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sabato 4 luglio 2020

Film 1743 - Pet Sematary

Intro: Ero abbastanza incuriosito da questa pellicola e non volevo perdermi l'occasione di vederla al cinema. Ovviamente ho dovuto aspettare per la giornata degli sconti (e meglio così visto quanto mi è piaciuta...).
Film 1743: "Pet Sematary" (2019) di Kevin Kölsch, Dennis Widmyer
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Hugh
In sintesi: mah. Come spesso accade con i film tratti dai libri di Stephen King, tante aspettative per nulla.
Onestamente avevo letto buone cose rispetto a questa pellicola, senza contare che il successo al botteghino mi aveva portato a pensare che potesse esserci una certa dose di qualità; dunque mi aspettavo un prodotto horror sufficientemente di spavento, intrigante e con qualcosa da dire vista anche la premessa originale.
Nello specifico, appunto, il film parte anche bene: nuova famiglia si trasferisce in piccola città, il gatto di famiglia muore, il padre scopre tramite un compaesano "particolare" che c'è un cimitero degli animali dove questi resuscitano e, quando la figlia muore, il padre disperato pensa bene di andarla a seppellire nel luogo miracoloso per poter avere nuovamente la bambina con sé. Inutile dire che andrà tutto in malora.
Al di là della prevedibilità di tutta una serie di elementi, ero comunque interessato a capire come la trama sarebbe evoluta, dove sarebbe andata a parare per evitare quelle ovvietà che, anche senza essere Stephen King, ci si sarebbe potuti aspettare accadessero. Di fatto, però, "Pet Sematary" fallisce nel consegnare allo spettatore una storia originale che vada oltre l'idea centrale di tutta l'operazione, ovvero il cimitero soprannaturale. Mi pare che ci sia stata tutta una buona operazione di marketing attorno a questo prodotto, sfruttando sapientemente il recente successo di "It", spingendo una certa immagine cool di questo film attraverso poster e fan art e riuscendo a veicolare l'idea che questo fosse l'ennesimo imperdibile prodotto di paura firmato dal grande autore horror. Ora non voglio dire che "Pet Sematary" sia terribile, questo no, però sicuramente manca di qualcosa da raccontare che non sappia di prevedibile o già visto. Ed è un po' un peccato.
Cast: Jason Clarke, Amy Seimetz, John Lithgow, Jeté Laurence.
Box Office: $113.1 milioni
Vale o non vale: E' il secondo adattamento tratto dal libro omonimo di Stephen King e, non avendolo visto né avendo letto il libro, fatico a contestualizzare il background da cui proviene questo prodotto. Rispetto a quello che ho visto, osso dire che "Pet Sematary" non mi ha entusiasmato, anche se rimane un'alternativa che si può tenere in considerazione se si apprezza l'opera di King e ciò che cinema e televisione ne traggono da essa o se si è alla ricerca di qualcosa sufficientemente horror e di totale disimpegno.
Premi: /
Parola chiave: Festa di compleanno.

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#HollywoodCiak
Bengi

domenica 8 dicembre 2019

Film 1690 - First Man

Intro: Una storia incredibile, un regista e un attore che insieme hanno già fatto un miracolo cinematografico, la luna, lo spazio e un pezzo di storia dell'umanità. Vogliamo altro da una sola pellicola?
Film 1690: "First Man" (2018) di Damien Chazelle
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Jenny
In sintesi: Damien Chazelle e Ryan Gosling si ritrovano dopo i fasti e gli onori di "La La Land" in una pellicola che più distante dal precedente musical non si può e, nonostante tutti i buoni propositi, vanno meno a segno di quanto non ci si sarebbe aspettato.
Non perché "First Man" sia un prodotto non valido, per carità, ma sicuramente manca di una certa freschezza e leggerezza che avrebbero giovato ad un film la cui storia è sicuramente elettrizzante: Neil Armstrong è il primo uomo (first man, appunto) a sbarcare sulla luna.
Lo spettatore si trova di fronte ad una storia meno glam e sfarzosa del previsto e, anzi, si scava nel profondo dei personaggi fin da subito, mettendo da parte per troppo tempo quello che è il motore principale del racconto, ovvero come sia stata organizzata e messa in pratica la missione. E' chiaro che contesto e mise-en-scène giocano due ruoli fondamentali enlla narrativa cinematografica, il punto è che qua si tende un po' troppo al dettaglio e il risultato è che la storia ingrana - finalmente - dopo troppo tempo.
Per il resto "First Man" giova di un bravo protagonista (Gosling, ingiustamente lasciato da parte da qualsiasi premio che conti) e una Claire Foy sulla cresta dell'onda dopo le fortune di "The Crown", nonché di una regia capace e una storia che ha sicuramente dell'incredibile e riesce ancora oggi ad affascinare e lasciare senza parole (sì che ci siamo atterrati sulla luna, dai). Colonna sonora particolarmente intensa, effetti speciali credibili, ma a cui non avrei consegnato alcun Oscar.
Cast: Ryan Gosling, Claire Foy, Jason Clarke, Kyle Chandler, Corey Stoll, Christopher Abbott, Ciarán Hinds, Lukas Haas, Pablo Schreiber, Shea Whigham, Ethan Embry, Brian d'Arcy James, Olivia Hamilton.
Box Office: $105.7 milioni
Vale o non vale: Toni molto drammatici e una durata eccessiva ammazzano un po' un progetto altrimenti certamente interessante. La storia la conosciamo tutti, qui ci forniscono i dettagli.
Interessante e ben recitato, ma sicuramente non una pellicola per qualunque serata.
Premi: Candidato a 4 Oscar per Miglior scenografia, montaggio e missaggio sonoro ed effetti speciali, il film ha vinto per questi ultimi; 2 nomination ai Golden Globe per Miglior attrice non protagonista e colonna sonora, ha vinto per quest'ultima; 7 nomination ai BAFTA tra cui Miglior attrice non protagonista, sceneggiatura non originale, montaggio e fotografia. In competizione per il Leone d'Oro a Venezia.
Parola chiave: Braccialetto.

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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 1 novembre 2019

Film 1670 - Winchester

Intro: La combo Helen Mirren + horror mi sembrava un richiamo impossibile da ignorare!
Film 1670: "Winchester" (2018) di The Spierig Brothers
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: onestamente non solo una gran boiata, ma anche una gran delusione. Non tanto perché non ci si potesse aspettare un potenziale di cagata pazzesca, ma più che altro perché sulla carta gli elementi parevano esserci tutti: una grande attrice come Helen Mirren, un racconto di spiriti ispirato nientemeno che a una storia vera (quella dell'ereditiera Sarah Pardee Winchester, moglie nientemeno che del signore delle armi Oliver Fisher Winchester, e della sua ossessione per il continuo ampliamento della Winchester House in cui viveva), atmosfere sufficientemente inquietanti e dark.
Nonostante sarebbe parso plausibile aspettarsi quantomeno un prodotto decente, nella realtà questo "Winchester" manca di una trama interessante che non si esaurisca una volta rivelato il misterioso comportamento ossessivo della sua protagonista e non sorprende, quindi, che non riesca ad andare oltre quella bidimensionalità comune a tutti quegli horror misto thriller che non aggiungono nulla al genere di cui fanno parte. Peccato, si poteva fare molto di più.
Cast: Helen Mirren, Jason Clarke, Sarah Snook, Laura Brent, Bruce Spence.
Box Office: $46 milioni
Vale o non vale: Se siete alla ricerca di un buon horror - magari ancora sulla scia di Halloween appena passato - consiglio vivamente di evitare questo film. Non solo non soddisfa e non fa paura, ma anzi lascia francamente piuttosto delusi.
Premi: Candidato a 4 Razzie Award per Peggior film, regia, sceneggiatura ed attrice protagonista.
Parola chiave: Armi.

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#HollywoodCiak
Bengi

domenica 21 luglio 2019

Film 1630 - Public Enemies

Intro: Non ricordavo nemmeno di averlo visto, partiamo bene.
Film 1630: "Public Enemies" (2009) di Michael Mann
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: ricordo che, pur volendolo davvero vedere al cinema, per un motivo o per un altro non ero riuscito. Mi aspettavo che, al solito, pubblico e critica avrebbero osannato l'ultima fatica del leggendario Johnny Depp e, invece, il successo del film è stato piuttosto relativo. E, onestamente, collego a questo titolo il lento, ma oggi più che mai attuale declino della carriera di Depp.
Che poi, ci mancherebbe, "Public Enemies" non è per niente una brutta pellicola e la mano esperta di Michael Mann guida sapientemente un progetto che, però, a mio avviso soffre di un iperrealismo che a tratti va ad inficiare il risultato finale. Mi è sembrato, infatti, che da un certo punto di vista mancasse una dose di glamour a smorzare i toni esplosivi della storia di Dillinger e Frechette, per non parlare di un elemento sexy che andasse a contraddistinguere la love story dei due innamorati criminali;
nel film John Dillinger viene descritto come un moderno Robin Hood, oltre che una sorta di star del suo tempo. Con questo tipo di specifica caratterizzazione, mi sarei aspettato un approccio diverso al racconto o, forse, avrei proprio evitato l'accostamento: con il primo perché a causa della derivazione Disney, nell'immaginario collettivo Robin Hood è più che altro un buono che non uccide; con la seconda perché il film non è in grado di evocare quel glamour e quell'appeal necessari a rendere il personaggio principale della storia degno dell'eventuale denominazione di "stella".
Cast: Johnny Depp, Christian Bale, Marion Cotillard, Billy Crudup, Stephen Dorff, Stephen Lang, Jason Clarke, David Wenham, Giovanni Ribisi, Rory Cochrane, Carey Mulligan, Emilie de Ravin, Channing Tatum, Lili Taylor, Leelee Sobieski.
Box Office: $214.1 milioni
Vale o non vale: La storia in sé è anche interessante, ma i toni eccessivamente drammatici e l'altissimo tasso di violenza dopo un po' stancano. Marion Cotillard è alla sua prima vera prova hollywoodiana e funziona, Depp è credibile.
Premi: /
Parola chiave: Rapine.

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sabato 1 giugno 2019

Film 1601 - The Great Gatsby

Intro: Non ero elettrizzato all'idea di rivederlo, ma nell'ottica di ripercorrere la carriera di DiCaprio, ci stava anche recuperare questo titolo.
Film 1601: "The Great Gatsby" (2013) di Baz Luhrmann
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: la prima volta che ho visto questo film avevo delle altissime aspettative, sia per la presenza di DiCaprio, sia per la regia di Luhrmann che, a suo tempo, mi aveva incantato con "Moulin Rouge!"; non c'è da sorprendersi, credo, quando dico che "The Great Gatsby" non è stato per niente quello che mi immaginavo di vedere. Con questa seconda visione la situazione è stata diversa, soprattutto perché sapevo già a cosa stessi andando incontro. Ragione per cui, ammetto, ho parzialmente rivalutato questa pellicola che, nel suo eccentrico ed esagerato modo di essere propone una versione estremamente glamour e colorata di un romanzo che, leggendolo, mi ero immaginato completamente diverso. Ci sta, è una rilettura personale e per certi versi contemporanea che spinge tantissimo sull'appeal estetico, modaiolo e festaiolo e si concentra solo in parte sulla rappresentazione del tormento amoroso dei due protagonisti e del tipo di società che rappresentano. Fatta pace con questa premessa, "The Great Gatsby" può essere considerata una piacevole distrazione per gli occhi, anche se rimango convinto che non consegni al pubblico un prodotto totalmente riuscito. Esteticamente è sfarzoso, luccicante e attraente, ma manca un po' di anima. Comunque il risultato finale è accettabile.
Ps. Ma solo a me Joel Edgerton e Jason Clarke sembrano quasi la stessa persona?!
Film 552 - Il grande Gatsby
Film 1601 - The Great Gatsby
Cast: Leonardo DiCaprio, Tobey Maguire, Carey Mulligan, Joel Edgerton, Isla Fisher, Elizabeth Debicki, Jason Clarke, Amitabh Bachchan.
Box Office: $353.6 milioni
Vale o non vale: Fantastica colonna sonora, costumi e scenografie curatissimi, una storia d'amore strappalacrime e un DiCaprio in gran forma per un risultato finale che è meno riuscito di quanto uno spererebbe, ma riesce in generale a convincere.
Premi: 2 Oscar vinti su 2 nomination (Migliori scenografie e costumi) e 2 BAFTA vinti nelle stesse categorie su 3 candidature; 3 candidature ai Grammy per una colonna sonora quasi perfetta e purtroppo non riconosciuta a dovere (Best Compilation Soundtrack for Visual Media, Best Song Written For Visual Media per "Young and Beautiful" di Lana del Rey, Best Score Soundtrack For Visual Media).
Parola chiave: Luce verde.

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Bengi

sabato 23 dicembre 2017

Film 1461 - Terminator Genisys

Lo avevo scaricato prima di partire per Melbourne e conservato sull'iPad in caso di necessità. Così, quando siamo partiti per Brisbane in treno (33 ore di viaggio) ho pensato potesse essere giunto il momento di recuperarlo.
Film 1461: "Terminator Genisys" (2015) di Alan Taylor
Visto: dall'iPad
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Anche se la saga originale non l'ho ancora recuperata, devo ammettere che gli unici due titoli che fino ad ora ho visto - questo e "Terminator Salvation" - mi hanno abbastanza soddisfatto. Rimango sempre un po' incastrato nelle macchinazioni temporali, non è esattamente facilissimo stare dietro ai futuri passati possibili che le trame hanno imbastito, comunque sospendo i miei tentativi di comprensione e prendo per buono ciò che la storia racconta accontentandomi dell'intrattenimento e dell'azione che non manca mai in prodotti come questi. Nello specifico "Genisys" è una pellicola di qualità sufficiente che riesce a regalare buone sequenze mozzafiato, a proporre una Daenerys Targaryen fuori dal solito contesto "Game of Thrones", e robotizzare ulteriormente la recitazione di Schwarzy il cui accento austriaco è qualcosa di maledettamente divertente (il perché poi un robot dovrebbe avere un qualsiasi accento non è dato saperlo...).
Tutto sommato, quindi, devo dire che ho trovato godibile la storia dai passaggi temporali intricati e molto spesso assurdi, comunque un prodotto che tenta il rinnovo di un vecchio franchise riuscendo abbastanza adeguatamente a stare al passo. Almeno dal punto di vista tecnico.
Film 2020 - The Terminator
Film 2024 - Terminator 2: Judgment Day
Film 876 - Terminator Salvation
Film 1461 - Terminator Genisys
Cast: Arnold Schwarzenegger, Jason Clarke, Emilia Clarke, Jai Courtney, J. K. Simmons, Dayo Okeniyi, Matt Smith, Courtney B. Vance, Lee Byung-hun.
Box Office: $440.6 milioni
Consigli: Non so se sia eresia dire che "Terminator Genisys" non mi sia dispiaciuto, non avendo visto i primi film. In ogni caso, nell'ottica del prodotto commerciale sbanca box-office (ma poi neanche tanto visto l'incasso) il risultato finale è godibile e innocuo, molto intricato tanto che ci si chiede quanto ci avranno pensato per arrivare alla conclusione di buttare tutte le precedenti trame per ricominciare daccapo. Detto ciò, la pellicola si può vedere serenamente, probabilmente meglio se prima integrata con gli episodi originali.
Parola chiave: Cambiare il passato.

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Bengi

venerdì 18 marzo 2016

Film 1104 - Everest

Perso al cinema, era da un po' che ci tenevo a vedere questo film. Anche senza l'esperienza in sala, rimaneva la possibilità che si trattasse di un buon disaster movie anche se fruito fra le mura domestiche.
Film 1104: "Everest" (2015) di Baltasar Kormákur
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Basato sulla storia vera delle due spedizioni guidate da Rob Hall (Jason Clarke) e Scott Fischer (Jake Gyllenhaal), questa pellicola parla, neanche a dirlo, del disastroso tentativo di scalata dell'Everest tragicamente conclusosi con la morte dei due scalatori (e non solo) l'11 maggio 1996.
La pellicola si propone, quindi, come disaster movie in piena regola, più lontano dalle ipotesi catastrofiche di Roland Emmerich, ma non per questo - sulla carta - meno emozionante. Dove, però, il regista tedesco riesce nel creare suspense, pathos e coinvolgimento, questo titolo fatica a ingranare, trovare uua dimensione. L'incertezza è tutta qui: pellicola catastrofica o sorta di biografia cinematografica?
Con questa doppia anima, il risultato finale finisce per essere sì, buono, ma non eccelso. Indeciso se puntare sullo spunto drammatico da connessione empatica o emozione per gli occhi da effetto speciale di qualità, "Everest" rimane bloccato in un limbo che non valorizza nessuno dei due approcci e finisce col lasciare un po' insoddisfatti. Anche perché, diciamolo pure, con la sovrabbondanza di personaggi che c'è, il rischio di lasciare spaesati gli spettatori non solo c'era, ma si è anche concretizzato. Sia perché, una volta sul monte, le tute coprenti rendono tutti somiglianti più o meno l'uno all'altro, sia perché metà dei personaggi presenti era di fatto marginale. Non dico sacrificabile, per carità, ma i grandi nomi scelti per svettare in locandina - mi riferisco a Keira Knightley e soprattutto a Robin Wright - fungono da specchietto per le allodole. Hanno parti talmente misere da essere a malapena riscontrabili in termini di minuti di presenza video.
Anche questo aspetto riflette bene il conflitto di tutta l'operazione: dramma o spettacolarizzazione? Ha senso dare così poco spazio al dolore delle mogli che perdono i mariti, pur dandoglielo, per poi concentrarsi così tanto sulla lezione mai imparata della natura selvaggia che non si piega al volere dell'uomo proponendo "Everest" come una delle esperienze cinematografiche del 2015? Secondo me no.
In definitiva, quindi, un'occasione un po' sprecata. Si poteva scegliere di bilanciare meglio gli equilibri della narrazione e, forse, tantare di sfoltire un minimo il risalto dato di fatto a tutti i personaggi. Il grande cast chiamato in massa ne esce un po' mortificato e anche se l'ottima qualità tecnica di tutta l'operazione porta a casa il risultato, non so quanto questo sposti l'ago della bilancia nell'economia del risultato finale. Che è ok, ma si poteva anche essere migliore.
Ps. Tratto dal saggio "Aria sottile" ("Into Thin Air") di Jon Krakauer, il film ha aperto fuori concorso il Festival del Cinema di Venezia 2015.
Cast: Jason Clarke, Josh Brolin, John Hawkes, Robin Wright, Emily Watson, Keira Knightley, Sam Worthington, Jake Gyllenhaal, Michael Kelly, Thomas Wright, Martin Henderson, Elizabeth Debicki, Naoko Mori.
Box Office: $203.4 milioni
Consigli: Certamente d'imbatto per la storia che racconta, eppure non così efficace come si sarebbe potuto pensare. I coprotagonisti sono tanti e praticamente tutti famosi, ma l'apporto di ognuno non sopperisce all'eccessivo numero di protagonisti presenti in scena. Visivamente potente e tecnicamente ineccepibile, "Everest" è un prodotto mosso dalle migliori intenzioni che, però, si perde un po' per strada. Sicuramente non un film per rilassarsi, meglio approcciarvisi essendo preparati al peggio. I titoli di coda, poi, sono un pugno nello stomaco.
Parola chiave: Ossigeno.

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Bengi

venerdì 16 ottobre 2015

Film 1017 - Child 44 - Il bambino n. 44

Proprinato a Luigi a tradimento una domenica mattina, forse non è stata la scelta più adatta da accompagnare al brunch...

Film 1017: "Sinister" (2015) di Daniel Espinosa
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Un po' uno spreco di cast, trama e budget (50 milioni di dollari) questo "Child 44" finisce per essere un interminabile lungaggine che carbura solo nel finale.
Credo il grande errore qui sia di voler essere forzatamente thriller, drammone di denuncia, film storico e adattamento cinematografico di un romanzo (di Tom Rob Smith) di successo. Il mix di buoni propositi e false speranze porta questa pellicola ad un nulla di fatto mortale per una storia di 137 minuti non stop su Unione Sovietica, comunismo, omicidi di bambini, Stato-padrone, violenza e soprusi di massa e chi più ne ha più ne metta. I toni drammatici sono pesantissimi e per la maggior parte della trama pare che la violenza gratuita, lo sconforto morale, l'annientamento del singolo siano gli unici elementi presenti e che, invece, i 44 ragazzini del titolo, i cui omicidi sono così ampiamente pubblicizzati nel trailer, non trovino spazio nella narrazione. Il che è un peccato, perché la contestualizzazione storica - necessaria e dovuta - è un conto, ma l'accanimento eccessivo non giova a nessuno, men che meno allo spettatore. Si arriva, dunque, al finale tanto agognato e ci si chiede se metà delle vicende raccontate non potessero essere sforbiciate e lasciate per un'eventuale versione estesa da home video. Un po' dispiace, perché i presupposti per un prodotto di qualità c'erano, non fosse altro che per il cast: Tom Hardy, Gary Oldman, Noomi Rapace Vincent Cassel per citare i più conosciuti. Il risultato finale è piatto, incapace di suscitare in chi guarda quelle emozioni che una trama del genere sembrerebbe portare necessariamente con sé e il tutto si conclude in un prodotto angosciante, ma non ispirato, che richiede fatica e uno sforzo di fede in vista di un finale che, invece, non ripaga le aspettative. Un'occasione buttata.
Cast: Tom Hardy, Gary Oldman, Noomi Rapace, Joel Kinnaman, Jason Clarke, Vincent Cassel, Paddy Considine, Charles Dance.
Box Office: $3.3 milioni
Consigli: Francamente non è un titolo che si possa decidere di vedere a cuor leggere. Il tema storico già di per sé appesantisce, senza contare che qui il tutto è gravato da una cupa atmosfera oppressiva e dispotica, un regime della paura che quando sgarri ti mette in fila contro un muro e spara. Di base "Child 44 - Il bambino n. 44" non è un film da buttare, semplicemente non è il film che poteva essere e questo è una perdita di tempo, oltre che uno spreco. Se si è fan di uno degli attori - grande Hardy - o del romanzo da cui è tratto, può aver senso tentare la visione. Gli altri che non abbiano un valdo motivo non ci provino neanche.
Parola chiave: Ferrovia.

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venerdì 29 agosto 2014

Film 764 - Apes Revolution - Il pianeta delle scimmie

Molto, molto curioso di federe questo film di cui avevo sentito un sacco parlare (bene)!

Film 764: "Apes Revolution - Il pianeta delle scimmie" (2014) di Matt Reeves
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Di pianeta delle scimmie si tratta e di scimmie si parla. Sempre loro, tutto il tempo. Sono le uniche vere protagoniste di questo sequel ben architettato e gestito di "L'alba del pianeta delle scimmie". Ci si poteva aspettare altro? Io, ad essere sincero, mi ero immaginato la solita onnipresenza umana, così questo spiccato punto di vista "animale" mi ha colpito e interessato.
Daltronde era già intuibile dalla copertina del film - dove sono le scimmie a farla da padrone - e coerentemente fino all'ultimo, coi titoli di coda - Andy Serkis/Cesare è il primo del cast a comparire -, si porta avanti questa scelta. La quale è assolutamente coerente con quello che ormai mi sembra l'intento globale di questa trilogia, ovvero analizzare questa umanizzazione dell'animale e creare un parallelismo tra la nostra società e la loro.
Scrollato del lavoro di fiction, che nella specifica del blockbuster vive di colpi di scena ed effetti speciali, bisogna ammettere che il lavoro fatto qui è buono e inaspettatamente plausibile. Si parte piano, analizzando i due campi d'azione - quello del villaggio di Cesare e quello di pochi umani sopravvissuti al virus - e i rispettivi rappresentanti, in una contrapposizione delle parti che è, nell'intimità del rifugio, in realtà meno diversa di quanto ogni parte pensi dell'altra. L'evolversi della storia farà prendere la necessaria piega inaspettata, fino a catastrofiche conclusioni tra cui una guerra aperta che a vederla sullo schermo si rimane basiti: scimmie a cavallo che brandiscono mitra e sparano sulla folla umana.
Sulla carta, francamente, parrebbe più che altro una boiata. Al contrario, il piglio serio, la persistente tensione, gli ottimi snodi della trama tramutano quello che poteva essere ridicolo in assolutamente plausibile ed emotivamente coinvolgente.
Insomma, a ben vedere questo "Dawn of the Planet of the Apes" (sorvoliamo sull'assurdità del titolo italiano, soprattutto considerato quello scelto per la pellicola precedente) è un ottimo sequel, che sposta l'attenzione dall'uomo alla sua cavia ormai indipendente ed emancipata, tanto umanizzata da finire negli stessi tranelli di disumanizzazione che le infinite storie dell'uomo - cinematografiche e non - ci hanno raccontato. E' interessante il parallelismo e il gioco delle plausibilità che la sceneggiatura mette in moto, capace di solleticare la mente dello spettatore che gioca con l'idea che uno scenario del genere possa essere (spaventosamente?) possibile. Insomma, oltre al classico intrattenimento da film commerciale, anche numerosi spunti su cui porsi qualche domanda, oltre che l'entusiasmo per una così riuscita realizzazione.
Film 325 - L'alba del pianeta delle scimmie
Film 764 - Apes Revolution - Il pianeta delle scimmie
Film 2346 - Kingdom of the Planet of the Apes
Box Office: $555,301,955
Consigli: Gli umani Gary Oldman, Keri Russell e Jason Clarke si scontrano con i primati Andy Serkis, Toby Kebbell e Judy Greer in una guerra allo specchio che sa di primordiale. Cosa sancisce cosa sia "umano" e cosa "bestiale", cosa divide l'uomo dalla scimmia (per di più geneticamente modificata)? In questo caos di pensieri ed emozioni il film riesce ad inserire anche dinamiche sociali ben descritte e una dose di azione/tensione degna del miglior cinema commerciale. Effetti speciali essenziali e ben realizzati, storia ben scritta e perfettamente collegata con la pellicola che 3 anni fa ci ha riportato tutti nel pianeta delle scimmie. Forse un pelo lungo, ma per il resto vale la pena di vederlo, specialmente se preceduto da "L'alba del pianeta delle scimmie".
Parola chiave: Koba.

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Bengi