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venerdì 24 novembre 2023

Film 2234 - Saltburn

Intro: Saltino in avanti per parlare di una delle pellicole del momento, nonché una grande sorpresa cinematografica che, a suo modo, ha mantenuto le aspettative.

Film 2234: "Saltburn" (2023) di Emerald Fennell
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Niamh
In sintesi: (***SPOILER***) "Saltburn" è stato tutto tranne quello che mi aspettavo e, a suo modo, mi ha convinto. Non tanto perché la storia sia particolarmente originale o innovativa, ma perché Fennell riesce a creare un mondo che funziona secondo i propri parametri e, per quanto assurdo e poco plausibile - Oliver/Barry Keoghan uccide tutti ma nessuno sospetta di lui? - il risultato finale è coerente e di grande intrattenimento.
Come per il precedente "Promising Young Woman", anche in questo film la colonna sonora gioca un ruolo fondamentale, rispolverando iconici motivi pop dal sapore nostalgico (qui è "Murder on the Dancefloor" di Sophie-Ellis Bextor, nel precedente era "Stars Are Blind" di Paris Hilton), il tutto in combinazione con una forte coesione stilistica - che qui caso contrappone lusso e povertà, moderno e antico - e un'evidente predisposizione di Fennell per la scrittura dei dialoghi, che in "Saltburn" si manifesta nel più classico degli humor britannici (e con che meravigliosi risultati!).
Questa seconda pellicola di Fennell ha, però, un elemento estraneo al precedente: una componente sessuale estremamente marcata. E non è tanto per quella scena finale di nudo integrale, la tensione sessuale pervade tutto il film e il finale non rappresenta che l'happy ending di due ore di continua eccitazione visiva: la bromance tra Oliver e Felix/Jacob Elordi, la "storia" tra Oliver e Farleigh/Archie Madekwe, Elordi praticamente sempre mezzo nudo, Keoghan letteralmente e completamente nudo, una calda estate passata sempre a prendere il sole, il voyerismo per l'intimità altrui, il bagno condiviso da Oliver e Felix... E potrei andare ancora avanti. "Saltburn" stuzzica costantemente lo spettatore e lo fa inizialmente di soppiatto, per poi rivelare un'anima inizialmente curiosa, poi morbosa che conferisce al film un'inaspettata connotazione erotica9. Fennell, però, dosa con intelligenza questo aspetto della sua storia, così che ce ne si accorge durante la visione sì, ma la sessualità non finisce per farla da padrone in maniera sfrontata, anzi, rimane semplicemente un altro degli aspetti della storia. Nel mio caso questa è la componente che sicuramente mi è rimasta più impressa perché la più inaspettata.
In una sorta di mix improbabile - ma che funziona - tra "The Talented Mr. Ripley" e "Call Me by Your Name", la seconda uscita al cinema da scneggiatrice/regista/produttrice di Emerald Fennell è prodotto sicuramente meno di impatto e controverso del suo film d'esordio, ma non per questo a suo modo meno riuscito. "Saltburn" è un film che funziona, assurdo per certi elementi sopra alle righe, sconvolgente a tratti e con qualche momento di humor sublime, per un risultato finale che soprende. Non perfetto, ma sicuramente tra i titoli più interessanti della stagione.
Cast: Barry Keoghan, Jacob Elordi, Rosamund Pike, Richard E. Grant, Alison Oliver, Archie Madekwe, Carey Mulligan.
Box Office: $1.7 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: In un oceano di contenuti tutti uguali, di blockbuster che fanno flop al botteghino e di franchise che vengono riesumati nella speranza di laudi guadagni, "Saltburn" è una ventata d'aria fresca per la mente e per gli occhi, un film sicuramente non per tutti, ma da vedere. Fennell non ci vincerà un altro Oscar, ma ci ricorda per quale motivo è una da tenere assolutamente d'occhio.
Premi: /
Parola chiave: Ruota bucata.
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Bengi

martedì 11 maggio 2021

Film 1994 - Easy A

Intro: Non che serva una ragione particolare per voler rivedere questo film, in ogni caso sono stato molto felice quando Ferdia ci ha chiesto di vederlo per la lezione successiva di Sceneggiatura.
Film 1994: "Easy A" (2010) di Will Gluck
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: considerato che è la sesta volta che lo vedo, direi di potermi considerare un fan.
Decisamente simpatico, ironico e ben congeniato, per quanto mi riguarda "Easy A" funziona ogni volta che lo rivedo. E Emma Stone è semplicemente perfetta per il ruolo.
Film 190 - Easy A
Film 241 - Easy A
Film 530 - Easy Girl
Film 1046 - Easy Girl
Film 1557 - Easy Girl
Film 1994 - Easy A
Cast: Emma Stone, Penn Badgley, Amanda Bynes, Thomas Haden Church, Patricia Clarkson, Cam Gigandet, Lisa Kudrow, Malcolm McDowell, Aly Michalka, Stanley Tucci.
Box Office: $75 milioni
Vale o non vale: Gran cast, storia interessante e che non manca di lasciare spunti di riflessione, simpatico e "oltraggioso" quanto basta, "Easy A" è una commedia perfetta per praticamente ogni occasione. Vedere per credere.
Premi: Candidato al Golden Globe per la Miglior attrice protagonista - commedia o musical (Stone).
Parola chiave: Lies.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 4 maggio 2021

Film 1990 - Love and Monsters

Intro: Qualche tempo fa guardavo un video su YouTube rispetto alla costruzione narrativa di alcune pellicole uscite nell'ultimo periodo e si citava questo titolo di cui, onestamente, non avevo mai sentito parlare prima. Ovviamente mi è subito venuta voglia di recuperarlo!
Film 1990: "Love and Monsters" (2020) di Michael Matthews
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: in una sorta di mix divertente e divertito di alcune altre pellicole - penso a "Zombieland", "10 Cloverfield Lane", "Bird Box" e "A Quiet Place" con un pizzico di post apocalittico alla "Hunger Games"/"Divergent"/"The Maze Runner" - "Love and Monsters" racconta la storia di un giovane amore bloccato sul nascere dalla caduta sulla terra di un asteroide che casusa una mutazione genetica negli animali a sangue freddo tramutandoli in mostri giganti e deformi.
Joel (Dylan O'Brien), che da quando vivere in superficie è diventato pericoloso si è trasferito sottoterra con un gruppo di altri sopravvissuti, è considerato da tutti un fifone con zero possibilità di sopravvivenza dovesse uscire all'aperto, motivo per cui causerà stupore generale la sua decisione di lasciare il rifugio sotterraneo e mettersi alla ricerca della sua (ex?) fidanzata che vive presso un altro nascondiglio a parecchi chilometri di distanza. Senza vere e proprie abilità di combattimento, sprovvisto di mezzi di comunicazione durante il viaggio e completamente solo, Joel deciderà comunque di partire con la speranza di riunirsi all'amata e, possibilmente, di non lasciarci la pelle nel mentre. Inutile dire che ci sarà molto altro da considerare, specialmente una volta raggiunta la meta.
Insomma, premessa simpatica e protagonista perfetto per un film di piacevole disimpegno e interessante appeal estetico che, nonsotante un budget relativamente limitato per una produzione hollywoodiana ($30 milioni), riesce però a sviluppare un proprio immaginario che passa soprattutto per la realizzazione dei mostri, ma anche per quegli aspetti meno prominenti ma pur sempre fondamentali come il sottofondo post apocalittico e un certo progresso tecnologico che, insieme, vanno a definire il mondo di questa storia in maniera davvero efficace.
Poi, per carità, non si tratta di un capolavoro, ma come per tanti altri titoli usciti in questo periodo di pandemia, "Love and Monsters" rappresenta una boccata d'aria fresca in un panorama altrimenti quasi desolante.
Cast: Dylan O'Brien, Jessica Henwick, Dan Ewing, Ariana Greenblatt, Michael Rooker.
Box Office: $1.1 milioni
Vale o non vale: Non so se in un mondo parallelo senza Covid e con una normale programmazione cinematografica questa pellicola avrebbe comunque attirato l'interesse dell'Academy (francamente sono rimasto stupito dalla nomination per gli effetti speciali), in ogni caso "Love and Monsters" regala un'oretta e mezza di simpatica distrazione e colpisce lo spettatore per uno spiccato senso estetico che ne eleva il risultato finale. Sicuramente un'ottima opzione per una serata di spensieratezza e un po' di divertimento.
Premi: Candidato all'Oscar per i Migliori effetti speciali.
Parola chiave: Occhi.

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#HollywoodCiak
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venerdì 30 aprile 2021

Film 1989 - Uncle Frank

Intro: Premesso che non ho Amazon Prime, non avevo nemmeno idea che questo film esistesse.
Film 1989: "Uncle Frank" (2020) di Alan Ball
Visto: dalla tv
Lingua: inglese
Compagnia: Tiago
In sintesi: Volevo vederlo? No. Mi è dispiaciuto? Al contrario, è stato meglio del previsto. Poi, per carità, non un capolavoro, ma sicuramente più interessante di quanto mi sarei aspettato. Ecco, diciamo che forse non lo consiglierei come pellicola da primo appuntamento, ma questo è un altro discorso.
"Uncle Frank" è la storia del rapporto tra zio e giovanissima nipote ma, soprattutto, la storia dello zio Frank del titolo - che dalla Carolina del Sud degli anni '70 fugge verso New York - e del suo rapporto col padre Daddy Mac (Stephen Root) - che lo rifiuta dopo averne scoperto per caso l'omosessualità. Onestamente prima della visione non avevo la minima idea che si trattasse di una pellicola a tematica LGBTQI+ - il che ha fatto acquisire punti al film del premio Oscar Alan Ball - anche se, in generale, quello che mi ha convinto a vederla è stata la presenza del bravo (e sottovalutato) Paul Bettany e di Sophia Lillis, una vera boccata d'aria fresca (l'abbiamo già vista in "It" e "Sharp Objects").
Detto questo, qualche considerazione personale. Francamente, mi sono un po' rotto di vedere Margo Martindale interpretare sempre circa lo stesso ruolo da sfondo della storia; Stephen Root nella parte del padre non mi ha del tutto convinto, sarà che la sua faccia simpatica mina un po' la credibilità da cattivo; nonostante le buone intenzioni, "Uncle Frank" si serve un tantino troppo spesso di cliché o soluzioni narrative già viste. Questo finisce per appiattire il risultato finale, o quantomeno lo accosta a tutta una serie di altri prodotti dalle buone intenzioni, ma che rimangono bloccati in una sorta di limbo delle pellicole indie dalle lodevoli intenzioni, tematiche edificanti, ma niente di nuovo da dire e che di fatto non spostano l'ago della bilancia da nessuna parte. E poi, tanto per cambiare, un attore gay che interpreti il protagonista gay non sarebbe una sorpresa malvagia.
Cast: Paul Bettany, Sophia Lillis, Peter Macdissi, Judy Greer, Steve Zahn, Lois Smith, Margo Martindale, Stephen Root, Colton Ryan.
Box Office: /
Vale o non vale: Tematiche pesanti e buone intenzioni per un film che, pur non essendo un perfetto o spingendo la conversazione sull'omosessualità verso nessuna nuova discussione che non sia già stata affrontata, ha comunque sufficiente personalità per rimanere impresso. Merito dei due bravi protagonisti Bettany e Lillis e una "spalla" gay che, per quanto macchietta, trova in Peter Macdissi un inaspettato alleato.
Premi: /
Parola chiave: Funerale.

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lunedì 23 novembre 2020

Film 1949 - Can't Buy Me Love

Intro: Grande ritorno al mio decennio di nascita per recuperare una pellicola di cui non avevo mai sentito parlare. Nientemeno che con un giovanissimo "Dottor Stranamore".
Film 1949: "Can't Buy Me Love" (1987) di Steve Rash
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: Patrick Dempsey un talento comico? Simpatico, sicuramente, anche se il suo personaggio Ronald Miller è un egocentrico arrapato che non esiterà a mettere chiunque da parte pur di raggiungere quella popolarità liceale cui l'americano medio parrebbe ricercare come valore di vita.
In questo senso, Cindy (Amanda Peterson), la ragazza che lo aiuta nella realizzazione del suo tanto agognato desiderio adolescenziale, è centomila anni luce più avanti di lui (l'avremmo mai detto?) in termini di maturità, consapevolezza di sé, obiettivi futuri e una certa dose di ibrido femminismo diluito in termini da commedia romantica adolescenziale, il che porta spesso a chiedersi come mai si stia seguendo il percorso narrativo di Ronald quando quello di Cindy è molto, molto più interessante. La risposta è presto detta: "Can't Buy Me Love" è una pellicola facile facile che intende(va) strappare qualche risata nel tentativo di mettere alla berlina e gli stereotipi nerd e quelli di popolarità. Il risultato finale ci riesce solo in parte, il fatto che Ronald rigetti tutto ciò che ha rappresentato la sua realtà fino a 5 minuti prima in nome dell'attenzione delle ragazze sexy la dice lunga su quale fosse la scala di valori veicolata all'epoca dai prodotti mainstream per ragazzi, dove bullizzare i meno popolari era considerata pratica necessaria per rimanere al top della gerarchia sociale scolastica. Non è certo colpa di questo film se gli elementi narrativi prediligono questa caratterizzazione del racconto, rimane solo un po' spiacevole da guardare al giorno d'oggi.
In generale, comunque, questo film ha un piglio piacevole e si riscatta attraverso il personaggio di Cindy e la giusta punizione inflitta al proprio protagonista, un giovanissimo Dempsey che sta perfettamente al gioco (ma quel taglio di capelli...!). Insomma, pur essendo più superficiale e meno commerciale di tanti altri prodotti similari, "Can't Buy Me Love" è stato comunque una piccola, tutto sommato simpatica sorpresa.
Cast: Patrick Dempsey, Amanda Peterson, Dennis Dugan, Tina Caspary, Seth Green, Sharon Farrell, Dennis Dugan.
Box Office: $31.6 milioni
Vale o non vale: Gli appassionati di film adolescenziali a tema romantico con annesso percorso di crescita (e un'ambientazione so 80s it will hurt your eyes) dovrebbero gradire il tono leggero e le scelte di cast francamente azzeccate (Seth Green era un bambino piuttosto inquietante). Non un capolavoro, ma una novantina di minuti che passano spensierati.
Premi: /
Parola chiave: Vestito.
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giovedì 2 luglio 2020

Film 1739 - Gone Girl

Intro: Riuniti a casa nostra per il party di saluto di parte del nostro gruppetto di amici alla volta dell'Italia, con quelli rimasti abbiamo pensato bene di distrarci regalandoci un film per distrarci.
Film 1739: "Gone Girl" (2014) di David Fincher
Visto: dalla tv di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Karen, Martina, Toby
In sintesi: inutile dire che amo questo film, lo trovo geniale e sorprendente, non importa quante volte lo riveda. Rosamund Pike è la ciliegina sulla torta e sono ancora sconvolto dal fatto che non si sia portata a casa l'Oscar.
Film 853 - L'amore bugiardo - Gone Girl
Film 1020 - L'amore bugiardo - Gone Girl
Film 1544 - L'amore bugiardo - Gone Girl
Film 1739 - Gone Girl
Film 2156 - Gone Girl
Film 2331 - Gone Girl
Cast: Ben Affleck, Rosamund Pike, Neil Patrick Harris, Tyler Perry, Carrie Coon, Kim Dickens, Patrick Fugit, Missi Pyle, Emily Ratajkowski, Sela Ward.
Box Office: $369.3 milioni
Vale o non vale: Ho già spiegato ampiamente il perché io adori questo film, quindi mi limiterò a sottolineare - per la millesima volta - che "Gone Girl" va visto. Punto.
Premi: Candidato all'Oscar per la Miglior attrice protagonista (Pike), a 4 Golden Globes (film, attrice, sceneggiatura non originale e colonna sonora) e 2 BAFTA (attrice e sceneggiatura). Candidato al Grammy per Best Score Soundtrack for Visual Media.
Parola chiave: Matrimonio.

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mercoledì 27 maggio 2020

Film 1710 - Vertigo

Intro: Ogni tanto (ri)vedere un classico hitchcockiano ci sta. Cioè, ne ho proprio bisogno.
Film 1710: "Vertigo" (1958) di Alfred Hitchcock
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: avevo già visto "Vertigo" - o "La donna che visse due volte" in italiano" - in precedenza, ma non riuscivo a ricordare bene la trama, della quale avevo un ricordo abbastanza confuso. Rivederlo mi ha fatto non solo estremamente piacere, ma anche chiarito un paio di punti bui che faticavo a mettere assieme.
Questo bellissimo film di Hitchcock non è il mio preferito, ma lo trovo comunque magnificamente realizzato e recitato, oltre che particolarmente intrigante a livello di trama e colpi di scena con, tra l'altro, un finale da cardiopalma davvero stupendo. Kim Novak affascinante e magnetica, Stewart fa la sua classica parte da film di Hitchcock, "Vertigo" è un classicone intramontabile.
Film 1094 - La donna che visse due volte
Film 1710 - Vertigo
Cast: James Stewart, Kim Novak, Barbara Bel Geddes, Tom Helmore, Henry Jones.
Box Office: $7.3 milioni
Vale o non vale: Non si può non averlo mai visto, a maggior ragione se si fosse appassionati alla filmografia del maestro dell'horror. Qui più che paura si parla di thriller e colpi di scena, amore e mistero, il tutto per un risultato finale magnifico che scatena anche un po' di effetto nostalgia. Da vedere.
Premi: Candidato all'Oscar per Miglior sonoro e scenografia (bianco e nero).
Parola chiave: Chiesa.

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martedì 12 maggio 2020

Film 1704 - Searching

Intro: Continua l'offerta dell'aereo.
Film 1704: "Searching" (2018) di Aneesh Chaganty
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: non sapevo cosa aspettarmi da questa pellicola, però devo dire che me la sono proprio goduta. Un buon mistery thriller ai tempi dei social, "Searching" riesce sufficientemente ad intrattenere e confondere lo spettatore quanto basta per lasciarlo interessato fino alla fine del racconto. Meno scontato di quanto non ci si sarebbe aspettato. Bene anche John Cho come protagonista, un attore troppo spesso sottovalutato o lasciato a margine in quelle produzioni ad alto budget che preferiscono protagonisti occidentali; per lui la conferma - ce ne fosse stato bisogno - che è perfettamente in grado di portare una pellicola interamente sulle sue spalle.
Film 1704 - Searching
Film 2181 - Searching
Film 2180 - Missing
Cast: John Cho, Debra Messing, Michelle La, Joseph Lee.
Box Office: $75.5 milioni
Vale o non vale: Pur non trattandosi di un capolavoro, "Searching" funziona e riesce nell'intento di presentarsi come valida alternativa a basso budget - con cast prevalentemente asiatico, tutto ambientato sui social - alle grandi produzioni thriller (o quasi horror) cui ci hanno abituato. La storia è buona, il cast è in parte e l'atmosfera è quella giusta. Si può vedere.
Premi: /
Parola chiave: Social networks.

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mercoledì 15 aprile 2020

Film 1868 - Parasite

Intro: Ha convinto praticamente tutti, ha vinto praticamente tutto, dunque non potevo perdermi il titolo forse più rilevante della stagione.
Film 1868: "Parasite" (2019) di Bong Joon Ho
Visto: dal computer portatile
Lingua: coreano
Compagnia: Mirco
In sintesi: il rischio di recuperare in ritardo film che hanno avuto un seguito così ampio di pubblico e critica è di rimanere immancabilmente delusi. Solitamente è quello che succede, in pochi casi, invece, la sorpresa è che di quella pellicola finisci per innamorartene anche tu. Questo è, effettivamente, il caso di "Parasite", magnifico prodotto della cinematografia sudcoreana che maneggia con destrezza una numerosa quantità di generi, tutti sapientemente incastonati in un unico prodotto intelligente, ironico e spesso sorprendente: il mondo ci ha perso la testa per il film di Bong Joon Ho e, diciamolo, a giusta ragione. Perché di fatto ci sono tutti gli elementi del grande cinema, ovvero una saga familiare, una critica sociale e un confronto di classe, tensione e suspense da thriller, ci sono il grottesco e lo humor, il tutto ben orchestrato da una regia attenta che non lascia niente al caso. Saltano subito all'occhio alcune accortezze che sceneggiatura, regia e visione estetica mettono insieme: la famiglia povera abita in un seminterrato, costretta a guardare la strada sempre rivolgendo la testa verso l'alto, mentre la famiglia ricca abita come inerpicata su una collina; le scale sembrano rivestire un ruolo centrale nella storia, amplificando la sensazione che salire o scendere non sia solo una questione legata allo spostarsi; ogni membro di ciascuna delle due famiglie ha il suo corrispettivo nell'altra, cosicché padri, madri e figli finiscono per sembrare gli estremi di una stessa, generale personalità. Si potrebbe andare oltre, ma mi fermo qui anche per evitare spoiler.
Insomma, è chiaro che "Gisaengchung" - questo il titolo originale - ha molto da raccontare e suggerire e lo fa in modo originale, discostandosi da quel solito tocco hollywoodiano cui siamo fin troppo abituati. Una boccata d'aria fresca in un panorama cinematografico ultimamente non troppo pimpante, anche a causa di tutta una serie di sequele titoli legati ai supereroi che hanno schiacciato il mercato globale, finendo per monopolizzare e standardizzare (ancora di più) la produzione. Sono rimasto estremamente colpito dalla scelta dell'Academy di conferire il suo premio principale a questo film, pur trattandosi di una mossa tutt'altro che ingenua, per quanto elogiabile. Dopo anni di critiche per la mancanza di diversità o di scelte più in linea coi tempi, anche gli Oscar si piegano in parte alla necessità di portare all'audience globale un messaggio più inclusivo e culturalmente ricco. Era ora.
Insomma, meritatissimo successo di "Parasite", prodotto incredibilmente trascinante, marcato da un ritmo che nella seconda parte si fa serratissimo, un film capace di non pochi colpi di scena e di rimanere impresso nella mente dello spettatore, rapito anche dalla potenza evocativa di certe scene, una tra queste certamente il diluvio finale. Davvero bel film.
Cast: Song Kang-ho, Lee Sun-kyun, Cho Yeo-jeong, Choi Woo-shik, Park So-dam, Lee Jung-eun, Jang Hye-jin.
Box Office: $266 milioni
Vale o non vale: Interessante e magistralmente realizzato, regia attentissima e cast perfetto, sicuramente il film da non perdere della passata stagione. Un consiglio: invece di provare ad immaginare cosa succederà, lasciatevi trascinare dalla storia. Non ne rimarrete delusi.
Premi: Candidato a 6 Oscar, ne ha vinti 4: Miglior film (prima pellicola non in lingua inglese a vincere), regia, sceneggiatura originale e film straniero. Miglior film straniero ai Golden Globes (candidato anche per la regia e la sceneggiatura) e 2 BAFTA per sceneggiatura originale e film straniero su 4 nomination (anche Miglior film e regia). Vincitore a Cannes 2019 della Palma d'Oro. Miglior film straniero ai David di Donatello e ai César 2020.
Parola chiave: Catena di fiducia.

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Bengi

mercoledì 27 novembre 2019

Film 1683 - Anastasia

Intro: Erano molti anni che volevo vedere questo film, sia per la storia intrigante che per la presenza di Ingrid Bergman, qui alla sua seconda performance da Oscar.
Film 1682: "Anastasia" (1956) di Anatole Litvak
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: una bella pellicola, prodotto d'altri tempi per modi garbati e tempistiche più dilatate. 

La storia è intrigante e mescola bene realtà e finzione, con l'happy ending qui inevitabile che si discosta dall'attuale fine sicuramente meno idilliaca, con la famiglia imperiale dei Romanov completamente sterminata dai bolscevichi, Anastasia (Anastasija Nikolaevna Romanova) compresa. Nel tempo, come si sa, numerose ragazze si sono spacciate per Anastasia miracolosamente scappata al suo destino, quando nella realtà si sa che la ragazza - 17enne all'epoca - è di fatto deceduta durante il massacro avvenuto a Ekaterinburg.
Chiaramente questo film né la sua storia (tratta dall'opera teatrale di Marcelle Maurette) avevano intenzione di mettere in scena un ritratto veritiero della faccenda, tanto più che solo recentemente - grazie a DNA e ulteriori indagini - si è venuti a conoscenza del fato che ha colpito tutti i membri della famiglia imperiale. Qui siamo di fronte al racconto romantico e ottimistico di quella casualità della vita che vede una ragazza qualunque, inconsapevole del suo passato nonché ricoverata in un istituto di salute mentale, ritrovare non solo le proprie origini, ma la fiducia in se stessa e, nel mentre, incontrare il vero amore. Quello tanto grande e soddisfacente da farti decidere di abbandonare tutto il resto. Come nelle favole.
Cast: Ingrid Bergman, Yul Brynner, Helen Hayes, Akim Tamiroff, Martita Hunt, Felix Aylmer, Sacha Pitoëff.
Box Office: $4.3 milioni (noleggio della pellicola in America e Canada).
Vale o non vale: Intrigante e affascinante, recitato benissimo. Un classico da recuperare.
Premi: Vincitore dell'Oscar per la Migliore attrice protagonista su 2 candidature (Migliore colonna sonora); candidato a 2 Golden Globes per la Migliore attrice per Bergman e Hayes, ha vinto la prima. Nominato al BAFTA per la Miglior sceneggiatura. La Bergman ha vinto anche il David di Donatello come Miglior attrice straniera.
Parola chiave: Identità.

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mercoledì 11 ottobre 2017

Film 1418 - Ghost in the Shell

La fantascienza mi sembrava una scelta sensata in termini di compagnia durante il lungo viaggio, così ho continuato l'intrattenimento durante il mio volo verso Adelaide scegliendo questo film. Avrò fatto bene?

Film 1418: "Ghost in the Shell" (2017) di Rupert Sanders
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Mettiamola così: anche se non sapevo cosa aspettarmi, sicuramente mi aspettavo qualcosina di più.
Il film è un caotico mix di scene d'azione alla "Lucy" e ambientazioni alla "Blade Runner" con quel sufficiente tocco giapponese per ricordarci che, dopotutto, sempre di una pellicola tratta da un manga si tratta. Per gli interessati, la produzione americana non ha mancato di subire critiche per il cast della protagonista, di nuovo un'attrice caucasica per interpretare un personaggio non bianco. Non è la prima volta che questo accade, né sarà l'ultima, e comunque mi pare che ad Hollywood il problema si senta, ma poi nemmeno così tanto. Va detto che l'interpretazione della Johansson non ha niente a che vedere con il flop del film, in quanto non le si può certo imputare incapacità o inadeguatezza al ruolo. Stiamo parlando, infatti, del classico prodotto sci-fi d'azione, niente a cui l'attrice non sia ormai più che abituata.
Il vero problema di questo prodotto, o almeno quello che ho riscontrato io, è la totale mancanza di appeal. Sì, gli effetti speciali sono ben fatti, le scene d'azione sono cariche di adrenalina e le scenografie risultano particolarmente efficaci, ma nel complesso mi sono trovato spesso a chiedermi quale fosse il senso di portare la storia al cinema, che cosa si volesse portare allo spettatore scegliendo di adattare "Ghost in the Shell" di Masamune Shirow per il grande schermo. Non ho trovato risposta. Ripeto, mi sembra più che altro che si cercasse di ricalcare atmosfere già di successo nella speranza di cavalcare un'onda che per altri ha funzionato, sfruttando in aggiunta una non certo soffocata componente sexy derivata da "costumi" di scena che lasciano davvero poco all'immaginazione. Forse l'appeal sessuale c'è anche, ma il risultato finale rimane così così, insipido.
Cast: Scarlett Johansson, Michael Carmen Pitt, Pilou Asbæk, Chin Han, Juliette Binoche.
Box Office: $169.8 milioni
Consigli: Fagocitata dall'immenso impiego di effetti speciali, la storia di questo "Ghost in the Shell" sembra a tratti scomparire, a tratti non riuscire ad ingranare mai veramente. Scarlett Johansson si mette in gioco e spinge l'acceleratore quando si tratta di combattimento e risulta comunque credibile nel ruolo del cyber-soldato che non ha niente da perdere, ma il film nel complesso manca di una prospettiva propria e fallisce nel consegnare al pubblico - e ai fan del manga a mio avviso - un prodotto che abbia davvero qualcosa da dire che vada oltre il ricreare atmosfere plausibilmente già viste ed apprezzate. Quindi sì, naturalmente si tratta di un titolo che si può vedere senza problemi, ma non aspettatevi un'esperienza indimenticabile.
Parola chiave: Passato.

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venerdì 29 settembre 2017

Film 1414 - Giovani si diventa

Scelto tra le proposte di Netflix, una pellicola guardata francamente un po' per caso, senza un particolare interesse di fondo.

Film 1414: "Giovani si diventa" (2014) di Noah Baumbach
Visto: dall'iPad
Lingua: italiano
Compagnia: Luca (primo tempo), nessuno (secondo tempo)
Pensieri: Non l'ho trovato del tutto riuscito. Di certo riesce bene ad evidenziare le incongruenze della vita e, naturalmente, del passaggio all'età adulta, ma devo dire che ho trovato il tutto più insapore di quanto mi sarei aspettato. Si capisce che la storia andrà a parare sulle differenze delle due coppie, sui loro problemi e sul fatto che Jamie (Adam Driver) tradirà la fiducia di Josh (Ben Stiller) e quando tutte le previsioni che ti sei immaginato sulla trama si verificano, ti chiedi come sia possibile che il film si riduca a così poco. Per carità, non si tratta di un prodotto non efficace, è solo che ti aspetteresti una sorpresa dalla trama che ti ha portato esattamente dove ti aspettavi ti avrebbe condotto...
Il cast è molto buono e ho trovato particolarmente efficaci Watts e Driver. Dal punto di vista della storia, invece, ho trovato molto bello il percorso che fanno i due "vecchietti" - mamma mia quanto sono ossessionati dall'età e dalle sue fasi gli americani! -, una coppia capace di ascoltare ed ascoltarsi, proseguire ammettendo errori e debolezze.
Inquietante il finale con bebè al cellulare, metafora di una società odierna concentrata su rapidità e interconnessione: ancora prima di saper parlare, il bambino impara ad usare l'iPhone esattamente come un adulto.
Insomma, "While We're Young" ha qualche buon momento, anche se in generale l'ho trovato prevedibile e meno originale di quanto vorrebbe raccontarsi. I quattro protagonisti salvano il risultato finale, ma per quanto mi riguarda la cosa non è stata sufficiente. Così così.
Cast: Ben Stiller, Naomi Watts, Adam Driver, Amanda Seyfried, Charles Grodin, Adam Horovitz, Maria Dizzia.
Box Office: $17.3 milioni
Consigli: Le scelte a scatola chiusa sono sempre un azzardo, anche se di questa pellicola qualche elemento si poteva intuire già dalla locandina. Che sia un prodotto indipendente e non a grande budget era scontato, al pari della presenza di tematiche sentimentali e, come suggerisce il titolo, di qualche elemento relativo ad età e sue fasi. Insomma, una sceneggiatura che indaga sulle persone, sui rapporti che le legano, sui diversi approcci alla vita e le cose che la riguardano (e ci riguardano) Se questo tipo di storie vi appassiona, "Giovani si diventa" è un titolo da tenere in considerazione. Altrimenti lasciate stare.
Parola chiave: Documentario.

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Bengi

giovedì 20 luglio 2017

Film 1390 - Una pazza giornata di vacanza

Avevo visto che Netflix lo aveva aggiunto al suo catalogo, così ho deciso di recuperarlo appena ho potuto!

Film 1390: "Una pazza giornata di vacanza" (1986) di John Hughes
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Mah, in tutta sincerità questa pellicola non mi ha impressionato. Avevo letto ottime critiche - ok, di 30 anni fa - e considerato che sono fan sia delle pellicole anni '80 che delle precedenti avventure cinematografiche di Hughes ("Sixteen Candles", "Breakfast Club") ero veramente ben disposto nei confronti di "Ferris Bueller's Day Off".
In realtà ho trovato il film troppo artificioso e sfacciatamente irreale, con picchi di assurdità quando Ferris si presenta a scuola per andare a prendere Sloane facendo finta di essere suo padre: limitatamente diverte, più che altro irriverente e poco riuscito. Il resto della pellicola è ok, una sorta di manifesto del 'take it easy American style' declinato alla liceale, con un protagonista carismatico cui non ce n'è una che non vada a segno, tanto sfacciatamente fortunato da risultare quasi antipatico. Peggio di lui solo l'invidiosa sorella - una giovanissima Jennifer Grey - che alla fine non si sa bene perché finirà per salvare cil cu*o al fratello odiato per tutto il resto del tempo. Uhm...
In generale, quindi, mi aspettavo qualcosina di diverso, un'avventura un filino più credibile e meno baraccona. Tutto sommato rimane nei canoni del prodotto divertente anni '80 che ai giorni nostri risulta un po' scricchiolante. Suppongo che trent'anni fa Ferris e i suoi amici risultassero molto, molto più anticonformisti, sregolati e... simpatici.
Cast: Matthew Broderick, Alan Ruck, Mia Sara, Jennifer Grey, Jeffrey Jones, Lyman Ward, Cindy Pickett, Edie McClurg, Charlie Sheen.
Box Office: $70.1 milioni
Consigli: Cercavo un film spassono, vivace, divertente e non è che non l'abbia trovato, semplicemente non l'ho troppo gradito. Mi aspetto altro, forse qualcosa più alla "Breakfast Club" o "Bella in rosa", in ogni caso non quello che ho visto. Mia opinione personale a parte, sono sicuro che l'effetto nostalgia o semplicemente la briosa voglia di fare casini di Ferris piaceranno ai più. Come la scena finale, perfettamente riproposta dopo i titoli di coda nientemeno che da "Deadpool" in persona!
Parola chiave: Saltare la scuola.

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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 13 aprile 2017

Film 1341 - Allied: Un'ombra nascosta

Dalla famigerata volta in cui, per sbaglio, conviti di vedere questo film io ed Erika ci siamo infilati nella sala sbagliata a vedere "Split" (...), sono rimasto con la voglia di recuperarlo. Lo streaming mi è venuto in contro.

Film 1341: "Allied: Un'ombra nascosta" (2016) di Robert Zemeckis
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano, francese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Mi ha ricordato un incrocio tra "Casablanca" e "By the Sea", con una certa dose di ispirazione dal primo, pur senza saperne riprodurre i magici fasti, e abuso del francese come succede nel secondo (tra l'altro avevo lo streaming senza sottotitoli...). Il risultato è uno strano mix che, lo ammetto, mi è dispiaciuto meno del previsto. Nel finale ero particolarmente coinvolto e la scena madre della Cotillard non mi ha fatto staccare gli occhi dallo schermo. E' veramente un'attrice fantastica. Pitt è un po' un pesce lesso in certi momenti, anche se a tratti la trama lo richiede. Ah, la scena di sesso in macchina in mezzo alla tempesta di sabbia del deserto marocchino fa tanto "Titanic", più di quanto non si possa spiegare a parole.
In ogni caso si tratta certamente di un film non perfetto. Tanti gli aspetti positivi - Cotillard, riscostruzioni ad alto budget (85 milioni di dollari), bei costumi, contestualizzazione storica meticolosa, ottimi effetti sonori -, ma la sensazione generale è comunque che manchi qualcosa. Sicuramente il difetto più evidente di "Allied" sta nella mancanza di ritmo. Verso la fine la storia e gli intrecci contribuiscono al ridestarsi dell'azione e dell'interesse (dello spettatore), ma per tutta la parte centrale del film si fatica ad ingranare nonostante un inizio intrigante in perfetto stile spy movie. Il crossover di generi confonde un po' la trama e la costringe a sottostare a passaggi che non sempre le giovano. Insinuare il sospetto un pochino prima ritengo avrebbe aiutato a movimentare le cose, invece che solamente verso la fine. Aggiungo, ma questo riguarda prettamente i gusti personali, che ho trovato i titoli di coda orrendi e la cosa strana è che non si tratta della prima volta che lo penso di un film di Zemeckis.
Dunque "Allied: Un'ombra nascosta" spreca un po' il suo fascinoso potenziale di spie, attori sexy e capaci, budget importante e generico richiamo globale per un'operazione di questo tipo, consegnando allo spettatore un prodotto così così che fallisce nel tentativo di risultare incisivo. Si guarda, ma non colpisce.
Ps. Candidato all'Oscar per i Migliori costumi.
Cast: Brad Pitt, Marion Cotillard, Jared Harris, Simon McBurney, Lizzy Caplan.
Box Office: $119.5 milioni
Consigli: Poteva essere un capolavoro - sicuramente sulla carta lo sembrava - e invece non ha funzionato tutto a dovere. Per carità, si tratta di una pellicola godibile, certamente affascinante, ma manca sempre qualcosa. Sicuramente del ritmo, poi anche quel "guizzo" che lo trasformasse in un'esperienza indimenticabile e non solo un'impalcatura perfetta al cui centro si evidenzia un certo senso di vuoto. Peccato. In ogni caso i fan di Pitt e della Cotillard apprezzeranno di sicuro.
Parola chiave: Pianoforte.

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Bengi

mercoledì 23 marzo 2016

Film 1106 - Perfetti sconosciuti

Non ero particolarmente interessato a vedere questo film, ma dopo il successo che ha riscosso, ho pensato potesse essere utile dargli una chance.
Film 1106: "Perfetti sconosciuti" (2016) di Paolo Genovese
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Poe, Erika
Pensieri: Cosa succede quando, per una volta, un film italiano funziona?
Gli elementi c'erano tutti, eppure il mio solito scetticismo mi spingeva a non farmi troppe aspettative, più che altro perché, di solito, successo di critica e botteghino non vanno di pari passo con i miei gusti personali quando si parla del connubio cinema + Italia. E, invece, sono stato smentito alla grande.
Questa volta, infatti, sono rimasto sorpreso dall'efficacia della pellicola di Genovese che funziona e fa perfino ragionare. Il tema centrale è questo: cosa succede se una sera a cena 7 amici, di cui 6 in coppia, decidono di mettere i propri cellulari al centro del tavolo acconsentendo a rendere pubblici tutti i messaggi e chiamate ricevuti mentre sono insieme? Un casino, ovviamente, cosa volete che succeda?!
E infatti scopriamo altarini e altari, storie e storielle, giochini e segreti di una vita che, a fine serata, hanno disintegrato i nostri protagonisti minando i loro rapporti alla base. O forse no?
"Perfetti sconosciuti" è un buon esempio di black comedy contemporaneo perché è uno di quei titoli che ti fa molto ridere mentre lo guardi, ma se poi ci pensi bene a quello che sta succedendo, ti vengono i brividi. Sfido chiunque a dire che una delle cose proposte dalla trama non potrebbe capitare anche a lui. E' veramente un gioco al massacro perché, inutile girarci intorno, abbiamo tutti i nostri segreti e vederli spiattellati sul grande schermo ci da solo un'idea di come potrebbe essere se, nella vita vera, un'idea pazza come quella proposta qui si realizzasse per davvero. E questa pellicola è il classico esempio dell'incidente a rallentatore che non si può fare a meno di guardare. Sappiamo tutti che andrà a finire malissimo, eppure non si può fare a meno di seguire la storia.
In aggiunta a questo magnetismo perverso, un pregio di tutta l'operazione è certamente l'ottimo cast: Kasia Smutniak, Marco Giallini, Anna Foglietta, Valerio Mastandrea, Edoardo Leo, Alba Rohrwacher e Giuseppe Battiston sono tutti perfetti, va detto.
Solo un paio di considerazioni su questo film corale (che sarebbe perfetto per il teatro): alcune cose sono leggermente forzate per permettere alla storia di proseguire, come i dialoghi monologo al telefono. Nella vita vera, ovviamente, nessuno spiattellerebbe tutto via telefono senza percepire alcun segno vitale della persona all'altro capo del ricevitore, vomitando parole a fiume senza assicurarsi che dall'altra parte qualcuno stia ascoltando veramente; non ho gradito particolarmente la retorica buonista un po' antiquata e facilotta sull'omosessualità e il fare coming out, anche se apprezzo la presenza della tematica all'interno di un film commerciale di grande distribuzione. Tutto fa brodo.
In ogni caso, a parte queste veloci considerazioni, ammetto che "Perfetti sconosciuti" mi ha convinto e lasciato un ricordo positivo. Destabilizzante, sì, ma positivo. Mi è sembrato un esempio lucido di cinema in grado di fotografare una realtà contemporanea vera quanto diffusa, una storia ben raccontata e che non cerca scuse, semplicemente racconta con disarmante efficacia quello che oggi potrebbe essere il quotidiano di molti: una vita sociale che lo è in quanto social, una vita reale che lo è perché tangibile, una vita segreta che è tutto ciò che è altro dal quotidiano. Certo, è tutto portato all'estremo, ma è inutile cercare scuse: colpisce nel segno.
Film 1106 - Perfetti sconosciuti
Film 1959 - Perfetti sconosciuti
Cast: Kasia Smutniak, Marco Giallini, Anna Foglietta, Valerio Mastandrea, Edoardo Leo, Alba Rohrwacher, Giuseppe Battiston.
Box Office: 15.437.906€
Consigli: Sorta di "Sliding Doors" nostrano - il finale vi piacerà! -, questa pellicola è un ottimo esempio di commedia italiana di oggi, su un tema più che mai contemporaneo, con un cast di ottimi comprimari. Insomma, un'operazione riuscita su tutti i fronti. Si può vedere tranquillamente, ma siete avvisati: se avete segreti da nascondere, meglio evitare di vederlo con la dolce metà...
Parola chiave: Segreti.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 17 febbraio 2015

Film 879 - Sex List - Omicidio a tre

Di certo non c'era bisogno di rispolverare questo titolo del 2008, però lo streaming lo proponeva e non lo avevo visto...

Film 879: "Sex List - Omicidio a tre" (2008) di Marcel Langenegger
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Ok, lo immaginavo che non fosse granché e di fatto così è stato. Però lo spreco del buon cast per questo debole thriller a sbiadite, sbiaditissime tinte sessuali mi lascia perplesso. Il punto è che si può anche tentare di accaparrarsi un po' di pubblico con l'aiuto di nomi di star, ma queste ultime il copione non lo leggono?
In questo caso particolare la storia è da subito prevedibile e che la bella S/Michelle Williams nasconda qualcosa è chiaro non appena il suo personaggio compare. Quando poi le prime incongruenze su Wyatt Bose/Hugh Jackman si rendono palesi, la connessione tra i due si da già per scontata. O almeno lo fa lo spettatore, perché il solitario e po' noioso Jonathan McQuarry/Ewan McGregor rimarrà imbambolato a porsi un sacco di domandi per un bel po', senza riuscire a darsi le giuste risposte. Il finale lo riscatterà leggermente, ma il suo carattere ingenuo e la sua presenza - diciamocelo - superflua guastano un po' il risultato finale del film, che si impregna inevitabilmente del carattere del suo protagonista. L'opposto aggressivo, di successo e bugiardo del personaggio di Hugh Jackman non farà altro che aumentare questa visione globale.
Inoltre, nonostante lo spudorato titolo italiano che fa promesse impossibili da mantenere, la componente sessuale è tanto superflua quanto presto dimenticata, nonostante sia messa al centro della vicenda. Non sono le avventure con donne consenzienti e predatrici di cui è impossibile scoprire l'identità ad essere il fulcro della storia, ma il castello di bugie messe in atto dal falso Bose. La parte interessante sarebbe, quindi, capirne i fini, cosa che avverrà solamente nell'ultima parte della trama.
In generale, quindi, direi che "Deception" (questo il vero titolo) ha sprecato la sua occasione di destare l'interesse giusto per la sua storia. Sembra un po' la maledizione dei film che tentano di mettere il sesso al centro della vicenda - come "Rivelazioni" o "Striptease" con Demi Moore, "Basic Instinct" e soprattutto "Basic Instinct 2" -, mischiandolo un po' a casaccio con gli spunti thriller delle varie trame. Clamoroso flop al botteghino (25 milioni di $ per produrlo).
Box Office: $17,741,298
Consigli: E' meno malvagio di altri esempi che mixano erotismo e thriller, ma rimane il fatto che sia una storia prevedibile e comunque poco interessante. Un po' uno spreco di cast (Hugh Jackman, Ewan McGregor, Michelle Williams, Maggie Q, Lisa Gay Hamilton, Charlotte Rampling) per una trama dominata dal già visto e da un espediente osé che è tanto sexy da non destare alcun interesse. Si poteva evitare quell'aspetto e approfondire di più la figura di Wyatt Bose. Tant'è, il risultato è funzionale a una visione senza impegno, senza necessità che si ricordi di aver visto questo "Sex List - Omicidio a tre". Io, finché non ho riletto questo titolo dalla mia lista di recensioni da recuperare, non mi ricordavo minimante della sua esistenza.
Parola chiave: Banca.

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#HollywoodCiak
Bengi