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venerdì 26 luglio 2024

Film 2300 - Mannequin

Intro: Weekend casalingo (tanto pioveva, sai che novità) all'insegna di non uno, non due, ma bensì tre film. Il primo, un cult anni '80 che avevo visto tantissimo tempo fa.

Film 2300: "Mannequin" (1987) di Michael Gottlieb
Visto: dalla tv
Lingua: inglese
Compagnia: Michael
In sintesi: con la notizia che Kim Cattrall parrebbe tornare per la terza stagiove di "And Just Like That" dopo anni di rifiuti a tornare a vestire i panni della celebre Samantha Jones, non potevo sottrarmi dal rivedere questa pellicola, scelta da Michael per l'occasione. Sembrava detino.
"Mannequin" è un film spassoso e facile facile con una Cattrall in formissima (anche fisica, diciamocelo pure) e un Andrew McCarthy con cui fa faville sul grande schermo. In mezzo anche la storia del coprotagonista Hollywood (Meshach Taylor), gay & proud (ed estremamente cool a mio parare), che aiuta Jonathan (McCarthy) sul lavoro e si rivela amico fidato. In particolare, ho trovato estremamente positiva la maniera in cui l'amicizia tra questi due personaggi viene rappresentata dalla storia, mettendo nero su bianco che l'amicizia tra un uomo etero e uno gay è tanto possibile quanto normale (per quanto Hollywood sia un personaggio estremamente stereotipizzato, ma sia pur sempre negli anni '80).
Tutto sommato una commedia divertente, evidente prodotto dei suoi tempi, ma ancora efficace in termini di spassoso divertimento e il solito elemento nostalgia, che non gusta mai.
Film 565 - Mannequin
Film 2300 - Mannequin
Cast: Andrew McCarthy, Kim Cattrall, Estelle Getty, G. W. Bailey, Meshach Taylor.
Box Office: $42,721,196 (solo USA)
Vale o non vale: Continuo a trovare piacevolmente surreale l'incipit del film ambientato nell'antico Egitto: un manichino che prende vita a seguito di divinità dell'antico Egitto che concedono a una ragazza dell'epoca di sfuggire a un matrimonio combinato per riprendere vita nel futuro (leggi fine anni '80) e, che ve lo dico a fare, innamorarsi del protagonista della storia.
Non si tratta certo di un capolavoro, ma sicuramente un prodotto piacevole e ancora estremamente godibile. Kim Cattrall è magnetica.
Premi: Candidato all'Oscar e al Golden Globe per Miglior canzone originale ("Nothing's Gonna Stop Us Now" scritta da Albert Hammond e Diane Warren e cantata dai Starship); 1 nomination ai Grammy per Best Song Written Specifically for a Motion Picture or Television.
Parola chiave: Vetrine.
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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 26 marzo 2018

Film 1480 - Labyrinth

Intro: Lo avevo visto da ragazzo e ricordavo cose belle. Al contempo ricordavo cose sbagliate.

Film 1480: "Labyrinth" (1986) di Jim Henson
Visto: dall'iPad
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: nutro un sentimento ambivalente nei confronti di questo titolo. Da una parte è evidente uno sforzo artistico gigantesco, che parte da una manualità che abbraccia set e personaggi e passa per effetti speciali all’avanguardia per l’epoca e un protagonista a dir poco di grido; dall’altra il ritmo è moscio e sono evidenti i problemi legati all’interagire tra umani e pupazzi, tanto da far risultare certe scene ridicole. Dunque comprendo l’esigenza di far collaborare due realtà complicate in un’epoca ancora priva quasi totalmente del rimaneggio computeresco, ma allo stesso tempo ho trovato “Labyrinth” noiosamente autoreferenziale;
Bowie è uno spettacolo in calzamaglia, entra in scena schizzando glitter, ha una voce suadente e perseguita una ragazzina a cui vuole rubare il fratellino… una vera canaglia (quasi) en travesti. L’ho amato. Stucchevole Jennifer Connely, ma la colpa non è sua. Il resto dei personaggi – tutti pupazzi – mi hanno dato solo la sensazione di essere maledettamente polverosi;
non mancano le trovate geniali. Quella che ho preferito vede la giovane protagonista precipitare per una sorta di pozzo nella cui cavità sono presenti centinaia di mani che la sorreggono e, per parlare con lei, usano le dita per creare volti ed espressioni. Affascinante.
Cast: David Bowie, Jennifer Connelly, Frank Oz.
Box Office: $12.9 milioni (solo USA)
Vale o non vale: per gli adulti non è certo un gran passatempo. Piacerà ai nostalgici e, forse, ai bambini.
Premi: Candidato a 1 BAFTA per i Migliori effetti speciali
Parola chiave: Fratello.

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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 24 agosto 2015

Film 977 - Pixels

A Rimini per goderci un meritato weekend di mare, ci siamo invece beccati la pioggia. Non ci siamo buttati giù, semplicemente durante la tempesta ci siamo rifugiati al cinema!

Film 977: "Pixels" (2015) di Chris Columbus
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Lu
Pensieri: E' stato bistrattato da tutti, dipinto come uno dei più mal riusciti blockbuster estivi di sempre, eppure io non l'ho detestato, anzi. Ed è strano dirlo per me, visto che non sopporto né Adam Sandler né Kevin James...
Francamente, nell'ottica del puro intrattenimento, "Pixels" non ha nulla da invidiare ai suoi altri predecessori, munito com'è di una trama tutta azione, effetti speciali a gogo, un cast delle grandi occasioni a cui si aggiungono numerose guest stars (una su tutte Toru Iwatani, creatore di Pac-Man) e, neanche a dirlo, un folgorante effetto nostalgia per gli anni '80 in generale e i videogiochi e le sale giochi in particolare. Pac-Man, Space Invaders, Donkey Kong, Centipede, Galaga e Arkanoid rivivono grazie a questa pellicola che li riporta in vita con l'escamotage alieno (che va bene un po' per tutte le occasioni): la capsula del tempo inviata dalla NASA nel 1982 e contenente immagini e filmati della cultura terrestre viene di fatto intercettata dagli alieni, che però male interpretano il significato dei vari videogiochi contenuti nella capsula, che vengono considerati quali dichiarazione di guerra. Per rispondere, quindi, gli extraterrestri 'sfidano' i terrestri attraverso gli arcade e le loro regole, rendendo necessario l'intervento non tanto delle forze armate, quanto di professionisti del videogioco vintage. Non tarderà a formarsi la squadra, incaricata di battere i giochi alieni e, di conseguenza, salvare il mondo.
Si capisce già che non stiamo parlando di alcunché di filosofico, eppure direi che non si discosta per nulla dal disimpegno estivo di rito e a vederlo non si rimane delusi se ciò che si cercava era, appunto, distrazione. Non dico che l'ho trovato fantastico, ma certamente non così pessimo come lo hanno descritto. Si vede tranquillamente e ci si fa anche qualche risata.
Ps. Il cast: Adam Sandler, Kevin James, Michelle Monaghan, Peter Dinklage, Josh Gad, Brian Cox, Sean Bean, Jane Krakowski, Dan Aykroyd, Lainie Kazan, Ashley Benson, Affion Crockett, Matt Lintz, Toru Iwatani, John Oates, Serena Williams e Martha Stewart.
Box Office: $173.9 milioni
Consigli: Diversamente da "Babadook" che aveva ottenuto così tante recensioni positive, questo "Pixels" ne ha ottenute altrettante negative, ma al contrario del primo film mi è piaciuto. Chiaramente nei termini di una pellicola facile facile che intrattiene i suoi spettatori grazie a effetti speciali a manetta e battute per ridere in maniera istantanea. E' il titolo perfetto per rilassarsi davanti a una storia semplice, colorata e con qualche tocco nostalgico targato anni '80. Per gradire!
Parola chiave: Occhiali.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 6 gennaio 2015

Film 849 - Take Me Home Tonight

Ero sempre rimasto con la curiosità di vederlo...

Film 849: "Take Me Home Tonight" (2011) di Michael Dowse
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Non ho mai particolarmente amato Topher Grace come attore, come creatore di storie per il cinema, dopo aver visto questa pellicola, nemmeno.
"Take Me Home Tonight" nasce, appunto, da un'idea di Grace che, sulla carta e soprattutto grazie al trailer, sembrerebbe una figata, ma di fatto è un piatto tentativo di servire al pubblico un'esperienza teoricamente da ricordare e in pratica piuttosto dimenticabile.
Dove la tagline originale promette la "Best. Night. Ever." a sottolineare e sponsorizzare una notte di divertimenti pazzi e goliardici, il risultato finale è invece privo di quella lucida follia che dirige le vicende di altre pellicole simili o comunque incentrate su party che degenerano all'inverosimile (vedi, per esempio, "Project X - Una festa che spacca"). Ed è un peccato perché gli elementi a favore di un buon risultato ci sarebbero stati tutti: il protagonista nerd in cerca di riscatto + il suo amico pazzoide che sniffa coca e combina solo guai + la sorella del primo (Anna Faris) che gli vuole un mondo di bene e ama le feste + la solita trafigga del liceo da riconquistare in quanto cotta segreta + il supermegaparty dell'anno che segnerà per sempre il destino di tutti i suoi partecipanti.
Di fatto, invece, questa festa non riesce mai a decollare per lo spettatore, che segue un po' annoiato gli sviluppi di una vicenda priva di mordente e francamente dal poco ritmo. Non ci si appassiona allo sventurato cucciolino Matt, come non ci si diverte con il suo amico sessuomane e strafatto Barry... Insomma, non ci siamo!
Box Office: $6,923,891
Consigli: Anna Faris è una che di commedie se ne intende (4 su 5 episodi di "Scary Movie", "La conigliera di casa", "Sex List" e adesso in tv con "Mom"), eppure qui non ci ha visto lungo. Lei si salva, come Grace e la bellissima Teresa Palmer, ma il resto - anni 80 a parte - si può sinceramente evitare.
Parola chiave: Futuro.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 10 dicembre 2014

Film 831 - Mystic Pizza

Una commedia romantico-generazionale per pranzo è sempre una buona idea!

Film 831: "Mystic Pizza" (1988) di Donald Petrie
Visto: dal portatile di Luigi
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Innamorato come sono delle pellicole generazionali anni '80 non potevo non recuperare questo titolo che costituisce uno dei primi ruoli importanti di Julia Roberts, attrice che cerco di riscoprire ultimamente dagli albori della sua carriera. Il tentativo è quello di cercare di superare la mia diffidenza nei suoi confronti - ultimamente non mi è troppo congeniale - e riscoprirne successi e motivazioni di questi ultimi. E, anche se è chiaro che su tutti la vaporosa Julia spiccasse, devo dire che "Mystic Pizza" è stata un'esperienza deludente.
Come sempre quando ci si catapulta indietro di quasi trent'anni, è necessario allinearsi al 'modo di fare cinema' di quel momento, in particolare familiarizzare con un linguaggio narattivo-simbolico abbastanza differente da quello odierno. Ma fin qui il problema non sussite. La vera delusione, forse, per quanto mi riguarda è scaturita dal paragone. La locandina di questo film mi ha ricordato inevitabilmente quelle di "Breakfast Club" o "St. Elmo's Fire" sia per età che per numero di protagonisti, quindi il rimando a quelle pellicole è stato immediato. Di qui a ripensare a "Mannequin", "Sixteen candles - un compleanno da ricordare", "Bella in rosa" o "L'ammiratore segreto" il passo è stato breve.
Nonostante nessuno dei citati sia un capolavoro, li ho però trovati tutti piacevoli - quale più quale meno -, simpatici esempi di un tempo e una cultura che, per quanto relativamente vicina, è già ampiamente evoluta. Qui, invece, non mi sono particolarmente divertito e anzi ho trovato l'insieme un po' noioso e incapace di creare quella connessione con il pubblico che eleva anche prodotti qualitativamente meno "alti" al rango di cult. Nessuno dei protagonisti è particolarmente interessante, né così ampiamente definibile da un cliché da risultare adatto ad un prodotto commerciale come questo. Le 3 figure maschili sono come ombre, presenti semplicemente per necessità naturali a completare quel 50% della coppia che la sola parte femminile non può ricoprire. Queste ultime 3 (Annabeth Gish, Julia Roberts, Lili Taylor), amiche per la pelle - le prime due anche sorelle -, sono una l'opposto dell'altra ma cercano esattamente la stessa cosa: l'amore vero e cosa farne della propria vita. Lavorando nella stessa pizzeria - da cui il titolo - finiranno per intrecciare ancora di più le loro vite, rendono il ristorante locale anche luogo di aggregazione e fulcro attorno al quale finirà per ruotare la vicenda. Non a caso il lieto fine ci sarà anche per la rotonda proprietaria nonché autrice di una particolare pizza dalla misteriosa ricetta.
Nonostante tutto, comunque, la trama fallisce a mio avviso nel tentativo di creare quella situazione, quell'atmosfera in grado di suscitare nel pubblico il desiderio di far parte del gruppo di protagonisti (come, invece, accade per esempio in "The Breakfast Club"). Per questo motivo ho trovato più deludente la visione della pellicola, di fatto meno coinvolgente.
Box Office: $12,793,213
Consigli: Pellicola che fa parte di quel genere che Wikipedia mi insegna chiamarsi "coming-of-age" (gli americani hanno un nome per tutto), è uno degli svariati tentativi degli studios di rappresentare gli adolescenti anni '80 al cinema raccontandone amori, speranze, miti e contraddizioni. Questo "Mystic Pizza", per quanto innocente e assolutamente guardabile, non è tra gli esempi più riusciti che ho visto fino ad ora, nonostante in effetti il film sia riusciuto a ritagliarsi la sua nicchia all'interno della cultura popolare. Si vede, ma c'è di meglio.
Parola chiave: "Everyday Gourmet".

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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 6 marzo 2014

Film 677 - Schegge di follia

Ogni tanto un bel ritorno agli anni ottanta ci sta!

Film 677: "Schegge di follia" (1988) di Michael Lehmann
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Userei follia come parola chiave di questa produzione, che nel titolo originale porta il nome di 3 delle 4 protagoniste: "Heathers". L'unica a distinguersi in quanto a nome proprio è Veronica/Winona Ryder, vera protagonista del film e all'epoca giovane stella nascente del cinema americano contemporaneo (seguiranno due nomination all'Oscar, un Golden Globe vinto e, mi spiace dirlo, l'oblio).
"Schegge di follia" è un film molto strano e surreale, mix letale tra prodotto teen grottesco, "Mean Girls" e due titoli di riferimento nel loro genere, ovvero "Cry Baby" e "La signora ammazzatutti". Non posso dire che mi sia piaciuto, ma di sicuro - avendo presente altri esempi simili - il risultato finale non mi ha lasciato più di tanto perplesso (come è successo a Luigi).
L'aspetto intrigante questa pellicola, comunque, rimane legato a due fattori, di cui uno molto personale. Il primo è il fascino vintage degli anni '80, tra acconciature gonfissime, jeans strettisimi e altissimi e delle spalline che facevano provincia. Il secondo è nientemeno che Shannen Doherty, anche lei dalla carriera ormai pressoché inesistente, ma per sempre legata a due telefilm cult dei '90s: "Beverly Hills, 90210" e "Streghe".
Questi due elementi a parte, il film rimane in ogni caso uno strano esperimento che oscilla tra il bizzarro, l'assurdo e il brutto, anche se certi aspetti riguardanti la realtà del liceo americano sembrano essere tutt'oggi molto contemporanei: popolarità e accesso al potere, bellezza, emarginazione sociale, ecc.
Insomma, diciamo che mi ha fatto piacere fare un tuffo indietro nel tempo per godermi il trio dei dimenticati Winona Ryder-Christian Slater-Shannen Doherty, però in generale il risultato finale non ha soddisfatto le mie aspettative kitsch di divertimento spensierato. Tutto troppo nonsense alla fine.
Box Office: $1,108,462
Consigli: Per gli amanti del cinema degli anni '80 è certamente un titolo da recuperare, anche se non è tra i migliori. Di sicuro è apprezzabile per originalità e un certo anticonformismo nei confronti di prodotti incentrati sul liceo americano come "Breakfast Club" o "St. Elmo's Fire"
Parola chiave: Omicidio.

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Bengi

sabato 8 febbraio 2014

Film 667 - Dallas Buyers Club

Ero sinceramente molto scettico e impreparato rispetto a questo film.

Film 667: "Dallas Buyers Club" (2013) di Jean-Marc Vallée
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Ma che bella, bella sorpresa che è "Dallas Buyers Club"! Entra prepotentemente nella lista dei migliori film della scorsa stagione cinematografica e, devo ammetterlo, è una cosa assolutamente inaspettata!
Matthew McConaughey e Jared Leto trasformano completamente i loro corpi per dar vita a Ron Woodroof e Rayon, improbabili leali amici, entrambi con l'AIDS ed entrambi disperatamente alla ricerca di qualcosa (o qualcuno) che possa curarli. Il destino li farà incontrare quando Ron, incallito cawboy da rodeo dedito a ogni sorta di vizio, dovrà accettare la sua malattia da "finocchio" che lo porterà ad essere un emarginato dipendente da farmaci. Il Messico, grazie a prescrizioni illegali in America, lo farà stare meglio e tornato in patria comincerà un business illegale di farmaci assieme proprio al travestito Rayon. Entrambi sono accomunati da disperazione, emarginazione sociale, una certa dose di tendenza all'autodistruzione e, inevitabilmente, un limite temporale che solo la malattia può influenzare.
Da queste premesse - molto vaghe, perché non voglio veramente rovinare nulla del film a chi volesse vederlo - nasce "Dallas Buyers Club", una pellicola che tratta il tema dell'AIDS dal punto di vista del texano medio anni '80 tutto omofobia ed imposizione dello status di macho. L'amicizia con Rayon sarà tra le cose più paradossali che Ron dovrà affrontare, ma, accettando la sfida, dimostrerà di essere molto di più di uno stereotipo della paura e dell'ignoranza. Quando non si ha niente da perdere si gioca con più audacia.
Una pellicola che mi ha sorpreso e inizialmente non particolarmente coinvolto, tra rodei, cose a tre e tanta di quella cocaina che pareva nevicasse. La svolta inaspettata della trama ha subito destato il mio interesse e non ho più smesso di staccare gli occhi dallo schermo. Le scheletriche trasformazioni dei due attori mi hanno spaventato ed impressionato, riuscendo a farmi realmente immaginare come dovesse essere in quegli anni lottare contro una malattia assoluta e totalmente debilitante con una serie di ciechi tentativi per tentare di sopravviverle. Doloroso e durissimo in certe scene, eppure perfettamente equilibrato nel mostrare ciò che andava mostrato. Credo si possa dire che "Dallas Buyers Club" sia forte e delicato allo stesso tempo.
Non pensavo lo avrei detto, ma a questo punto vedo Matthew McConaughey spingere prepotentemente via Leonardo DiCaprio dal podio dell'Oscar, sia per la difficoltà del ruolo - e la sincerità spiazzante con cui è rappresentato - sia per la trasformazione fisica che ha certamente richiesto un enorme sacrificio. Lo stesso vale per Jared Leto che, però, non ha altri rivali tanto forti nella sua categoria di non protagonisti. Sono molto contento di aver visto questo film perché adesso so che, vincessero entrambi, sarebbe un riconoscimento del tutto meritato.
Ps. Due Golden Globes come Miglior attore protagonista e Miglior attore non protagonista. Agli Academy Awards, invece, il film ha ricevuto 6 nomination tra cui, oltre quelle per i due attori, quella per Miglior film e sceneggiatura originale.

[EDIT]: Un mio ulteriore pensiero a proposito di questo film nella recensione per "IL MURO mag": DALLAS BUYERS CLUB, LA DELICATEZZA DI UN PUGNO NELLO STOMACO

Box Office: $22,586,000
Consigli: Temi forti (AIDS e omofobia sono solo due dei macrotemi) e grandi interpretazioni per una pellicola ben realizzata che spiazza ma piace. Non sarà facile da digerire, eppure credo che la visione valga il tentativo. E' una storia vera.
Parola chiave: AZT.

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Bengi

sabato 9 novembre 2013

Film 610 - Un tuffo nel passato

Non sapevo nemmeno che in Italia fosse uscito, anche se quando uscì in America questa pellicola mi aveva incuriosito.

Film 610: "Un tuffo nel passato" (2010) di Steve Pink
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Quando uscì, il titolo inglese "Hot Tub Time Machine" mi aveva incuriosito, anche se la presenza del sempre-lesso John Cusack aveva un po' scemato il mio entusiasmo. Anche il trailer, comunque, non sembrava male.
Sono passati 3 anni dall'uscita nelle sale americane di questo film e, per puro caso, mi ci sono nuovamente imbattuto: questa volta, non me lo sono lasciato sfuggire. Sia perché pareva essere la classica commedia demenziale americana, sia perché l'idea del ritorno nel passato - in particolare negli anni '80! - mi è subito piaciuta.
In effetti "Un tuffo nel passato" è un meraviglioso passatempo comico a tratti demenziale che funziona bene e diverte spassosamente lo spettatore senza troppi peli sullo stomaco. I 4 protagonisti (Cusack, Rob Corddry, Craig Robinson e Clark Duke) rendono giustizia ad una storia carica di volgarità e situazioni comiche certamente spinte in quella direzione, ma se si sta al gioco si passano un paio d'ore spensierate al retrogusto nostalgico per lacca e spalline. Nel ricreare ambiente, look e must di 30anni fa, infatti, questo film è perfetto e sottolinea in maniera divertita l'abisso che c'è tra i nostri giorni e quei tempi dove cellulari, wi-fi e le grandi tecnologie di massa non erano ancora il quotidiano di quasi tutti noi. In parallelo all'accostamento temporale corre quello delle vite dei protagonisti - in particolare dei 3 adulti - che, dopo aver tentato un approccio emulativo delle situazioni che li avevano portati ad essere quelli che sono diventati, scelgono poi di usare a loro vantaggio le nuove prospettive che il viaggio indietro nel tempo ha loro regalato, finendo per godere di quegli aspetti che avevano rimpianto nel loro primo percorso passato.
Senza nessuna pretesa oltre quella di intrattenere e, se vogliamo, omaggiare un recente periodo storico ultimamente tornato di gran moda (si pensi solo, per esempio, alla serie tv "The Carrie Diaries" ambientata nel passato adolescenziale della famosa Carrie Bradshaw di "Sex and the City"), questa pellicola compie egregiamente il suo dovere commerciale finendo per divertire chi guarda con qualche trovata comica riuscita, l'atmosfera giusta e una serie di personaggi surreali e sb(r)occati che il cast impersona in maniera funzionale (in particolare le due ragazze 'pazze' Lyndsy Fonseca e Collette Wolfe).
Ps. Incasso mondiale di $61,336,869 che, pare, aver convinto la produzione verso un sequel "Hot Tub Time Machine 2" iniziato a girare nell'estate di quest'anno, ma senza Cusack.
Consigli: Direi che è perfetto per un serata in compagnia. E' divertente, sbroccato e assolutamente utile a spegnere per un po' il cervello. Gli anni '80 fanno il resto.
Parola chiave: Chernobly.

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Bengi

mercoledì 10 luglio 2013

Film 565 - Mannequin

Mi è tornata pretotentemente voglia di anni '80...

Film 565: "Mannequin" (1987) di Michael Gottlieb
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Con un incipit random-nonsense certamente originale (siamo nell'Egitto dei Faraoni...), "Mannequin" propone una magica favoletta giocosa e assurda, divertente e romantica da vero cult nel suo genere.
Premesso che non sapessi assolutamente nulla su questo film, ho apprezzato tantissimo la scoperta di Kim Cattrall ("Sex and the City") nel ruolo di protagonista - già porca - in panni succinti e disinibiti. Della serie: un destino segnato.
Tra le sode cosce da manichino di Kim, il protagonista Andrew McCarthy ("St. Elmo's Fire", "Bella in rosa") conoscerà le gioie dell'amore e il successo sul lavoro, diventato notturno vetrinista ispirato in grado di richiamare schiamazzanti e ammiranti folle di curiosi e appassionati di moda di fronte alle sue creazioni presso i grandi magazzini 'Prince & Company'. L'ambientazione da Harrods londinese o Rinascente milanese è anche piuttosto suggestiva, con spazi ampissimi e corridoi infiniti, nonché quello che oggi potremmo definire un reliquiario (o santuario) della cultura anni '80. Gli appassionati gradiranno.
Il mix di ingredienti di questo "Mannequin", insomma, funziona e intrattiene e, devo dire, ha anche una certa vena frizzante che da ritmo e fa sorvolare sulla spesso superficiale scelta narrativa. E' chiaro fin dall'inizio che si sia di fronte ad un prodotto leggero e di ampio consumo e, giustamente, si punta sul rendere tutto coloratissimo, glam (per l'epoca), sexy e spassoso. In questo senso gli ingredienti ci sono tutti.
La trama è semplice e, come si diceva, in molti punti affidata a scelte inusuali che spiazzano nel panorama ormai standardizzato del mondo cinematografico. Anche se è vero che di fatto l'incipit tra le Piramidi non ha alcun senso, l'ho trovato comunque inaspettato e significativo di un minimo sforzo di specializzazione rispetto alle altre commedie o comunque prodotti dello stesso periodo.
Insomma, mi sono goduto alla grande la visione di questa pellicola che mi ha fatto riassaporare con gusto le ambientazioni trash-chic di quegli anni e mi ha fatto scoprire una giovane Kim Cattrall di cui ignoravo in toto esordi e filmografia.
Ps. Il film si guadagnò le nomination agli Oscar, Golden Globes e Grammy per la Miglior canzone "Nothing's Gonna Stop Us Now" scritta da Albert Hammond e Diane Warren e fu un grande successo al botteghino: 6 milioni di dollari spesi per produrlo e $42,721,196 di incasso mondiale.
Film 565 - Mannequin
Film 2300 - Mannequin

Consigli: Assolutamente da recuperare per una serata in compagnia! Senza pretese, spensierato e spassoso è l'ideale da seguire con qualcuno accanto. Colonna sonora ad hoc e un retrogusto vintage che non deluderà i fan degli anni '80.
Parola chiave: Smaltimento rifiuti.

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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 27 giugno 2013

Film 561 - St. Elmo's Fire

Era già da un po' che mi incuriosiva vedere questo film. Ho colto l'occasione l'altra sera, alla fine di un weekend divertente e ricco di avvenimenti inconsueti.

Film 561: "St. Elmo's Fire" (1985) di Joel Schumacher
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Ed è stato come tornare a casa.
Strana la sensazione che mi ha accolto all'inizio di questa pellicola, ennesimo prodotto anni '80 figlio e/o fratello di una miriade di altri a cui mi sto sempre più piacevolmente appassionando. Dopo aver visto altri prodotti simili come "Sixteen candles - un compleanno da ricordare" o "L'ammiratore segreto", e ancora "Bella in rosa" e "Breakfast Club" (quest'ultimo vero simbolo della cinematografia teen e un po' ribelle del periodo, con cui tra l'altro "St. Elmo's Fire" condivide un terzo del cast), mi sono accorto che il legame tra questo film e i precedenti è veramente molto forte, come se ognuno avesse una propria identità, ma inevitabilmente finisse per essere connesso agli altri.
La pellicola di Joel Schumacher è come se avesse ricevuto il testimone dal "Breakfast Club", come se i ragazzi avessero scontato la punizione e fossero finalmente usciti da scuola per cominciare le loro vite: con la presenza in entrambi i film di Emilio Estevez, Judd Nelson e Ally Sheedy la cosa sembra spesso, involontariamente(?), verificarsi. Eppure dove prima c'era Molly Ringwald, qui invece la bella di turno è una giovanissima Demi Moore dalla voce che più roca non si può, sensuale e magnetica dall'inizio alla fine, quando dovrà dimostrarsi, tra l'altro, la più fragile del gruppo. Completano il quadro Andrew McCarthy (proprio da "Bella in rosa"), Mare Winningham (poi vista in "Grey's Anatomy" nei panni della matrigna di Meredith) e quel Rob Lowe che finirà per recitare in tantissime produzioni televisive USA (le più famose "The West Wing", "Brothers & Sisters" e ora " Parks and Recreation"). L'effetto amicizia-di-gruppo è inevitabilmente lo stesso e finisce per riportare a quella bella sensazione che già il 'Club' mi aveva regalato.
Inutile, quindi, dire che anche questa storia mi sia piaciuta, nonostante alcuni limiti di approfondimento di trama e personaggi e alcuni aspetti sinceramente evitabili (l'infatuamento d'amore di Estevez per Andie MacDowell è sinceramente la storia più inutile).
Nonostante la storia qui sia meno originale e interessante, l'atmosfera era proprio quella che stavo cercando e, nella mia ottica, il film ha risposto bene alla mia richiesta di anni '80, drammi post adolescenza e romanticherie che, al giorno d'oggi, appartengono quasi più ai bambini che agli adulti. Negli anni '00 la timida e sfigata Wendy sarebbe stata letteralmente forzata al cambiamento in 'puttanone' dalle sue amiche più cool, invece di rispettare il suo essere ciò e chi vuole; Jules sarebbe certamente finita morta in qualche vicolo dopo essersi fatta di qualunque cosa e Kirby invece di seguire l'amata in montagna solo per riuscire a rubarle un bacio, forse si sarebbe depresso ed autocommiserato fino alla fine della storia. Ogni tanto, insomma, non fa male qualche storia all'acqua di rose.
In quest'ottica - semplificata - la caratterizzazione dei personaggi è molto spiccata, ma solo in superficie. Ognuno dei 7 ha caratteristiche decisamente evidenti (ragazzo in carriera, bella che ha bisogno di veri amici dopo che si è circondata di uomini che non la amano, sfigatina casa e chiesa che si emancipa dalla famiglia, alternativo intelligente e segretamente innamorato dell'amica, quest'ultima di classe, intelligente e con una carriera pronta a prendere il volo... ecc), ma non si approfondisce nessuno oltre il cliché che incarna. Le situazioni teen drama sono particolarmente incentrate sull'amore e le dinamiche di un gruppo che parte affiatato e sicuro, si sfalda e finirà (qui troppo semplificatamente, però) per riassemblarsi per ripartire con nuovi e più maturi presupposti.
Come al solito, a seconda dell'aspettativa che si ha, il risultato finale ne sarà potenzialmente influenzato. Di fatto io ho trovato ciò che cercavo e ho gradito "St. Elmo's Fire" come avevo gradito gli altri simili esperimenti filmici. Non è un capolavoro, mi pare ovvio, ma nel complesso funzione ed intrattiene.
Consigli: Anche in lingua originale è molto semplice da capire (io l'ho visto senza sottotitoli). Carino, fresco e senza pretese. Ottimo per una serata tranquilla alla riscoperta di un genere adesso decisamente cambiato che, ai nostalgici, finirà inevitabilmente per piacere.
Parola chiave: Amicizia.

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Bengi

lunedì 12 novembre 2012

Film 478 - L'ammiratore segreto

E questo ci è stato raccomandato: i fans degli anni '80 aumentano!


Film 478: "L'ammiratore segreto" (1985) di David Greenwalt
Visto: dal computer di Paola
Lingua: italiano
Compagnia: Paola
Pensieri: ...e di questa pellicola non avevo mai sentito parlare. Tanto meglio, una piccola scoperta. Sia perchè il film è carino, sia perchè tra i suoi attori principali (anche in locandina) c'è Kelly Preston, moglie del sempre più in mezzo al gossip John Travolta. Siccome con lei non avevo mai visto alcun film, ero curioso di capire quanto potesse essere terribile una che ha come sole nomination segnalate da IMDb quelle ai Razzie Awards (di cui uno vinto).
Detto questo, devo ammettere che lei in questo caso non è così pessima come potevo pensare ed è perfetta per il ruolo di bellona stupida tutta moda e sentimenti preconfezionati. Tra l'altro, aggiungo, è bella davvero.
Ma al di là di lei c'è una storia buffa, commedia degli equivoci che più palese non si può, un tipo di racconto che al giorno d'oggi non 'rapisce' più nessuno, ma ha comunque il suo fascino pensando che il film ha quasi 30 anni.
La storia, infatti, vede una lettera d'amore anonima passare di mano in mano raggiungendo, sì, il suo originario destinatario, ma compiendo anche una serie di giri involontari causati da un passamano curioso che produce una serie innumerevole di incomprensioni e fraintendimenti che danno colore a tutta la storia.
Già, perchè "Secret Admirer" ruota poi intorno solo a questo, lasciando percepire un senso di vuoto per tutto il resto che fa supporre una scarsità di idee di fondo. Per carità, non c'è alcun trucco né pretesa di spacciare questo prodotto per qualcosa che non è, quindi, a regole chiare per tutti, non c'è motivo di non godersi la visione. Tra l'altro il senso nostalgico innescato dalla lettera cartacea come mezzo di comunicazione tra innamorati, la tenerezza degli 'inesperti' protagonisti, quell'ingenuità che la gioventù di oggi sembra aver perso... Fa tutto parte di un'operazione nostalgia che trovo fare molta presa su di me. Magari per alcuni può risultare fastidiosa od ormai obsoleta, ma noto sempre di più immergendomi in questo tuffo nel passato, che la cinematografia teen anni '80 mi piace senza riserve.
L'unica vera questione che vorrei sollevare su questa pellicola riguarda i due protagonisti principali C. Thomas Howell e Lori Loughlin: sono mosci, senza appeal e veramente monoespressivi. Peccato aver ceduto ad una scelta così poco azzeccata quando poi il personaggio della Preston funziona talmente bene da oscurarli nonostante il ruolo secondario.
Per il resto tutto bene: carino, simpatico e assolutamente senza pretese.
Box office pessimo: solo $8,622,757 di incasso (ma 2 di spesa per produrlo).
Consigli: Un altro tassello a comporre il puzzle della cinematografia '80s. E' nel puro stile del filone cinematografia per adolescenti tra l'arrapato e il romantico, carino per certe situazioni comiche esasperate e un retrogusto nostalgico che regala comunque un sorriso. Da vedere con gli amici.
Parola chiave: Lettera.

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BB

sabato 10 novembre 2012

Film 477 - Bella in rosa

80s are back!!!


Film 477: "Bella in rosa" (1986) di Howard Deutch
Visto: dal computer di Paola
Lingua: italiano
Compagnia: Paola
Pensieri: "Pretty in Pink" è davvero un film carino, perfettamente incasellabile in quello spirito '80s che ultimamente mi sta facendo impazzire. Molly Ringwald, nonostante ruoli fotocopia da una di queste pellicole all'altra, è davvero azzeccata e capisco perchè, all'epoca, fosse stata scelta così tante volte come protagonista di un film di John Hughes. Carina, simpatica e normale, incarna alla perfezione la persona normale con dei sogni da realizzare, volendo anche qualche talento, a cui il destino deve una storia da favola, avendole riservato qualche colpo gobbo durante la vita. Il che significa che il personaggio di Andie Walsh può essere una, cento, mille ragazzine qualunque che ci avranno messo un secondo ad identificarsi in lei e nel viso acqua e sapone della Ringwald.
A rendere tutto anche divertente, poi, sono stati aggiunti due amici-spalla piuttosto fuori dai canoni che servono a dare un tocco di colore ed energia ad una storia che, per la sua banalità, non avrebbe alcun motivo di essere raccontata. E allora abbiamo lo sfigato ma tenero Duckie/Jon Cryer (oggi affermato protagonista di "Due uomini e mezzo") e la sorella nascosta di Cyndi Lauper Iona/Annie Potts (che probabilmente in tanti la ricorderanno per essere stata Janine, la segretaria nei due film "Ghostbusters - Acchiappafantasmi" e "Ghostbusters II (Acchiappafantasmi II)").
A regalare, invece, 'emozioni di cuore' è il belloccio Andrew McCarthy ("Weekend con il morto", "Lipstick Jungle", "St. Elmo's Fire") che farà perdere la testa alla protagonista, chiaramente credendosi non ricambiata. Se, da una parte, non si può dire che le innovazioni per la trama siano il forte di Hughes (questa volta c'entra la differenza di classe sociale), bisogna ammettere che prodotti come questo esercitano un certo tipo di fascino naturale cui è difficile resistere. Hanno tutti un'atmosfera particolare, un piacevole candore che è praticamente impossibile trovare in un qualunque prodotto televisivo o cinematografico di oggi.
Nessuno grida al capolavoro, ma sicuramente credo si possa affermare che film come questo hanno segnato e accompagnato la crescita di una generazione.
Ps. Da notare che negli anni '80 in America - in una struttura pubblica, la biblioteca - si usava il computer con la chat. Avanguardia.
Pps. Un appunto riguardo al presunto talento di Andie nel film: dovrebbe essere una capace di creare bei vestiti dal niente? Credo che il vestito usato per il ballo scolastico parli da solo. Obbrobrioso.
Consigli: Sicuramente un altro esempio di film carino e piacevole da riscoprire se si è fan degli anni '80.
Parola chiave: Prom.

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BB

lunedì 18 giugno 2012

Film 418 - Scrivimi una canzone

Filmetto per la pace dei sensi.


Film 418: "Scrivimi una canzone" (2007) di Marc Lawrence
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Non che mi apsettassi i fuochi d'artificio, comunque posso dire che questo "Music and Lyrics" è piuttosto piatto e banale.
Classica commedia romantica americana, i due fortunati di questo ennesimo esempio di mancanza di idee sono Hugh Grant e Drew Barrymore, felicemente innamorati in meno di 6 giorni al ritmo della miglior pianola anni '80.
Sì, perchè qui a fare da sfondo a tutta la vicenda c'è un fittizzio gruppo musicale "from the '8os" e uno dei suoi ex componenti (Grant) che tenta di riaffermarsi ai giorni nostri dopo anni di concerti per le fiere.
Trama scontata e battute non esattamente orginali, inoltre la Barrymore non è esattamente quella che si può definire la classica bellona da commedia romantica USA, comunque il tutto, nei termini della banalità più melensa, funziona.
$145,896,422 di incasso mondiale e una serie di canzoni su misura per il film che, da ascoltare, non sono male.
Consigli: Se deve essere una serata leggera o nostalgica (cari anni 80!), allora questa è una pellicola perfetta. Senza impegno, quasi senza trama, e con un po' di musica (e critica) dall'odierno ad andare a ritroso di 20 anni.
Parola chiave: Cora Corman.

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Ric

martedì 9 marzo 2010

Film 87 - Mio cugino Vincenzo

Gli appassionati di Oscar sicuramente avranno sentito parlare della leggenda che vuole Marisa Tomei erroneamente premiata con la statuetta a causa di un presentatore un po' andato. Ecco, dovevo verificare se potesse effettivamente essere vera questa storia. E ho scoperto un gioiellino...


Film 87: "Mio cugino Vincenzo" (1992) di Jonathan Lynn
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Curiosamente questo film, che si trascina dalla cerimonia degli Oscar del '93 una certa dose di malignità, è particolarmente divertente e spensierato. Sono anni che ormai l'Academy non premia gli attori per ruoli comici prediligendo sempre le interpretazioni drammatiche (ultimi esempi: Mo'Nique per "Precious", Kate Winslet per " The Reader", Heath Ledger per "Il Cavaliere Oscuro", Tilda Swinton per "Michael Clayton", ecc ecc), quando effettivamente un po' di allegria non farebbe così male. C'erano una volta "Il Diavolo veste Prada, "Julie&Julia", "Juno", "Being Julia" e tantissimi altri che sono stati ignorati a favore di una drammaticità quasi per forza, quasi a sottolineare la potenza e le capacità attoriali di chi deve dimostrare il suo valore. Ma, nonostante questo, pare che in certi bei tempi un ruolo comico potesse valere quanto uno drammatico.
Questo è il caso del film in questione, dove la bravura di un'attrice, allora giovanissima, viene fuori in un ruolo non convenzionale e simpatico, dove non è la lacrima a fiumi a farla da padrone. Marisa Tomei, infatti, è la fidanzata dell'orrendo Joe Pesci/Vincenzo "Vinny" Gambini, appena diventato avvocato dopo aver tentato per 6 volte l'esame per l'abilitazione. Zero esperienza, quindi, peccato che debba difendere in un caso di omicidio il suo cuginetto Ralph Macchio/Bill e il suo amico Mitchell Whitfield/Stan. Ovviamente i due ragazzi sono innocenti - e lo sappiamo dall'inizio - peccato che abbiano una cittadina pronta a testimoniare contro di loro. Come farà Vinny, vero tamarro italo-americano, a dimostrare la loro innocenza davanti all'ostile giudice di provincia? Ovviamente vedere per sapere!
E' inutile dire che questo film è carino, si era già intuita la mia opinione. Aggiungo solo che mi ha fatto passare due ore davvero spensierate, ricordandomi gli anni del capello cotonato per lei e della scarpa a punta pitonata per lui. Il disastro della moda a cavallo fra '80 e '90, il kitch che sfocia nel trash, la simpatica ingenuità del protagonista e la verace prorompenza della sua fidanzata mi hanno davvero fatto divertire! Da rivalutare assolutamente!
Ps. Ma perchè Leo Gullotta doppia Vinny?!
Consigli: E' decisamente un film da vedere in compagnia per godere dei momenti simpatici e ricordare nostalgici i mitici anni '80-'90!
Parola chiave: Marisa Tomei/Mona Lisa Vito: "Anche un rutto è spontaneo, ma non è romantico!"



Ecco la vincita incriminata!
http://www.youtube.com/watch?v=ej8EpWYFhnw
Ric