Cineforum dell'incidentato capitolo X: appuntamento con la storia.
Film 624: "Il gattopardo" (1963) di Luchino Visconti
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Marco, Marco
Pensieri: Sinceramente? Non ero del tutto convinto prima di vedere questo film. Lunghezza, tematiche e forse anche un po' di pregiudizzi nei confronti del cinema italiano d'apoca e d'eutore nei confronti del quale pare spesso ci debba essere un rispetto reverenziale a prescindere.
Invece? "Il gattopardo" è a tutti gli effetti un capolavoro. Stupendo.
Innanzitutto ho trovato la lunghezza assolutamente affrontabile - immagino perché di fatto la storia mi ha interessato fin dal principio - e tutti i passaggi effettivamente capaci di evocare degnamente la storia del nostro Paese, davvero accurati per messa in scena e resa. Costumi bellissimi, scenografia accuratissima e, grazie all'eccellente restauro, una fotografia tanto ben resa da sembrare contemporanea.
Burt Lancaster e Alain Delon mi hanno colpito, risultando idonei alla non facile parte che gli competeva (specialmente il primo), pur non condividendo la nazionalità dei due personaggi che interpretano, il principe Don Fabrizio Salina e suo nipote Tancredi Falconeri. Gli attori - rispettivamente americano e francese - sono riusciti a calarsi nei panni di una sicula nobiltà ormai in declino, ferma ad usanze e riverenze che male si sposano con gli accadimenti che il Paese sta conoscendo nella nuova forma del Regno d'Italia. E' proprio il principe Salina a spiegare l'atteggiamento siculo nei confronti di questo ennesimo cambiamento che la popolazione si appresta ad affrontare, parlando proprio di un atteggiamento gattopardesco: "[..] i cambiamenti avvenuti nell'isola più volte nel corso della storia, hanno adattato il popolo siciliano ad altri "invasori", senza tuttavia modificare dentro l'essenza e il carattere dei siciliani stessi. Così il presunto miglioramento apportato dal nuovo Regno d'Italia, appare al principe di Salina come un ennesimo mutamento senza contenuti, poiché ciò che non muta è l'orgoglio del siciliano stesso. Egli infatti vuole esprimere l'incoerente adattamento al nuovo, ma nel contempo l'incapacità vera di modificare se stessi, e quindi l'orgoglio innato dei siciliani." (da Wikipedia).
A sintetizzare al meglio il gattopardismo è la frase di Tancredi: «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi».
In questa cornice, già di per sé ricchissima, si inseriscono le vicende dei due già citati protagonisti, della famiglia Salina e della protagonista femminile Angelica, una Claudia Cardinale un po' gitana e a volte motivo di qualche risata a causa di una certa sua goffaggine (che non so se attribuire a lei o al suo personaggio).
Scene assolutamente cult quella della Messa cui partecipa tutta la famiglia Salina, completamente bianca in viso per via della polvere e, proprio per questo motivo, simili a statue immobili quasi a suggerire una parallelo con la staticità della loro condizione sociale in quel momento storico; e, inutile dirlo, quella del ballo: una sequenza lunghissima, ma di grandissimo impatto visivo, capace di affascinare ed ipnotizzare lo spettatore che segue il roteare beato dei ballerini, l'incresparsi delle gonne, la sudata fatica del principe e lo schiamazzo della gioventù femminile che quest'ultimo non risparmierà dal criticare (paragonandola ad un gruppo di scimmie).
Sono rimasto veramente colpito da questo film e dalla sua maestosa realizzazione, esempio vero - ma ormai maledettamente lontano - di come anche da noi si possano mettere in piedi dei veri colossal. La trama è lunga, sì, ma avvincente e interessante, capace di rendere sinceramente affascinante la decadenza di un ceto sociale che sopravvive come può (e non sempre con la dignità del caso). La figura del principe, traino di tutta la storia, è un esempio grandissimo di classe, arguzia e lucidità, oltre che di genuino affetto verso il nipote e, soprattutto, la sua terra d'origine.
"Il gattopardo" è un bellissimo film.
Consigli: Palma d'Oro a Cannes come Miglior film, una nomination all'Oscar per i costumi di Piero Tosi e una eco internazionale che dura ancora oggi. Una pellicola bellissima, complessa e perfettamente strutturata, in grado di ricreare il periodo storico della nascita del Regno d'Italia con una maestria che lascia a bocca aperta. Un vero e proprio classico del nostro cinema che, nella vita, bisogna davvero vedere almeno una volta.
Parola chiave: Aristocrazia.
Trailer
Bengi
venerdì 29 novembre 2013
Film 624 - Il gattopardo
Etichette:
Alain Delon,
aristocrazia,
Burt Lancaster,
Claudia Cardinale,
cult,
film storico,
Giuliano Gemma,
Giuseppe Tomasi di Lampedusa,
Il gattopardo,
Luchino Visconti,
Palma d'Oro,
Regno d'Italia,
Sicilia,
The Leopard
giovedì 28 novembre 2013
Film 622 - X-Men - Conflitto finale
Cineforum dell'incidentato capitolo VIII: super poteri per guarire.
Film 622: "X-Men - Conflitto finale" (2006) di Brett Ratner
Visto: dalla tv dei miei
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Direi che tra tutti è il film sugli X-Men meno riuscito. Nonostante snodi della trama piuttosto importanti come la morte di Xavier, la resurrezione di Jean Grey come Fenice e nientemeno che una vera e propria guerra tra umani e mutanti, "X-Men - Conflitto finale" gestisce il tutto in maniera confusa e spesso frettolosa. I troppi personaggi che si susseguono sono presentati velocemente e nella maggior parte dei casi senza un vero e proprio scopo (per es. Angelo) e alcuni del cast delle due pellicole precedenti sono stati richiamati, si capisce fin troppo bene, solo per dare un finale al loro personaggio, ma di fatto senza che ci fosse veramente bisogno della loro presenza (Rogue e Ciclope).
I veri protagonisti di questa storia, invece, sono solo Wolverine, Tempesta e Magneto (Hugh Jackman, Halle Berry e Ian McKellen) con una parte importante di Jean/Famke Janssen tendenzialmente sprecata per mancanza di verve del personaggio e una quasi totale assenza di riflessione sul suo cambiamento. E' un peccato che si sia perso tanto potenziale preferendo caricare questo blockbuster di tanti effetti speciali, senza però pensare di presentare una trama capace di 'addomesticarli', invece che di esserne sopraffatta.
Volendo essere puntigliosi, va anche detto che la realizzazione della battaglia finale - qualcosa che sembrerebbe apocalittico per come viene anticipata - è piuttosto deludente. Il set è piccolo e si vede, le scene di lotta deboli e prive di pathos, spesso limitate ad un corpo a corpo ravvicinato che distoglie dall'idea di insieme e relega la battaglia comune più alla forma di un'idea che a qualcosa che si vede veramente sullo schermo. Inoltre il fatto che siano coinvolti tanti mutanti di fatto non protagonisti, causa un rallentamento dell'azione per il fatto che di ognuno di loro deve essere mostrata la peculiarità e come viene adoperata nella battaglia, spezzando il ritmo e, soprattutto, lasciando che il momento 'circo' prenda il sopravvento sulla vicenda che sarebbe davvero interessante, ovvero la battaglia e i suoi sviluppi.
Purtroppo, per quando gli X-Men e tutto il loro merchandise mi piaccia sempre, sono rimasto deluso da questo "X-Men: The Last Stand" sia al cinema che con la seconda visione in dvd. Non che sia un prodotto commerciale malvagio, per carità, ma a mio avviso non rende giustizia agli X-Men, al loro mondo e alla loro storia. Meno esplosioni ed effetti speciali (e rilievo a personaggi inutili) e più dinamiche di gruppo e sociali, oltre che il coltivare le relazioni umane tra i protagonisti, a mio avviso avrebbe aiutato a contestualizzare meglio la situazione e renderla più credibile.
Ps. $459,359,555 di incasso mondiale, ma $210 milioni per produrlo.
Film 622 - X-Men - Conflitto finale
Film 276 - X-Men: L' inizio
Film 582 - X-Men - L'inizio
Film 728 - X-Men - Giorni di un futuro passato
Film 1092 - X-Men - Giorni di un futuro passato
Film 1166 - X-Men: Apocalisse
Film 1778 - Dark Phoenix
Film 275 - X-Men le origini - Wolverine
Film 583 - Wolverine - L'immortale
Film 1489 - Logan
Film 1100 - Deadpool
Film 1535 - Deadpool
Film 1644 - Deadpool 2
Film 1925 - The New Mutants
Consigli: Tra tutte le pellicole sugli X-Men questo film (insieme ai due su Wolverine) è certamente il prodotto meno riuscito. E' visivamente di intrattenimento e sicuramente ci si diverte a seguirlo, ma rimane sempre la sensazione che, visti gli snodi della trama, sia un'operazione sprecata.
Se non si è fan, meglio guardare tutti i film della serie in ordine di episodio.
Parola chiave: Cura.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 622: "X-Men - Conflitto finale" (2006) di Brett Ratner
Visto: dalla tv dei miei
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Direi che tra tutti è il film sugli X-Men meno riuscito. Nonostante snodi della trama piuttosto importanti come la morte di Xavier, la resurrezione di Jean Grey come Fenice e nientemeno che una vera e propria guerra tra umani e mutanti, "X-Men - Conflitto finale" gestisce il tutto in maniera confusa e spesso frettolosa. I troppi personaggi che si susseguono sono presentati velocemente e nella maggior parte dei casi senza un vero e proprio scopo (per es. Angelo) e alcuni del cast delle due pellicole precedenti sono stati richiamati, si capisce fin troppo bene, solo per dare un finale al loro personaggio, ma di fatto senza che ci fosse veramente bisogno della loro presenza (Rogue e Ciclope).
I veri protagonisti di questa storia, invece, sono solo Wolverine, Tempesta e Magneto (Hugh Jackman, Halle Berry e Ian McKellen) con una parte importante di Jean/Famke Janssen tendenzialmente sprecata per mancanza di verve del personaggio e una quasi totale assenza di riflessione sul suo cambiamento. E' un peccato che si sia perso tanto potenziale preferendo caricare questo blockbuster di tanti effetti speciali, senza però pensare di presentare una trama capace di 'addomesticarli', invece che di esserne sopraffatta.
Volendo essere puntigliosi, va anche detto che la realizzazione della battaglia finale - qualcosa che sembrerebbe apocalittico per come viene anticipata - è piuttosto deludente. Il set è piccolo e si vede, le scene di lotta deboli e prive di pathos, spesso limitate ad un corpo a corpo ravvicinato che distoglie dall'idea di insieme e relega la battaglia comune più alla forma di un'idea che a qualcosa che si vede veramente sullo schermo. Inoltre il fatto che siano coinvolti tanti mutanti di fatto non protagonisti, causa un rallentamento dell'azione per il fatto che di ognuno di loro deve essere mostrata la peculiarità e come viene adoperata nella battaglia, spezzando il ritmo e, soprattutto, lasciando che il momento 'circo' prenda il sopravvento sulla vicenda che sarebbe davvero interessante, ovvero la battaglia e i suoi sviluppi.
Purtroppo, per quando gli X-Men e tutto il loro merchandise mi piaccia sempre, sono rimasto deluso da questo "X-Men: The Last Stand" sia al cinema che con la seconda visione in dvd. Non che sia un prodotto commerciale malvagio, per carità, ma a mio avviso non rende giustizia agli X-Men, al loro mondo e alla loro storia. Meno esplosioni ed effetti speciali (e rilievo a personaggi inutili) e più dinamiche di gruppo e sociali, oltre che il coltivare le relazioni umane tra i protagonisti, a mio avviso avrebbe aiutato a contestualizzare meglio la situazione e renderla più credibile.
Ps. $459,359,555 di incasso mondiale, ma $210 milioni per produrlo.
Film 622 - X-Men - Conflitto finale
Film 276 - X-Men: L' inizio
Film 582 - X-Men - L'inizio
Film 728 - X-Men - Giorni di un futuro passato
Film 1092 - X-Men - Giorni di un futuro passato
Film 1166 - X-Men: Apocalisse
Film 1778 - Dark Phoenix
Film 275 - X-Men le origini - Wolverine
Film 583 - Wolverine - L'immortale
Film 1489 - Logan
Film 1100 - Deadpool
Film 1535 - Deadpool
Film 1644 - Deadpool 2
Film 1925 - The New Mutants
Consigli: Tra tutte le pellicole sugli X-Men questo film (insieme ai due su Wolverine) è certamente il prodotto meno riuscito. E' visivamente di intrattenimento e sicuramente ci si diverte a seguirlo, ma rimane sempre la sensazione che, visti gli snodi della trama, sia un'operazione sprecata.
Se non si è fan, meglio guardare tutti i film della serie in ordine di episodio.
Parola chiave: Cura.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Etichette:
Anna Paquin,
Ben Foster,
Ellen Page,
Eric Dane,
Famke Janssen,
Halle Berry,
Hugh Jackman,
Ian McKellen,
James Marsden,
Marvel,
Patrick Stewart,
Rebecca Romijn,
X-Men,
X-Men - Conflitto finale,
X-Men: The Last Stand
Film 621 - King Kong
Cineforum dell'incidentato capitolo VII: allo zoo.
Film 621: "King Kong" (2005) di Peter Jackson
Visto: dalla tv dei miei
Lingua: italiano
Compagnia: madre
Pensieri: Ricordavo perfettamente che, quando l'avevo visto al cinema con la mia amica Claudia, lei era arrivata alla fine della visione sfiancata dalla lunghezza del film.
Quando ho deciso di rivederlo, quindi, avevo a mente questo dettaglio, ma non avevo messo a fuoco bene la cosa, ovvero che "King Kong" di Peter Jackson dura 187 minuti filati. Più o meno come tutta la trilogia de "Il signore degli anelli".
Da questo punto di vista è una storia fallimentare, troppo carica di eventi per risultare digeribile ai più e solo chi fosse veramente appassionato a (ri)vedere l'enorme gorilla sul grande schermo potrebbe decidere di imbarcarsi in un'impresa tanto lunga ed estenuante.
E' vero che il mondo presentato è certamente affascinante, specialmente quello dell'isola, però c'è proprio troppa carne al fuoco e alla lunga si perde la concentrazione per la stanchezza.
Anche se ammetto che mi sono fatto coinvolgere volentieri dai fantastici effetti speciali, i personaggi mi pare siano un po' deboli più che altro perché troppi e perché, in tutto il casino pre e post Kong, non ci si riesce mai ad affezionare davvero a nessuno di loro. Kong a parte, chiaramente.
Bello e riuscito il finale - tristissimo - con il povero gorilla in cima all'Empire State Building che difende l'amata e sé stesso dagli attacchi del resto delle persone che non solo non l'hanno mai capito, ma l'hanno anche incatenato e reso schiavo, come un trofeo vivente.
In generale la storia di Kong ci racconta che l'uomo e la natura si scontrano sempre e non è detto che il risultato sia certo. Per la maggior parte del racconto, infatti, gli uomini sono microscopiche pedine al servizio di affamati predatori che se li contendono come deliziose caramelle e, anche quando l'uomo riesce a prendere il sopravvento sull'animale, il prezzo da pagare è alto.
Insomma, per quanto la non totale originalità dei macrotemi di questo film alla lunga affatichi il risultato finale, bisogna riconoscere a Jackson quello di sapere riempire un "semplice" effetto speciale di una sorta di anima narrativa capace, senza alcuna sintesi, di tracciare le avventure dei personaggi che, col tempo, passano tra le mani del regista (Jackson ha scritto la sceneggiatura di tutte le sue ultime pellicole assieme alla moglie Fran Walsh e Philippa Boyens). Questa volta i protagonisti erano molti e anche piuttosto famosi (Jack Black, Adrien Brody, Colin Hanks, Andy Serkis, Kyle Chandler, Jamie Bell, ma solo Naomi Watts è ancora veramente sulla cresta dell'onda), nessuno dei loro ruoli davvero simpatico o in grado di attirare il consenso del pubblico. Tutti un po' freddini.
Insomma, il potere di Jackson sta nel saper dare vita alla sua immaginazione servendosi di strumenti che altri utilizzerebbero solo per far esplodere cose. C'è accuratezza nei dettagli, un grande lavoro di ricostruzione e una cura dell'immagine particolarmente ricercata. Si perdere solo un po' l'effetto durante le scene con i dinosauri, più che altro perché sembra di vedere un videogioco e scema il senso del reale.
Tutto sommato direi che è un film che si può certamente vedere almeno una volta nella vita. Ma bisogna avere molto tempo a disposizione...
Ps. 3 Oscar vinti (effetti speciali, missaggio sonoro, montaggio sonoro) e un incasso mondiale di $550.5 milioni di dollari (aggiustando il valore, tenendo conto dell'inflazione, il totale è $658 milioni).
Consigli: Se "King Kong" fosse stato in 3D credo avrebbe veramente valso la pena vederlo.
Spettacolare e di intrattenimento. Ma è molto, molto, molto lungo.
Parola chiave: Isola del Teschio.
Trailer
Bengi
Film 621: "King Kong" (2005) di Peter Jackson
Visto: dalla tv dei miei
Lingua: italiano
Compagnia: madre
Pensieri: Ricordavo perfettamente che, quando l'avevo visto al cinema con la mia amica Claudia, lei era arrivata alla fine della visione sfiancata dalla lunghezza del film.
Quando ho deciso di rivederlo, quindi, avevo a mente questo dettaglio, ma non avevo messo a fuoco bene la cosa, ovvero che "King Kong" di Peter Jackson dura 187 minuti filati. Più o meno come tutta la trilogia de "Il signore degli anelli".
Da questo punto di vista è una storia fallimentare, troppo carica di eventi per risultare digeribile ai più e solo chi fosse veramente appassionato a (ri)vedere l'enorme gorilla sul grande schermo potrebbe decidere di imbarcarsi in un'impresa tanto lunga ed estenuante.
E' vero che il mondo presentato è certamente affascinante, specialmente quello dell'isola, però c'è proprio troppa carne al fuoco e alla lunga si perde la concentrazione per la stanchezza.
Anche se ammetto che mi sono fatto coinvolgere volentieri dai fantastici effetti speciali, i personaggi mi pare siano un po' deboli più che altro perché troppi e perché, in tutto il casino pre e post Kong, non ci si riesce mai ad affezionare davvero a nessuno di loro. Kong a parte, chiaramente.
Bello e riuscito il finale - tristissimo - con il povero gorilla in cima all'Empire State Building che difende l'amata e sé stesso dagli attacchi del resto delle persone che non solo non l'hanno mai capito, ma l'hanno anche incatenato e reso schiavo, come un trofeo vivente.
In generale la storia di Kong ci racconta che l'uomo e la natura si scontrano sempre e non è detto che il risultato sia certo. Per la maggior parte del racconto, infatti, gli uomini sono microscopiche pedine al servizio di affamati predatori che se li contendono come deliziose caramelle e, anche quando l'uomo riesce a prendere il sopravvento sull'animale, il prezzo da pagare è alto.
Insomma, per quanto la non totale originalità dei macrotemi di questo film alla lunga affatichi il risultato finale, bisogna riconoscere a Jackson quello di sapere riempire un "semplice" effetto speciale di una sorta di anima narrativa capace, senza alcuna sintesi, di tracciare le avventure dei personaggi che, col tempo, passano tra le mani del regista (Jackson ha scritto la sceneggiatura di tutte le sue ultime pellicole assieme alla moglie Fran Walsh e Philippa Boyens). Questa volta i protagonisti erano molti e anche piuttosto famosi (Jack Black, Adrien Brody, Colin Hanks, Andy Serkis, Kyle Chandler, Jamie Bell, ma solo Naomi Watts è ancora veramente sulla cresta dell'onda), nessuno dei loro ruoli davvero simpatico o in grado di attirare il consenso del pubblico. Tutti un po' freddini.
Insomma, il potere di Jackson sta nel saper dare vita alla sua immaginazione servendosi di strumenti che altri utilizzerebbero solo per far esplodere cose. C'è accuratezza nei dettagli, un grande lavoro di ricostruzione e una cura dell'immagine particolarmente ricercata. Si perdere solo un po' l'effetto durante le scene con i dinosauri, più che altro perché sembra di vedere un videogioco e scema il senso del reale.
Tutto sommato direi che è un film che si può certamente vedere almeno una volta nella vita. Ma bisogna avere molto tempo a disposizione...
Ps. 3 Oscar vinti (effetti speciali, missaggio sonoro, montaggio sonoro) e un incasso mondiale di $550.5 milioni di dollari (aggiustando il valore, tenendo conto dell'inflazione, il totale è $658 milioni).
Consigli: Se "King Kong" fosse stato in 3D credo avrebbe veramente valso la pena vederlo.
Spettacolare e di intrattenimento. Ma è molto, molto, molto lungo.
Parola chiave: Isola del Teschio.
Trailer
Bengi
Etichette:
Adrien Brody,
Andy Serkis,
Broadway,
Colin Hanks,
Empire State Building,
gorilla,
Isola del Teschio,
Jack Black,
Jamie Bell,
King Kong,
Kyle Chandler,
Naomi Watts,
Oscars,
Peter Jackson,
remake,
Thomas Kretschmann
martedì 26 novembre 2013
Film 620 - Va' e uccidi
Cineforum dell'incidentato capitolo VI: And the Oscar goes to... Angela Lansbury!
Film 620: "Va' e uccidi" (1962) di John Frankenheimer
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: L'unico vero buon motivo per cominciare a parlare di Oscar 2014 con tanto anticipo è dovuto alla scelta dell'Academy di consegnare l'Oscar alla carriera, finalmente, alla grandissima e sempiterna Angela Lansbury.
Famosa in ogni antro del globo per essersi accollata per oltre un decennio il ruolo di porta-jella ufficiale d'America con il personaggio di Jessica Fletcher, Angela in realtà oltre alla tv è stata ed è tutt'ora una delle attrici più versatili e attive della sua generazione. Chi non ha mai visto "Pomi d'ottone e manici di scopa", solo per fare un esempio?
Per celebrare, quindi, questo momento di giubilo in quel di Cabot Cove, io e Marco ci siamo presi la briga di rispolverare la grande carriera di Angela (3 nomination all'Oscar, 6 Golden Globes vinti e qualcosa come 18 nomination agli Emmy) e renderle omaggio con un dei suoi ruoli più significativi, giudicato, abbiamo poi scoperto, come uno dei personaggi più cattivi di sempre della storia del cinema.
"Va' e uccidi" (in originale "The Manchurian Candidate" proprio come quello del remake del 2004 con Meryl Streep) a parte avere un titolo italiano bruttissimo è davvero un bel film. Angela gioca in sordina per un po', dovendo lasciare spazio ai due protagonisti principali Frank Sinatra e Laurence Harvey, ma saprà catalizzare tutta l'attenzione su di sé grazie alla sua Eleanor Shaw Iselin che nasconde il segreto più grande da essere svelato. Il ritratto che riesce a farne l'attrice è davvero magistrale, insospettabile quasi fino alla fine.
L'idea generale della trama, poi, è davvero intrigante - gruppo di militari rapiti e, tramite il lavaggio del cervello, resi veri e propri robot assassini capaci inconsciamente di attivarsi tramite un input di cui sono all'oscuro -, anche se per una buona parte dell'inizio la pellicola è alquanto confusa. Ritengo che lo sia più che altro per lo spettatore moderno abituato a un diverso tipo di narrazione coadiuvata da un montaggio più serrato e, in generale, da un modo di rendere la recitazione differente e meno caricata. Una volta che si è capito com'è intavolato il tutto si riesce a seguire e, piano piano, a procedere con l'incasellare ogni pezzo del puzzle.
Il ruolo di Janet Leigh, addirittura pubblicizzata in locandina, è discreto e sinceramente abbastanza inutile, per non dire che è talmente breve che quasi ci si dimentica che ci sia. Non è colpa sua, ma risulta un po' insensato vederla accostata ai due protagonisti - che reggono la scena per tutti i 126 minuti pellicola - quando in realtà l'unico motivo per cui è presente è che era necessaria una presenza femminile fresca che accendesse l'interesse del pubblico e portasse a vedere una pellicola altrimenti a preponderanza maschile. Il ruolo di Angela non potrebbe nemmeno essere considerato a questo scopo, sia perché in parte avrebbe rovinato il fantastico finale, sia perché il personaggio non è certamente quello che incarna la bellona accondiscendente e fedele compagna. Anzi...
"Va' e uccidi" è stata una bella ed è interessante scoperta e ritengo sia un ottimo modo per rendere onore alla carriera di una grandissima attrice capace e versatile, che spesso viene erroneamente solo ricordata per un celebre ruolo recente, ma la cui carriera annovera certo ben più che un solo ottimo risultato.
Ps. Curiosità. Il film, che ha incassato $10,474,179 all'epoca, ne era costati 2.2 milioni solo di produzione, dei quali un milione di dollari andò a Frank Sinatra e 200 mila andarono Laurence Harvey!
Consigli: Ci mette un po' ad ingranare, ma quando la storia parte lo fa con il botto! C'è tensione, thriller, spionaggio e un finale davvero inaspettato! Angela Lansbury da Oscar.
Parola chiave: Regina di quadri.
Trailer
Bengi
Film 620: "Va' e uccidi" (1962) di John Frankenheimer
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: L'unico vero buon motivo per cominciare a parlare di Oscar 2014 con tanto anticipo è dovuto alla scelta dell'Academy di consegnare l'Oscar alla carriera, finalmente, alla grandissima e sempiterna Angela Lansbury.
Famosa in ogni antro del globo per essersi accollata per oltre un decennio il ruolo di porta-jella ufficiale d'America con il personaggio di Jessica Fletcher, Angela in realtà oltre alla tv è stata ed è tutt'ora una delle attrici più versatili e attive della sua generazione. Chi non ha mai visto "Pomi d'ottone e manici di scopa", solo per fare un esempio?
Per celebrare, quindi, questo momento di giubilo in quel di Cabot Cove, io e Marco ci siamo presi la briga di rispolverare la grande carriera di Angela (3 nomination all'Oscar, 6 Golden Globes vinti e qualcosa come 18 nomination agli Emmy) e renderle omaggio con un dei suoi ruoli più significativi, giudicato, abbiamo poi scoperto, come uno dei personaggi più cattivi di sempre della storia del cinema.
"Va' e uccidi" (in originale "The Manchurian Candidate" proprio come quello del remake del 2004 con Meryl Streep) a parte avere un titolo italiano bruttissimo è davvero un bel film. Angela gioca in sordina per un po', dovendo lasciare spazio ai due protagonisti principali Frank Sinatra e Laurence Harvey, ma saprà catalizzare tutta l'attenzione su di sé grazie alla sua Eleanor Shaw Iselin che nasconde il segreto più grande da essere svelato. Il ritratto che riesce a farne l'attrice è davvero magistrale, insospettabile quasi fino alla fine.
L'idea generale della trama, poi, è davvero intrigante - gruppo di militari rapiti e, tramite il lavaggio del cervello, resi veri e propri robot assassini capaci inconsciamente di attivarsi tramite un input di cui sono all'oscuro -, anche se per una buona parte dell'inizio la pellicola è alquanto confusa. Ritengo che lo sia più che altro per lo spettatore moderno abituato a un diverso tipo di narrazione coadiuvata da un montaggio più serrato e, in generale, da un modo di rendere la recitazione differente e meno caricata. Una volta che si è capito com'è intavolato il tutto si riesce a seguire e, piano piano, a procedere con l'incasellare ogni pezzo del puzzle.
Il ruolo di Janet Leigh, addirittura pubblicizzata in locandina, è discreto e sinceramente abbastanza inutile, per non dire che è talmente breve che quasi ci si dimentica che ci sia. Non è colpa sua, ma risulta un po' insensato vederla accostata ai due protagonisti - che reggono la scena per tutti i 126 minuti pellicola - quando in realtà l'unico motivo per cui è presente è che era necessaria una presenza femminile fresca che accendesse l'interesse del pubblico e portasse a vedere una pellicola altrimenti a preponderanza maschile. Il ruolo di Angela non potrebbe nemmeno essere considerato a questo scopo, sia perché in parte avrebbe rovinato il fantastico finale, sia perché il personaggio non è certamente quello che incarna la bellona accondiscendente e fedele compagna. Anzi...
"Va' e uccidi" è stata una bella ed è interessante scoperta e ritengo sia un ottimo modo per rendere onore alla carriera di una grandissima attrice capace e versatile, che spesso viene erroneamente solo ricordata per un celebre ruolo recente, ma la cui carriera annovera certo ben più che un solo ottimo risultato.
Ps. Curiosità. Il film, che ha incassato $10,474,179 all'epoca, ne era costati 2.2 milioni solo di produzione, dei quali un milione di dollari andò a Frank Sinatra e 200 mila andarono Laurence Harvey!
Consigli: Ci mette un po' ad ingranare, ma quando la storia parte lo fa con il botto! C'è tensione, thriller, spionaggio e un finale davvero inaspettato! Angela Lansbury da Oscar.
Parola chiave: Regina di quadri.
Trailer
Bengi
Etichette:
Angela Lansbury,
assassino,
box office,
Casa Bianca,
comunismo,
elezioni,
Frank Sinatra,
ipnosi,
Janet Leigh,
Laurence Harvey,
lavaggio del cervello,
militari,
oscar,
The Manchurian Candidate,
Va' e uccidi,
vendetta
mercoledì 20 novembre 2013
Film 619 - Il cigno nero
Cineforum dell'incidentato capitolo V: @ the ballet.
Film 619: "Il cigno nero" (2010) di Darren Aronofsky
Visto: dalla tv dei miei
Lingua: italiano
Compagnia: madre
Pensieri: Volevo rivederlo da un sacco di tempo. Dopo questa visione, confermo il mio amore per questa pellicola, mini capolavoro del Sig. Aronofsky.
Coinvolgente, straziante, spaventoso, crudo, maestoso, claustrofobico... "Il cigno nero" è un film che, non te lo aspetti, mixa i generi teoricamente più distanti fra loro e ne tira fuori un risultato sorprendente: la danza incontra l'horror, il balletto si fonde al thriller, "Il lago dei cigni" sfiora il fantasy. Chi ci avrebbe scommesso? Eppure è qualcosa di non convenzionale e riuscitissimo.
Nina/Natalie Portman (che vince l'Oscar) comincia la sua (dis)avventura come fragile cigno bianco, puro, delicato, fragile esempio di femminilità immacolata all'insegna della dedizione alla perfezione assoluta. Questa ricerca, agli occhi del suo mentore e insegnante Thomas/Vincent Cassel, le causa una (f)rigidità di ostacolo per la sua trasformazione in cigno nero, classico esempio di tentazione e passione al contempo. L'unico modo per Nina di realizzare il suo sogno di essere prima ballerina sarà quello di compromettere la sua innocenza, rinnegando ciò che era stata fino a quel momento (e soprattutto la soffocante madre-padrona) per affrontare un percorso che macchierà il suo candore in favore di un'esperienza capace di connetterla più profondamente con sé stessa: la vita vera.
In questo cammino sarà fondamentale, oltre al desiderio di essere La protagonista, l'amica-nemica Lily/Mila Kunis, esempio imperfetto di tecnica, ma capace di sprigionare innata sensualità. Sarà Lily a trascinare Nina in una serie di situazioni limite che aiuteranno la ragazza a mettersi in contatto con la sua parte più spregiudicata.
Riuscire in questa impresa richiederà a Nina l'estremo sacrificio, al pari del personaggio che interpreterà sul palco. Regalerà - soprattutto a sé stessa - l'irripetibile interpretazione di una vita, combatterà le sue nuove due anime che, funzionali al ruolo in scena, ne causeranno la distruzione nella vita. Si può dire che vivrà, quindi, la ricerca della resa perfetta del suo personaggio come esperienza totalizzante e noi con lei.
In molti passaggi crudo e violento, in altri leggerissimo grazie alle riprese del balletto. Natalie Portman è un vulcano in eruzione nel finale, con la trasformazione (vera e propria) in cigno nero che mette i brividi. Lo sfregamento delle piume causato dal muoversi delle ali è inizialmente solo impercettibile e quasi disorientante, ma diventa elemento complementare di una Nina che ha raggiunto la ricercata fusione con il suo cigno.
Bello, bello e intenso. A tratti "Black Swan" sa essere disturbante e inquietante e mette in scena reale e favola, mescolando gli elementi della compagnia di ballo agli elementi narrativi della storia di Tchaikovsky. Ho notato solo ora, per esempio, che ognuno dei personaggi principali (Portman, Cassel, Kunis, ma anche Barbara Hershey, Winona Ryder e Benjamin Millepied) ha un nome proprio nella pellicola, ma anche un alter ego tratto dalla storia (rispettivamente Odette, Von Rothbart, Odile, la regina, il cigno morente e il principe Siegfried): un piacevole dettaglio che non avevo colto.
Insomma, colonna sonora bellissima (Clint Mansell rielabora le musiche di Tchaikovsky), ottimo cast, regia coinvolgente che porta direttamente sul palco e una storia che non smette mai di affascinare lo spettatore. Fino all'ultimo atto.
Ps. 5 candidature all'Oscar (ma solo la vincita della Portman, che si porta a casa anche il Golden Globe) e $329,398,046 di incasso mondiale (13 milioni di dollari spesi per produrlo).
Film 213 - Black Swan
Film 229 - Il cigno nero
Consigli: Assolutamente da vedere. Specialmente se sia ama il balletto o, più nello specifico, "Il lago dei cigni". Aronofsky crea un'opera visivamente interessantissima, aiutato dalla Portman e da effetti speciali davvero funzionali. Spesso da brivido.
Parola chiave: Balletto.
Trailer
Bengi
Film 619: "Il cigno nero" (2010) di Darren Aronofsky
Visto: dalla tv dei miei
Lingua: italiano
Compagnia: madre
Pensieri: Volevo rivederlo da un sacco di tempo. Dopo questa visione, confermo il mio amore per questa pellicola, mini capolavoro del Sig. Aronofsky.
Coinvolgente, straziante, spaventoso, crudo, maestoso, claustrofobico... "Il cigno nero" è un film che, non te lo aspetti, mixa i generi teoricamente più distanti fra loro e ne tira fuori un risultato sorprendente: la danza incontra l'horror, il balletto si fonde al thriller, "Il lago dei cigni" sfiora il fantasy. Chi ci avrebbe scommesso? Eppure è qualcosa di non convenzionale e riuscitissimo.
Nina/Natalie Portman (che vince l'Oscar) comincia la sua (dis)avventura come fragile cigno bianco, puro, delicato, fragile esempio di femminilità immacolata all'insegna della dedizione alla perfezione assoluta. Questa ricerca, agli occhi del suo mentore e insegnante Thomas/Vincent Cassel, le causa una (f)rigidità di ostacolo per la sua trasformazione in cigno nero, classico esempio di tentazione e passione al contempo. L'unico modo per Nina di realizzare il suo sogno di essere prima ballerina sarà quello di compromettere la sua innocenza, rinnegando ciò che era stata fino a quel momento (e soprattutto la soffocante madre-padrona) per affrontare un percorso che macchierà il suo candore in favore di un'esperienza capace di connetterla più profondamente con sé stessa: la vita vera.
In questo cammino sarà fondamentale, oltre al desiderio di essere La protagonista, l'amica-nemica Lily/Mila Kunis, esempio imperfetto di tecnica, ma capace di sprigionare innata sensualità. Sarà Lily a trascinare Nina in una serie di situazioni limite che aiuteranno la ragazza a mettersi in contatto con la sua parte più spregiudicata.
Riuscire in questa impresa richiederà a Nina l'estremo sacrificio, al pari del personaggio che interpreterà sul palco. Regalerà - soprattutto a sé stessa - l'irripetibile interpretazione di una vita, combatterà le sue nuove due anime che, funzionali al ruolo in scena, ne causeranno la distruzione nella vita. Si può dire che vivrà, quindi, la ricerca della resa perfetta del suo personaggio come esperienza totalizzante e noi con lei.
In molti passaggi crudo e violento, in altri leggerissimo grazie alle riprese del balletto. Natalie Portman è un vulcano in eruzione nel finale, con la trasformazione (vera e propria) in cigno nero che mette i brividi. Lo sfregamento delle piume causato dal muoversi delle ali è inizialmente solo impercettibile e quasi disorientante, ma diventa elemento complementare di una Nina che ha raggiunto la ricercata fusione con il suo cigno.
Bello, bello e intenso. A tratti "Black Swan" sa essere disturbante e inquietante e mette in scena reale e favola, mescolando gli elementi della compagnia di ballo agli elementi narrativi della storia di Tchaikovsky. Ho notato solo ora, per esempio, che ognuno dei personaggi principali (Portman, Cassel, Kunis, ma anche Barbara Hershey, Winona Ryder e Benjamin Millepied) ha un nome proprio nella pellicola, ma anche un alter ego tratto dalla storia (rispettivamente Odette, Von Rothbart, Odile, la regina, il cigno morente e il principe Siegfried): un piacevole dettaglio che non avevo colto.
Insomma, colonna sonora bellissima (Clint Mansell rielabora le musiche di Tchaikovsky), ottimo cast, regia coinvolgente che porta direttamente sul palco e una storia che non smette mai di affascinare lo spettatore. Fino all'ultimo atto.
Ps. 5 candidature all'Oscar (ma solo la vincita della Portman, che si porta a casa anche il Golden Globe) e $329,398,046 di incasso mondiale (13 milioni di dollari spesi per produrlo).
Film 213 - Black Swan
Film 229 - Il cigno nero
Consigli: Assolutamente da vedere. Specialmente se sia ama il balletto o, più nello specifico, "Il lago dei cigni". Aronofsky crea un'opera visivamente interessantissima, aiutato dalla Portman e da effetti speciali davvero funzionali. Spesso da brivido.
Parola chiave: Balletto.
Trailer
Bengi
Etichette:
balletto,
Barbara Hershey,
Black Swan,
box office,
danza,
Darren Aronofsky,
Il cigno nero,
Il lago dei cigni,
Mila Kunis,
natalie portman,
oscar,
Pëtr Il'ič Čajkovskij,
Tchaikovsky,
Vincent Cassel,
Winona Ryder
lunedì 18 novembre 2013
Film 618 - Skyfall
Cineforum dell'incidentato capitolo IV: agente segreto mood on.
Film 618: "Skyfall" (2012) di Sam Mendes
Visto: dalla tv dei miei
Lingua: italiano
Compagnia: madre
Pensieri: Sinceramente trovo che sia un capolavoro del cinema d'azione moderno. E' ben scritto, ben recitato, calibra perfettamente momenti di azione a snodi della trama che scavano in profondità e ridefiniscono il personaggio di 007, fotografia pazzesca, effetti speciali in grande stile, tema portante d'effetto (anche grazie ai bei titoli di apertura)... Insomma, "Skyfall" è il film su 007 che aspettavo.
Frenetico quando è il momento di sparatorie ed inseguimenti, inquietante nel presentare l'ennesimo nuovo cattivo (dopo un'ora dall'inizio della pellicola!) e affascinante nello scardinare i segreti di un rapporto durato anni (tra Bond e M) e quelli legati al passato dell'agente segreto più famoso della storia. Skyfall, tenuta scozzese della famiglia Bond, viene letteralmente brandizzata e diventa titolo del film e della canzone di Adele, diventando il nuovo simbolo da legare a 007 e, finalmente, a qualcosa del suo passato.
Il ritorno (d)al passato è un po' la chiave di tutta questa operazione commerciale, a partire dall'anno di uscita (seppur a detta dei produttori causale) che cade nel 50esimo anniversario della nascita del personaggio cinematografico. Nella trama lo svecchiamento del superfluo - accumulato in anni di sempre più patinata messa in scena - porta ad abbracciare nuovamente la semplicità e la linearità delle cose: il nuovo giovanissimo Q che sfotte il (forse obsoleto?) Bond a proposito della sua meraviglia nel ritrovarsi come arma in dotazione una "semplice" pistola; la stupenda Aston Martin tirata fuori dal garage per portare in salvo M; la resa dei conti finale che vede i 3 personaggi barricarsi nella tenuta procedendo a costruire armi rudimentali un po' in stile "Mamma, ho perso l'aereo"; e poi ancora tutte quelle parti della trama in cui il 'vecchio' viene messo in discussione dal 'nuovo' (M è ancora in grado di svolgere il suo lavoro? O il suo giudizio è annebbiato? E i servizi segreti servono ancora a qualcosa?). Il ritorno dal passato di M del cattivo Silva è la cigliegina sulla torta.
Insomma il nuovo 007 è fortemente influenzato da una riflessione sul passato che non cessa di accompagnare tutto lo svolgersi della storia, incastrandosi perfettamente con le scelte narrative della sceneggiatura. Vincente, oltre questa scelta, quella del cast: Daniel Craig, Judi Dench, Javier Bardem, Ralph Fiennes, Albert Finney, Ben Whishaw e le due Bond Girl non troppo ingombranti Naomie Harris e Bérénice Marlohe.>br/> Una pellicola che attendevo di rivedere con ansia e che, anche la seconda volta, non mi ha per niente deluso.
Ps. Box office sbalorditivo con un incasso omndiale di $1,108,561,013 di incasso (il primo Bond a superare il miliardo, nonché il primo e al momento unico film ad aver superato i 100 milioni di sterline di incasso al botteghino inglese) e ben due premi Oscar (anche se uno in pareggio).
Film 468 - Casino Royale
Film 1745 - Casino Royale
Film 471 - Quantum of Solace
Film 483 - Skyfall
Film 618 - Skyfall
Film 1165 - Skyfall
Film 1738 - Skyfall
Film 1044 - Spectre
Film 1167 - Spectre
Film 2055 - No Time to Die
Consigli: Dei tre film con Craig nei panni di 007 questo è certamente il migliore. Realizzazione tecnica impeccabile e bella storia, interessante e coinvolgente. Ottimo personaggio quello di M che, grazie a questa sceneggiatura e all'attrice, chiude il percorso di Judi Dench nella saga con un ruolo memorabile.
Parola chiave: M16.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 618: "Skyfall" (2012) di Sam Mendes
Visto: dalla tv dei miei
Lingua: italiano
Compagnia: madre
Pensieri: Sinceramente trovo che sia un capolavoro del cinema d'azione moderno. E' ben scritto, ben recitato, calibra perfettamente momenti di azione a snodi della trama che scavano in profondità e ridefiniscono il personaggio di 007, fotografia pazzesca, effetti speciali in grande stile, tema portante d'effetto (anche grazie ai bei titoli di apertura)... Insomma, "Skyfall" è il film su 007 che aspettavo.
Frenetico quando è il momento di sparatorie ed inseguimenti, inquietante nel presentare l'ennesimo nuovo cattivo (dopo un'ora dall'inizio della pellicola!) e affascinante nello scardinare i segreti di un rapporto durato anni (tra Bond e M) e quelli legati al passato dell'agente segreto più famoso della storia. Skyfall, tenuta scozzese della famiglia Bond, viene letteralmente brandizzata e diventa titolo del film e della canzone di Adele, diventando il nuovo simbolo da legare a 007 e, finalmente, a qualcosa del suo passato.
Il ritorno (d)al passato è un po' la chiave di tutta questa operazione commerciale, a partire dall'anno di uscita (seppur a detta dei produttori causale) che cade nel 50esimo anniversario della nascita del personaggio cinematografico. Nella trama lo svecchiamento del superfluo - accumulato in anni di sempre più patinata messa in scena - porta ad abbracciare nuovamente la semplicità e la linearità delle cose: il nuovo giovanissimo Q che sfotte il (forse obsoleto?) Bond a proposito della sua meraviglia nel ritrovarsi come arma in dotazione una "semplice" pistola; la stupenda Aston Martin tirata fuori dal garage per portare in salvo M; la resa dei conti finale che vede i 3 personaggi barricarsi nella tenuta procedendo a costruire armi rudimentali un po' in stile "Mamma, ho perso l'aereo"; e poi ancora tutte quelle parti della trama in cui il 'vecchio' viene messo in discussione dal 'nuovo' (M è ancora in grado di svolgere il suo lavoro? O il suo giudizio è annebbiato? E i servizi segreti servono ancora a qualcosa?). Il ritorno dal passato di M del cattivo Silva è la cigliegina sulla torta.
Insomma il nuovo 007 è fortemente influenzato da una riflessione sul passato che non cessa di accompagnare tutto lo svolgersi della storia, incastrandosi perfettamente con le scelte narrative della sceneggiatura. Vincente, oltre questa scelta, quella del cast: Daniel Craig, Judi Dench, Javier Bardem, Ralph Fiennes, Albert Finney, Ben Whishaw e le due Bond Girl non troppo ingombranti Naomie Harris e Bérénice Marlohe.>br/> Una pellicola che attendevo di rivedere con ansia e che, anche la seconda volta, non mi ha per niente deluso.
Ps. Box office sbalorditivo con un incasso omndiale di $1,108,561,013 di incasso (il primo Bond a superare il miliardo, nonché il primo e al momento unico film ad aver superato i 100 milioni di sterline di incasso al botteghino inglese) e ben due premi Oscar (anche se uno in pareggio).
Film 468 - Casino Royale
Film 1745 - Casino Royale
Film 471 - Quantum of Solace
Film 483 - Skyfall
Film 618 - Skyfall
Film 1165 - Skyfall
Film 1738 - Skyfall
Film 1044 - Spectre
Film 1167 - Spectre
Film 2055 - No Time to Die
Consigli: Dei tre film con Craig nei panni di 007 questo è certamente il migliore. Realizzazione tecnica impeccabile e bella storia, interessante e coinvolgente. Ottimo personaggio quello di M che, grazie a questa sceneggiatura e all'attrice, chiude il percorso di Judi Dench nella saga con un ruolo memorabile.
Parola chiave: M16.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Etichette:
007,
Adele,
Albert Finney,
Aston Martin,
Ben Whishaw,
Bérénice Marlohe,
box office,
Daniel Craig,
Helen McCrory,
James Bond,
Javier Bardem,
Judi Dench,
Naomie Harris,
oscar,
Ralph Fiennes,
saga,
Sam Mendes,
Skyfall
Film 617 - Il discorso del re
Cineforum dell'incidentato capitolo III: regali comunicati.
Film 617: "Il discorso del re" (2010) di Tom Hooper
Visto: dalla tv dei miei
Lingua: italiano
Compagnia: madre
Pensieri: Da tempo ero interessato a rivederlo, ma non si presentava mai l'occasione giusta. E' una pellicola lunga, non certo spensierata e in certe parti anche lenta, quindi era necessario fossi nella giusta disposizione d'animo. Il forzato riposo ha concretizzato l'occasione.
Visto questa volta in italiano, "Il discorso del re" perde solamente quel fascino dell'accento inglese, ma ammetto che per il resto mantiene intatto il suo forte potere narrativo. Temevo che il doppiaggio sminuisse il grande lavoro di Colin Firth nei panni del balbuziente Re Giorgio VI, ma così non è stato (chiaro, non è la stessa cosa).
Il triangolo di attori protagonisti è veramente capace e piacevolissimo da guardare interagire, con una Bonham Carter di vero e proprio supporto al marito che ama e aiuta e Geoffrey Rush capace di tenere testa ad un inizialmente restio futuro Re riuscendo finalmente ad aiutarlo a sciogliersi. Insieme a Firth formano un terzetto perfetto che è un piacere seguire.
Il film mi è nuovamente piaciuto, catturandomi per questa seconda volta grazie, fondamentalmente, all'interessante modo di presentare la vicenda, evitando pomposità o riverenze storiche e, al contrario, raccontato la storia di un monarca in maniera più simile a quella di un cittadino qualunque. Nel mondo di Lionel Logue, infatti, siamo tutti considerati sullo stesso livello.
Trovo abbastanza meritati i 4 Oscar vinti (film, sceneggiatura, attore protagonista e regia, anche se sinceramente penso il lavoro di Darren Aronofsky per "Il cigno nero" avrebbe meritato di più la statuetta alla regia rispetto a Tom Hooper qui) e, in generale, il grande successo che la pellicola ha riscosso, ottimo esempio per ricordare che anche i film etichettati come 'impegnati' possono in effetti piacere sia alla critica che al pubblico. Basta fare un buon lavoro.
Ps. $414,211,549 di incasso mondiale a fronte di una spesa di 15 milioni.
Film 214 - Il discorso del re
Consigli: Buon esempio di pellicola sulla monarchia, interessante e bello da seguire, perfettamente calibrato a livello narrativo e dolcemente accompagnato dalle musiche del bravissimo Alexandre Desplat. Cast ottimo.
Parola chiave: Wallis Simpson.
Trailer
Bengi
Film 617: "Il discorso del re" (2010) di Tom Hooper
Visto: dalla tv dei miei
Lingua: italiano
Compagnia: madre
Pensieri: Da tempo ero interessato a rivederlo, ma non si presentava mai l'occasione giusta. E' una pellicola lunga, non certo spensierata e in certe parti anche lenta, quindi era necessario fossi nella giusta disposizione d'animo. Il forzato riposo ha concretizzato l'occasione.
Visto questa volta in italiano, "Il discorso del re" perde solamente quel fascino dell'accento inglese, ma ammetto che per il resto mantiene intatto il suo forte potere narrativo. Temevo che il doppiaggio sminuisse il grande lavoro di Colin Firth nei panni del balbuziente Re Giorgio VI, ma così non è stato (chiaro, non è la stessa cosa).
Il triangolo di attori protagonisti è veramente capace e piacevolissimo da guardare interagire, con una Bonham Carter di vero e proprio supporto al marito che ama e aiuta e Geoffrey Rush capace di tenere testa ad un inizialmente restio futuro Re riuscendo finalmente ad aiutarlo a sciogliersi. Insieme a Firth formano un terzetto perfetto che è un piacere seguire.
Il film mi è nuovamente piaciuto, catturandomi per questa seconda volta grazie, fondamentalmente, all'interessante modo di presentare la vicenda, evitando pomposità o riverenze storiche e, al contrario, raccontato la storia di un monarca in maniera più simile a quella di un cittadino qualunque. Nel mondo di Lionel Logue, infatti, siamo tutti considerati sullo stesso livello.
Trovo abbastanza meritati i 4 Oscar vinti (film, sceneggiatura, attore protagonista e regia, anche se sinceramente penso il lavoro di Darren Aronofsky per "Il cigno nero" avrebbe meritato di più la statuetta alla regia rispetto a Tom Hooper qui) e, in generale, il grande successo che la pellicola ha riscosso, ottimo esempio per ricordare che anche i film etichettati come 'impegnati' possono in effetti piacere sia alla critica che al pubblico. Basta fare un buon lavoro.
Ps. $414,211,549 di incasso mondiale a fronte di una spesa di 15 milioni.
Film 214 - Il discorso del re
Consigli: Buon esempio di pellicola sulla monarchia, interessante e bello da seguire, perfettamente calibrato a livello narrativo e dolcemente accompagnato dalle musiche del bravissimo Alexandre Desplat. Cast ottimo.
Parola chiave: Wallis Simpson.
Trailer
Bengi
Etichette:
Alexandre Desplat,
biopic,
Black Swan,
Colin Firth,
Darren Aronofsky,
Derek Jacobi,
film storico,
Geoffrey Rush,
Guy Pearce,
Helena Bonham Carter,
Il discorso del re,
monarchia,
oscar,
storia vera,
Tom Hooper,
UK
venerdì 15 novembre 2013
Film 616 - Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato
Cineforum dell'incidentato capitolo II: si torna nella Terra di Mezzo!
Film 616: "Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato" (2012) di Peter Jackson
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Avevo già tentato di rivederlo un mesetto fa, ma la stanchezza aveva prevalso. Questa volta invece mi sono goduto questa nuova visione dell'ultima fatica di Peter Jackson che riporta tra nani, elfi e maghi all'insegna dell'ennesima grande avventura.
Il film mi piace moltissimo e gli effetti speciali (specialmente se si guarda indietro a più di 10 anni fa, quando cominciò la saga dell'anello) sono veramente fantastici, curatissimi in ogni dettaglio. Colonna sonora impeccabile come sempre grazie ad Howard Shore (3 Oscar) e, in generale, aspetti tecnici tutti decisamente di ottimo livello.
Alla terza visione di questa pellicola, devo dire che il momento che più temevo in effetti era l'arrivo dei nani a casa di Bilbo, passaggio narrativo piuttosto lungo e dettagliato - con anche un paio di momenti canori in stile nenia - che in precedenza mi aveva regalato qualche sbadiglio. In generale non posso nascondere che sia la parte più noiosa e che, avendo potuto, avrei sforbiciato ed accorciato, ma non è andata così male come pensavo: questa volta sono rimasto completamente vigile.
Nel complesso trovo che sia un ottimo prodotto commerciale, capace - e non è poco - di catapultare nuovamente all'interno di un contesto già visto ed apprezzato, senza fotocopiarlo o, peggio, facendone sentire la nostalgia. "The Hobbit: An Unexpected Journey" abbraccia i suoi tre capitoli predecessori, ma riesce con coscienza a prenderne le distanze, affermando un proprio percorso e porta alla ribalta un nuovo protagonista (Bilbo/Martin Freeman) e colui che solo in apparenza ne è la spalla (Gandalf/Ian McKellen).
Il risultato finale è una grande avventura che - ci siamo abituati - terminerà tra poco più di un anno con il terzo episodio della saga: "Lo Hobbit - Racconto di un ritorno". Per il momento, invece, l'appuntamento è per il 12 dicembre prossimo con "Lo Hobbit - La desolazione di Smaug", ovvero il secondo capitolo che presenterà finalmente per intero le fattezze del grande drago del titolo! Curiosi?
Ps. 3 nomination all'Oscar, ma di fatto nessuna statuetta. Per quanto riguarda il box office, invece, un successo assoluto: $1,017,003,568 di incasso mondiale (anche se per produrlo pare ci siano voluti tra i 200 e i 315 milioni di dollari).
Film 494 e 496 - Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato
Film 1050 - Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato
Film 641 - Lo Hobbit - La desolazione di Smaug
Film 701 - Lo Hobbit - La desolazione di Smaug
Film 1052 - Lo Hobbit - La desolazione di Smaug
Film 855 - Lo Hobbit - La battaglia delle Cinque Armate
Film 1059 - Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate
Consigli: Dura 169 minuti e, di conseguenza, se si ha voglia di vederlo bisogna avere tempo. Personalmente credo ne valga la pena perché è un bel film ricco di personaggi interessanti, avventure e una bella realizzazione tecnica. I fan della trilogia de "Il Signore degli anelli" ci andranno a nozze; chi non sopporta i film lunghi o i fantasy amerà un po' meno. Però, anche solo per farsi un'idea, può essere un bell'esperimento cinematografico da guardare: tra 10 anni a che punto saremo con gli effetti speciali?
Parola chiave: Smaug.
Trailer
Bengi
Film 616: "Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato" (2012) di Peter Jackson
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Avevo già tentato di rivederlo un mesetto fa, ma la stanchezza aveva prevalso. Questa volta invece mi sono goduto questa nuova visione dell'ultima fatica di Peter Jackson che riporta tra nani, elfi e maghi all'insegna dell'ennesima grande avventura.
Il film mi piace moltissimo e gli effetti speciali (specialmente se si guarda indietro a più di 10 anni fa, quando cominciò la saga dell'anello) sono veramente fantastici, curatissimi in ogni dettaglio. Colonna sonora impeccabile come sempre grazie ad Howard Shore (3 Oscar) e, in generale, aspetti tecnici tutti decisamente di ottimo livello.
Alla terza visione di questa pellicola, devo dire che il momento che più temevo in effetti era l'arrivo dei nani a casa di Bilbo, passaggio narrativo piuttosto lungo e dettagliato - con anche un paio di momenti canori in stile nenia - che in precedenza mi aveva regalato qualche sbadiglio. In generale non posso nascondere che sia la parte più noiosa e che, avendo potuto, avrei sforbiciato ed accorciato, ma non è andata così male come pensavo: questa volta sono rimasto completamente vigile.
Nel complesso trovo che sia un ottimo prodotto commerciale, capace - e non è poco - di catapultare nuovamente all'interno di un contesto già visto ed apprezzato, senza fotocopiarlo o, peggio, facendone sentire la nostalgia. "The Hobbit: An Unexpected Journey" abbraccia i suoi tre capitoli predecessori, ma riesce con coscienza a prenderne le distanze, affermando un proprio percorso e porta alla ribalta un nuovo protagonista (Bilbo/Martin Freeman) e colui che solo in apparenza ne è la spalla (Gandalf/Ian McKellen).
Il risultato finale è una grande avventura che - ci siamo abituati - terminerà tra poco più di un anno con il terzo episodio della saga: "Lo Hobbit - Racconto di un ritorno". Per il momento, invece, l'appuntamento è per il 12 dicembre prossimo con "Lo Hobbit - La desolazione di Smaug", ovvero il secondo capitolo che presenterà finalmente per intero le fattezze del grande drago del titolo! Curiosi?
Ps. 3 nomination all'Oscar, ma di fatto nessuna statuetta. Per quanto riguarda il box office, invece, un successo assoluto: $1,017,003,568 di incasso mondiale (anche se per produrlo pare ci siano voluti tra i 200 e i 315 milioni di dollari).
Film 494 e 496 - Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato
Film 1050 - Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato
Film 641 - Lo Hobbit - La desolazione di Smaug
Film 701 - Lo Hobbit - La desolazione di Smaug
Film 1052 - Lo Hobbit - La desolazione di Smaug
Film 855 - Lo Hobbit - La battaglia delle Cinque Armate
Film 1059 - Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate
Consigli: Dura 169 minuti e, di conseguenza, se si ha voglia di vederlo bisogna avere tempo. Personalmente credo ne valga la pena perché è un bel film ricco di personaggi interessanti, avventure e una bella realizzazione tecnica. I fan della trilogia de "Il Signore degli anelli" ci andranno a nozze; chi non sopporta i film lunghi o i fantasy amerà un po' meno. Però, anche solo per farsi un'idea, può essere un bell'esperimento cinematografico da guardare: tra 10 anni a che punto saremo con gli effetti speciali?
Parola chiave: Smaug.
Trailer
Bengi
giovedì 14 novembre 2013
Film 615 - Sherlock Holmes
Da qui in poi - la fase è ancora in atto - comincia la mia 'terapia' cinematografica post incidente.
Dato che mi hanno investito poco più di una settimana fa, per forza di cose mi son ritrovato a dover riposare forzatamente e stare il più possibile fermo. Di conseguenza ne ho approfittato per rivedere tutti quei film che ho in dvd e che volevo rivedere da tempo o so che mi tengono compagnia. Il primo è...
Film 615: "Sherlock Holmes" (2009) di Guy Ritchie
Visto: dalla tv dei miei genitori
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Sempre piacevole da rivedere, interessante e dal buon ritmo. "Sherlock Holmes" svecchia in modo esemplare un personaggio famosissimo lasciandolo, però, collocato nel suo contesto naturale (la serie tv "Elementary" è ambientata ai giorni nostri e presenta Watson come personaggio femminile).
La Londra del grande periodo dell'industrializzazione è, a mio avviso, molto affascinante e la fotografia di questo film ne esalta il fascino con colori cupi tendenti al verdastro che creano la giusta atmosfera per questo Holmes più da bisca che da ceto altolocato. Colonna sonora super di Hans Zimmer, storia davvero carina e ben architettata con colpi di scena finale e momenti a tinte horror-thriller, cast perfetto specialmente per quanto riguarda i quattro attori principali Robert Downey Jr. (che per questo ruolo vince anche il Golden Globe come Miglior attore), Jude Law, Rachel McAdams e Mark Strong.
Box office bomba con $524,028,679 (spesi $90 milioni) - che assicura il sequel "Sherlock Holmes - Gioco di ombre" - e due nomination all'Oscar per la Miglior colonna sonora e scenografia.
Film 47 - Sherlock Holmes
Film 115 - Sherlock Holmes
Film 311 - Sherlock Holmes
Film 1341 - Sherlock Holmes
Film 367 - Sherlock Holmes - Gioco di ombre
Film 769 - Sherlock Holmes - Gioco di ombre
Consigli: A mio avviso questo è più carino del secondo, quindi lo rivedo sempre più volentieri. E' sicuramente un buon film su cui investire per una serata divertente e di svago con qualche tinta dark in chiave blockbuster.
Parola chiave: Massoni.
Se ti interessa/ti è piaciuto
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Dato che mi hanno investito poco più di una settimana fa, per forza di cose mi son ritrovato a dover riposare forzatamente e stare il più possibile fermo. Di conseguenza ne ho approfittato per rivedere tutti quei film che ho in dvd e che volevo rivedere da tempo o so che mi tengono compagnia. Il primo è...
Film 615: "Sherlock Holmes" (2009) di Guy Ritchie
Visto: dalla tv dei miei genitori
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Sempre piacevole da rivedere, interessante e dal buon ritmo. "Sherlock Holmes" svecchia in modo esemplare un personaggio famosissimo lasciandolo, però, collocato nel suo contesto naturale (la serie tv "Elementary" è ambientata ai giorni nostri e presenta Watson come personaggio femminile).
La Londra del grande periodo dell'industrializzazione è, a mio avviso, molto affascinante e la fotografia di questo film ne esalta il fascino con colori cupi tendenti al verdastro che creano la giusta atmosfera per questo Holmes più da bisca che da ceto altolocato. Colonna sonora super di Hans Zimmer, storia davvero carina e ben architettata con colpi di scena finale e momenti a tinte horror-thriller, cast perfetto specialmente per quanto riguarda i quattro attori principali Robert Downey Jr. (che per questo ruolo vince anche il Golden Globe come Miglior attore), Jude Law, Rachel McAdams e Mark Strong.
Box office bomba con $524,028,679 (spesi $90 milioni) - che assicura il sequel "Sherlock Holmes - Gioco di ombre" - e due nomination all'Oscar per la Miglior colonna sonora e scenografia.
Film 47 - Sherlock Holmes
Film 115 - Sherlock Holmes
Film 311 - Sherlock Holmes
Film 1341 - Sherlock Holmes
Film 367 - Sherlock Holmes - Gioco di ombre
Film 769 - Sherlock Holmes - Gioco di ombre
Consigli: A mio avviso questo è più carino del secondo, quindi lo rivedo sempre più volentieri. E' sicuramente un buon film su cui investire per una serata divertente e di svago con qualche tinta dark in chiave blockbuster.
Parola chiave: Massoni.
Se ti interessa/ti è piaciuto
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Etichette:
box office,
Golden Globes,
Guy Ritchie,
Hans Matheson,
Hans Zimmer,
John Watson,
Jude Law,
londra,
magia,
Mark Strong,
massoni,
oscar,
rachel mcadams,
Robert Downey Jr.,
Sherlock Holmes
Film 614 - Un piano perfetto
Non che necessitassi di vederlo, però devo ammettere che dal trailer poteva sembrare tendenzialmente divertente e adatto ad una serata di svago assoluto.
Film 614: "Un piano perfetto" (2013) di Pascal Chaumeil
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Favoletta romantica dal divertente retroscena scaramantico, "Un plan parfait" è un ottimo esempio di commedia europea dal sapore esportabile e, bisogna dirlo, con qualche momento comico davvero godibile.
Il merito della riuscita va certamente ai due protagonisti Diane Kruger e Dany Boon che rendono credibile una trama che viaggia quasi sempre ai limiti dell'assurdo ma che, proprio per questo, piace e strappa più di un sorriso.
Tutto comincia alla cena per la vigilia di Natale in casa di Corinne che racconta alla sua collega imbucata - insieme all'aiuto della famiglia non esattamente felice di avere l'intrusa a casa - la storia d'amore della sorella Isabelle con Jean-Yves (i due protagonisti) e di tutte le avventure/disavventure che ne seguono per colpa di un fatto che accomuna tutte le storie amorose delle donne di famiglia: il primo matrimonio, per quanto amore ci sia, non funziona mai. Essendo Isabelle innamoratissima da anni, cerca, quindi, un ragazzone facile da adescare e manipolare ai fini di un matrimonio che culmini con un divorzio lampo. A questo punto si inserisce lo sfigato Jean-Yves...
Questo l'incipit già di per sé anche abbastanza particolare e potenzialmente divertente. Di fatto il film prosegue su quest'onda dell'assurdo da commedia comico-romantica e, se si cercava questo tipo di genere specifico, la pellicola funziona alla grande. Non solo una storia d'amore che, non cercata, arriva e travolge i due protagonisti, ma anche una serie di snodi narrativi ambientati agli antipodi del pianeta con scenari mozzafiato (il Kilimangiaro in Africa e la Cattedrale di San Basilio della Piazza Rossa a Mosca) e una serie di gag - all'inizio anche piuttosto cattivelle - che funzionano nonostante, come si diceva, sfiorino spesso il limite del plausibile.
In tutto questo ho molto apprezzato una versatilità recitativa da parte della Kruger che non mi aspettavo, capace di passare da femme fatale a burlona o sorniona con grande espressività, decisamente necessaria in un prodotto altamente commerciale come questo, per rendere qualsiasi emozione vendibile al pubblico tendenzialmente eterogeneo per cultura (il film, infatti, è stato lanciato in tutta Europa e presentato a qualche festival negli USA). Non l'ho mai trovata particolarmente espressiva (vedi "The Host", ma più probabile in quel caso che fosse colpa dell'orrenda sceneggiatura) e qui, invece, mi ha sorpreso. Dany Boon - che non è certo bello - ha la faccia da cucciolone buono e riesce a rendere bene il personaggio, abbastanza sfigato da essere adorabile agli occhi di Isabelle. Ma su di lui non avevo alcun dubbio avendo già visto "Giù al nord" (l'originale da cui è tratto "Benvenuti al Sud") di cui è anche regista e sceneggiatore.
Insomma, "Un piano perfetto" è una commedia romantica carina che ho visto volentieri.
Consigli: Se si cerca un intrattenimento leggero e spensierato questo film è il candidato perfetto. Piacevole, non volgare, e capace di far sorridere tra le mille avventure che i due protagonisti devono affrontare prima di capire di amarsi davvero. Se quello che si sta cercando è niente di più che un po' di svago al retrogusto romantico, questo è un esempio tutto sommato godibile.
Parola chiave: Matrimonio.
Trailer
Bengi
Film 614: "Un piano perfetto" (2013) di Pascal Chaumeil
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Favoletta romantica dal divertente retroscena scaramantico, "Un plan parfait" è un ottimo esempio di commedia europea dal sapore esportabile e, bisogna dirlo, con qualche momento comico davvero godibile.
Il merito della riuscita va certamente ai due protagonisti Diane Kruger e Dany Boon che rendono credibile una trama che viaggia quasi sempre ai limiti dell'assurdo ma che, proprio per questo, piace e strappa più di un sorriso.
Tutto comincia alla cena per la vigilia di Natale in casa di Corinne che racconta alla sua collega imbucata - insieme all'aiuto della famiglia non esattamente felice di avere l'intrusa a casa - la storia d'amore della sorella Isabelle con Jean-Yves (i due protagonisti) e di tutte le avventure/disavventure che ne seguono per colpa di un fatto che accomuna tutte le storie amorose delle donne di famiglia: il primo matrimonio, per quanto amore ci sia, non funziona mai. Essendo Isabelle innamoratissima da anni, cerca, quindi, un ragazzone facile da adescare e manipolare ai fini di un matrimonio che culmini con un divorzio lampo. A questo punto si inserisce lo sfigato Jean-Yves...
Questo l'incipit già di per sé anche abbastanza particolare e potenzialmente divertente. Di fatto il film prosegue su quest'onda dell'assurdo da commedia comico-romantica e, se si cercava questo tipo di genere specifico, la pellicola funziona alla grande. Non solo una storia d'amore che, non cercata, arriva e travolge i due protagonisti, ma anche una serie di snodi narrativi ambientati agli antipodi del pianeta con scenari mozzafiato (il Kilimangiaro in Africa e la Cattedrale di San Basilio della Piazza Rossa a Mosca) e una serie di gag - all'inizio anche piuttosto cattivelle - che funzionano nonostante, come si diceva, sfiorino spesso il limite del plausibile.
In tutto questo ho molto apprezzato una versatilità recitativa da parte della Kruger che non mi aspettavo, capace di passare da femme fatale a burlona o sorniona con grande espressività, decisamente necessaria in un prodotto altamente commerciale come questo, per rendere qualsiasi emozione vendibile al pubblico tendenzialmente eterogeneo per cultura (il film, infatti, è stato lanciato in tutta Europa e presentato a qualche festival negli USA). Non l'ho mai trovata particolarmente espressiva (vedi "The Host", ma più probabile in quel caso che fosse colpa dell'orrenda sceneggiatura) e qui, invece, mi ha sorpreso. Dany Boon - che non è certo bello - ha la faccia da cucciolone buono e riesce a rendere bene il personaggio, abbastanza sfigato da essere adorabile agli occhi di Isabelle. Ma su di lui non avevo alcun dubbio avendo già visto "Giù al nord" (l'originale da cui è tratto "Benvenuti al Sud") di cui è anche regista e sceneggiatore.
Insomma, "Un piano perfetto" è una commedia romantica carina che ho visto volentieri.
Consigli: Se si cerca un intrattenimento leggero e spensierato questo film è il candidato perfetto. Piacevole, non volgare, e capace di far sorridere tra le mille avventure che i due protagonisti devono affrontare prima di capire di amarsi davvero. Se quello che si sta cercando è niente di più che un po' di svago al retrogusto romantico, questo è un esempio tutto sommato godibile.
Parola chiave: Matrimonio.
Trailer
Bengi
Etichette:
Alice Pol,
Benvenuti al Sud,
Bienvenue chez les Ch'tis,
Dany Boon,
Diane Kruger,
famiglia,
Giù al nord,
Kilimangiaro,
maledizione,
matrimonio,
Mosca,
superstizione,
The Host,
Un piano perfetto,
Un plan parfait
mercoledì 13 novembre 2013
Film 613 - Facciamola finita
Un cast letteralmente stellare e un film che sembra una mage boiata da divertimento assicurato: imperdibile!
Film 613: "Facciamola finita" (2013) di Evan Goldberg, Seth Rogen
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Demenziale, volgare, grottesco e, in fin dei conti, simpatico. Le idee a "This Is the End" non mancano e vanno di pari passo con una comicità che di certo non sarà gradita a tutti. Uno sfottò continuo nei confronti di religione, fama, comunità e su ognuno dei vari protagonisti (cosa divertente: i personaggi della pellicola portano il vero nome di chi li interpreta, quindi di fatto anche se la storia è di finzione, "Facciamola finita" è uno strano esperimento dove la fiction è influenzata in maniera costante e strutturale dalla realtà).
L'insieme di elementi comico-demenziali funziona soprattutto perché gli attori sono capaci e affiatati (amici anche nella vita) e perché, a ben vedere, le situazioni proposte - per quanto volgari - sotto sotto possono nascondere anche un'ironia che colpisce nel segno (per es. come fare per farsi 'recuperare' in Paradiso...).
Il cast messo insieme per l'occasione conta un numero di attori - da noi più o meno famosi - esorbitante con ruoli da protagonisti o cameo: Seth Rogen (scrive, dirige e recita insieme a Evan Goldberg), James Franco, Jonah Hill, Jay Baruchel, Danny McBride, Craig Robinson, Michael Cera, Emma Watson, Rihanna, Christopher Mintz-Plasse, Paul Rudd, Channing Tatum, Mindy Kaling, Christopher Mintz-Plasse, Aziz Ansari, Kevin Hart, Jason Segel e, dulcis in fundo, i Backstreet Boys!
Colonna sonora niente male, idea generale riuscita e realizzazione simpatica con un lavoro di effetti speciali che non ci si aspetterebbe. Bisogna non avere troppi problemi con linguaggio privo di freni e situazioni al limite dell'assurdo.
Ps. Un incasso mondiale di $124,452,659 per una spesa di produzione di 32 milioni di dollari.
Pps. Il film si basa sul cortometraggio "Jay and Seth vs. The Apocalypse" (2007).
Consigli: Carino e anche divertente. Sorprende perché non ci si aspetterebbe una trama così elaborata (passatemi il termine) per un operazione come questa che o per gli interpreti o per i temi, si accosta molto ad altri prodotti commerciali come "Suxbad: Tre menti sopra il pelo", "Zack & Miri - Amore a... primo sesso", "Strafumati".
Parola chiave: Satana.
Trailer
Bengi
Film 613: "Facciamola finita" (2013) di Evan Goldberg, Seth Rogen
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Demenziale, volgare, grottesco e, in fin dei conti, simpatico. Le idee a "This Is the End" non mancano e vanno di pari passo con una comicità che di certo non sarà gradita a tutti. Uno sfottò continuo nei confronti di religione, fama, comunità e su ognuno dei vari protagonisti (cosa divertente: i personaggi della pellicola portano il vero nome di chi li interpreta, quindi di fatto anche se la storia è di finzione, "Facciamola finita" è uno strano esperimento dove la fiction è influenzata in maniera costante e strutturale dalla realtà).
L'insieme di elementi comico-demenziali funziona soprattutto perché gli attori sono capaci e affiatati (amici anche nella vita) e perché, a ben vedere, le situazioni proposte - per quanto volgari - sotto sotto possono nascondere anche un'ironia che colpisce nel segno (per es. come fare per farsi 'recuperare' in Paradiso...).
Il cast messo insieme per l'occasione conta un numero di attori - da noi più o meno famosi - esorbitante con ruoli da protagonisti o cameo: Seth Rogen (scrive, dirige e recita insieme a Evan Goldberg), James Franco, Jonah Hill, Jay Baruchel, Danny McBride, Craig Robinson, Michael Cera, Emma Watson, Rihanna, Christopher Mintz-Plasse, Paul Rudd, Channing Tatum, Mindy Kaling, Christopher Mintz-Plasse, Aziz Ansari, Kevin Hart, Jason Segel e, dulcis in fundo, i Backstreet Boys!
Colonna sonora niente male, idea generale riuscita e realizzazione simpatica con un lavoro di effetti speciali che non ci si aspetterebbe. Bisogna non avere troppi problemi con linguaggio privo di freni e situazioni al limite dell'assurdo.
Ps. Un incasso mondiale di $124,452,659 per una spesa di produzione di 32 milioni di dollari.
Pps. Il film si basa sul cortometraggio "Jay and Seth vs. The Apocalypse" (2007).
Consigli: Carino e anche divertente. Sorprende perché non ci si aspetterebbe una trama così elaborata (passatemi il termine) per un operazione come questa che o per gli interpreti o per i temi, si accosta molto ad altri prodotti commerciali come "Suxbad: Tre menti sopra il pelo", "Zack & Miri - Amore a... primo sesso", "Strafumati".
Parola chiave: Satana.
Trailer
Bengi
Etichette:
Backstreet Boys,
Channing Tatum,
Christopher Mintz-Plasse,
emma watson,
Facciamola finita,
James Franco,
Jason Segel,
Jay Baruchel,
Jonah Hill,
michael cera,
Paul Rudd,
Rihanna,
Seth Rogen,
This Is the End
lunedì 11 novembre 2013
Film 612 - Caccia al ladro
Continuando a documentarmi sulla filmografia di un grande regista.
Film 612: "Caccia al ladro" (1955) di Alfred Hitchcock
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Mi sono interessato a questa pellicola quando mi sono documentato per uno dei post precedenti, "Il delitto perfetto", in cui due dei protagonisti compaiono anche qui, ovvero Grace Kelly e John Williams.
La storia di "To Catch a Thief" è ambientata in Costa Azzurra negli anni '50 e racconta la storia di un ex ladro che viene nuovamente accusato di furti di gioielli perché pare che tutte le prove dei nuovi crimini conducano inesorabilmente a lui. Cary "Gatto" Grant dovrà, quindi, provare la sua innocenza da sé dato che la polizia non gli crede e, anzi, vorrebbe arrestarlo. Durante lo svolgimento della vicenda, chiaramente, si inseriranno tutte quelle tappe necessarie a realizzare un bel racconto (sparatorie, inseguimenti, corse sui tetti e gite in macchina a tutta velocità oltre che, naturale, la storia d'amore da colpo di fulmine) e il finale rivelerà chi, in effetti, ha tentato di incastrare "Gatto" e perché.
Hitchcock racconta questa storia arrampicandosi sui comignoli e costeggiando il litorale francese, tra figure di gran classe ed ambienti carichi di sfarzo, all'insegna di un'illegalità che fa rima con impeccabilità. A dire il vero trovo Cary Grant un po' imbolsito per fare il ladro free climbing, ma come fa coppia bene lui con Grace Kelly pochi altri. La parte di quest'ultima è un po' come ce la possiamo aspettare, anche se qualche tentativo di sovrastare il carattere dominante del protagonista maschile ogni tanto affiora. Per il resto è una bellissima comprimaria le cui battute, solitamente, non vanno oltre la frase semplice.
Nel complesso "Caccia al ladro" è un buon film di intrattenimento (ma la colonna sonora è fastidiosa), raffinato e glam, che fa parte di quei film che da Hitchcock forse non ti aspetteresti: meno intrighi e un'atmosfera più pacata. Per certi versi mi ha ricordato "Topkapi".
3 nomination all'Oscar e una vittoria per la Miglior fotografia; partecipò anche al Festival di Venezia del 1955.
Consigli: Gli amanti del cinema di Alfred Hitchcock non possono far mancare alcun tassello al mosaico di pellicole che il regista ha girato. In più questo film ha il fascino del classico senza tempo, con grandi attori e una piacevole storia da raccontare. Leggero e di classe.
Parola chiave: Gioielli.
Trailer
Bengi
Film 612: "Caccia al ladro" (1955) di Alfred Hitchcock
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Mi sono interessato a questa pellicola quando mi sono documentato per uno dei post precedenti, "Il delitto perfetto", in cui due dei protagonisti compaiono anche qui, ovvero Grace Kelly e John Williams.
La storia di "To Catch a Thief" è ambientata in Costa Azzurra negli anni '50 e racconta la storia di un ex ladro che viene nuovamente accusato di furti di gioielli perché pare che tutte le prove dei nuovi crimini conducano inesorabilmente a lui. Cary "Gatto" Grant dovrà, quindi, provare la sua innocenza da sé dato che la polizia non gli crede e, anzi, vorrebbe arrestarlo. Durante lo svolgimento della vicenda, chiaramente, si inseriranno tutte quelle tappe necessarie a realizzare un bel racconto (sparatorie, inseguimenti, corse sui tetti e gite in macchina a tutta velocità oltre che, naturale, la storia d'amore da colpo di fulmine) e il finale rivelerà chi, in effetti, ha tentato di incastrare "Gatto" e perché.
Hitchcock racconta questa storia arrampicandosi sui comignoli e costeggiando il litorale francese, tra figure di gran classe ed ambienti carichi di sfarzo, all'insegna di un'illegalità che fa rima con impeccabilità. A dire il vero trovo Cary Grant un po' imbolsito per fare il ladro free climbing, ma come fa coppia bene lui con Grace Kelly pochi altri. La parte di quest'ultima è un po' come ce la possiamo aspettare, anche se qualche tentativo di sovrastare il carattere dominante del protagonista maschile ogni tanto affiora. Per il resto è una bellissima comprimaria le cui battute, solitamente, non vanno oltre la frase semplice.
Nel complesso "Caccia al ladro" è un buon film di intrattenimento (ma la colonna sonora è fastidiosa), raffinato e glam, che fa parte di quei film che da Hitchcock forse non ti aspetteresti: meno intrighi e un'atmosfera più pacata. Per certi versi mi ha ricordato "Topkapi".
3 nomination all'Oscar e una vittoria per la Miglior fotografia; partecipò anche al Festival di Venezia del 1955.
Consigli: Gli amanti del cinema di Alfred Hitchcock non possono far mancare alcun tassello al mosaico di pellicole che il regista ha girato. In più questo film ha il fascino del classico senza tempo, con grandi attori e una piacevole storia da raccontare. Leggero e di classe.
Parola chiave: Gioielli.
Trailer
Bengi
Etichette:
Alfred Hitchcock,
Caccia al ladro,
Cary Grant,
Costa Azzurra,
Côte d'Azur,
Dial M for Murder,
Francia,
gioielli,
Grace Kelly,
john williams,
ladro,
Mostra del cinema di Venezia,
oscar,
To Catch a Thief,
Topkapi
sabato 9 novembre 2013
Film 611 - R.I.P.D. - Poliziotti dall'aldilà
Criticato e affossato un po' da tutti, mi incuriosiva anche solo per intrattenermi in una serata priva di alcuna fatica mentale. E poi gli outsiders sono sempre un po' magnetici...
Film 611: "R.I.P.D. - Poliziotti dall'aldilà" (2013) di Robert Schwentkek
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Rubo un pensiero trovato per caso su IMDb che, a mio avviso, liquida benissimo questo film in un'unica frase: The "M.I.B." we never asked for. Niente di più vero.
Nonostante io non sia per nulla fan della saga di "Men in Black", condivido comunque il pensiero (che forse applico anche per "M.I.B.", ma questo è un mio problema) e mi domando: a che pro raccontare questa storia? O, da un altro punto di vista: cos'ha questa storia da raccontarmi?
I cliché legati al mondo della polizia ci sono tutti, tra corruzione e mariti devoti; la facciotta tutta mascella di Ryan Reynolds è come di consueto bloccata sull'unica espressione bisteccona che conosce e il sex appeal della mogliettina devota ed ingenua Stephanie Szostak è qualcosa di non pervenuto; che Kevin Bacon sia il cattivo si nasa dopo due minuti e, in tutta sincerità, i mostri sono fatti veramente male.
Nonostante un paio di trovate siano effettivamente simpatiche (a me l'idea del titolo piace) e che, di fatto, se qualcosa funziona è solo per merito di Jeff Bridges e della sua controparte bionda e conturbante, il risultato finale è comunque qualcosa di insipido e privo di una personalità tale da spiccare tra la massa. La sensazione è che non sia una vera armonia all'interno di questa storia e a farne le spese, inevitabilmente, è il prodotto finito. Strano, poi, che i produttori non abbiano tratto alcun insegnamento dal disastroso mistone western-alieno "Cowboys & Aliens" che, per quanto carino, al box office aveva fatto flop (163 milioni di dollari per produrlo, $174.822.325 di incasso mondiale). Qui la fantascienza mischiata al sapore cowboy del personaggio di Bridges ottiene lo stesso risultato - sinceramente discutibile - dell'altro film e l'ambientazione odierna con l'aggiunta di un distretto di polizia ultraterreno fatto a purgatorio e il mondo dei mostri scatena un mix narrativo che spesso cozza per gusti e lega male all'interno della storia stessa la quale finisce inevitabilmente per essere tutto, ma effettivamente niente.
Così la confusione si riflette parzialmente anche sui personaggi, in particolar modo sul cattivo Bacon - che pare un po' spaesato -, ma soprattutto sull'impassibile Proctor/Mary-Louise Parker che è di pietra in maniera anormale: non è simpatico il suo essere inflessibile e priva di senso dell'umorismo e, disorientante, a fine film cambia completamente il suo atteggiamento umorale in favore di uno slancio di passione immotivato ed effettivamente spiazzante.
Ciò detto, rimango perplesso più che altro perché si è scelto di puntare su questa storia fondamentalmente per l'appeal di effetti speciali combinati a grandi numeri di esplosione misto "alieni", ma di fatto la trama non ha nulla che vada oltre l'ordinaria prevedibilità - anche un po' scema, devo dire: Nick/Ryan Reynolds fino alla fine non riconosce i pezzi d'oro che lui stesso aveva sepolto poco prima di morire nel suo giardino... - e la realizzazione di quegli effetti speciali che giustificherebbero i 130 milioni di dollari di budget non mi sembra nemmeno tanto riuscita. Il cast nel suo insieme è strano e manca un attore che sia davvero di punta (perché Reynolds ha perso il suo treno con "Lanterna verde") per richiamare un pubblico disposto a pagare e seguire la storia.
In definitiva non si può dire che non intrattenga o che faccia platealmente orrore, ma non ha nulla di particolare che possa piacere davvero e non riesce mai a catturare con gusto l'attenzione dello spettatore. Sembra tutto, diciamo, un po' fine a sé stesso.
Ps. Il botteghino mondiale è stato impietoso, ripagando le spese di produzione con soli $78,324,220. E c'era anche il 3D...
Consigli: Sinceramente evitabile. Non che sia disgustoso, ma di fatto non ha nulla di particolare per cui ci si potrebbe sentire spinti a guardarlo. E, diciamocelo, non è certo il massimo veder sprecare il talento di Bridges per un'idiozia come questa...
Parola chiave: Rest In Peace Department.
Trailer
Bengi
Film 611: "R.I.P.D. - Poliziotti dall'aldilà" (2013) di Robert Schwentkek
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Rubo un pensiero trovato per caso su IMDb che, a mio avviso, liquida benissimo questo film in un'unica frase: The "M.I.B." we never asked for. Niente di più vero.
Nonostante io non sia per nulla fan della saga di "Men in Black", condivido comunque il pensiero (che forse applico anche per "M.I.B.", ma questo è un mio problema) e mi domando: a che pro raccontare questa storia? O, da un altro punto di vista: cos'ha questa storia da raccontarmi?
I cliché legati al mondo della polizia ci sono tutti, tra corruzione e mariti devoti; la facciotta tutta mascella di Ryan Reynolds è come di consueto bloccata sull'unica espressione bisteccona che conosce e il sex appeal della mogliettina devota ed ingenua Stephanie Szostak è qualcosa di non pervenuto; che Kevin Bacon sia il cattivo si nasa dopo due minuti e, in tutta sincerità, i mostri sono fatti veramente male.
Nonostante un paio di trovate siano effettivamente simpatiche (a me l'idea del titolo piace) e che, di fatto, se qualcosa funziona è solo per merito di Jeff Bridges e della sua controparte bionda e conturbante, il risultato finale è comunque qualcosa di insipido e privo di una personalità tale da spiccare tra la massa. La sensazione è che non sia una vera armonia all'interno di questa storia e a farne le spese, inevitabilmente, è il prodotto finito. Strano, poi, che i produttori non abbiano tratto alcun insegnamento dal disastroso mistone western-alieno "Cowboys & Aliens" che, per quanto carino, al box office aveva fatto flop (163 milioni di dollari per produrlo, $174.822.325 di incasso mondiale). Qui la fantascienza mischiata al sapore cowboy del personaggio di Bridges ottiene lo stesso risultato - sinceramente discutibile - dell'altro film e l'ambientazione odierna con l'aggiunta di un distretto di polizia ultraterreno fatto a purgatorio e il mondo dei mostri scatena un mix narrativo che spesso cozza per gusti e lega male all'interno della storia stessa la quale finisce inevitabilmente per essere tutto, ma effettivamente niente.
Così la confusione si riflette parzialmente anche sui personaggi, in particolar modo sul cattivo Bacon - che pare un po' spaesato -, ma soprattutto sull'impassibile Proctor/Mary-Louise Parker che è di pietra in maniera anormale: non è simpatico il suo essere inflessibile e priva di senso dell'umorismo e, disorientante, a fine film cambia completamente il suo atteggiamento umorale in favore di uno slancio di passione immotivato ed effettivamente spiazzante.
Ciò detto, rimango perplesso più che altro perché si è scelto di puntare su questa storia fondamentalmente per l'appeal di effetti speciali combinati a grandi numeri di esplosione misto "alieni", ma di fatto la trama non ha nulla che vada oltre l'ordinaria prevedibilità - anche un po' scema, devo dire: Nick/Ryan Reynolds fino alla fine non riconosce i pezzi d'oro che lui stesso aveva sepolto poco prima di morire nel suo giardino... - e la realizzazione di quegli effetti speciali che giustificherebbero i 130 milioni di dollari di budget non mi sembra nemmeno tanto riuscita. Il cast nel suo insieme è strano e manca un attore che sia davvero di punta (perché Reynolds ha perso il suo treno con "Lanterna verde") per richiamare un pubblico disposto a pagare e seguire la storia.
In definitiva non si può dire che non intrattenga o che faccia platealmente orrore, ma non ha nulla di particolare che possa piacere davvero e non riesce mai a catturare con gusto l'attenzione dello spettatore. Sembra tutto, diciamo, un po' fine a sé stesso.
Ps. Il botteghino mondiale è stato impietoso, ripagando le spese di produzione con soli $78,324,220. E c'era anche il 3D...
Consigli: Sinceramente evitabile. Non che sia disgustoso, ma di fatto non ha nulla di particolare per cui ci si potrebbe sentire spinti a guardarlo. E, diciamocelo, non è certo il massimo veder sprecare il talento di Bridges per un'idiozia come questa...
Parola chiave: Rest In Peace Department.
Trailer
Bengi
Etichette:
3D,
box office,
Cowboys and Aliens,
flop,
fumetto,
Jeff Bridges,
Kevin Bacon,
Lanterna verde,
M.I.B.,
Mary-Louise Parker,
Men in Black,
morti,
polizia,
R.I.P.D. - Poliziotti dall'aldilà,
Ryan Reynolds,
sci-fi
Film 610 - Un tuffo nel passato
Non sapevo nemmeno che in Italia fosse uscito, anche se quando uscì in America questa pellicola mi aveva incuriosito.
Film 610: "Un tuffo nel passato" (2010) di Steve Pink
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Quando uscì, il titolo inglese "Hot Tub Time Machine" mi aveva incuriosito, anche se la presenza del sempre-lesso John Cusack aveva un po' scemato il mio entusiasmo. Anche il trailer, comunque, non sembrava male.
Sono passati 3 anni dall'uscita nelle sale americane di questo film e, per puro caso, mi ci sono nuovamente imbattuto: questa volta, non me lo sono lasciato sfuggire. Sia perché pareva essere la classica commedia demenziale americana, sia perché l'idea del ritorno nel passato - in particolare negli anni '80! - mi è subito piaciuta.
In effetti "Un tuffo nel passato" è un meraviglioso passatempo comico a tratti demenziale che funziona bene e diverte spassosamente lo spettatore senza troppi peli sullo stomaco. I 4 protagonisti (Cusack, Rob Corddry, Craig Robinson e Clark Duke) rendono giustizia ad una storia carica di volgarità e situazioni comiche certamente spinte in quella direzione, ma se si sta al gioco si passano un paio d'ore spensierate al retrogusto nostalgico per lacca e spalline. Nel ricreare ambiente, look e must di 30anni fa, infatti, questo film è perfetto e sottolinea in maniera divertita l'abisso che c'è tra i nostri giorni e quei tempi dove cellulari, wi-fi e le grandi tecnologie di massa non erano ancora il quotidiano di quasi tutti noi. In parallelo all'accostamento temporale corre quello delle vite dei protagonisti - in particolare dei 3 adulti - che, dopo aver tentato un approccio emulativo delle situazioni che li avevano portati ad essere quelli che sono diventati, scelgono poi di usare a loro vantaggio le nuove prospettive che il viaggio indietro nel tempo ha loro regalato, finendo per godere di quegli aspetti che avevano rimpianto nel loro primo percorso passato.
Senza nessuna pretesa oltre quella di intrattenere e, se vogliamo, omaggiare un recente periodo storico ultimamente tornato di gran moda (si pensi solo, per esempio, alla serie tv "The Carrie Diaries" ambientata nel passato adolescenziale della famosa Carrie Bradshaw di "Sex and the City"), questa pellicola compie egregiamente il suo dovere commerciale finendo per divertire chi guarda con qualche trovata comica riuscita, l'atmosfera giusta e una serie di personaggi surreali e sb(r)occati che il cast impersona in maniera funzionale (in particolare le due ragazze 'pazze' Lyndsy Fonseca e Collette Wolfe).
Ps. Incasso mondiale di $61,336,869 che, pare, aver convinto la produzione verso un sequel "Hot Tub Time Machine 2" iniziato a girare nell'estate di quest'anno, ma senza Cusack.
Consigli: Direi che è perfetto per un serata in compagnia. E' divertente, sbroccato e assolutamente utile a spegnere per un po' il cervello. Gli anni '80 fanno il resto.
Parola chiave: Chernobly.
Trailer
Bengi
Film 610: "Un tuffo nel passato" (2010) di Steve Pink
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Quando uscì, il titolo inglese "Hot Tub Time Machine" mi aveva incuriosito, anche se la presenza del sempre-lesso John Cusack aveva un po' scemato il mio entusiasmo. Anche il trailer, comunque, non sembrava male.
Sono passati 3 anni dall'uscita nelle sale americane di questo film e, per puro caso, mi ci sono nuovamente imbattuto: questa volta, non me lo sono lasciato sfuggire. Sia perché pareva essere la classica commedia demenziale americana, sia perché l'idea del ritorno nel passato - in particolare negli anni '80! - mi è subito piaciuta.
In effetti "Un tuffo nel passato" è un meraviglioso passatempo comico a tratti demenziale che funziona bene e diverte spassosamente lo spettatore senza troppi peli sullo stomaco. I 4 protagonisti (Cusack, Rob Corddry, Craig Robinson e Clark Duke) rendono giustizia ad una storia carica di volgarità e situazioni comiche certamente spinte in quella direzione, ma se si sta al gioco si passano un paio d'ore spensierate al retrogusto nostalgico per lacca e spalline. Nel ricreare ambiente, look e must di 30anni fa, infatti, questo film è perfetto e sottolinea in maniera divertita l'abisso che c'è tra i nostri giorni e quei tempi dove cellulari, wi-fi e le grandi tecnologie di massa non erano ancora il quotidiano di quasi tutti noi. In parallelo all'accostamento temporale corre quello delle vite dei protagonisti - in particolare dei 3 adulti - che, dopo aver tentato un approccio emulativo delle situazioni che li avevano portati ad essere quelli che sono diventati, scelgono poi di usare a loro vantaggio le nuove prospettive che il viaggio indietro nel tempo ha loro regalato, finendo per godere di quegli aspetti che avevano rimpianto nel loro primo percorso passato.
Senza nessuna pretesa oltre quella di intrattenere e, se vogliamo, omaggiare un recente periodo storico ultimamente tornato di gran moda (si pensi solo, per esempio, alla serie tv "The Carrie Diaries" ambientata nel passato adolescenziale della famosa Carrie Bradshaw di "Sex and the City"), questa pellicola compie egregiamente il suo dovere commerciale finendo per divertire chi guarda con qualche trovata comica riuscita, l'atmosfera giusta e una serie di personaggi surreali e sb(r)occati che il cast impersona in maniera funzionale (in particolare le due ragazze 'pazze' Lyndsy Fonseca e Collette Wolfe).
Ps. Incasso mondiale di $61,336,869 che, pare, aver convinto la produzione verso un sequel "Hot Tub Time Machine 2" iniziato a girare nell'estate di quest'anno, ma senza Cusack.
Consigli: Direi che è perfetto per un serata in compagnia. E' divertente, sbroccato e assolutamente utile a spegnere per un po' il cervello. Gli anni '80 fanno il resto.
Parola chiave: Chernobly.
Trailer
Bengi
Etichette:
anni '80,
commedia,
Craig Robinson,
Crispin Glover,
Hot Tub Time Machine,
Hot Tub Time Machine 2,
John Cusack,
Lizzy Caplan,
Lyndsy Fonseca,
Rob Corddry,
sex and the city,
Un tuffo nel passato,
viaggio nel tempo
martedì 5 novembre 2013
Film 609 - Cattivissimo me 2
Licia mi aveva prenotato giusto giusto qualche mese fa...
Film 609: "Cattivissimo me 2" (2013) di Pierre Coffin, Chris Renaud
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Licia, Luigi
Pensieri: Nonostante io non sia certo tra i fan più sfegatati di questa cartoon saga - a differenza di tutto il resto del mondo, a quanto pare - "Cattivissimo me 2" è stato certamente un film davvero carino e piacevole da vedere.
Nonostante per il sottoscritto la scintilla d'amore incondizionato non sia mai scoccata, rimane comunque un prodotto commerciale ben realizzato e, evidentemente, dal grandissimo appeal commerciale. Entrambi gli episodi, infatti, sono caratterizzati da un budget piuttosto modesto considerato quanto si sborsa oggi per produrre pellicole decisamente meno remunerative. "Cattivissimo me", costato 69milioni di dollari (certo non briciole, per carità!), ne ha incassati $543,113,985 e senza l'aiuto del 3D; questo secondo episodio, invece, costatone 76, ad oggi ha incassato $911,774,325 (ma con il 3D).
Questa volta la storia si concentra di più sulla nuova famiglia composta da Gru e dalle 3 figlie adottive (manca chiaramente una figura femminile di riferimento che prontamente arriva) e sul reclutamento del protagonista da parte della Lega Anti Cattivi che tenta di scoprire chi abbia rubato un siero capace di trasformare in famelici mostri le creature che lo assumono. Nella storia si inseriscono nuovi personaggi tra cui Lucy Wilde - futura dolce metà di Gru - e lo spagnoleggiante Eduardo (doppiato per l'Italia da un irriconoscibile Neri Marcorè), ma è inutile dire che a farla da padrone sono i fantastici minions, spalle capaci di rubare la scena di chiunque la condivida con loro. Non a caso è previsto un film dedicato solo a loro per l'estate 2015.
Insomma, "Despicable Me 2" ha effettivamente tutte le carte in regola per lasciare soddisfatto lo spettatore di ogni età, essendo capace di divertire con alcune gag davvero gustose e, certo, di affascinare i più piccoli grazie al colorato mondo che caratterizza la saga. La trama, per quanto prevedibile in certi passaggi, riesce comunque a catturare l'attenzione grazie ai momenti comici ben distribuiti e, come si diceva, utilizzando al meglio il potenziale comico dei meravigliosi incomprensibili ometti gialli.
Unica pecca, la visione italiana del film è disturbata dal doppiaggio improbabile del personaggio di Lucy: tra tutte le candidate possibili è stata scelta un'Arisa che, oltre essere poco adatta (e capace) risulta proprio fastidiosa.
Film 187 - Cattivissimo me
Film 609 - Cattivissimo me 2
Film 1011 - Minions
Film 2124 - Minions: The Rise of Gru
Consigli: Gustoso e spassoso, è un sequel che non fa rimpiangere il primo capitolo cui fa seguito. Non solo è cosa rara, ma anche molto gradita! Certamente da vedere, meglio se in compagnia.
Parola chiave: PX41.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 609: "Cattivissimo me 2" (2013) di Pierre Coffin, Chris Renaud
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Licia, Luigi
Pensieri: Nonostante io non sia certo tra i fan più sfegatati di questa cartoon saga - a differenza di tutto il resto del mondo, a quanto pare - "Cattivissimo me 2" è stato certamente un film davvero carino e piacevole da vedere.
Nonostante per il sottoscritto la scintilla d'amore incondizionato non sia mai scoccata, rimane comunque un prodotto commerciale ben realizzato e, evidentemente, dal grandissimo appeal commerciale. Entrambi gli episodi, infatti, sono caratterizzati da un budget piuttosto modesto considerato quanto si sborsa oggi per produrre pellicole decisamente meno remunerative. "Cattivissimo me", costato 69milioni di dollari (certo non briciole, per carità!), ne ha incassati $543,113,985 e senza l'aiuto del 3D; questo secondo episodio, invece, costatone 76, ad oggi ha incassato $911,774,325 (ma con il 3D).
Questa volta la storia si concentra di più sulla nuova famiglia composta da Gru e dalle 3 figlie adottive (manca chiaramente una figura femminile di riferimento che prontamente arriva) e sul reclutamento del protagonista da parte della Lega Anti Cattivi che tenta di scoprire chi abbia rubato un siero capace di trasformare in famelici mostri le creature che lo assumono. Nella storia si inseriscono nuovi personaggi tra cui Lucy Wilde - futura dolce metà di Gru - e lo spagnoleggiante Eduardo (doppiato per l'Italia da un irriconoscibile Neri Marcorè), ma è inutile dire che a farla da padrone sono i fantastici minions, spalle capaci di rubare la scena di chiunque la condivida con loro. Non a caso è previsto un film dedicato solo a loro per l'estate 2015.
Insomma, "Despicable Me 2" ha effettivamente tutte le carte in regola per lasciare soddisfatto lo spettatore di ogni età, essendo capace di divertire con alcune gag davvero gustose e, certo, di affascinare i più piccoli grazie al colorato mondo che caratterizza la saga. La trama, per quanto prevedibile in certi passaggi, riesce comunque a catturare l'attenzione grazie ai momenti comici ben distribuiti e, come si diceva, utilizzando al meglio il potenziale comico dei meravigliosi incomprensibili ometti gialli.
Unica pecca, la visione italiana del film è disturbata dal doppiaggio improbabile del personaggio di Lucy: tra tutte le candidate possibili è stata scelta un'Arisa che, oltre essere poco adatta (e capace) risulta proprio fastidiosa.
Film 187 - Cattivissimo me
Film 609 - Cattivissimo me 2
Film 1011 - Minions
Film 2124 - Minions: The Rise of Gru
Consigli: Gustoso e spassoso, è un sequel che non fa rimpiangere il primo capitolo cui fa seguito. Non solo è cosa rara, ma anche molto gradita! Certamente da vedere, meglio se in compagnia.
Parola chiave: PX41.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Etichette:
3D,
Arisa,
Benjamin Bratt,
box office,
Cattivissimo me,
Cattivissimo me 2,
Despicable Me,
Despicable Me 2,
Kristen Wiig,
Max Giusti,
minions,
Miranda Cosgrove,
Neri Marcorè,
Russell Brand,
sequel,
Steve Carell
lunedì 4 novembre 2013
Film 608 - Silent Hill: Revelation 3D
Fan del primo film, non potevo certo perdermi il secondo episodio!
Film 608: "Silent Hill: Revelation 3D" (2012) di Michael J. Bassett
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Se il primo "Silent Hill" (del 2006) era stata una piacevolissima sorpresa, questo secondo capitolo partorito a troppi anni di distanza è una boiata inutile e banale.
La trama fatica a stare in piedi, è di una superficialità disarmante e non fa paura. Più che altro fa un po' disgusto, ma finita lì. Le 'trovate' della sceneggiatura non legano insieme e finiscono per far sembrare il tutto un puzzle privo di un'idea narrativa di base che aiuti a dare un senso a tutto il progetto.
Si ha spesso la sensazione, infatti, che non ci sia continuità nel racconto e che molti episodi, oltre ad essere esteticamente accattivanti, non abbiano altra ragione di essere raccontati.
Questo grave errore di fondo affossa completamente "Silent Hill: Revelation 3D", non solo incapace di eguagliare un primo capitolo interessante e ben realizzato - nonostante il finale -, ma anche banalmente realizzato ed evidentemente prodotto con il solo scopo di lucro. Il 3D, neanche a dirlo, è estremamente superfluo, come lo è, del resto, accendere le sinapsi pensando che ciò che si sta per vedere segua quantomeno un filo logico.
Niente, questo film è solo brutto e vagamente in grado di evocare quelle atmosfere che nel primo episodio erano risultate tanto accattivanti (la città immersa nella nebbia, la trasformazione degli ambienti al suono della campana d'allarme). Non bastasse, i due protagonisti Adelaide Clemens e Kit Harington (sì, Jon Snow de "Il trono di spade" qui alla sua prima prova cinematografica) a livello recitativo sono qualcosa di imbarazzante.
Ps. Nonostante l'evidente bassa qualità di questo prodotto tratto dal videogioco "Silent Hill 3", il film ha comunque incassato $52,370,559 al botteghino mondiale (20 milioni per produrlo).
Pps. Tra il cast - sorprendentemente - anche Malcolm McDowell e Carrie-Anne Moss. Appare in un veloce cameo Radha Mitchell, protagonista del precedente episodio. Nel ruolo del padre, invece, Sean Bean che, sempre ne "Il trono di spade", è nientemeno che il padre dell'illegittimo Jon Snow.
Film 155 - Silent Hill
Film 1957 - Silent Hill
Film 608 - Silent Hill: Revelation 3D
Consigli: Questo secondo episodio si può placidamente evitarlo. Decisamente meglio il primo film, su tutti i fronti!
Parola chiave: Alessa.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 608: "Silent Hill: Revelation 3D" (2012) di Michael J. Bassett
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Se il primo "Silent Hill" (del 2006) era stata una piacevolissima sorpresa, questo secondo capitolo partorito a troppi anni di distanza è una boiata inutile e banale.
La trama fatica a stare in piedi, è di una superficialità disarmante e non fa paura. Più che altro fa un po' disgusto, ma finita lì. Le 'trovate' della sceneggiatura non legano insieme e finiscono per far sembrare il tutto un puzzle privo di un'idea narrativa di base che aiuti a dare un senso a tutto il progetto.
Si ha spesso la sensazione, infatti, che non ci sia continuità nel racconto e che molti episodi, oltre ad essere esteticamente accattivanti, non abbiano altra ragione di essere raccontati.
Questo grave errore di fondo affossa completamente "Silent Hill: Revelation 3D", non solo incapace di eguagliare un primo capitolo interessante e ben realizzato - nonostante il finale -, ma anche banalmente realizzato ed evidentemente prodotto con il solo scopo di lucro. Il 3D, neanche a dirlo, è estremamente superfluo, come lo è, del resto, accendere le sinapsi pensando che ciò che si sta per vedere segua quantomeno un filo logico.
Niente, questo film è solo brutto e vagamente in grado di evocare quelle atmosfere che nel primo episodio erano risultate tanto accattivanti (la città immersa nella nebbia, la trasformazione degli ambienti al suono della campana d'allarme). Non bastasse, i due protagonisti Adelaide Clemens e Kit Harington (sì, Jon Snow de "Il trono di spade" qui alla sua prima prova cinematografica) a livello recitativo sono qualcosa di imbarazzante.
Ps. Nonostante l'evidente bassa qualità di questo prodotto tratto dal videogioco "Silent Hill 3", il film ha comunque incassato $52,370,559 al botteghino mondiale (20 milioni per produrlo).
Pps. Tra il cast - sorprendentemente - anche Malcolm McDowell e Carrie-Anne Moss. Appare in un veloce cameo Radha Mitchell, protagonista del precedente episodio. Nel ruolo del padre, invece, Sean Bean che, sempre ne "Il trono di spade", è nientemeno che il padre dell'illegittimo Jon Snow.
Film 155 - Silent Hill
Film 1957 - Silent Hill
Film 608 - Silent Hill: Revelation 3D
Consigli: Questo secondo episodio si può placidamente evitarlo. Decisamente meglio il primo film, su tutti i fronti!
Parola chiave: Alessa.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Etichette:
Adelaide Clemens,
box office,
Carrie-Anne Moss,
Game of Thrones,
horror,
Kit Harington,
Konami,
Malcolm McDowell,
Radha Mitchell,
Sean Bean,
Silent Hill,
Silent Hill 3,
Silent Hill: Revelation 3D,
splatter
Film 607 - The Raven
Tra le proposte di My Sky questa pellicola sembrava una delle più interessanti...
Film 607: "The Raven" (2012) di James McTeigue
Visto: dal computer di Luigi
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi (ma dormiva)
Pensieri: "The Raven" è un prodotto esteticamente molto curato che gioca benissimo la carta dell'atmosfera cupa ricreata tramite una ricerca dell'immagine davvero ben fatta. E, va detto, anche la premessa di una trama che vede schierare in prima fila nientemeno che Edgar Allan Poe contribuisce non poco a delineare un alone di mistero e tensione a tinte horror.
Fondamentalmente, però, i grandi pregi della pellicola terminano qui.
Innanzitutto il cast non è in grado di rendere una caratterizzazione dei personaggi che vada oltre il minimo sindacale auspicabile. La scelta del lesso John Cusack nei panni di Poe e della incapace Alice Eve - insieme formano una delle coppie più insipide della storia del cinema - vanificano anche il talento di uno come Brendan Gleeson che, solitamente, è un caratterista capace e una spalla affidabile. I tre in questione, che rispettivamente sono amante, amata e burbero padre di quest'ultima, formano un triangolo familiare stantio e poco divertente, finendo per affrontare, passo dopo passo, esattamente ogni tappa (narrativa) che ci si aspetta da loro. Chiaramente questo è imputabile solo alla trama.
La sceneggiatura, che come si diceva tanto promette in principio, finisce per vanificare l'idea creativa ed originale che fa da input alla vicenda - ovvero un serial killer che sfida Poe mettendo in scena gli efferati omicidi dei suoi racconti - e sceglie per un finale privo di brio e che miscela in maniera un po' deludente la pura finzione del racconto alle reali misteriose cause di morte del grande scrittore.
Insomma, come forse era prevedibile, questo film non riesce veramente a lasciare il segno e finisce per ricadere in quell'universo di pellicole commerciali dalle buone idee di base ma che optano per una realizzazione superficiale e frettolosa (qui, su tutto, il rapimento di Emily Hamilton e relativa interpretazione di Miss Eve è un mix letale di cattivissima recitazione e mal gestita suspense).
Diciamo che, considerandolo un B movie, "The Raven" è davvero ben realizzato. Se, invece, lo si inquadra in qualcosa di superiore, allora è sinceramente un fallimento.
Ps. Box office imbarazzante: 26 milioni di dollari per realizzarlo e $26,059,817 di incasso mondiale.
Consigli: E' un intrattenimento leggero e intrigante per certi aspetti trattati dalla storia. Il resto è realizzato in maniera frettolosa ed è un peccato, perché l'incipit intrigante e l'idea del serial killer fan dei racconti di Poe aveva il suo fascino.
Parola chiave: Sepolta viva.
Trailer
Bengi
Film 607: "The Raven" (2012) di James McTeigue
Visto: dal computer di Luigi
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi (ma dormiva)
Pensieri: "The Raven" è un prodotto esteticamente molto curato che gioca benissimo la carta dell'atmosfera cupa ricreata tramite una ricerca dell'immagine davvero ben fatta. E, va detto, anche la premessa di una trama che vede schierare in prima fila nientemeno che Edgar Allan Poe contribuisce non poco a delineare un alone di mistero e tensione a tinte horror.
Fondamentalmente, però, i grandi pregi della pellicola terminano qui.
Innanzitutto il cast non è in grado di rendere una caratterizzazione dei personaggi che vada oltre il minimo sindacale auspicabile. La scelta del lesso John Cusack nei panni di Poe e della incapace Alice Eve - insieme formano una delle coppie più insipide della storia del cinema - vanificano anche il talento di uno come Brendan Gleeson che, solitamente, è un caratterista capace e una spalla affidabile. I tre in questione, che rispettivamente sono amante, amata e burbero padre di quest'ultima, formano un triangolo familiare stantio e poco divertente, finendo per affrontare, passo dopo passo, esattamente ogni tappa (narrativa) che ci si aspetta da loro. Chiaramente questo è imputabile solo alla trama.
La sceneggiatura, che come si diceva tanto promette in principio, finisce per vanificare l'idea creativa ed originale che fa da input alla vicenda - ovvero un serial killer che sfida Poe mettendo in scena gli efferati omicidi dei suoi racconti - e sceglie per un finale privo di brio e che miscela in maniera un po' deludente la pura finzione del racconto alle reali misteriose cause di morte del grande scrittore.
Insomma, come forse era prevedibile, questo film non riesce veramente a lasciare il segno e finisce per ricadere in quell'universo di pellicole commerciali dalle buone idee di base ma che optano per una realizzazione superficiale e frettolosa (qui, su tutto, il rapimento di Emily Hamilton e relativa interpretazione di Miss Eve è un mix letale di cattivissima recitazione e mal gestita suspense).
Diciamo che, considerandolo un B movie, "The Raven" è davvero ben realizzato. Se, invece, lo si inquadra in qualcosa di superiore, allora è sinceramente un fallimento.
Ps. Box office imbarazzante: 26 milioni di dollari per realizzarlo e $26,059,817 di incasso mondiale.
Consigli: E' un intrattenimento leggero e intrigante per certi aspetti trattati dalla storia. Il resto è realizzato in maniera frettolosa ed è un peccato, perché l'incipit intrigante e l'idea del serial killer fan dei racconti di Poe aveva il suo fascino.
Parola chiave: Sepolta viva.
Trailer
Bengi
Etichette:
Alice Eve,
box office,
Brendan Gleeson,
Edgar Allan Poe,
horror,
Il cuore rivelatore,
John Cusack,
Luke Evans,
mistery,
Oliver Jackson-Cohen,
serial killer,
suspense,
The Raven,
The Tell-Tale Heart,
thriller
Film 606 - Into Darkness - Star Trek
Comprato il dvd, sapevo non ci avrei messo molto a rivederlo!
Film 606: "Into Darkness - Star Trek" (2013) di J.J. Abrams
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Anche se non pensavo l'avrei rivisto così in fretta, devo dire che incontrare nuovamente il team di questo secondo "Star Trek" è stato piacevolissimo.
Rispetto alla prima visione al cinema di questa estate, "Into Darkness - Star Trek" mi è sembrato più scorrevole e meno prolisso in certi snodi che, la prima volta, mi avevano un po' appesantito il tutto in generale. Quello che mi piace di pellicole tutte azione ed effetti speciali è proprio la presenza di un certo dinamismo quantomeno visivo - perché non sempre alla trama viene regalata tale vitalità - e qui in prima battuta mi pareva si fosse sacrificato l'intento intrattenitivo in favore di un certo meccanismo d'intrigo a tratti affascinante, ma alla lunga vagamente fine a sé stesso. Un po' come dire: ora che tutti gli sci-fi hanno preso la piega della trama corposa e perfino impegnata, anche questo "Into Darkness" deve essere così. Per forza.
Il discorso, fuori contesto, è sicuramente apprezzabile, ma, appunto, deve esserci un senso. J.J. Abrams è bravo a creare suspense, a girare ottime scene d'azione e rivitalizzare prodotti commerciali in declino, ma deve stare attento, secondo me, a non lasciarsi troppo trasportare. Per quanto questa nuova strada intrapresa dal suo "Star Trek" mi piaccia, secondo me non bisognerebbe dimenticare l'origine di questo tipo di pellicola, ovvero intrattenere. Niente di male a voler innalzare un po' la posta in gioco, ma senza snaturare le cose. La prima volta che ho visto questo film mi pareva si fosse commesso questo errore (specialmente considerato il buonissimo risultato del primo "Star Trek").
In realtà mi sono dovuto ricredere e, tutto sommato, il film funziona e ha i suoi buoni momenti adrenalinici. Forse il destino del cattivo Khan sarebbe dovuto essere più efferato e violento e meno strategico-ponderato, ma in fin dei conti la parte da badass la riveste anche con una certa classe (merito di Cumberbatch).
Il team originale di personaggi è sempre perfettamente calibrato e tutti hanno lo spazio necessario a caratterizzare i propri ruoli. Ho sofferto solo la presenza dell'inutile Carol/Alice Eve (giustificata solo dal momento striptease nello spazio) e l'ennesima apparizione spazio-temporale di Leonard Nimoy, lo Spock originale.
Ps. $467,365,246 al box office mondiale.
Film 84 - Star Trek
Film 824 - Star Trek
Film 569 - Into Darkness - Star Trek
Film 606 - Into Darkness - Star Trek
Film 825 - Into Darkness - Star Trek
Film 2084 - Star Trek Into Darkness
Film 1198 - Star Trek Beyond
Film 1398 - Star Trek Beyond
Consigli: Certo che vederli in ordine ha un suo piacevole perché, ma anche da solo "Into Darkness - Star Trek" fa il suo dovere. Più intricato a livello di trama e con qualche scena d'azione in meno rispetto al primo, approfondisce meglio, però, il rapporto che lega Kirk a Spock.
Bella colonna sonora di . Da ascoltare anche senza il film.
Divertente.
Parola chiave: Tubi criogenici.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 606: "Into Darkness - Star Trek" (2013) di J.J. Abrams
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Anche se non pensavo l'avrei rivisto così in fretta, devo dire che incontrare nuovamente il team di questo secondo "Star Trek" è stato piacevolissimo.
Rispetto alla prima visione al cinema di questa estate, "Into Darkness - Star Trek" mi è sembrato più scorrevole e meno prolisso in certi snodi che, la prima volta, mi avevano un po' appesantito il tutto in generale. Quello che mi piace di pellicole tutte azione ed effetti speciali è proprio la presenza di un certo dinamismo quantomeno visivo - perché non sempre alla trama viene regalata tale vitalità - e qui in prima battuta mi pareva si fosse sacrificato l'intento intrattenitivo in favore di un certo meccanismo d'intrigo a tratti affascinante, ma alla lunga vagamente fine a sé stesso. Un po' come dire: ora che tutti gli sci-fi hanno preso la piega della trama corposa e perfino impegnata, anche questo "Into Darkness" deve essere così. Per forza.
Il discorso, fuori contesto, è sicuramente apprezzabile, ma, appunto, deve esserci un senso. J.J. Abrams è bravo a creare suspense, a girare ottime scene d'azione e rivitalizzare prodotti commerciali in declino, ma deve stare attento, secondo me, a non lasciarsi troppo trasportare. Per quanto questa nuova strada intrapresa dal suo "Star Trek" mi piaccia, secondo me non bisognerebbe dimenticare l'origine di questo tipo di pellicola, ovvero intrattenere. Niente di male a voler innalzare un po' la posta in gioco, ma senza snaturare le cose. La prima volta che ho visto questo film mi pareva si fosse commesso questo errore (specialmente considerato il buonissimo risultato del primo "Star Trek").
In realtà mi sono dovuto ricredere e, tutto sommato, il film funziona e ha i suoi buoni momenti adrenalinici. Forse il destino del cattivo Khan sarebbe dovuto essere più efferato e violento e meno strategico-ponderato, ma in fin dei conti la parte da badass la riveste anche con una certa classe (merito di Cumberbatch).
Il team originale di personaggi è sempre perfettamente calibrato e tutti hanno lo spazio necessario a caratterizzare i propri ruoli. Ho sofferto solo la presenza dell'inutile Carol/Alice Eve (giustificata solo dal momento striptease nello spazio) e l'ennesima apparizione spazio-temporale di Leonard Nimoy, lo Spock originale.
Ps. $467,365,246 al box office mondiale.
Film 84 - Star Trek
Film 824 - Star Trek
Film 569 - Into Darkness - Star Trek
Film 606 - Into Darkness - Star Trek
Film 825 - Into Darkness - Star Trek
Film 2084 - Star Trek Into Darkness
Film 1198 - Star Trek Beyond
Film 1398 - Star Trek Beyond
Consigli: Certo che vederli in ordine ha un suo piacevole perché, ma anche da solo "Into Darkness - Star Trek" fa il suo dovere. Più intricato a livello di trama e con qualche scena d'azione in meno rispetto al primo, approfondisce meglio, però, il rapporto che lega Kirk a Spock.
Bella colonna sonora di . Da ascoltare anche senza il film.
Divertente.
Parola chiave: Tubi criogenici.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Etichette:
Alice Eve,
Benedict Cumberbatch,
Chris Pine,
Into Darkness - Star Trek,
J.J. Abrams,
Karl Urban,
Kirk,
Leonard Nimoy,
sci-fi,
Spock,
Star Trek,
Star Trek Into Darkness,
striptease,
Zachary Quinto,
Zoe Saldana
Iscriviti a:
Post (Atom)