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venerdì 19 gennaio 2024

Screen Actors Guild Awards 2024: nomination e vincitori

30th Screen Actors Guild Awards

Outstanding Performance by a Cast in a Motion Picture
American Fiction
Barbie
“The Color Purple”
Killers of the Flower Moon
Oppenheimer

Outstanding Performance by a Male Actor in a Leading Role
Bradley Cooper – “Maestro”
Colman Domingo – “Rustin”
Paul Giamatti – “The Holdovers
Cillian Murphy – “Oppenheimer”
Jeffrey Wright – “American Fiction”

Outstanding Performance by a Female Actor in a Leading Role
Annette Bening – “Nyad”
Lily Gladstone – “Killers of the Flower Moon”
Carey Mulligan – “Maestro”
Margot Robbie – “Barbie”
Emma Stone – “Poor Things

Outstanding Performance by a Male Actor in a Supporting Role
Sterling K. Brown – “American Fiction”
Willem Dafoe – “Poor Things”
Robert De Niro – “Killers of the Flower Moon”
Robert Downey Jr. – “Oppenheimer”
Ryan Gosling – “Barbie”

Outstanding Performance by a Female Actor in a Supporting Role
Emily Blunt – “Oppenheimer”
Danielle Brooks – “The Color Purple”
Penelope Cruz – “Ferrari”
Jodie Foster – “Nyad”
Da’Vine Joy Randolph – “The Holdovers”

Outstanding Performance by an Ensemble in a Drama Series
“The Crown”
“The Gilded Age”
“The Last of Us”
“The Morning Show”
“Succession”

Outstanding Performance by an Ensemble in a Comedy Series
“Abbot Elementary”
“Barry”
“The Bear”
“Only Murders in the Building”
“Ted Lasso”

Outstanding Performance by a Male Actor in a Drama Series
Brian Cox – “Succession”
Billy Crudup – “The Morning Show”
Kieran Culkin – “Succession”
Matthew Macfadyen – “Succession”
Pedro Pascal – “The Last of Us”

Outstanding Performance by a Female Actor in a Drama Series
Jennifer Aniston – “The Morning Show”
Elizabeth Debicki – “The Crown”
Bella Ramsey – “The Last of Us”
Keri Russell – “The Diplomat”
Sarah Snook – “Succession”

Outstanding Performance by a Female Actor in a Comedy Series
Alex Borstein – “The Marvelous Mrs. Maisel”
Rachel Brosnahan – “The Marvelous Mrs. Maisel”
Quinta Brunson – “Abbott Elementary”
Ayo Edebiri – “The Bear”
Hannah Waddingham – “Ted Lasso”

Outstanding Performance by a Male Actor in a Comedy Series
Brett Goldstein – “Ted Lasso”
Bill Hader – “Barry”
Ebon Moss-Bachrach – “The Bear”
Jason Sudeikis – “Ted Lasso”
Jeremy Allen White – “The Bear”

Outstanding Performance by a Female Actor in a Television Movie or Limited Series
Uzo Aduba – “Painkiller”
Kathryn Hahn – Tiny Beautiful Things”
Brie Larson – “Lessons in Chemistry”
Bel Powley – “A Small Light”
Ali Wong – “Beef”

Outstanding Performance by a Male Actor in a Television Movie or Limited Series
Matt Bomer – “Fellow Travelers”
Jon Hamm – “Fargo”
David Oyelowo – “Lawmen: Bass Reeves”
Tony Shalhoub – “Mr. Monk’s Last Case: A Monk Movie”
Steven Yeun – “Beef”

Outstanding Action Performance by a Stunt Ensemble in a Television Series
“Ahsoka”
“Barry”
“Beef”
“The Last of Us”
“The Mandalorian”

Outstanding Action Performance by a Stunt Ensemble in a Motion Picture
“Barbie”
Guardians of the Galaxy Vol. 3
Indiana Jones and the Dial of Destiny
“John Wick: Chapter 4”
Mission: Impossible – Dead Reckoning Part One

#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 22 marzo 2021

Film 1972 - Pieces of a Woman

Intro: Molto interessato a recuperre questa pellicola, ne ho approfittato non appena ho potuto e, soprattutto, non appena sono stato nel mood giusto. Perché diciamocelo... questo non è certo un film per tutte le occasioni.
Film 1972: "Pieces of a Woman" (2020) di Kornél Mundruczó
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: ho una particolare fascinazione per Vanessa Kirby, ancora non so esattamente per quale motivo. Sarà che la sua interpretazione in "The Crown" mi aveva colpito, sarà che qualcosa di lei mi intriga, di fatto sono rimasto molto colpito dalla sua vittoria a Venezia come Miglior attrice, il che mi ha definitivamente spinto a vedere il film di Mundruczó. E devo dire che non ho sbaglio.
In "Pieces of a Woman" - da non confondere con "Promising Young Woman" - Kirby è una protagonista straordinaria e la sua intensa interpretazione è semplicemente magnifica e anche se il tono fortemente drammatico del film "appesantisce" un po' l'idea d'insieme di tutto il progetto, non si può negare che Kirby ne esca indiscussa vincitrice. Insieme a lei uno Shia LaBeouf che sembra un po' replicare il se stesso degli ultimi tempi e una Ellen Burstyn in grandissima forma, qui negli intensi panni di una donna forte e prevaricatrice, per non dire spesso manipolatrice.
In generale, comunque, questo film si può suddividere in due grandi momenti: il pre e post parto. (Spoiler!) Martha (Kirby) dà alla luce, con non poche complicazioni, la sua bambina in casa insieme al compagno (LaBeouf) e un'ostetrica (Parker) e non appena le difficoltà sembrano essersi risolte, la neonata muore. Da questo momento in poi la storia analizzerà la lenta agonia della coppia - in cui spesso si intrometterà la madre di Martha (Burstyn) - che faticherà a rimettere insieme i pezzi di un'unione che pare non avere più senso. Nel mezzo ci sono il processo contro l'ostetrica, tradimenti, pressioni sociali e la necessità di trovare il proprio modo per scendere a patti con la trategia.
In questo, in particolare, la pellicola di Mundruczó riesce con intelligenza a rappresentare la difficoltà, il disorientamento e il senso di vuoto che accompagna i vari personaggi e, in particolare, Martha. Ognuno dei protagonisti ha il suo modo di affrontare la tragedia e tutti dovranno trovare il compromesso tra ciò che vorrebbero/di cui hanno bisogno e quello che gli altri si aspettano da loro. Da questo punto di vista, in particolare, la sceneggiatura di Kata Wéber è molto interessante e a mio avviso ben sviluppata. E, mi sento di aggiungere, a livello visivo la prima parte della storia è raccontata con una potenza narrativa pazzesca che ipnotizza lo spettatore. La tensione è palpabile e non si può distogliere lo sguardo.
Insomma, personalmente ho gradito "Pieces of a Woman", un dramma ben costruito che, anche se non si avventura in percorsi narrativamente innovativi, riesce comunque a consegnare una storia ben descritta e dettagliata e a fare un uso egregio del suo cast, con particolare riferimento alla bravissima Kirby. Che, in un mondo perfetto, meriterebbe un Oscar (insieme a Carey Mulligan), ma nella realtà si dovrà accontentare della sua nomination.
Cast: Vanessa Kirby, Shia LaBeouf, Molly Parker, Sarah Snook, Iliza Shlesinger, Benny Safdie, Jimmie Fails, Ellen Burstyn.
Box Office: /
Vale o non vale: Dramma ben fatto e recitato alla perfezione, "Pieces of a Woman" è un titolo che piacerà a chi apprezza le pellicole drammatiche non urlate, quelle che si prendono il tempo necessario per affrontare a dovere la componente emotiva della storia. In questo caso, poi, la scena di apertura è semplicemente un tour de force emotivo. Vedere per credere.
Il cast è perfetto e, devo dire, lo scontro famigliare/generazionale tra Vanessa Kirby e Ellen Burstyn in questa storia aggiunge quel qualcosa in più al risultato finale che rende il tutto ancora più interessante da seguire. Poi, sia chiaro, non è un film per tutti.
Premi: Vanessa Kirby, candidata a Oscar, Golden Globe e BAFTA come Miglior attrice protagonista, ha vinto la Coppa Volpi come Miglior attrice a Venezia 77.
Parola chiave: Apple.

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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 1 novembre 2019

Film 1670 - Winchester

Intro: La combo Helen Mirren + horror mi sembrava un richiamo impossibile da ignorare!
Film 1670: "Winchester" (2018) di The Spierig Brothers
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: onestamente non solo una gran boiata, ma anche una gran delusione. Non tanto perché non ci si potesse aspettare un potenziale di cagata pazzesca, ma più che altro perché sulla carta gli elementi parevano esserci tutti: una grande attrice come Helen Mirren, un racconto di spiriti ispirato nientemeno che a una storia vera (quella dell'ereditiera Sarah Pardee Winchester, moglie nientemeno che del signore delle armi Oliver Fisher Winchester, e della sua ossessione per il continuo ampliamento della Winchester House in cui viveva), atmosfere sufficientemente inquietanti e dark.
Nonostante sarebbe parso plausibile aspettarsi quantomeno un prodotto decente, nella realtà questo "Winchester" manca di una trama interessante che non si esaurisca una volta rivelato il misterioso comportamento ossessivo della sua protagonista e non sorprende, quindi, che non riesca ad andare oltre quella bidimensionalità comune a tutti quegli horror misto thriller che non aggiungono nulla al genere di cui fanno parte. Peccato, si poteva fare molto di più.
Cast: Helen Mirren, Jason Clarke, Sarah Snook, Laura Brent, Bruce Spence.
Box Office: $46 milioni
Vale o non vale: Se siete alla ricerca di un buon horror - magari ancora sulla scia di Halloween appena passato - consiglio vivamente di evitare questo film. Non solo non soddisfa e non fa paura, ma anzi lascia francamente piuttosto delusi.
Premi: Candidato a 4 Razzie Award per Peggior film, regia, sceneggiatura ed attrice protagonista.
Parola chiave: Armi.

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#HollywoodCiak
Bengi

sabato 30 aprile 2016

Film 1125 - The Dressmaker

Appena uscito in Italia, ho visto questo film un mesetto fa perché non riuscivo a trattenermi dalla curiosità!
Film 1125: "The Dressmaker" (2015) di Jocelyn Moorhouse
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Poe
Pensieri: Ammetto che mi aspettassi un prodotto più sciocchino, forse quasi più una commedia all'americana. Invece "The Dressmaker", che pure è simpatico e suscita qualche risata, non disdegna momenti anche molto drammatici, oltre che una certa cattiveria di fondo, il che mi ha sorpreso.
Tutto comincia con la bellissima Tilly Dunnage (Kate Winslet) che torna nel suo sperduto paesino natale australiano dopo essersi girata il mondo grazie al suo lavoro e al suo talento: la nostra protagonista è donna di stile e gusto capace di creare abiti da red carpet e di valorizzare la fisicità praticamente di chiunque. Ovviamente il suo ritorno a Dungatar creerà non poco scompiglio, sia perché la donna si presenterà ai suoi concittadini in abiti cui certamente loro non sono abituati, sia perché il suo andarsene via era legato ad un fatto del passato che aveva scosso la comunità, che aveva finito per odiarla.
Queste, a grandi linee, le premesse di una trama in grado di regalare non poche sorprese. Principalmente perché fin dall'inizio la sensazione è che di questa pellicola se ne voglia trarre un prodotto principalmente comico, uno di quelli cui siamo solitamente abituati, ma in realtà si tratta di qualcosa di meno convenzionale che si rifà a canoni leggermente diversi da quelli più (ab)usati. Anche solo per questo "The Dressmaker" si guadagna non pochi punti. In aggiunta a ciò, va detto che la Winslet è la solita ottima scelta in grado di valorizzare una pellicola con la sua capacità e bravura e qui anche con una bellezza spiazzante. Insieme a lei, altri aspetti positivi sono assolutamente i non protagonisti: la madre pazza Molly (Judy Davis) e il poliziotto en travesti Farrat (Hugo Weaving, che qui ripercorre i vecchi fasti di quel gioiellino che è "Priscilla - La regina del deserto"), insieme al sempre ben piazzato Liam Hemsworth nella parte dell'amore della protagonista.
In generale, quindi, un titolo riuscito, sorpresa piacevole e meno convenzionale di quanto non ci si potrebbe aspettare all'inizio. Sarà l'animo australiano della produzione, sarà il materiale da cui è tratto - dal romanzo di Rosalie Ham - o la semplice presenza magnetica di una Winslet in gran forma, di fatto "The Dressmaker" riesce nell'impresa di piacere e coinvolgere sufficientemente lo spettatore che, neanche a dirlo, per tutta la durata del film tiferà per l'emarginata Tilly. Insomma, un ottimo lavoro.
Ps. Vincitore di 4 AACTA Awards - gli Oscar australiani - su 13 nomination totali: Miglior attrice protagonista (Winslet) e Migliori attori non protagonisti (Davis e Weaving), Migliori costumi.
Cast: Kate Winslet, Judy Davis, Liam Hemsworth, Hugo Weaving, Sarah Snook, Kerry Fox, Rebecca Gibney, Julia Blake, Gyton Grantley, James Mackay.
Box Office: $18.34 milioni
Consigli: Un titolo carino da tenere in considerazione, soprattutto ora che è appena uscito al cinema da noi. Gran bei costumi, una Winslet che porta sulle sue spalle tutta la produzione - e ci riesce divinamente -, un cast veramente ben assortito, con due piacevoli ritrovamenti: Hugo Weaving e una grandissima Judy Davis. La storia non sarà sempre tutta lustrini e scollature pericolose, il che potrebbe stupire chi da "The Dressmaker" si aspetta solo qualche passerella e un mondo di battute, però il risultato finale è piacevole e meno 'a catena di montaggio' del solito, per cui correte al cinema e date una chance a questo film!
Parola chiave: Stewart Pettyman.

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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 29 gennaio 2016

Film 1087 - Steve Jobs

Molto curioso di recuperare questo titolo, soprattutto perché la Winslet potrebbe essere una delle vincitrici agli Oscar di febbraio. Anche se io spero di no...
Film 1087: "Steve Jobs" (2015) di Danny Boyle
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: In tutta onestà no, questo film non mi è piaciuto. Per una serie di motivi.
Il primo è la sceneggiatura di Aaron Sorkin, uno che grazie ai suoi dialoghi ha vinto di tutto, dall'Oscar all'Emmy, dal Golden Globe al BAFTA. Come può essere, dunque, che il primo ad essere citato sia lui? Il punto è questo: ormai sono anni che seguo la carriera di Sorkin, ho visto metà delle 7 stagioni di "The West Wing", ho genuinamente apprezzato "The Social Network" e detestato "Moneyball" e "La guerra di Charlie Wilson". Ormai credo di essermi fatto un'idea su come imposti le sue sceneggiature e costruisca i suoi personaggi e, in generale, trovo che non sempre lo faccia in modo efficace. E' uno che, per capirci, scrive dialoghi a fiume, gioca tutto sui climax, vive di retorica e sfinisce lo spettatore di paroloni. Se certe volte funziona, non posso ritenere che sia una regola universale.
Qui si manifesta il problema, che vive tutto nel personaggio di Jobs e in parte nel suo rapporto con la Hoffman, più che amica una schiava devota. Steve, pace all'anima sua, a quanto pare era uno stronzo, ma di quelli che alla fine lo fanno per te, perché ha in mente un percorso che tu, povero mortale, non hai nemmeno idea che sia stato concepito e qualcuno lo stia intraprendendo per te. Ora, io non so se tutto questo rispecchi la realtà dei fatti, ma mi tocca prendere tutto a scatola chiusa e, umanamente, devo dire che seguire questa storia è stato difficile, spesso noioso. Va bene essere un genio, ma rompere le palle agli altri gratuitamente un po' mi snerva. E lo fa ancora di più il vedere che, dopo che ci hai trasportato in questo turbinio di negatività, ansia, cattiveria e frustrazione, ti autorinneghi e nel finale cambi e dimostri di avere dei sentimenti. Eh no, Steve, non si fa così. O sei uno stronzo e lo sei sempre, perché sei fatto così, o non diventi "buono" nel finale perché così siamo tutti più contenti. Anche perché la frase «Eh però nel finale è mi è piaciuto perché lui diventa più umano» a mio avviso è più un demerito che un pregio del film.
Un altro problema è l'ambientazione. Sembra quasi che sia una pellicola tratta da un'opera teatrale: non c'è mai una scena in esterna, siamo in un costante e labirintico dietro le quinta, non importa di quale anno ci stiano raaccontando. Sembra quasi un documentario su come organizzare efficacemente le conferenze. Premesso che trovo affascinante dare una sbirciata a certi momenti importanti della storia delle persone, qui forse la costante ambientazione "dietro al palco" alla lunga fa soffrire chi guarda di claustrofobia. Per me, almeno, è stato così: non vedevo l'ora di uscire dal cinema.
Ed eccoci al terzo motivo, che ho lasciato per ultimo perché è anche il più personale: Michael Fassbender. E' bravo e mi piace sempre, è uno che lavora sui personaggi e li rende credibili, ma qui c'è qualcosa di fisico che me lo ha reso disturbante: la sua bocca. Un filo sottile da cui sbucano denti aguzzi combinato allo sguardo spesso gelido, quando non è adirato, mi ha più di una volta fatto pensare a quando Steve Jobs sembrasse un vero e proprio cattivo da film. E' ovvio che anche questo ha influito negativamente sull'idea generale che mi sono fatto della pellicola ed è ancora più ovvio che questo sia tutto un problema mio, rimane il fatto che più di una volta ho pensato quanto l'aspetto contasse nell'interpretazione in chiave negativa del protagonista. Non che la faccia da angelo di Ashton Kutcher in "Jobs" delinei la differenza decisiva tra le due interpretazioni, in ogni caso qui ho trovato la cosa disfunzionale.
In ogni caso, al di là delle considerazioni appena affrontate, qualcosa di buono c'è, per carità! Danny Boyle ha la mano giusta e scegliere di dirigere la sua storia tutta in primo piano - anche perché le quinte di ogni teatro dopo un po' rompono le palle - ed è ovviamente la scelta vincente. Considerati poi i fiumi di battute da recitare, meglio stringere bene per catturare ogni sfumatura, ogni sguardo, ogni emozione interpretata dai protagonisti. La Winslet è sempre perfetta e anche se la vestono come l'ultima zitella del pianeta Terra, ne esce comunque vincente. In tutto questo (ma non ho visto il film in inglese) mi sento di dire che nessuna delle due interpretazioni - sua e di Fassbender - meriti un Oscar, pur avendo giustamente ricevuto risalto. Insisto nella mia convinzione che questo sia l'anno di DiCaprio e francamente spero di cuore che premino la Vikander come attrice non protagonista, anche perché ho trovato la scelta dei Golden Globe di premiare la Winslet non solo troppo facile, ma perfino banale e scontata.
Dunque, "Steve Jobs" è tutto tranne quello che ci si aspetterebbe dal biopic sulla vita del geniale e visionario inventore del Macintosh. Il mio orizzonte di aspettative, come direbbe Jauss, è stato ampiamente catturato dalla precedente idea che mi ero fatto vedendo "Jobs" e da ciò che pensavo avrei visto e, a conti fatti, la cosa mi ha rovinato l'idea d'insieme. Non mi è piaciuto perché è un film pesante, parlato troppo e che troppo spesso sottintende, retorico e aggressivo, claustrofobico e, per i miei gusti, troppo fuori dai canoni del prodotto biografico. Peccato, un'occasione persa.
Cast: Michael Fassbender, Kate Winslet, Seth Rogen, Jeff Daniels, Katherine Waterston, Michael Stuhlbarg, Sarah Snook.
Box Office: $30.7 milioni
Consigli: Tratto dalla biografia autorizzata scritta da Walter Isaacson, questo film percorre gli step fondamentali della carriera di Jobs, con salti temporali non indifferenti che mettono a confronto - di fatto separandoli come atti di un'opera teatrale - i punti salienti delle vicende umane e lavorative che hanno trasformato l'uomo in personaggio e successivamente in mito. Se si è amanti dei biopic, forse questo lo troverete leggermente fuori dai canoni. Gli estimatori di Mac e Jobs ameranno. Gli altri potrebbero trovarlo interessante, dipende da quale sia il tasso di sopportazione di ciascuno relativamente ai dialoghi strabordanti. Su Steve Jobs, al momento, è il migliore titolo sulla piazza. Per quanto riguarda il genere biografia, c'è sicuramente di meglio.
Parola chiave: Apple II.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 5 agosto 2015

Film 968 - Predestination

Scelta di Luigi, ma trailer visto e rivisto al cinema mi aveva già interessato...

Film 968: "Predestination" (2014) di The Spierig Brothers (Michael Spierig, Peter Spierig)
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Uno sci-fi intrigante e intricato, questo "Predestination" è inusuale per molteplici ragioni.
Innanzitutto a parte Ethan Hawke il cast è praticamente sconosciuto, quindi parliamo di un prodotto commerciale che si basa su un unico attore il cui appeal (commerciale) non è esattamente al suo top di carriera. Poi la storia è alquanto complessa dato che niente è come sembra. Parliamo di un racconto di fantascienza in cui paradossi temporali e viaggi nel tempo vanno a braccetto con autoriproduzione e cambio di sesso. Sì, lo so, sto spoilerando, ma non è possibile sorvolare sulla questione, che è davvero centrale nonché chiave di tutto.
Infine, manca una vera conclusione. Differentemente da quanto le premesse della avrebbero fatto pensare, non ci sarà alcun cambiamento di rotta, nessun punto di rottura. Il tutto viene raccontato, le cose che devono compiersi si compiono... e basta. Mi sarei aspettato un capovolgimento degli eventi, un elemento che sarebbe andato a guastare la situazione e, invece, niente. Il che - lo ammetto - sul momento mi ha fatto davvero innervosire.
Tutto sommato ora che ho la mente lucida e i giorni sono ampiamente passati, posso dire di aver trovato stimolante questa pellicola. Meno scontata di quanto la fantascienza abbia prodotto di recente, stranamente non interessata a parlare di intelligenza artificiale - il che ci ricorda che fantasy non è per forza robot & co. -, ricca di sottotrame e una contestualizzazione storica molto piacevole da seguire (per quanto i costumi siano assurdi), la storia direta dai fratelli Spierig è un ottimo esempio di cinema fantasy. Bisogna solo tenere presente che si deve rimanere concentrati per seguire bene i complessi sviluppi della trama, tra paroloni scientifici e stralci di biografie che andranno a comporre un puzzle complicatissimo da raccontare, ma che alla fine funziona. Come questo film.
Box Office: $4.1 milioni
Consigli: Tratto dal racconto breve "All You Zombies" di Robert A. Heinlein, questo film è maledettamente intricato, ma di quelli che alla fine della visione ti lasciano soddisfatto e contento di aver scelto di vederlo (il che non è poco). Una volta deciso che il compromesso dell'attenzione totale è sopportabile, ci si immerge in un'atmosfera surreale, volando avanti ed indietro nel tempo, seguendo il filo della storia di una vita straordinaria alla ricerca del misterioso terrorista Fizzle Bomber. Nel mezzo una miriade di accadimenti, una verità francamente inaspettata e a tratti inquietante e un risultato finale che vale la pena di essere visto. Ethan Hawke, che in questo genere di titoli ci sguazza (vedi "Gattaca"), qui è più stropicciato che mai. Una nota di merito a Sarah Snook che interpreta moleplici ruoli e riesce ad essere credibile in tutti.
Parola chiave: Intersessualità.

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#HollywoodCiak
Bengi