Beh, finiamola sta serie finalmente, no? Ah, ce n'è un altro...
Film 1365: "Fast & Furious 7" (2015) di James Wan
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Devo ammettere che è il primo film della saga che mi abbia davvero appassionato. C'è una trama, numerosi colpi di scena, un crescendo di pathos e, finalmente, qui per azione non si intendono solo le corse con le macchine (miracolo).
Il cast è sempre più ricco di stelle del cinema - si sono aggiunti Djimon Hounsou, Kurt Russell e Jason Statham - e anche se fatico a comprenderne di volta in volta il motivo, bisogna ammettere che sia apprezzabile lo sforzo da parte della produzione di riuscire a mantenere appetibile il franchise attraverso questo ed altri tipi di richiamo per il pubblico.
Come per tutti i suoi predecessori, "Furious Seven" non si discosta dal tema centrale di tutta l'operazione furiosa e veloce, ovvero la famiglia allargata che ci si sceglie (e da cui si è scelti) e ci costruisce attorno tutta la trama. In questo caso siamo addirittura di fronte a due famiglie rivali, per un risultato finale al testosterone che raddoppia la dose di tematiche "sacre" alla serie e restituisce allo spettatore un epica dose di scontri, inseguimenti e acrobazie strampalate ben classificabili sotto l'etichetta di "americanate", pur risultando non poco efficaci. Da questo punto di vista bisogna dire che molta parte del lavoro la fanno gli effetti speciali conseguenti al gigantesco investimento di fondi (190 milioni di dollari) per produrre la pellicola. Al di là di coreografie e mirabolanti avventure, proprio a livello di fotografia e computer grafica è evidente che ci sia stato un netto miglioramento.
In generale quindi - Jordana Brewster a parte (che fortuna qui c'è molto poco) - "Fast & Furious 7" finisce per essere il titolo più riuscito di tutta la saga e nonostante la longevità di certe altre operazioni simili porterebbe a pensare che più ci si allontani dal primo episodio, più la qualità tenda a diminuire in realtà qui questa massima cinematografica non trova riscontro. Vedremo cosa saprà regalare il più recente ottavo capitolo, rimpinzato doverosamente di nuove star, nuove avventura e, ovviamente, adrenalina.
Ps. Unico film di tutto il franchise ad ottenere nomination ai premi che contano, il settimo episodio può vantare la candidatura ai Golden Globes e ai Grammy per la Miglior canzone originale ("See You Again" di Wiz Khalifa ft. Charlie Puth).
Film 1210 - Fast and Furious
Film 1215 - 2 Fast 2 Furious
Film 1228 - The Fast and the Furious: Tokyo Drift
Film 1256 - Fast & Furious - Solo parti originali
Film 1350 - Fast & Furious 5
Film 1355 - Fast & Furious 6
Film 1456 - Fast & Furious 8
Cast: Vin Diesel, Paul Walker, Dwayne Johnson, Michelle Rodriguez, Tyrese Gibson, Chris 'Ludacris' Bridges, Jordana Brewster, Djimon Hounsou, Kurt Russell, Jason Statham, Nathalie Emmanuel, Elsa Pataky, Iggy Azalea.
Box Office: $1.516 miliardi
Consigli: Il genere è il solito, ma il risultato finale è superiore a quanto visto fino ad ora. Adrenalinico, violento, esagerato ma nel complesso ben calibrato, "Fast & Furious" torna dal suo pubblico per la settima volta e non delude. Certo, lo spettatore casuale potrebbe gradire meno, ma i fan apprezzeranno il buon livello mantenuto. E il bel finale dedicato a Paul Walker.
Parola chiave: Occhio di Dio.
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Bengi
mercoledì 31 maggio 2017
Film 1365 - Fast & Furious 7
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martedì 30 maggio 2017
Film 1364 - A Beautiful Mind
Non ricordavo nulla di questo film, per cui ho deciso di rivederlo. Avevo comprato il dvd un millennio fa e non si era mai presentata l'occasione giusta per recuperarlo fino al master a Milano che, tra un viaggio e l'altro, mi ha permesso di guardarmelo durante gli spostamenti in treno.
Film 1364: "A Beautiful Mind" (2001) di Ron Howard
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Il punto è sempre che, vincendo svariati Oscar, l'aspettativa per me è più alta. In un anno in cui la cinquina per la miglior pellicola vantava titoli come "Moulin Rouge!", il primo "Signore degli Anelli" e, soprattutto, "Gosford Park" ("In the Bedroom" è l'unico che non ho visto), non posso davvero dire che "A Beautiful Mind" mi veda d'accordo con la scelta dell'Academy. Sì è un buon titolo, ben fatto e di evidente qualità, eppure tra i vari contendenti ce n'erano altri molto più all'avanguardia, sperimentali e onestamente indimenticabili. Il lavoro presentato da Ron Howard è classico, pulito, asciutto, per un risultato finale che funziona ed è uniforme nel complesso, oltre che in linea con il tipo di storia raccontata (vera tra l'altro); in ogni caso non qualcosa che sarà ricordato come un capolavoro.
Quell'anno, il 2002, mi sembra si siano sprecate molteplici occasioni per premiare la qualità in maniera più coraggiosa: Nicole Kidman per "Moulin Rouge!", "Monsters & Co." per il film d'animazione, Robert Altman o David Lynch per la regia e potrei continuare. In 4 categorie su 8 questa pellicola ha trionfato a discapito di prodotti di qualità se non pari, decisamente superiore il che mi ha fatto avvicinaro a questo prodotto con un filino di scetticismo in più rispetto al solito.
Per carità, "A Beautiful Mind" mi è piaciuto e ho trovato la performance di Russell Crowe particolarmente riuscita, oltre che in grado di valere da sola la visione delle 2 ore e un quarto di durata; Jennifer Connelly ruba spesso la scena per una bellezza abbagliante e il racconto della vita del matematico è affascinante, oltre che a tratti triste e sconcertante. Capisco perché, unendo tutti gli elementi, la scelta di così tante giurie sia ricaduta su un prodotto come questo che parla di cadere e sapersi rialzare, oltre che dare valore alla genialità di una persona non convenzionale in un periodo in cui l'omologazione era ancora la chiave del successo sociale. Detto questo, però, e considerato che avevamo già ampiamente abbracciato gli anni '00, credo che Academy e compagnia avrebbero potuto tentare la via del meno scontato o sicuro in funzione di riconoscimenti a pellicole, storie e performance più coraggiose ed (oggi) iconiche. Non è mai facile saper cogliere ciò che solo il tempo può sancire come indimenticabile e di valore, eppure a volte sarebbe davvero il caso di abbracciare il cambiamento con un minimo di entusiasmo e lungimiranza in più. Altre volte, invece, di farlo meno alla cieca (leggi "Moonlight").
Ps. Vincitore di 4 Oscar per Miglior film, regia, sceneggiatura non originale e attrice non protagonista (Connelly).
Cast: Russell Crowe, Ed Harris, Jennifer Connelly, Paul Bettany, Adam Goldberg, Judd Hirsch, Josh Lucas, Anthony Rapp, Christopher Plummer.
Box Office: $313 milioni
Consigli: Se vi piacciono i biopic sulle storie di grandi uomini raccontate in termini particolarmente edificanti, questo è il titolo che fa per voi. Il racconto di una vita singolare che si snoda fra genialità, spionaggio, malattia e riscatto, una vicenda che non sapessimo essere vera, non si faticherebbe a credere di pura fantasia. Il film in sé è ben realizzato, ma sicuramente non adatto ad ogni occasione. Si tratta di una narrazione delicata e lenta, per cui meglio essere preparati.
Parola chiave: Schizofrenia.
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Film 1364: "A Beautiful Mind" (2001) di Ron Howard
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Il punto è sempre che, vincendo svariati Oscar, l'aspettativa per me è più alta. In un anno in cui la cinquina per la miglior pellicola vantava titoli come "Moulin Rouge!", il primo "Signore degli Anelli" e, soprattutto, "Gosford Park" ("In the Bedroom" è l'unico che non ho visto), non posso davvero dire che "A Beautiful Mind" mi veda d'accordo con la scelta dell'Academy. Sì è un buon titolo, ben fatto e di evidente qualità, eppure tra i vari contendenti ce n'erano altri molto più all'avanguardia, sperimentali e onestamente indimenticabili. Il lavoro presentato da Ron Howard è classico, pulito, asciutto, per un risultato finale che funziona ed è uniforme nel complesso, oltre che in linea con il tipo di storia raccontata (vera tra l'altro); in ogni caso non qualcosa che sarà ricordato come un capolavoro.
Quell'anno, il 2002, mi sembra si siano sprecate molteplici occasioni per premiare la qualità in maniera più coraggiosa: Nicole Kidman per "Moulin Rouge!", "Monsters & Co." per il film d'animazione, Robert Altman o David Lynch per la regia e potrei continuare. In 4 categorie su 8 questa pellicola ha trionfato a discapito di prodotti di qualità se non pari, decisamente superiore il che mi ha fatto avvicinaro a questo prodotto con un filino di scetticismo in più rispetto al solito.
Per carità, "A Beautiful Mind" mi è piaciuto e ho trovato la performance di Russell Crowe particolarmente riuscita, oltre che in grado di valere da sola la visione delle 2 ore e un quarto di durata; Jennifer Connelly ruba spesso la scena per una bellezza abbagliante e il racconto della vita del matematico è affascinante, oltre che a tratti triste e sconcertante. Capisco perché, unendo tutti gli elementi, la scelta di così tante giurie sia ricaduta su un prodotto come questo che parla di cadere e sapersi rialzare, oltre che dare valore alla genialità di una persona non convenzionale in un periodo in cui l'omologazione era ancora la chiave del successo sociale. Detto questo, però, e considerato che avevamo già ampiamente abbracciato gli anni '00, credo che Academy e compagnia avrebbero potuto tentare la via del meno scontato o sicuro in funzione di riconoscimenti a pellicole, storie e performance più coraggiose ed (oggi) iconiche. Non è mai facile saper cogliere ciò che solo il tempo può sancire come indimenticabile e di valore, eppure a volte sarebbe davvero il caso di abbracciare il cambiamento con un minimo di entusiasmo e lungimiranza in più. Altre volte, invece, di farlo meno alla cieca (leggi "Moonlight").
Ps. Vincitore di 4 Oscar per Miglior film, regia, sceneggiatura non originale e attrice non protagonista (Connelly).
Cast: Russell Crowe, Ed Harris, Jennifer Connelly, Paul Bettany, Adam Goldberg, Judd Hirsch, Josh Lucas, Anthony Rapp, Christopher Plummer.
Box Office: $313 milioni
Consigli: Se vi piacciono i biopic sulle storie di grandi uomini raccontate in termini particolarmente edificanti, questo è il titolo che fa per voi. Il racconto di una vita singolare che si snoda fra genialità, spionaggio, malattia e riscatto, una vicenda che non sapessimo essere vera, non si faticherebbe a credere di pura fantasia. Il film in sé è ben realizzato, ma sicuramente non adatto ad ogni occasione. Si tratta di una narrazione delicata e lenta, per cui meglio essere preparati.
Parola chiave: Schizofrenia.
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lunedì 29 maggio 2017
Film 1363 - Rango
Una proposta del catalogo di Sky Go.
Film 1363: "Rango" (2011) di Gore Verbinski
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Al momento di uscita nelle sale 6 anni fa non ero particolarmente interessato a questa pellicola e, a dirla tutta, non lo sono diventato dopo. Mi incuriosì il fatto che fosse riuscita ad aggiudicarsi l'Oscar come Miglior film d'animazione, anche se va detto che quell'anno la concorrenza non fosse particolarmente spietata (e sappiamo quanto l'Academy faccia fatica a riconoscere in questa categoria premi a produzioni extra USA).
L'approccio a "Rango", quindi, non è stato dei più entusiasti. Diciamo che, nell'ottica di una serata tranquilla, un cartoon sembrava la scelta più logica. Cosa che, in effetti, si è rivelata esatta, perché lo devo dire, di tutte le stramberie che contraddistinguono questo prodotto, la più strana è che il mix assurdo funzioni e pure bene. Divertente, estremamente personalizzato, simpatico e d'avventura, il film di Verbinski è stato una piacevole scoperta, un western moderno ricolmo di animali brutti e momenti comici ben riusciti per un risultato finale che funziona per tutta la famiglia.
Cast: Johnny Depp, Isla Fisher, Abigail Breslin, Ned Beatty, Alfred Molina, Bill Nighy, Stephen Root, Harry Dean Stanton, Ray Winstone, Timothy Olyphant.
Box Office: $245.7 milioni
Consigli: Forse non la scelta più immediata, eppure un titolo da tenere in considerazione perché intrattiene a dovere, diverte e funziona. E, cosa non banale, rimane impresso per il suo stile particolare e non convenzionale.
Parola chiave: Acqua.
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Film 1363: "Rango" (2011) di Gore Verbinski
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
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Pensieri: Al momento di uscita nelle sale 6 anni fa non ero particolarmente interessato a questa pellicola e, a dirla tutta, non lo sono diventato dopo. Mi incuriosì il fatto che fosse riuscita ad aggiudicarsi l'Oscar come Miglior film d'animazione, anche se va detto che quell'anno la concorrenza non fosse particolarmente spietata (e sappiamo quanto l'Academy faccia fatica a riconoscere in questa categoria premi a produzioni extra USA).
L'approccio a "Rango", quindi, non è stato dei più entusiasti. Diciamo che, nell'ottica di una serata tranquilla, un cartoon sembrava la scelta più logica. Cosa che, in effetti, si è rivelata esatta, perché lo devo dire, di tutte le stramberie che contraddistinguono questo prodotto, la più strana è che il mix assurdo funzioni e pure bene. Divertente, estremamente personalizzato, simpatico e d'avventura, il film di Verbinski è stato una piacevole scoperta, un western moderno ricolmo di animali brutti e momenti comici ben riusciti per un risultato finale che funziona per tutta la famiglia.
Cast: Johnny Depp, Isla Fisher, Abigail Breslin, Ned Beatty, Alfred Molina, Bill Nighy, Stephen Root, Harry Dean Stanton, Ray Winstone, Timothy Olyphant.
Box Office: $245.7 milioni
Consigli: Forse non la scelta più immediata, eppure un titolo da tenere in considerazione perché intrattiene a dovere, diverte e funziona. E, cosa non banale, rimane impresso per il suo stile particolare e non convenzionale.
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sabato 27 maggio 2017
Red Nose Day Actually
Anche voi avete amato "Love Actually"? Sarete felici di sapere, allora, che un sequel ufficiale è stato rilasciato di recente in rete grazie a BBC (che lo ha commissionato) e NBC (che lo ha, invece, trasmesso in America). L'occasione è stata quella di raccogliere fondi per l'evento Red Nose Day 2017.
Qui sotto potete vedere il film, un corto di 17 minuti in cui praticamente tutti i personaggi della prima pellicola sono presenti. Buona visione!
Film: "Red Nose Day Actually" (2017) di Richard Curtis, Mat Whitecross
This digital exclusive reunion sequel to "Love Actually" features cast members from the beloved holiday film, including Patrick Dempsey, Colin Firth, Hugh Grant, Keira Knightley, Andrew Lincoln, Laura Linney, Liam Neeson, Bill Nighy and more!
» Donate Now to Red Nose Day: http://bit.ly/RND2017
» Subscribe for More: http://bit.ly/NBCSub
» Watch Full Episodes Free of Your Favorite Shows: http://bit.ly/NBCFullEpisodes
RED NOSE DAY ON SOCIAL:
Like Red Nose Day on Facebook: https://www.facebook.com/RedNoseDayUSA
Follow Red Nose Day US on Twitter: https://twitter.com/RedNoseDayUSA
Follow Red Nose Day on Instagram: https://www.instagram.com/rednosedayUSA/
ABOUT THE RED NOSE DAY SPECIAL:
The Red Nose Day campaign to end child poverty returns in the U.S. on Thursday, May 25, in conjunction with the third annual ""Red Nose Day Special"" on NBC. Americans across the country will come together, wear their red noses and raise money and awareness to help children living in poverty. With the support of millions of generous Americans, major partners and hundreds of celebrities, Red Nose Day has raised over $60 million in its first two years since launching in the U.S. in 2015, including more than $36 million in 2016.
Red Nose Day Actually: The Love Actually Reunion 14 Years in the Making
https://youtu.be/--oXHLZU6UE
(via NBC)
Cast: Hugh Grant, Liam Neeson, Colin Firth, Andrew Lincoln, Chiwetel Ejiofor, Keira Knightley, Martine McCutcheon, Bill Nighy, Thomas Brodie-Sangster, Lúcia Moniz, Olivia Olson, Marcus Brigstocke, Rowan Atkinson, Kate Moss, Laura Linney, Patrick Dempsey.
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Qui sotto potete vedere il film, un corto di 17 minuti in cui praticamente tutti i personaggi della prima pellicola sono presenti. Buona visione!
Film: "Red Nose Day Actually" (2017) di Richard Curtis, Mat Whitecross
This digital exclusive reunion sequel to "Love Actually" features cast members from the beloved holiday film, including Patrick Dempsey, Colin Firth, Hugh Grant, Keira Knightley, Andrew Lincoln, Laura Linney, Liam Neeson, Bill Nighy and more!
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Red Nose Day Actually: The Love Actually Reunion 14 Years in the Making
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(via NBC)
Cast: Hugh Grant, Liam Neeson, Colin Firth, Andrew Lincoln, Chiwetel Ejiofor, Keira Knightley, Martine McCutcheon, Bill Nighy, Thomas Brodie-Sangster, Lúcia Moniz, Olivia Olson, Marcus Brigstocke, Rowan Atkinson, Kate Moss, Laura Linney, Patrick Dempsey.
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giovedì 25 maggio 2017
Pirati dei Caraibi: dove eravamo rimasti?
Disney's pirates are back!
"Pirates of the Caribbean: Dead Men Tell No Tales" is set to be released on May 26, and Johnny Depp reprises his role as Jack Sparrow! This time pretty much every character you loved from the first three movies is gonna be there (Orlando Bloom and Keira Knightley too!); also a lot of new characters and actors will take part of this fifth adventure including Brenton Thwaites, Kaya Scodelario and, off course, Javier Bardem.
Ready to sail?
I pirati della Disney stanno tornando al cinema!
Da oggi in sala, infatti, "Pirati dei Caraibi - La vendetta di Salazar" ritrova Johnny Depp nei panni del Capitano Jack Sparrow e, insieme a lui, praticamente tutti i personaggi che hanno reso celebre la saga (sì, anche Orlando Bloom e Keira Knightley!) oltre che una nuova ciurma di protagonisti tra cui spiccano Brenton Thwaites, Kaya Scodelario e naturalmente Javier Bardem!
Pronti a salpare?
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Realizzato da
Stampaprint Europe Srl
www.stampaprint.net/it/
Film 240 - La maledizione della prima luna
Film 1242 - Pirati dei Caraibi - Oltre i confini del mare
Film 1415 - Pirates of the Caribbean: Dead Men Tell No Tales
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"Pirates of the Caribbean: Dead Men Tell No Tales" is set to be released on May 26, and Johnny Depp reprises his role as Jack Sparrow! This time pretty much every character you loved from the first three movies is gonna be there (Orlando Bloom and Keira Knightley too!); also a lot of new characters and actors will take part of this fifth adventure including Brenton Thwaites, Kaya Scodelario and, off course, Javier Bardem.
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I pirati della Disney stanno tornando al cinema!
Da oggi in sala, infatti, "Pirati dei Caraibi - La vendetta di Salazar" ritrova Johnny Depp nei panni del Capitano Jack Sparrow e, insieme a lui, praticamente tutti i personaggi che hanno reso celebre la saga (sì, anche Orlando Bloom e Keira Knightley!) oltre che una nuova ciurma di protagonisti tra cui spiccano Brenton Thwaites, Kaya Scodelario e naturalmente Javier Bardem!
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mercoledì 24 maggio 2017
Film 1361 - Jurassic World
Ogni tanto mi torna la voglia di vederlo (ed era già da un po', ad essere onesti)...
Film 1361: "Jurassic World" (2015) di Colin Trevorrow
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: All'ennesima visione, conoscendo ormai la storia a memoria, ho pensato di vedere questo film in inglese. Di fatto si tratta di dialoghi particolarmente comprensibili, per cui la scelta non ha condizionato particolarmente la visione.
Di fatto "Jurassic World" è un prodotto spassoso e di grande intrattenimento, velocemente fruibile e ben realizzato. Per quanto mi riguarda un film riuscito e riuscito a rispolverare il franchise di "Jurassic Park" in maniera egregia. Attendiamo il secondo, previsto per il 22 giugno dell'anno prossimo.
Film 953 - Jurassic Park
Film 955 - Il mondo perduto - Jurassic Park
Film 957 - Jurassic Park III
Film 961 - Jurassic World
Film 965 - Jurassic World
Film 1079 - Jurassic World
Film 1361 - Jurassic World
Film 1668 - Jurassic World: Fallen Kingdom
Cast: Chris Pratt, Bryce Dallas Howard, Vincent D'Onofrio, Ty Simpkins, Nick Robinson, Omar Sy, B. D. Wong, Irrfan Khan, Jake Johnson, Judy Greer, Lauren Lapkus, Katie McGrath. .
Box Office: $1.672 miliardi
Consigli: Effettoni speciali, dinosauri, distruzioni e un parco a tema stupendo che si trasforma presto in incubo. Se amate le avventure hollywoodiane a base di steroidi e un tocco di nostalgia, questo è un dei titoli recenti sicuramente più efficace.
Parola chiave: Alpha.
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Film 1361: "Jurassic World" (2015) di Colin Trevorrow
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
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Pensieri: All'ennesima visione, conoscendo ormai la storia a memoria, ho pensato di vedere questo film in inglese. Di fatto si tratta di dialoghi particolarmente comprensibili, per cui la scelta non ha condizionato particolarmente la visione.
Di fatto "Jurassic World" è un prodotto spassoso e di grande intrattenimento, velocemente fruibile e ben realizzato. Per quanto mi riguarda un film riuscito e riuscito a rispolverare il franchise di "Jurassic Park" in maniera egregia. Attendiamo il secondo, previsto per il 22 giugno dell'anno prossimo.
Film 953 - Jurassic Park
Film 955 - Il mondo perduto - Jurassic Park
Film 957 - Jurassic Park III
Film 961 - Jurassic World
Film 965 - Jurassic World
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Film 1361 - Jurassic World
Film 1668 - Jurassic World: Fallen Kingdom
Cast: Chris Pratt, Bryce Dallas Howard, Vincent D'Onofrio, Ty Simpkins, Nick Robinson, Omar Sy, B. D. Wong, Irrfan Khan, Jake Johnson, Judy Greer, Lauren Lapkus, Katie McGrath. .
Box Office: $1.672 miliardi
Consigli: Effettoni speciali, dinosauri, distruzioni e un parco a tema stupendo che si trasforma presto in incubo. Se amate le avventure hollywoodiane a base di steroidi e un tocco di nostalgia, questo è un dei titoli recenti sicuramente più efficace.
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martedì 23 maggio 2017
Film 1360 - Hell or High Water
Uno degli ultimi due film candidati agli Oscar di quest'anno per il Miglior film che ancora mi mancava. Così, quando Netflix l'ha aggiunto al suo catalogo, ho subito deciso di recuperarlo.
Film 1360: "Hell or High Water" (2016) di David Mackenzie
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Continuo a pensare che il miglior film dell'anno scorso sia stato "Elle", in ogni caso sono rimasto positivamente colpito da questo western on the road moderno che mai mi sarei aspettato sarebbe potuto piacermi. E, invece, ho gradito sia la storia che l'ottimo cast.
Per quella che è stata la mia esperienza di "Hell or High Water" (visione in italiano da pc), la sensazione che ho avuto è che regia e colonna sonora costituiscano l'elemento più riuscito di questo prodotto; insieme, perfettamente intersecate, creano scenari e situazioni riuscendo a legare praterie e sparatorie, inseguimenti e pozzi di petrolio. Questo buon connubio è ciò che più mi ha colpito del film e quello che riesce a creare l'atmosfera e l'immaginario particolare che caratterizza questo prodotto nel suo insieme, rimandandone un'idea compatta e conforme ai generi di appartenenza.
In tutto questo, Jeff Bridges è sempre un grande. Soprattutto nella scena verso la fine, dopo che ha sparato, a mio avviso si capisce quandto l'attore sia in grado di costruire un personaggio sulla base di pochi elementi (mimica e qualche gesto). Davvero magistrale. Chris Pine e Ben Foster fanno bene il loro mestiere e, nell'insieme, nonostante un cast per la maggior parte sconosciuto si può dire che ognuno stia perfettamente al suo posto. E il film funziona anche per questo.
Ps. Candidato a 4 premi Oscar: Miglior film, attore non protagonista (Bridges), sceneggiatura e montaggio.
Cast: Jeff Bridges, Chris Pine, Ben Foster, Gil Birmingham, Katy Mixon.
Box Office: $37.6 milioni
Consigli: Fratelli che diventano rapinatori per mettere insieme un bottino che dia una speranza per il futuro in una realtà che fatica a riconoscere vittorie ai propri protagonisti. Uno scenario amaro, un'umanità non esattamente facile. In mezzo ci sono due Ranger del Texas che sanno il fatto loro e una posta in gioco che diventa più alta man mano che la storia progredisce. Se volete sapere come procede il racconto, non c'è che da scegliere di vedere questo titolo che, assicuro, non deluderà.
Parola chiave: Casinò.
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Film 1360: "Hell or High Water" (2016) di David Mackenzie
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Continuo a pensare che il miglior film dell'anno scorso sia stato "Elle", in ogni caso sono rimasto positivamente colpito da questo western on the road moderno che mai mi sarei aspettato sarebbe potuto piacermi. E, invece, ho gradito sia la storia che l'ottimo cast.
Per quella che è stata la mia esperienza di "Hell or High Water" (visione in italiano da pc), la sensazione che ho avuto è che regia e colonna sonora costituiscano l'elemento più riuscito di questo prodotto; insieme, perfettamente intersecate, creano scenari e situazioni riuscendo a legare praterie e sparatorie, inseguimenti e pozzi di petrolio. Questo buon connubio è ciò che più mi ha colpito del film e quello che riesce a creare l'atmosfera e l'immaginario particolare che caratterizza questo prodotto nel suo insieme, rimandandone un'idea compatta e conforme ai generi di appartenenza.
In tutto questo, Jeff Bridges è sempre un grande. Soprattutto nella scena verso la fine, dopo che ha sparato, a mio avviso si capisce quandto l'attore sia in grado di costruire un personaggio sulla base di pochi elementi (mimica e qualche gesto). Davvero magistrale. Chris Pine e Ben Foster fanno bene il loro mestiere e, nell'insieme, nonostante un cast per la maggior parte sconosciuto si può dire che ognuno stia perfettamente al suo posto. E il film funziona anche per questo.
Ps. Candidato a 4 premi Oscar: Miglior film, attore non protagonista (Bridges), sceneggiatura e montaggio.
Cast: Jeff Bridges, Chris Pine, Ben Foster, Gil Birmingham, Katy Mixon.
Box Office: $37.6 milioni
Consigli: Fratelli che diventano rapinatori per mettere insieme un bottino che dia una speranza per il futuro in una realtà che fatica a riconoscere vittorie ai propri protagonisti. Uno scenario amaro, un'umanità non esattamente facile. In mezzo ci sono due Ranger del Texas che sanno il fatto loro e una posta in gioco che diventa più alta man mano che la storia progredisce. Se volete sapere come procede il racconto, non c'è che da scegliere di vedere questo titolo che, assicuro, non deluderà.
Parola chiave: Casinò.
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lunedì 22 maggio 2017
Film 1359 - The Circle
Da quando tengo il mio quadernino degli appunti per le recensioni, questo film è quello di cui ho scritto di più. E il motivo è perché niente della storia funziona...
Film 1359: "The Circle" (2017) di James Ponsoldt
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Passo da un film con Karen Gillan all'altro nel giro di poche ore (vedi "Guardiani 2"). Dismessa la maschera di Nebula, qui la ritrovo su di giri ed elettrizzata per l'isola felice di The Circle, una sorta di Apple + Google misto Scientology che sembra una roba per geni e, invece, si rivela una gran cagata (pardon per il francese). E lo dico un po' a malincuore vista la presenza di Emma Watson che apprezzo ma che, rari casi a parte, in quanto a vagliare copioni non mi pare proprio un asso.
Nonostante questa storia presenti una serie di elementi intriganti che parrebbero poter costruire le basi per un buon thriller, in realtà ogni possibilità di sensatezza si brucia nel giro del secondo tempo. Che The Circle sia più una setta che un luogo di lavoro felice bastano 10 minuti per capirlo, mentre alla Watson ci vuole una permanenza lunga mesi e la drammatica uscita di scena di un amico molto più furbo di lei. Il labile confine fra utilità e invasione della privacy qui vuole essere portato all'estremo nel tentativo di strizzare l'occhio allo spettatore, quasi a suggerirgli: "Hai visto come siamo intelligenti noi di The Circle (e per estensione noi della produzione del film)?"
In realtà l'assurdità della trama smentisce in fretta i tentativi - magari anche nobili, per carità - di una scrittura matura e introspettiva, quasi di denuncia rispetto a una tematica attuale e difficile da gestire come quella del privato in rete. "The Circle" sembra voler affrontare l'argomento per metterne alla berlina gli aspetti negativi e discutibili passando per un elenco di luci ed ombre che, in realtà, è meno azzeccato di quanto sia autocelebrativamente geniale. Innanzitutto c'è da chiedersi perché una che abbia già espresso perplessità rispetto alla comunità di The Circle (e sia già stata messa in guardia riguardo a certe attività non esattamente pro privacy) dovrebbe votarsi consapevolmente ad un progetto che la invischierà ancor di più all'interno dell'organizzazione. Non contenta, deciderà perfino di farsi riprendere in diretta tutto il giorno tutti i giorni, rendendo accessibile a chiunque in qualunque momento ogni contenuto che la riguardi (telefonate, mail, conversazioni...).
D'altra parte non si capisce come sia possibile che la stessa The Circle, nelle persone dei suoi fondatori, non pensi di mettere sotto sorveglianza la ragazza - nel tempo seguita da miliardi di persone - alla quale hanno deciso di consegnare tanta popolarità (leggi potere). E' del resto proprio attraverso questo strumento che verrà a verificarsi la fine della storia. Ma gli elementi che non quadrano non sono finiti qui. Perché Ty (John Boyega), ex fondatore scontento di The Circle, non è sotto sorveglianza? Non nasconde di certo il proprio malcontento rispetto alla gestione da parte dei due altri amministratori Tom Hanks (che ci fai qui?) e Patton Oswalt, per cui non ci si può non chiedere perché non venga spiato dalla struttura più spiona del pianeta... Il che rende ancora più assurdo che lui e la Watson (nel film Mae) si infiltrino indisturbati all'interno del nuovo covo segreto dell'azienda non solo una volta, ma ben due! La donna più online del mondo e il creatore scontento girano indisturbati per il campus, chiacchierano senza che nessuno si insospettisca, parlano senza che qualcuno li ascolti, il che è ancora più paradossale se si pensa che nel momento in cui l'amico di Mae la raggiunge a The Circle per parlare, la gente si ferma addirittura a filmarli con palmari e cellulari...
Senza contare - e giuro che poi mi fermo - che Mae e l'amica frizzantina per i troppi farmaci parleranno serenamente al telefono senza che nessuno ascolti i loro piani sovversivi. Non solo Mae aveva già evidenziato una certa insofferenza nei confronti dell'ideologia alla base del progetto, ma l'amica aveva addirittura precedentemente mandato a stendere tutti durante una riunione dell'esecutivo (motivo per il quale se n'era andata da The Circle). Visti i presupposti mi sarei aspettato un minimo di sorveglianza da chi, secondo questa stessa storia, è capace di detenere tanto potere e saperlo sfruttare in maniera così geniale: riesci a convincere i governi di vari paesi del mondo ad obbligare la popolazione ad usare la tua piattaforma per esprimere le preferenze di voto durante le elezioni - ma nessuno ci vede conflitti di interesse, monopolio, violazioni delle principali norme su sicurezza e privacy? - e poi non sei in grado di mettere sotto sorveglianza i telefoni dei tuoi dipendenti? Ma allora cosa te le cripti a fare le mail, signor Tom Hanks, solo per bullarti di figaggine informatica fine a se stessa?!
Poi, oltre alla scenggiatura un po' scema, devo dire che nemmeno i dialoghi funzionano granché. Ho trovato altresì fastidioso il fatto che ci sia uno scambio di battute spesso eccessivo, quasi a voler sottolineare una certa furbizia ed intelligenza di fondo del progetto che, sappiamo, non c'è. Il risultato è un ritmo spezzato da continue interruzioni (il caso più eclatante è la scena della riunione in cui Mae, masochista, spiega la sua idea riguardo alle elezioni) e una comunicazione ridondante che finisce per risultare sciocca.
Insomma, un cast da grandi occasioni sprecato per un risultato finale banale e insensato. "The Circle" sembra voler dire la sua sulla questione della vita privata e la sua invasione da parte di social network e affini, eppure si perde a raccontare una storia disconnessa e narrativamente poco plausibile che fa semplicemente sfoggio di scenografie accattivanti, una protagonista sulla cresta dell'onda e un incipit intrigante che, però, avevamo già visto altrove. Non basta.
Cast: Emma Watson, Tom Hanks, John Boyega, Karen Gillan, Ellar Coltrane, Patton Oswalt, Glenne Headly, Bill Paxton, Judy Reyes, Beck.
Box Office: $25.3 milioni (ad oggi)
Consigli: Francamente il risultato finale è deludente e sconclusionato. La storia della tecnologia come gabbia, arma che ci si ritorce contro è vecchia ormai e trovare nuovi modi per svilupparla e renderla più originale è difficile. Qui il tentativo è fallimentare soprattutto per colpa di una trama superficiale e scritta male nonostante il ricorso al romanzo omonimo di Dave Eggers (che mi auguro sia un tantino migliore del suo fratellastro cinematografico). Se si apprezza Emma Watson o Tom Hanks può valere la pena di dare una chance ai propri beniamini, ma davvero "The Circle" è un tentativo deludente di thriller fantascientifico per cui, nel caso, non dite che non eravate state (ampiamente) avvisati.
Parola chiave: Incidente stradale.
Se ti interessa/ti è piaciuto
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 1359: "The Circle" (2017) di James Ponsoldt
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Passo da un film con Karen Gillan all'altro nel giro di poche ore (vedi "Guardiani 2"). Dismessa la maschera di Nebula, qui la ritrovo su di giri ed elettrizzata per l'isola felice di The Circle, una sorta di Apple + Google misto Scientology che sembra una roba per geni e, invece, si rivela una gran cagata (pardon per il francese). E lo dico un po' a malincuore vista la presenza di Emma Watson che apprezzo ma che, rari casi a parte, in quanto a vagliare copioni non mi pare proprio un asso.
Nonostante questa storia presenti una serie di elementi intriganti che parrebbero poter costruire le basi per un buon thriller, in realtà ogni possibilità di sensatezza si brucia nel giro del secondo tempo. Che The Circle sia più una setta che un luogo di lavoro felice bastano 10 minuti per capirlo, mentre alla Watson ci vuole una permanenza lunga mesi e la drammatica uscita di scena di un amico molto più furbo di lei. Il labile confine fra utilità e invasione della privacy qui vuole essere portato all'estremo nel tentativo di strizzare l'occhio allo spettatore, quasi a suggerirgli: "Hai visto come siamo intelligenti noi di The Circle (e per estensione noi della produzione del film)?"
In realtà l'assurdità della trama smentisce in fretta i tentativi - magari anche nobili, per carità - di una scrittura matura e introspettiva, quasi di denuncia rispetto a una tematica attuale e difficile da gestire come quella del privato in rete. "The Circle" sembra voler affrontare l'argomento per metterne alla berlina gli aspetti negativi e discutibili passando per un elenco di luci ed ombre che, in realtà, è meno azzeccato di quanto sia autocelebrativamente geniale. Innanzitutto c'è da chiedersi perché una che abbia già espresso perplessità rispetto alla comunità di The Circle (e sia già stata messa in guardia riguardo a certe attività non esattamente pro privacy) dovrebbe votarsi consapevolmente ad un progetto che la invischierà ancor di più all'interno dell'organizzazione. Non contenta, deciderà perfino di farsi riprendere in diretta tutto il giorno tutti i giorni, rendendo accessibile a chiunque in qualunque momento ogni contenuto che la riguardi (telefonate, mail, conversazioni...).
D'altra parte non si capisce come sia possibile che la stessa The Circle, nelle persone dei suoi fondatori, non pensi di mettere sotto sorveglianza la ragazza - nel tempo seguita da miliardi di persone - alla quale hanno deciso di consegnare tanta popolarità (leggi potere). E' del resto proprio attraverso questo strumento che verrà a verificarsi la fine della storia. Ma gli elementi che non quadrano non sono finiti qui. Perché Ty (John Boyega), ex fondatore scontento di The Circle, non è sotto sorveglianza? Non nasconde di certo il proprio malcontento rispetto alla gestione da parte dei due altri amministratori Tom Hanks (che ci fai qui?) e Patton Oswalt, per cui non ci si può non chiedere perché non venga spiato dalla struttura più spiona del pianeta... Il che rende ancora più assurdo che lui e la Watson (nel film Mae) si infiltrino indisturbati all'interno del nuovo covo segreto dell'azienda non solo una volta, ma ben due! La donna più online del mondo e il creatore scontento girano indisturbati per il campus, chiacchierano senza che nessuno si insospettisca, parlano senza che qualcuno li ascolti, il che è ancora più paradossale se si pensa che nel momento in cui l'amico di Mae la raggiunge a The Circle per parlare, la gente si ferma addirittura a filmarli con palmari e cellulari...
Senza contare - e giuro che poi mi fermo - che Mae e l'amica frizzantina per i troppi farmaci parleranno serenamente al telefono senza che nessuno ascolti i loro piani sovversivi. Non solo Mae aveva già evidenziato una certa insofferenza nei confronti dell'ideologia alla base del progetto, ma l'amica aveva addirittura precedentemente mandato a stendere tutti durante una riunione dell'esecutivo (motivo per il quale se n'era andata da The Circle). Visti i presupposti mi sarei aspettato un minimo di sorveglianza da chi, secondo questa stessa storia, è capace di detenere tanto potere e saperlo sfruttare in maniera così geniale: riesci a convincere i governi di vari paesi del mondo ad obbligare la popolazione ad usare la tua piattaforma per esprimere le preferenze di voto durante le elezioni - ma nessuno ci vede conflitti di interesse, monopolio, violazioni delle principali norme su sicurezza e privacy? - e poi non sei in grado di mettere sotto sorveglianza i telefoni dei tuoi dipendenti? Ma allora cosa te le cripti a fare le mail, signor Tom Hanks, solo per bullarti di figaggine informatica fine a se stessa?!
Poi, oltre alla scenggiatura un po' scema, devo dire che nemmeno i dialoghi funzionano granché. Ho trovato altresì fastidioso il fatto che ci sia uno scambio di battute spesso eccessivo, quasi a voler sottolineare una certa furbizia ed intelligenza di fondo del progetto che, sappiamo, non c'è. Il risultato è un ritmo spezzato da continue interruzioni (il caso più eclatante è la scena della riunione in cui Mae, masochista, spiega la sua idea riguardo alle elezioni) e una comunicazione ridondante che finisce per risultare sciocca.
Insomma, un cast da grandi occasioni sprecato per un risultato finale banale e insensato. "The Circle" sembra voler dire la sua sulla questione della vita privata e la sua invasione da parte di social network e affini, eppure si perde a raccontare una storia disconnessa e narrativamente poco plausibile che fa semplicemente sfoggio di scenografie accattivanti, una protagonista sulla cresta dell'onda e un incipit intrigante che, però, avevamo già visto altrove. Non basta.
Cast: Emma Watson, Tom Hanks, John Boyega, Karen Gillan, Ellar Coltrane, Patton Oswalt, Glenne Headly, Bill Paxton, Judy Reyes, Beck.
Box Office: $25.3 milioni (ad oggi)
Consigli: Francamente il risultato finale è deludente e sconclusionato. La storia della tecnologia come gabbia, arma che ci si ritorce contro è vecchia ormai e trovare nuovi modi per svilupparla e renderla più originale è difficile. Qui il tentativo è fallimentare soprattutto per colpa di una trama superficiale e scritta male nonostante il ricorso al romanzo omonimo di Dave Eggers (che mi auguro sia un tantino migliore del suo fratellastro cinematografico). Se si apprezza Emma Watson o Tom Hanks può valere la pena di dare una chance ai propri beniamini, ma davvero "The Circle" è un tentativo deludente di thriller fantascientifico per cui, nel caso, non dite che non eravate state (ampiamente) avvisati.
Parola chiave: Incidente stradale.
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venerdì 19 maggio 2017
Film 1358 - Guardiani della Galassia Vol. 2
Appena uscito, subito recuperato. L'attesa è stata abbastanza lunga e francamente non vedevo l'ora di vederlo!
Film 1358: "Guardiani della Galassia Vol. 2" (2017) di James Gunn
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: padre
Pensieri: Di per sé il film è carino e presenta un umorismo irresistibile ed inconfondibile, per quanto questo secondo volume sia diverso dal primo in un modo che non mi ha totalmente soddisfatto.
Innanzitutto è meno avventuroso, un capitolo di passaggio che racconta una storia un po' fine a se stessa che fatico ad inserire in un contesto più ampio ed articolato. O, meglio, i presupposti per continuare ci sono ovviamente, ma sono tutti rimandati alle 5 - e sottolonieo cinque - scene successive ai titoli di coda. E' chiaro che qualcosa bolla in pentola, eppure la storia divaga e prende la strada più marginale come fosse quella maestra andando a snaturare leggermente quello che, almeno per me, era stato "Guardiani della Galassia" fino ad ora.
Più che l'avventura dei supereroi Star-Lord & Co. mi è sembrato un approfondimento su di loro e sulle dinamiche del gruppo. Sullo sfondo un nuovo "nemico" che è in realtà una ciofeca e la prospettiva di un capitolo successivo in cui quella che poteva essere la cattiva del volume 2 sembra, invece, lo sarà nel terzo. Staremo a vedere.
Il cast è sempre perfetto e devo dire che se c'è una cosa di cui è capace James Gunn (regia e sceneggiatura) è quello di valorizzarlo. Ogni personaggio ha il suo spazio, ne vengono approfonditi carattere e caratteristiche, per un insieme esplosivo e divertente, anche se a volte un filino troppo gratuitamente volgare. Il mini Groot è geniale e perfetto nei panni dello stempera-situazioni drammatiche, mentre Drax è qualcosa di fenomenale per spiazzante e disarmante simpatia politicamente scorretta. Peter, Gamora e Rocket sono quasi un triangolo e si punzecchiano piacevolmente.
Nell'insieme, comunque, devo dire che Gunn riesce magistralmente a collocare nella sceneggiatura elementi assurdi e al contempo perfetti per contestualizzare il suo prodotto in maniera inequivocabile e indimenticabile (tra i tanti riferimenti culturali - musica a parte - "Cin Cin", Mary Poppins e David Hasselhoff & "Supercar") tanto che tra i prodotti Marvel questo è certamente uno dei più originali.
Per quanto riguarda le parti più tecniche, effetti speciali da paura e una colonna sonora sempre particolarmente curata, nonché elemento integrato alla storia stessa (il che dà quel tocco in più, anche se la soundtrack del primo film la conoscevo di più). Il connubio intergalattico-nostalgico è una strana combinazione che mischia anni '80 e fantasy in un insieme particolarmente esplosivo di colori e sonorità, quasi come se "Guerre Stellari" avesse abbracciato un musical gay friendly ("Mamma mia!", per esempio).
Tutto sommato, infine, "Guardians of the Galaxy Vol. 2" è un sequel sufficientemente coinvolgente. Me lo aspettavo più incisivo, quello sì, ma probabilmente aspettarsi qualcosa di più simile agli Avengers qui non aveva nemmeno troppo senso. Avrei solo preferito che ci si perdesse un po' meno in chiacchiere e si passasse più spesso all'azione, in ogni caso nell'insieme il film funziona e colpisce, rimanendo impresso. Anche grazie ad un sacco di camei. - The Avengers
Film 411 - The Avengers
Film 808 - The Avengers
Film 1568 - The Avengers
Film 930 - Avengers: Age of Ultron
Film 932 - Avengers: Age of Ultron
Film 1177 - Avengers: Age of Ultron
Film 1571 - Avengers: Age of Ultron
Film 1613 - Avengers: Infinity War
Film 1757 - Avengers: Endgame
- Captain America
Film 695 - Captain America - Il primo vendicatore
Film 1660 - Captain America: The First Avenger
Film 814 - Captain America: The Winter Soldier
Film 1156 - Captain America: Civil War
Film 1395 - Captain America: Civil War
- Thor
Film 268 - Thor
Film 1191 - Thor
Film 1659 - Thor
Film 631 - Thor: The Dark World
Film 1193 - Thor: The Dark World
Film 1447 - Thor: Ragnarok
- Iron Man
Film 543 - Iron Man 2
Film 676 - Iron Man 3
- Ant-Man
Film 1004 - Ant-Man
Film 1195 - Ant-Man
- Doctor Strange
Film 1250 - Doctor Strange
Film 1433 - Doctor Strange
- Spider-Man
Film 1394 - Spider-Man: Homecoming
Film 1653 - Spider-Man: Homecoming
Film 467 - The Amazing Spider-Man
Film 718 - The Amazing Spider-Man 2: Il potere di Electro
- Black Panther
Film 1612 - Black Panther
Guardiani della Galassia
Film 817 - Guardiani della Galassia
Film 974 - Guardiani della Galassia
Film 1054 - Guardiani della Galassia
Film 1358 - Guardiani della Galassia Vol. 2
Film 2193 - Guardians of the Galaxy Vol. 3
Cast: Chris Pratt, Zoe Saldana, Dave Bautista, Vin Diesel, Bradley Cooper, Michael Rooker, Karen Gillan, Pom Klementieff, Elizabeth Debicki, Chris Sullivan, Sean Gunn, Sylvester Stallone, Kurt Russell.
Box Office: $646.9 milioni (ad oggi)
Consigli: Devo dire che, in generale, è difficile che la Marvel sbagli. Qui come per quasi tutte le proprie pellicole, la casa di produzione cinematografica rilancia i suoi fumetti sul grande schermo riuscendo a caratterizzarli e valorizzarli come in pochi altri sanno fare. Il seguito dei Guardiani è un esempio leggermente fuori forma - rispetto ad altri titoli - di come mantenere alto lo standard per prodotti palesemente commerciali, riuscendo comunque a confezionare un prodotto di qualità spassoso, scenografico e di grande intrattenimento. Poi, che ve lo dico a fare, se avete amato il primo, questo non potrà essere altro che amore a... seconda vista!
Parola chiave: Ego.
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Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 1358: "Guardiani della Galassia Vol. 2" (2017) di James Gunn
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: padre
Pensieri: Di per sé il film è carino e presenta un umorismo irresistibile ed inconfondibile, per quanto questo secondo volume sia diverso dal primo in un modo che non mi ha totalmente soddisfatto.
Innanzitutto è meno avventuroso, un capitolo di passaggio che racconta una storia un po' fine a se stessa che fatico ad inserire in un contesto più ampio ed articolato. O, meglio, i presupposti per continuare ci sono ovviamente, ma sono tutti rimandati alle 5 - e sottolonieo cinque - scene successive ai titoli di coda. E' chiaro che qualcosa bolla in pentola, eppure la storia divaga e prende la strada più marginale come fosse quella maestra andando a snaturare leggermente quello che, almeno per me, era stato "Guardiani della Galassia" fino ad ora.
Più che l'avventura dei supereroi Star-Lord & Co. mi è sembrato un approfondimento su di loro e sulle dinamiche del gruppo. Sullo sfondo un nuovo "nemico" che è in realtà una ciofeca e la prospettiva di un capitolo successivo in cui quella che poteva essere la cattiva del volume 2 sembra, invece, lo sarà nel terzo. Staremo a vedere.
Il cast è sempre perfetto e devo dire che se c'è una cosa di cui è capace James Gunn (regia e sceneggiatura) è quello di valorizzarlo. Ogni personaggio ha il suo spazio, ne vengono approfonditi carattere e caratteristiche, per un insieme esplosivo e divertente, anche se a volte un filino troppo gratuitamente volgare. Il mini Groot è geniale e perfetto nei panni dello stempera-situazioni drammatiche, mentre Drax è qualcosa di fenomenale per spiazzante e disarmante simpatia politicamente scorretta. Peter, Gamora e Rocket sono quasi un triangolo e si punzecchiano piacevolmente.
Nell'insieme, comunque, devo dire che Gunn riesce magistralmente a collocare nella sceneggiatura elementi assurdi e al contempo perfetti per contestualizzare il suo prodotto in maniera inequivocabile e indimenticabile (tra i tanti riferimenti culturali - musica a parte - "Cin Cin", Mary Poppins e David Hasselhoff & "Supercar") tanto che tra i prodotti Marvel questo è certamente uno dei più originali.
Per quanto riguarda le parti più tecniche, effetti speciali da paura e una colonna sonora sempre particolarmente curata, nonché elemento integrato alla storia stessa (il che dà quel tocco in più, anche se la soundtrack del primo film la conoscevo di più). Il connubio intergalattico-nostalgico è una strana combinazione che mischia anni '80 e fantasy in un insieme particolarmente esplosivo di colori e sonorità, quasi come se "Guerre Stellari" avesse abbracciato un musical gay friendly ("Mamma mia!", per esempio).
Tutto sommato, infine, "Guardians of the Galaxy Vol. 2" è un sequel sufficientemente coinvolgente. Me lo aspettavo più incisivo, quello sì, ma probabilmente aspettarsi qualcosa di più simile agli Avengers qui non aveva nemmeno troppo senso. Avrei solo preferito che ci si perdesse un po' meno in chiacchiere e si passasse più spesso all'azione, in ogni caso nell'insieme il film funziona e colpisce, rimanendo impresso. Anche grazie ad un sacco di camei. - The Avengers
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Guardiani della Galassia
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Cast: Chris Pratt, Zoe Saldana, Dave Bautista, Vin Diesel, Bradley Cooper, Michael Rooker, Karen Gillan, Pom Klementieff, Elizabeth Debicki, Chris Sullivan, Sean Gunn, Sylvester Stallone, Kurt Russell.
Box Office: $646.9 milioni (ad oggi)
Consigli: Devo dire che, in generale, è difficile che la Marvel sbagli. Qui come per quasi tutte le proprie pellicole, la casa di produzione cinematografica rilancia i suoi fumetti sul grande schermo riuscendo a caratterizzarli e valorizzarli come in pochi altri sanno fare. Il seguito dei Guardiani è un esempio leggermente fuori forma - rispetto ad altri titoli - di come mantenere alto lo standard per prodotti palesemente commerciali, riuscendo comunque a confezionare un prodotto di qualità spassoso, scenografico e di grande intrattenimento. Poi, che ve lo dico a fare, se avete amato il primo, questo non potrà essere altro che amore a... seconda vista!
Parola chiave: Ego.
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martedì 16 maggio 2017
Film 1357 - Alice attraverso lo specchio
Poe voleva vederlo al cinema, ma non siamo riusciti. Non che io fremessi, ma quando Sky Go lo ha reso disponibile tra i suoi nuovi titoli di qualche settimana fa, lo abbiamo recuperato.
Film 1357: "Alice attraverso lo specchio" (2016) di James Bobin
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Più che un film per il cinema sembra un prodotto televisivo e per una pellicola costata 170 milioni di dollari non è una buona cosa. La sensazione è quella di una certa fretta di concludere che passa per una generica superficialità, il che rende tutto piatto e di poco appeal.
La storia, che pure è ricolma di avvenimenti ed elementi visivi accattivanti, stranamente si gioca ogni asso nella manica come un qualunque snodo narrativo. Non c'è mai la sensazione che si stia assistendo a qualcosa di importante durante il racconto perché anche i passaggi che i personaggi dovrebbero compiere per realizzare la propria missione sono trattati con fretta e in maniera poco incisiva, tanto che non si percepisce mai ci sia davvero qualcosa di importante, almeno a livello narrativo.
Diversamente, quello che qui sembra rilevante è il mostrare l'estrosità e creatività della produzione, tra costumi bislacchi, effetti speciali a non finire e ambientazioni curiose e mani banali. Peccato che niente dell'apporto tecnico o tecnologico possa compensare la mancanza di pathos o addirittura entusiasmo nei confronti di una storia che pare abbia tanto da dire e, in realtà, confeziona un sequel che è fondamentalmente inutile.
In tutto questo, non si salvano nemmeno i personaggi. Alice (Mia Wasikowska) è messa in ombra da una miriade di personaggi secondari, il Cappellaio (Johnny Depp) alla lunga stanca e il suo trucco vistoso ed eccessivo distrae, Anne Hathaway torna perché deve anche se il suo personaggio non serve a niente; giusto Helena Bonham Carter nel ruolo della Regina Rossa ha ancora qualcosa da dire, per quanto tagliare teste come vendetta per l'accusa di un biscotto rubato pare eccessivo persino per questa storia.
Film 90 - Alice in Wonderland 3D
Film 300 - Alice in Wonderland
Cast: Johnny Depp, Anne Hathaway, Mia Wasikowska, Rhys Ifans, Helena Bonham Carter, Sacha Baron Cohen, Alan Rickman, Stephen Fry, Michael Sheen, Timothy Spall, Geraldine James, Andrew Scott, Richard Armitage, Matt Lucas, Ed Speleers, Stephen Fry, Michael Sheen.
Box Office: $299.5 milioni
Consigli: In tutta onestà si tratta di un film mediocre e confusionario, ricco di avvenimenti ma incapace di conferire loro una certa rilevanza. Di conseguenza il risultato è piatto è poco avventuroso, più una sorta di video gioco multicolore che consegna allo spettatore un'evventura non particolarmente rilevante. Quindi, se avete amato il primo titolo, magari recuperate questo secondo senza aspettarvi troppo. Per tutti gli altri, evitate pure senza alcun rimorso.
Parola chiave: Cronosfera.
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Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 1357: "Alice attraverso lo specchio" (2016) di James Bobin
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Più che un film per il cinema sembra un prodotto televisivo e per una pellicola costata 170 milioni di dollari non è una buona cosa. La sensazione è quella di una certa fretta di concludere che passa per una generica superficialità, il che rende tutto piatto e di poco appeal.
La storia, che pure è ricolma di avvenimenti ed elementi visivi accattivanti, stranamente si gioca ogni asso nella manica come un qualunque snodo narrativo. Non c'è mai la sensazione che si stia assistendo a qualcosa di importante durante il racconto perché anche i passaggi che i personaggi dovrebbero compiere per realizzare la propria missione sono trattati con fretta e in maniera poco incisiva, tanto che non si percepisce mai ci sia davvero qualcosa di importante, almeno a livello narrativo.
Diversamente, quello che qui sembra rilevante è il mostrare l'estrosità e creatività della produzione, tra costumi bislacchi, effetti speciali a non finire e ambientazioni curiose e mani banali. Peccato che niente dell'apporto tecnico o tecnologico possa compensare la mancanza di pathos o addirittura entusiasmo nei confronti di una storia che pare abbia tanto da dire e, in realtà, confeziona un sequel che è fondamentalmente inutile.
In tutto questo, non si salvano nemmeno i personaggi. Alice (Mia Wasikowska) è messa in ombra da una miriade di personaggi secondari, il Cappellaio (Johnny Depp) alla lunga stanca e il suo trucco vistoso ed eccessivo distrae, Anne Hathaway torna perché deve anche se il suo personaggio non serve a niente; giusto Helena Bonham Carter nel ruolo della Regina Rossa ha ancora qualcosa da dire, per quanto tagliare teste come vendetta per l'accusa di un biscotto rubato pare eccessivo persino per questa storia.
Film 90 - Alice in Wonderland 3D
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Cast: Johnny Depp, Anne Hathaway, Mia Wasikowska, Rhys Ifans, Helena Bonham Carter, Sacha Baron Cohen, Alan Rickman, Stephen Fry, Michael Sheen, Timothy Spall, Geraldine James, Andrew Scott, Richard Armitage, Matt Lucas, Ed Speleers, Stephen Fry, Michael Sheen.
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Consigli: In tutta onestà si tratta di un film mediocre e confusionario, ricco di avvenimenti ma incapace di conferire loro una certa rilevanza. Di conseguenza il risultato è piatto è poco avventuroso, più una sorta di video gioco multicolore che consegna allo spettatore un'evventura non particolarmente rilevante. Quindi, se avete amato il primo titolo, magari recuperate questo secondo senza aspettarvi troppo. Per tutti gli altri, evitate pure senza alcun rimorso.
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Sacha Baron Cohen,
sequel
lunedì 15 maggio 2017
Film 1356 - Vi Presento Toni Erdmann
Già la mia amica Patty me ne aveva parlato, perplessa sul tanto pubblicizzato approccio comedy di questa pellicola tedesca. L'occasione di recuperarla per me si è presentata qualche settimana fa grazie al Cinema Galliera, così ho deciso di andare a farmi un'idea su uno dei casi cinematografici europei dell'anno.
Film 1356: "Vi Presento Toni Erdmann" (2016) di Maren Ade
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Giro, Alessandra
Pensieri: E' una commedia? Di certo non ne ha l'aspetto più classico. Sicuramente presenta non pochi momenti divertenti (tantissimi surreali), ma non direi ci si possa davvero riferire a questa pellicola in termini di spasso e spensieratezza.
La coppia di attori protagonista, Sandra Hüller e Peter Simonischek, è molto brava. Mi ha colpito soprattutto la prima, che costruisce un personaggio particolarmente sfaccettato ed umano.
Piena di contraddizzioni e insicurezze, in possesso di una certa dose di follia (a quanto pare genetica), la sua Ines sembra necessitare di un mondo sotto controllo che le possa dare quelle sicurezze e certezze di cui ha bisogno. Mi ha molto colpito vedere come l'attrice abbia costruito la sua interpretazione, giocando su un familiare vs sconosciuto che, per esempio, passa attraverso il contatto. Mi spiego: mentre a casa propria Ines interagisce con l'ambiente circostante in maniera disinvolta e sicura, quando si tratta di abbracciare il padre - con cui non ha confidenza - o toccare qualcosa che non conosce la donna si irrigidisce, diventa quasi meccanica nei movimenti, finendo per risultare distantee fredda. Ho molto apprezzato il lavoro fatto a costruzione di un personaggio che ho, francamente, preferito a quello del titolo.
Winfried, invece, è un uomo pacifico e buono, particolarmente tranquillo, un dolce burlone un po' svitato che all'improvviso, dopo la morte del suo cane, capisce che non c'è troppo tempo da perdere nella vita e cerca di recuperare il rapporto con la figlia andandola a trovare a Bucarest dove lavora. Non riuscendo ad andare oltre la superficie, il padre si inventa un bislacco personaggio, Toni Erdman appunto, con il quale la ragazza (e non solo) sarà costretta ad interagire in un crescendo di situazioni tra il bislacco e l'assurdo, oltre che alcune mini avventure che aiuteranno i due a ricominciare d'accapo. Simonischek, evidentemente un attore di mestiere, costruisce il suo doppio personaggio in maniera validissima e credibile ma, come dicevo, a conti fatti ho preferito molto di più la protagonista femminile che colui che dà origine a questa storia. Sarà che a me troppe stramberie alla lunga infastidiscono, sarà che quella dentiera tenuta nel taschino mi ha disgustato, di fatto ho trovato molto più interessante seguire l'eveoluzione di Ines che quella del padre.
Oltre a questo, va detto che un altro elemento ben sviluppato e che emerge da tutta la storia è la strutturazione (o ri-strutturazione in questo caso) del rapporto padre-figlia. Ben descritto ed affrontato con un ottimo senso d'insieme per la storia, il risultato di questa consapevolezza di sceneggiatura è un racconto che funziona dall'inizio alla fine e rimane fedele a se stesso, veicolando allo spettatore un'idea del film fin da subito chiara ed originale.
In generale, comunque, "Toni Erdmann" è un film molto lungo del quale, forse, qualcosina si sarebbe potuta sforbiciare, soprattutto nella parte iniziale. In ogni caso la storia scorre via interessante e ricca di spunti, senza mai annoiare chi guarda. Del resto non mancano i momenti in grado di surriscaldare e scuotere le cose: il party di compleanno nudi - una scena esilarante, per quanto mi rimanga ancora misterioso lo scopo a livello narrativo (Ines si libera delle sue inibizioni sociali e abbraccia finalmente l'approccio più morbido del padre?) -, il momento erotico nella camera d'albergo con pasticceria annessa, il momento karaoke (che è anche l'unico a livello musicale di tutta la pellicola, priva di colonna sonora). Insomma, lo devo dire: a sorpresa mi è piaciuto. Non ero sicuro ne sarei uscito soddisfatto e, invece, fuori dall'etichetta forzata di commedia, la storia funziona e coinvolge. Una bella sorpresa.
Ps. Candidato a Oscar, Golden Globe, BAFTA e César come Miglior film straniero (in rappresentanza della Germania).
Cast: Peter Simonischek, Sandra Hüller, Ingrid Bisu, Michael Wittenborn, Thomas Loibl, Trystan Pütter, Hadewych Minis, Lucy Russell, Vlad Ivanov, Victoria Cocias.
Box Office: 8.3 milioni
Consigli: Non una scelta spensierata per ogni occasione, ma sicuramente mi sento di dire un film a cui dare una possibilità. In un universo saturo dei più disparati titoli e rispettive storie, questa raccontata da Maren Ade spicca per uan certa originalità, colpisce per un umorismo capace di far ridere e soddisfa, perché racconta una storia interessante da seguire. Poi, ripeto, "Toni Erdmann" va visto in un momento in cui si ha il tempo per farlo e l'attitudine giusta. Fatte queste premesse, lasciatevi coinvolgere senza cercare di razionalizzare tutto ciò che vedete.
Parola chiave: Kukeri.
Se ti interessa/ti è piaciuto
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 1356: "Vi Presento Toni Erdmann" (2016) di Maren Ade
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Giro, Alessandra
Pensieri: E' una commedia? Di certo non ne ha l'aspetto più classico. Sicuramente presenta non pochi momenti divertenti (tantissimi surreali), ma non direi ci si possa davvero riferire a questa pellicola in termini di spasso e spensieratezza.
La coppia di attori protagonista, Sandra Hüller e Peter Simonischek, è molto brava. Mi ha colpito soprattutto la prima, che costruisce un personaggio particolarmente sfaccettato ed umano.
Piena di contraddizzioni e insicurezze, in possesso di una certa dose di follia (a quanto pare genetica), la sua Ines sembra necessitare di un mondo sotto controllo che le possa dare quelle sicurezze e certezze di cui ha bisogno. Mi ha molto colpito vedere come l'attrice abbia costruito la sua interpretazione, giocando su un familiare vs sconosciuto che, per esempio, passa attraverso il contatto. Mi spiego: mentre a casa propria Ines interagisce con l'ambiente circostante in maniera disinvolta e sicura, quando si tratta di abbracciare il padre - con cui non ha confidenza - o toccare qualcosa che non conosce la donna si irrigidisce, diventa quasi meccanica nei movimenti, finendo per risultare distantee fredda. Ho molto apprezzato il lavoro fatto a costruzione di un personaggio che ho, francamente, preferito a quello del titolo.
Winfried, invece, è un uomo pacifico e buono, particolarmente tranquillo, un dolce burlone un po' svitato che all'improvviso, dopo la morte del suo cane, capisce che non c'è troppo tempo da perdere nella vita e cerca di recuperare il rapporto con la figlia andandola a trovare a Bucarest dove lavora. Non riuscendo ad andare oltre la superficie, il padre si inventa un bislacco personaggio, Toni Erdman appunto, con il quale la ragazza (e non solo) sarà costretta ad interagire in un crescendo di situazioni tra il bislacco e l'assurdo, oltre che alcune mini avventure che aiuteranno i due a ricominciare d'accapo. Simonischek, evidentemente un attore di mestiere, costruisce il suo doppio personaggio in maniera validissima e credibile ma, come dicevo, a conti fatti ho preferito molto di più la protagonista femminile che colui che dà origine a questa storia. Sarà che a me troppe stramberie alla lunga infastidiscono, sarà che quella dentiera tenuta nel taschino mi ha disgustato, di fatto ho trovato molto più interessante seguire l'eveoluzione di Ines che quella del padre.
Oltre a questo, va detto che un altro elemento ben sviluppato e che emerge da tutta la storia è la strutturazione (o ri-strutturazione in questo caso) del rapporto padre-figlia. Ben descritto ed affrontato con un ottimo senso d'insieme per la storia, il risultato di questa consapevolezza di sceneggiatura è un racconto che funziona dall'inizio alla fine e rimane fedele a se stesso, veicolando allo spettatore un'idea del film fin da subito chiara ed originale.
In generale, comunque, "Toni Erdmann" è un film molto lungo del quale, forse, qualcosina si sarebbe potuta sforbiciare, soprattutto nella parte iniziale. In ogni caso la storia scorre via interessante e ricca di spunti, senza mai annoiare chi guarda. Del resto non mancano i momenti in grado di surriscaldare e scuotere le cose: il party di compleanno nudi - una scena esilarante, per quanto mi rimanga ancora misterioso lo scopo a livello narrativo (Ines si libera delle sue inibizioni sociali e abbraccia finalmente l'approccio più morbido del padre?) -, il momento erotico nella camera d'albergo con pasticceria annessa, il momento karaoke (che è anche l'unico a livello musicale di tutta la pellicola, priva di colonna sonora). Insomma, lo devo dire: a sorpresa mi è piaciuto. Non ero sicuro ne sarei uscito soddisfatto e, invece, fuori dall'etichetta forzata di commedia, la storia funziona e coinvolge. Una bella sorpresa.
Ps. Candidato a Oscar, Golden Globe, BAFTA e César come Miglior film straniero (in rappresentanza della Germania).
Cast: Peter Simonischek, Sandra Hüller, Ingrid Bisu, Michael Wittenborn, Thomas Loibl, Trystan Pütter, Hadewych Minis, Lucy Russell, Vlad Ivanov, Victoria Cocias.
Box Office: 8.3 milioni
Consigli: Non una scelta spensierata per ogni occasione, ma sicuramente mi sento di dire un film a cui dare una possibilità. In un universo saturo dei più disparati titoli e rispettive storie, questa raccontata da Maren Ade spicca per uan certa originalità, colpisce per un umorismo capace di far ridere e soddisfa, perché racconta una storia interessante da seguire. Poi, ripeto, "Toni Erdmann" va visto in un momento in cui si ha il tempo per farlo e l'attitudine giusta. Fatte queste premesse, lasciatevi coinvolgere senza cercare di razionalizzare tutto ciò che vedete.
Parola chiave: Kukeri.
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venerdì 12 maggio 2017
Film 1355 - Fast & Furious 6
Sempre più vicini alla fine... Ci siamo quasi!
Film 1355: "Fast & Furious 6" (2013) di Justin Lin
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Ana Lucia ha perso la memoria, ma è viva. Tutto è bene quel che finisce bene. Circa, visto che adesso lavora per i cattivi. Dom lo scopre e, ovviamente, vuole andarsela a riprendere e quella povera di Elena, con i suoi zigomi perfetti, non potrà che farsi da parte. Al cuor non si comanda in "Fast & Furious 6", tra nuove nascite e amori per sempre, il tutto sempre nell'ottica del mantra assoluto della saga: la famiglia prima di ogni cosa.
Dunque non cambia granché rispetto alle precedenti avventure, oppure sì? Per quanto mi riguarda devo dire che il sesto appuntamento cinematografico dei veloci e furiosi ha costituito il primo caso di non noia totale da quando ho cominciato a scoprire il franchise. L'azione la fa sempre da padrone e le dinamiche macho-corsa con la macchina-criminalità sono sempre prepotentemente presenti, ma in questo caso il risultato finale sembra dimostrare che la storia abbia uno scopo oltre al semplice reiterare gli elementi chiave di tutta l'operazione. E i non fan gradiscono e ringraziano.
Quindi, in generale, per la prima volta ammetto che un film di "Fast & Furious" non mi è dispiaciuto. Poi non credo lo rivedrei, in ogni caso ora che sono un po' entrato nel contesto e ho attivato l'attitudine al baccano + trash + boiata + azione per veri uomini + mirabolanti acrobazie + tutti salvi per un pelo posso dire di godermi il viaggio con un po' più di serenità e spontaneità. Il che vuol dire semplicemente qualche pregiudizio in meno, oltre che la consapevolezza che "Furious 6", come i vari altri precedenti e successori, sono solo un prodotto di facile consumo da vedere e dimenticare. Che poi lo sapevo anche prima, semplicemente ora ne ho avuto la definitiva conferma (sulla mia pelle...).
Film 1210 - Fast and Furious
Film 1215 - 2 Fast 2 Furious
Film 1228 - The Fast and the Furious: Tokyo Drift
Film 1256 - Fast & Furious - Solo parti originali
Film 1350 - Fast & Furious 5
Film 1365 - Fast & Furious 7
Film 1456 - Fast & Furious 8
Cast: Vin Diesel, Paul Walker, Dwayne Johnson, Michelle Rodriguez, Jordana Brewster, Tyrese Gibson, Chris 'Ludacris' Bridges, Sung Kang, Luke Evans, Gina Carano, John Ortiz, Gal Gadot, Elsa Pataky.
Box Office: $788.7 milioni
Consigli: Beh, credo che vederlo separatamente dagli altri sarebbe un po' sciocco. Ogni capitolo rinsalda in maniera più o meno forte le storie precedenti, per cui arrivare al sesto appuntamento a secco non mi sembra l'idea più sensata. Lo so, lo so, non c'è sempre il tempo di recuperare un'intera saga partendo dal primo episodio, ma in questo caso sento di caldeggiare l'opzione "dall'inizio alla fine" più che altro perché senza i vari preamboli, per quanto sciocco possa sembrare questo franchise, si fatica davvero ad immergersi nel contesto e nell'ideologia interni alla storia.
Parola chiave: Codice 1345.
Se ti interessa/ti è piaciuto
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 1355: "Fast & Furious 6" (2013) di Justin Lin
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Ana Lucia ha perso la memoria, ma è viva. Tutto è bene quel che finisce bene. Circa, visto che adesso lavora per i cattivi. Dom lo scopre e, ovviamente, vuole andarsela a riprendere e quella povera di Elena, con i suoi zigomi perfetti, non potrà che farsi da parte. Al cuor non si comanda in "Fast & Furious 6", tra nuove nascite e amori per sempre, il tutto sempre nell'ottica del mantra assoluto della saga: la famiglia prima di ogni cosa.
Dunque non cambia granché rispetto alle precedenti avventure, oppure sì? Per quanto mi riguarda devo dire che il sesto appuntamento cinematografico dei veloci e furiosi ha costituito il primo caso di non noia totale da quando ho cominciato a scoprire il franchise. L'azione la fa sempre da padrone e le dinamiche macho-corsa con la macchina-criminalità sono sempre prepotentemente presenti, ma in questo caso il risultato finale sembra dimostrare che la storia abbia uno scopo oltre al semplice reiterare gli elementi chiave di tutta l'operazione. E i non fan gradiscono e ringraziano.
Quindi, in generale, per la prima volta ammetto che un film di "Fast & Furious" non mi è dispiaciuto. Poi non credo lo rivedrei, in ogni caso ora che sono un po' entrato nel contesto e ho attivato l'attitudine al baccano + trash + boiata + azione per veri uomini + mirabolanti acrobazie + tutti salvi per un pelo posso dire di godermi il viaggio con un po' più di serenità e spontaneità. Il che vuol dire semplicemente qualche pregiudizio in meno, oltre che la consapevolezza che "Furious 6", come i vari altri precedenti e successori, sono solo un prodotto di facile consumo da vedere e dimenticare. Che poi lo sapevo anche prima, semplicemente ora ne ho avuto la definitiva conferma (sulla mia pelle...).
Film 1210 - Fast and Furious
Film 1215 - 2 Fast 2 Furious
Film 1228 - The Fast and the Furious: Tokyo Drift
Film 1256 - Fast & Furious - Solo parti originali
Film 1350 - Fast & Furious 5
Film 1365 - Fast & Furious 7
Film 1456 - Fast & Furious 8
Cast: Vin Diesel, Paul Walker, Dwayne Johnson, Michelle Rodriguez, Jordana Brewster, Tyrese Gibson, Chris 'Ludacris' Bridges, Sung Kang, Luke Evans, Gina Carano, John Ortiz, Gal Gadot, Elsa Pataky.
Box Office: $788.7 milioni
Consigli: Beh, credo che vederlo separatamente dagli altri sarebbe un po' sciocco. Ogni capitolo rinsalda in maniera più o meno forte le storie precedenti, per cui arrivare al sesto appuntamento a secco non mi sembra l'idea più sensata. Lo so, lo so, non c'è sempre il tempo di recuperare un'intera saga partendo dal primo episodio, ma in questo caso sento di caldeggiare l'opzione "dall'inizio alla fine" più che altro perché senza i vari preamboli, per quanto sciocco possa sembrare questo franchise, si fatica davvero ad immergersi nel contesto e nell'ideologia interni alla storia.
Parola chiave: Codice 1345.
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giovedì 11 maggio 2017
Film 1354 - La prossima vittima
Era da un po' che questo titolo colpiva la mia curiosità quando aprivo il catalogo Netflix, sempre presente tra i suggerimenti della piattaforma. Non avevo mai trovato l'occasione giusta per vederlo, fino a quando, qualche tempo fa, mi sono convinto a dargli una chance.
Film 1354: "La prossima vittima" (1996) di John Schlesinger
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Non che mi aspettassi un capolavoro, in ogni caso questa pellicola è rimasta leggermente sotto i miei pronostici, pur regalandomi ciò che andavo cercando, ovvero una storia finto impegnata che in realtà rimane sulla superficie e sceglie grandi attori per raccontare quello che, si scoprirà man mano, è qualcosa di già visto altre milioni di volte. Non c'è niente di male, d'altronde "La prossima vittima" non è certo passato agli annali per innovazione e qualità. Io cercavo disimpegno non comico, quell'atmosfera che solo gli anni '80 e '90 sanno regalare, oltre che scoprire una Sally Field più inedita, meno mamma chioccia impacciata e più donna d'azione. Da questo punto di vista il film ha, come dicevo, soddisfatto le mie esigenze.
Il problema di questo prodotto - oltre che essere leggermente datato in toni e modi (vedi "Copycat - Omicidi in serie") - è che vive di un cattivo oggi troppo caricaturale, uno stramboide con la faccia da criminale, un disadattato troppo evidentemente disagiato, tanto da risultare poco credibile. Poi per carità, io non ho molte esperienze con certe categorie umane al limite, sicuramente qui la sensazione è quella più di un personaggio che di una persona plausibile anche nella realtà. Ciò guasta non poco il risultato nel suo complesso, andando ad abbassare la qualità di un titolo già di per sé non eccelso per approfondimento psicologico ed evoluzione dei propri protagonisti. Per dirne una: Karen (Field) è ossessionata dall'assassino stuprato di sua figlia e... si trasforma in detective a "La Signora in giallo" mixato a una sorta di vendicatrice della notte, il che risulta a volte anche un tantino involontariamente ridicolo.
Per carità, è evidente che le intenzioni fossero buone, ma in generale "Eye for an Eye" rimane troppo bloccato in una formula poco realistica e più cinematografica che lo declassifica a puro intrattenimento rispetto a una trama - basata sul romanzo omonimo di Erika Holzer - che potenzialmente poteva portare l'occhio del pubblico a riflettere su una questione scomoda anche se, purtroppo, sempre attuale.
Cast: Sally Field, Kiefer Sutherland, Ed Harris, Beverly D'Angelo, Joe Mantegna, Philip Baker Hall.
Box Office: $26,877,589
Consigli: Si lascia guardare, anche se non si tratta certo di una pellicola indimenticabile. Mi è sembrata più una diversificazione di genere per la carriera della Field, un titolo in cui mai mi sarei aspettato di vederla. In ogni caso, visto l'argomento, non una scelta per tutte le occasioni.
Parola chiave: Stupro.
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#HollywoodCiak
Bengi
Film 1354: "La prossima vittima" (1996) di John Schlesinger
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Non che mi aspettassi un capolavoro, in ogni caso questa pellicola è rimasta leggermente sotto i miei pronostici, pur regalandomi ciò che andavo cercando, ovvero una storia finto impegnata che in realtà rimane sulla superficie e sceglie grandi attori per raccontare quello che, si scoprirà man mano, è qualcosa di già visto altre milioni di volte. Non c'è niente di male, d'altronde "La prossima vittima" non è certo passato agli annali per innovazione e qualità. Io cercavo disimpegno non comico, quell'atmosfera che solo gli anni '80 e '90 sanno regalare, oltre che scoprire una Sally Field più inedita, meno mamma chioccia impacciata e più donna d'azione. Da questo punto di vista il film ha, come dicevo, soddisfatto le mie esigenze.
Il problema di questo prodotto - oltre che essere leggermente datato in toni e modi (vedi "Copycat - Omicidi in serie") - è che vive di un cattivo oggi troppo caricaturale, uno stramboide con la faccia da criminale, un disadattato troppo evidentemente disagiato, tanto da risultare poco credibile. Poi per carità, io non ho molte esperienze con certe categorie umane al limite, sicuramente qui la sensazione è quella più di un personaggio che di una persona plausibile anche nella realtà. Ciò guasta non poco il risultato nel suo complesso, andando ad abbassare la qualità di un titolo già di per sé non eccelso per approfondimento psicologico ed evoluzione dei propri protagonisti. Per dirne una: Karen (Field) è ossessionata dall'assassino stuprato di sua figlia e... si trasforma in detective a "La Signora in giallo" mixato a una sorta di vendicatrice della notte, il che risulta a volte anche un tantino involontariamente ridicolo.
Per carità, è evidente che le intenzioni fossero buone, ma in generale "Eye for an Eye" rimane troppo bloccato in una formula poco realistica e più cinematografica che lo declassifica a puro intrattenimento rispetto a una trama - basata sul romanzo omonimo di Erika Holzer - che potenzialmente poteva portare l'occhio del pubblico a riflettere su una questione scomoda anche se, purtroppo, sempre attuale.
Cast: Sally Field, Kiefer Sutherland, Ed Harris, Beverly D'Angelo, Joe Mantegna, Philip Baker Hall.
Box Office: $26,877,589
Consigli: Si lascia guardare, anche se non si tratta certo di una pellicola indimenticabile. Mi è sembrata più una diversificazione di genere per la carriera della Field, un titolo in cui mai mi sarei aspettato di vederla. In ogni caso, visto l'argomento, non una scelta per tutte le occasioni.
Parola chiave: Stupro.
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martedì 9 maggio 2017
Film 1353 - Un testimone in affitto
Titolo leggero per un allenamento da tapis roulant. Mi ha salvato Netflix (come sempre).
Film 1353: "Un testimone in affitto" (2015) di David Wnendt
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Boiatona megagalattica che è stata massacrata dalla critica, "The Wedding Ringer" è semplicemente un titolo stupido fatto per intrattenere senza pensieri che non va oltre lo sforzo di qualche gag a sfondo sessuale e un cast abbastanza riconoscibile da portare gente al cinema (neanche tantissima, poi). Chiaro, il risultato finale non è sufficiente, ma non mi pare nemmeno sensato demonizzare un prodotto evidentemente fatto per un tipo di pubblico che apprezza le commedie americane che si basano su trame già viste e puntano tutto su un mix di comicità facile facile e una combo di attori di volta in volta diverso (ma che sembra sempre lo stesso). Insomma, è un titolo demenziale, è inutile sparare sulla croce rossa, no?
Come si diceva, niente di nuovo contraddistingue questa storia: la professione di testimone su richiesta ricorda tanto quella di damigella professionista di "27 volte in bianco", la gang di "amici" casinari e fuori luogo è un mix di "American Pie", "Un tuffo nel passato", "Cattivi vicini" e tantissimi altri titoli, i due innamorati dell'inizio che poi si scoprono non così tanto presi l'una dall'altro è un classico di questo tipo di prodotti, per cui inutile stupirsi se a livello narrativo o qualitativo siamo di fronte a una storia che sa di poco e niente. Qui si punta tutto sulla scemata, il fattore follia e l'alchimia stramba tra Kevin Hart e Josh Gad nella speranza di consegnare al pubblico qualcosa di sufficientemente sopra le righe da non ricordare nient'altro di già visto. Come sappiamo non è proprio così e forse anche per questo il risultato al botteghino di questo film non è stato entusiasmate. Certamente un altro fattore scatenante dev'essere stato che "Un testimone in affitto" è un prodotto tiepidino che esaurisce il suo appeal nel momento in cui è spiegato il mestiere del suo protagonista. Quindi sì, questa pellicola è una boiatona. Poi nessuno muore guardandola.
Ps. Candidato a due Razzie Awards 2016 per i Peggiori attori non protagonisti, ha visto "trinfoare" Kaley Cuoco come peggiore non protagonista femminile (mi pare un tantino eccessivo).
Cast: Kevin Hart, Josh Gad, Kaley Cuoco, Ken Howard, Cloris Leachman, Jenifer Lewis, Mimi Rogers, Olivia Thirlby, Nicky Whelan, Jorge Garcia, Alan Ritchson.
Box Office: $79.8 milioni
Consigli: Scemata innoqua perfetta per un momento privo di pretese a cervello spento. Banale e senza particolari guizzi creativi, questo film si può vedere come saltare. L'importante è essere consapevoli, nel caso, di cosa si sta per guardare.
Parola chiave: Matrimonio.
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Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 1353: "Un testimone in affitto" (2015) di David Wnendt
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Boiatona megagalattica che è stata massacrata dalla critica, "The Wedding Ringer" è semplicemente un titolo stupido fatto per intrattenere senza pensieri che non va oltre lo sforzo di qualche gag a sfondo sessuale e un cast abbastanza riconoscibile da portare gente al cinema (neanche tantissima, poi). Chiaro, il risultato finale non è sufficiente, ma non mi pare nemmeno sensato demonizzare un prodotto evidentemente fatto per un tipo di pubblico che apprezza le commedie americane che si basano su trame già viste e puntano tutto su un mix di comicità facile facile e una combo di attori di volta in volta diverso (ma che sembra sempre lo stesso). Insomma, è un titolo demenziale, è inutile sparare sulla croce rossa, no?
Come si diceva, niente di nuovo contraddistingue questa storia: la professione di testimone su richiesta ricorda tanto quella di damigella professionista di "27 volte in bianco", la gang di "amici" casinari e fuori luogo è un mix di "American Pie", "Un tuffo nel passato", "Cattivi vicini" e tantissimi altri titoli, i due innamorati dell'inizio che poi si scoprono non così tanto presi l'una dall'altro è un classico di questo tipo di prodotti, per cui inutile stupirsi se a livello narrativo o qualitativo siamo di fronte a una storia che sa di poco e niente. Qui si punta tutto sulla scemata, il fattore follia e l'alchimia stramba tra Kevin Hart e Josh Gad nella speranza di consegnare al pubblico qualcosa di sufficientemente sopra le righe da non ricordare nient'altro di già visto. Come sappiamo non è proprio così e forse anche per questo il risultato al botteghino di questo film non è stato entusiasmate. Certamente un altro fattore scatenante dev'essere stato che "Un testimone in affitto" è un prodotto tiepidino che esaurisce il suo appeal nel momento in cui è spiegato il mestiere del suo protagonista. Quindi sì, questa pellicola è una boiatona. Poi nessuno muore guardandola.
Ps. Candidato a due Razzie Awards 2016 per i Peggiori attori non protagonisti, ha visto "trinfoare" Kaley Cuoco come peggiore non protagonista femminile (mi pare un tantino eccessivo).
Cast: Kevin Hart, Josh Gad, Kaley Cuoco, Ken Howard, Cloris Leachman, Jenifer Lewis, Mimi Rogers, Olivia Thirlby, Nicky Whelan, Jorge Garcia, Alan Ritchson.
Box Office: $79.8 milioni
Consigli: Scemata innoqua perfetta per un momento privo di pretese a cervello spento. Banale e senza particolari guizzi creativi, questo film si può vedere come saltare. L'importante è essere consapevoli, nel caso, di cosa si sta per guardare.
Parola chiave: Matrimonio.
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lunedì 8 maggio 2017
Film 1352 - Lui è tornato
Cenetta di famiglia a casa mia con cugina. Indecisi su cosa guardare, abbiamo optato per questo titolo, curiosi di capire come potesse mai gestire l'ingombrante passato del proprio protagonista.
Film 1352: "Lui è tornato" (2015) di David Wnendt
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: Francy
Pensieri: Un esperimento cinematografico non da poco basato sulla provocatoria idea alla base del romanzo di Timur Vermes, ovvero cosa succederebbe se Adolf Hitler riapparisse vivo e vegeto ai giorni nostri.
L'inquietante quanto intrigante presupposto della storia riesce a dar vita ad una pellicola che è un mix sorprendente di emozioni e sensazioni, una montagna russa che spazia da perplessità a genialità, sbigottimento e divertimento, per un'esperienza nel complesso ambigua, nel senso che è capace di suscitare ilarità ma pur sempre attraverso una satira e un umorismo che fanno leva su questioni estremamente delicate.
Tra l'altro è paradossale che un paese in grado di partorire un prodotto così evidentemente ironico e dissacrante nei confronti della propria stessa storia, sia al contempo popolato da realtà così fortemente orientate e schierate proprio a favore delle ideologie qui messe alla berlina.
Ed è inoltre non poco scioccante realizzare quanto le argomentazioni offerte dal personaggio hitleriano siano spesso non prive di raziocinio. Il senso di colpa, la memoria storica e il buon senso non tardano a farsi sentire, eppure quello che viene detto dall'infausto dittatore non è privo di un'analisi di base che funzionerebbe anche, non fosse per quell'inclinazione all'estremismo e al fanatismo di cui tutti siamo a conoscenza. E' poi questo, insieme all'attaccamento dei media per tutto ciò che faccia notizia, che riporta in auge Hitler nel racconto. Per quanto riguarda il "comparto umano", direi che l'ignoranza mischiata a una certa dose di menefreghismo e follia siano i fautori della grande presa sul pubblico di una figura storica legata a così tanti orrori e che per questo motivo mai dovrebbe avere occasione di tornare in auge agli occhi del pubblico. Qui, naturalmente, si tratta di far passare proprio quel peggio di un messaggio che gioca sulla provocazione per far riflettere lo spettatore e/o il lettore. E ciò accade ancora di più nel momento in cui ci si accorge che la pellicola contiene al suo interno scene girate dal vivo e senza un copione in cui Oliver Masucci (che, va detto, è molto bravo) e l'ingombrante personaggio che interpreta sono liberi di interagire con le persone in contesti non di fiction. Le reazioni vere dei passanti sono ancora più disturbanti che tutto il film nel suo complesso.
Detto questo, "Lui è tornato" è un prodotto cinematografico furbetto che, nonostante tutto, funziona e porta a casa un degno risultato. La storia era pericolosa e si sarebbe potuto sbagliare in tanti modi, eppure nel complesso convince dall'inizio alla fine.
Cast: Oliver Masucci, Fabian Busch, Katja Riemann, Christoph Maria Herbst, Franziska Wulf, Michael Kessler.
Box Office: $25.5 milioni
Consigli: Non è una commedia nel senso più spensierato del termine. E' una pellicola certamente ricolma di satira, dissacrante nel mostrare uno scenario alternativo plausibile perché supportato da episodi reali (le scene non di fiction girate tra la gente) e allo stesso tempo capace di farti rabbrividire. Per chi è in grado di coglierne la tagliente ironia, la storia è geniale oltre che maledettamente provocatoria. Per gli altri forse è meglio votarsi a pellicole meno impegnative.
Parola chiave: Cane.
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#HollywoodCiak
Bengi
Film 1352: "Lui è tornato" (2015) di David Wnendt
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: Francy
Pensieri: Un esperimento cinematografico non da poco basato sulla provocatoria idea alla base del romanzo di Timur Vermes, ovvero cosa succederebbe se Adolf Hitler riapparisse vivo e vegeto ai giorni nostri.
L'inquietante quanto intrigante presupposto della storia riesce a dar vita ad una pellicola che è un mix sorprendente di emozioni e sensazioni, una montagna russa che spazia da perplessità a genialità, sbigottimento e divertimento, per un'esperienza nel complesso ambigua, nel senso che è capace di suscitare ilarità ma pur sempre attraverso una satira e un umorismo che fanno leva su questioni estremamente delicate.
Tra l'altro è paradossale che un paese in grado di partorire un prodotto così evidentemente ironico e dissacrante nei confronti della propria stessa storia, sia al contempo popolato da realtà così fortemente orientate e schierate proprio a favore delle ideologie qui messe alla berlina.
Ed è inoltre non poco scioccante realizzare quanto le argomentazioni offerte dal personaggio hitleriano siano spesso non prive di raziocinio. Il senso di colpa, la memoria storica e il buon senso non tardano a farsi sentire, eppure quello che viene detto dall'infausto dittatore non è privo di un'analisi di base che funzionerebbe anche, non fosse per quell'inclinazione all'estremismo e al fanatismo di cui tutti siamo a conoscenza. E' poi questo, insieme all'attaccamento dei media per tutto ciò che faccia notizia, che riporta in auge Hitler nel racconto. Per quanto riguarda il "comparto umano", direi che l'ignoranza mischiata a una certa dose di menefreghismo e follia siano i fautori della grande presa sul pubblico di una figura storica legata a così tanti orrori e che per questo motivo mai dovrebbe avere occasione di tornare in auge agli occhi del pubblico. Qui, naturalmente, si tratta di far passare proprio quel peggio di un messaggio che gioca sulla provocazione per far riflettere lo spettatore e/o il lettore. E ciò accade ancora di più nel momento in cui ci si accorge che la pellicola contiene al suo interno scene girate dal vivo e senza un copione in cui Oliver Masucci (che, va detto, è molto bravo) e l'ingombrante personaggio che interpreta sono liberi di interagire con le persone in contesti non di fiction. Le reazioni vere dei passanti sono ancora più disturbanti che tutto il film nel suo complesso.
Detto questo, "Lui è tornato" è un prodotto cinematografico furbetto che, nonostante tutto, funziona e porta a casa un degno risultato. La storia era pericolosa e si sarebbe potuto sbagliare in tanti modi, eppure nel complesso convince dall'inizio alla fine.
Cast: Oliver Masucci, Fabian Busch, Katja Riemann, Christoph Maria Herbst, Franziska Wulf, Michael Kessler.
Box Office: $25.5 milioni
Consigli: Non è una commedia nel senso più spensierato del termine. E' una pellicola certamente ricolma di satira, dissacrante nel mostrare uno scenario alternativo plausibile perché supportato da episodi reali (le scene non di fiction girate tra la gente) e allo stesso tempo capace di farti rabbrividire. Per chi è in grado di coglierne la tagliente ironia, la storia è geniale oltre che maledettamente provocatoria. Per gli altri forse è meglio votarsi a pellicole meno impegnative.
Parola chiave: Cane.
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giovedì 4 maggio 2017
Film 1362 - A Monster Calls
Invitati all'apertura del Future Film Festival grazie a Marta e al Cinema Galliera, io e Poe non ci siamo lasciati scappare l'occasione di vedere questa pellicola in anteprima.
A Monster Calls
Film 1362: "A Monster Calls" (2016) di J.A. Bayona
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Poe
Pensieri: L'approccio a questa pellicola è stato di totale inconsapevolezza se escludiamo l'unico dettaglio a me conosciuto prima di entrare in sala, ovvero la presenza di Felicity Jones. La presentazione introduttiva di apertura all'evento ci fa scoprire qualche dettaglio in più, ma rimane il fatto che "A Monster Calls" è stato soprattutto una sorpresa.
In un festival che quest'anno punta tutto sui personaggi - più volte preferito l'inglese character -, pare abbastanza evidente che il mostro sia il motivo scatenante della presenza di questa storia addirittura prima di tutte le altre. Va detto che quest'ultimo risulta piuttosto d'impatto, fatto di rami ed effetti speciali, oltre che di una voce profonda e affascinante regalata da nientemeno che un Liam Neeson capace di rendere indimenticabile una performance catturata attraverso il mocap, ovvero il motion capture che, da una tuta e dei marcatori fissati su di essa e collegati a un computer, trasforma la recitazione in carne ed ossa in quella che qui è sotto forma di arbusto abnorme.
L'elemento mostruoso è certamente uno di quelli che colpisce di più relativamente a questo film, ma non solo. Ci sono la difficoltà dell'affrontare una malattia che non recede e, sorpresa non da poco, un giovane protagonista davvero capace. Su Lewis MacDougall ci si deve un attimo soffermare. Il 14enne scozzese, qui alla sua prima esperienza da protagonista, è un ragazzo né già uomo né tuttavia bambino (per dirla con la storia) con alcuni problemi a relazionarsi con gli altri, sofferente pe la malattia della madre e la lontananza di un padre risposato in America. La performance di MacDougall è intensa e credibile, sfaccettata e ricca di sfumature, neanche parlassimo di un consumato signore del mestiere. A lui sicuramente il merito di trainare un prodotto altrimenti francamente un po' lento, a volte quasi piatto.
Non fosse per la malattia della mamma (una brava Felicity Jones), per le storie e le belle illustrazioni che le animano o per gli elementi già citati, "7 Minuti dopo la Mezzanotte" (questo il titolo italiano) risulterebbe un tantino statico. La colonna sonora c'è, ma non sempre si nota, i personaggi di Conor e la nonna a volte si faticano a comprendere e per la maggior parte del tempo si vaga nella storia in attesa di una spiegazione che metta assieme i vari pezzi del puzzle, il tutto per 2 ore di pellicola a cui forse una sforbiciatina qua e là non avrebbe guastato. Il risultato finale non è male, quello no, ma forse considerate le premesse mi sarei aspettato un prodotto leggermente più dinamico, addirittura meno introspettivo.
Rimane incerta, tra l'altro, l'interpretazione del finale: anche la madre finirà per vedere il mostro, ma sarà perché lo aveva già visto o perché è una sorta di proiezione della figura del padre (me lo chiedo perché Neeson appare in una foto di famiglia, facendo capire che è il nonno di Conor)? E poi perché appare il mostro? Il ragazzo lo crea, si capisce dalla storia, ma allora come mai la donna finirà per vederlo?
Insomma, non è proprio tutto chiaro relativamente a questa pellicola che è tratta dall'omonimo romanzo di Patrick Ness. Il risultato finale è tecnicamente molto elevato, gli effetti speciali sono ben fatti e credibili e la scelta del cast mi è sembrata particolarmente felice; dal punto di vista del racconto e della sua resa per il grande schermo, forse avrei preferito un approccio più incisivo che riuscisse a trascinare anche lo spettatore inconsapevole del fatto che, iniziato il film, si sarebbe trovato di fronte ad una storia non facile, un percorso di formazione atipico e a tratti disperato, un'esperienza umana complessa e carica di emotività, un viaggio pesante verso un epilogo inevitabile, oltre che la maturità dei propri personaggi. Insomma, "A Monster Calls" mette sul piatto non pochi elementi complicati da gestire ed esporre e ne esce vincitore per i toni, un po' meno per i modi (cinematografici). Credo che il suo più grande pregio sia quello di saper comunicare in maniera perfetta la singolarità e peculiarità dell'essere umano, delle contraddizioni che lo caratterizzano e, neanche a dirlo, dell'umanità che ne sta alla base. Non mi sarei mai aspettato un budget tanto alto (43 milioni di dollari) per una storia tanto difficile da vendere. Il box-office non è stato clemente, anche se forse questo titolo qualche chance in più se la meritava.
Cast: Lewis MacDougall, Sigourney Weaver, Felicity Jones, Toby Kebbell, Liam Neeson, Geraldine Chaplin.
Box Office: $43.4 milioni
Consigli: Una storia per nulla facile, un protagonista con i problemi tipici dei ragazzi di oggi oltre che quelli stabilmente presenti dentro casa. A sbloccare la situazione ci penserà un mostro apparentemente cattivo, una sorta di Grillo parlante dalle dimensioni inconsuete che porterà il ragazzo al confronto con se stesso e la situazione che sta passando. Il risultato finale è di qualità, anche se a volte si ha la sensazione che niente stia procedendo. Il finale è assolutamente di impatto e dovrebbe ripagare anche chi, nel caso, non dovesse apprezzare i toni un po' sommessi della prima parte. Di sicuro non è un titolo da scegliere per un'occasione spensierata.
Parola chiave: 00:07.
Se ti interessa/ti è piaciuto
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
A Monster Calls
Film 1362: "A Monster Calls" (2016) di J.A. Bayona
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Poe
Pensieri: L'approccio a questa pellicola è stato di totale inconsapevolezza se escludiamo l'unico dettaglio a me conosciuto prima di entrare in sala, ovvero la presenza di Felicity Jones. La presentazione introduttiva di apertura all'evento ci fa scoprire qualche dettaglio in più, ma rimane il fatto che "A Monster Calls" è stato soprattutto una sorpresa.
In un festival che quest'anno punta tutto sui personaggi - più volte preferito l'inglese character -, pare abbastanza evidente che il mostro sia il motivo scatenante della presenza di questa storia addirittura prima di tutte le altre. Va detto che quest'ultimo risulta piuttosto d'impatto, fatto di rami ed effetti speciali, oltre che di una voce profonda e affascinante regalata da nientemeno che un Liam Neeson capace di rendere indimenticabile una performance catturata attraverso il mocap, ovvero il motion capture che, da una tuta e dei marcatori fissati su di essa e collegati a un computer, trasforma la recitazione in carne ed ossa in quella che qui è sotto forma di arbusto abnorme.
L'elemento mostruoso è certamente uno di quelli che colpisce di più relativamente a questo film, ma non solo. Ci sono la difficoltà dell'affrontare una malattia che non recede e, sorpresa non da poco, un giovane protagonista davvero capace. Su Lewis MacDougall ci si deve un attimo soffermare. Il 14enne scozzese, qui alla sua prima esperienza da protagonista, è un ragazzo né già uomo né tuttavia bambino (per dirla con la storia) con alcuni problemi a relazionarsi con gli altri, sofferente pe la malattia della madre e la lontananza di un padre risposato in America. La performance di MacDougall è intensa e credibile, sfaccettata e ricca di sfumature, neanche parlassimo di un consumato signore del mestiere. A lui sicuramente il merito di trainare un prodotto altrimenti francamente un po' lento, a volte quasi piatto.
Non fosse per la malattia della mamma (una brava Felicity Jones), per le storie e le belle illustrazioni che le animano o per gli elementi già citati, "7 Minuti dopo la Mezzanotte" (questo il titolo italiano) risulterebbe un tantino statico. La colonna sonora c'è, ma non sempre si nota, i personaggi di Conor e la nonna a volte si faticano a comprendere e per la maggior parte del tempo si vaga nella storia in attesa di una spiegazione che metta assieme i vari pezzi del puzzle, il tutto per 2 ore di pellicola a cui forse una sforbiciatina qua e là non avrebbe guastato. Il risultato finale non è male, quello no, ma forse considerate le premesse mi sarei aspettato un prodotto leggermente più dinamico, addirittura meno introspettivo.
Rimane incerta, tra l'altro, l'interpretazione del finale: anche la madre finirà per vedere il mostro, ma sarà perché lo aveva già visto o perché è una sorta di proiezione della figura del padre (me lo chiedo perché Neeson appare in una foto di famiglia, facendo capire che è il nonno di Conor)? E poi perché appare il mostro? Il ragazzo lo crea, si capisce dalla storia, ma allora come mai la donna finirà per vederlo?
Insomma, non è proprio tutto chiaro relativamente a questa pellicola che è tratta dall'omonimo romanzo di Patrick Ness. Il risultato finale è tecnicamente molto elevato, gli effetti speciali sono ben fatti e credibili e la scelta del cast mi è sembrata particolarmente felice; dal punto di vista del racconto e della sua resa per il grande schermo, forse avrei preferito un approccio più incisivo che riuscisse a trascinare anche lo spettatore inconsapevole del fatto che, iniziato il film, si sarebbe trovato di fronte ad una storia non facile, un percorso di formazione atipico e a tratti disperato, un'esperienza umana complessa e carica di emotività, un viaggio pesante verso un epilogo inevitabile, oltre che la maturità dei propri personaggi. Insomma, "A Monster Calls" mette sul piatto non pochi elementi complicati da gestire ed esporre e ne esce vincitore per i toni, un po' meno per i modi (cinematografici). Credo che il suo più grande pregio sia quello di saper comunicare in maniera perfetta la singolarità e peculiarità dell'essere umano, delle contraddizioni che lo caratterizzano e, neanche a dirlo, dell'umanità che ne sta alla base. Non mi sarei mai aspettato un budget tanto alto (43 milioni di dollari) per una storia tanto difficile da vendere. Il box-office non è stato clemente, anche se forse questo titolo qualche chance in più se la meritava.
Cast: Lewis MacDougall, Sigourney Weaver, Felicity Jones, Toby Kebbell, Liam Neeson, Geraldine Chaplin.
Box Office: $43.4 milioni
Consigli: Una storia per nulla facile, un protagonista con i problemi tipici dei ragazzi di oggi oltre che quelli stabilmente presenti dentro casa. A sbloccare la situazione ci penserà un mostro apparentemente cattivo, una sorta di Grillo parlante dalle dimensioni inconsuete che porterà il ragazzo al confronto con se stesso e la situazione che sta passando. Il risultato finale è di qualità, anche se a volte si ha la sensazione che niente stia procedendo. Il finale è assolutamente di impatto e dovrebbe ripagare anche chi, nel caso, non dovesse apprezzare i toni un po' sommessi della prima parte. Di sicuro non è un titolo da scegliere per un'occasione spensierata.
Parola chiave: 00:07.
Se ti interessa/ti è piaciuto
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