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venerdì 26 aprile 2024

Film 2267 - L.A. Confidential

Intro: Non ricordo come mi sia tornato in mente, ma quando è successo mi sono chiesto come abbia fatto a non rivederlo per così tanto tempo.

Film 2267: "L.A. Confidential" (1997) di Curtis Hanson
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: uno dei miei film preferiti, era da un po' che volevo rivederlo.
Sempre iconico (tutto, persino la locandina!), grandissime interpretazioni tra cui, su tutti, spicca Russell Crowe nei panni del druo dal cuore tenero e una sceneggiatura pazzesca (il film è tratto dal romanzo omonimo di James Ellroy - "L.A. Confidential" è una pellicola che, a quasi 30 anni dalla sua uscita nelle sale, funziona ancora alla perfezione. E poi, checché se ne dica, Kim Basinger è semplicemente magnetica nei panni di Lynn Bracken, la sosia di Veronica Lake.
Film 1232 - L.A. Confidential
Film 2267 - L.A. Confidential
Cast: Kevin Spacey, Russell Crowe, Guy Pearce, James Cromwell, David Strathairn, Kim Basinger, Danny DeVito, Ron Rifkin, Paul Guilfoyle, Simon Baker.
Box Office: $126.2 milioni
Vale o non vale: Curtis Hanson confeziona un gioiellino (e, ad oggi, probabilmente il suo titolo più famoso) che ancora oggi non smette di incantare. Cast perfetto, atmosfera nostalgia con tocco neo-noir che raramente si vede di questi tempi, il tutto per un risultato finale da film hollywoodiano classico. Da vedere.
Premi: Vincitore di 2 premi Oscar per Miglior attrice non protagonista (Basinger) e sceneggiatura non originale su 9 nomination (tra cui Miglior film, regia, fotografia, montaggio e colonna sonora). 12 nomination ai BAFTA (tra cui Miglior film, regia, sceneggiatura non originale, attrice non protagonista e fotografia) e 2 vittorie per Miglior montaggio e sonoro. 1 Golden Globe vinto per la Miglior attrice non protagonista (Basinger) su 5 nomination (film, regia, sceneggiatura non originale, colonna sonora). In concorso al Festival del Cinema di Cannes.
Parola chiave: Rollo Tomasi.
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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 30 ottobre 2019

Film 1668 - Jurassic World: Fallen Kingdom

Intro: La selezione delle compagnie aeree mi lascia sempre piuttosto soddisfatto, specialmente quando è da un po' che non riesco ad andare al cinema a vedere quello che voglio...
Film 1668: "Jurassic World: Fallen Kingdom" (2018) di J.A. Bayona
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: mah, mah, mah, onestamente una gran delusione. Dopo l'esperimento riuscito di rimettere sul mercato - pardon, riportare al cinema - il franchise di "Jurassic Park" col precedente "Jurassic World", mi aspettavo da questo sequel qualcosa di pazzesco e degno di nota. In realtà il risultato finale è piuttosto caotico e chiassoso, ma di non grande intrattenimento: c'è talmente tanta carne al fuoco che, finita la visione, si fatica a ricordare tutti gli eventi accaduti, a distinguere le varie esplosioni, ad uscire indenni da intrecci della trama tanto intricati da risultare incasinati.
Peccato, perché "Fallen Kingdom" aveva sulla carta tutto il potenziale per risultare l'ennesimo blockbuster che combina divertimento, avventura ed azione in maniera piacevole e spensierata. Quello che ne risulta, invece, è un secondo capitolo che manca dell'effetto nostalgia che connetteva il precedente agli originali e di quella leggerezza misto brivido da carneficina primordiale che, in teoria, sarebbe alla base del franchise. Vedremo se con "Jurassic World 3" e il ritorno dei veterani Laura Dern, Jeff Goldblum e Sam Neill i toni della saga ritroveranno vigore...
Film 953 - Jurassic Park
Film 955 - Il mondo perduto - Jurassic Park
Film 957 - Jurassic Park III
Film 961 - Jurassic World
Film 965 - Jurassic World
Film 1079 - Jurassic World
Film 1361 - Jurassic World
Film 1668 - Jurassic World: Fallen Kingdom
Cast: Chris Pratt, Bryce Dallas Howard, Rafe Spall, Toby Jones, Ted Levine, BD Wong, Jeff Goldblum, James Cromwell, Geraldine Chaplin.
Box Office: $1.308 miliardi
Vale o non vale: I fan di "Jurassic Park" e il "Jurassic World" non possono certo perdersi questo sequel che continua la storia di Owen e Claire e di tutta quella serie di dinosauri esistiti e ibridi che li circonda. Isla Nublar è a rischio vulcano e il dilemma sta tutto nel salvare o meno gli animali preistorici presenti sull'isola. Se siete curiosi di sapere come possa evolvere la storia, non perdetevi questo sequel; per tutti gli altri... ci sono titoli del franchise sicuramente più riusciti, anche se questo "Jurassic World" si lascia certamente guardare (e dimenticare).
Premi: Candidato al Razzie per il Peggior attore non protagonista (Justice Smith).
Parola chiave: Eruzione.

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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 10 giugno 2019

Film 1608 - I, Robot

Intro: Guilty pleasure...
Film 1608: "I, Robot" (2004) di Alex Proyas
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: in generale carino, anche se la storia rende solo in parte giustizia alle idee di Asimov, perdendosi, come al solito, nei megalomani meandri del "tutto esplode". Non è un male di per sé, scegliendo di vedere questa pellicola si scende a patti con questa consapevolezza fin dal principio, è solo un peccato sprecare i preamboli interessanti di una storia come questa lanciandosi in una rappresentazione alquanto banale di cosa potrebbe andare storto nel momento in cui i robot (o l'intelligenza artificiale in generale) finisse per guadagnare consapevolezza di sé e realizzasse che, dopo tutto, la razza umana non è così fondamentale. Se, in generale, il tema portante della storia non pare troppo originale di questi tempi, ricordatevi solo che l'idea di Asimov risale agli anni '50;
Will Smith è sempre un ottimo protagonista e, in titoli come questi, non manca di mettersi in gioco tra azione e sparatorie. In questo caso il nemico parrebbe essere la scienza e starà a lui, detective della polizia di Chicago del 2035, a dover cercare di capire cosa bolla in pentola.
Ps. Qui di seguito le Tre leggi della robotica elaborate da Asimov e che stanno alla base anche di questo film:
1. Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno.
2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.
3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.
Cast: Will Smith, Bridget Moynahan, Bruce Greenwood, James Cromwell, Chi McBride, Alan Tudyk, Shia LaBeouf.
Box Office: $347.2 milioni
Vale o non vale: Intrigante lo spunto narrativo di partenza, meno riuscito il resto della storia, "I, Robot" rimane comunque un blockbuster piacevole che non sarà un capolavoro, ma è capace di intrattiene.
Premi: Candidato all'Oscar per i Migliori effetti speciali.
Parola chiave: Suicidio.

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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 20 febbraio 2017

Film 1311 - Becoming Jane

Alla ricerca di un titolo per distrarci con tranquillità, abbiamo cercato tra i titoli a disposizione su Netflix, optando per questa pellicola in costume.

Film 1311: "Becoming Jane" (2016) di Julian Jarrold
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Filmetto passabile, ma troppo fotocopiato dalle tante famose storie della Austen e dalle pellicole che in tempi recenti hanno deciso di trasportarle sullo schermo. Diciamo che, piacendo i libri e i prodotti collaterali legati al mondo dell'autrice settecentesca anche questo "Becoming Jane" può essere una piacevole aggiunta ad un universo già di per sé particolarmente vasto; se consideriamo la faccenda dal punto di vista dello spettatore occasionale, il risultato è meno soddisfacente in quanto si tratta davvero di un titolo cui non si fatica ad indicarne i gemelli predecessori (bastano due titoli: "Ragione e sentimento" di Ang Lee e "Orgoglio e pregiudizio" di Joe Wright).
Qui Jane (Anne Hathaway) è una e tutte le eroine dei suoi romanzi, vive gli stessi snodi narrativi, gli stessi turbamenti e remore e, neanche a dirlo, le stesse identiche scelte di vita. Sposarsi o non sposarsi? Amore vero o unione conveniente? Rimanere se stessa o piegarsi al sistema?
Mi rendo conto che sia difficile scindere autrice e romanzi considerato il contesto storico originale e, per carità, non critico le scelte narrative - anche perché se la storia è quella, bisognerà raccontarla per com'è -, solo che la sfortuna di "Becoming Jane" è di arrivare per ultimo in un mondo di già numerosi cloni e titoli similari, venendosi così ad intaccare un risultato finale già di base non eccelso. Quindi ok, immagino che l'obiettivo della produzione non fosse esattamente creare un capolavoro, quanto dare in pasto ai fans l'ennesimo titolo che evocasse spirito ed ambientazioni cari alla famosa autrice, anche se tutto sommato questa pellicola è davvero troppo sbiadita e poco incisiva per rimanere impressa oltre le due ore della sua durata.
Cast: Anne Hathaway, James McAvoy, Julie Walters, James Cromwell, Maggie Smith, Lucy Cohu, Laurence Fox.
Box Office: $39,380,877
Consigli: Cast importante un po' sprecato per un prodotto che consegna esattamente quello che ci aspetterebbe e niente di più: un altro episodio delle "avventure" di/alla Jane Austen. Non c'è un guizzo di originalità che sia uno, né una vaga personalizzazione che elevi questo titolo oltre la miriade di prodotti similari di cui siamo già tutti a conoscenza. Dunque "Becoming Jane" si presenta come il film perfetto da vedere senza pensieri in un momento qualsiasi che non richieda alcuno sforzo mentale. Peccato solo che alla famosa scrittice non si sia voluto dedicare qualcosa di un minimo più approfondito, profondo o ricercato.
Parola chiave: Fuga d'amore.

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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 18 novembre 2016

Film 1241 - Deep Impact

Tornato a casa, il Netflix italiano mi propone una pellicola che da anni desideravo recuperare. Anche perché l'ho sempre confusa con un milione di altri titoli, per cui mi piaceva l'idea di fare un attimo di chiarezza...

Film 1241: "Deep Impact" (1998) di Mimi Leder
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Gli effetti speciali sono quelli che sono (del resto eravamo negli anni '90!) e rivisti oggi sono il segno tangibile di quanto la tecnologia sia stata migliorata, in ogni caso questo disaster movie non fa particolarmente centro e la colpa non è certo della computer grafica.
Tra tutti i titoli di questo genere, devo dire che "Deep Impact" è certamente quello più debole e disomogeneo per cast, personaggi, storia. Troppi intrecci narrativi conducono ad un epilogo poco soddisfacente, senza contare che dei protagonisti ci frega davvero il giusto (a parte di Téa Leoni, che ovviamente è l'unica a sacrificarsi per fare pace col papi). Dunque molto, molto rumore per nulla che si risolve in un nulla di fatto francamente troppo facile e forse un po' ingenuo. Non so se la scelta di mandare a segno solo uno degli asteroidi sia stata voluta dalla sceneggiatura o dalle mancanze degli effetti speciali (o del budget, fermo a 80 milioni), in ogni caso la sensazione è che l'arco narrativo rimanga incompiuto in quanto tutto ciò per cui ci si era preparati - noi che guardiamo e i personaggi - non avviene e tutti i dialoghi, le scene, i drammi annunciati e verificati si vanificano in nome di una sorta di happy ending molto comodo.
In tutto questo, come dicevo, un universo sovraffollato di personaggi che, necessariamente, finisce per rimanere sulla superficie, per una bidimensionalità che, in quel momento, era ancora solida prerogativa dei blockbuster senz'anima. "Deep Impact" non si sottrae al diktat dell'epoca e si gioca una diversificazione umana che passa solamente attraverso lo stereotipo e finisce per svilire una storia già di per sé ricca di avvenimenti senza il bisogno di un sovraccarico di racconti personali che poi, vuoi o non vuoi, si risolvono in un sadico gioco di sceneggiatura: o sopravvivi o muori. Non c'è tempo per conoscere tutti, figuriamoci per appassionarsi a loro.
In tutto questo marasma di testosterone eroico - abbiamo perfino il ragazzino che per salvare la sua innamorata decide di emanciparsi e sposarla -, la cosa che mi ha colpito in positivo è stata un non trascurabile dettaglio tecnico: la regia è di una donna, il che è inusuale in questo genere. Alla Leder niente da recriminare, anzi, mi pare che il suo lavoro l'abbia svolto egregiamente considerato il contesto.
Dunque un risultato finale così così per una pellicola di "distruzione di massa" che parte in quarta ma finisce per tradire il genere a cui vuole appartenere per concentrarsi su un finale all'"Armageddon - Giudizio finale", rovinando il classico piacere del vedere tutto radersi al suolo. Per finta.
Cast: Robert Duvall, Téa Leoni, Elijah Wood, Vanessa Redgrave, Maximilian Schell, Morgan Freeman, James Cromwell, Jon Favreau, Laura Innes, Richard Schiff, Leelee Sobieski, Blair Underwood, Dougray Scott.
Box Office: $349.5 milioni
Consigli: Pellicola ludica imperdibile per chi apprezza il genere che tutto distrugge e poco risparmia, anche se il risultato finale è più ibrido del solito. Il che non è necessariamente un bene, visto il caos di personaggi e sottotrame che la storia ci profila, finanedo per mischiare e chiamare in causa troppo e concludere con troppo poco. Il cast è variegato e non si faticano a riconoscere i volti famosi (c'è perfino un giovanissimo e sempiterno Frodo Baggins), gli effetti speciali sicuramente all'avanguardia per l'epoca, in ogni caso "Deep Impact" è una pellicola solo per chi ha davvero voglia di recuperarla.
Parola chiave: Meteorite.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 2 novembre 2016

Film 1232 - L.A. Confidential

Era già da tempo che desideravo rivedere questo film: l'avrò visto almeno altre 5 volte, ma non mi stanca mai. L'occasione si è presentata qualche tempo fa, dopo la scomparsa del regista.

Film 1232: "L.A. Confidential" (1997) di Curtis Hanson
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Uno dei miei film preferiti. Un vero capolavoro, stupendo.
Tratto dal romanzo di James Ellroy, racconta la storia della polizia di Los Angeles, negli anni '50 tra le più corrotte d'America. E come si inserisce la corruzione nella ricerca della giustizia? Inutile dirlo: solo grazie all'onore di pochi, pochissimi uomini.
E' questo, in breve, il perimetro di una storia che, in realtà, è molto più complessa di così. Prostituzione di lusso, omicidi e regolamento di conti, persone scomparse, spioni e paparazzi impiccioni, il tutto in un mix intrigante e inaspettatamente di classe. Molto del fascino di questa pellicola, per quanto mi riguarda, deriva dalla magnifica sosia di Veronica Lake interpretata da Kim Basinger, sensuale ed enigmatica tanto da rendere indimenticabile e iconico questo suo ruolo.
Ma "L.A. Confidential" non è solo fascino, anzi, tra i vari intrighi, le scazzottate, le ingiustizie, il razzismo, l'omofobia e gli omicidi non si tratta certo di un film leggero. E' una storia di malavita e corruzzione, parla del marcio e dello schifo cui può arrivare l'uomo pur di badare ai suoi interessi. In tutto questo scenario di desolazione e disillusione, i pochi che non si lasciano traviare non hanno vita facile e, ognuno come può, reagisce alle sfide della propria vita come riesce. In pochi, neanche a dirlo, sopravviveranno. E vale la pena scoprire chi sono.
Ps. Candidato a 9 premi Oscar, ne ha vinti 2: Miglior sceneggiatura e attrice non protagonista (Kim Basinger).
Film 1232 - L.A. Confidential
Film 2267 - L.A. Confidential
Cast: Kevin Spacey, Russell Crowe, Guy Pearce, Kim Basinger, James Cromwell, David Strathairn, Danny DeVito, Ron Rifkin, Paul Guilfoyle, Simon Baker.
Box Office: $126.2 milioni
Consigli: Magnifico. Cast stellare, sceneggiatura perfetta, colonna sonora indimenticabile e risultato finale impeccabile per una pellicola che è un vero e proprio cult tra i noir degli ultimi anni. L'anno prossimo "L.A. Confidential" compie 20 anni ed è ancora un film bellissimo. Da vedere.
Parola chiave: Rollo Tomasi.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 11 maggio 2016

Film 1137 - Invito a cena con delitto

Suggerito da amici e subito recuperato.
Film 1137: "Invito a cena con delitto" (1976) di Robert Moore
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Curioso esperimento cinematografico che coinvolge in maniera ironica una miriade di investigatori famosi relativamente a un omicidio che deve essere commesso durante una cena cui tutti sono invitati: Poirot, Miss Marple, Charlie Chan, Nick e Nora Charles e Sam Spade devono essere tutti presenti a testimonianza della loro futura sconfitta contro l'inevitabile delitto.
In tutto questo caos di personaggi di spicco - e che vogliono spiccare -, non mancano numerosi momenti e spalle comiche, oltre che una serie di trovate da non sottovalutare nonostante l'intento canzonatorio. Proprio quest'ultimo, che fa da colonna portante di tutto "Murder by Death", riesce nell'intento di divertire lo spettatore, colpito dalle continue trovate della sceneggiatura che non manca di mettere in ridicolo non pochi aspetti relativi al genere giallo: trame al limite del plausibile, una matriosca di personaggi, la colpa che è sempre del maggiordomo, ambientazioni spettrali, ecc ecc.
Al di là della trama, comunque, va detto che buona parte del fascino - e forse anche del successo - di questa pellicola risiede in un cast straordinario che, solo per citare i più conosciuti, raggruppa nomi del calibro di Peter Sellers, David Niven, Peter Falk, Maggie Smith, Truman Capote e un giovanissimo James Cromwell che sono tutti un piacere da guardare e scoprire, soprattutto in un genere cinematografico cui difficilmente si associa loro.
Insomma, "Invito a cena con delitto" è davvero un gioiellino, una parodia dei titoli gialli ben realizzata e architettata, simpatica e assolutamente godibile. Una bella sorpresa.
Ps. Candidato a un Golden Globe nella ora non più esistente categoria Miglior debutto cinematografico per Truman Capote.
Cast: Eileen Brennan, Truman Capote, James Coco, Peter Falk, Alec Guinness, Elsa Lanchester, David Niven, Peter Sellers, Maggie Smith, Nancy Walker, Estelle Winwood, James Cromwell, Richard Narita.
Box Office: $32,511,047 milioni
Consigli: Divertente, vagamente contorto, pieno di personaggi che si punzecchiano a vicenda e di situazioni irreali, "Invito a cena con delitto" è un ottimo esempio di parodia del genere giallo. Ottimo cast, tempi ben scanditi, un'ambientazione sufficientemente spettrale e una serie di gag + omicidi che non manca di intrattenere e incuriosire chi guarda. Vale la pena di dare una chance a questo titolo.
Parola chiave: Cuoca.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 21 aprile 2015

Film 903 - Larry Flynt - Oltre lo scandalo

Un po' per la locandina che mi aveva sempre colpito, un po' perché sono sempre stato fan di Woody Harrelson, pur trascurandone la filmografia, sta di fatto che ho deciso di recuperare questo titolo.

Film 903: "Larry Flynt - Oltre lo scandalo" (1996) di Milos Forman
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Io capisco le buone intenzioni dietro la realizzazione di questo film, però devo dire che il risultato finale non mi è piaciuto.
Non per i temi affrontati, il linguaggio o la vicenda in sé, semplicemente "The People vs. Larry Flynt" non mi ha preso, non mi sono mai sentito coinvolto e, a parte qualche momento di più facile empatia, ho faticato a provare un vero interesse per i protagonisti, specialmente Althea Leasure Flynt (interpretata da Courtney Love, probabilmente in parte anche per una certa affinità di base tra la sua vita e quella del personaggio).
La storia si sviluppa a partire da un fatto centrale, ovvero quando Flynt "fonda 'Hustler', una rivista per soli uomini che diventa in breve tempo un vero e proprio caso mediatico. Lo stile alternativo, gli scoop e le foto particolarmente spinte scandalizzano i puritani e le comunità religiose che intraprendono vere e proprie crociate anche legali per obbligare Flynt a cambiare registro" (da Wiki). Di per sé, quindi, la vicenda comprenderebbe anche argomenti a me congeniali, ma davvero il tutto è talmente strampalato, kitsch in senso negativo, caricato ed esasperante che ho dovuto faticare per arrivare ai titoli di coda. Il personaggio/persona) di Flynt è sopra le righe, per ceri versi assurdo, per altri tremendamente simpatico e Harrelson lo impersona bene, però il contorno (umano e di vicende) smorza la naturale verve del protagonista, il suo magnetismo naturale, finendo per partorire una girandola di fatti che è una cronaca, un'enumerazione di fatti quasi più che una storia che si voglia raccontare. Tanto che per un po' Flynt sembra più un rompi palle che uno che avrebbe ragione. Ok, il personaggio è così, la vicenda può essere controversa, erano altri tempi, comunque il risultato finale non mi ha soddisfatto.
Ps. 2 candidature agli Oscar per la regia e l'interpretazione di Herrelson.
Box Office: $20,300,385 (USA)
Consigli: Milos Forman alla regia, Woody Harrelson, Courtney Love, Edward Norton (col monociglio) protagonisti principali, una storia vera che certo fa discutere, una rappresentazione certo disinibita di una realtà sconosciuta ai più... Insomma, le carte in regola c'erano tutte (apparentemente), eppure l'incasso non è stato granché, nonostante anche le critiche positive. Certo tutto questo non rappresenta il film in sé che, personalmente, ho trovato comunque pesante. La Love se la cava bene nel ruolo decisamente strambo di Althea, Harrelson è un grande protagonista, eppure il film non carbura mai e si rimane sempre con la sensazione che si enumerino delle tappe, piuttosto che si stia raccontando una storia. Un biopic di 20 anni, una storia ancora attuale relativamente ala libertà d'espressione, un film di un grande regista, una storia non per tutte le occasioni.
Parola chiave: Corte Suprema.

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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 26 gennaio 2015

Film 866 - Big Hero 6

Un film d'animazione ci sta sempre bene!

Film 866: "Big Hero 6" (2014) di Don Hall, Chris Williams
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: 54esimo film della collezione dei Classici Disney, "Big Hero 6" è stato titolo di punta tra le pellicole natalize per famiglie, tanto che gli incassi hanno certamente dato ragione ai Walt Disney Animation Studios che lo hanno prodotto. Io ho recuperato in ritardo e anche se ero curioso di vederlo, devo dire che lo ero meno del solito rispetto ad un titolo d'animazione.
Questa nuova creazione Disney, che dopo "Frozen" e il clamoroso successo dell'anno scorso doveva cercare di fare centro con un nuovo prodotto nonostante l'impossibilità materiale di fare bis, si discosta molto dai soliti prodotti cui ci hanno abituato, mancando principesse, storie d'amore o carinerie confettose generali, tutto in favore di uno spostamento in un territorio totalmente differente e nuovo: siamo in Giappone, il protagonista è un ragazzino genialoide e il tutto è tratto da un fumetto della Marvel Comics (prima volta che Disney e Marvel si incontrano).
Per quanto l'esperimento sia godibile, divertente, dinamico e coinvolgente - grazie soprattutto al rotondo personaggio di Baymax -, mi è sembrato però che il tutto fosse molto simile alla tipologia di pellicole d'animazione made in Pixar, certamente meno avvezze a romantiche fiabe e spalle animali canterine. Il nuovo approccio drammtico delle pellicole d'animazione sembra ormai una tappa obbligata per ogni casa di produzione, tanto che una sua mancanza parrebbe suggerire un impensabile danno alla sensibilità dello spettatore. Nessuno dice che debba essere tutto amore eterno e colore rosa, per carità, però mi pare di intravvedere una tendenza all'elaborazione forzata del lutto (anche in "Dragon Trainer 2", per esempio, film che comunque ho preferito a questo).
In generale, comunque, la storia di Hiro e Baymax è certamente carina e, anche se all'inizio si fatica a capire dove la trama voglia andare a parare, una volta completata la visione la sensazione di compattezza narrativa è più forte che alla fine del primo tempo, in cui ancora troppi snodi della trama sembrano suggerire mille percorsi diversi plausibilmente perseguibili. Tutto sommato, quindi, si può dire che "Big Hero 6" è un buon prodotto commerciale, ben confezionato e meno omologato rispetto a ciò che era stato prodotto fino ad ora dalla Disney, il che è una piacevole sorpresa. Ciò detto, però, non ho sentito quella scintilla che mi aveva fatto innamorare di altri film - sia d'animazioen che non - come, per esempio, non la avevo sentita per "Frozen" un anno fa. Chiaramente non si possono definire brutti film, ci mancherebbe, però non sono nemmeno esempi di quella lista di opere indimenticabili che, per un motivo o per un altro, fanno parte dei film che preferisco. Dovendo annualmente decretare un migliore in ogni categoria possibile e immaginabile era ovvio che "Big Hero 6" sarebbe stato tra gli onnipresenti, ma, ribadisco, non mi sento di poter dire che questo sia tra i migliori film dell'anno.
Ps. Nominato ai Golden Globe di quest'anno nella categoria animazione, ha perso contro "How to Train Your Dragon 2" della DreamWorks. Avversari anche ai prossimi Oscar di febbraio, dubito che il seguito "Dragon Trainer" riuscirà però a trionfare anche lì. "Big Hero 6" mi sembra più il candidato conforme alle precedenti scelte dell'Academy. Vedremo.
Box Office: $456 milioni
Consigli: Carina l'idea di far incontrare due realtà cittadine così distanti come San Francisco e Tokyo (la storia è ambientata, infatti, nella futuristica San Fransokyo), questa pellicola ha il pregio di regalare avventura e azione, oltre che un nuovo gruppo di simpatici e creativi supereroi-nerd-scienziati e un personaggio protagonista che è maledettamente adorabile. Hiro e Baymax diventeranno i beniamini di questa nuova fatica Disney che baratta le principesse per i robot e si diverte ad affrontare un terriotorio futurisco che non è avvezzo alla casa di produzione. Lo sforzo è evidente e regala un risultato cinematografico buono, godibile e capace di intrattenere per 102 minuti senza mai stancare. Va bene, quindi, praticamente per ogni occasione.
Parola chiave: Microbot.

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Bengi

giovedì 12 gennaio 2012

Film 356 - The Artist

Prima uscita serale (molto coperta) dopo giorni di clausura forzata. Si va al cinema a vedere il caso del momento.


Film 356: "The Artist" (2011) di Michel Hazanavicius
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Non so se sia lecito dirlo ad alta voce, ma a me "The Artist" non ha particolarmente colpito. Lo dico perchè, chi vedesse il trailer italiano in calce a questo post, potrebbe farsi prendere dall'entusiasmo a causa dei continui elogi che vengono mostrati con le testimonianze raccolte all'uscita dalla proiezione del film. Io, personalmente, non sono d'accordo.
Questa pellicola ha alcuni punti forti: propone un film muto e in bianco e nero nel 2011, è capace di ricostruire un genere filmico degli albori con meticolosa precisione, ha una realizzazione scenica bellissima al pari di fotografia e musiche. E il protagonista maschile è particolarmente adatto al ruolo che gli è richiesto: buona presenza, mimica facciale capace, faccia da schiaffi. Insomma, qui Jean Dujardin (uno scioglilingua?) è perfetto.
Però, poi, i miei elogi si fermano qui.
Non vorrei essere frainteso, passare per quello che canta fuori dal coro apposta per farsi notare. Ho guardato con interesse a questo film fin da quando ne ho sentito parlare, eppure trovo che il clamore con cui è stato accolto sia esagerato. L'esperimento è riuscito, un film muto si può far 'digerire' anche al pubblico odierno, ma a mio avviso, se si va oltre lo stupore del non-ci-sono-battute o è-in-bianco-e-nero ci si accorge che la trama è misera e che il tutto è troppo lungo. Io, poi, non amo la recitazione esasperata, quindi ci aggiungo anche questo. Ho trovato, inoltre, Bérénice Bejo meno capace del suo collega maschile.
Tutto questo mi porta ad un'ulteriore considerazione. Questo è il lungometraggio che ha ottenuto più candidature (6) ai Golden Globes del 2012: Miglior film, sceneggiatura, regia, musica, attore e attrice protagonisti. Probabilmente trionferà nelle categorie film, attore, regia e forse musica. Ma troverei sinceramente poco sensato consegnare il premio a sceneggiatura e attrice. Vedremo cosa accadrà questa domenica (15 gennaio).
Prima di concludere, comunque, vorrei specificare che la mia opinione su "The Artist" è positiva, semplicemente non capisco per quale motivo ci si stupisca tanto che al giorno d'oggi si sia capaci di presentare un prodotto come questo. Non è certo né un film sperimentale né d'avanguardia. E' un prodotto che ha saputo presentare con maestria la rievocazione di un genere filmico tanto lontano dai tempi in cui viviamo da sembrare, erroneamente, un miracolo contemporaneo. E, invece, si è solo ripescato qualcosa del passato.
Ps. Tra le facce note della pellicola troviamo John Goodman ("Pappa e ciccia", "Il grande Lebowski", "I Love Shopping"), James Cromwell ("L.A. Confidential", "Babe, maialino coraggioso", "La regina"), Missi Pyle ("La fabbrica di cioccolato", "Big fish - Le storie di una vita incredibile").
Consigli: Essendo il caso della stagione cinematografica, bisogna vederlo. E' un'esperienza insolita per chi non ha studiato cinema o ne conosce più le sfumature contemporanee, eppure può avere anche un'accezione educativa, se si è interessati. In più, per i fan di queste cose, è sicuramente uno dei favoriti a prossimi Oscar di febbraio... Attendiamo di sapere se e in quali categorie sarà candidato!
Parola chiave: Sonoro.

Trailer

Ric