 milioni
Vale o non vale: Curtis Hanson confeziona un gioiellino (e, ad oggi, probabilmente il suo titolo più famoso) che ancora oggi non smette di incantare. Cast perfetto, atmosfera nostalgia con tocco neo-noir che raramente si vede di questi tempi, il tutto per un risultato finale da film hollywoodiano classico. Da vedere.
Premi: Vincitore di 2 premi Oscar per Miglior attrice non protagonista (Basinger) e sceneggiatura non originale su 9 nomination (tra cui Miglior film, regia, fotografia, montaggio e colonna sonora). 12 nomination ai BAFTA (tra cui Miglior film, regia, sceneggiatura non originale, attrice non protagonista e fotografia) e 2 vittorie per Miglior montaggio e sonoro. 1 Golden Globe vinto per la Miglior attrice non protagonista (Basinger) su 5 nomination (film, regia, sceneggiatura non originale, colonna sonora). In concorso al Festival del Cinema di Cannes.
Parola chiave: Rollo Tomasi.
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#HollywoodCiak
Bengi

sabato 13 agosto 2022

Film 2122 - Where the Crawdads Sing

Intro: Il trailer ci aveva incuriosito, così ne abbiamo approfittato per andare a vederlo.

Film 2122: "Where the Crawdads Sing" (2022) di Olivia Newman
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: uhm. Ci sono aspetti riguardo a questo film che mi sono piaciuti (come per esempio il finale) e altri che mi hanno lasciato perplesso.
Non posso dire che questavisione non sia stata sufficientemente di intrattenimento, ma qualcosa non torna. La parte iniziale, principalmente. Premesso che questa è una storia di fantasia e nella vita, comunque, tutto è possibile, mi chiedo come faccia un'intera famiglia di ettordici persone a lasciare, uno ad uno, la più piccola di casa nelle grinfie del dispotico patriarca ubriacone. Cioè, con quale cuore la madre abbandona tutti i suoi figli sapendo che il marito è un violento alcolista che non si fa problemi ad alzare le mani? E con che coraggio i fratelli maggiori spariscono senza sentire il bisogno di farsi carico di quelli più piccoli? E qual è il senso di lasciarsi alle spalle la sorella minore dopo che ci sei cresciuto insieme? Non so, a me già questo inizio non mi ha convinto.
A peggiorare le cose succede che, rimasta sola, la più piccola di casa ovvero Kya (Daisy Edgar-Jones) finisce per affrontare in totale - e sottolineo totale - solitudine gli anni dall'infanzia fino all'età adulta, senza che nessuno pensi di offrirle quantomeno aiuto. Lo so che la coppia dello shop di alimentari prova a darle due dritte all'inizio, ma non mi pare che accettare il lavoro di una minorenne in cambio di due spicci con cui questa potrà permettersi di che vivere (tra l'altro comprando al tuo negozio) sia una forma responsabile di aiuto.
Senza contare che i servizi sociali sono talmente incapaci da farsi prendere per i fondelli per anni da una ragazzina che si va a nascondere nella palude per evitarli. E aspettare che prima o poi torni a casa, magari? Macché, lasciamola raccogliere crostacei e vivere da sola, evitare ogni forma di educazione e di interazione sociale. Il tutto perché non sappiamo giocare a nascondino. Bah.
Ecco, diciamo che questa prima parte della storia mi ha lasciato un po' indifferente, per non dire deluso. Poi, in realtà, "Where the Crawdads Sing" recupera lentamente. Senza mai toccare picchi di grandezza, però almeno regala una seconda parte di storia - da quando Kya è adulta - più credibile o quantomento accettabile.
Mi ha infastidito tutto il circo imbastito attorno al tentativo di rendere Kya una vittima del bullismo cittadino. La ragazza della palude è un nomigliolo che si sarebbe potuto evitare avessero le persone vicine alla ragazzina pensato di fare qualcosa per aiutarla. E siccome ci sarebbe stato ampio margine di miglioramento rispetto ai tentativi di aiuto e solo marginalmente la condizione di Kya è stata determinata da fattori esterni incontrollabili, allora da spettatore mi sento di dire che questo è un modo semplicemente troppo facile per farci provare compassione per la povera protagonista. Kya non ha un forma rarissima di cancro e non si può alzare dal letto per 15 anni, per cui salta la scuola e ogni forma di interazione sociale coi suoi pari. No, Kya viene lasciata indietro da ogni membro della sua famiglia per nessun motivo ragionevole e, sul suo cammino, non incontra nessun adulto responsabile che si sente di farsi carico del benestare di una bambina che ha evidente bisogno d'aiuto. E va bene che la storia è ambientata negli anni '50 in una parte estremamente rurale dell'America, ma mi risulta comunque difficile da digerire come premessa narrativa.
Quindi, bypassando la questione della poverina trattata male da tutti, quello che davvero mi è piaciuto di questo film è il potente arco narrativo di Kya. E' vero che all'inizio è totalmente incapace di reagire - e chi lo sarebbe, dopo essere stati rincorsi dalla polizia e sbattuti in galera accusati di omicidio? - ma il personaggio trova la sua forza e piano piano si rivela allo spettatore, fino a quell'inaspettato finale che, onestamente, mi ha colto davvero di sorpresa.
Nel mezzo c'è un omicidio, un processo (troppo marginale, avrei preferito ci fossero state più scene dedicate a questa parte della storia), il primo amore, il secondo, la carriera e la vendetta, il tutto per un secondo tempo che trova finalmente il suo ritmo grazie alla zavorra iniziale che ci siamo lasciati alle spalle.
Insomma, "Where the Crawdads Sing" poteva essere sicuramente un film migliore di quello che in effetti si rivela essere, anche se tutto sommato il film si salva grazie al secondo tempo, un buon cast e quello strano fascino esercitato dalla palude e i suoi dintorni.
Cast: Daisy Edgar-Jones, Taylor John Smith, Harris Dickinson, Michael Hyatt, Sterling Macer, Jr., David Strathairn.
Box Office: $80.8 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Non avendo letto il libro di Delia Owens non posso che basarmi su quello che ho visto al cinema. Il risultato finale intrattiene a sufficienza, anche se la prima parte del film - non avendo alcuna credibilità - finisce per intaccare negativamente il resto del film. In ogni caso, guardabile.
Premi: /
Parola chiave: Swamp.
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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 28 maggio 2021

Film 2011 - Nomadland

Intro: Un mese fa, a ridosso degli Oscar, sono riuscito a recuperare con Bizzy il titolo da battere per la statuetta più ambita: quella per Miglior film.

Film 2011
: "Nomadland" (2020) di Chloé Zhao
Visto: dall'iMac
Lingua: inglese
Compagnia: Bizzy
In sintesi: considerato il successo di critica di questa pellicola e che Chloé Zhao e il film hanno praticamente vinto ogni premio che conta dell'industria cinematografica, ammetto che le aspettative fossero elevatissime. Aspettative assolutamente rispettate.
"Nomadland" è un bellissimo film, potente nel suo essere delicato e assolutamente fedele a se stesso dall'inizio alla fine. Cigliegina sulla torta la presenza di Frances McDormand - qui anche produttrice insieme alla Zhao - che regala un'altra magnifica interpretazione nel ruolo di Fern, una donna che, dopo aver perso tutto durante la recessione economica, decide di vendere praticamente tutto ciò che possiede per acquistare un van in cui vivere e viaggiare alla ricerca di lavori stagionali in giro per l'America. Inno al nomadismo moderno, la storia racconta senza alcun dogmatismo il punto di vista di chi fa questa scelta di vita.
Considerata la mia esperienza australiana di squattrinato backpacker alla ricerca di lavoro, ammetto che questa pellicola ha riportato alla mente tantissimi ricordi legati al mio anno speso on the road, alle tante notti passate nella mia sgangherata Kia Sportage insieme a mia cugina e alle tantissime persone che abbiamo conosciuto durante il cammino. Persone che, come Fern, hanno deciso di lasciare tutto e rimettersi in gioco abbracciando un sistema di valori che al giorno d'oggi non tutti riescono a comprendere.
Questo, in particolare è ciò che ho apprezzato di più di "Nomadland": spiega senza cridare, senza imporre il proprio punto di vista le scelte di un gruppo di persone che, per scelta o predisposizione personale, decidono di impacchettare la loro vita e mettersi in viaggio, non necessariamente alla ricerca di qualcosa o di fortuna. Del resto non è forse il viaggio stesso la parte migliore del raggiungere qualsiasi destinazione?
Cast: Frances McDormand, David Strathairn, Linda May, Charlene Swankie, Bob Wells.
Box Office: $14.4 milioni
Vale o non vale: Visivamente molto bello, interessante per la storia che racconta, "Nomadland" è sicuramente un titolo che vale la pena di recuperare. Senza contare che l'interpretazione di Frances McDormand è - come sempre, del resto - qualcosa di fenomenale. Buon viaggio.
Premi: Vincitore di 3 Oscar per Miglior film, regia e attrice protagonista (McDormand) su 6 nomination (sceneggiatura non originale, montaggio e fotografia); 2 Golden Globe vinti (film, regia) su 4 nomination (sceneggiatura, attrice protagonista) e 4 BAFTA vinti (film, regia, attrice protagonista e fotografia) su 7 categorie (sceneggiatura non originale, montaggio e sonoro). Leone d'Oro a Venezia 2020 per il Miglior film.
Parola chiave: Vanguard.

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#HollywoodCiak
Bengi

domenica 24 gennaio 2021

Film 1786 - A League of Their Own

Intro: Ne avevo sentito parlare, ma non avevo mai avuto l'occasione di vedere questo film. Così una sera ho deciso di recuperare.
Film 1786: "A League of Their Own" (1992) di Penny Marshall
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: nel complesso il film è carino e godibile, anche se c'è un'ombra di machismo e paternalismo che a quasi 30 anni di distanza stride non poco.
In generale "A League of Their Own" funziona grazie a un cast femminile ben assortito e capitanato da una Geena Davis in splendida forma e una Madonna che, pur praticamente interpretando se stessa (o il suo personaggio pubblico), infiamma una sceneggiatura altrimenti troppo preoccupate a veicolare certi cliché datati.
La combo baseball + campionato femminile è un soggetto molto intrigante, specialmente collocato nel contesto storico ritratto qui, ovvero quando, durante la seconda guerra mondiale, si creò una lega femminile che facesse proseguire il campionato di baseball in assenza degli uomini momentaneamente coinvolti nel conflitto bellico. La storia, come si intuisce dalla premessa, è molto interessante (e assolutamente vera) ed è lodevole che il film approfondisca l'argomento, anche se gli elementi narrativi messi in scena sono per lo spettatore moderno antiquati e arrugginiti, il che guasta un po' la visione. Tutto sommato, comunque, la pellicola della Marshall riesce nell'intento di valorizzare questa iniziativa e le sue protagoniste, dando visibilità a quelle donne che, nonostante il contesto maschilista e misogino, non si sono fatte mettere da parte partecipando ad un progetto che, visto con gli occhi di oggi, ha un grandissimo valore simbolico (e non solo).
Cast: Tom Hanks, Geena Davis, Madonna, Lori Petty, Rosie O'Donnell, Jon Lovitz, David Strathairn, Garry Marshall, Bill Pullman.
Box Office: $132.4 milioni
Vale o non vale: Il personaggio interpretato da Tom Hanks è terribile (anche se si redime verso la fine, il che comunque non cancella gli abusi verbali iniziali), ma fortunatamente le ragazze in squadra e la loro determinazione sono sufficienti a trainare tutta la baracca. Geena Davis è magnetica e devo dire che Madonna fa la sua figura. Tutto sommato un tuffo nel passato che, per quanto imperfetto, conserva un certo alone di fascino.
Premi: Candidato a 2 Golden Globes (Miglior attrice protagonista commedia o musical per Geena Davis e Miglior canzone originale "This Used to Be My Playground" di Madonna e Shep Pettibone) e una nomination ai Grammy per Best Song Written Specifically for a Motion Picture or for Television ("Now and Forever" di Carole King).
Parola chiave: Guerra.
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#HollywoodCiak
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martedì 26 settembre 2017

Film 1413 - Godzilla

Ogni tanto la voglia di mostro chiama. E io rispondo.

Film 1413: "Godzilla" (2014) di Gareth Edwards
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: C'è qualcosa in questo film che continua a piacermi ogni volta che lo rivedo. Sarà la potenza distruttrice del gigantesco mostro, sarà che pur trattandosi di un prodotto sci-fi praticamente è come se appartenesse alla categoria delle pellicole catastrofiche (che mi piacciono tanto), sarà che ho questa particolare simpatia per Elizabeth Olsen che trovo non solo molto bella, ma anche particolarmente dotata... Insomma, di fatto a me guardare "Godzilla" fa sempre piacere. Potrei dire che ogni scusa è buona.
Pur non trattandosi di un capolavoro - sicuramente meglio dell'omonimo di Roland Emmerich del 1998 -, questo film riesce nell'intento di intrattenere a dovere lo spettatore alla ricerca di un disimpegno ben architettato, addirittura contestualizzando il bestione giapponese all'interno di un contesto storico verosimile (test nucleari, bombe atomiche, Prima guerra mondiale) che conferisce al racconto quel tono drammatico e realistico che solitamente manca a prodotti del genere, più orientati a stupire attraverso gli effetti speciali che a rendere la storia anche solo vagamente plausibile. Poi, ovviamente, non manca la computer grafica, qui a supporto di una sceneggiatura che ha pensato veramente in grande: non uno, non due, ma ben tre giganteschi mostri ognuno intento a distruggere una non limitata porzione di mondo. Quando si incontreranno faranno scintille.
Quindi che dire? "Godzilla" è certamente un prodotto mainstream che, pure, ho sempre trovato sopra alla media. Ripeto, niente di indimenticabile, eppure un grande passo avanti rispetto a prodotti simili della generazione passata e non solo (quello che, per capirsi, hanno provato a fare con "Kong: Skull Island" quest'anno). Per cui lo trovo ogni volta piacevolmente godibile.
Film 724 - Godzilla
Film 726 - Godzilla
Film 912 - Godzilla
Film 1413 - Godzilla
Film 1780 - Godzilla: King of the Monsters
Film 2000 - Godzilla vs. Kong
Film 2268 - Godzilla vs. Kong
Film 2277 - Godzilla x Kong: The New Empire
Cast: Aaron Taylor-Johnson, Ken Watanabe, Elizabeth Olsen, Juliette Binoche, Sally Hawkins, David Strathairn, Bryan Cranston.
Box Office: $529.1 milioni
Consigli: Per gli appassionati di Gojira, un remake/reboot americano che, per una volta, non è fatto coi piedi. Per gli amanti dei disaster movie, un prodotto che non perde tempo a dispiacersi per quello che ti crolla addosso. Per tutti gli altri, un film che si prende il suo tempo per costruire una storia che funziona e che al suo interno prevede mostri, energia nucleare e un uomo-marito-padre che, neanche a dirlo, attraversa una nazione per ritornare dalla sua famiglia, nel frattempo salva il mondo e ne esce illeso. Se apprezzate il genere, lanciatevi senza paracadute perché amerete questo "Godzilla".
Parola chiave: MUTO.

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mercoledì 2 novembre 2016

Film 1232 - L.A. Confidential

Era già da tempo che desideravo rivedere questo film: l'avrò visto almeno altre 5 volte, ma non mi stanca mai. L'occasione si è presentata qualche tempo fa, dopo la scomparsa del regista.

Film 1232: "L.A. Confidential" (1997) di Curtis Hanson
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Uno dei miei film preferiti. Un vero capolavoro, stupendo.
Tratto dal romanzo di James Ellroy, racconta la storia della polizia di Los Angeles, negli anni '50 tra le più corrotte d'America. E come si inserisce la corruzione nella ricerca della giustizia? Inutile dirlo: solo grazie all'onore di pochi, pochissimi uomini.
E' questo, in breve, il perimetro di una storia che, in realtà, è molto più complessa di così. Prostituzione di lusso, omicidi e regolamento di conti, persone scomparse, spioni e paparazzi impiccioni, il tutto in un mix intrigante e inaspettatamente di classe. Molto del fascino di questa pellicola, per quanto mi riguarda, deriva dalla magnifica sosia di Veronica Lake interpretata da Kim Basinger, sensuale ed enigmatica tanto da rendere indimenticabile e iconico questo suo ruolo.
Ma "L.A. Confidential" non è solo fascino, anzi, tra i vari intrighi, le scazzottate, le ingiustizie, il razzismo, l'omofobia e gli omicidi non si tratta certo di un film leggero. E' una storia di malavita e corruzzione, parla del marcio e dello schifo cui può arrivare l'uomo pur di badare ai suoi interessi. In tutto questo scenario di desolazione e disillusione, i pochi che non si lasciano traviare non hanno vita facile e, ognuno come può, reagisce alle sfide della propria vita come riesce. In pochi, neanche a dirlo, sopravviveranno. E vale la pena scoprire chi sono.
Ps. Candidato a 9 premi Oscar, ne ha vinti 2: Miglior sceneggiatura e attrice non protagonista (Kim Basinger).
Film 1232 - L.A. Confidential
Film 2267 - L.A. Confidential
Cast: Kevin Spacey, Russell Crowe, Guy Pearce, Kim Basinger, James Cromwell, David Strathairn, Danny DeVito, Ron Rifkin, Paul Guilfoyle, Simon Baker.
Box Office: $126.2 milioni
Consigli: Magnifico. Cast stellare, sceneggiatura perfetta, colonna sonora indimenticabile e risultato finale impeccabile per una pellicola che è un vero e proprio cult tra i noir degli ultimi anni. L'anno prossimo "L.A. Confidential" compie 20 anni ed è ancora un film bellissimo. Da vedere.
Parola chiave: Rollo Tomasi.

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#HollywoodCiak
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martedì 4 agosto 2015

Film 967 - Ritorno al Marigold Hotel

Non ero riuscito a vederlo al cinema, così appena ho potuto ho recuperato a casa!

Film 967: "Ritorno al Marigold Hotel" (2015) di John Madden
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Sequel del fortunato, primo episodio, "Marigold Hotel 2" è un ritorno alle atmosfere speziate, colorate e divertenti dell'altro film, anche se il risultato finale è meno riuscito.
La formula, che di fatto rimane la stessa precedente, è quella di espandere l'hotel per anziani in India e farne nascere un secondo per far crescere il business. Sonny e Muriel (Dev Patel e Maggie Smith) volano a San Diego per proporre la loro idea ad un magnate degli alberghi, che per valutare se scendere in affari manderà un ispettore in incognito per dare un giudizio su struttura, personale e fattibilità del progetto. In mezzo ci sarà anche l'organizzazione del matrimonio di Sonny con Sunaina (Tina Desai), il ritorno di chi se n'era andato e alcuni nuovi ospiti che porteranno le loro storie e personalità. Non mancheranno, quindi, equivoci e casini che andranno a complicare non poco la vita di tutti i protagonisti (tra gli altri Judi Dench, Bill Nighy, Celia Imrie, Ronald Pickup, Diana Hardcastle, Lillete Dubey, Richard Gere e Tamsin Greig) nonché la residenza in hotel.
La bella fotografia, il cast meraviglioso e la piacevolezza di questo prodotto cinematografico rendono tutta l'operazione 'secondo episodio' in ogni caso piacevole, anche se effettivamente meno magnetica dell'originale. L'inesauribile energia di Sonny è snervante e il suo continuo parlare cozza con la tranquillità degli altri personaggi e la loro neccessità di procedere con la loro vita in maniera lenta, pacata, tranquilla. Questo è l'elemento che più mi ha affaticato durante la visione, che altrimenti sarebbe stata solamente piacevole. Non dico che questo guasti "The Second Best Exotic Marigold Hotel", semplicemente lo rende più rumoroso (caratteristica che personalmente associo poco all'idea di terza età, idea che volente o meno ho agganciato a questo film).
Insomma, il secondo sbarco in India è molto gradito, ma la magica combinazione di elementi di "Marigold Hotel" era difficile da ripetere con la stessa poesia e ispirazione di 4 anni fa. Va detto forte e chiaro che ce ne vorrebbero di film come questo, pacati e delicati, sinceri e simpatici che propongono la vecchiaia non come un'ecatombe da cui fuggire, ma come un momento della vita che può regalare opportunità e sorprese, nonché nuovi amici. Anche solo per questo "Ritorno al Marigold Hotel" è una bella storia.
Film 398 - Marigold Hotel
Film 967 - Ritorno al Marigold Hotel
Film 1494 - The Best Exotic Marigold Hotel
Box Office: $86 milioni
Consigli: Primo e seconto film sono legati da una trama che riprende dove il primo finisce, di conseguenza ha senso vederli in ordine in modo da dare più senso al tutto. Vero è che anche se uno non avesse modo di recuperare la prima pellicola, questa storia è facilmente comprensibile in ogni caso. Entrambi i titoli sono delicati esempi di come una commedia sulla terza età non solo sia possibile, ma anche un successo di critica e box-office (entrambi i film sono costati 10 milioni di dollari, l'incasso totale è di $222.8 milioni). Il minimo che si possa fare è, dunque, dare al "Marigold Hotel" una chance e vedere se il gruppetto di anziani riesce a coinvolgervi. A me è piaciuto e anche se questo secondo film è meno riuscito del primo, le due storie insieme mi hanno messo di buon umore. E, se questo non bastasse... Ci sono Maggie Smith e Judi Dench protagoniste!
Parola chiave: Ispettore.

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Bengi

martedì 5 maggio 2015

Film 912 - Godzilla

Primo di una lunga serie di film visti in volo alla volta del Giappone, come vuole la mia tradizione da traversata... #TokyoDays: film 1.

Film 912: "Godzilla" (2014) di Gareth Edwards
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Ho cominciato da qualcosa di già visto più che altro perché, non avendo nemmeno i sottotitoli, volevo essere sicuro di capirci qualcosa. Anche perché la mia prima scelta, "This Is Where I Leave You", era talmente difficile da capire che ho dovuto abbandonare, optando per la semplicità diretta di un blockbuster... E ha funzionato!
Tra l'altro "Godzilla" lo avrei rivisto a breve comunque, aereo o meno (ho comprato il dvd appena tornato a casa...), ho solo colto l'occasione. La visione è stata un po' difficoltosa, tra una pausa cibo e bevande e l'altra, per non parlare delle difficoltà a regolare il volume, ma alla fine ce l'ho fatta. Il film mi ha soddisfatto come quando lo avevo visto al cinema e devo dire che mi è sembrato meno eternamente lungo della prima volta. Non che ne avessi sofferto, s'intende.
Ambientato tra Giappone e San Francisco (ma poi un po' in tutto il globo non appena compaiono i vari mostri), è stato buffo ritrovare nel film la destinazione (e uno degli attori-simbolo contemporanei) del mio viaggio: Ken Watanabe è il Dott. Ishiro Serizawa, lo scienziato che di fatto nella storia spiegherà a protagonista e pubblico di cosa stiamo effettivamente parlando (esplosioni nucleari, Godzilla e MUTO). Oltre a lui numerosi altri volti noti: Aaron Taylor-Johnson e Elizabeth Olsen (entrambi al cinema con "Avengers: Age of Ultron"), Bryan Cranston, Juliette Binoche, Sally Hawkins e David Strathairn. Un ottimo cast per ridare vita al preistorico mostro giapponese, un reboot hollywoodiano doveroso dopo il tremendo "Godzilla" di Roland Emmerich del 1998.
In generale ottimo risultato finale, effetti speciali (e sonori) strepitosi per una storia che si segue volentieri e funziona, che riesce a intrattenere il pubblico e - a quanto ho capito - piacere anche i fans dell'originale. Un buon lavoro.
Film 724 - Godzilla
Film 726 - Godzilla
Film 912 - Godzilla
Film 1413 - Godzilla
Film 1780 - Godzilla: King of the Monsters
Film 2000 - Godzilla vs. Kong
Film 2268 - Godzilla vs. Kong
Film 2277 - Godzilla x Kong: The New Empire
Box Office: $528.7 milioni
Consigli: Buone scene d'azione, effetti speciali a pioggia, un mostro inquietante e rumorosissimo che ha nemici intriganti quanto distruttivi. Questi gli ingredienti di "Godzilla", una scommessa più che un film, considerando cosa ne aveva fatto Hollywood del mostro giapponese neanche vent'anni fa. Ottimo risultato, un titolo commerciale ben realizzato, in grado di riaccendere la curiosità su un franchise destinato a tornare presto al cinema (il sequel nel 2018, ma anche un reboot da parte della giapponese Toho è previsto per l'anno prossimo).
Parola chiave: Energia nucleare.

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Bengi

venerdì 16 gennaio 2015

Film 859 - Lincoln

Filmografia natalizia atto secondo.

Film 859: "Lincoln" (2012) di Steven Spielberg
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Ho comprato il dvd di questo film poco prima delle feste sia perché era in offerta (così ho preso anche quello di "Blue Jasmine", sia mai che non ho la filmografia completa di Cate Blanchett), sia perché avevo voglia di rivederlo. Il primo assaggio di "Lincoln", infatti, era stato al cinema in Lussemburgo, visione chiaramente in inglese, ma soprattutto senza sottotitoli, motivo per il quale non ero riuscito ad afferrare proprio tutte tutte le battute (soprattutto quelle relativamente alle leggi e al codice giuridico). Una seconda visione in italiano mi sembrava più alla mia portata, soprattutto considerate le fatiche delle feste.
Nonostante non si può certo dire che sia un film leggero per tutte le occasioni, ho rivisto volentieri l'ultima fatica registica di Spielberg, misto drammatico-biografico che tocca delicate questione come schiavitù, Guerra Civile americana e omicidio del presidente Lincoln. Il buon cast di attori Daniel Day-Lewis, Sally Field, David Strathairn, Joseph Gordon-Levitt, James Spader, Hal Holbrook, Tommy Lee Jones, John Hawkes, Lee Pace, Gloria Reuben, l'interessante e ben realizzata storia e una certa curiosità relativamente al sistema giuridico in generale mi hanno ben disposto nei confronti di questo titolo che, all'epoca, mi era piaciuto ma fatto un po' innervosire per lo scippato Oscar a Hugh Jackman (per "Les Misérables") e il mancato riconoscimento a Tommy Lee Jones. E' evidente che l'interpretazione di Daniel Day-Lewis sia una di quelle che sarà ricordata nel contesto del cinema mainstream anche se, ripeto, avrei preferito vedere Jackman finalmente celebrato per il suo buon lavoro.
Comunque la sensazione che mi ha lasciato questa pellicola mi ha ricordato quella che quando ero piccolo mi rimaneva di certi film(oni) che ciclicamente rivedvi - in tv, in videocassetta - e che, anche se straconosciuti, per qualche motivo guardavi sempre volentieri. Non c'è bisogno che siano titoli 'preferiti', semplicemente sono film che, per un motivo o per un altro, ti rimango impressi, ti danno questa sensazione di sicurezza: li vedi e non ci sarà delusione, perché anche se il tempo passa continueranno a piacerti. Ora, non so se effettivamente anche per "Lincoln" sarà così, ma, ripeto, la sensazione, l'impressione è stata quella. O forse è solo che Steven Spielberg è ancora in grado di fare la sua magia...
Ps. 2 Oscar: Miglior attore protagonista e Migliori scenografie su 12 nomination.
Film 506 - Lincoln
Box Office: $275.3 milioni
Consigli: 150 minuti di pellicola sotirco-biografica su vita, morte e miracoli del Presidente Lincoln non sono, mi rendo conto, cosa per tutti. Se ci aggiungiamo che, oltre al ritratto (minuzioso) del 16esimo presidente degli Stati Uniti, in mezzo ci sono una Guerra Civile (sudisti vs nordisti) e la questione dell'abolizione della schiavitù, diciamo che le cose non si fanno più semplici. Day-Lewis e Lee Jones sono i due per i quali davvero vale la pena dare una chance a questo prodotto cinematografico, per non parlare del fatto che la direzione di Spielberg è, in questo caso, riuscita e sensata ("War Horse" è stato uno scivolone imbarazzante). Io consiglio "Lincoln" anche solo per farsi un'idea storica o non dimenticare che la questione dell'uguaglianza è un tema ancora oggi molto attuale.
Parola chiave: Confederati.

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Bengi

martedì 14 ottobre 2014

Film 789 - The Bourne Legacy

No, non era finita...

Film 789: "The Bourne Legacy" (2012) di Tony Gilroy
Visto: dal portatile di Luigi
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Francamente il Bourne che più attendevo, considerato Jeremy Renner e Rachel Weisz come protagonisti, eppure ilpiù deludente.
Jason non c'è più, eppure compare ancora nel titolo del franchise, che ne approfitta per mettere a segno una connessione di intenti, di produzion e, chiaramente, narrativa. La eco relativa al personaggio di Matt Damon, infatti, è sempre presente, ma questa volta il protagonista è Aaron Cross/Renner, un altro che, da superagente, diventa superbersaglio della CIA. Nel turbinio di eventi, violenza e insabbiamento finisce anche la dottoressa Marta Shearing/Weisz, coinvolta in quanto tra i medici presso cui i vari agenti 'silenti' di cui fa parte Cross si rivolgono per i test cui si devono sottoporre e la somministrazione di un paio di pillole che ne aumentano capacità e prestazioni (oltre che tenerli in vita).
Detta così è tutto molto intrigante, eppure la realizzazione di questo "Bourne 4" o reboot della saga non funziona bene come potrebbe sembrare sulla carta. Molto più patinato dei precedenti, la resa finale ne risente e lo avvicina più a uno dei Bond precedenti alla trilogia con Daniel Craig piuttosto che a uno di quest'ultimi. Tra l'altro l'inizio è molto lento e anche se ben collegato narrativamente con la serie da cui dervia, rimane il fatto che lo sbadiglio si presenti in qualche occasione.
Come per gli altri film, anche qui violenza e azione adrenalinica la fanno da padrone e Renner è ottimo per la parte, ormai sempre più specializzato in ruoli action ("The Hurt Locker", "The Town", "Mission: Impossible - Protocollo fantasma", "The Avengers", "Hansel & Gretel - Cacciatori di streghe" e i futuri "Avengers: Age of Ultron", "Mission: Impossible 5" e "The Bourne Betrayal"), pur mantenendo parallelamente altri tipi di interpretazione (e un ottimo standard recitativo: 2 candidature all'Oscar in due anni).
In ogni caso ho trovato questa pellicola più fiacca e meno concentrata su un obiettivo narrativo, quasi un po' confusa. Il pretesto degli ottimi collegamenti con le storie precedentemente narrate non basta a giustificare un film intero e nemmeno le grandi sequenze d'azione comprono in toto la mancanza di appeal rispetto alle storia di Bourne. Forse con il prossimo capitolo la storia entrerà più nel vivo, magari sviluppando in maniera più matura un protagonista che, per il momento, deriva ancora troppo dallo stereotipo che rappresenta. Vedremo.
1° film: Film 774 - The Bourne Identity
2° film: Film 786 - The Bourne Supremacy
3° film: Film 788 - The Bourne Ultimatum - Il ritorno dello sciacallo
Box Office: $276,144,750
Consigli: Cross non è Bourne, quindi si può vedere questo film anche non avendo presente cosa precede. Chiaro, già che ci si butta in un franchise, tanto vale farsi trovare preparati. Questo non è l'episodio meglio riuscito dei 4 e sicuramente il tiro va aggiustato. Renner, però, è bravo e credibile e la Weisz sempre magnetica. Per una serata all'insegna dell'azione e dello spionaggio, questo film sicuramente non delude.
Parola chiave: Outcome.

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Bengi

lunedì 13 ottobre 2014

Film 788 - The Bourne Ultimatum - Il ritorno dello sciacallo

Verso la fine... O forse no?

Film 788: "The Bourne Ultimatum - Il ritorno dello sciacallo" (2007) di Paul Greengrass
Visto: dal portatile di Luigi
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Jason Bourne torna per l'atto finale, la sua uscita di scena cinematografica. Alla regia sempre Greengrass, in prima fila i soliti personaggi: Jason deve finire quello che ha cominciato.
Fin da subito il piglio di questo "Bourne 3" è adrenalinico, caotico, chiassosissimo e violento, più dei due precedenti capitoli messi insieme. Meglio, il risultato è assolutamente migliore. Matt Damon, come sempre, fa la sua figura nei panni del superagente infallibile, inattaccabile e mina vagante, ma con sotto sotto il cuore tenero. L'amore non c'è più, ora solo verità e vendetta per chi gli ha causato tanta sofferenza. Solo Pam Landy/Joan Allen è dalla sua e, guarda caso, è anche l'unica non corrotta che fa il suo lavoro. Gli altri insabbiano, celano, uccidono e tutto senza farsi troppe remore. In un mondo dove il bianco e nero si cerca di farlo diventare grigio in nome della veridicità, la cosa non solo ha senso, ma paga.
E' questo, infatti, il miglio film sulla saga di Robert Ludlum, felice connubio di action e thriller, con un pizzico di Bond (ma proprio un pizzico) e un cast di tutto rispetto che fa egregiamente il suo dovere (ho un debole per Pam, lo ammetto). Julia Stiles è sempre quella che trovo più fuoripista e forse, paradossalmente, il motivo per cui l'hanno scelta è proprio questo. In ogni caso, scelte di cast a parte - dopo 3 pellicole ormai è inutile stupirsi ancora - questa conclusione della trilogia calibra bene suspense e azione, sensazionali scoperte e rivelazioni che, finalmente, la trama metterà a disposizione anche del pubblico (chi è Jason, perché è diventato un superagente, cos'era Treadstone e cosa ci stava dietro? ecc ecc). Si può dire che sia una degna conclusione di saga, con un piglio crudo ma verosimile che, come dicevo prima, ha il suo valore.
Tutto sommato la saga su Bourne non è la mia preferita - e il prossimo capitolo non aiuterà a rilanciare il franchise - ma ammetto che guardarla non mi è dispiaciuto. Questo capitolo più degli altri mi ha ricordato il primo "Io vi troverò", tra scenari esotici e sempre differenti, con un eroe/protagonista che si confronta con i suoi demoni e spazza via tutti gli ostacoli che gli bloccano il cammino verso la personale metà, che sia la verità o i propri cari. Sono entrambi potenti perché non lasciano mai prendere fiato allo spettatore, lanciandolo al centro di un'azione forsennata, quasi difficile da decifrare sullo schermo tanto è irruenta e caotica. Ci sta, le botte si danno così, anche se alla lunga un po' disorienta. In ogni caso "The Bourne Ultimatum" è un buon titolo action-thriller.
Ps. Unico film su 4 a ricevere candidature all'Oscar, vince 3 statuette su 3 nomination: Miglior montaggio, montaggio sonoro e missaggio sonoro.
1° film: Film 774 - The Bourne Identity
2° film: Film 786 - The Bourne Supremacy
Box Office: $442,824,138
Consigli: Bourne non lascia scampo a nessuna sua vittima e agisce con tale violenza e precisione da lasciare spesso ammutoliti. una macchina, un soldato, ma anche una vittima. C'è molto dietro questo personaggio e c'è di più in questo film che negli altri. meno concentrati a rendere internazionale la vicenda e più intenzionati a dare risposte, con "The Bourne Ultimatum" la saga si riprende un diritto di parola che si era sbiadito con il secondo episodio. Molto più interessante dei predecessori, questo terzo capitolo affonda il piede sull'acceleratore e trasporta il pubblico su una montagna russa emozionale forte e violentissima, eppure ben architettata. Si guarda meglio se si ha chiara la storia dell'agente, anche se a livello di intrattenimento la pellicola può funzionare prescindendo da una puntigliosa ricostruzione narrativa. Si può scegliere: questo titolo solo come film d'azione, oppure la saga come esempio di franchise sullo spionaggio molto meno patinata di James Bond eppure con minor appeal.
Parola chiave: Blackbriar.

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Bengi

martedì 10 giugno 2014

Film 726 - Godzilla

E dopo quello del 1998, finalmente il nuovo!

Film 726: "Godzilla" (2014) di Gareth Edwards
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Non si può dire che non ci si siano impegnati. "Godzilla" '14 prende da subito la giusta direzione evitando il ridicolo esempio del predecessore lucertole e prepara una messa in scena davvero coi fiocchi, con il personaggio principale che appare solo quando sente il desiderio di farlo (una bella oretta dopo l'inizio del film). Blockbuster doveva essere ed è stato, con budget kolossal, cast delle grandi occasioni (un Premio Oscar e tre candidati, oltre che un sempre più lanciato Bryan Cranston che dopo 3 Emmy e un Golden Globe ha vinto ieri il suo primo Tony Award) e un mostro che quando grida fa tremare il cinema. Il mal di testa arriva, ma ne vale la pena.
La storia si svolge in lungo e in largo, oltre che in uno spazio temporale piuttosto ampio, con una contestualizzazione spazio-tempo molto dettagliata e precisa. Protagonisti sono, oltre a Cranston che è trait d'union tra i vari personaggi e tra passato e presente, Aaron Taylor-Johnson ed Elizabeth Olsen (lei mangia, a differenza delle sorelle) che compongono la famiglia Brody assieme al figlioletto. Su di loro, ma anche su una miriade di altri personaggi, si concentrerà la storia influenzata dai capricci di fame, riproduzione e territorio delle svariate creature che sconvolgeranno la Terra durante i 123 minuti di pellicola. Oltre al protagonista di questo titolo, infatti, anche una doppietta di MUTO che desidera avere prole: non fosse che sono alti un grattacielo, delicati come una pioggia di trattori e famelici predatori di energia - anche nucleare, naturalmente - non desterebbero particolare interesse (sembrano dei grandi, brutti insetti). Gli umani non potranno che assistere attoniti allo scontro tra natura e natura, combattimento in cui l'uomo non solo non è richiesto, ma viene costantemente escluso. La lezione, come sempre, è che la razza umana si illude di domare la natura che, in realtà, puoi dimostrarci quando vuole che il comandante in carica è lei.
Grandi tematiche green a parte, questa pellicola è sinceramente una figata per chi ama i film commerciali ad alto budget, grandi effetti speciali e una storia che valga la pena di essere vista. In quest'ottica anche il nuovo Godzilla è stato tirato a lucido, liberato da quell'aura fumetto-videogioco del precedente esempio cinematografico e immerso in quella rinnovata dimensione di realismo e plausibilità che ha già investito Batman e parzialmente Spider-man, ma anche e soprattutto James Bond. Il risultato è buono.
Sarebbero da sforbiciare qua e là alcune scene di preambolo che allungano di non poco la durata della visione, ma per chi ha pazienza l'attesa è ben ripagata. Probabilmente se non si apprezza il genere disastro+mostro+effetti speciali si tollereranno a fatica l'attesa e il gran fracasso, ma si sa che quando si opta per questi titoli non sarà la filosofia hegeliana a farla da padrone.
In generale devo dire che ho molto apprezzato la realizzazione veramente molto curata e verosimile che gli effetti speciali hanno reso possibile, il buon cast (Taylor-Johnson, Olsen, Cranston, Juliette Binoche, Ken Watanabe, Sally Hawkins, David Strathairn) e la storia che è in grado di sorprendere lo spettatore, oltre che di portare sempre nuova carne al fuoco. Tsunami, terremoti, attacchi nucleari, mostri marini che sembrano dinosauri che poi sono Godzilla, insettoni gitanti dal nome silenzioso, combattimenti tra giganti, sfascio di qualsiasi cosa e, naturalmente, un puro, vero eroe che salverà tutti, nonostante tutto. Gli ingredienti ci sono (gli incassi un po' meno: siamo ancora troppo vicini al totale della pellicola precedente, ma senza contare l'inflazione. Manca ancora qualche mercato, però) e la realizzazione rende giustizia ad un mostro della tradizione cinematografica orientale che era stato ingiustamente ristrutturato ed americanizzato, privato di qualsiasi spessore di trama e relegato ad essere il nuovo giocattolo alla "Jurassic Park" scappato dallo zoo. Qui è tutto organizzato e gestito meglio e non lascerà scontenti i fan del franchise o quelli del genere.
Film 724 - Godzilla
Film 726 - Godzilla
Film 912 - Godzilla
Film 1413 - Godzilla
Film 1780 - Godzilla: King of the Monsters
Film 2000 - Godzilla vs. Kong
Film 2268 - Godzilla vs. Kong
Film 2277 - Godzilla x Kong: The New Empire
Box Office: $393,743,000 (ad oggi)
Consigli: Il nuovo "Godzilla" non delude. Spacca tutto, mena tutti, urla a tutti e spara colpi mortali dalla bocca. Insomma, chi ama il genere non può che seguire con interesse questo reboot cinematografico a quanto pare abbastanza fedele all'originale (cito le critiche in tal proposito, dato che non conosco la saga se non nella forma del precedente episodio al cinema). La trama equilibra bene i suoi elementi, spaziando tra nazioni (molto Giappone) e decenni, riuscendo a far combaciare i pezzi e rendere il tutto sensato. Si segue molto bene, anche se il tutto è un po' lungo (e, bisogna dirlo, molto rumoroso).
Parola chiave: Raggio radioattivo.

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#HollywoodCiak
Bengi

sabato 16 febbraio 2013

Film 506 - Lincoln

E' tempo di mettersi avanti con gli Oscar. Meno di un mese fa ero in Lussemburgo e, durante un freddo pomeriggio libero, ho deciso di andare al cinema per cominciare a documentarmi personalmente a proposito di questi Academy Awards 2013. Partendo dal film con più nomination.


Film 506: "Lincoln" (2012) di Steven Spielberg
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Vanno chiariti subito alcuni punti: a) "Lincoln" mi è piaciuto, b) vederlo in inglese ha reso ardua la comprensione di alcuni passaggi, c) lo rivedrei, anche solo per capire tutto al 100%.
Chiaro che la storia è nota, gli avvenimenti che si susseguono pure, quindi il basic è stato più che compreso. Mi sono perso, invece, per quanto riguarda la terminologia bellica e spesso durante i dibattiti riguardo la costituzione, sue parti o comunque argomenti di legge e diritto il cui linguaggio preciso è perlopiù a me sconosciuto. Detto ciò, questa pellicola rimane certamente un prodotto di qualità non fosse anche solo per il cast magnifico e la regia oculata di un grande narratore.
Dopo aver palesemente toppato con la questione "War Horse", Spielberg ritrova tocco e ispirazione e dirige magistralmente attori perfettamente adatti alla loro parte. O, diciamo, capaci di essere nella parte. Dico così solo ed esclusivamente in riferimento al fatto che Sally Field, qui moglie di Lincoln, più che la compagna sembra la madre (per non dire la nonna). Di fatto la Field e Daniel Day-Lewis, che qui interpreta il 16esimo presidente degli Stati Uniti, hanno 11 anni di differenza, però l'effetto sembra suggerire un divario d'età maggiore. Nella realtà, poi, la coppia presidenziale aveva 9 anni di differenza in favore di Mary Todd Lincoln. Accettato questo ' compromesso' comunque, è inutile dire che la coppia di attori è particolarmente dotata. L'interpretazione della Field tocca punti drammatici davvero commoventi; Day-Lewis regge sulle sue sole spalle un intero film con capacità camaleontiche impressionanti (di sicuro sull'aspetto, come parlasse Lincoln non è dato sapere) e una certa verve recitativa in crescendo man mano che la trama (leggere questione degli schiavi) si fa più intensa.
Nel duo di attori si inserisce, ad un certo punto della storia, una figura all'inizio ambigua e che lascia insospettiti. Tommy Lee Jones interpreta Thaddeus Stevens, personaggio con sorpresa finale non da poco (il buonismo spielberghiano a volte però è eccessivo). A conti fatti, se devo essere onesto, è però l'interpretazione di Jones quella che mi ha colpito e soddisfatto di più di questo "Lincoln". Sarà perchè quella del protagonista era già stata tanto pubblicizzata come fantastica che ho finito per dare per scontato che fosse così, comunque di fatto, uscito dalla sala, è il personaggio non protagonista Stevens che mi è rimasto fortemente impresso. A Tommy Lee Jones darei sinceramente l'Oscar (a lui o, dopo aver visto "Django Unchained" di Tarantino ieri sera, a Christoph Waltz).
Per quanto riguarda il resto di questo prodotto cinematografico, direi che vale certamente la pena di vederlo. I film storici sono sempre interessanti da guardare, aprono la mente a situazioni lontane dalle nostre e riescono a raccontare i fatti - quando il tutto è ben riuscito - in maniera più diretta e comprensibile di molti altri prodotti di consumo. "Lincoln", in particolare, è un buon blockbuster forte di una tecnica precisa e puntuale, un cast magnifico e di uno stato di grazia che ultimamente comincia ad essere intermittente anche per il geniale Spielberg. 150 minuti di pellicola sono lunghi, eppure passano, volano, emozionano, lasciano col fiato sospeso: verrà abolita la schiavitù? Come riusciranno ad ottenere i voti necessari? Verrà mostrata la scena dell'assassinio del Presidente?
Insomma, inutile dire che la storia dell'uomo Abraham Lincoln sia interessante di per sé. Per un Paese come il nostro, poi, dove la classe politica è cialtrona e confusa, una figura politica del genere, tanto proiettata verso il futuro e illuminata è davvero una ventata d'aria fresca. Ed erano gli anni '60 del 1800. Facciamoci qualche domanda.
Ps. Oltre ai tre attori citati, nel film è composto da un cast di altri grandi nomi: David Strathairn (candidato all'Oscar per "Good Night, and Good Luck."), Joseph Gordon-Levitt ("Il cavaliere oscuro - Il ritorno"), James Spader (3 Emmy Awards per "Boston Legal"), Hal Holbrook (candidato all'Oscar per "Into the Wild - Nelle terre selvagge"), John Hawkes (candidato all'Oscar per "Un gelido inverno"), Jackie Earle Haley (candidato all'Oscar per "Little Children"), Lee Pace ("Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato") e Gloria Reuben ("E.R. - Medici in prima linea").
Pps. La pellicola ha incassato $220,977,006 a fronte di una spesa di 65milioni.
Ppps. 12 candidature agli Oscar 2013 tra cui Miglior film, regia, attore protagonista (Day-Lewis), non protagonista (Jones), attrice non protagonista (Field), sceneggiatura non originale, colonna sonora, fotografia.
Consigli: Una pellicola potente, forte di una bellissima colonna sonora di John Williams, di una bella fotografia e, chiaramente, di un cast di attori di altissima qualità (bentornata al cinema Sally Field!). Inutile dire che i momenti intensi sono molti e anche se Spielberg tende spesso ad essere un po' stucchevole, devo ammettere che qui non ho trovato grandi stonature in proposito. Il film è solito e si vede senza mai guardare l'orologio. Va visto.
Parola chiave: Schiavitù.

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Ric

mercoledì 2 gennaio 2013

Film 495 - Urlo

Una pellicola che volevo recuperare da molto tempo, ma che non avevo mai avuto l'occasione di vedere. Ci volevano il momento giusto e, soprattutto, la compagnia giusta.


Film 495: "Urlo" (2010) di Rob Epstein, Jeffrey Friedman
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Leoo
Pensieri: Un film su Allen Ginsberg l'avevo già visto di recente ("On the Road"), ma non avevo ancora collegato il nome al personaggio e, quindi, a questo film. Tralasciando l'esperienza della pellicola con la Stewart e Hedlund, "Howl" dei registi Epstein e Friedman è davvero uno strano esperimento di cinema, nonché un'inaspettata e non convenzionale esperienza.
Innanzitutto il connubio di immagini in bianco e nero, a colori e in aggiunta momenti di narrazione animata (cartoon) molto suggestiva, creano un insolito mix che all'inizio confonde un po', poi prende la sua forma nella cornice dell'opera.
In effetti trasporre un poema (molti passaggi vengono letti) sullo schermo non era un'impresa facile; mixarlo con momenti di vita dell'autore e aggiungerci perfino il processo americano all'editore del libro, Lawrence Ferlinghetti, ancora meno. Eppure, a mio avviso, la sfida è vinta.
Le ipnotiche, caotiche ed erotiche immagini disegnate accompagnano la lettura di un'opera complessa e particolare rendendo il messaggio più accessibile e addolcendo quello che a volte è un linguaggio molto scurrile. Non è un prodotto per tutti, me ne rendo conto, però è certamente apprezzabile lo sforzo di rapportarsi a "Urlo" cercando di esprimere e riportare in immagini le emozioni che la lettura del poema trasmette. Diciamo che, in fin dei conti, è premiabile anche solo per la fantasia dei suoi autori.
Inutile dire, poi, che mi sono molto interessato alla parte del processo, che racconta in maniera molto chiara la disavventura giudiziaria (finita positivamente) di quel Ferlinghetti che decise, nel 1956, di pubblicare Ginsberg. Scelta coraggiosa (oltre che lungimirante).
Per quanto riguarda, invece, l'interpretazione di James Franco posso solo dire che l'ho apprezzata. Non avendo presente Allen Ginsberg (a livello di modo di parlare, espressioni o caratteristiche peculiari espressamente sue) e, soprattutto, avendo guardato il film in italiano, posso solamente limitarmi a dire che Franco mi è sembrato capace di reggere un ruolo difficile e per niente scontato.
La storia d'amore tra lo scrittore e Peter Orlovsky è tenera; la necessità di sperimentare le esperienze della vita segue un principio che secondo me ha senso; che si possa utilizzare un linguaggio volgare anche in un contesto letterario - anche se chiaramente oggi è un tipo di critica che non ha più valore - mi sembra un diritto rivendicabile dall'autore, che lascerà al lettore la possibilità di scegliere se il risultato finale gli piacerà o meno; che nella vita si possa anche non capire una cosa, ma che non per questo la conseguenza necessaria sia che quella cosa è brutta o sbagliata, mi pare (utopicamente) imprescindibile. Tutti questi elementi sommati direi che hanno concorso alla strutturazione in me di un giudizio positivo riguardo a questo "Urlo" cinematografico che più che sperimentale (come ha fatto la maggior parte della critica) definirei coraggioso.
Un film che affonda profondamente nel testo che vuole analizzare e ne esalta - spesso molto efficacemente - temi e poetiche, sottolineando in maniera forte la necessità di essere ed esprimere sé stessi, un diritto che non può essere messo sotto censura.
Consigli: Bisogna prepararsi ad un'altalena di emozioni, a una carrellata visiva di immagini potenti ed evocative, ad un testo letterario difficile e intenso, ad un prodotto filmico che sconfina in diversi generi e modi di fare cinema. Per chi ama la poesia, Ginsberg, la libertà di espressione (di sé) e biopic è certamente un titolo che non può essere perso.
Parola chiave: Beat generation.

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Ric