Tornati al cinema dopo un po' di tempo, non pensavo sarebbe stata Townsville la prima città del viaggio on the road a regalarmi di nuovo il piacere del grande schermo.
Film 1468: "The Disaster Artist" (2017) di James Franco
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Francy
Pensieri: Un film su un disastro annunciato, eppure un bellissimo esempio di pellicola biografica che rende in parte onore al suo strambo protagonista umanizzandolo, esplicitandone la vulnerabilità e regalandone un ritratto sfaccettato che va oltre la facile caricatura che un personaggio come Tommy Wiseau non fatica a suscitare. Più che un film sulla realizzazione dello scult "The Room", una storia sul suo ideatore e sul suo rapporto di amicizia con Greg Sestero.
Sono questi gli elementi che, insieme, compongono "The Disaster Artist" e lo caratterizzano a formare un'immagine d'insieme complessa e tutt'altro che scontata. Il bello di questo prodotto è che, nonostante non risparmi nulla al suo protagonista nonché oggetto d'analisi, ne riesca comunque a fornire al contempo un ritratto plausibile che va ben oltre il bidimensionale del facile cliché legato a un soggetto tanto caratteristico e originale. Da questo punto di vista il merito è tutto di James Franco - in odore di Oscar - capace di un'immedesimazione mimetica e vivissima, fedele a sé stessa scena dopo scena ed eseguita osservando i dettami del metodo Stanislavskij. A dimostrarne la sconcertante bravura anche la scelta finale di titoli di coda che mettono a confronto le scene originali di "The Room" con quelle ricreate per la pellicola: il risultato è pazzesco, quasi ipnotizzante, merito anche di una produzione attenta e particolarmente capace riuscita ad evitare di creare una semplice copia di certi aspetti del materiale originale.
Da un certo punto di vista "The Disaster Artist" è una storia molto triste di solitudine e sogni infranti e nonostante una sorta di happy ending che ci viene svelato alla fine, per tutta la durata della pellicola Tommy è un ragazzo incompreso e, non fosse per Greg, assolutamente solo, la cui granitica capacità di credere in sé stesso e nelle proprie capacità troverà lungo il percorso non pochi motivi per vacillare. E così questo prodotto risulta a tratti comico, a tratti umanamente penoso in quanto capace di descrivere con tanta efficacia il calvario di un uomo alla ricerca della fama, sì, ma più che altro dell'accettazione e approvazione degli altri. Una fragilità che traspare sempre e che rende la performance di Franco ancora più ragguardevole. Insieme a lui anche il fratello Franco jr inusualmente fuori dal contesto commedia sb(r)occata e alla sua prima collaborazione con James: vederli recitare assieme fa a tratti un po' effetto, poi ci si abitua.
Oltre a loro il cast si compone di non poche "comparsate" famose del calibro di Sharon Stone, Melanie Griffith, Bob Odenkirk, Bryan Cranston, Judd Apatow e tanti altri; insomma, Franco è riuscito davvero a fare il botto con questo suo film sotto tutti i punti di vista.
Dunque "The Disaster Artist" è un buon prodotto e uno dei titoli di questa stagione tra i più interessanti ed efficaci nel portare a casa il risultato desiderato in origine, una storia che riesce a bilanciare appieno l'originale materiale di partenza con un racconto che valga la pena di essere raccontato. Funziona dall'inizio alla fine.
Ps. Candidato a 2 Golden Globes per Miglior film e attore protagonista (commedia o musical).
Cast: James Franco, Dave Franco, Seth Rogen, Alison Brie, Ari Graynor, Josh Hutcherson, Jacki Weaver, Zac Efron, Megan Mullally; (camero) Jason Mantzoukas, Sharon Stone, Melanie Griffith, Bob Odenkirk, Bryan Cranston, Judd Apatow, Zach Braff, J. J. Abrams, David DeCoteau, Lizzy Caplan, Kristen Bell, Keegan-Michael Key, Adam Scott, Danny McBride, Dylan Minnette, Kate Upton, Angelyne, Kevin Smith, Ike Barinholtz.
Box Office: $20.6 milioni (ad oggi)
Consigli: Uno dei titoli imperdibili di questa stagione, nonché uno dei favoriti alle premiazioni che contano grazie ad un James Franco camaleontico e maledettamente bravo. Un film interessante e molto umano, un biopic che magicamente riesce a trasformare l'orrore del materiale originale che vuole descrivere ("The Room", 2003) in qualcosa di riuscito, credibile e davvero ben fatto. Vedere (in originale) per credere.
Parola chiave: Premiere.
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Bengi
domenica 31 dicembre 2017
Film 1468 - The Disaster Artist
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sabato 30 dicembre 2017
Film 1467 - The Hunchback of Notre Dame
Dato che mi si è riacceso il pallino Disney, ho continuato il mio tour di recupero dei classici dell'animazione della mia infanzia.
Film 1466: "The Hunchback of Notre Dame" (1996) di Gary Trousdale, Kirk Wise
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Verso la fine del periodo d'oro Disney uscì questa pellicola che da bambino mi colpì più che altro dal punto di vista musicale: come al solito le canzoni riuscivano a completare la storia alla perfezione risultando, in oltre, particolarmente orecchiabili. L'aggiunta dei simpatici gargoyles nel ruolo delle spalle era poi stata la ciliegina sulla torta dato che all'epoca ero stato letteralmente rapito dalla serie tv "Gargoyles".
In questo momento di riscoperta della filmografia della casa di produzione di Topolino nella gioiosa fase pre-computer grafica, "Il gobbo di Notre Dame" si inseriva perfettamente nella lista di titoli da riscoprire dopo anni di "oblio". La vera domanda era: ne sarebbe davvero valsa la pena?
Onestamente questo film è esteticamente stupendo, stupefacente nell'animazione (un po' di pc c'è), sorprendente nella ricchezza dei colori e davvero ben doppiato. Le canzoni sono ancora particolarmente accattivanti - non le avevo mai sentite in inglese - e vanno ad animare una storia altrimenti insolitamente cupa per la Disney, anche per i canoni del predecessore "Pocahontas".
Trattandosi dell'adattamento dell'opera di Hugo era inevitabile che una certa dose di temi seri o addirittura tristi avrebbero fatto capolino, in ogni caso non trattandosi di un prodotto esclusivamente per adulti ma, al contrario, indirizzato a famiglie con bambini, risulta inatteso quanto la storia sia incapace di ritagliarsi momenti più leggeri in modo maggiormente efficace e non solo attraverso le tre statue di pietra. Nonostante questo trovo comunque assurdo che il film non abbia ottenuto qualcosa in più della misera nomination all'Oscar per la colonna sonora.
Tutto sommato comunque "The Hunchback of Notre Dame" bilancia sufficientemente la solita, magica capacità della Disney pre-pc di creare piccoli capolavori animati senza tempo con toni più cupi ed una difficoltà narrativa insolitamente incrementata e non del tutto ben gestita. Il risultato finale è bello, ma manca di quel fascino che probabilmente avrebbe fatto la differenza.
Ps. Candidato all'Oscar e al Golden Globe per la Miglior colonna sonora e, sorpresa, all'insolita categoria dei Razzie Awards chiamata Worst Written Film Grossing Over $100 Million (ma ha vinto "Twister").
Cast: Tom Hulce, Demi Moore, Tony Jay, Kevin Kline, Paul Kandel, Jason Alexander, Charles Kimbrough, Mary Wickes, David Ogden Stiers.
Box Office: $325.3 milioni
Consigli: Esteticamente molto bello e intrigante, disegnato benissimo, la storia però non riesce a consegnare al pubblico di affezionati quel risultato finale magico e memorabile che altri capolavori Disney riescono ad ottenere. In ogni caso un prodotto sufficiente, anche se non esattamente perfetto per ogni occasione essendo più pesante del solito dal punto di vista della trama.
Parola chiave: Corte dei Miracoli.
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Bengi
Film 1466: "The Hunchback of Notre Dame" (1996) di Gary Trousdale, Kirk Wise
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Verso la fine del periodo d'oro Disney uscì questa pellicola che da bambino mi colpì più che altro dal punto di vista musicale: come al solito le canzoni riuscivano a completare la storia alla perfezione risultando, in oltre, particolarmente orecchiabili. L'aggiunta dei simpatici gargoyles nel ruolo delle spalle era poi stata la ciliegina sulla torta dato che all'epoca ero stato letteralmente rapito dalla serie tv "Gargoyles".
In questo momento di riscoperta della filmografia della casa di produzione di Topolino nella gioiosa fase pre-computer grafica, "Il gobbo di Notre Dame" si inseriva perfettamente nella lista di titoli da riscoprire dopo anni di "oblio". La vera domanda era: ne sarebbe davvero valsa la pena?
Onestamente questo film è esteticamente stupendo, stupefacente nell'animazione (un po' di pc c'è), sorprendente nella ricchezza dei colori e davvero ben doppiato. Le canzoni sono ancora particolarmente accattivanti - non le avevo mai sentite in inglese - e vanno ad animare una storia altrimenti insolitamente cupa per la Disney, anche per i canoni del predecessore "Pocahontas".
Trattandosi dell'adattamento dell'opera di Hugo era inevitabile che una certa dose di temi seri o addirittura tristi avrebbero fatto capolino, in ogni caso non trattandosi di un prodotto esclusivamente per adulti ma, al contrario, indirizzato a famiglie con bambini, risulta inatteso quanto la storia sia incapace di ritagliarsi momenti più leggeri in modo maggiormente efficace e non solo attraverso le tre statue di pietra. Nonostante questo trovo comunque assurdo che il film non abbia ottenuto qualcosa in più della misera nomination all'Oscar per la colonna sonora.
Tutto sommato comunque "The Hunchback of Notre Dame" bilancia sufficientemente la solita, magica capacità della Disney pre-pc di creare piccoli capolavori animati senza tempo con toni più cupi ed una difficoltà narrativa insolitamente incrementata e non del tutto ben gestita. Il risultato finale è bello, ma manca di quel fascino che probabilmente avrebbe fatto la differenza.
Ps. Candidato all'Oscar e al Golden Globe per la Miglior colonna sonora e, sorpresa, all'insolita categoria dei Razzie Awards chiamata Worst Written Film Grossing Over $100 Million (ma ha vinto "Twister").
Cast: Tom Hulce, Demi Moore, Tony Jay, Kevin Kline, Paul Kandel, Jason Alexander, Charles Kimbrough, Mary Wickes, David Ogden Stiers.
Box Office: $325.3 milioni
Consigli: Esteticamente molto bello e intrigante, disegnato benissimo, la storia però non riesce a consegnare al pubblico di affezionati quel risultato finale magico e memorabile che altri capolavori Disney riescono ad ottenere. In ogni caso un prodotto sufficiente, anche se non esattamente perfetto per ogni occasione essendo più pesante del solito dal punto di vista della trama.
Parola chiave: Corte dei Miracoli.
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giovedì 28 dicembre 2017
Film 1466 - The Shawshank Redemption
Non avevo mai visto questo film, ma ero sempre stato curioso di recuperarlo per una serie di motivi. Innanzitutto è la pellicola con il voto del pubblico più alto su IMDb; poi le 7 nomination all'Oscar che sembravano suggerire una buona dose di qualità; infine il fatto che fosse tratto da un romanzo nientemeno che di Stephen King insolitamente fuori dal suo solito contesto horror.
Film 1466: "The Shawshank Redemption" (1994) di Frank Darabont
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Francy
Pensieri: Fin dall'inizio la storia mi ha conquistato, pur ricordandomi spesso un mix tra "Il miglio verde" e "Fuga da Alcatraz". Il risultto finale è veramente buono e credo si possa dire senza riserve che si tratti di un'ottima pellicola. I toni - nonostante parolacce e violenze varie - sono sempre pacati e l'idea generale che rimane impressa è che si tratti di una storia delicata, in un certo senso anche dolce. L'amicizia che nasce tra i due galeotti Andy e Red (rispettivamente Robbins e Freeman) è l'elemento centrale di tutta la trama e permette il racconto di quella serie di elementi che andranno a costruire una storia che parte lenta e, man mano che procede, riesce a costruire pathos e attesa relativamente al destino del suo ingiustamente accusato protagonista. Non mancherà la reiterazione delle ingiustizie - perpetrate più dai secondini che dai carcerati stessi - oltre che un colpo di scena finale non solo maledettamente ben architettato, ma per quello che mi riguarda anche totalmente inatteso. Che piacevole sorpresa!
Sono tanti, quindi, gli aspetti che contribuiscono a caratterizzare positivamente "The Shawshank Redemption" - quello che ho preferito è il fatto che non ci sia l'accanimento emotivo nei confronti dello spettatore solitamente comune a questo tipo di prodotti -, per un risultato finale compatto e ben realizzato, assolutamente soddisfacente a livello narrativo e perfettamente recitato.
Non sapevo bene cosa aspettarmi da questa storia visto che solitamente troppi indicatori positivi tendono a portare ad aspettative disattese, invece mi sono trovato non solo pienamente soddisfatto, ma anche sinceramente interessato a rivederlo. Prima o poi. Ps. Candidato a 7 premi Oscar (Miglior film, sceneggiatura, attore protagonista per Freeman, fotografia, sonoro, montaggio, colonna sonora), 2 Golden Globes (Miglior sceneggiatura e attore protagonista per Freeman) e 1 Grammy (Miglior colonna sonora).
Cast: Tim Robbins, Morgan Freeman, Bob Gunton, William Sadler, Clancy Brown, Gil Bellows, James Whitmore.
Box Office: $58.3 milioni
Consigli: Una bella storia, anche sofferta, di amicizia e lealtà in un contesto difficilissimo come quello della prigionia negli anni '40 in mezzo a soprusi e strategie per sopravvivere. Non esattamente un titolo per tutte le occasioni visto temi e toni, ma sicuramente una pellicola da recuperare prima o poi.
Parola chiave: Poster.
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Film 1466: "The Shawshank Redemption" (1994) di Frank Darabont
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Francy
Pensieri: Fin dall'inizio la storia mi ha conquistato, pur ricordandomi spesso un mix tra "Il miglio verde" e "Fuga da Alcatraz". Il risultto finale è veramente buono e credo si possa dire senza riserve che si tratti di un'ottima pellicola. I toni - nonostante parolacce e violenze varie - sono sempre pacati e l'idea generale che rimane impressa è che si tratti di una storia delicata, in un certo senso anche dolce. L'amicizia che nasce tra i due galeotti Andy e Red (rispettivamente Robbins e Freeman) è l'elemento centrale di tutta la trama e permette il racconto di quella serie di elementi che andranno a costruire una storia che parte lenta e, man mano che procede, riesce a costruire pathos e attesa relativamente al destino del suo ingiustamente accusato protagonista. Non mancherà la reiterazione delle ingiustizie - perpetrate più dai secondini che dai carcerati stessi - oltre che un colpo di scena finale non solo maledettamente ben architettato, ma per quello che mi riguarda anche totalmente inatteso. Che piacevole sorpresa!
Sono tanti, quindi, gli aspetti che contribuiscono a caratterizzare positivamente "The Shawshank Redemption" - quello che ho preferito è il fatto che non ci sia l'accanimento emotivo nei confronti dello spettatore solitamente comune a questo tipo di prodotti -, per un risultato finale compatto e ben realizzato, assolutamente soddisfacente a livello narrativo e perfettamente recitato.
Non sapevo bene cosa aspettarmi da questa storia visto che solitamente troppi indicatori positivi tendono a portare ad aspettative disattese, invece mi sono trovato non solo pienamente soddisfatto, ma anche sinceramente interessato a rivederlo. Prima o poi. Ps. Candidato a 7 premi Oscar (Miglior film, sceneggiatura, attore protagonista per Freeman, fotografia, sonoro, montaggio, colonna sonora), 2 Golden Globes (Miglior sceneggiatura e attore protagonista per Freeman) e 1 Grammy (Miglior colonna sonora).
Cast: Tim Robbins, Morgan Freeman, Bob Gunton, William Sadler, Clancy Brown, Gil Bellows, James Whitmore.
Box Office: $58.3 milioni
Consigli: Una bella storia, anche sofferta, di amicizia e lealtà in un contesto difficilissimo come quello della prigionia negli anni '40 in mezzo a soprusi e strategie per sopravvivere. Non esattamente un titolo per tutte le occasioni visto temi e toni, ma sicuramente una pellicola da recuperare prima o poi.
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mercoledì 27 dicembre 2017
Film 1465 - The Little Mermaid
Erano tanti anni che volevo rivederlo. L'occasione si è presentata alla prima notte passata nella nostra nuova macchina, parcheggiati di fronte alla spiaggia della fantastica Noosa Heads.
Film 1465: "The Little Mermaid" (1989) di Ron Clements, John Musker
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Francy
Pensieri: Uno dei titoli Disney che preferisco, non avevo mai visto "La sirenetta" in inglese. Il film rimane sempre bellissimo, colorato e sfarzoso nei disegni e nelle animazioni, un vero capolavoro. Le canzoni azzeccatissime, in lingua sono praticamente identiche, il che lascia intatto il fascino legato all'infanzia che collego alla pellicola. L'unica disgrazia è stata l'audio non perfettamente in sincro con il video che ha un po' guastato l'atmosfera, ma a parte questo problema tecnico "The Little Mermaid" rimane un vero e proprio gioiello d'animazione.
Non penso si possa aggiungere molto su un prodotto cult come questo, un cartone animato che ha stregato generazioni - e tuttora continua a farlo -, appassionando alla storia della dolce e ingenua Ariel e del suo amore a prima vista (e molto pedofilo) con il principe Eric ostacolato dai tentacoli dell'arcigna Ursula, una cattiva coi fiocchi.
Tra la fiaba e il musical, questa pellicola senza tempo riesce ancora oggi ad incantare lo spettatore a prescindere dalla sua età e a farlo meravigliare di quanto la Disney dell'animazione pre-digitale fosse così meravigliosamente in grado di creare, uno dopo l'altro, delle vere e proprie meraviglie cinematografiche.
Ps. Candidato nel 1990 a 3 premi Oscar ne ha vinti 2 per la Miglior colonna sonora e la Migliore canzone ("Under the Sea"), vincendo nelle stesse categorie anche ai Golden Globe dello stesso anno e portandosi a casa anche un Grammy sempre per la canzone.
Cast: René Auberjonois, Christopher Daniel Barnes, Jodi Benson, Pat Carroll, Paddi Edwards, Buddy Hackett, Jason Marin, Kenneth Mars, Edie McClurg, Will Ryan, Ben Wright, Samuel E. Wright.
Box Office: $211.3 milioni
Consigli: Bellissimo e imperdibile, un vero classico che non si può non aver visto almeno una volta nella vita. Perfetto per ogni età ed occasione.
Parola chiave: Voce.
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Film 1465: "The Little Mermaid" (1989) di Ron Clements, John Musker
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Francy
Pensieri: Uno dei titoli Disney che preferisco, non avevo mai visto "La sirenetta" in inglese. Il film rimane sempre bellissimo, colorato e sfarzoso nei disegni e nelle animazioni, un vero capolavoro. Le canzoni azzeccatissime, in lingua sono praticamente identiche, il che lascia intatto il fascino legato all'infanzia che collego alla pellicola. L'unica disgrazia è stata l'audio non perfettamente in sincro con il video che ha un po' guastato l'atmosfera, ma a parte questo problema tecnico "The Little Mermaid" rimane un vero e proprio gioiello d'animazione.
Non penso si possa aggiungere molto su un prodotto cult come questo, un cartone animato che ha stregato generazioni - e tuttora continua a farlo -, appassionando alla storia della dolce e ingenua Ariel e del suo amore a prima vista (e molto pedofilo) con il principe Eric ostacolato dai tentacoli dell'arcigna Ursula, una cattiva coi fiocchi.
Tra la fiaba e il musical, questa pellicola senza tempo riesce ancora oggi ad incantare lo spettatore a prescindere dalla sua età e a farlo meravigliare di quanto la Disney dell'animazione pre-digitale fosse così meravigliosamente in grado di creare, uno dopo l'altro, delle vere e proprie meraviglie cinematografiche.
Ps. Candidato nel 1990 a 3 premi Oscar ne ha vinti 2 per la Miglior colonna sonora e la Migliore canzone ("Under the Sea"), vincendo nelle stesse categorie anche ai Golden Globe dello stesso anno e portandosi a casa anche un Grammy sempre per la canzone.
Cast: René Auberjonois, Christopher Daniel Barnes, Jodi Benson, Pat Carroll, Paddi Edwards, Buddy Hackett, Jason Marin, Kenneth Mars, Edie McClurg, Will Ryan, Ben Wright, Samuel E. Wright.
Box Office: $211.3 milioni
Consigli: Bellissimo e imperdibile, un vero classico che non si può non aver visto almeno una volta nella vita. Perfetto per ogni età ed occasione.
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Film 1464 - The Matrix Revolutions
Visto il primo, mi lancio convinto sul secondo. O no?
Film 1464: "The Matrix Revolutions" (2003) di The Wachowskis
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Va fatta una premessa importante: credevo di stare guardando il secondo episodio e fino alla fine del film non ho neanche sospetto potesse essere il terzo da tanto che ero certo della mia convinzione. A parziale discolpa 1) la mia quasi totale ignoranza nei confronti del franchise; 2) due titoli praticamente identici e stesso anno di uscita; 3) un momento particolarmente stancante dell'esperienza australiana tra ricerca di una macchina e progetti di viaggio dietro l'angolo. Detto questo, si spiega la mia iniziale avversione nei confronti della storia che mi sembrava del tutto incomprensibile e per nulla collegata al precedente "The Matrix". Non mi sembrava vero che potesse esserci una così grande distanza narrativa tra i due progetti, tanto profonda da renderli quasi estranei. Col senno di poi tutto prende una piega diversa e, in fin dei conti, anche questo "Matrix 3" non è così male. Certamente epico, anche se un tantino esagerato in un finale preoccupato degli effetti speciali che del resto, ma sicuramente in grado di intrattenere a dovere. L'unica vera pecca è la mancanza di quel fascino dietro la premessa del primo film che aveva fatto impazzire il pubblico. Si è passati dalla realtà fittizia creata dalle macchine all'imbastimento di uno scenario di guerra che cambia decisamente le carte in tavola per chi aveva apprezzato il raconto high tech post apocalittico e anche se il cambiamento ai fini della trama era necessario, è indubbio che il risultato finale soffra di questa disparità narrativa. L'introduzione di una marea di personaggi, poi, tra cui una Monica Bellucci cui spetta ben una battuta in tutto il film, non fa che distrarre l'attenzione da quelli originali, troppo spesso sacrificati dalla storia in favore delle sottotrame collaterali, riducendoli a una sorta di comprimari; il tutto per favorire un racconto molto complicato e carico di eventi che, da solo, è il vero protagonista di questo terzo ed ultimo capitolo.
Tutto sommato, quindi, "Revolutions" non è un prodotto malvagio, semplicemente non è il primo "Matrix" e questo è di fatto la prima grande mancanza del prodotto; secondariamente si può dire che le sorelle Wachowski si siano molto concentrate sulla parte scenica - assolutamente accattivante - dimenticandosi però di caratterizzare il loro sequel in maniera un po' più personale e distintiva. Siamo ancora in quel periodo in cui il primo episodio rimaneva sempre il migliore del franchise. Oggi, fortunatamente, non è più detto che sia così.
Film 1463 - The Matrix
Film 1464 - The Matrix Revolutions
Film 2080 - The Matrix Resurrections
Cast: Keanu Reeves, Laurence Fishburne, Carrie-Anne Moss, Hugo Weaving, Jada Pinkett Smith, Mary Alice, Harry J. Lennix, Harold Perrineau, Lambert Wilson, Monica Bellucci, Gina Torres, Clayton Watson.
Box Office: $427.3 milioni
Consigli: Da evitare il mio errore di confonderlo con il secondo episodio, certamente è meglio vedere questo film nella sua sequenza prestabilita. Senza le necessarie premesse è francamente un po' ostico da interpretare. La sensazione è che si tratti di un titolo non del tutto in grado di vivere anche al di fuori del franchise che lo tiene a battesimo, fallendo nel fornire quel duplice valore che ogni sequel dovrebbe garantire: proseguire la storia originale eventualmente portandola alla conclusione e risultare godibile e piacevole anche come soluzione singola, ovvero senza la precedente visione dei capitoli precedenti.
Parola chiave: Agente Smith.
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Film 1464: "The Matrix Revolutions" (2003) di The Wachowskis
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Va fatta una premessa importante: credevo di stare guardando il secondo episodio e fino alla fine del film non ho neanche sospetto potesse essere il terzo da tanto che ero certo della mia convinzione. A parziale discolpa 1) la mia quasi totale ignoranza nei confronti del franchise; 2) due titoli praticamente identici e stesso anno di uscita; 3) un momento particolarmente stancante dell'esperienza australiana tra ricerca di una macchina e progetti di viaggio dietro l'angolo. Detto questo, si spiega la mia iniziale avversione nei confronti della storia che mi sembrava del tutto incomprensibile e per nulla collegata al precedente "The Matrix". Non mi sembrava vero che potesse esserci una così grande distanza narrativa tra i due progetti, tanto profonda da renderli quasi estranei. Col senno di poi tutto prende una piega diversa e, in fin dei conti, anche questo "Matrix 3" non è così male. Certamente epico, anche se un tantino esagerato in un finale preoccupato degli effetti speciali che del resto, ma sicuramente in grado di intrattenere a dovere. L'unica vera pecca è la mancanza di quel fascino dietro la premessa del primo film che aveva fatto impazzire il pubblico. Si è passati dalla realtà fittizia creata dalle macchine all'imbastimento di uno scenario di guerra che cambia decisamente le carte in tavola per chi aveva apprezzato il raconto high tech post apocalittico e anche se il cambiamento ai fini della trama era necessario, è indubbio che il risultato finale soffra di questa disparità narrativa. L'introduzione di una marea di personaggi, poi, tra cui una Monica Bellucci cui spetta ben una battuta in tutto il film, non fa che distrarre l'attenzione da quelli originali, troppo spesso sacrificati dalla storia in favore delle sottotrame collaterali, riducendoli a una sorta di comprimari; il tutto per favorire un racconto molto complicato e carico di eventi che, da solo, è il vero protagonista di questo terzo ed ultimo capitolo.
Tutto sommato, quindi, "Revolutions" non è un prodotto malvagio, semplicemente non è il primo "Matrix" e questo è di fatto la prima grande mancanza del prodotto; secondariamente si può dire che le sorelle Wachowski si siano molto concentrate sulla parte scenica - assolutamente accattivante - dimenticandosi però di caratterizzare il loro sequel in maniera un po' più personale e distintiva. Siamo ancora in quel periodo in cui il primo episodio rimaneva sempre il migliore del franchise. Oggi, fortunatamente, non è più detto che sia così.
Film 1463 - The Matrix
Film 1464 - The Matrix Revolutions
Film 2080 - The Matrix Resurrections
Cast: Keanu Reeves, Laurence Fishburne, Carrie-Anne Moss, Hugo Weaving, Jada Pinkett Smith, Mary Alice, Harry J. Lennix, Harold Perrineau, Lambert Wilson, Monica Bellucci, Gina Torres, Clayton Watson.
Box Office: $427.3 milioni
Consigli: Da evitare il mio errore di confonderlo con il secondo episodio, certamente è meglio vedere questo film nella sua sequenza prestabilita. Senza le necessarie premesse è francamente un po' ostico da interpretare. La sensazione è che si tratti di un titolo non del tutto in grado di vivere anche al di fuori del franchise che lo tiene a battesimo, fallendo nel fornire quel duplice valore che ogni sequel dovrebbe garantire: proseguire la storia originale eventualmente portandola alla conclusione e risultare godibile e piacevole anche come soluzione singola, ovvero senza la precedente visione dei capitoli precedenti.
Parola chiave: Agente Smith.
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lunedì 25 dicembre 2017
Film 1463 - The Matrix
Avevo sempre saputo che prima o poi avrei ripreso in mano questa trilogia per fare chiarezza tra i vaghi ricordi che portavo con me. Non è stata una saga che mi ha rapito, così avevo bisogno della spinta giusta per ritrovare lo slancio necessario. La combinazione perfetta si è verificata qui in Australia: un sito di streaming che aveva tutti e 3 i titoli in catalogo e una certa qual dose di tempo a disposizione per dedicarmici.
Film 1463: "The Matrix" (1999) di The Wachowskis
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Rivedere questo film è stato, di fatto, come vederlo per la prima volta dato che non me lo ricordavo per niente. Non si può dire certo sia mai stato particolarmente affascinato dalla saga, considerato che dopo il secondo film non mi ero nemmeno scomodato a vedere il terzo. Insomma, peccavo un poco di entusiasmo.
In realtà questa nuova visione mi ha lasciato soddisfatto, rilanciando in me diciamo un curioso interesse. Rivisto oggi, va detto, "The Matrix" è davvero interessante e ben fatto, visivamente affascinante e narrativamente capace di intrigare: e se ciò che riteniamo reale fosse solamente una simulazione virtuale di un mondo ricreato dalle macchine per renderci loro schiavi? Gli umani non nascono più, ma vengono allevati ed usati per alimentare le macchine stesse che ne sfruttano l'energia. Al di fuori della realtà fittizia, quella effettiva è una desolante conseguenza della guerra persa dagli umani contro le loro stesse creazioni tecnologiche. E' su questo campo di battaglia post apocalittico che si basa la storia, primo passo di una rivoluzione che, si spera, vedrà l'uomo liberarsi dall'imposta schiavitù.
Il primo episodio della trilogia delle ormai sorelle Wachowski è un concentrato di high tech, arti marziali, indumenti in pelle e latex ed effetti speciali, a garantire la costruzione di un universo all'epoca di uscita totalmente nuovo e maledettamente possibile.
Rapiti da Morpheus (Laurence Fishburne) e la sua certezza sul prescelto Neo (Keanu Reeves) anche noi spettatori ci addentriamo nel verde codice su sfondo nero e sogniamo un mondo in cui per imparare il tai chi basti un antiquato floppy disc e il suo upload nella nostra mente.
Visto oggi, insomma, questo film funziona ancora benissimo e il suo fascino scaturisce certamente dalla sua originale premessa, oltre che dall'enorme sforzo degli effetti computerizzati che arrivano in aiuto di una regia certamente in grado di sperimentare. La bellezza sfacciata di Reeves lo rende un magnifico messia moderno dal viso immacolato e quasi puerile, capace di superare le prove cui lo sottoporrà il suo maestro Morpheus e rendersi devoto martire della causa. Francamente meno riuscita la performance di Carrie-Anne Moss, a tratti quasi comica tanto si sforza a dare vita alla sua trinity. Iconici, invece, sia Fishburne che Hugo Weaving, quest'ultimo indimenticabile supercattivo di tutta la trilogia: il suo agente Smith è rachitico e non sembrerebbe avere il physique du rôle per il combattimento, eppure saprà sorprendere per agilità e tenacia.
In definitiva ho rivisto volentieri questa pellicola che mi ha sinceramente colpito. La trama intrigante e la visione estetica precisa ne fanno uno dei titoli-simbolo della cinematografia moderna, nonché un cult per gli amanti del genere sci-fi. Un'avventura ben costruita e in un certo qual modo oggi attuale.
Ps. Vincitore di 4 premi Oscar su 4 nomination (Miglior montaggio, sonoro, montaggio sonoro ed effetti speciali) e 2 BAFTA (sonoro ed effetti speciali) su 5 candidature.
Film 1463 - The Matrix
Film 1464 - The Matrix Revolutions
Film 2080 - The Matrix Resurrections
Cast: Keanu Reeves, Laurence Fishburne, Carrie-Anne Moss, Hugo Weaving, Joe Pantoliano, Gloria Foster, Marcus Chong, Matt Doran, Belinda McClory.
Box Office: $463.5 milioni
Consigli: Ottimo primo capitolo di una saga che non saprà mantenere lo standard iniziale, questo film è riuscito a mantenere a guadagnarsi fin da subito lo statu di cult per tutta una serie di motivi che vale la pena di scoprire. Va visto almeno una volta nella vita.
Parola chiave: Pillola rossa.
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Film 1463: "The Matrix" (1999) di The Wachowskis
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Rivedere questo film è stato, di fatto, come vederlo per la prima volta dato che non me lo ricordavo per niente. Non si può dire certo sia mai stato particolarmente affascinato dalla saga, considerato che dopo il secondo film non mi ero nemmeno scomodato a vedere il terzo. Insomma, peccavo un poco di entusiasmo.
In realtà questa nuova visione mi ha lasciato soddisfatto, rilanciando in me diciamo un curioso interesse. Rivisto oggi, va detto, "The Matrix" è davvero interessante e ben fatto, visivamente affascinante e narrativamente capace di intrigare: e se ciò che riteniamo reale fosse solamente una simulazione virtuale di un mondo ricreato dalle macchine per renderci loro schiavi? Gli umani non nascono più, ma vengono allevati ed usati per alimentare le macchine stesse che ne sfruttano l'energia. Al di fuori della realtà fittizia, quella effettiva è una desolante conseguenza della guerra persa dagli umani contro le loro stesse creazioni tecnologiche. E' su questo campo di battaglia post apocalittico che si basa la storia, primo passo di una rivoluzione che, si spera, vedrà l'uomo liberarsi dall'imposta schiavitù.
Il primo episodio della trilogia delle ormai sorelle Wachowski è un concentrato di high tech, arti marziali, indumenti in pelle e latex ed effetti speciali, a garantire la costruzione di un universo all'epoca di uscita totalmente nuovo e maledettamente possibile.
Rapiti da Morpheus (Laurence Fishburne) e la sua certezza sul prescelto Neo (Keanu Reeves) anche noi spettatori ci addentriamo nel verde codice su sfondo nero e sogniamo un mondo in cui per imparare il tai chi basti un antiquato floppy disc e il suo upload nella nostra mente.
Visto oggi, insomma, questo film funziona ancora benissimo e il suo fascino scaturisce certamente dalla sua originale premessa, oltre che dall'enorme sforzo degli effetti computerizzati che arrivano in aiuto di una regia certamente in grado di sperimentare. La bellezza sfacciata di Reeves lo rende un magnifico messia moderno dal viso immacolato e quasi puerile, capace di superare le prove cui lo sottoporrà il suo maestro Morpheus e rendersi devoto martire della causa. Francamente meno riuscita la performance di Carrie-Anne Moss, a tratti quasi comica tanto si sforza a dare vita alla sua trinity. Iconici, invece, sia Fishburne che Hugo Weaving, quest'ultimo indimenticabile supercattivo di tutta la trilogia: il suo agente Smith è rachitico e non sembrerebbe avere il physique du rôle per il combattimento, eppure saprà sorprendere per agilità e tenacia.
In definitiva ho rivisto volentieri questa pellicola che mi ha sinceramente colpito. La trama intrigante e la visione estetica precisa ne fanno uno dei titoli-simbolo della cinematografia moderna, nonché un cult per gli amanti del genere sci-fi. Un'avventura ben costruita e in un certo qual modo oggi attuale.
Ps. Vincitore di 4 premi Oscar su 4 nomination (Miglior montaggio, sonoro, montaggio sonoro ed effetti speciali) e 2 BAFTA (sonoro ed effetti speciali) su 5 candidature.
Film 1463 - The Matrix
Film 1464 - The Matrix Revolutions
Film 2080 - The Matrix Resurrections
Cast: Keanu Reeves, Laurence Fishburne, Carrie-Anne Moss, Hugo Weaving, Joe Pantoliano, Gloria Foster, Marcus Chong, Matt Doran, Belinda McClory.
Box Office: $463.5 milioni
Consigli: Ottimo primo capitolo di una saga che non saprà mantenere lo standard iniziale, questo film è riuscito a mantenere a guadagnarsi fin da subito lo statu di cult per tutta una serie di motivi che vale la pena di scoprire. Va visto almeno una volta nella vita.
Parola chiave: Pillola rossa.
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sabato 23 dicembre 2017
Film 1462 - 12 Angry Men
Da molti anni nella mia lista dei titoli da recuperare, alla fine non ero mai riuscito. Poi l'ho trovato per caso su un sito di streaming e non ho perso tempo!
Film 1462: "12 Angry Men" (1957) di Sidney Lumet
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Questo film mi era stato consigliato tanti anni fa, ma non essendo riuscito a trovarlo in italiano avevo desistito. Attendere è stata una scelta (fortuita ma) giusta visto che ho potuto recuperarlo in lingua con le capacità di capire e quindi apprezzare al meglio il risultato finale. Che, per la cronaca, è maledettamente buono.
Una pellicola fatta di 12 attori chiusi in una stanza, una performance di gruppo magnifica che da sola vale la visione. La regia di Lumet, poi, fa il resto: per un'ora e mezza siamo insieme ai protagonisti, forzati come loro all'interno di quattro mura, eppure mai la sensazione è quella di soffocare, mai ci si sente in trappola. Questo in particolare colpisce in quanto sarebbe stato facile fiaccare il pubblico con sole scene in interno, assalendolo di parole, dialoghi infiniti. Invece "12 Angry Men" (in italiano "La parola ai giurati") funziona perfettamente, anzi scorre via che è una meraviglia. Si parte con il terminare del processo - di cui ci verranno svelati i dettagli man mano che la storia procede - e la richiesta del giudice per la giuria di formulare un verdetto relativamente a un caso di omicidio nei confronti di un giovane accusato di aver assassinato il padre. Il parere dei giurati sembra subito dirigersi verso la colpevolezza - e la risoluzione veloce dei doveri imposti dalla legge - rivelando un'opinione quasi unanime e quindi risolutiva di 11 pro colpevolezza e solo un contrario. Quest'ultimo, interpretato da un grandissimo Henry Fonda, sarà l'elemento decisivo in grado di far riflettere e ragionare i suoi compagni: si può affermare senza alcun dubbio la colpevolezza del giovane? A quanto pare qualcosa non torna...
Un film davvero ben fatto e una sceneggiatura non solo ben scritta, ma anche interessante e intrigante. L'approfondimento dei vari personaggi è ben costruito e li caratterizza al di là dei cliché, così da restituire al pubblico una storia non solo sensata, ma anche credibile. Certo, tempi e toni sono quelli degli anni '50, ma la pazienza dello spettatore moderno sarà ampiamente ripagata. Davvero un grande titolo.
Ps. Candidato a 3 premi Oscar (Miglior film, regia, sceneggiatura), 4 Golden Globes (Miglior film, regia, attore protagonista Fonda e non protagonista Cobb), 2 BAFTA (vincitore nella categoria Miglior attore straniero per Fonda) e vincitore dell'Orso d'Oro al Festival di Berlino del 1957.
Cast: Henry Fonda, Lee J. Cobb, Ed Begley, E. G. Marshall, Jack Warden, Martin Balsam, John Fiedler, Jack Klugman, Edward Binns, Joseph Sweeney, George Voskovec, Robert Webber.
Box Office: $2,000,000 (solo noleggio)
Consigli: Bellissima pellicola in bianco e nero ambientata in ambito giudiziario, questa storia riesce a catturare lo spettatore nonostante solo 3 dei 96minuti di durata siano ambientati in un set differente da quello della stanza in cui la giuria è ritirata per decidere il suo verdetto.
Scritto divinamente, emozionante e interessante, capace di rapire lo spettatore - curioso di scoprire come farà il giurato numero 8 a ribaltare la situazione ostile - questo titolo è imperdibile per tutti coloro che si interessano ai cosiddetti courtroom drama e trial film. Per la verità è un ottimo titolo da tenere presente per chiunque ami il buon (vecchio) cinema.
Parola chiave: Occhiali.
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Film 1462: "12 Angry Men" (1957) di Sidney Lumet
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Questo film mi era stato consigliato tanti anni fa, ma non essendo riuscito a trovarlo in italiano avevo desistito. Attendere è stata una scelta (fortuita ma) giusta visto che ho potuto recuperarlo in lingua con le capacità di capire e quindi apprezzare al meglio il risultato finale. Che, per la cronaca, è maledettamente buono.
Una pellicola fatta di 12 attori chiusi in una stanza, una performance di gruppo magnifica che da sola vale la visione. La regia di Lumet, poi, fa il resto: per un'ora e mezza siamo insieme ai protagonisti, forzati come loro all'interno di quattro mura, eppure mai la sensazione è quella di soffocare, mai ci si sente in trappola. Questo in particolare colpisce in quanto sarebbe stato facile fiaccare il pubblico con sole scene in interno, assalendolo di parole, dialoghi infiniti. Invece "12 Angry Men" (in italiano "La parola ai giurati") funziona perfettamente, anzi scorre via che è una meraviglia. Si parte con il terminare del processo - di cui ci verranno svelati i dettagli man mano che la storia procede - e la richiesta del giudice per la giuria di formulare un verdetto relativamente a un caso di omicidio nei confronti di un giovane accusato di aver assassinato il padre. Il parere dei giurati sembra subito dirigersi verso la colpevolezza - e la risoluzione veloce dei doveri imposti dalla legge - rivelando un'opinione quasi unanime e quindi risolutiva di 11 pro colpevolezza e solo un contrario. Quest'ultimo, interpretato da un grandissimo Henry Fonda, sarà l'elemento decisivo in grado di far riflettere e ragionare i suoi compagni: si può affermare senza alcun dubbio la colpevolezza del giovane? A quanto pare qualcosa non torna...
Un film davvero ben fatto e una sceneggiatura non solo ben scritta, ma anche interessante e intrigante. L'approfondimento dei vari personaggi è ben costruito e li caratterizza al di là dei cliché, così da restituire al pubblico una storia non solo sensata, ma anche credibile. Certo, tempi e toni sono quelli degli anni '50, ma la pazienza dello spettatore moderno sarà ampiamente ripagata. Davvero un grande titolo.
Ps. Candidato a 3 premi Oscar (Miglior film, regia, sceneggiatura), 4 Golden Globes (Miglior film, regia, attore protagonista Fonda e non protagonista Cobb), 2 BAFTA (vincitore nella categoria Miglior attore straniero per Fonda) e vincitore dell'Orso d'Oro al Festival di Berlino del 1957.
Cast: Henry Fonda, Lee J. Cobb, Ed Begley, E. G. Marshall, Jack Warden, Martin Balsam, John Fiedler, Jack Klugman, Edward Binns, Joseph Sweeney, George Voskovec, Robert Webber.
Box Office: $2,000,000 (solo noleggio)
Consigli: Bellissima pellicola in bianco e nero ambientata in ambito giudiziario, questa storia riesce a catturare lo spettatore nonostante solo 3 dei 96minuti di durata siano ambientati in un set differente da quello della stanza in cui la giuria è ritirata per decidere il suo verdetto.
Scritto divinamente, emozionante e interessante, capace di rapire lo spettatore - curioso di scoprire come farà il giurato numero 8 a ribaltare la situazione ostile - questo titolo è imperdibile per tutti coloro che si interessano ai cosiddetti courtroom drama e trial film. Per la verità è un ottimo titolo da tenere presente per chiunque ami il buon (vecchio) cinema.
Parola chiave: Occhiali.
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Film 1461 - Terminator Genisys
Lo avevo scaricato prima di partire per Melbourne e conservato sull'iPad in caso di necessità. Così, quando siamo partiti per Brisbane in treno (33 ore di viaggio) ho pensato potesse essere giunto il momento di recuperarlo.
Film 1461: "Terminator Genisys" (2015) di Alan Taylor
Visto: dall'iPad
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Anche se la saga originale non l'ho ancora recuperata, devo ammettere che gli unici due titoli che fino ad ora ho visto - questo e "Terminator Salvation" - mi hanno abbastanza soddisfatto. Rimango sempre un po' incastrato nelle macchinazioni temporali, non è esattamente facilissimo stare dietro ai futuri passati possibili che le trame hanno imbastito, comunque sospendo i miei tentativi di comprensione e prendo per buono ciò che la storia racconta accontentandomi dell'intrattenimento e dell'azione che non manca mai in prodotti come questi. Nello specifico "Genisys" è una pellicola di qualità sufficiente che riesce a regalare buone sequenze mozzafiato, a proporre una Daenerys Targaryen fuori dal solito contesto "Game of Thrones", e robotizzare ulteriormente la recitazione di Schwarzy il cui accento austriaco è qualcosa di maledettamente divertente (il perché poi un robot dovrebbe avere un qualsiasi accento non è dato saperlo...).
Tutto sommato, quindi, devo dire che ho trovato godibile la storia dai passaggi temporali intricati e molto spesso assurdi, comunque un prodotto che tenta il rinnovo di un vecchio franchise riuscendo abbastanza adeguatamente a stare al passo. Almeno dal punto di vista tecnico.
Film 2020 - The Terminator
Film 2024 - Terminator 2: Judgment Day
Film 876 - Terminator Salvation
Film 1461 - Terminator Genisys
Cast: Arnold Schwarzenegger, Jason Clarke, Emilia Clarke, Jai Courtney, J. K. Simmons, Dayo Okeniyi, Matt Smith, Courtney B. Vance, Lee Byung-hun.
Box Office: $440.6 milioni
Consigli: Non so se sia eresia dire che "Terminator Genisys" non mi sia dispiaciuto, non avendo visto i primi film. In ogni caso, nell'ottica del prodotto commerciale sbanca box-office (ma poi neanche tanto visto l'incasso) il risultato finale è godibile e innocuo, molto intricato tanto che ci si chiede quanto ci avranno pensato per arrivare alla conclusione di buttare tutte le precedenti trame per ricominciare daccapo. Detto ciò, la pellicola si può vedere serenamente, probabilmente meglio se prima integrata con gli episodi originali.
Parola chiave: Cambiare il passato.
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Film 1461: "Terminator Genisys" (2015) di Alan Taylor
Visto: dall'iPad
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Anche se la saga originale non l'ho ancora recuperata, devo ammettere che gli unici due titoli che fino ad ora ho visto - questo e "Terminator Salvation" - mi hanno abbastanza soddisfatto. Rimango sempre un po' incastrato nelle macchinazioni temporali, non è esattamente facilissimo stare dietro ai futuri passati possibili che le trame hanno imbastito, comunque sospendo i miei tentativi di comprensione e prendo per buono ciò che la storia racconta accontentandomi dell'intrattenimento e dell'azione che non manca mai in prodotti come questi. Nello specifico "Genisys" è una pellicola di qualità sufficiente che riesce a regalare buone sequenze mozzafiato, a proporre una Daenerys Targaryen fuori dal solito contesto "Game of Thrones", e robotizzare ulteriormente la recitazione di Schwarzy il cui accento austriaco è qualcosa di maledettamente divertente (il perché poi un robot dovrebbe avere un qualsiasi accento non è dato saperlo...).
Tutto sommato, quindi, devo dire che ho trovato godibile la storia dai passaggi temporali intricati e molto spesso assurdi, comunque un prodotto che tenta il rinnovo di un vecchio franchise riuscendo abbastanza adeguatamente a stare al passo. Almeno dal punto di vista tecnico.
Film 2020 - The Terminator
Film 2024 - Terminator 2: Judgment Day
Film 876 - Terminator Salvation
Film 1461 - Terminator Genisys
Cast: Arnold Schwarzenegger, Jason Clarke, Emilia Clarke, Jai Courtney, J. K. Simmons, Dayo Okeniyi, Matt Smith, Courtney B. Vance, Lee Byung-hun.
Box Office: $440.6 milioni
Consigli: Non so se sia eresia dire che "Terminator Genisys" non mi sia dispiaciuto, non avendo visto i primi film. In ogni caso, nell'ottica del prodotto commerciale sbanca box-office (ma poi neanche tanto visto l'incasso) il risultato finale è godibile e innocuo, molto intricato tanto che ci si chiede quanto ci avranno pensato per arrivare alla conclusione di buttare tutte le precedenti trame per ricominciare daccapo. Detto ciò, la pellicola si può vedere serenamente, probabilmente meglio se prima integrata con gli episodi originali.
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Quarant'anni senza Chaplin
Sir Charles Spencer Chaplin, KBE (16 April 1889 – 25 December 1977) was an English comic actor, filmmaker, and composer who rose to fame in the era of silent film. Chaplin became a worldwide icon through his screen persona "the Tramp" and is considered one of the most important figures in the history of the film industry. His career spanned more than 75 years, from childhood in the Victorian era until a year before his death in 1977, and encompassed both adulation and controversy.
Chaplin's childhood in London was one of poverty and hardship. As his father was absent and his mother struggled financially, he was sent to a workhouse twice before the age of nine. When he was 14, his mother was committed to a mental asylum. Chaplin began performing at an early age, touring music halls and later working as a stage actor and comedian. At 19, he was signed to the prestigious Fred Karno company, which took him to America. Chaplin was scouted for the film industry and began appearing in 1914 for Keystone Studios. He soon developed the Tramp persona and formed a large fan base. Chaplin directed his own films from an early stage and continued to hone his craft as he moved to the Essanay, Mutual, and First National corporations. By 1918, he was one of the best-known figures in the world.
In 1919, Chaplin co-founded the distribution company United Artists, which gave him complete control over his films. His first feature-length was The Kid (1921), followed by A Woman of Paris (1923), The Gold Rush (1925), and The Circus (1928). He refused to move to sound films in the 1930s, instead producing City Lights (1931) and Modern Times (1936) without dialogue. Chaplin became increasingly political, and his next film, The Great Dictator (1940), satirised Adolf Hitler. The 1940s were a decade marked with controversy for Chaplin, and his popularity declined rapidly. He was accused of communist sympathies, while his involvement in a paternity suit and marriages to much younger women caused scandal. An FBI investigation was opened, and Chaplin was forced to leave the United States and settle in Switzerland. He abandoned the Tramp in his later films, which include Monsieur Verdoux (1947), Limelight (1952), A King in New York (1957), and A Countess from Hong Kong (1967).
Chaplin wrote, directed, produced, edited, starred in, and composed the music for most of his films. He was a perfectionist, and his financial independence enabled him to spend years on the development and production of a picture. His films are characterised by slapstick combined with pathos, typified in the Tramp's struggles against adversity. Many contain social and political themes, as well as autobiographical elements. In 1972, as part of a renewed appreciation for his work, Chaplin received an Honorary Academy Award for "the incalculable effect he has had in making motion pictures the art form of this century". He continues to be held in high regard, with The Gold Rush, City Lights, Modern Times, and The Great Dictator often ranked on industry lists of the greatest films of all time.
Sir Charles Spencer "Charlie" Chaplin (Londra, 16 aprile 1889 – Corsier-sur-Vevey, 25 dicembre 1977) è stato un attore, comico, regista, sceneggiatore, compositore e produttore cinematografico britannico, autore di oltre novanta film e tra i più importanti e influenti cineasti del XX secolo.
Il personaggio attorno al quale costruì larga parte delle sue sceneggiature, e che gli diede fama universale, fu quello del "vagabondo" (The Tramp in inglese; Charlot in italiano, francese e spagnolo).
Chaplin fu una delle personalità più creative e influenti del cinema muto. La sua vita lavorativa nel campo dello spettacolo ha attraversato oltre 75 anni. Fu influenzato dal comico francese Max Linder, a cui dedicò uno dei suoi film. Star mondiale del cinema, fu oggetto di adulazione e di critiche serrate, anche a causa delle sue idee politiche. Nei primi anni cinquanta, durante le persecuzioni del cosiddetto Maccartismo, le sue idee di forte stampo progressista furono infatti avversate dalla maggior parte della stampa; fu inviso anche al governo federale statunitense. In viaggio con la famiglia verso Londra (settembre 1952), dove si sarebbe tenuta la prima mondiale de Luci della ribalta e successivamente un periodo di vacanza, fu raggiunto dalla notifica del procuratore generale degli Stati Uniti in base alla quale gli veniva annullato il permesso di rientro negli USA: visse il resto della sua esistenza in Svizzera, nella tenuta de "Menoir de Ban", nel comune di Corsier-sur-vevey. Riabilitato dall'opinione pubblica americana solo all'inizio degli anni settanta, quando tornò nella sua patria di adozione per ritirare l'Oscar alla carriera. Tra gli attori più famosi dalla nascita dell'industria hollywoodiana, l'American Film Institute lo ha inserito al decimo posto tra le più grandi star della storia del cinema.
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Chaplin's childhood in London was one of poverty and hardship. As his father was absent and his mother struggled financially, he was sent to a workhouse twice before the age of nine. When he was 14, his mother was committed to a mental asylum. Chaplin began performing at an early age, touring music halls and later working as a stage actor and comedian. At 19, he was signed to the prestigious Fred Karno company, which took him to America. Chaplin was scouted for the film industry and began appearing in 1914 for Keystone Studios. He soon developed the Tramp persona and formed a large fan base. Chaplin directed his own films from an early stage and continued to hone his craft as he moved to the Essanay, Mutual, and First National corporations. By 1918, he was one of the best-known figures in the world.
In 1919, Chaplin co-founded the distribution company United Artists, which gave him complete control over his films. His first feature-length was The Kid (1921), followed by A Woman of Paris (1923), The Gold Rush (1925), and The Circus (1928). He refused to move to sound films in the 1930s, instead producing City Lights (1931) and Modern Times (1936) without dialogue. Chaplin became increasingly political, and his next film, The Great Dictator (1940), satirised Adolf Hitler. The 1940s were a decade marked with controversy for Chaplin, and his popularity declined rapidly. He was accused of communist sympathies, while his involvement in a paternity suit and marriages to much younger women caused scandal. An FBI investigation was opened, and Chaplin was forced to leave the United States and settle in Switzerland. He abandoned the Tramp in his later films, which include Monsieur Verdoux (1947), Limelight (1952), A King in New York (1957), and A Countess from Hong Kong (1967).
Chaplin wrote, directed, produced, edited, starred in, and composed the music for most of his films. He was a perfectionist, and his financial independence enabled him to spend years on the development and production of a picture. His films are characterised by slapstick combined with pathos, typified in the Tramp's struggles against adversity. Many contain social and political themes, as well as autobiographical elements. In 1972, as part of a renewed appreciation for his work, Chaplin received an Honorary Academy Award for "the incalculable effect he has had in making motion pictures the art form of this century". He continues to be held in high regard, with The Gold Rush, City Lights, Modern Times, and The Great Dictator often ranked on industry lists of the greatest films of all time.
Sir Charles Spencer "Charlie" Chaplin (Londra, 16 aprile 1889 – Corsier-sur-Vevey, 25 dicembre 1977) è stato un attore, comico, regista, sceneggiatore, compositore e produttore cinematografico britannico, autore di oltre novanta film e tra i più importanti e influenti cineasti del XX secolo.
Il personaggio attorno al quale costruì larga parte delle sue sceneggiature, e che gli diede fama universale, fu quello del "vagabondo" (The Tramp in inglese; Charlot in italiano, francese e spagnolo).
Chaplin fu una delle personalità più creative e influenti del cinema muto. La sua vita lavorativa nel campo dello spettacolo ha attraversato oltre 75 anni. Fu influenzato dal comico francese Max Linder, a cui dedicò uno dei suoi film. Star mondiale del cinema, fu oggetto di adulazione e di critiche serrate, anche a causa delle sue idee politiche. Nei primi anni cinquanta, durante le persecuzioni del cosiddetto Maccartismo, le sue idee di forte stampo progressista furono infatti avversate dalla maggior parte della stampa; fu inviso anche al governo federale statunitense. In viaggio con la famiglia verso Londra (settembre 1952), dove si sarebbe tenuta la prima mondiale de Luci della ribalta e successivamente un periodo di vacanza, fu raggiunto dalla notifica del procuratore generale degli Stati Uniti in base alla quale gli veniva annullato il permesso di rientro negli USA: visse il resto della sua esistenza in Svizzera, nella tenuta de "Menoir de Ban", nel comune di Corsier-sur-vevey. Riabilitato dall'opinione pubblica americana solo all'inizio degli anni settanta, quando tornò nella sua patria di adozione per ritirare l'Oscar alla carriera. Tra gli attori più famosi dalla nascita dell'industria hollywoodiana, l'American Film Institute lo ha inserito al decimo posto tra le più grandi star della storia del cinema.
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venerdì 22 dicembre 2017
Film 1460 - The Hunger Games: Mockingjay - Part 2
Era da molto tempo che volevo rivederlo, soprattutto perché dopo averlo visto al cinema la prima volta non ho più avuto occasione.
Film 1460: "The Hunger Games: Mockingjay - Part 2" (2015) di Francis Lawrence
Visto: dall'iPad
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Devo dire che mi ricordassi un film leggermente diverso, forse addirittura più bello. Di sicuro parte del motivo del ricordo distorto sta nel fatto che, dopo aver visto finalmente il capitolo conclusivo al cinema, ero certamente preso da tutta una serie di considerazioni ed "emozioni" che adesso sono passate.
La pellicola, migliore della precedente, rimane comunque compromessa dalla staticità dettata dal terzo film, anche se dal secondo tempo la storia ingrana e si carica di interesse, pur soffrendo di un epilogo parzialmente strozzato dalla dilatazione dell'azione.
In ogni caso è un buon capitolo conclusivo, carico di tensione ed emotività dovuta principalmente alle numerose perdite e ai colpi di scena; Jennifer Lawrence ne esce totalmente vincente. Si poteva sicuramente evitare la divisione dell'ultimo libro in due capitoli, in ogni caso la saga si salva in corner.
Film 412 - Hunger Games
Film 461 - Hunger Games
Film 541 - Hunger Games
Film 1551 - The Hunger Games
Film 634 e 635 - Hunger Games: la ragazza di fuoco
Film 699 - Hunger Games: La ragazza di fuoco
Film 1171 - The Hunger Games: Catching Fire
Film 1552 - The Hunger Games: Catching Fire
Film 2078 - Hunger Games: La ragazza di fuoco
Film 836 - Hunger Games: il canto della rivolta - Parte I
Film 1176 - The Hunger Games: Mockingjay - Part 1
Film 1056 - Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte 2
Film 1460 - The Hunger Games: Mockingjay - Part 2
Film 2239 - The Hunger Games: The Ballad of Songbirds & Snakes
Cast: Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Liam Hemsworth, Woody Harrelson, Elizabeth Banks, Julianne Moore, Philip Seymour Hoffman, Jeffrey Wright, Stanley Tucci, Donald Sutherland, Willow Shields, Sam Claflin, Mahershala Ali, Jena Malone, Natalie Dormer, Elden Henson, Wes Chatham, Patina Miller, Michelle Forbes, Gwendoline Christie.
Box Office: $653.4 milioni
Consigli: Poteva essere una trilogia bellissima, poi i soldi sono entrati in gioco. "Hunger Games" funziona quasi sempre perfettamente e anche questo quarto capitolo non fa eccezione, peccato un certo pantano iniziale che deriva dalla precedente parte 1. Detto questo, di sicuro vale la pena vedere l'episodio conclusivo, soprattutto se si è seguita tutta la saga. E poi la Lawrence è sempre brava.
Parola chiave: Snow.
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Film 1460: "The Hunger Games: Mockingjay - Part 2" (2015) di Francis Lawrence
Visto: dall'iPad
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Devo dire che mi ricordassi un film leggermente diverso, forse addirittura più bello. Di sicuro parte del motivo del ricordo distorto sta nel fatto che, dopo aver visto finalmente il capitolo conclusivo al cinema, ero certamente preso da tutta una serie di considerazioni ed "emozioni" che adesso sono passate.
La pellicola, migliore della precedente, rimane comunque compromessa dalla staticità dettata dal terzo film, anche se dal secondo tempo la storia ingrana e si carica di interesse, pur soffrendo di un epilogo parzialmente strozzato dalla dilatazione dell'azione.
In ogni caso è un buon capitolo conclusivo, carico di tensione ed emotività dovuta principalmente alle numerose perdite e ai colpi di scena; Jennifer Lawrence ne esce totalmente vincente. Si poteva sicuramente evitare la divisione dell'ultimo libro in due capitoli, in ogni caso la saga si salva in corner.
Film 412 - Hunger Games
Film 461 - Hunger Games
Film 541 - Hunger Games
Film 1551 - The Hunger Games
Film 634 e 635 - Hunger Games: la ragazza di fuoco
Film 699 - Hunger Games: La ragazza di fuoco
Film 1171 - The Hunger Games: Catching Fire
Film 1552 - The Hunger Games: Catching Fire
Film 2078 - Hunger Games: La ragazza di fuoco
Film 836 - Hunger Games: il canto della rivolta - Parte I
Film 1176 - The Hunger Games: Mockingjay - Part 1
Film 1056 - Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte 2
Film 1460 - The Hunger Games: Mockingjay - Part 2
Film 2239 - The Hunger Games: The Ballad of Songbirds & Snakes
Cast: Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Liam Hemsworth, Woody Harrelson, Elizabeth Banks, Julianne Moore, Philip Seymour Hoffman, Jeffrey Wright, Stanley Tucci, Donald Sutherland, Willow Shields, Sam Claflin, Mahershala Ali, Jena Malone, Natalie Dormer, Elden Henson, Wes Chatham, Patina Miller, Michelle Forbes, Gwendoline Christie.
Box Office: $653.4 milioni
Consigli: Poteva essere una trilogia bellissima, poi i soldi sono entrati in gioco. "Hunger Games" funziona quasi sempre perfettamente e anche questo quarto capitolo non fa eccezione, peccato un certo pantano iniziale che deriva dalla precedente parte 1. Detto questo, di sicuro vale la pena vedere l'episodio conclusivo, soprattutto se si è seguita tutta la saga. E poi la Lawrence è sempre brava.
Parola chiave: Snow.
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Woody Harrelson
martedì 19 dicembre 2017
Film 1459 - Justice League
Mi piacciono sempre i film che racchiudono un numero infinito di personaggioni tutti insieme, per cui ero piuttosto ben disposto nei confronti di questo titolo; senza contare il fatto che "Wonder Woman" mi era molto piaciuto, il che mi faceva sperare in un simile risultato. Sbagliavo?
Film 1459: "Justice League" (2017) di Zack Snyder
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Naresh
Pensieri: Lo dico subito: è stato meglio di quanto pensassi. Viste le pessime critiche e il risultato al botteghino non esattamente entusiasmante ( -$30 milioni di incasso al primo weekend di uscita in America rispetto alle previsioni), mi aspettavo davvero un bruttissimo film. Un po’ come “Suicide Squad”, per capirci. Invece, pur non essendo certo un prodotto sufficientemente riuscito, ammetto che il risultato finale è stato di intrattenimento e divertente quanto basta (grazie, The Flash).
Il vero problema di “Justice Leage” sta nella sua realizzazione dozzinale. Più che un colosso sbanca box-office sembra un B-movie ad alto budget, uno di quei film in cui gli effetti speciali sembrano disegnati. Dunque ciò che si ottiene assomiglia più a un videogioco pompato di steroidi che a tutti gli effetti una pellicola per il cinema. Era già stato così per “Batman v Superman” del resto. A proposito di quest’ultimo, poi, trovo un pochino ridicola la strategia di marketing che esclude Clark Kent da poster e pubblicità quando sapevamo tutti che Superman sarebbe risorto, solo non conoscevamo ancora il modo in cui sarebbe stato fatto (grazie a Bruce Wain). Sulla questione redivivo una veloce parentesi: Clark si risveglia ed è incazzato come una iena, a momenti distrugge tutto e ammazza gli Aveng…ehm, la Justice Leage e bastano 10minuti di chiacchiere e abbracci con Lois Lane per fargli tornare la memoria e passare il pessimo umore. Non c’era modo di affrontare la questione in maniera un tantino più attendibile e meno affrettata (nel limite delle circostanze, ovvio)?
Al di là di questo, comunque, devo dire che provo una sorta di reazione ambivalente nei confronti di questo titolo, che parte dal fatto che mi aspettassi davvero qualcosa di più brutto e finisce nella considerazione che la DC Comics non riesca a trovare un percorso estetico-narrativo uniforme, compatto e soddisfacente. Avendo già bruciato l’attimo d’oro del recentissimo “Wonder Woman”, la sensazione è che la discontinuità con cui il franchise passa da un titolo all’altro sia sintomo di una mancanza di direzione concreta. Diversamente dalla Marvel che pare abbia il suo percorso ben in mente, qui sembra che le carte in tavola si rimescolino film dopo film, per un risultato complessivo che non riesce ad essere soddisfacente.
Dal punto di vista del cast, Gal Gadot prosegue coscenziosamente la costruzione della sua protagonista, Ben Affleck è sempre sornione e Henry Cavill rimane il mio personale mistero recitativo (ma chi riuscirebbe a riconoscerlo in altri contesti?!); le nuove le ve Ezra Miller a parte, non sono granché e soprattutto Jason Momoa a recitare non è proprio un asso, ma ci si accontenta dato che nell’insieme ogni protagonista non è particolarmente approfondito dalla trama. Del resto c’è l’ennesimo supercattivo da uccidere e almeno una decina di nuovi personaggi, per cui la rappresentazione che vada oltre la bidimensionalità – a volte caricaturale – è difficile da ottenere. In un certo senso non credo si potesse chiedere di più a “Justice Leage” da questo punto di vista dato che le sceneggiature della DC hanno sempre lasciato un tantino a desiderare. Credo, al contrario, che si potesse e dovesse migliorare il piano estetico e la qualità degli effetti speciali, da rendere assolutamente più realistici.
Tutto sommato, quindi, un risultato superiore alle (mie basse) aspettative, anche se molto inferiore alla media dei blockbuster oggi in circolazione. Intrattiene un paio d’ore, niente di più.
Film 658 - L'uomo d'acciaio
Film 1127 - Batman v Superman: Dawn of Justice
Film 1128 - Batman v Superman: Dawn of Justice
Film 1218 - Suicide Squad
Film 1392 - Wonder Woman
Film 1640 - Wonder Woman
Film 1708 - Aquaman
Film 1459 - Justice League
Film 2019 - Zack Snyder's Justice League
Cast: Ben Affleck, Henry Cavill, Amy Adams, Gal Gadot, Ezra Miller, Jason Momoa, Ray Fisher, Jeremy Irons, Diane Lane, Connie Nielsen, J. K. Simmons, Ciarán Hinds, Amber Heard, Joe Morton, Joe Manganiello, Jesse Eisenberg .
Box Office: $636.1 milioni (ad oggi)
Consigli: Se si è fan del franchise o di uno dei supereroi qui rappresentati questa pellicola è sicuramente una di quelle imperdibili di questa fine 2017- Gli altri dovrebbero riuscire comunque a godersi un prodotto d’intrattenimento sufficientemente ludico e spettacolare. Ma il risultato non è ancora sufficiente.
Parola chiave: Cubo.
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Film 1459: "Justice League" (2017) di Zack Snyder
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Naresh
Pensieri: Lo dico subito: è stato meglio di quanto pensassi. Viste le pessime critiche e il risultato al botteghino non esattamente entusiasmante ( -$30 milioni di incasso al primo weekend di uscita in America rispetto alle previsioni), mi aspettavo davvero un bruttissimo film. Un po’ come “Suicide Squad”, per capirci. Invece, pur non essendo certo un prodotto sufficientemente riuscito, ammetto che il risultato finale è stato di intrattenimento e divertente quanto basta (grazie, The Flash).
Il vero problema di “Justice Leage” sta nella sua realizzazione dozzinale. Più che un colosso sbanca box-office sembra un B-movie ad alto budget, uno di quei film in cui gli effetti speciali sembrano disegnati. Dunque ciò che si ottiene assomiglia più a un videogioco pompato di steroidi che a tutti gli effetti una pellicola per il cinema. Era già stato così per “Batman v Superman” del resto. A proposito di quest’ultimo, poi, trovo un pochino ridicola la strategia di marketing che esclude Clark Kent da poster e pubblicità quando sapevamo tutti che Superman sarebbe risorto, solo non conoscevamo ancora il modo in cui sarebbe stato fatto (grazie a Bruce Wain). Sulla questione redivivo una veloce parentesi: Clark si risveglia ed è incazzato come una iena, a momenti distrugge tutto e ammazza gli Aveng…ehm, la Justice Leage e bastano 10minuti di chiacchiere e abbracci con Lois Lane per fargli tornare la memoria e passare il pessimo umore. Non c’era modo di affrontare la questione in maniera un tantino più attendibile e meno affrettata (nel limite delle circostanze, ovvio)?
Al di là di questo, comunque, devo dire che provo una sorta di reazione ambivalente nei confronti di questo titolo, che parte dal fatto che mi aspettassi davvero qualcosa di più brutto e finisce nella considerazione che la DC Comics non riesca a trovare un percorso estetico-narrativo uniforme, compatto e soddisfacente. Avendo già bruciato l’attimo d’oro del recentissimo “Wonder Woman”, la sensazione è che la discontinuità con cui il franchise passa da un titolo all’altro sia sintomo di una mancanza di direzione concreta. Diversamente dalla Marvel che pare abbia il suo percorso ben in mente, qui sembra che le carte in tavola si rimescolino film dopo film, per un risultato complessivo che non riesce ad essere soddisfacente.
Dal punto di vista del cast, Gal Gadot prosegue coscenziosamente la costruzione della sua protagonista, Ben Affleck è sempre sornione e Henry Cavill rimane il mio personale mistero recitativo (ma chi riuscirebbe a riconoscerlo in altri contesti?!); le nuove le ve Ezra Miller a parte, non sono granché e soprattutto Jason Momoa a recitare non è proprio un asso, ma ci si accontenta dato che nell’insieme ogni protagonista non è particolarmente approfondito dalla trama. Del resto c’è l’ennesimo supercattivo da uccidere e almeno una decina di nuovi personaggi, per cui la rappresentazione che vada oltre la bidimensionalità – a volte caricaturale – è difficile da ottenere. In un certo senso non credo si potesse chiedere di più a “Justice Leage” da questo punto di vista dato che le sceneggiature della DC hanno sempre lasciato un tantino a desiderare. Credo, al contrario, che si potesse e dovesse migliorare il piano estetico e la qualità degli effetti speciali, da rendere assolutamente più realistici.
Tutto sommato, quindi, un risultato superiore alle (mie basse) aspettative, anche se molto inferiore alla media dei blockbuster oggi in circolazione. Intrattiene un paio d’ore, niente di più.
Film 658 - L'uomo d'acciaio
Film 1127 - Batman v Superman: Dawn of Justice
Film 1128 - Batman v Superman: Dawn of Justice
Film 1218 - Suicide Squad
Film 1392 - Wonder Woman
Film 1640 - Wonder Woman
Film 1708 - Aquaman
Film 1459 - Justice League
Film 2019 - Zack Snyder's Justice League
Cast: Ben Affleck, Henry Cavill, Amy Adams, Gal Gadot, Ezra Miller, Jason Momoa, Ray Fisher, Jeremy Irons, Diane Lane, Connie Nielsen, J. K. Simmons, Ciarán Hinds, Amber Heard, Joe Morton, Joe Manganiello, Jesse Eisenberg .
Box Office: $636.1 milioni (ad oggi)
Consigli: Se si è fan del franchise o di uno dei supereroi qui rappresentati questa pellicola è sicuramente una di quelle imperdibili di questa fine 2017- Gli altri dovrebbero riuscire comunque a godersi un prodotto d’intrattenimento sufficientemente ludico e spettacolare. Ma il risultato non è ancora sufficiente.
Parola chiave: Cubo.
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venerdì 15 dicembre 2017
SAG Awards 2018: nomination e vincitori
Olivia Munn and Niecy Nash revealed the nominees from the Pacific Design Center in West Hollywood. Presenters were joined by SAG-AFTRA president Gabrielle Carteris, SAG Awards committee chair JoBeth Williams, and SAG Awards committee member Elizabeth McLaughlin.
“Big Little Lies,” “Stranger Things,” and “GLOW” each scored four nods on the TV side, while “Three Billboards Outside Ebbing, Missouri” landed four nominations and “Lady Bird” received three for film.
Kristen Bell will host the SAG Awards on Jan. 21.
Outstanding Performance by a Male Actor in a Leading Role:
Timothee Chalamet, “Call Me by Your Name”
James Franco, “The Disaster Artist”
Daniel Kaluuya, “Get Out”
Gary Oldman, “Darkest Hour”
Denzel Washington, “Roman J. Israel, Esq.”
Outstanding Performance by a Female Actor in a Leading Role:
Judi Dench, “Victoria & Abdul”
Sally Hawkins, “The Shape of Water”
Frances McDormand, “Three Billboards Outside Ebbing, Missouri”
Margot Robbie, “I, Tonya”
Saoirse Ronan, “Lady Bird”
Outstanding Performance by a Male Actor in a Supporting Role:
Steve Carell, “Battle of the Sexes”
Willem Dafoe, “The Florida Project”
Woody Harrelson,”Three Billboards Outside Ebbing, Missouri”
Richard Jenkins, “The Shape of Water”
Sam Rockwell, “Three Billboards Outside Ebbing, Missouri”
Outstanding Performance by a Female Actor in a Supporting Role:
Mary J. Blige, “Mudbound”
Hong Chau, “Downsizing”
Holly Hunter, “The Big Sick”
Allison Janney, “I, Tonya”
Laurie Metcalf, “Lady Bird”
Outstanding Performance by a Cast in a Motion Picture:
“The Big Sick”
“Get Out”
“Lady Bird”
“Mudbound”
“Three Billboards Outside Ebbing, Missouri”
Outstanding Performance by a Male Actor in a Television Movie or Miniseries:
Benedict Cumberbatch, “Sherlock”
Jeff Daniels, “Godless”
Robert De Niro, “The Wizard of Lies”
Geoffrey Rush, “Genius”
Alexander Skarsgard, “Big Little Lies”
Outstanding Performance by a Female Actor in a Television Movie or Miniseries:
Laura Dern, “Big Little Lies”
Nicole Kidman, “Big Little Lies”
Jessica Lange, “Feud: Bette & Joan”
Susan Sarandon, “Feud: Bette & Joan”
Reese Witherspoon, “Big Little Lies”
Outstanding Performance by a Male Actor in a Drama Series:
Jason Bateman, “Ozark”
Sterling K. Brown, “This Is Us”
Peter Dinklage, “Game of Thrones”
David Harbour, “Stranger Things”
Bob Odenkirk, “Better Call Saul”
Outstanding Performance by a Female Actor in a Drama Series:
Millie Bobby Brown, “Stranger Things”
Claire Foy, “The Crown”
Laura Linney, “Ozark”
Elisabeth Moss, “The Handmaid’s Tale”
Robin Wright, “House of Cards”
Outstanding Performance by a Male Actor in a Comedy Series:
Anthony Anderson, “Black-ish”
Aziz Ansari, “Master of None”
Larry David, “Curb Your Enthusiasm”
Sean Hayes, “Will & Grace”
William H. Macy, “Shameless”
Marc Maron, “GLOW”
Outstanding Performance by a Female Actor in a Comedy Series:
Uzo Aduba, “Orange Is the New Black”
Alison Brie, “GLOW”
Jane Fonda, “Grace and Frankie”
Julia Louis-Dreyfus, “Veep”
Lily Tomlin, “Grace and Frankie”
Outstanding Performance by an Ensemble in a Drama Series:
“The Crown”
“Game of Thrones”
“The Handmaid’s Tale”
“Stranger Things”
“This Is Us”
Outstanding Performance by an Ensemble in a Comedy Series:
“Black-ish”
“Curb Your Enthusiasm”
“GLOW”
“Orange is the New Black”
“Veep”
Outstanding Action Performance by a Stunt Ensemble in a Comedy or Drama Series:
“Game of Thrones”
“GLOW”
“Homeland”
“Stranger Things”
“The Walking Dead”
Outstanding Action Performance by a Stunt Ensemble in a Motion Picture:
“Baby Driver”
“Dunkirk”
“Logan”
“War For The Planet Of The Apes”
“Wonder Woman”
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“Big Little Lies,” “Stranger Things,” and “GLOW” each scored four nods on the TV side, while “Three Billboards Outside Ebbing, Missouri” landed four nominations and “Lady Bird” received three for film.
Kristen Bell will host the SAG Awards on Jan. 21.
24th Screen Actors Guild Awards
Timothee Chalamet, “Call Me by Your Name”
James Franco, “The Disaster Artist”
Daniel Kaluuya, “Get Out”
Gary Oldman, “Darkest Hour”
Denzel Washington, “Roman J. Israel, Esq.”
Outstanding Performance by a Female Actor in a Leading Role:
Judi Dench, “Victoria & Abdul”
Sally Hawkins, “The Shape of Water”
Frances McDormand, “Three Billboards Outside Ebbing, Missouri”
Margot Robbie, “I, Tonya”
Saoirse Ronan, “Lady Bird”
Outstanding Performance by a Male Actor in a Supporting Role:
Steve Carell, “Battle of the Sexes”
Willem Dafoe, “The Florida Project”
Woody Harrelson,”Three Billboards Outside Ebbing, Missouri”
Richard Jenkins, “The Shape of Water”
Sam Rockwell, “Three Billboards Outside Ebbing, Missouri”
Outstanding Performance by a Female Actor in a Supporting Role:
Mary J. Blige, “Mudbound”
Hong Chau, “Downsizing”
Holly Hunter, “The Big Sick”
Allison Janney, “I, Tonya”
Laurie Metcalf, “Lady Bird”
Outstanding Performance by a Cast in a Motion Picture:
“The Big Sick”
“Get Out”
“Lady Bird”
“Mudbound”
“Three Billboards Outside Ebbing, Missouri”
Outstanding Performance by a Male Actor in a Television Movie or Miniseries:
Benedict Cumberbatch, “Sherlock”
Jeff Daniels, “Godless”
Robert De Niro, “The Wizard of Lies”
Geoffrey Rush, “Genius”
Alexander Skarsgard, “Big Little Lies”
Outstanding Performance by a Female Actor in a Television Movie or Miniseries:
Laura Dern, “Big Little Lies”
Nicole Kidman, “Big Little Lies”
Jessica Lange, “Feud: Bette & Joan”
Susan Sarandon, “Feud: Bette & Joan”
Reese Witherspoon, “Big Little Lies”
Outstanding Performance by a Male Actor in a Drama Series:
Jason Bateman, “Ozark”
Sterling K. Brown, “This Is Us”
Peter Dinklage, “Game of Thrones”
David Harbour, “Stranger Things”
Bob Odenkirk, “Better Call Saul”
Outstanding Performance by a Female Actor in a Drama Series:
Millie Bobby Brown, “Stranger Things”
Claire Foy, “The Crown”
Laura Linney, “Ozark”
Elisabeth Moss, “The Handmaid’s Tale”
Robin Wright, “House of Cards”
Outstanding Performance by a Male Actor in a Comedy Series:
Anthony Anderson, “Black-ish”
Aziz Ansari, “Master of None”
Larry David, “Curb Your Enthusiasm”
Sean Hayes, “Will & Grace”
William H. Macy, “Shameless”
Marc Maron, “GLOW”
Outstanding Performance by a Female Actor in a Comedy Series:
Uzo Aduba, “Orange Is the New Black”
Alison Brie, “GLOW”
Jane Fonda, “Grace and Frankie”
Julia Louis-Dreyfus, “Veep”
Lily Tomlin, “Grace and Frankie”
Outstanding Performance by an Ensemble in a Drama Series:
“The Crown”
“Game of Thrones”
“The Handmaid’s Tale”
“Stranger Things”
“This Is Us”
Outstanding Performance by an Ensemble in a Comedy Series:
“Black-ish”
“Curb Your Enthusiasm”
“GLOW”
“Orange is the New Black”
“Veep”
Outstanding Action Performance by a Stunt Ensemble in a Comedy or Drama Series:
“Game of Thrones”
“GLOW”
“Homeland”
“Stranger Things”
“The Walking Dead”
Outstanding Action Performance by a Stunt Ensemble in a Motion Picture:
“Baby Driver”
“Dunkirk”
“Logan”
“War For The Planet Of The Apes”
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Star Wars: Gli ultimi Jedi - Tutto quello che c'è da sapere
Star Wars: The Last Jedi (also known as Star Wars: Episode VIII – The Last Jedi) is a 2017 American epic space opera film written and directed by Rian Johnson. It is the second film in the Star Wars sequel trilogy, following Star Wars: The Force Awakens (2015). The film is produced by Lucasfilm and distributed by Walt Disney Studios Motion Pictures. It stars Mark Hamill, Carrie Fisher, Adam Driver, Daisy Ridley, John Boyega, Oscar Isaac, Andy Serkis, Lupita Nyong'o, Domhnall Gleeson, Anthony Daniels, and Gwendoline Christie in returning roles, with Kelly Marie Tran, Laura Dern, and Benicio del Toro joining the cast. It also marks the final performance of Fisher, who died in December 2016, with the film being dedicated in her honor.
A sequel, provisionally titled Star Wars: Episode IX, is scheduled for December 20, 2019.
Star Wars: Gli ultimi Jedi (Star Wars: The Last Jedi), noto anche come Star Wars: Episodio VIII - Gli ultimi Jedi, è un film del 2017 scritto e diretto da Rian Johnson.
Prodotto dalla Lucasfilm e distribuito dalla Walt Disney Studios Motion Pictures, è l'ottava pellicola della saga di Guerre stellari e il secondo della cosiddetta Trilogia sequel dopo Star Wars: Il risveglio della Forza, ed è interpretato da Mark Hamill, Carrie Fisher, Adam Driver, Daisy Ridley, John Boyega, Oscar Isaac, Lupita Nyong'o, Domhnall Gleeson, Anthony Daniels, Gwendoline Christie, Andy Serkis, Benicio del Toro, Laura Dern e Kelly Marie Tran. Il film è ambientato immediatamente dopo gli eventi de Il risveglio della Forza.
Created by
Realizzato da
Stampaprint Europe Srl
www.stampaprint.net/it/
Film 15 - Star wars: Episodio I - La minaccia fantasma
Film 23 - Star wars: Episodio II - L'attacco dei cloni
Film 30 - Star wars: Episodio III - La vendetta dei sith
Film 37 - Guerre stellari: Episodio IV - Una nuova speranza
Film 41 - Star Wars: Episodio V - L'impero colpisce ancora
Film 50 - Star Wars: Episodio VI - Il ritorno dello Jedi
Film 1072 - Star Wars - Il risveglio della Forza 3D
Film 1080 - Star Wars - Il risveglio della Forza
Film 1469 - Star Wars: The Last Jedi
Film 1290 - Rogue One
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Bengi
A sequel, provisionally titled Star Wars: Episode IX, is scheduled for December 20, 2019.
Star Wars: Gli ultimi Jedi (Star Wars: The Last Jedi), noto anche come Star Wars: Episodio VIII - Gli ultimi Jedi, è un film del 2017 scritto e diretto da Rian Johnson.
Prodotto dalla Lucasfilm e distribuito dalla Walt Disney Studios Motion Pictures, è l'ottava pellicola della saga di Guerre stellari e il secondo della cosiddetta Trilogia sequel dopo Star Wars: Il risveglio della Forza, ed è interpretato da Mark Hamill, Carrie Fisher, Adam Driver, Daisy Ridley, John Boyega, Oscar Isaac, Lupita Nyong'o, Domhnall Gleeson, Anthony Daniels, Gwendoline Christie, Andy Serkis, Benicio del Toro, Laura Dern e Kelly Marie Tran. Il film è ambientato immediatamente dopo gli eventi de Il risveglio della Forza.
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www.stampaprint.net/it/
Film 15 - Star wars: Episodio I - La minaccia fantasma
Film 23 - Star wars: Episodio II - L'attacco dei cloni
Film 30 - Star wars: Episodio III - La vendetta dei sith
Film 37 - Guerre stellari: Episodio IV - Una nuova speranza
Film 41 - Star Wars: Episodio V - L'impero colpisce ancora
Film 50 - Star Wars: Episodio VI - Il ritorno dello Jedi
Film 1072 - Star Wars - Il risveglio della Forza 3D
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Film 1469 - Star Wars: The Last Jedi
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Film 1458 - Tulip Fever
Qui in Australia le città erano tappezzate dei poster di questo film che, tra l'altro, presenta come protagonista la mia amata Alicia Vikander. Potevo forse astenermi dal vederlo?
Film 1458: "Tulip Fever" (2017) di Justin Chadwick
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Francy
Pensieri: Esteticamente molto curato, il film non riesce però ad andare oltre la rappresentazione da dipinto, rimanendo perfettamente bidimensionale nei confronti di una storia d’amore più sensazionale sulla carta che nella realtà. La colpa è di una trama spesso confusa che prova a riorientare le reminiscenze a “La ragazza con l’orecchino di perla” dovendone necessariamente distanziarsi quel tanto che basti a caratterizzare sufficientemente il prodotto in questione come qualcosa di più nuovo e diverso possibile. Nonostante la derivazione da romanzo di successo (di Deborah Moggach), questo non basta ad assicurare a “Tulip “Fever” gli elementi necessari ad una stoira intrigante, coinvolgente e romantica.
Le pene d’amore dei due giovani protagonisti - che a dirla tutta sembrano più due adolescenti – non riescono ad essere ben trasmesse allo spettatore, fallendo nell’agganciare quello che di fatto sarebbe il pubblico di riferimento di un prodotto come questo. Privato dell’aspetto amoroso (la tresca della servetta è più intrigante), ci si aspetterebbe almeno l’approfondimento dell’interessante titolo, ma di fatto non è così. Nonostante la rappresentazione della speculazione sui bulbi di tulipani nell’Amsterdam del 17esimo secolo, la questione resta troppo marginale per dirsi trattata a sufficienza, il che è un peccato. Fuorviati da un marketing che non ha mancato di spingere in tale direzione, in realtà la febbre da tulipano rimane un accenno, seppur molto urlato…
Alicia Vikander si conferma una protagonista capace in grado di sostenere il film sulle sue spalle. Non manca, scopriremo, di una certa vena comica (befferà il marito Christoph Waltz) anche se naturalmente il film è orientato principalmente su quella drammatica. Da questo punto di vista il personaggio di Sophia. Si rivelerà un po’ troppo confuso e a volte troppo difficile da decifrare, tanto da compromettere, appunto, il processo empatico con il pubblico.
Tutto sommato, quindi, la pellicola non riesce a proporre una storia d’amore passionalmente trascinante, né è capace di un approfondimento storico che vada oltre le quattro mura in cui la vendida dei tulipani venga effettuata. Inoltre la costruzione dei personaggi è poco elaborata e rimane bloccata a una serie di stereotipi comuni al genere di questa pellicola (c’è il marito vecchio e scemo,, la servetta a volte amica e a volte stronza, il pittore innamorato, la vecchia suora saggia e spiccia) In definitiva “Tulip Fever” è un prodotto piatto ed esteticamente molto bello, quasi più un esercizio di stile che un prodotto cinematografico che abbia in effetti qualcosa di nuovo da raccontare.
Cast: Alicia Vikander, Dane DeHaan, Zach Galifianakis, Judi Dench, Christoph Waltz, Cara Delevingne, Tom Hollander, Matthew Morrison, Kevin McKidd, Douglas Hodge.
Box Office: $7.9 milioni
Consigli: Gli amanti del genere romantico ambientato in epoche storiche più o meno lontane gradiranno un prodotto esteticamente molto curato e bello da guardare. Manca di generare vero interesse quando si tratta dei due protagonisti innamorati – il che è un problema -, ma rimane un titolo guardabile ed essenzialmente innocuo. Non granché, ma pur sempre buono per una serata priva di pretese..
Parola chiave: Ripensamento.
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Film 1458: "Tulip Fever" (2017) di Justin Chadwick
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Francy
Pensieri: Esteticamente molto curato, il film non riesce però ad andare oltre la rappresentazione da dipinto, rimanendo perfettamente bidimensionale nei confronti di una storia d’amore più sensazionale sulla carta che nella realtà. La colpa è di una trama spesso confusa che prova a riorientare le reminiscenze a “La ragazza con l’orecchino di perla” dovendone necessariamente distanziarsi quel tanto che basti a caratterizzare sufficientemente il prodotto in questione come qualcosa di più nuovo e diverso possibile. Nonostante la derivazione da romanzo di successo (di Deborah Moggach), questo non basta ad assicurare a “Tulip “Fever” gli elementi necessari ad una stoira intrigante, coinvolgente e romantica.
Le pene d’amore dei due giovani protagonisti - che a dirla tutta sembrano più due adolescenti – non riescono ad essere ben trasmesse allo spettatore, fallendo nell’agganciare quello che di fatto sarebbe il pubblico di riferimento di un prodotto come questo. Privato dell’aspetto amoroso (la tresca della servetta è più intrigante), ci si aspetterebbe almeno l’approfondimento dell’interessante titolo, ma di fatto non è così. Nonostante la rappresentazione della speculazione sui bulbi di tulipani nell’Amsterdam del 17esimo secolo, la questione resta troppo marginale per dirsi trattata a sufficienza, il che è un peccato. Fuorviati da un marketing che non ha mancato di spingere in tale direzione, in realtà la febbre da tulipano rimane un accenno, seppur molto urlato…
Alicia Vikander si conferma una protagonista capace in grado di sostenere il film sulle sue spalle. Non manca, scopriremo, di una certa vena comica (befferà il marito Christoph Waltz) anche se naturalmente il film è orientato principalmente su quella drammatica. Da questo punto di vista il personaggio di Sophia. Si rivelerà un po’ troppo confuso e a volte troppo difficile da decifrare, tanto da compromettere, appunto, il processo empatico con il pubblico.
Tutto sommato, quindi, la pellicola non riesce a proporre una storia d’amore passionalmente trascinante, né è capace di un approfondimento storico che vada oltre le quattro mura in cui la vendida dei tulipani venga effettuata. Inoltre la costruzione dei personaggi è poco elaborata e rimane bloccata a una serie di stereotipi comuni al genere di questa pellicola (c’è il marito vecchio e scemo,, la servetta a volte amica e a volte stronza, il pittore innamorato, la vecchia suora saggia e spiccia) In definitiva “Tulip Fever” è un prodotto piatto ed esteticamente molto bello, quasi più un esercizio di stile che un prodotto cinematografico che abbia in effetti qualcosa di nuovo da raccontare.
Cast: Alicia Vikander, Dane DeHaan, Zach Galifianakis, Judi Dench, Christoph Waltz, Cara Delevingne, Tom Hollander, Matthew Morrison, Kevin McKidd, Douglas Hodge.
Box Office: $7.9 milioni
Consigli: Gli amanti del genere romantico ambientato in epoche storiche più o meno lontane gradiranno un prodotto esteticamente molto curato e bello da guardare. Manca di generare vero interesse quando si tratta dei due protagonisti innamorati – il che è un problema -, ma rimane un titolo guardabile ed essenzialmente innocuo. Non granché, ma pur sempre buono per una serata priva di pretese..
Parola chiave: Ripensamento.
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Film 1457 - Girls Trip
Molto curioso di vedere questa pellicola, mi hanno gentilmente fornito il link e non ho perso tempo!
Film 1457: "Girls Trip" (2017) di Malcolm D. Lee
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: “Girls Trip” è spassoso, anche se mi aspettavo qualcosa di più. Sarà che è indirizzato ad un pubblico che capisce lo slang e i riferimenti – e devo dire che inizialmente ho fatto fatica a settarmi sulla lingua senza avere a disposizione alcun sottotitolo – di fatto mi ero immaginato un prodotto più immediato (per me) il che mi ha guastato la festa; in aggiunta, la visione è stata particolarmente tribolata, interrotta un milione di volte da un wifi che non cariava e uno streaming che ho dovuto troppo spesso riavviare.
Al di là di questo, il film è stato in ogni caso godibile e, quando ce l’ho fatta a capire, spesso divertente. La presenza della sboccata e chiassosa Dina aggiunge ampiamente colore alla storia di queste quattro amiche del college che si ritrovano dopo 5 anni dall’ultima volta che si erano viste. Come tutti si aspettano la trama non manca di mettere in gioco equivoci e situazioni imbarazzanti, parolacce e persino un pene in bella vista, tra urinate sulla folla e uno sballo da assenzio che produrrà non pochi effetti indesiderati.
Ovviamente la forza di questa pellicola sta soprattutto nelle sue protagoniste Regina Hall, Queen Latifah (entrambe curiosamente in “Scary Movie 3”), Jada Pinkett-Smith e Tiffany Haddish, tutte e quattro meravigliosamente in parte e capaci di mettersi in gioco al 100%, il che in un prodotto come questo è assolutamente necessario.
Insomma, risultato finale non male anche se, probabilmente, dovrei rivederlo in condizioni a me più favorevoli.
Cast: Regina Hall, Tiffany Haddish, Larenz Tate, Mike Colter, Kate Walsh, Jada Pinkett Smith, Queen Latifah.
Box Office: $138.6 milioni
Consigli: Simpatico, anche se molto sboccato e volgare, questo film è certamente vietato ai minori per una serie di buone ragioni. Per chi volesse recuperarlo – non so se in Italia sia uscito – consiglio quantomeno una visione con sottotitoli se non si è particolarmente abituati allo slang. Per il resto, buono per una serata a cervello spento e qualche risata.
Parola chiave: Accordo.
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Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: “Girls Trip” è spassoso, anche se mi aspettavo qualcosa di più. Sarà che è indirizzato ad un pubblico che capisce lo slang e i riferimenti – e devo dire che inizialmente ho fatto fatica a settarmi sulla lingua senza avere a disposizione alcun sottotitolo – di fatto mi ero immaginato un prodotto più immediato (per me) il che mi ha guastato la festa; in aggiunta, la visione è stata particolarmente tribolata, interrotta un milione di volte da un wifi che non cariava e uno streaming che ho dovuto troppo spesso riavviare.
Al di là di questo, il film è stato in ogni caso godibile e, quando ce l’ho fatta a capire, spesso divertente. La presenza della sboccata e chiassosa Dina aggiunge ampiamente colore alla storia di queste quattro amiche del college che si ritrovano dopo 5 anni dall’ultima volta che si erano viste. Come tutti si aspettano la trama non manca di mettere in gioco equivoci e situazioni imbarazzanti, parolacce e persino un pene in bella vista, tra urinate sulla folla e uno sballo da assenzio che produrrà non pochi effetti indesiderati.
Ovviamente la forza di questa pellicola sta soprattutto nelle sue protagoniste Regina Hall, Queen Latifah (entrambe curiosamente in “Scary Movie 3”), Jada Pinkett-Smith e Tiffany Haddish, tutte e quattro meravigliosamente in parte e capaci di mettersi in gioco al 100%, il che in un prodotto come questo è assolutamente necessario.
Insomma, risultato finale non male anche se, probabilmente, dovrei rivederlo in condizioni a me più favorevoli.
Cast: Regina Hall, Tiffany Haddish, Larenz Tate, Mike Colter, Kate Walsh, Jada Pinkett Smith, Queen Latifah.
Box Office: $138.6 milioni
Consigli: Simpatico, anche se molto sboccato e volgare, questo film è certamente vietato ai minori per una serie di buone ragioni. Per chi volesse recuperarlo – non so se in Italia sia uscito – consiglio quantomeno una visione con sottotitoli se non si è particolarmente abituati allo slang. Per il resto, buono per una serata a cervello spento e qualche risata.
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