In questa settimana silenziosa non ho perso la parola, ma semplicemente avuto un calo di ispirazione. Sette giorni intensi sono stati, vediamo di uscire dal buco nero. Dopo qualche delusione sentimentale, un concerto di Katy Perry, una riunione per un video, la solita serata discotecara, la cena insalata+film e la festa di compleanno, direi che devo uscire dal calo di concentrazione. Ripartiamo con un film di due settimane fa...
Film 223: "The Fighter" (2010) di David O. Russell
Visto: dalla tv del Puffo
Lingua: inglese
Compagnia: Andrea, Marco, Andrea Puffo, Marco C.
Pensieri: Questa pellicola è stata tosta. Non per le tematiche in sé, quanto più per il fatto che ci siamo sorbiti un film di 115 minuti sulla boxe in inglese e senza sottotitoli. Siamo sopravvissuti, per carità, ma devo ammettere che un momento di cedimento l'ho avuto, nonostante desiderassi moltissimo vedere questo "The Fighter". Eh già, perchè oltre ad aver vinto due Golden Globes (migliori attori non protagonisti), il film ha racimolato $85,632,024 di incasso e 7 nomination all'Oscar (che, a proposito, sarà stasera!).
Dunque sveliamo subito l'arcano: no, non posso considerare nemmeno questo come il miglior film dell'anno. Non mi è dispiaciuto (per quello che ho capito), ma non mi è nemmeno stra-piaciuto. L'unico riferimento ben saldo nella mia mente riguardo a film sulla boxe è ancora legato a quel "Million Dollar Baby" del Sig. Eastwood (fatico di più a ricordare "The Wrestler", forse distratto dal ricordo dei lineamenti di Rourke...) e, sinceramente, il confronto non regge. Meno poesia, più vita vera tolgono una certa dose di 'magia' che al film con la Swank non manca.
Di fatto, concedetemelo, il fatto stesso che sia una sceneggiatura basata su una storia vera penalizza un po'. Se non si vuole uscire troppo dal tracciato originale, ci si attiene ai fatti. E, sebbene io i fatti precisi non li conosca, posso dirvi che quelli raccontati in questo film non sono niente di che. Niente di mai visto, quantomeno.
La pellicola, infatti, vale principalmente per gli attori piuttosto capaci. Non a caso sono tutti e 4 candidati all'Oscar (Mark Wahlberg in effetti è candidato nella categoria miglior film in quanto produttore di "The Fighter"): Melissa Leo, Christian Bale e Amy Adams si contenderanno i premi come non protagonisti e, probabilmente, due di loro vinceranno. Davvero notevoli, bisogna ammetterlo, le loro interpretazioni. In particolare Leo e Bale risultano piuttosto ispirati (oltre che i favoriti trionfatori) e giocano al meglio le loro carte nei panni di, rispettivamente, madre-manager e fratello-allenatore-tossico della giovane promessa del pugilato Micky Ward/Wahlberg.
Bene anche la fotografia di Hoyte Van Hoytema, belle le riprese in mezzo al ring, ma banale il rallenty del pugno con sputo sferrato da Micky all'avversario.
Curioso, infine, che proprio Darren Aronofsky sia produttore esecutivo di questo film, diretto rivale del suo molto ben riuscito "Black Swan". Staremo a vedere chi, questa notte, trionferà nell'83esima edizione degli Academy Awards...
Buona visione!
Consigli: Visto il numero decisamente abbondante di termini tecnici sulla boxe, o siete ben aggiornati a riguardo o vi procurate la versione sottotitolata. In Italia esce il 4 marzo.
Parola chiave: Riscatto.
Ric
domenica 27 febbraio 2011
Film 223 - The Fighter
Etichette:
amore,
Amy Adams,
biopic,
boxe,
Christian Bale,
David O. Russell,
droga,
famiglia,
fratelli,
Jack McGee,
Mark Wahlberg,
Melissa Leo,
Oscars,
rivincita,
sport,
storia vera,
The Fighter
venerdì 18 febbraio 2011
Film 222 - Spice Girls - Il film
Il primo film visto in VHS della storia di questo blog!
Film 222: "Spice Girls - Il film" (1997) di Bob Spiers
Visto: dalla tv di Mery
Lingua: italiano
Compagnia: Massimo, Jessica, Mery
Pensieri: Una carrellata negli anni '90, una lacrimuccia per ciò che è stato, un pensiero ai ricordi (ormai) d'infanzia. Ah, che colpo al cuore guardare questo film a un giorno esatto dal proprio 24esimo compleanno.
Non fosse legato ad un milione di ricordi, sia chiaro, questa pellicola non varrebbe la spesa di nemmeno una parola, ma, di fatto, i ricordi sono preziosi indipendentemente da ciò a cui si legano.
E allora, lo dico, è stato bello rivedere le cinque Spice Girls in quello che è stato il più estremo esperimento collaterale dell'assalto pop alla cultura di 15anni fa: un film su un gruppo musicale, interpretato dal gruppo musicale, con colonna sonora del gruppo musicale. Un affronto sfacciato a chi le ha sempre criticate, un prodotto ancora più smerciabile ai fans sfegatati dell'epoca.
Non un flop dal punto di vista commerciale (Wiki mi dice 75 milioni di dollari di incasso mondiale - parliamo del 1997, non dimentichiamolo - con un ricavato triplicato rispetto alla spesa per produrlo), con gadget di ogni genere e promo un po' ovunque nel globo (senza contare i CD venduti), ma sicuramente un disastro a livello di critica (un Razzie ad ognuna delle ragazze come peggiori attrici dell'anno).
Insomma, un film inutile, per carità, ma contestualizzato può prendere un suo senso. Da non sottovalutare il potere nostalgico (ricordo ancora come fosse ieri quando mia madre mi portò a vederlo al cinema parrocchiale...).
Ps. Numerosi camei importanti: Elvis Costello, Bob Geldof, Bob Hoskins, Elton John, Roger Moore e un ancora non famoso Hugh Laurie.
Film 222 - Spice Girls - Il film
Film 2291 - Spice World
Consigli: SOLO per chi è/era/è stato/sarà sempre un fan delle Spice Girls.
Parola chiave: Spice Girls in tutto e per tutto (il film).
#HollywoodCiak
Bengi
Film 222: "Spice Girls - Il film" (1997) di Bob Spiers
Visto: dalla tv di Mery
Lingua: italiano
Compagnia: Massimo, Jessica, Mery
Pensieri: Una carrellata negli anni '90, una lacrimuccia per ciò che è stato, un pensiero ai ricordi (ormai) d'infanzia. Ah, che colpo al cuore guardare questo film a un giorno esatto dal proprio 24esimo compleanno.
Non fosse legato ad un milione di ricordi, sia chiaro, questa pellicola non varrebbe la spesa di nemmeno una parola, ma, di fatto, i ricordi sono preziosi indipendentemente da ciò a cui si legano.
E allora, lo dico, è stato bello rivedere le cinque Spice Girls in quello che è stato il più estremo esperimento collaterale dell'assalto pop alla cultura di 15anni fa: un film su un gruppo musicale, interpretato dal gruppo musicale, con colonna sonora del gruppo musicale. Un affronto sfacciato a chi le ha sempre criticate, un prodotto ancora più smerciabile ai fans sfegatati dell'epoca.
Non un flop dal punto di vista commerciale (Wiki mi dice 75 milioni di dollari di incasso mondiale - parliamo del 1997, non dimentichiamolo - con un ricavato triplicato rispetto alla spesa per produrlo), con gadget di ogni genere e promo un po' ovunque nel globo (senza contare i CD venduti), ma sicuramente un disastro a livello di critica (un Razzie ad ognuna delle ragazze come peggiori attrici dell'anno).
Insomma, un film inutile, per carità, ma contestualizzato può prendere un suo senso. Da non sottovalutare il potere nostalgico (ricordo ancora come fosse ieri quando mia madre mi portò a vederlo al cinema parrocchiale...).
Ps. Numerosi camei importanti: Elvis Costello, Bob Geldof, Bob Hoskins, Elton John, Roger Moore e un ancora non famoso Hugh Laurie.
Film 222 - Spice Girls - Il film
Film 2291 - Spice World
Consigli: SOLO per chi è/era/è stato/sarà sempre un fan delle Spice Girls.
Parola chiave: Spice Girls in tutto e per tutto (il film).
#HollywoodCiak
Bengi
Etichette:
Alan Cumming,
Bob Hoskins,
box office,
Emma Bunton,
Geri Halliwell,
Melanie Brown,
Melanie Chisholm,
musica,
pop,
Razzie Awards,
Roger Moore,
Spice Girls,
Spice girls - Il film,
Spice World,
Victoria Beckham
Film 221 - Sex and the City
Curioso che questo sia il film n°221 e che, la precedente volta che l'ho visto, fosse il n°122...
Film 221: "Sex and the City" (2008) di Michael Patrick King
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Massimo
Pensieri: E per l'ennesima volta torno su "Sex and the City", inevitabilmente ammaliato dal suo potere nostalgico-modaiolo che, di tanto in tanto, mi riporta alla visione di questa pellicola (più bella del secondo, inutile, episodio).
Da aggiungere rispetto alla precedente riflessione su questo primo capitolo [link] c'è solo che, a forza di rivederlo, non è poi così male.
Il telefilm, si sa, è tutta un'altra storia, ma non è che questa trasposizione cinematografica sia così malvagia (soprattutto una volta visto il '2').
Momento sempre esilarante quello della cattiveria negli occhi di Charlotte una volta che Big ha lasciato Carrie all'altare. E' quasi da fermo immagine (e su facebook c'è addirittura il gruppo).
Non è "Il diavolo veste Prada", ma si lascia guardare.
Ps. Solo per me Carrie sta meglio mora?!
Film 122 - Sex and the City
Film 221 - Sex and the City
Film 405 - Sex and the City
Film 1072 - Sex and the City
Film 2161 - Sex and the City Film 121 - Sex and the City 2
Film 205 - Sex and the City 2
Film 253 - Sex and the City 2
Film 406 - Sex and the City 2
Film 1377 - Sex and the City 2
Consigli: Amici, pop corn e patatine, un divano e qualche chiacchiera. Meglio goderselo così.
Parola chiave: Portachiavi.
Ti è piaciuto? ACQUISTALO QUI
#HollywoodCiak
Bengi
Film 221: "Sex and the City" (2008) di Michael Patrick King
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Massimo
Pensieri: E per l'ennesima volta torno su "Sex and the City", inevitabilmente ammaliato dal suo potere nostalgico-modaiolo che, di tanto in tanto, mi riporta alla visione di questa pellicola (più bella del secondo, inutile, episodio).
Da aggiungere rispetto alla precedente riflessione su questo primo capitolo [link] c'è solo che, a forza di rivederlo, non è poi così male.
Il telefilm, si sa, è tutta un'altra storia, ma non è che questa trasposizione cinematografica sia così malvagia (soprattutto una volta visto il '2').
Momento sempre esilarante quello della cattiveria negli occhi di Charlotte una volta che Big ha lasciato Carrie all'altare. E' quasi da fermo immagine (e su facebook c'è addirittura il gruppo).
Non è "Il diavolo veste Prada", ma si lascia guardare.
Ps. Solo per me Carrie sta meglio mora?!
Film 122 - Sex and the City
Film 221 - Sex and the City
Film 405 - Sex and the City
Film 1072 - Sex and the City
Film 2161 - Sex and the City Film 121 - Sex and the City 2
Film 205 - Sex and the City 2
Film 253 - Sex and the City 2
Film 406 - Sex and the City 2
Film 1377 - Sex and the City 2
Consigli: Amici, pop corn e patatine, un divano e qualche chiacchiera. Meglio goderselo così.
Parola chiave: Portachiavi.
Ti è piaciuto? ACQUISTALO QUI
#HollywoodCiak
Bengi
Etichette:
amore,
Candice Bergen,
Chanel,
Chris Noth,
Cynthia Nixon,
Dior,
fashion,
Jennifer Hudson,
Kim Cattrall,
Kristin Davis,
matrimonio,
moda,
Sarah Jessica Parker,
sex and the city,
Vivienne Westwood,
Vogue
giovedì 17 febbraio 2011
Film 220 - La ragazza con l'orecchino di perla
Un film di cui avevo comprato il dvd anni fa e che non ero ancora riuscito a rivedere. Finalmente c'è stata l'occasione giusta.
Film 220: "La ragazza con l'orecchino di perla" (2003) di Peter Webber
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Massimo
Pensieri: Nel 2004 questa pellicola mi era piaciuta moltissimo. All'epoca ero ancora assuefatto dalla novità Scarlett Johansson, sopraffatto, in questo caso, dalla sorprendente somiglianza col soggetto del quadro di Vermeer.
Rivisto quasi 10 anni dopo, questo film rimane effettivamente valido sotto molteplici aspetti. Innanzitutto la fotografia è pazzesca. Sembra sciocco dire che l'ambientazione è 'da quadro', ma oggettivamente l'impressione è quella di un'opera d'arte in movimento. Grande merito, dunque, a Eduardo Serra che, con tanta maestria, ha saputo riproporre le atmosfere di un'epoca attraverso i dipinti di chi l'ha vissuta. La sfida non era così semplice.
Bravi anche gli attori, in particolare l'oggi più che mai osannato Colin Firth (una sicurezza) e le due non protagoniste Essie Davis/Catharina Bolnes Vermeer e Judy Parfitt/Maria Thins, piuttosto efficaci nei loro ruoli (rispettivamente figlia e madre).
La storia, poi, tratta dal romanzo di Tracy Chevalier, presenta spunti interessanti e conduce delicatamente alla genesi di quella che sarà l'opera forse più famosa dell'artista olandese.
Purtroppo, dalla parte delle cose che non mi sono troppo piaciute di questa seconda visione, devo metterci la stessa Johansson che avevo tanto apprezzato anni fa. Non solo in tutto il film ha meno battute di una qualsiasi comparsa, ma l'espressività che richiede un ruolo pressoché muto, non è abilità di tutti. Non dico sia pessima, ma solo che, a forza di ansimare ogni volta che si imbatte anche solo nella sua stessa ombra, da l'impressione che stia recitanto più che altro in un film porno. Sarà che la sua sovraesposizione mediatica mi ha reso più severo nei suoi confronti, di fatto sono diventato più intollerante, anche considerando il fatto che, da allora, i suoi film apprezzabili sono solamente tre ("Match Point", "The Prestige", e "Vicky Cristina Barcelona").
Tornando al quadro generale, comunque, direi che "La ragazza con l'orecchino di perla" è un bel film, un'opera ben riuscita soprattutto per le atmosfere che propone e la sottesa tensione sentimentale che rende molto bene. Pur avendo un certo appeal commerciale non lo si può certo considerare un film 'per le masse'. Non a caso l'incasso non è stato generoso ($11,634,362 in America, €2,102,168 in Italia), e, effettivamente, il ritmo di questa pellicola è molto più vicino alla produzione di un quadro ai tempi di Vermeer piuttosto che alle pellicole cui siamo abituati di questi tempi. Vale comunque la pena di tentare quantomeno la visione.
Ps. 3 nomination agli Oscar 2004: miglior fotografia, scenegrafia e costumi;
Pps. la ragazzina che interpreta Maertge, una dei numerosi figli (14) che il pittore ebbe dalla moglie, è l'attrice Anna Popplewell, famosa per la serie di film "Le cronache di Narnia".
Film 220 - La ragazza con l'orecchino di perla
Film 1532 - Girl with a Pearl Earring
Film 2289 - Girl with a Pearl Earring
Consigli: Può quasi essere un film di coppia, romantico. Luci spente, divano e coperta potrebbero rendere la visione più intrigante. Di sicuro è un film da evitare di vedere in gruppo come fulcro della serata.
Parola chiave: Dipinto.
#HollywoodCiak
Bengi
Film 220: "La ragazza con l'orecchino di perla" (2003) di Peter Webber
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Massimo
Pensieri: Nel 2004 questa pellicola mi era piaciuta moltissimo. All'epoca ero ancora assuefatto dalla novità Scarlett Johansson, sopraffatto, in questo caso, dalla sorprendente somiglianza col soggetto del quadro di Vermeer.
Rivisto quasi 10 anni dopo, questo film rimane effettivamente valido sotto molteplici aspetti. Innanzitutto la fotografia è pazzesca. Sembra sciocco dire che l'ambientazione è 'da quadro', ma oggettivamente l'impressione è quella di un'opera d'arte in movimento. Grande merito, dunque, a Eduardo Serra che, con tanta maestria, ha saputo riproporre le atmosfere di un'epoca attraverso i dipinti di chi l'ha vissuta. La sfida non era così semplice.
Bravi anche gli attori, in particolare l'oggi più che mai osannato Colin Firth (una sicurezza) e le due non protagoniste Essie Davis/Catharina Bolnes Vermeer e Judy Parfitt/Maria Thins, piuttosto efficaci nei loro ruoli (rispettivamente figlia e madre).
La storia, poi, tratta dal romanzo di Tracy Chevalier, presenta spunti interessanti e conduce delicatamente alla genesi di quella che sarà l'opera forse più famosa dell'artista olandese.
Purtroppo, dalla parte delle cose che non mi sono troppo piaciute di questa seconda visione, devo metterci la stessa Johansson che avevo tanto apprezzato anni fa. Non solo in tutto il film ha meno battute di una qualsiasi comparsa, ma l'espressività che richiede un ruolo pressoché muto, non è abilità di tutti. Non dico sia pessima, ma solo che, a forza di ansimare ogni volta che si imbatte anche solo nella sua stessa ombra, da l'impressione che stia recitanto più che altro in un film porno. Sarà che la sua sovraesposizione mediatica mi ha reso più severo nei suoi confronti, di fatto sono diventato più intollerante, anche considerando il fatto che, da allora, i suoi film apprezzabili sono solamente tre ("Match Point", "The Prestige", e "Vicky Cristina Barcelona").
Tornando al quadro generale, comunque, direi che "La ragazza con l'orecchino di perla" è un bel film, un'opera ben riuscita soprattutto per le atmosfere che propone e la sottesa tensione sentimentale che rende molto bene. Pur avendo un certo appeal commerciale non lo si può certo considerare un film 'per le masse'. Non a caso l'incasso non è stato generoso ($11,634,362 in America, €2,102,168 in Italia), e, effettivamente, il ritmo di questa pellicola è molto più vicino alla produzione di un quadro ai tempi di Vermeer piuttosto che alle pellicole cui siamo abituati di questi tempi. Vale comunque la pena di tentare quantomeno la visione.
Ps. 3 nomination agli Oscar 2004: miglior fotografia, scenegrafia e costumi;
Pps. la ragazzina che interpreta Maertge, una dei numerosi figli (14) che il pittore ebbe dalla moglie, è l'attrice Anna Popplewell, famosa per la serie di film "Le cronache di Narnia".
Film 220 - La ragazza con l'orecchino di perla
Film 1532 - Girl with a Pearl Earring
Film 2289 - Girl with a Pearl Earring
Consigli: Può quasi essere un film di coppia, romantico. Luci spente, divano e coperta potrebbero rendere la visione più intrigante. Di sicuro è un film da evitare di vedere in gruppo come fulcro della serata.
Parola chiave: Dipinto.
#HollywoodCiak
Bengi
Etichette:
arte,
Cillian Murphy,
Colin Firth,
Essie Davis,
Girl with a Pearl Earring,
Judy Parfitt,
La ragazza con l'orecchino di perla,
Olanda,
Oscars,
pittore,
Scarlett Johansson,
Tom Wilkinson,
Tracy Chevalier,
Vermeer
Film 219 - Vi presento i nostri
Di leggerezza in leggerezza...
Film 219: "Vi presento i nostri" (2010) di Paul Weitz
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Alessandro
Pensieri: Con tre nomination ai Razzie Award di quest'anno e una trama scritta probabilmente da un bambino delle elementari, questo Focker n°3 non si può che definire apertamente brutto. Giunti al terzo capitolo della saga (poi basta con i 3 però!), l'incasso non delude, ma tutto il resto sì.
Rispetto al primo "Ti presento i miei" ($295,500,000) e al secondo "Mi presenti i tuoi?" ($432,667,575) questo "Vi presento i nostri" ha, sì, racimolato fino ad oggi $306,533,490, ma non si può dire sia certo perchè è un film ben realizzato...
Ben Stiller pare abbia esaurito la carica simpatica (magari anche lui si è un po' rotto le palle di questa serie), Teri Polo è frigida, Owen Wilson di un'antipatia infinita, Jessica Alba inutile quanto in altri pochissimi ruoli della sua carriera, Laura Dern in un cameo imbarazzante, Barbra Streisand chiassona e quasi ciociaresca, Dustin Hoffman, Robert De Niro e Blythe Danner (che pure lei ha una parte misera) sono gli unici a non essere del tutto fuori luogo o irritanti.
Male, male, male. Non si ride mai, non ci si commuove, non ci si diverte, non si vede nulla di nuovo, non è chiaro perchè il candidato all'Oscar Paul Weitz si sia dedicato a questa regia, non si capisce il perchè di questo ennesimo capitolo di una saga già tramortita col secondo. Si spera che non sia in cantiere anche una quarta avventura...
Film 1627 - Meet the Parents
Film 1628 - Meet the Fockers
Film 219 - Vi presento i nostri
Consigli: Mah, lasciate stare...
Parola chiave: Banalità.
#HollywoodCiak
Bengi
Film 219: "Vi presento i nostri" (2010) di Paul Weitz
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Alessandro
Pensieri: Con tre nomination ai Razzie Award di quest'anno e una trama scritta probabilmente da un bambino delle elementari, questo Focker n°3 non si può che definire apertamente brutto. Giunti al terzo capitolo della saga (poi basta con i 3 però!), l'incasso non delude, ma tutto il resto sì.
Rispetto al primo "Ti presento i miei" ($295,500,000) e al secondo "Mi presenti i tuoi?" ($432,667,575) questo "Vi presento i nostri" ha, sì, racimolato fino ad oggi $306,533,490, ma non si può dire sia certo perchè è un film ben realizzato...
Ben Stiller pare abbia esaurito la carica simpatica (magari anche lui si è un po' rotto le palle di questa serie), Teri Polo è frigida, Owen Wilson di un'antipatia infinita, Jessica Alba inutile quanto in altri pochissimi ruoli della sua carriera, Laura Dern in un cameo imbarazzante, Barbra Streisand chiassona e quasi ciociaresca, Dustin Hoffman, Robert De Niro e Blythe Danner (che pure lei ha una parte misera) sono gli unici a non essere del tutto fuori luogo o irritanti.
Male, male, male. Non si ride mai, non ci si commuove, non ci si diverte, non si vede nulla di nuovo, non è chiaro perchè il candidato all'Oscar Paul Weitz si sia dedicato a questa regia, non si capisce il perchè di questo ennesimo capitolo di una saga già tramortita col secondo. Si spera che non sia in cantiere anche una quarta avventura...
Film 1627 - Meet the Parents
Film 1628 - Meet the Fockers
Film 219 - Vi presento i nostri
Consigli: Mah, lasciate stare...
Parola chiave: Banalità.
#HollywoodCiak
Bengi
Etichette:
Barbra Streisand,
Ben Stiller,
Blythe Danner,
box office,
commedia,
Dustin Hoffman,
famiglia,
Jessica Alba,
Laura Dern,
Owen Wilson,
Paul Weitz,
Robert De Niro,
Teri Polo,
Vi presento i nostri
martedì 15 febbraio 2011
Film 218 - The Green Hornet
Disimpegno nel weekend, ora di pranzo.
Film 218: "The Green Hornet" (2011) di Michel Gondry
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Mai avrei pensato di vedere Seth Rogen nei panni di un supereroe. Per quanto 'il calabrone verde' non rappresenti l'estetica classica di eroe contemporaneo. Britt Reid/Rogen è grasso e senza poteri, eccentrico e svogliato, privo di cultura o attitudine lavorativa. Ovviamente il suo personale percorso di formazione in questa pellicola lo porterà a migliorarsi e a capire che, in fondo, qualcosa della sua vita può essere fatto. Ma le stranezze di questo film non sono finite.
Nel ruolo della spalla senza nome Kato/Jay Chou, ovviamente il personaggio più simpatico e riuscito, meno sbruffone e più concreto, capace di tenere testa a orde di criminali con la sola forza dei suoi muscoli. Se Reid è il calabrone, Kato potrebbe essere la mosca a dimensioni.
Poi Cameron Diaz in un ruolo talmente striminzito che, ci avessero anche messo un cartonato, non ci saremmo accorti della differenza. E', scusate l'ovvietà, la bellona bionda intelligente che, grazie al suo acume, predige il futuro ai due protagonisti, mettendoli in guardia o, sempre involontariamente perchè lei non conosce le identità segrete dei suoi superiori, suggerendo cosa fare come mosse successive. Un ruolo decisamente poco impegnato e impegnativo.
Infine ritroviamo, a un anno dall'Oscar come non protagonista nel film di Tarantino, Christoph Waltz, resuscitato al cinema Hollywoodiano come Gesù dopo i tre giorni. Chi ne aveva più sentito parlare? In effetti la pausa di due anni dal mondo del cinema poteva essere una mossa strategica per un attore austriaco che si vede lanciato nell'olimpo dei 'best actors' così improvvisamente. Peccato, però, che abbia scelto questa pellicola. E', sì, campione di incassi al botteghino USA (niente di straordinario, per carità: ad oggi siamo a $92.4 milioni e un 10° posto in classifica che, arrivati a domenica 20 febbraio, lo vedrà sbalzare fuori quasi sicuramente dalla top ten del box office americano), ma non è rappresentativa di alcunché. Mossa, a mio avviso, sbagliata.
Insomma, il film non è male, ma non è così elettrizzante come avrebbe potuto essere. Buoni attori, la regia del premio Oscar Michel Gondry (ma anche lui che cosa ci fa in questo progetto?! Voleva rendersi più commerciale? O svendersi al commerciale? Non capisco...), un personaggio meno convenzionale di altri supereroi (ma Iron Man era già un antieroe...) e... E, purtroppo, poco altro. Avanti il prossimo (magari il nuovo Spider Man?).
Consigli: Un film innocuo, piacevole. Ma non spendete dei soldi per vederlo, per carità!
Parola chiave: I cattivi sono i buoni.
Ric
Film 218: "The Green Hornet" (2011) di Michel Gondry
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Mai avrei pensato di vedere Seth Rogen nei panni di un supereroe. Per quanto 'il calabrone verde' non rappresenti l'estetica classica di eroe contemporaneo. Britt Reid/Rogen è grasso e senza poteri, eccentrico e svogliato, privo di cultura o attitudine lavorativa. Ovviamente il suo personale percorso di formazione in questa pellicola lo porterà a migliorarsi e a capire che, in fondo, qualcosa della sua vita può essere fatto. Ma le stranezze di questo film non sono finite.
Nel ruolo della spalla senza nome Kato/Jay Chou, ovviamente il personaggio più simpatico e riuscito, meno sbruffone e più concreto, capace di tenere testa a orde di criminali con la sola forza dei suoi muscoli. Se Reid è il calabrone, Kato potrebbe essere la mosca a dimensioni.
Poi Cameron Diaz in un ruolo talmente striminzito che, ci avessero anche messo un cartonato, non ci saremmo accorti della differenza. E', scusate l'ovvietà, la bellona bionda intelligente che, grazie al suo acume, predige il futuro ai due protagonisti, mettendoli in guardia o, sempre involontariamente perchè lei non conosce le identità segrete dei suoi superiori, suggerendo cosa fare come mosse successive. Un ruolo decisamente poco impegnato e impegnativo.
Infine ritroviamo, a un anno dall'Oscar come non protagonista nel film di Tarantino, Christoph Waltz, resuscitato al cinema Hollywoodiano come Gesù dopo i tre giorni. Chi ne aveva più sentito parlare? In effetti la pausa di due anni dal mondo del cinema poteva essere una mossa strategica per un attore austriaco che si vede lanciato nell'olimpo dei 'best actors' così improvvisamente. Peccato, però, che abbia scelto questa pellicola. E', sì, campione di incassi al botteghino USA (niente di straordinario, per carità: ad oggi siamo a $92.4 milioni e un 10° posto in classifica che, arrivati a domenica 20 febbraio, lo vedrà sbalzare fuori quasi sicuramente dalla top ten del box office americano), ma non è rappresentativa di alcunché. Mossa, a mio avviso, sbagliata.
Insomma, il film non è male, ma non è così elettrizzante come avrebbe potuto essere. Buoni attori, la regia del premio Oscar Michel Gondry (ma anche lui che cosa ci fa in questo progetto?! Voleva rendersi più commerciale? O svendersi al commerciale? Non capisco...), un personaggio meno convenzionale di altri supereroi (ma Iron Man era già un antieroe...) e... E, purtroppo, poco altro. Avanti il prossimo (magari il nuovo Spider Man?).
Consigli: Un film innocuo, piacevole. Ma non spendete dei soldi per vederlo, per carità!
Parola chiave: I cattivi sono i buoni.
Ric
Etichette:
amicizia,
antieroe,
azione,
box office,
Cameron Diaz,
Christoph Waltz,
giornale,
Jay Chou,
Michel Gondry,
rapporti umani,
Seth Rogen,
supereroi,
The Green Hornet
domenica 13 febbraio 2011
Film 217 - I ragazzi stanno bene
Continuiamo con le cene pre-Oscar. Il 27 febbraio si avvicina...
Film 217: "I ragazzi stanno bene" (2010) di Lisa Cholodenko
Visto: dalla tv del Puffo
Lingua: inglese
Compagnia: Marco, Diego, Andrea, Andrea Puffo, Gianpaolo
Pensieri: I colori forti di questa locandina mi hanno subito ricordato quelli di un altro film, "Sunshine Cleaning". Non so perchè, ma nonostante non abbai visto quest'ultimo, non riesco a togliermi dalla testa il collegamento. Le atmosfere, i paesaggi, invece, mi hanno ricordato il "Sideways" di Alexander Payne. Sarà la natura molto presente, la motocicletta, il sole caldo, il piacere del vino a tavola... Di fatto nella mia testa, durante la visione di questa pellicola, sono frullati vari collegamenti.
Non posso fare a meno di pensare, poi, che Annette Bening aspetti un Oscar da 20 anni, ma che, il destino, gliel'abbia sempre sottratto. E' stata eternamente seconda. Due volte battuta da Hilary Swank e una da Whoopi Goldberg, quest'anno, pare, debba perdere contro Natalie Portman. E, mi tocca dire, a giusta ragione.
Sì, perchè, a mio avviso, questo film non è niente di che. Carino, ma non il migliore dell'anno. Bravi gli interpreti (e non solo la Bening), ma ne ho in mente altri che, nella passata stagione, hanno fatto di meglio. Sarà che, dopo tanto decantare una cosa, le aspettative sono sempre troppo alte?
In effetti questo film ha il grande pregio di rappresentare una realtà che, per l'Italia, non solo è insolita, ma quantomeno futuristica (utopica è troppo?). Due lesbiche sposate con figli fatti in provetta è un'immagine familiare talmente lontana da ogni nostra idea di famiglia regolarmente ammessa, che non può non interessare l'aspetto sociologico e sociale che l'analisi di un nucleo così 'sperimentale' (sempre per noi che siamo retrogradi) può offrire!
La storia raccontata ha l'elemento di disturbo della quotidianità (i figli cercano il padre donatore di sperma), ma la piega che prende la narrazione non è sempre efficace. La liaison amorosa che nasce tra una delle due donne (Julianne Moore) e il padre biologico dei loro figli (Mark Ruffalo, anche lui candidato all'Oscar per questa pellicola) è uno scivolone sentimentale che lascia l'amaro in bocca per tutto il resto della visione. Qui la Bening dimostra le sue qualità di attrice sia nel momento della scoperta del tradimento che davanti alle scuse della moglie.
Per il resto questo "I ragazzi stanno bene" è un film del quotidiano, intimo e, sicuramente, di stampo indipendente. Nessun grande budget, né grandi incassi ($20,803,237 sul mercato USA). Arricchisce perchè pone il problema della normalità del diverso a chi potrebbe non essersi mai messo nei suoi panni. La sua forza sta sicuramente nel messaggio che propone e l'idea di assoluta banalità (non nel senso svilente, sia chiaro) che sta dietro ad una coppia dello stesso sesso. Di questi tempi non dovrebbe più essere necessario ribadirlo, ma, nel caso, è sempre meglio ricordarlo a chi ha una labile memoria.
Consigli: Sicuramente visto in inglese ha quella marcia in più. Ma i sottotitoli, si sa, distraggono...
Parola chiave: Origini.
Ric
Film 217: "I ragazzi stanno bene" (2010) di Lisa Cholodenko
Visto: dalla tv del Puffo
Lingua: inglese
Compagnia: Marco, Diego, Andrea, Andrea Puffo, Gianpaolo
Pensieri: I colori forti di questa locandina mi hanno subito ricordato quelli di un altro film, "Sunshine Cleaning". Non so perchè, ma nonostante non abbai visto quest'ultimo, non riesco a togliermi dalla testa il collegamento. Le atmosfere, i paesaggi, invece, mi hanno ricordato il "Sideways" di Alexander Payne. Sarà la natura molto presente, la motocicletta, il sole caldo, il piacere del vino a tavola... Di fatto nella mia testa, durante la visione di questa pellicola, sono frullati vari collegamenti.
Non posso fare a meno di pensare, poi, che Annette Bening aspetti un Oscar da 20 anni, ma che, il destino, gliel'abbia sempre sottratto. E' stata eternamente seconda. Due volte battuta da Hilary Swank e una da Whoopi Goldberg, quest'anno, pare, debba perdere contro Natalie Portman. E, mi tocca dire, a giusta ragione.
Sì, perchè, a mio avviso, questo film non è niente di che. Carino, ma non il migliore dell'anno. Bravi gli interpreti (e non solo la Bening), ma ne ho in mente altri che, nella passata stagione, hanno fatto di meglio. Sarà che, dopo tanto decantare una cosa, le aspettative sono sempre troppo alte?
In effetti questo film ha il grande pregio di rappresentare una realtà che, per l'Italia, non solo è insolita, ma quantomeno futuristica (utopica è troppo?). Due lesbiche sposate con figli fatti in provetta è un'immagine familiare talmente lontana da ogni nostra idea di famiglia regolarmente ammessa, che non può non interessare l'aspetto sociologico e sociale che l'analisi di un nucleo così 'sperimentale' (sempre per noi che siamo retrogradi) può offrire!
La storia raccontata ha l'elemento di disturbo della quotidianità (i figli cercano il padre donatore di sperma), ma la piega che prende la narrazione non è sempre efficace. La liaison amorosa che nasce tra una delle due donne (Julianne Moore) e il padre biologico dei loro figli (Mark Ruffalo, anche lui candidato all'Oscar per questa pellicola) è uno scivolone sentimentale che lascia l'amaro in bocca per tutto il resto della visione. Qui la Bening dimostra le sue qualità di attrice sia nel momento della scoperta del tradimento che davanti alle scuse della moglie.
Per il resto questo "I ragazzi stanno bene" è un film del quotidiano, intimo e, sicuramente, di stampo indipendente. Nessun grande budget, né grandi incassi ($20,803,237 sul mercato USA). Arricchisce perchè pone il problema della normalità del diverso a chi potrebbe non essersi mai messo nei suoi panni. La sua forza sta sicuramente nel messaggio che propone e l'idea di assoluta banalità (non nel senso svilente, sia chiaro) che sta dietro ad una coppia dello stesso sesso. Di questi tempi non dovrebbe più essere necessario ribadirlo, ma, nel caso, è sempre meglio ricordarlo a chi ha una labile memoria.
Consigli: Sicuramente visto in inglese ha quella marcia in più. Ma i sottotitoli, si sa, distraggono...
Parola chiave: Origini.
Ric
Etichette:
amore,
Annette Bening,
figli,
I ragazzi stanno bene,
Josh Hutcherson,
Julianne Moore,
Mark Ruffalo,
matrimonio,
Mia Wasikowska,
oscar,
rapporti umani,
The Kids Are All Right,
Yaya DaCosta,
Zosia Mamet
sabato 12 febbraio 2011
Film 216 - Frankenstein Junior
Mai manifestazione cinematografica fu più gradita (e azzeccata, nel mio caso...).
Film 216: "Frankenstein Junior" (1974) di Mel Brooks
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: mamma
Pensieri: No, non ho scritto male, l'ho proprio visto al cinema. Ottima idea quella di riproporlo in questo periodo, più che altro - per quanto mi riguarda - perchè è stato fatto uscire il 2 e il 3 febbraio, a una settimana dal compleanno mio e di mia madre. Siccome entrambi siamo sempre stati grandissimi appassionati di questa pellicola di Mel Broos, non ho potuto fare a meno di sfruttare l'occasione per un festeggiamento anticipato più intimo. Erano anni, poi, che non andavo al cinema da solo con lei (l'ultima volta a vedere "Le verità nascoste" nel 2000...) e mi ero dimenticato quanto le piacesse chiacchierare durante la proiezione... Ma del resto, sapendo ogni battuta a memoria, era piuttosto inevitabile che qualche commento ci scappasse. A lei, a me e, a dirla tutta, a molte altre persone in sala.
Inutile elogiare questo capolavoro, cosa si può dire di nuovo che non sia già stato detto? Ha battute esilaranti, trovate comiche pazzesche (gobba, lupo ululì, Frau Blücher, ...), personaggi veramente ben scritti e magistralmente interpretati da grandissimi attori (Dr. Frankenstein/Gene Wilder, Igor/Marty Feldman, Frau Blücher/Cloris Leachman, Inga/Teri Garr, Elizabeth/Madeline Kahn e The Monster/Peter Boyle), una storia rivisitata in maniera geniale e, ammettiamolo, un non sottovalutabile bagaglio di tenera nostalgia.
Bello, bello, bello! Al cinema, ritrovatisi tutti gli appassionati di questa mitica pellicola, sembrava di stare in una grande famiglia. E, mi viene da dire, è un'esperienza assolutamente da rifare!
Ps. Due nomination agli Oscar del '75: miglior sceneggiatura non originale (Gene Wilder, Mel Brooks) e miglior sonoro.
Consigli: Con mia madre ci guardavamo la VHS almeno una volta all'anno quando ero bambino. Questo per dire: va visto almeno una volta nella vita. Sarebbe meglio almeno due o tre, ma intanto sarebbe già un inizio. E' geniale!
Parola chiave: Si può fare!
#HollywoodCiak
Bengi
Film 216: "Frankenstein Junior" (1974) di Mel Brooks
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: mamma
Pensieri: No, non ho scritto male, l'ho proprio visto al cinema. Ottima idea quella di riproporlo in questo periodo, più che altro - per quanto mi riguarda - perchè è stato fatto uscire il 2 e il 3 febbraio, a una settimana dal compleanno mio e di mia madre. Siccome entrambi siamo sempre stati grandissimi appassionati di questa pellicola di Mel Broos, non ho potuto fare a meno di sfruttare l'occasione per un festeggiamento anticipato più intimo. Erano anni, poi, che non andavo al cinema da solo con lei (l'ultima volta a vedere "Le verità nascoste" nel 2000...) e mi ero dimenticato quanto le piacesse chiacchierare durante la proiezione... Ma del resto, sapendo ogni battuta a memoria, era piuttosto inevitabile che qualche commento ci scappasse. A lei, a me e, a dirla tutta, a molte altre persone in sala.
Inutile elogiare questo capolavoro, cosa si può dire di nuovo che non sia già stato detto? Ha battute esilaranti, trovate comiche pazzesche (gobba, lupo ululì, Frau Blücher, ...), personaggi veramente ben scritti e magistralmente interpretati da grandissimi attori (Dr. Frankenstein/Gene Wilder, Igor/Marty Feldman, Frau Blücher/Cloris Leachman, Inga/Teri Garr, Elizabeth/Madeline Kahn e The Monster/Peter Boyle), una storia rivisitata in maniera geniale e, ammettiamolo, un non sottovalutabile bagaglio di tenera nostalgia.
Bello, bello, bello! Al cinema, ritrovatisi tutti gli appassionati di questa mitica pellicola, sembrava di stare in una grande famiglia. E, mi viene da dire, è un'esperienza assolutamente da rifare!
Ps. Due nomination agli Oscar del '75: miglior sceneggiatura non originale (Gene Wilder, Mel Brooks) e miglior sonoro.
Consigli: Con mia madre ci guardavamo la VHS almeno una volta all'anno quando ero bambino. Questo per dire: va visto almeno una volta nella vita. Sarebbe meglio almeno due o tre, ma intanto sarebbe già un inizio. E' geniale!
Parola chiave: Si può fare!
#HollywoodCiak
Bengi
Etichette:
capolavoro,
Cloris Leachman,
comicità,
cult,
Frankenstein Junior,
Frau Blücher,
Gene Hackman,
Gene Wilder,
Madeline Kahn,
Marty Feldman,
Mel Brooks,
Oscars,
Peter Boyle,
Teri Garr,
Young Frankenstein
venerdì 11 febbraio 2011
Film 215 - Tre all'improvviso
Della serie: leggerezza a gogo.
Film 215: "Tre all'improvviso" (2010) di Greg Berlanti
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Non è che serva spendere molte parole per questa pellicola. Oltre ad essere essenzialmente identica a milioni di altri prodotti riconducibili alla voce unica 'commedia americana', ha, inoltre, il non invidiabile status di commediola un po' priva di tatto (per non dire fuori luogo).
I genitori di una neonata muoiono (questo è l'incipit) e i suoi padrino e madrina le sono affidati in veste di tutori fino al compimento della maggiore età. Oltre al fatto che sa di già visto (vedi "Quando meno te lo aspetti"), la semplicità con cui viene affrontato il dolore - che un giorno c'è, quello dopo non più - è di una superficialità sconcertante. Che non sia più richiesta la verosimiglianza con la realtà, nel genere commedia? O che le uniche sofferenze siano quelle del cuore (legate alle pulsioni amorose)? Non ci è dato sapere.
Ciò, che, però, si capisce bene in questa pellicola è che:
a) Katherine Heigl è ufficialmente la nuova Julia Roberts;
b) il salto dalla tv al cinema è fattibile (in questa pellicola Katherine Heigl, Josh Duhamel, Christina Hendricks e Melissa McCarthy vengo da ruoli fissi in serie tv americane);
c) il genere 'commedia americana' non ha (quasi sempre) più niente da dire.
Desolamento sconcertante a parte, la pellicola è funzionale a una serata scaccia pensieri, dove la compagnia è il punto forte, non certo ciò che si sta guardando.
Consigli: Un ottimo sottofondo per una serata tra amici. La Heigl piace, è perfetta per questi milioni di ruoli tutti uguali.
Parola chiave: Prima ti odio poi capisco che ti amo (è il riassunto della trama, lo so).
Ric
Film 215: "Tre all'improvviso" (2010) di Greg Berlanti
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Non è che serva spendere molte parole per questa pellicola. Oltre ad essere essenzialmente identica a milioni di altri prodotti riconducibili alla voce unica 'commedia americana', ha, inoltre, il non invidiabile status di commediola un po' priva di tatto (per non dire fuori luogo).
I genitori di una neonata muoiono (questo è l'incipit) e i suoi padrino e madrina le sono affidati in veste di tutori fino al compimento della maggiore età. Oltre al fatto che sa di già visto (vedi "Quando meno te lo aspetti"), la semplicità con cui viene affrontato il dolore - che un giorno c'è, quello dopo non più - è di una superficialità sconcertante. Che non sia più richiesta la verosimiglianza con la realtà, nel genere commedia? O che le uniche sofferenze siano quelle del cuore (legate alle pulsioni amorose)? Non ci è dato sapere.
Ciò, che, però, si capisce bene in questa pellicola è che:
a) Katherine Heigl è ufficialmente la nuova Julia Roberts;
b) il salto dalla tv al cinema è fattibile (in questa pellicola Katherine Heigl, Josh Duhamel, Christina Hendricks e Melissa McCarthy vengo da ruoli fissi in serie tv americane);
c) il genere 'commedia americana' non ha (quasi sempre) più niente da dire.
Desolamento sconcertante a parte, la pellicola è funzionale a una serata scaccia pensieri, dove la compagnia è il punto forte, non certo ciò che si sta guardando.
Consigli: Un ottimo sottofondo per una serata tra amici. La Heigl piace, è perfetta per questi milioni di ruoli tutti uguali.
Parola chiave: Prima ti odio poi capisco che ti amo (è il riassunto della trama, lo so).
Ric
Etichette:
amore,
bambina,
Christina Hendricks,
famiglia,
Jean Smart,
Josh Duhamel,
Josh Lucas,
katherine heigl,
Kumail Nanjiani,
Life as We Know It,
lutto,
Melissa McCarthy,
romcom,
Tre all'improvviso,
tv show,
Will Sasso
martedì 8 febbraio 2011
Film 214 - Il discorso del re
Continuando con la serie di film preparativi per l'Oscar, due sabati fa, al cinema, ho visto quello che, quest'anno, ha raccimolato il maggior numero di nomination...
Film 214: "Il discorso del re" (2010) di Tom Hooper
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Jessica, Marco, Giarda
Pensieri: Questo è uno strano caso cinematografico. Innanzitutto non è un film commerciale, basato su grandi nomi, effetti speciali e tanto marketing mirato. Gli attori, infatti, sono decisamente di nicchia (giusto la Bonham Carter è più conosciuta, anche grazie ai successi in cui suo marito Tim Burton la coinvolge), agli effetti speciali si richiede piuttosto un'ottima capacità recitativa e il budget è di 'solamente' $15,000,000. Nonostante questi punti a sfavore (solo nell'ottica del successo commerciale, per carità!), considerando, poi, che è un film inglese in costume, "Il discorso del re" è da un paio di mesi nella classifica dei film più visti in America avendo raggiunto, ad oggi, la cifra di $83,527,544 al botteghino. Il che, nell'ottica di questa pellicola, è piuttosto sbalorditivo.
Sarà che gli Oscar quest'anno sono abbastanza fortunati a livello di incassi (nella lista dei nominati a miglior film, ci sono molte pellicole che hanno raggiunto ottimi risultati al botteghino - a volte anche inaspettatamente - come "Inception", "Il Grinta", "Toy story 3 - La grande fuga", "The Social Network", "The Fighter" e "Black Swan"), di fatto la stagione del 'buon cinema' USA sta andando abbastanza bene.
Ma quali sono i punti di forza di questo film? Come già detto, sicuramente la capacità recitativa dei suoi protagonisti. Colin Firth, grande attore da anni e non solo per i due film - l'altro è "A single man" - per cui ha ricevuto la nomination all'Oscar, è il più probabile vincitore come attore protagonista e, a dirla tutta, sarebbe una vincita meritata. Oltre alla sua evidente bravura, si sa che all'Academy piace attribuire premi ad attori che interpretano personaggi realmente esistiti (vedi precedenti vincitori come Nicole Kidman, Cate Blanchett, Jamie Foxx, Sean Penn, Helen Mirren, ...), magari con qualche difficoltà fisica da dover riproporre con maestria sullo schermo. E allora chi meglio di Colin che, qui, interpreta il balbuziente Re Giorgio VI (padre dell'attuale sovrana d'Inghilterra) quest'anno rappresenta appieno il prototipo da pronostico favorevole? Direi nessuno (James Franco e Jesse Eisenberg interpretano anche loro personaggi della realtà, ma, oltre ad essere molto giovani - punto a sfavore - l'ultimo dei due incarna un antieroe antipatico e cinico, capace sì di elevarsi grazie alle sue capacità, ma sprezzante della massa e pur sempre incline alla vendetta. In questi tempi di crisi e disordini un po' dappertutto, è più probabile pensare che anche l'Academy voglia lanciare il suo messaggio di 'speranza ed elevazione', attraverso persone e personaggi capaci di ispirare chi guarda).
Geoffrey Rush (attore australiano già vincitore di un Oscar nel 1997 per "Shine", visto anche in "Shakespeare in Love" e "La maledizione della prima luna") rimane sempre sinonimo di grande qualità e capacità espressiva, abile ad impersonare qualsiasi personaggio con maestria, non importi che si parli di una produzione commerciale o, come in questo caso, più indipendente.
Helena Bonham Carter, invece, riceve finalmente la sua seconda nomination all'Oscar (la prima nel lontano '98) e, sembra fatto apposta, anche questa volta senza essere diretta dal marito (che l'Academy sembra voler continuare a snobbare, scioccamente). Al di fuori dei ruoli anticonvenzionali cui siamo abituati a vederla (difficile riconoscerla in "Alice in Wonderland", "Harry Potter e i doni della morte: Parte I" o "Planet of the Apes - Il pianeta delle scimmie") dimostra di sapersela cavare egregiamente, regalandoci, in questa pellicola, un ritratto della Regina Elisabetta piuttosto ben riuscito.
E' indubbio, comunque, che una visione in lingua originale aiuti lo spettatore a comprendere meglio il lavoro di un attore, potendo immaginare più concretamente ciò che sta dietro la creazione e l'interpretazione di un personaggio, per giunta realmente esistito.
Di fatto questa pellicola vale all'80% solamente per il cast davvero notevole. Buona la fotografia, bella - come sempre - la musica di Alexandre Desplat (che alla quarta nomination ce la faccia a vincere?), perfetti i costumi. No, non è il miglior film dell'anno, ma è sicuramente un esempio perfetto di cinema di qualità. Vale la spesa del biglietto, vale la pena di vederlo in inglese.
Consigli: Non rovinatevi la trama andando a curiosare la storia originale di Re Giorgio VI. E' piacevole lasciarsi trasportare da questa storia, dai suoi protagonisti. A verificare ci si può pensare dopo.
Parola chiave: Abdicare.
Ric
Film 214: "Il discorso del re" (2010) di Tom Hooper
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Jessica, Marco, Giarda
Pensieri: Questo è uno strano caso cinematografico. Innanzitutto non è un film commerciale, basato su grandi nomi, effetti speciali e tanto marketing mirato. Gli attori, infatti, sono decisamente di nicchia (giusto la Bonham Carter è più conosciuta, anche grazie ai successi in cui suo marito Tim Burton la coinvolge), agli effetti speciali si richiede piuttosto un'ottima capacità recitativa e il budget è di 'solamente' $15,000,000. Nonostante questi punti a sfavore (solo nell'ottica del successo commerciale, per carità!), considerando, poi, che è un film inglese in costume, "Il discorso del re" è da un paio di mesi nella classifica dei film più visti in America avendo raggiunto, ad oggi, la cifra di $83,527,544 al botteghino. Il che, nell'ottica di questa pellicola, è piuttosto sbalorditivo.
Sarà che gli Oscar quest'anno sono abbastanza fortunati a livello di incassi (nella lista dei nominati a miglior film, ci sono molte pellicole che hanno raggiunto ottimi risultati al botteghino - a volte anche inaspettatamente - come "Inception", "Il Grinta", "Toy story 3 - La grande fuga", "The Social Network", "The Fighter" e "Black Swan"), di fatto la stagione del 'buon cinema' USA sta andando abbastanza bene.
Ma quali sono i punti di forza di questo film? Come già detto, sicuramente la capacità recitativa dei suoi protagonisti. Colin Firth, grande attore da anni e non solo per i due film - l'altro è "A single man" - per cui ha ricevuto la nomination all'Oscar, è il più probabile vincitore come attore protagonista e, a dirla tutta, sarebbe una vincita meritata. Oltre alla sua evidente bravura, si sa che all'Academy piace attribuire premi ad attori che interpretano personaggi realmente esistiti (vedi precedenti vincitori come Nicole Kidman, Cate Blanchett, Jamie Foxx, Sean Penn, Helen Mirren, ...), magari con qualche difficoltà fisica da dover riproporre con maestria sullo schermo. E allora chi meglio di Colin che, qui, interpreta il balbuziente Re Giorgio VI (padre dell'attuale sovrana d'Inghilterra) quest'anno rappresenta appieno il prototipo da pronostico favorevole? Direi nessuno (James Franco e Jesse Eisenberg interpretano anche loro personaggi della realtà, ma, oltre ad essere molto giovani - punto a sfavore - l'ultimo dei due incarna un antieroe antipatico e cinico, capace sì di elevarsi grazie alle sue capacità, ma sprezzante della massa e pur sempre incline alla vendetta. In questi tempi di crisi e disordini un po' dappertutto, è più probabile pensare che anche l'Academy voglia lanciare il suo messaggio di 'speranza ed elevazione', attraverso persone e personaggi capaci di ispirare chi guarda).
Geoffrey Rush (attore australiano già vincitore di un Oscar nel 1997 per "Shine", visto anche in "Shakespeare in Love" e "La maledizione della prima luna") rimane sempre sinonimo di grande qualità e capacità espressiva, abile ad impersonare qualsiasi personaggio con maestria, non importi che si parli di una produzione commerciale o, come in questo caso, più indipendente.
Helena Bonham Carter, invece, riceve finalmente la sua seconda nomination all'Oscar (la prima nel lontano '98) e, sembra fatto apposta, anche questa volta senza essere diretta dal marito (che l'Academy sembra voler continuare a snobbare, scioccamente). Al di fuori dei ruoli anticonvenzionali cui siamo abituati a vederla (difficile riconoscerla in "Alice in Wonderland", "Harry Potter e i doni della morte: Parte I" o "Planet of the Apes - Il pianeta delle scimmie") dimostra di sapersela cavare egregiamente, regalandoci, in questa pellicola, un ritratto della Regina Elisabetta piuttosto ben riuscito.
E' indubbio, comunque, che una visione in lingua originale aiuti lo spettatore a comprendere meglio il lavoro di un attore, potendo immaginare più concretamente ciò che sta dietro la creazione e l'interpretazione di un personaggio, per giunta realmente esistito.
Di fatto questa pellicola vale all'80% solamente per il cast davvero notevole. Buona la fotografia, bella - come sempre - la musica di Alexandre Desplat (che alla quarta nomination ce la faccia a vincere?), perfetti i costumi. No, non è il miglior film dell'anno, ma è sicuramente un esempio perfetto di cinema di qualità. Vale la spesa del biglietto, vale la pena di vederlo in inglese.
Consigli: Non rovinatevi la trama andando a curiosare la storia originale di Re Giorgio VI. E' piacevole lasciarsi trasportare da questa storia, dai suoi protagonisti. A verificare ci si può pensare dopo.
Parola chiave: Abdicare.
Ric
Etichette:
Alexandre Desplat,
balbuzie,
box office,
Colin Firth,
famiglia,
Geoffrey Rush,
Helena Bonham Carter,
Il discorso del re,
Inghilterra,
malattia,
monarchia,
oscar,
Oscars,
storia vera,
Tom Hooper,
UK
domenica 6 febbraio 2011
Film 213 - Black Swan
Si ricomincia con le cene a base di insalata e film! In attesa della fatidica serata degli Oscar, da bravi, ci siamo messi avanti per guardare, in lingua originale, quello che il cinema italiano ancora non ci propone.
Film 213: "Black Swan" (2010) di Darren Aronofsky
Visto: dalla tv del Puffo
Lingua: inglese
Compagnia: Andrea, Titti, Anita, Andrea Puffo, Marco
Pensieri: Partirei dal fatto che, mi è stato detto - io non me ne intendo di balletto -, Natalie Portman si vede che non fa la ballerina di mestiere, ma considerando che non usa controfigure nel film, è davvero molto brava. Io, personalmente, l'ho trovata bravissima.
E' vero che lei mi piace un po' a prescindere, comunque era ora che anche l'Academy le riconoscesse qualcosa in più della semplice nomination come non protagonista per "Closer" del 2005. Questo parrebbe essere il ruolo che le conferirà l'Oscar, oggettivamente difficilmente battibile dalla concorrenza delle sue colleghe, seppur piuttosto agguerrite. Ma Nicole Kidman ("Rabbit Hole"), Michelle Williams ("Blue Valentine") e Jennifer Lawrence ("Winter's Bone") difficilmente si vedranno riconoscere qualcosa (la Kidman ha già vinto nel 2003), mentre l'unica vera rivale sembra Annette Bening ("I ragazzi stanno bene") ormai giunta alla sua terza nomination.
Per tornare a questo film, direi che il mio pensiero a riguardo è decisamente positivo. Ottima scelta del cast femminile (Mila Kunis, Winona Ryder, Barbara Hershey), ognuna adeguata al suo ruolo. Vincent Cassel davvero molto credibile, brutto, ma sensuale, capace di scuotere il cuore di Nina/Portman come dello spettatore, turbato e incuriosito dai metodi di questo regista teatrale. L'accento francese completamente sparito (gli italiani imparino), un inglese fluente e ben comprensibile. Molto bravo.
Altro punto a favore di questa pellicola è la regia di Darren Aronofsky ("Requiem for a Dream", "L'albero della vita", "The Wrestler"), sempre in movimento, sul palco con gli attori, capace di districarsi tra le movenze del ballo come una trottola (non impazzita) senza mai cadere nell'effetto confusione/mal di testa. Si balla sul palco con i ballerini, si fanno le prove, si è sempre in mezzo alla scena. Bello e vitale, aiuta ad entrare meglio nelle dinamiche della storia. Storia che, tra l'altro, è piuttosto interessante. Dal trailer la domanda nasce spontanea: lei si tramuta davvero in cigno?! Ovviamente non sarò io a svelare l'arcano, ma devo dire che, per come è stata trattata la cosa, c'è un risvolto dark piuttosto piacevole e inaspettato per essere un film sulla danza.
Poi ancora: bella fotografia, bello e particolare il trucco, ma - peccato - le musiche non sono state di mio gradimento. Troppo presenti e pressanti, forse non sempre adatte e in linea con le scene proposte. Ha senso (a livello di associazione) utilizzare elementi de 'Il lago dei cigni' ed inserirli nella narrazione, ma non sempre la scelta è felice. Troppo forte e ridondante, talvolta si fatica a rimanere concentrati sull'immagine tanto è il disturbo della musica.
In definitiva un film da vedere anche se non si ama il balletto. La Portman è strepitosa, fragile e carica di tensione, bruciata dal desiderio di essere diversa, ma al tempo stesso fedele a sé stessa e combattuta. Un'ottima interpretazione davvero meritevole dei riconoscimenti ricevuti. E poi, nel complesso, un'opera diversa, differente perchè concepita su una storia originale e interessante. Insomma, un ottimo lavoro.
Consigli: Correte a vederlo prima della cerimonia degli Oscar del 27 febbraio. Ne vale la pena.
Parola chiave: 'Il lago dei cigni'.
Ric
Film 213: "Black Swan" (2010) di Darren Aronofsky
Visto: dalla tv del Puffo
Lingua: inglese
Compagnia: Andrea, Titti, Anita, Andrea Puffo, Marco
Pensieri: Partirei dal fatto che, mi è stato detto - io non me ne intendo di balletto -, Natalie Portman si vede che non fa la ballerina di mestiere, ma considerando che non usa controfigure nel film, è davvero molto brava. Io, personalmente, l'ho trovata bravissima.
E' vero che lei mi piace un po' a prescindere, comunque era ora che anche l'Academy le riconoscesse qualcosa in più della semplice nomination come non protagonista per "Closer" del 2005. Questo parrebbe essere il ruolo che le conferirà l'Oscar, oggettivamente difficilmente battibile dalla concorrenza delle sue colleghe, seppur piuttosto agguerrite. Ma Nicole Kidman ("Rabbit Hole"), Michelle Williams ("Blue Valentine") e Jennifer Lawrence ("Winter's Bone") difficilmente si vedranno riconoscere qualcosa (la Kidman ha già vinto nel 2003), mentre l'unica vera rivale sembra Annette Bening ("I ragazzi stanno bene") ormai giunta alla sua terza nomination.
Per tornare a questo film, direi che il mio pensiero a riguardo è decisamente positivo. Ottima scelta del cast femminile (Mila Kunis, Winona Ryder, Barbara Hershey), ognuna adeguata al suo ruolo. Vincent Cassel davvero molto credibile, brutto, ma sensuale, capace di scuotere il cuore di Nina/Portman come dello spettatore, turbato e incuriosito dai metodi di questo regista teatrale. L'accento francese completamente sparito (gli italiani imparino), un inglese fluente e ben comprensibile. Molto bravo.
Altro punto a favore di questa pellicola è la regia di Darren Aronofsky ("Requiem for a Dream", "L'albero della vita", "The Wrestler"), sempre in movimento, sul palco con gli attori, capace di districarsi tra le movenze del ballo come una trottola (non impazzita) senza mai cadere nell'effetto confusione/mal di testa. Si balla sul palco con i ballerini, si fanno le prove, si è sempre in mezzo alla scena. Bello e vitale, aiuta ad entrare meglio nelle dinamiche della storia. Storia che, tra l'altro, è piuttosto interessante. Dal trailer la domanda nasce spontanea: lei si tramuta davvero in cigno?! Ovviamente non sarò io a svelare l'arcano, ma devo dire che, per come è stata trattata la cosa, c'è un risvolto dark piuttosto piacevole e inaspettato per essere un film sulla danza.
Poi ancora: bella fotografia, bello e particolare il trucco, ma - peccato - le musiche non sono state di mio gradimento. Troppo presenti e pressanti, forse non sempre adatte e in linea con le scene proposte. Ha senso (a livello di associazione) utilizzare elementi de 'Il lago dei cigni' ed inserirli nella narrazione, ma non sempre la scelta è felice. Troppo forte e ridondante, talvolta si fatica a rimanere concentrati sull'immagine tanto è il disturbo della musica.
In definitiva un film da vedere anche se non si ama il balletto. La Portman è strepitosa, fragile e carica di tensione, bruciata dal desiderio di essere diversa, ma al tempo stesso fedele a sé stessa e combattuta. Un'ottima interpretazione davvero meritevole dei riconoscimenti ricevuti. E poi, nel complesso, un'opera diversa, differente perchè concepita su una storia originale e interessante. Insomma, un ottimo lavoro.
Consigli: Correte a vederlo prima della cerimonia degli Oscar del 27 febbraio. Ne vale la pena.
Parola chiave: 'Il lago dei cigni'.
Ric
martedì 1 febbraio 2011
Oscar 2011: le nomination
Il 25 gennaio finalmente sono state annunciate le tanto attese candidarue all'Oscar edizione 2011.
Questi 83esimi Academy Awards vedono, come ci si aspettava, una buona parte degli attori già candidati (o vincitori, tranne uno) ai Golden Globes svoltisi il 16 gennaio. Come ho già scritto [link], tante sono le stranezze evidenti, poche, probabilmente saranno le sorprese. Chi scommetterà andrà decisamente sul sicuro per quanto riguarda i quattro attori vincenti, la regia e il miglior film (dall'anno scorso quest'ultima categoria prevede 10 nomination). La sceneggiatura potrebbe lasciare qualche speranza ad "Inception", essendo agli Oscar divisa in originale e non originale. Per le categorie tecniche, ma soprattutto quelle che riguardano i cortometraggi, è un prenderci. Se la fortuna mi assiste, potrei azzeccare qualcosa anche quest'anno.
Come al solito, quindi, ecco la mia personalissima visione su chi secondo me vincerà (*) e chi vorrei veder trionfare (§). Il punteggio si calcola sempre allo stesso modo:
* = 1 punto;
§ = 1/2 punto;
*§ = 1 punto.
Una volta rivelati i vincitori provvederò ad effettuare il calcolo.
Mandatemi anche voi la vostra lista di vincitori se volete nei commenti o via mail!
Ps. Ricordo che gli Oscar 2011 premiano la stagione 2010.
* Vincerà § Vorrei vincesse
83rd Annual Academy Awards
Best Motion Picture of the Year
Nominees:
127 ore (2010): Christian Colson, Danny Boyle, John Smithson
Il cigno nero (2010): Mike Medavoy, Brian Oliver, Scott Franklin
The Fighter (2010): David Hoberman, Todd Lieberman, Mark Wahlberg
§ Inception (2010): Christopher Nolan, Emma Thomas
I ragazzi stanno bene (2010): Gary Gilbert, Jeffrey Levy-Hinte, Celine Rattray
Il discorso del re (2010): Iain Canning, Emile Sherman, Gareth Unwin
* The Social Network (2010): Scott Rudin, Dana Brunetti, Michael De Luca, Ceán Chaffin
Toy story 3 - La grande fuga (2010): Darla K. Anderson
Il Grinta (2010): Ethan Coen, Joel Coen, Scott Rudin
Winter's Bone (2010): Anne Rosellini, Alix Madigan
Best Performance by an Actor in a Leading Role
Nominees:
Javier Bardem for Biutiful (2010)
Jeff Bridges for Il Grinta (2010)
Jesse Eisenberg for The Social Network (2010)
*§ Colin Firth for Il discorso del re (2010)
James Franco for 127 ore (2010)
Best Performance by an Actress in a Leading Role
Nominees:
Annette Bening for I ragazzi stanno bene (2010)
Nicole Kidman for Rabbit Hole (2010)
Jennifer Lawrence for Winter's Bone (2010)
*§ Natalie Portman for Il cigno nero (2010)
Michelle Williams for Blue Valentine (2010)
Best Performance by an Actor in a Supporting Role
Nominees:
*§ Christian Bale for The Fighter (2010)
John Hawkes for Winter's Bone (2010)
Jeremy Renner for The Town (2010)
Mark Ruffalo for I ragazzi stanno bene (2010)
Geoffrey Rush for Il discorso del re (2010)
Best Performance by an Actress in a Supporting Role
Nominees:
§ Amy Adams for The Fighter (2010)
Helena Bonham Carter for Il discorso del re (2010)
* Melissa Leo for The Fighter (2010)
Hailee Steinfeld for Il Grinta (2010)
Jacki Weaver for Animal Kingdom (2010)
Best Achievement in Directing
Nominees:
§ Darren Aronofsky for Il cigno nero (2010)
Ethan Coen, Joel Coen for Il Grinta (2010)
* David Fincher for The Social Network (2010)
Tom Hooper for Il discorso del re (2010)
David O. Russell for The Fighter (2010)
Best Writing, Screenplay Written Directly for the Screen
Nominees:
Another Year (2010): Mike Leigh
The Fighter (2010): Scott Silver, Paul Tamasy, Eric Johnson, Keith Dorrington
§ Inception (2010): Christopher Nolan
* I ragazzi stanno bene (2010): Lisa Cholodenko, Stuart Blumberg
Il discorso del re (2010): David Seidler
Best Writing, Screenplay Based on Material Previously Produced or Published
Nominees:
127 ore (2010): Danny Boyle, Simon Beaufoy
* The Social Network (2010): Aaron Sorkin
§ Toy story 3 - La grande fuga (2010): Michael Arndt, John Lasseter, Andrew Stanton, Lee Unkrich
Il Grinta (2010): Joel Coen, Ethan Coen
Winter's Bone (2010): Debra Granik, Anne Rosellini
Best Animated Feature Film of the Year
Nominees:
§ Dragon Trainer (2010): Dean DeBlois, Chris Sanders
L'illusionista (2010): Sylvain Chomet
* Toy story 3 - La grande fuga (2010): Lee Unkrich
Best Foreign Language Film of the Year
Nominees:
§ Biutiful (2010): Alejandro González Iñárritu (Mexico)
Kynodontas (2009): Giorgos Lanthimos (Greece)
* In un mondo migliore (2010): Susanne Bier (Denmark)
La donna che canta (2010): Denis Villeneuve (Canada)
Hors-la-loi (2010): Rachid Bouchareb (Algeria)
Best Achievement in Cinematography
Nominees:
§ Il cigno nero (2010): Matthew Libatique
Inception (2010): Wally Pfister
Il discorso del re (2010): Danny Cohen
The Social Network (2010): Jeff Cronenweth
* Il Grinta (2010): Roger Deakins
Best Achievement in Editing
Nominees:
§ 127 ore (2010): Jon Harris
Il cigno nero (2010): Andrew Weisblum
* The Fighter (2010): Pamela Martin
Il discorso del re (2010): Tariq Anwar
The Social Network (2010): Kirk Baxter, Angus Wall
Best Achievement in Art Direction
Nominees:
* Alice in Wonderland (2010): Robert Stromberg, Karen O'Hara
§ Harry Potter e i doni della morte: Parte I (2010): Stuart Craig, Stephenie McMillan
Inception (2010): Guy Hendrix Dyas, Larry Dias, Douglas A. Mowat
Il discorso del re (2010): Eve Stewart, Judy Farr
Il Grinta (2010): Jess Gonchor, Nancy Haigh
Best Achievement in Costume Design
Nominees:
* Alice in Wonderland (2010): Colleen Atwood
§ Io sono l'amore (2009): Antonella Cannarozzi
Il discorso del re (2010): Jenny Beavan
The Tempest (2010/II): Sandy Powell
Il Grinta (2010): Mary Zophres
Best Achievement in Makeup
Nominees:
§ La versione di Barney (2010): Adrien Morot
The Way Back (2010): Edouard F. Henriques, Greg Funk, Yolanda Toussieng
* Wolfman (2010): Rick Baker, Dave Elsey
Best Achievement in Music Written for Motion Pictures, Original Score
Nominees:
127 ore (2010): A.R. Rahman
Dragon Trainer (2010): John Powell
Inception (2010): Hans Zimmer
§ Il discorso del re (2010): Alexandre Desplat
* The Social Network (2010): Trent Reznor, Atticus Ross
Best Achievement in Music Written for Motion Pictures, Original Song
Nominees:
* 127 ore (2010): A.R. Rahman, Rollo Armstrong, Dido ("If I Rise")
§ Country Strong (2010): Tom Douglas, Hillary Lindsey, Troy Verges("Coming Home")
Rapunzel - L'intreccio della torre (2010): Alan Menken, Glenn Slater("I See the Light")
Toy story 3 - La grande fuga (2010): Randy Newman("We Belong Together")
Best Achievement in Sound Mixing
Nominees:
§ Inception (2010): Lora Hirschberg, Gary Rizzo, Ed Novick
Il discorso del re (2010): Paul Hamblin, Martin Jensen, John Midgley
Salt (2010): Jeffrey J. Haboush, William Sarokin, Scott Millan, Greg P. Russell
The Social Network (2010): Ren Klyce, David Parker, Michael Semanick, Mark Weingarten
* Il Grinta (2010): Skip Lievsay, Craig Berkey, Greg Orloff, Peter F. Kurland
Best Achievement in Sound Editing
Nominees:
* Inception (2010): Richard King
Toy story 3 - La grande fuga (2010): Tom Myers, Michael Silvers
§ TRON: Legacy (2010): Gwendolyn Yates Whittle, Addison Teague
Il Grinta (2010): Skip Lievsay, Craig Berkey
Unstoppable - Fuori controllo (2010): Mark P. Stoeckinger
Best Achievement in Visual Effects
Nominees:
Alice in Wonderland (2010): Ken Ralston, David Schaub, Carey Villegas, Sean Phillips
§ Harry Potter e i doni della morte: Parte I (2010): Tim Burke, John Richardson, Christian Manz, Nicolas Aithadi
Hereafter (2010): Michael Owens, Bryan Grill, Stephan Trojansky, Joe Farrell
* Inception (2010): Chris Corbould, Andrew Lockley, Pete Bebb, Paul J. Franklin
Iron Man 2 (2010): Janek Sirrs, Ben Snow, Ged Wright, Daniel Sudick
Best Documentary, Features
Nominees:
Exit Through the Gift Shop (2010): Banksy, Jaimie D'Cruz
* GasLand (2010): Josh Fox, Trish Adlesic
Inside Job (2010): Charles Ferguson, Audrey Marrs
§ Restrepo (2010): Tim Hetherington, Sebastian Junger
Waste Land (2010): Lucy Walker, Angus Aynsley
Best Documentary, Short Subjects
Nominees:
Killing in the Name (2010): Nominees TBD
* Poster Girl (2010): Nominees TBD
Strangers No More (2010): Karen Goodman, Kirk Simon
§ Sun Come Up (2010): Jennifer Redfearn, Tim Metzger
The Warriors of Qiugang (2010): Ruby Yang, Thomas Lennon
Best Short Film, Animated
Nominees:
Day & Night (2010): Teddy Newton
The Gruffalo (2009) (TV): Jakob Schuh, Max Lang
* Let's Pollute (2009): Geefwee Boedoe
The Lost Thing (2010): Shaun Tan, Andrew Ruhemann
§ Madagascar, carnet de voyage (2010): Bastien Dubois
Best Short Film, Live Action
Nominees:
§ The Confession (2010/IV): Tanel Toom
The Crush (2009): Michael Creagh
God of Love (2010): Luke Matheny
Na Wewe (2010): Ivan Goldschmidt
* Wish 143 (2009): Ian Barnes, Samantha Waite
Mi ripeto, nel caso fosse sfuggito: tutti quelli che volessero pubblicare in risposta a questo post i loro personali pronostici per i GG, sono più che ben accetti!
Per il resto non ci rimane che attendere il 27 febbraio!
Ric
Etichette:
Amy Adams,
Christian Bale,
Colin Firth,
David Fincher,
Geoffrey Rush,
Golden Globes,
Helena Bonham Carter,
Inception,
Mark Ruffalo,
Michelle Williams,
natalie portman,
Nicole Kidman,
oscar
Film 212 - Chicago
Sinceramente non ricordavo più tanto bene questo film che, nel 2003, aveva rubato l'Oscar come miglior film a pellicole del calibro di "Il signore degli anelli - Le due torri" e "Il pianista". Meglio dare una rinfrescata alla memoria...
Film 212: "Chicago" (2002) di Rob Marshall
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Nicolò
Pensieri: "Chicago" è uno strano film. Per riassumerlo in una frase un po' estrema: è un bel musical con delle brutte canzoni.
Sarà che penso a "Moulin Rouge!" tutte le volte che vedo un film di genere, ma oggettivamente non posso dire mi sia piaciuta davvero una sola delle canzoni proposte (il film è tratto dal musical di Broadway). L'unica canticchiabile e che rimane in testa è "Overture/And All That Jazz" cantata dalla Zeta-Jones (per questo ruolo Oscar 2003 come attrice non protagonista). Le altre o sono troppo lunghe o spezzate dai troppi dialoghi in mezzo, interrotte facendo perdere, così, l'attenzione (e il ritmo) dello spettatore.
Probabilmente la scelta di adattare questo musical in film, evitando il più possibile l'effetto videoclip di due ore (vedi il recente "Burlesque"), ma piuttosto tentando un approccio un attimo più adulto e raffinato (dire di nicchia forse è azzardato), fa deragliare il regista Rob Marshall ("Memorie di una Geisha") che non è sempre capacissimo (ma dimostrerà di più la sua incompetenza in "Nine"). Nonostante certi effetti suggestivi nelle coreografie (figure in ombra dietro neon di luci colorate o numeri di ballo particolarmente efficaci), l'effetto è spesso molto caotico. Come si ripeterà nel musical ispirato ad "8 1/2" di Fellini, le scenografie sono ampie, illuminate da luci a occhio di bue che lasciano nel buio il resto della scena. Molto teatrale, in effetti, ma a volte non capire dove terminino i confini è fastidioso. La collocazione non ha spazio, nonostante sia alternata grazie al montaggio a scene in tribunale o in carcere, quindi ben delineate nel perimetro, ma, alla lunga, mi hanno stancato.
Tecnicamente parlando, invece, bei costumi e brava Renée Zellweger; deludente la voce di Richard Gere e un po' esagerato l'Oscar a Catherine Zeta-Jones (quell'anno c'erano anche Meryl Streep e Julianne Moore in nomination con lei...); simpatici Queen Latifah, John C. Reilly e Christine Baranski (Mamma Mia!"). Troppi, sicuramente, i 6 Oscar vinti (tra cui miglior film). Non a caso, in un sondaggio di qualche anno fa sugli (allora) recenti vincitori della categorie 'Best Movie', questa pellicola è risultata la meno significativa tra gli ultimi dieci ad essersi aggiudicati il titolo.
Ps. $306,776,732 di incasso nel mondo, di cui $170,687,518 solo in America.
Consigli: E' curioso confrontare questo musical e l'altro dello stesso regista, "Nine", per notare e riconoscere un certo stile che ritorna. Fateci caso!
Parola chiave: Omicidio.
Ric
Film 212: "Chicago" (2002) di Rob Marshall
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Nicolò
Pensieri: "Chicago" è uno strano film. Per riassumerlo in una frase un po' estrema: è un bel musical con delle brutte canzoni.
Sarà che penso a "Moulin Rouge!" tutte le volte che vedo un film di genere, ma oggettivamente non posso dire mi sia piaciuta davvero una sola delle canzoni proposte (il film è tratto dal musical di Broadway). L'unica canticchiabile e che rimane in testa è "Overture/And All That Jazz" cantata dalla Zeta-Jones (per questo ruolo Oscar 2003 come attrice non protagonista). Le altre o sono troppo lunghe o spezzate dai troppi dialoghi in mezzo, interrotte facendo perdere, così, l'attenzione (e il ritmo) dello spettatore.
Probabilmente la scelta di adattare questo musical in film, evitando il più possibile l'effetto videoclip di due ore (vedi il recente "Burlesque"), ma piuttosto tentando un approccio un attimo più adulto e raffinato (dire di nicchia forse è azzardato), fa deragliare il regista Rob Marshall ("Memorie di una Geisha") che non è sempre capacissimo (ma dimostrerà di più la sua incompetenza in "Nine"). Nonostante certi effetti suggestivi nelle coreografie (figure in ombra dietro neon di luci colorate o numeri di ballo particolarmente efficaci), l'effetto è spesso molto caotico. Come si ripeterà nel musical ispirato ad "8 1/2" di Fellini, le scenografie sono ampie, illuminate da luci a occhio di bue che lasciano nel buio il resto della scena. Molto teatrale, in effetti, ma a volte non capire dove terminino i confini è fastidioso. La collocazione non ha spazio, nonostante sia alternata grazie al montaggio a scene in tribunale o in carcere, quindi ben delineate nel perimetro, ma, alla lunga, mi hanno stancato.
Tecnicamente parlando, invece, bei costumi e brava Renée Zellweger; deludente la voce di Richard Gere e un po' esagerato l'Oscar a Catherine Zeta-Jones (quell'anno c'erano anche Meryl Streep e Julianne Moore in nomination con lei...); simpatici Queen Latifah, John C. Reilly e Christine Baranski (Mamma Mia!"). Troppi, sicuramente, i 6 Oscar vinti (tra cui miglior film). Non a caso, in un sondaggio di qualche anno fa sugli (allora) recenti vincitori della categorie 'Best Movie', questa pellicola è risultata la meno significativa tra gli ultimi dieci ad essersi aggiudicati il titolo.
Ps. $306,776,732 di incasso nel mondo, di cui $170,687,518 solo in America.
Consigli: E' curioso confrontare questo musical e l'altro dello stesso regista, "Nine", per notare e riconoscere un certo stile che ritorna. Fateci caso!
Parola chiave: Omicidio.
Ric
Etichette:
8 1/2,
box office,
Broadway,
Catherine Zeta-Jones,
Chicago,
fama,
musical,
Nine,
omicidio,
oscar,
Queen Latifah,
Renée Zellweger,
Richard Gere,
Rob Marshall,
successo
Iscriviti a:
Post (Atom)