Ultimo film visto al cinema ad Adelaide prima di trasferirmi a Melbourne, ero determinato a non lasciarmi sfuggire questo titolo da cui ero particolarmente incuriosito per svariati motivi...
Film 1428: "Battle of the Sexes" (2017) di Jonathan Dayton, Valerie Faris
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Chi fosse Billie Jean King non lo sapevo proprio, ma c'è da dire che non sono un attento osservatore della competizione sportiva del mondo del tennis. Per quanto sia uno sport che trovo piacevole da guardare, rimango comunque tendenzialmente indifferente all'aspetto agonistico o alla sua rappresentazione. Per capirci, l'ultimo e forse unico film sul tema che abbia visto risale al 2004 e si riferisce a quel "Wimbledon" con Kirsten Dunst e Paul Bettany che non ha esattamente spopolato. Nonostante ciò il tema sportivo mi è familiare e ancora di più le biografie, per cui non ho avuto alcuna esitazione relativamente alla scelta di vedere questo film; senza contare che era la prima prova d'attrice post Oscar di Emma Stone, per cui l'ho sentita quasi come una tappa obbligata. Devo dire che, fortunatamente, "Battle of the Sexes" è stata una buona scelta.
Per quanto non un capolavoro, sicuramente la storia permette alla Stone di mettersi alla prova e spingersi ben oltre i personaggi che le abbiamo visto interpretare, regalandole un bel personaggio, complesso e ricco di sfumature che lei rende magnificamente. L'ho trovata matura e assolutamente in parte.
Il risultato finale di questa pellicola è piuttosto godibile. La narrazione è in grado di costruire il crescere della tensione con particolare consapevolezza, cosicché si arriva al momento del match decisivo con la stessa dose di ansia e preoccupazione che assale la King, in quanto lo spettatore è trasportato sia da un racconto emotivamente coinvolgente che dal fatto (in parte sconcertante) che si tratti di fatti realmente accaduti. E sì, il risultato dello storico incontro è scontato, ma questo non diminuisce in alcun modo le sofferenze del percorso fatto per arrivarci. Da questo punto di vista la sceneggiatura è molto coinvolgente e a mio avviso particolarmente riuscita; d'altro canto ho trovato che il racconto della vita amorosa della tennista fosse spesso più una distrazione che un valore aggiunto. Non sto assolutamente dicendo che andasse tralasciato, ma per troppo tempo, soprattutto nella prima parte della pellicola, la sensazione che si ha è che le storie d'amore dell'atleta siano il centro del racconto, cosa che non dovrebbe essere. Il fulcro di questa storia è lo storico match contro lo spaccone misogino Bobby Riggs (Steve Carell) e il percorso che porta la King su quel campo, per cui ho trovato a volte fastidioso l'eccessivo spazio dato alla love story con la parrucchiera quando, per esempio, si sarebbe esplorare più approfonditamente il successivo sviluppo del campionato di tennis solo femminile e l'impatto sociale direttamente conseguente. Anche perché un altro dei temi portanti della trama è proprio il ruolo della donna nella società americana anni '70 e, in particolare, la sua condizione all'interno dell'ambiente sportivo, per cui un maggiore sviluppo in questa direzione non avrebbe di certo guastato. Si è scelto, invece, di dare risalto all'aspetto sentimentale - che non è certo un difetto - qui ritenuto forse più intrigante per l'affaire saffico con, in aggiunta, il tacito consenso coniugale in nome dell'amore verso la partner e la consapevolezza che per la King il tennis fosse non solo una vocazione, quando il vero e proprio scopo della vita. Considerato che le storie omosessuali sul grande schermo sono state sdoganate da tempo e che qui non si analizzano i fatti dal punto di vista della comunità LGBT se non con una scritta nel finale prima dei titoli di coda, forse ci si sarebbe potuti davvero concentrare su altri temi e dare più risalto alla figura pubblica del personaggio, qui mi pare data un po' per scontato.
A parte questo aspetto, comunque, il film mi ha molto appassionato e ho trovato particolarmente efficace la rappresentazione della condizione femminile dell'epoca e della scioccante arroganza maschilista e misogina che contraddistingueva tutto il tessuto sociale. Risulta incredibile pensare che poco più di 40 anni fa fosse plausibile dichiarare pubblicamente la superiorità mentale e fisica dell'uomo rispetto alla donna e anche se siamo ben lontani da una parità di fatto, sono contento di vivere in un tempo fatto di ben altri credo e consapevolezze.
E' in quest'ultimo aspetto che ritengo risieda la potenza e lo spirito rivoluzionario e coraggioso di "Battle of the Sexes" che, quando dipinge ed affronta questi temi, riesce a risultare asciutto ed efficace quanto pochi altri titoli simili. Anche per questo motivo penso la sceneggiatura avrebbe dovuto concentrarsi maggiormente sull'aspetto sociale parlando di sessismo, femminismo, omofobia e presa di coscienza, lasciando solo in secondo piano le questioni coniugali della protagonista. Detto ciò, un bel film, un bel messaggio, una bella storia. Vera.
Cast: Emma Stone, Steve Carell, Sarah Silverman, Andrea Riseborough, Bill Pullman, Natalie Morales, Alan Cumming, Elisabeth Shue, Austin Stowell, Eric Christian Olsen, Fred Armisen, Jessica McNamee.
Box Office: $14.5 milioni
Consigli: Un buon titolo, solido nella sua costruzione, perfettamente interpretato da due protagonisti davvero in parte. La storia è interessante e istruttiva e ci ricorda quanto basti poco non solo per migliorare noi stessi e l'ambiente che abbiamo intorno, ma anche per peggiorare.
La storia della tennista Billie Jean King diventa uno strumento per raccontare numerosi aspetti collegati e solo apparentemente secondari: sessismo, maschilismo, emarginazione, omofobia, ma anche credere in se stessi, accettare le sfide del nostro tempo e portare avanti le battaglie in cui si crede. La vita di una persona può essere analizzata e raccontata in tanti modi, qui si sceglie un po' troppo di concentrarsi sull'aspetto romantico, anche se nel complesso il film funziona e risultata particolarmente efficace nel veicolare il suo messaggio. Un prodotto ben fatto che spicca per cast, costumi e scenografia e la storia che decide di raccontare. Da vedere.
Parola chiave: Parità.
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Bengi
lunedì 30 ottobre 2017
Film 1428 - Battle of the Sexes
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venerdì 27 ottobre 2017
Film 1427 - Kingsman: The Golden Circle
Non vedevo l'ora di correre al cinema a vedere questo film e, appena ne ho avuto l'occasione, mi ci sono fiondato!
Film 1427: "Kingsman: The Golden Circle" (2017) di Matthew Vaughn
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Due premesse: sono un fan del primo film e vedere questo sequel in inglese mi ha lasciato con una certa dose di incomprensione. Niente di preoccupante, ma di certo mi sono perso qualche battuta... Detto ciò, ho trovato "Kingsman: The Golden Circle" davvero godibile e per certi versi molto spettacolare, anche se i fasti del finale di "Secret Service" non si potevano superare.
Di fatto siamo davanti ad un buon secondo capitolo in linea con l'originale pur riuscendo a distaccarsene quanto basta; il che è ancora più ragguardevole se si pensa che buona parte degli elementi di questa pellicola rimandano direttamente o indirettamente alla storia precedente. La sovrapposizione non è forzata o spiacevole, per il cui il risultato è divertente e ben riuscito, il che non era per nulla scontato.
Ho trovato un po' drastico il gigantesco turnover di personaggi, forse un tantino eccessivo. E' vero che "Game of Thrones" ci insegna a non affezionarci mai a nessuno, ma in questo caso non credo fosse così indispensabile (spoiler) fare fuori quasi tutta la vecchia guardia. Poi è vero che una delle caratteristiche di "Kingsman" è la violenza all'ennesima potenza, in ogni caso sono rimasto un attimo spiazzato da questa drastica scelta di sceneggiatura. Superato lo shock, il nuovo apparato americano è sufficientemente godibile e yankee e supporta la nuova storia al pari della precedente e più sofisticata struttura inglese, con l'aggiunta di fucili, fruste, stivali da cowboy e cappelli da rodeo. In parte la scelta ha standardizzato lo scenario, andando a strizzare l'occhio al mercato USA, anche se la nuova ambientazione ha regalato ben 3 premi Oscar alla pellicola, arricchendola certamente di appeal anche dal punto di vista del patinato mondo di Hollywood, il che non guasta. In particolare devo dire che chi ha di più attirato la mia attenzione - a sorpresa! - è stata Halle Berry, un'attrice che considero sottotono da un bel po' e che qui, però, riesce a rubare la scena a tutti ogni volta che venga inquadrata.
In generale il film presenta una grande verve e vive di un giovane protagonista carismatico e perfettamente in parte, capace di risultare credibile sia in tuta sintetica e cappellino con visiera che in completo (pazzesco quello arancione!). L'alto tasso di adrenalina e scene acrobatiche rende il risultato finale godibile e certamente d'impatto, anche se devo dire che sono rimasto deluso dalla sconfitta del cattivo di turno e del relativo piano diabolico, questa volta troppo sottotono in modalità e rappresentazione. Avrei preferito qualcosa di più memorabile, diciamo.
Sicuramente molto provocatoria la scelta del punto di vista del presidente americano, estremo nel suo pensiero e messaggio politico quanto quello realmente attualmente in carica. Dubito la cosa sia casuale.
Comunque sono sicuro che rivedrò questo film, soprattutto per recuperare in italiano quelle battute che mi sono perso (maledetti accenti caratterizzanti!). In ogni caso "Kingsman 2" porta a casa un buon risultato che non fa rimpiangere l'originale e regala a chi lo aveva apprezzato una nuova avventura di grande intrattenimento e (incredibilmente violento e volgare) disimpegno. E ci piace così.
Film 958 - Kingsman: Secret Service
Film 1396 - Kingsman: Secret Service
Film 1427 - Kingsman: The Golden Circle
Film 2095 - The King's Man
Cast: Colin Firth, Julianne Moore, Taron Egerton, Mark Strong, Halle Berry, Elton John, Channing Tatum, Jeff Bridges, Pedro Pascal, Hanna Alström, Emily Watson, Michael Gambon, Sophie Cookson, Edward Holcroft, Bruce Greenwood, Poppy Delevingne.
Box Office: $355.1 milioni
Consigli: Chi ha apprezzato il primo episodio non dovrebbe rimpiangerlo con questa seconda creatura del franchise (dovrebbe esserne in arrivo una terza). Va detto che, invece, chi non avesse apprezzato in origine, difficilmente troverà conforto o redenzione qui, considerato che toni e metodologie sono di fatto invariati. Non un prodotto per tutti, quindi, ma certamente un titolo divertente e spassoso per chi riesca ad andare oltre la natura sboccata, chiassosa e in definitiva un po' campy di questa ennesima saga.
Parola chiave: Antidoto.
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Bengi
Film 1427: "Kingsman: The Golden Circle" (2017) di Matthew Vaughn
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Due premesse: sono un fan del primo film e vedere questo sequel in inglese mi ha lasciato con una certa dose di incomprensione. Niente di preoccupante, ma di certo mi sono perso qualche battuta... Detto ciò, ho trovato "Kingsman: The Golden Circle" davvero godibile e per certi versi molto spettacolare, anche se i fasti del finale di "Secret Service" non si potevano superare.
Di fatto siamo davanti ad un buon secondo capitolo in linea con l'originale pur riuscendo a distaccarsene quanto basta; il che è ancora più ragguardevole se si pensa che buona parte degli elementi di questa pellicola rimandano direttamente o indirettamente alla storia precedente. La sovrapposizione non è forzata o spiacevole, per il cui il risultato è divertente e ben riuscito, il che non era per nulla scontato.
Ho trovato un po' drastico il gigantesco turnover di personaggi, forse un tantino eccessivo. E' vero che "Game of Thrones" ci insegna a non affezionarci mai a nessuno, ma in questo caso non credo fosse così indispensabile (spoiler) fare fuori quasi tutta la vecchia guardia. Poi è vero che una delle caratteristiche di "Kingsman" è la violenza all'ennesima potenza, in ogni caso sono rimasto un attimo spiazzato da questa drastica scelta di sceneggiatura. Superato lo shock, il nuovo apparato americano è sufficientemente godibile e yankee e supporta la nuova storia al pari della precedente e più sofisticata struttura inglese, con l'aggiunta di fucili, fruste, stivali da cowboy e cappelli da rodeo. In parte la scelta ha standardizzato lo scenario, andando a strizzare l'occhio al mercato USA, anche se la nuova ambientazione ha regalato ben 3 premi Oscar alla pellicola, arricchendola certamente di appeal anche dal punto di vista del patinato mondo di Hollywood, il che non guasta. In particolare devo dire che chi ha di più attirato la mia attenzione - a sorpresa! - è stata Halle Berry, un'attrice che considero sottotono da un bel po' e che qui, però, riesce a rubare la scena a tutti ogni volta che venga inquadrata.
In generale il film presenta una grande verve e vive di un giovane protagonista carismatico e perfettamente in parte, capace di risultare credibile sia in tuta sintetica e cappellino con visiera che in completo (pazzesco quello arancione!). L'alto tasso di adrenalina e scene acrobatiche rende il risultato finale godibile e certamente d'impatto, anche se devo dire che sono rimasto deluso dalla sconfitta del cattivo di turno e del relativo piano diabolico, questa volta troppo sottotono in modalità e rappresentazione. Avrei preferito qualcosa di più memorabile, diciamo.
Sicuramente molto provocatoria la scelta del punto di vista del presidente americano, estremo nel suo pensiero e messaggio politico quanto quello realmente attualmente in carica. Dubito la cosa sia casuale.
Comunque sono sicuro che rivedrò questo film, soprattutto per recuperare in italiano quelle battute che mi sono perso (maledetti accenti caratterizzanti!). In ogni caso "Kingsman 2" porta a casa un buon risultato che non fa rimpiangere l'originale e regala a chi lo aveva apprezzato una nuova avventura di grande intrattenimento e (incredibilmente violento e volgare) disimpegno. E ci piace così.
Film 958 - Kingsman: Secret Service
Film 1396 - Kingsman: Secret Service
Film 1427 - Kingsman: The Golden Circle
Film 2095 - The King's Man
Cast: Colin Firth, Julianne Moore, Taron Egerton, Mark Strong, Halle Berry, Elton John, Channing Tatum, Jeff Bridges, Pedro Pascal, Hanna Alström, Emily Watson, Michael Gambon, Sophie Cookson, Edward Holcroft, Bruce Greenwood, Poppy Delevingne.
Box Office: $355.1 milioni
Consigli: Chi ha apprezzato il primo episodio non dovrebbe rimpiangerlo con questa seconda creatura del franchise (dovrebbe esserne in arrivo una terza). Va detto che, invece, chi non avesse apprezzato in origine, difficilmente troverà conforto o redenzione qui, considerato che toni e metodologie sono di fatto invariati. Non un prodotto per tutti, quindi, ma certamente un titolo divertente e spassoso per chi riesca ad andare oltre la natura sboccata, chiassosa e in definitiva un po' campy di questa ennesima saga.
Parola chiave: Antidoto.
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giovedì 26 ottobre 2017
Film 1426 - Kon-Tiki
Di nuovo in ostello, di nuovo mi affido a Netflix per trovare compagnia durante una serata qualsiasi in quel di Adelaide.
Film 1426: "Kon-Tiki" (2012) di Joachim Rønning, Espen Sandberg
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Produzione interessante, un film sulla storica impresa che portò Thor Heyerdahl a partire dal Perù per arrivare in Polinesia tramite uno speciale tipo di imbarcazione (tanto simile ad un'enorme zattera) perfettamente somigliante a quella che plausibilmente fu usata in epoca precolombiana dalle antiche popolazioni del Sud America per attraversare il pacifico. Lo scopo era quello di dimostrare alla comunità scientifica dell'epoca - siamo negli anni '40 - che la teorica di Heyerdahl non solo fosse plausibile, ma anche concretamente praticabile. A tale scopo lo scienziato, insieme ad un equipaggio di altri quattro avventurieri, si imbarcò per 101 giorni di viaggio decidendo di dare credito alla teoria, mettendo a repentaglio la propria vita, nell'incertezza del successo della spedizione: a parte qualche modernità, infatti, i cinque intrapresero il viaggio rispettando le condizioni della traversata originale. Dei veri e propri esploratori.
"Kon-Tiki" racconta una storia di grande coraggio, una vera e propria avventura moderna che celebra la scoperta e il credere nelle proprie idee, oltre che la sfrontataggine di un certo tipo di genialità. Heyerdahl diventa un eroe, quasi un profeta, ma finché l'impresa non sarà compiuta sembrerà principalmente un pazzo visionario, al pari di chi decide di seguirlo ciecamente. Il tempo e la dedizione al progetto dimostreranno che l'audacia di certe convinzioni richiederà anche una buona dose di follia.
L'impresa raccontata qui è particolarmente interessante e coinvolgente e mette lo spettatore in condizione di immedesimarsi e diventare, di fatto, un altro membro dell'equipaggio. Non mancano i momenti drammatici dovuti alle condizioni estreme della missione, ma ogni sacrificio richiesto sarà ricompensato dalla grandezza della scoperta derivata dal successo dell'impresa. La pellicola è ben realizzata, presenta una bella fotografia ed effetti speciali piuttosto realistici; tutti i protagonisti sono in parte e credibili.
Insomma il risultato finale è molto buono, anche se un po' più patinato di quanto mi sarei aspettato da un prodotto su una storia del genere. In ogni caso una produzione europea che non ha niente da invidiare alle più commerciali americane, anzi è spesso di livello superiore. Una bella sorpresa.
Ps. Candidato all'Oscar e al Golden Globe come Miglior film straniero, ha perso contro "Amour" di Michael Haneke.
Cast: Pål Sverre Hagen, Anders Baasmo Christiansen, Tobias Santelmann, Gustaf Skarsgård, Odd-Magnus Williamson, Jakob Oftebro, Agnes Kittelsen.
Box Office: $22.8 milioni
Consigli: Sinceramente l'ho trovato un prodotto ben fatto e dalla storia particolarmente intrigante. Ero molto catturato dall'idea di dare alla storia che già mi aveva rapito durante il mio viaggio ad Oslo - sono stato al Kon-Tiki Museum di Bygdøy dove, tra l'altro, è conservato l'Oscar originale del 1952 al Miglior documentario per la pellicola omonima di Olle Nordemar - una consistenza più reale, per cui dal mio punto di vista recuperare questa pellicola aveva ancora più senso. Non è esattamente un titolo da ogni occasione, per quanto di fiction rimane un prodotto che racconta un fatto realmente accaduto e, probabilmente, ci deve essere l'interesse a saperne di più. In ogni caso, a mio avviso, "Kon-Tiki" è da recuperare.
Parola chiave: Oceano.
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Bengi
Film 1426: "Kon-Tiki" (2012) di Joachim Rønning, Espen Sandberg
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Produzione interessante, un film sulla storica impresa che portò Thor Heyerdahl a partire dal Perù per arrivare in Polinesia tramite uno speciale tipo di imbarcazione (tanto simile ad un'enorme zattera) perfettamente somigliante a quella che plausibilmente fu usata in epoca precolombiana dalle antiche popolazioni del Sud America per attraversare il pacifico. Lo scopo era quello di dimostrare alla comunità scientifica dell'epoca - siamo negli anni '40 - che la teorica di Heyerdahl non solo fosse plausibile, ma anche concretamente praticabile. A tale scopo lo scienziato, insieme ad un equipaggio di altri quattro avventurieri, si imbarcò per 101 giorni di viaggio decidendo di dare credito alla teoria, mettendo a repentaglio la propria vita, nell'incertezza del successo della spedizione: a parte qualche modernità, infatti, i cinque intrapresero il viaggio rispettando le condizioni della traversata originale. Dei veri e propri esploratori.
"Kon-Tiki" racconta una storia di grande coraggio, una vera e propria avventura moderna che celebra la scoperta e il credere nelle proprie idee, oltre che la sfrontataggine di un certo tipo di genialità. Heyerdahl diventa un eroe, quasi un profeta, ma finché l'impresa non sarà compiuta sembrerà principalmente un pazzo visionario, al pari di chi decide di seguirlo ciecamente. Il tempo e la dedizione al progetto dimostreranno che l'audacia di certe convinzioni richiederà anche una buona dose di follia.
L'impresa raccontata qui è particolarmente interessante e coinvolgente e mette lo spettatore in condizione di immedesimarsi e diventare, di fatto, un altro membro dell'equipaggio. Non mancano i momenti drammatici dovuti alle condizioni estreme della missione, ma ogni sacrificio richiesto sarà ricompensato dalla grandezza della scoperta derivata dal successo dell'impresa. La pellicola è ben realizzata, presenta una bella fotografia ed effetti speciali piuttosto realistici; tutti i protagonisti sono in parte e credibili.
Insomma il risultato finale è molto buono, anche se un po' più patinato di quanto mi sarei aspettato da un prodotto su una storia del genere. In ogni caso una produzione europea che non ha niente da invidiare alle più commerciali americane, anzi è spesso di livello superiore. Una bella sorpresa.
Ps. Candidato all'Oscar e al Golden Globe come Miglior film straniero, ha perso contro "Amour" di Michael Haneke.
Cast: Pål Sverre Hagen, Anders Baasmo Christiansen, Tobias Santelmann, Gustaf Skarsgård, Odd-Magnus Williamson, Jakob Oftebro, Agnes Kittelsen.
Box Office: $22.8 milioni
Consigli: Sinceramente l'ho trovato un prodotto ben fatto e dalla storia particolarmente intrigante. Ero molto catturato dall'idea di dare alla storia che già mi aveva rapito durante il mio viaggio ad Oslo - sono stato al Kon-Tiki Museum di Bygdøy dove, tra l'altro, è conservato l'Oscar originale del 1952 al Miglior documentario per la pellicola omonima di Olle Nordemar - una consistenza più reale, per cui dal mio punto di vista recuperare questa pellicola aveva ancora più senso. Non è esattamente un titolo da ogni occasione, per quanto di fiction rimane un prodotto che racconta un fatto realmente accaduto e, probabilmente, ci deve essere l'interesse a saperne di più. In ogni caso, a mio avviso, "Kon-Tiki" è da recuperare.
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martedì 24 ottobre 2017
Film 1425 - Practical Magic
Cambiamo registro, almeno un po'. Perché se anche si tratta di un titolo principalmente romantico, qualche elemento horror rimane. E comunque grazie Netflix che da quando sono in Australia riesce a provvedere alle mie necessità di continui e sempre nuovi contenuti. Santo subito.
Film 1425: "Practical Magic" (1998) di Griffin Dunne
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Lo devo dire? Me lo ricordavo più bello. Sarà che l'ho visto da ragazzino e forse neanche così attentamente, di fatto legavo "Practical Magic" ad un'esperienza più positiva che solo parzialmente si è riconfermata. Mi piacciono le protagoniste e il fascino semplice del racconto su streghe e pozioni per il grande pubblico, ma una volta andati oltre questi aspetti rimane un filmetto un po' privo di brio e carisma con una storia potenzialmente intrigante giocata, però, solo sul confronto tra le due sorelle Bullock e Kidman che alla lunga perde di appeal. Anche l'altro tema centrale, l'amore, finisce per ricadere nei generi cliché del principe azzurro nonostante tutte le premesse della storia vorrebbero suggerire un background più non convenzionale e libero da precedenti canoni. Si sa, ci mancherebbe, che questo tipo di pellicola è presente sul mercato per vendere, quindi non mi aspettavo certo un prodotto fuori dal comune o addirittura un piccolo gioiello cinematografico, ma non per questo la delusione legata fondamentalmente alla mancanza di personalità della storia è stata meno cocente.
Detto questo, "Practical Magic" rimane un film di facile intrattenimento con lieto fine - e non poche morti per essere una commedia romantica - che preso per quello che è può avere una certa dose di fascino e le quattro protagoniste Bullock, Kidman, Wiest e Channing sono particolarmente azzeccate e aiutano non poco a personalizzare e caratterizzare una trama altrimenti difficile da distinguere dalle tante altre simili già raccontate.
Cast: Sandra Bullock, Nicole Kidman, Dianne Wiest, Stockard Channing, Aidan Quinn, Goran Visnjic, Evan Rachel Wood, Margo Martindale, Chloe Webb, Camilla Belle.
Box Office: $68,097,643
Consigli: Tratto dall'omonimo romanzo di Alice Hoffman, il film fu un cocente flop al botteghino mondiale (75 milioni di dollari per produrlo). Al di là di questo, si tratta di un prodotto innocuo -forse solo inusualmente un po' troppo incentrato sulla morte - buono per una serata in cui non si richiedano sforzi mentali. Ha alcuni buoni momenti e presenta un buon cast tutto al femminile veramente azzeccato.
Parola chiave: Maledizione.
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Bengi
Film 1425: "Practical Magic" (1998) di Griffin Dunne
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Lo devo dire? Me lo ricordavo più bello. Sarà che l'ho visto da ragazzino e forse neanche così attentamente, di fatto legavo "Practical Magic" ad un'esperienza più positiva che solo parzialmente si è riconfermata. Mi piacciono le protagoniste e il fascino semplice del racconto su streghe e pozioni per il grande pubblico, ma una volta andati oltre questi aspetti rimane un filmetto un po' privo di brio e carisma con una storia potenzialmente intrigante giocata, però, solo sul confronto tra le due sorelle Bullock e Kidman che alla lunga perde di appeal. Anche l'altro tema centrale, l'amore, finisce per ricadere nei generi cliché del principe azzurro nonostante tutte le premesse della storia vorrebbero suggerire un background più non convenzionale e libero da precedenti canoni. Si sa, ci mancherebbe, che questo tipo di pellicola è presente sul mercato per vendere, quindi non mi aspettavo certo un prodotto fuori dal comune o addirittura un piccolo gioiello cinematografico, ma non per questo la delusione legata fondamentalmente alla mancanza di personalità della storia è stata meno cocente.
Detto questo, "Practical Magic" rimane un film di facile intrattenimento con lieto fine - e non poche morti per essere una commedia romantica - che preso per quello che è può avere una certa dose di fascino e le quattro protagoniste Bullock, Kidman, Wiest e Channing sono particolarmente azzeccate e aiutano non poco a personalizzare e caratterizzare una trama altrimenti difficile da distinguere dalle tante altre simili già raccontate.
Cast: Sandra Bullock, Nicole Kidman, Dianne Wiest, Stockard Channing, Aidan Quinn, Goran Visnjic, Evan Rachel Wood, Margo Martindale, Chloe Webb, Camilla Belle.
Box Office: $68,097,643
Consigli: Tratto dall'omonimo romanzo di Alice Hoffman, il film fu un cocente flop al botteghino mondiale (75 milioni di dollari per produrlo). Al di là di questo, si tratta di un prodotto innocuo -forse solo inusualmente un po' troppo incentrato sulla morte - buono per una serata in cui non si richiedano sforzi mentali. Ha alcuni buoni momenti e presenta un buon cast tutto al femminile veramente azzeccato.
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Film 1424 - mother!
Come dicevo, mi sono nuovamente immerso in un macro-genere arrivando così al terzo thriller-horror di fila; da questo in particolare, però, mi devo ancora riprendere. Per la cocente delusione.
Film 1424: "mother!" (2017) di Darren Aronofsky
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Ho iniziato la visione davvero ben disposto perché amo Jennifer Lawrence e Aronofsky mi sembra un regista con delle idee, per cui nessuno più di me era preparato a una reazione entusiasta. In realtà, man mano che procedeva, non faceva altro che aumentare la confusione e la frustrazione, fino al climax dell'epilogo che è tutto tranne che comprensibile. Ma di che diavolo stiamo parlando?!
E' questo ciò che mi sono chiesto uscendo dalla sala, confuso da una trama che mette tanta carne sul fuoco per poi, con una virata improvvisa, cancellare ogni riferimento al racconto narrato fino a quel momento e rimescolando totalmente tutte le carte in tavola alla volta di un finale chiassoso e claustrofobico tanto da far star male, ma che c'entra poco e niente con tutto ciò che era stato mostrato prima.
In questo regime di totale confusione, dopo aver metabolizzato il tutto per qualche ora, sono andato su Wikipedia per ricercare il senso di un'opera a me oscura e, come tramite epifania, scopro che un senso c'è, anche se non lo avevo per nulla percepito. Lawrence è la madre terra, il nostro pianeta, Bardem è una sorta di divinità, Pfeiffer è Eva che tenta Ed Harris qui in versione Adamo; i loro due figli non sono altro che Caino e Abele, tanto che non mancherà l'inevitabile spargimento di sangue. E allora ok, "mother!" è un'allegoria e Aronofsky si diletta a rappresentare il nostro complicato rapporto con la terra e il risaputo abuso che ne facciamo, dunque ora tutto torna e prenda una sorta di senso. Dico 'una sorta' perché in realtà mi chiedo quale sia lo scopo di questa pellicola e questa sceneggiatura, cosa si voglia raccontare in ultima analisi. Perché non è con questa rappresentazione che si sensibilizza il pubblico né è in questi termini, a mio avviso, che si cerca di fare il punto di una situazione che ci sta a cuore. O forse io fatico ad andare oltre la visione materiale della cosa, oltre la rappresentazione in carne ed ossa, probabilmente poiché ancora turbato da un prodotto che mi ha lasciato con una cattiva sensazione addosso (che fosse lo scopo?). Dopo ore di agonia passate ad immedesimarmi in una protagonista incapace di imporsi, succube di situazioni al limite del sopportabile e, anzi, spesso più che surreali, anche io braccato da personaggi invadenti, inappropriati e irrispettosi - sarà che la storia mi ha ricordato l'esperienza in ostello affrontata fino a qualche settimana fa -, costretto a spintonare e farmi largo tra una folla soffocante, strattonato da una videocamera a spalla che non di rado induce il mal di mare, ho davvero subìto l'esperienza cinematografica di "mother!" uscendone provato. Senza contare che, una volta compreso il senso, ho ancora più profondamente percepito la frattura fra la prima e la seconda parte del racconto, una così realistica e l'altra che è, di fatto, tutta di natura simbolica e artificiosa. Ho trovato disturbante e poco poetica questa dissonanza, tanto da rovinarmi ulteriormente il ricordo del film. Che, a rischio di risultare ridondante, mi tocca dire non essermi piaciuto.
Passando a ciò che ho gradito, ho trovato molto coinvolgenti i primi piani degli attori che aiutano lo spettatore a mettersi in contatto con la trama (o quello che che riescono a comprenderne). La bravura di Lawrence e Pfeiffer rende questa scelta artistica particolarmente felice ed efficace. Il costante inseguimento della protagonista all'interno dell'enorme casa da parte della videocamera produce un effetto di smarrimento in chi guarda, una disorientante sensazione di essere costantemente alla mercé del regista. Sono sicuro che sia un effetto voluto, in ogni caso ho trovato anche questa scelta particolarmente debilitante, tanto che mi sono spesso chiesto se esistesse una mappa per orientarsi all'interno di un edificio tanto intricato.
Il cast è ricco di grandi interpreti e la recitazione di alto, altissimo livello - il che strideva non poco con la cattiva resa della qualità dell'immagine che, almeno durante la mia visione, ho riscontrato per la maggior parte della pellicola -; fotografia intrigante del sempre bravo Matthew Libatique.
Dunque un film tecnicamente ben fatto, ma per il resto totalmente insoddisfacente.
Ps. In concorso alla 74esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia.
Cast: Jennifer Lawrence, Javier Bardem, Ed Harris, Michelle Pfeiffer, Domhnall Gleeson, Brian Gleeson, Kristen Wiig.
Box Office: $42.6 milioni (ad oggi)
Consigli: Sono sempre meno rari, mi pare, i casi di sperimentazioni cinematografiche al posto di veri e propri film. Qui siamo di fronte all'ennesimo caso di prodotto che si presenta in un modo, ma in realtà ricade proprio nella "nuova" categoria. Ci sono tutti gli elementi classici dei racconti, eppure nel finale la narrazione devia completamente, cambia tono e ritmo e si lancia in una nuova crociata che prescinde totalmente dalla storia proposta fino a quel momento e tenta di metterci in contatto con un significato più alto, di spingerci verso un'interpretazione, forse addirittura un dialogo.
Non so perché Aronofsky abbia sentito il bisogno di affrontare queste tematiche attraverso il percorso fatto in "mother!", francamente per come sono fatto la cosa è stata più fastidiosa che interessante, soprattutto per il repentino cambio di registro e l'alterazione dei toni della narrazione. Come tutti gli esperimenti che teoricamente vorrebbero spingersi oltre quel limite socialmente accettato, probabilmente anche in questo caso ha senso farsi una propria opinione, vedere coi propri occhi e decidere per sé quale possa essere il valore di un'opera come questa, che sfrutta il racconto di finzione come preambolo solo per trarre in inganno lo spettatore e poi lanciargli addosso, improvvisamente, il vero senso di tutta la messa in scena: la consegna del messaggio finale. A mio avviso si sarebbe potuta giocare una partita migliore, scegliendo per un registro più unitario e compatto anche se non per questo meno efficace. Quindi vederlo o non vederlo? A voi la scelta.
Parola chiave: Cristallo.
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Film 1424: "mother!" (2017) di Darren Aronofsky
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Ho iniziato la visione davvero ben disposto perché amo Jennifer Lawrence e Aronofsky mi sembra un regista con delle idee, per cui nessuno più di me era preparato a una reazione entusiasta. In realtà, man mano che procedeva, non faceva altro che aumentare la confusione e la frustrazione, fino al climax dell'epilogo che è tutto tranne che comprensibile. Ma di che diavolo stiamo parlando?!
E' questo ciò che mi sono chiesto uscendo dalla sala, confuso da una trama che mette tanta carne sul fuoco per poi, con una virata improvvisa, cancellare ogni riferimento al racconto narrato fino a quel momento e rimescolando totalmente tutte le carte in tavola alla volta di un finale chiassoso e claustrofobico tanto da far star male, ma che c'entra poco e niente con tutto ciò che era stato mostrato prima.
In questo regime di totale confusione, dopo aver metabolizzato il tutto per qualche ora, sono andato su Wikipedia per ricercare il senso di un'opera a me oscura e, come tramite epifania, scopro che un senso c'è, anche se non lo avevo per nulla percepito. Lawrence è la madre terra, il nostro pianeta, Bardem è una sorta di divinità, Pfeiffer è Eva che tenta Ed Harris qui in versione Adamo; i loro due figli non sono altro che Caino e Abele, tanto che non mancherà l'inevitabile spargimento di sangue. E allora ok, "mother!" è un'allegoria e Aronofsky si diletta a rappresentare il nostro complicato rapporto con la terra e il risaputo abuso che ne facciamo, dunque ora tutto torna e prenda una sorta di senso. Dico 'una sorta' perché in realtà mi chiedo quale sia lo scopo di questa pellicola e questa sceneggiatura, cosa si voglia raccontare in ultima analisi. Perché non è con questa rappresentazione che si sensibilizza il pubblico né è in questi termini, a mio avviso, che si cerca di fare il punto di una situazione che ci sta a cuore. O forse io fatico ad andare oltre la visione materiale della cosa, oltre la rappresentazione in carne ed ossa, probabilmente poiché ancora turbato da un prodotto che mi ha lasciato con una cattiva sensazione addosso (che fosse lo scopo?). Dopo ore di agonia passate ad immedesimarmi in una protagonista incapace di imporsi, succube di situazioni al limite del sopportabile e, anzi, spesso più che surreali, anche io braccato da personaggi invadenti, inappropriati e irrispettosi - sarà che la storia mi ha ricordato l'esperienza in ostello affrontata fino a qualche settimana fa -, costretto a spintonare e farmi largo tra una folla soffocante, strattonato da una videocamera a spalla che non di rado induce il mal di mare, ho davvero subìto l'esperienza cinematografica di "mother!" uscendone provato. Senza contare che, una volta compreso il senso, ho ancora più profondamente percepito la frattura fra la prima e la seconda parte del racconto, una così realistica e l'altra che è, di fatto, tutta di natura simbolica e artificiosa. Ho trovato disturbante e poco poetica questa dissonanza, tanto da rovinarmi ulteriormente il ricordo del film. Che, a rischio di risultare ridondante, mi tocca dire non essermi piaciuto.
Passando a ciò che ho gradito, ho trovato molto coinvolgenti i primi piani degli attori che aiutano lo spettatore a mettersi in contatto con la trama (o quello che che riescono a comprenderne). La bravura di Lawrence e Pfeiffer rende questa scelta artistica particolarmente felice ed efficace. Il costante inseguimento della protagonista all'interno dell'enorme casa da parte della videocamera produce un effetto di smarrimento in chi guarda, una disorientante sensazione di essere costantemente alla mercé del regista. Sono sicuro che sia un effetto voluto, in ogni caso ho trovato anche questa scelta particolarmente debilitante, tanto che mi sono spesso chiesto se esistesse una mappa per orientarsi all'interno di un edificio tanto intricato.
Il cast è ricco di grandi interpreti e la recitazione di alto, altissimo livello - il che strideva non poco con la cattiva resa della qualità dell'immagine che, almeno durante la mia visione, ho riscontrato per la maggior parte della pellicola -; fotografia intrigante del sempre bravo Matthew Libatique.
Dunque un film tecnicamente ben fatto, ma per il resto totalmente insoddisfacente.
Ps. In concorso alla 74esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia.
Cast: Jennifer Lawrence, Javier Bardem, Ed Harris, Michelle Pfeiffer, Domhnall Gleeson, Brian Gleeson, Kristen Wiig.
Box Office: $42.6 milioni (ad oggi)
Consigli: Sono sempre meno rari, mi pare, i casi di sperimentazioni cinematografiche al posto di veri e propri film. Qui siamo di fronte all'ennesimo caso di prodotto che si presenta in un modo, ma in realtà ricade proprio nella "nuova" categoria. Ci sono tutti gli elementi classici dei racconti, eppure nel finale la narrazione devia completamente, cambia tono e ritmo e si lancia in una nuova crociata che prescinde totalmente dalla storia proposta fino a quel momento e tenta di metterci in contatto con un significato più alto, di spingerci verso un'interpretazione, forse addirittura un dialogo.
Non so perché Aronofsky abbia sentito il bisogno di affrontare queste tematiche attraverso il percorso fatto in "mother!", francamente per come sono fatto la cosa è stata più fastidiosa che interessante, soprattutto per il repentino cambio di registro e l'alterazione dei toni della narrazione. Come tutti gli esperimenti che teoricamente vorrebbero spingersi oltre quel limite socialmente accettato, probabilmente anche in questo caso ha senso farsi una propria opinione, vedere coi propri occhi e decidere per sé quale possa essere il valore di un'opera come questa, che sfrutta il racconto di finzione come preambolo solo per trarre in inganno lo spettatore e poi lanciargli addosso, improvvisamente, il vero senso di tutta la messa in scena: la consegna del messaggio finale. A mio avviso si sarebbe potuta giocare una partita migliore, scegliendo per un registro più unitario e compatto anche se non per questo meno efficace. Quindi vederlo o non vederlo? A voi la scelta.
Parola chiave: Cristallo.
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sabato 21 ottobre 2017
Film 1423 - The Sixth Sense
Per un po' di giorni sono andato per grandi aree tematiche. Dopo i tre cartoni animati di fila, sono passato all'horror a tinte thriller come se niente fosse. E, soprattutto, nonostante l'assordante casino dell'area comune del mio ostello.
Film 1423: "The Sixth Sense" (1999) di M. Night Shyamalan
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Ma sì, ovviamente lo avevo già visto, eppure è stato come rivederlo per la prima volta; insomma, come al solito non ricordavo nulla. Tranne la famosa scena del "Vedo la gente morta". Quella non si scorda...
Vedere "The Sixth Sense" a quasi vent'anni dalla sua uscita in sala fa un po' effetto, considerando che adesso Bruce Willis non ha più un capello e fa la pubblicità della Vodafone e Haley Joel Osment è un ometto strano che ha conservato la faccia da bambino nel corpo di un adulto non esattamente in formissima. Al di là di questo, dicevo, fa effetto pensare che sia passato già così tanto tempo da quando il mondo conobbe il fenomeno M. Night Shyamalan, solo recentemente riabilitato grazie a titoli degni di nota dopo notevoli passi falsi e flop ("Lady in the Water", "E venne il giorno", "After Earth").
Questioni marginali a parte, come sta il nostro caro sesto senso? In forma direi, nonostante la quasi maggiore età conquistata (mi riferisco alla data di uscita italiana, 29 ottobre 1999, in America uscì il 6 agosto). Il film infatti è sempre in grado di evocare un certo buon numero di scene intriganti e singolari, riuscendo a costruire un crescendo di suspense e tensione rotto solo dalla rivelazione del grande segreto che sta dietro tutta la storia (spoilerone con 6.567 giorni di ritardo): Bruce Willis muore dopo la prima scena.
Bisogna ammettere che al tempo fu una trovata geniale, un colpo di scena da maestro che conferiva alla trama quel giusto elemento di sorpresa perfettamente in linea con tutto il racconto, tanto da far esclamare a fine visione "Finalmente ha tutto senso!". E in effetti senso ce l'ha (mi astengo da facili battute legate al titolo). Insomma, la scelta di rivedere questa pellicola mi ha soddisfatto, ricongiungendomi a una storia di cui ricordavo gli snodi essenziali senza però riuscire a connettere tutti i punti. Di fatto "The Sixth Sense" è un buon thriller che mixa intelligentemente alcune caratteristiche dell'horror, per un risultato finale spaventoso quanto soddisfacente e sufficientemente riuscito. Ancora oggi. Ps. 6 candidature agli Oscar del 2000 (Miglior film, regia, sceneggiatura, attrice e attore non protagonisti (Collette, Osment), montaggio), 2 ai Golden Globes (sceneggiatura e attore non protagonista) e 4 ai BAFTA (film, regia, sceneggiatura e montaggio).
Cast: Bruce Willis, Toni Collette, Olivia Williams, Haley Joel Osment, Donnie Wahlberg, Glenn Fitzgerald, Mischa Barton, M. Night Shyamalan.
Box Office: $672.8 milioni
Consigli: Devo dire che questo titolo è riuscito a mantenere intatto un certo fascino nonostante gli anni che passano e la storia che, una volta conosciuto il finale, perde parte del suo originale appeal. Forse non una scelta valida per ogni occasione, eppure una pellicola da tenere presente quando si sia alla ricerca di un buon thriller dalle tinte in parte horror e dal sapore già leggermente vintage.
Parola chiave: Fantasmi.
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Film 1423: "The Sixth Sense" (1999) di M. Night Shyamalan
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Ma sì, ovviamente lo avevo già visto, eppure è stato come rivederlo per la prima volta; insomma, come al solito non ricordavo nulla. Tranne la famosa scena del "Vedo la gente morta". Quella non si scorda...
Vedere "The Sixth Sense" a quasi vent'anni dalla sua uscita in sala fa un po' effetto, considerando che adesso Bruce Willis non ha più un capello e fa la pubblicità della Vodafone e Haley Joel Osment è un ometto strano che ha conservato la faccia da bambino nel corpo di un adulto non esattamente in formissima. Al di là di questo, dicevo, fa effetto pensare che sia passato già così tanto tempo da quando il mondo conobbe il fenomeno M. Night Shyamalan, solo recentemente riabilitato grazie a titoli degni di nota dopo notevoli passi falsi e flop ("Lady in the Water", "E venne il giorno", "After Earth").
Questioni marginali a parte, come sta il nostro caro sesto senso? In forma direi, nonostante la quasi maggiore età conquistata (mi riferisco alla data di uscita italiana, 29 ottobre 1999, in America uscì il 6 agosto). Il film infatti è sempre in grado di evocare un certo buon numero di scene intriganti e singolari, riuscendo a costruire un crescendo di suspense e tensione rotto solo dalla rivelazione del grande segreto che sta dietro tutta la storia (spoilerone con 6.567 giorni di ritardo): Bruce Willis muore dopo la prima scena.
Bisogna ammettere che al tempo fu una trovata geniale, un colpo di scena da maestro che conferiva alla trama quel giusto elemento di sorpresa perfettamente in linea con tutto il racconto, tanto da far esclamare a fine visione "Finalmente ha tutto senso!". E in effetti senso ce l'ha (mi astengo da facili battute legate al titolo). Insomma, la scelta di rivedere questa pellicola mi ha soddisfatto, ricongiungendomi a una storia di cui ricordavo gli snodi essenziali senza però riuscire a connettere tutti i punti. Di fatto "The Sixth Sense" è un buon thriller che mixa intelligentemente alcune caratteristiche dell'horror, per un risultato finale spaventoso quanto soddisfacente e sufficientemente riuscito. Ancora oggi. Ps. 6 candidature agli Oscar del 2000 (Miglior film, regia, sceneggiatura, attrice e attore non protagonisti (Collette, Osment), montaggio), 2 ai Golden Globes (sceneggiatura e attore non protagonista) e 4 ai BAFTA (film, regia, sceneggiatura e montaggio).
Cast: Bruce Willis, Toni Collette, Olivia Williams, Haley Joel Osment, Donnie Wahlberg, Glenn Fitzgerald, Mischa Barton, M. Night Shyamalan.
Box Office: $672.8 milioni
Consigli: Devo dire che questo titolo è riuscito a mantenere intatto un certo fascino nonostante gli anni che passano e la storia che, una volta conosciuto il finale, perde parte del suo originale appeal. Forse non una scelta valida per ogni occasione, eppure una pellicola da tenere presente quando si sia alla ricerca di un buon thriller dalle tinte in parte horror e dal sapore già leggermente vintage.
Parola chiave: Fantasmi.
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giovedì 19 ottobre 2017
Film 1422 - It
E siamo al primo appuntamento in sala dopo il mio sbarco in terra straniera. Il film l'ho visto tre settimane fa, in Italia esce oggi. Buona visione... se ce la fate!
Film 1422: "It" (2017) di Andy Muschietti
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Primo film visto al cinema qui in Australia, ho optato per quella che sembrava la scelta più facile: una storia che già conoscevo, un cast di praticamente soli ragazzini e un genere, l'horror, che solitamente punta tutto sulle immagini. Così mi sono sorpreso in difficoltà quando si è trattato di capire appieno i dialoghi, non esattamente comprensibili su tutta la linea. Forse la differenza sta nella mancanza di sottotitoli - fino ad ora tutti i film in lingua che ho guardato qui avevano la sottotitolazione originale - in ogni caso ho fatto a tratti fatica a capire. Poi, sia chiaro, alla fine della storia ci sono arrivato lo stesso serenamente e senza intoppi.
Il cast mi è sembrato particolarmente azzeccato, in particolare i giovani attori, tutti piuttosto convincenti. Bill Skarsgård, con il suo leggero strabismo, è perfetto per il ruolo, già disturbante in partenza; le stramberie del suo clown non sembrerebbero fare paura, eppure ci si sorprende spesso incollati alla sedia.
C'è non poca efferatezza in questa pellicola, cosa che ho trovato molto strana all'inizio, poi ho capito che un cast di protagonisti così giovane tendeva ad "ingannarmi" relativamente al genere di questa pellicola, portandomi spesso (anche durante la visione stessa) ad immaginarmelo come una sorta di "Stand by Me" incrociato a "Stranger Things", cosa che poi è, non fosse per la deviazione nel campo dell'orrore.
Gli effetti speciali sono buoni, così come fotografia e colonna sonora e devo dire che sono rimasto particolarmente colpito dalle scenografie e dai costumi, in grado di ricreare un effetto anni '80 particolarmente realistico ed efficace. Tutto sommato, quindi, ho trovato questo primo episodio cinematografico tratto dall'omonimo romanzo di Stephen King piuttosto ben riuscito e intrigante, carico di una buona dose di inquietante terrore e momenti di spavento; forse lo avrei solo accorciato un po' all'inizio.
Film 446 - It
Film 1523 - It 2
Film 1422 - It
Film 1804 - It
Film 1819 - It Chapter Two
Cast: Bill Skarsgård, Jaeden Lieberher, Finn Wolfhard, Jeremy Ray Taylor, Sophia Lillis, Chosen Jacobs, Jack Dylan Grazer, Wyatt Oleff, Nicholas Hamilton.
Box Office: $631.5 milioni (ad oggi)
Consigli: Premesso che non ho mai letto il libro, credo comunque che questo "It" rappresenti un ottimo esempio non solo di trasposizione cinematografica da un altro medium, ma anche di come si possano ancora fare horror di qualità senza dover scomodare banalità e cliché già visti e rivisti (e ricordiamoci che di questa storia esisteva già la miniserie del 1990). Ho trovato questo titolo un po' lungo, ma in grado di generare suspense e non pochi momenti di paura, tanto da riuscire nel finale a lasciare lo spettatore sufficientemente spaventato e curioso di capire come evolverà la storia nel prossimo capitolo in uscita il 6 settembre 2019. Dunque un appuntamento imperdibile per chi ama il genere, un film che non penso lascerà delusi i fan.
Parola chiave: Palloncino.
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Bengi
Film 1422: "It" (2017) di Andy Muschietti
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Primo film visto al cinema qui in Australia, ho optato per quella che sembrava la scelta più facile: una storia che già conoscevo, un cast di praticamente soli ragazzini e un genere, l'horror, che solitamente punta tutto sulle immagini. Così mi sono sorpreso in difficoltà quando si è trattato di capire appieno i dialoghi, non esattamente comprensibili su tutta la linea. Forse la differenza sta nella mancanza di sottotitoli - fino ad ora tutti i film in lingua che ho guardato qui avevano la sottotitolazione originale - in ogni caso ho fatto a tratti fatica a capire. Poi, sia chiaro, alla fine della storia ci sono arrivato lo stesso serenamente e senza intoppi.
Il cast mi è sembrato particolarmente azzeccato, in particolare i giovani attori, tutti piuttosto convincenti. Bill Skarsgård, con il suo leggero strabismo, è perfetto per il ruolo, già disturbante in partenza; le stramberie del suo clown non sembrerebbero fare paura, eppure ci si sorprende spesso incollati alla sedia.
C'è non poca efferatezza in questa pellicola, cosa che ho trovato molto strana all'inizio, poi ho capito che un cast di protagonisti così giovane tendeva ad "ingannarmi" relativamente al genere di questa pellicola, portandomi spesso (anche durante la visione stessa) ad immaginarmelo come una sorta di "Stand by Me" incrociato a "Stranger Things", cosa che poi è, non fosse per la deviazione nel campo dell'orrore.
Gli effetti speciali sono buoni, così come fotografia e colonna sonora e devo dire che sono rimasto particolarmente colpito dalle scenografie e dai costumi, in grado di ricreare un effetto anni '80 particolarmente realistico ed efficace. Tutto sommato, quindi, ho trovato questo primo episodio cinematografico tratto dall'omonimo romanzo di Stephen King piuttosto ben riuscito e intrigante, carico di una buona dose di inquietante terrore e momenti di spavento; forse lo avrei solo accorciato un po' all'inizio.
Film 446 - It
Film 1523 - It 2
Film 1422 - It
Film 1804 - It
Film 1819 - It Chapter Two
Cast: Bill Skarsgård, Jaeden Lieberher, Finn Wolfhard, Jeremy Ray Taylor, Sophia Lillis, Chosen Jacobs, Jack Dylan Grazer, Wyatt Oleff, Nicholas Hamilton.
Box Office: $631.5 milioni (ad oggi)
Consigli: Premesso che non ho mai letto il libro, credo comunque che questo "It" rappresenti un ottimo esempio non solo di trasposizione cinematografica da un altro medium, ma anche di come si possano ancora fare horror di qualità senza dover scomodare banalità e cliché già visti e rivisti (e ricordiamoci che di questa storia esisteva già la miniserie del 1990). Ho trovato questo titolo un po' lungo, ma in grado di generare suspense e non pochi momenti di paura, tanto da riuscire nel finale a lasciare lo spettatore sufficientemente spaventato e curioso di capire come evolverà la storia nel prossimo capitolo in uscita il 6 settembre 2019. Dunque un appuntamento imperdibile per chi ama il genere, un film che non penso lascerà delusi i fan.
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domenica 15 ottobre 2017
Film 1421 - A Bug's Life
Ebbene sì, un altro cartone animato. Questa volta la scelta non è stata casuale, dopo aver scoperto che era disponibile nel catalogo Netflix, ho subito deciso di recuperarlo.
Film 1421: "A Bug's Life" (1998) di John Lasseter
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Cosa mi ricordavo di questo film? Assolutamente niente. Va detto che, innanzitutto, lo avevo visto al cinema nel lontano 1999 e, da allora, non ho più ripetuto la visione; in secondo luogo parte dei miei ricordi erano, in realtà, mixati con la trama dell'altro cartoon molto simile (e uscito esattamente nello stesso periodo) "Z la formica". Per cui, una volta recuperato "A Bug's Life" mi sono accorto che niente di quello che pensavo sarebbe accaduto nella storia si è poi di fatto verificato...
Qui la trama è semplice e parte dal presupposto famosissimo che la formica sia un'instancabile lavoratrice e la cicala una pigra nullafacente, in questo caso addirittura antagonista della prima in quanto le richiede di sacrificare parte del raccolto dell'inverno come tributo da offrire in cambio dell'essere risparmiata. Neanche a dirlo, sarà il più emarginato e incompreso di tutto il formicaio a salvare la situazione - dopo averla irrimediabilmente compromessa - e a determinare un cambiamento radicale nella vita di tutte le sue compagne. Il progresso al tempo delle formiche in digitale.
Devo ammettere che "A Bug's Life" mi è davvero piaciuto e mi ha lasciato soddisfatto, oltre che enormemente colpito dal grande progresso fatto nel giro di neanche vent'anni nel campo della computer grafica applicata al prodotto cinematografico. Già così, in realtà, il film si presenta all'avanguardia e sorprendentemente avanzato, ma è inutile nascondere che il salto in avanti fatto in questi 18 anni sia stato qualcosa di sorprendente. La trama è piacevole e godibile, anche divertente e il doppiaggio da parte di non pochi grandi nomi di cinema e tv (Kevin Spacey, Julia Louis-Dreyfus, Dave Foley, Hayden Panettiere, Bonnie Hunt) risulta particolarmente efficace ed azzeccato.
Insomma, un cartoon riuscito e bello da guardare anche a così tanto tempo dalla sua uscita nelle sale.
Ps. Candidato a un Oscar e un Golden Globe per la colonna sonora di Randy Newman oltre che un BAFTA per i Migliori effetti speciali.
Cast: Dave Foley, Kevin Spacey, Julia Louis-Dreyfus, Hayden Panettiere, Phyllis Diller, Richard Kind, David Hyde Pierce, Denis Leary, Madeline Kahn, Bonnie Hunt.
Box Office: $363.3 milioni
Consigli: Perfetto titolo d'animazione "vintage" da recuperare con tutta la famiglia, adatto ad ogni occasione che richieda relax e una storia piacevole adatta a tutti.
Parola chiave: Circo.
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Bengi
Film 1421: "A Bug's Life" (1998) di John Lasseter
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Cosa mi ricordavo di questo film? Assolutamente niente. Va detto che, innanzitutto, lo avevo visto al cinema nel lontano 1999 e, da allora, non ho più ripetuto la visione; in secondo luogo parte dei miei ricordi erano, in realtà, mixati con la trama dell'altro cartoon molto simile (e uscito esattamente nello stesso periodo) "Z la formica". Per cui, una volta recuperato "A Bug's Life" mi sono accorto che niente di quello che pensavo sarebbe accaduto nella storia si è poi di fatto verificato...
Qui la trama è semplice e parte dal presupposto famosissimo che la formica sia un'instancabile lavoratrice e la cicala una pigra nullafacente, in questo caso addirittura antagonista della prima in quanto le richiede di sacrificare parte del raccolto dell'inverno come tributo da offrire in cambio dell'essere risparmiata. Neanche a dirlo, sarà il più emarginato e incompreso di tutto il formicaio a salvare la situazione - dopo averla irrimediabilmente compromessa - e a determinare un cambiamento radicale nella vita di tutte le sue compagne. Il progresso al tempo delle formiche in digitale.
Devo ammettere che "A Bug's Life" mi è davvero piaciuto e mi ha lasciato soddisfatto, oltre che enormemente colpito dal grande progresso fatto nel giro di neanche vent'anni nel campo della computer grafica applicata al prodotto cinematografico. Già così, in realtà, il film si presenta all'avanguardia e sorprendentemente avanzato, ma è inutile nascondere che il salto in avanti fatto in questi 18 anni sia stato qualcosa di sorprendente. La trama è piacevole e godibile, anche divertente e il doppiaggio da parte di non pochi grandi nomi di cinema e tv (Kevin Spacey, Julia Louis-Dreyfus, Dave Foley, Hayden Panettiere, Bonnie Hunt) risulta particolarmente efficace ed azzeccato.
Insomma, un cartoon riuscito e bello da guardare anche a così tanto tempo dalla sua uscita nelle sale.
Ps. Candidato a un Oscar e un Golden Globe per la colonna sonora di Randy Newman oltre che un BAFTA per i Migliori effetti speciali.
Cast: Dave Foley, Kevin Spacey, Julia Louis-Dreyfus, Hayden Panettiere, Phyllis Diller, Richard Kind, David Hyde Pierce, Denis Leary, Madeline Kahn, Bonnie Hunt.
Box Office: $363.3 milioni
Consigli: Perfetto titolo d'animazione "vintage" da recuperare con tutta la famiglia, adatto ad ogni occasione che richieda relax e una storia piacevole adatta a tutti.
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giovedì 12 ottobre 2017
Film 1420 - Storks
I primi giorni d'Australia sono stati emozionanti e carichi di piccole cose tanto sognate e finalmente realizzate, anche se, devo ammettere, altrettanto carichi di disturbi. Uditivi.
Per questo motivo, alla terza notte di ruggente russare del mio compagno di letto a castello - ribattezzato "il trattore" - ho deciso di tentare una nuova strategia e, uscito dalla camera alle 3 del mattino, me ne sono andato nell'area comune adibita alla tv e, Netflix alla mano, ho messo su il primo e più facile film che sono riuscito a trovare. Ovvero un altro cartone animato.
Film 1420: "Storks" (2016) di Nicholas Stoller, Doug Sweetland
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: E così il caso ha voluto che, subito dopo un film d'animazione incentrato su una coppia di fratelli di cui uno piovuto dal cielo, mi sia ritrovato a vedere un altro cartoon incentrato su bambini che piovono dal cielo e una famiglia che attende il nuovo pargolo. Coincidenze buffe.
In realtà devo ammettere che - sarà stata anche la visione così tardi - io questo "Storks" l'ho trovato super divertente. Spassoso, con un protagonista doppiato magnificamente da Andy Samberg (che è sempre un grande, recuperate le sue apparizioni al "Saturday Night Live" e, soprattutto, adesso in quel gioiellino che è "Brooklyn Nine-Nine"), una co-protagonista disastrosamente incapace di farne una giusta, una storia facile facile, ma sufficientemente personalizzata e spassosa. Insomma un'avventura che costringerà una cicogna e un'umana, cresciuta proprio tra le famose consegnatrici di bambini, a collaborare per consegnare un "pacco" alla vecchia maniera, ovvero senza usare il nuovo metodo computerizzato. Inutile dire che tra il partire e l'arrivare a destinazione ne succederanno di tutti i colori.
Molto della parte piacevole di questa pellicola sta proprio nel viaggio, una parte centrale divertente e ricca di buffi personaggi francamente azzeccati; c'è la giusta dose di stramberia, quanto basta per rendere il racconto dinamico e di intrattenimento, per un happy ending finale tanto scontato quanto rincuorante. Dopotutto è pur sempre un film per bambini.
Cast: Andy Samberg, Katie Crown, Kelsey Grammer, Jennifer Aniston, Ty Burrell, Keegan-Michael Key, Jordan Peele, Danny Trejo.
Box Office: $182.4 milioni
Consigli: Piacevole, spassoso, divertente, questo "Storks" riesce a risultare godibile senza sbagliare quasi niente. Certo, parliamo di una pellicola d'animazione per un pubblico giovanissimo, ma si tratta sicuramente di un titolo per tutta la famiglia che non dovrebbe lasciare scontento nessuno. Ideale per un momento di relax.
Parola chiave: Indirizzo.
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Per questo motivo, alla terza notte di ruggente russare del mio compagno di letto a castello - ribattezzato "il trattore" - ho deciso di tentare una nuova strategia e, uscito dalla camera alle 3 del mattino, me ne sono andato nell'area comune adibita alla tv e, Netflix alla mano, ho messo su il primo e più facile film che sono riuscito a trovare. Ovvero un altro cartone animato.
Film 1420: "Storks" (2016) di Nicholas Stoller, Doug Sweetland
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: E così il caso ha voluto che, subito dopo un film d'animazione incentrato su una coppia di fratelli di cui uno piovuto dal cielo, mi sia ritrovato a vedere un altro cartoon incentrato su bambini che piovono dal cielo e una famiglia che attende il nuovo pargolo. Coincidenze buffe.
In realtà devo ammettere che - sarà stata anche la visione così tardi - io questo "Storks" l'ho trovato super divertente. Spassoso, con un protagonista doppiato magnificamente da Andy Samberg (che è sempre un grande, recuperate le sue apparizioni al "Saturday Night Live" e, soprattutto, adesso in quel gioiellino che è "Brooklyn Nine-Nine"), una co-protagonista disastrosamente incapace di farne una giusta, una storia facile facile, ma sufficientemente personalizzata e spassosa. Insomma un'avventura che costringerà una cicogna e un'umana, cresciuta proprio tra le famose consegnatrici di bambini, a collaborare per consegnare un "pacco" alla vecchia maniera, ovvero senza usare il nuovo metodo computerizzato. Inutile dire che tra il partire e l'arrivare a destinazione ne succederanno di tutti i colori.
Molto della parte piacevole di questa pellicola sta proprio nel viaggio, una parte centrale divertente e ricca di buffi personaggi francamente azzeccati; c'è la giusta dose di stramberia, quanto basta per rendere il racconto dinamico e di intrattenimento, per un happy ending finale tanto scontato quanto rincuorante. Dopotutto è pur sempre un film per bambini.
Cast: Andy Samberg, Katie Crown, Kelsey Grammer, Jennifer Aniston, Ty Burrell, Keegan-Michael Key, Jordan Peele, Danny Trejo.
Box Office: $182.4 milioni
Consigli: Piacevole, spassoso, divertente, questo "Storks" riesce a risultare godibile senza sbagliare quasi niente. Certo, parliamo di una pellicola d'animazione per un pubblico giovanissimo, ma si tratta sicuramente di un titolo per tutta la famiglia che non dovrebbe lasciare scontento nessuno. Ideale per un momento di relax.
Parola chiave: Indirizzo.
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Film 1419 - The Boss Baby
Ultimo film della traversata transoceanica - in realtà ho cominciato "Snatched" con Amy Schumer e Goldie Hawn ma non ho fatto in tempo a finirlo -, questa volta ho voluto puntare su qualcosa che non dico fossi certo mi sarebbe piaciuto, ma quanto meno sembrasse avere buone potenzialità.
Film 1419: "The Boss Baby" (2017) di Tom McGrath
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: E alla fine, dopo solamente 1 tentativo su 4 soddisfacente, sono riuscito a trovare una pellicola divertente, leggera, spassosa. Ci voleva un cartone animato per ritrovare la spensieratezza fresca e senza pretese, la battuta facile ma efficace, insomma il buon umore. Dopo titoli particolarmente pesanti e cupi - di cui uno proprio brutto - con "The Boss Baby" devo dire di aver passato una piacevolissima ora e mezza di rilassante e sciocco intrattenimento senza pretese. Sì perché, parliamoci chiaro, non si tratta certo di un prodotto per palati raffinati. Siamo lontanissimi dalla qualità cui Pixar o Disney ci hanno abituato, eppure nel marasma di titoli in catalogo, questo è stato sicuramente uno dei più efficaci rispetto alle mie aspettative e necessità da viaggio. Insomma, dovevo tenere la mente occupata per ancora qualche ora e sicuramente con questo film ci sono riuscito egregiamente!
Ps. Ovviamente il sequel è già in cantiere e l'uscita è prevista per il 26 marzo 2021.
Cast: Alec Baldwin, Steve Buscemi, Miles Bakshi, Jimmy Kimmel, Lisa Kudrow, Tobey Maguire.
Box Office: $498.9 milioni
Consigli: Bebè vs cuccioli, questa è la sfida. Il film gioca con questa semplice opposizione nel tentativo di stabilire non tanto chi sia tra le due parti quella più adorabile e carina, quanto come possa fare la prima a riconquistare lo status di più apprezzata dagli adulti. Per questo motivo una serie di bebè in giacca e cravatta si infiltrano all'interno di ignare famiglie così da poterne studiare dall'interno i meccanismi e trovare il modo per riconquistare lo status perduto.
Come si evince si tratta di una favoletta, una trama facile facile per tutta la famiglia che, in ogni caso, non mancherà di lasciare soddisfatti e divertiti. Da recuperare per una serata adatta a tutte le età.
Parola chiave: "Secret Baby Formula".
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Film 1419: "The Boss Baby" (2017) di Tom McGrath
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese
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Pensieri: E alla fine, dopo solamente 1 tentativo su 4 soddisfacente, sono riuscito a trovare una pellicola divertente, leggera, spassosa. Ci voleva un cartone animato per ritrovare la spensieratezza fresca e senza pretese, la battuta facile ma efficace, insomma il buon umore. Dopo titoli particolarmente pesanti e cupi - di cui uno proprio brutto - con "The Boss Baby" devo dire di aver passato una piacevolissima ora e mezza di rilassante e sciocco intrattenimento senza pretese. Sì perché, parliamoci chiaro, non si tratta certo di un prodotto per palati raffinati. Siamo lontanissimi dalla qualità cui Pixar o Disney ci hanno abituato, eppure nel marasma di titoli in catalogo, questo è stato sicuramente uno dei più efficaci rispetto alle mie aspettative e necessità da viaggio. Insomma, dovevo tenere la mente occupata per ancora qualche ora e sicuramente con questo film ci sono riuscito egregiamente!
Ps. Ovviamente il sequel è già in cantiere e l'uscita è prevista per il 26 marzo 2021.
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Consigli: Bebè vs cuccioli, questa è la sfida. Il film gioca con questa semplice opposizione nel tentativo di stabilire non tanto chi sia tra le due parti quella più adorabile e carina, quanto come possa fare la prima a riconquistare lo status di più apprezzata dagli adulti. Per questo motivo una serie di bebè in giacca e cravatta si infiltrano all'interno di ignare famiglie così da poterne studiare dall'interno i meccanismi e trovare il modo per riconquistare lo status perduto.
Come si evince si tratta di una favoletta, una trama facile facile per tutta la famiglia che, in ogni caso, non mancherà di lasciare soddisfatti e divertiti. Da recuperare per una serata adatta a tutte le età.
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mercoledì 11 ottobre 2017
Film 1418 - Ghost in the Shell
La fantascienza mi sembrava una scelta sensata in termini di compagnia durante il lungo viaggio, così ho continuato l'intrattenimento durante il mio volo verso Adelaide scegliendo questo film. Avrò fatto bene?
Film 1418: "Ghost in the Shell" (2017) di Rupert Sanders
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Mettiamola così: anche se non sapevo cosa aspettarmi, sicuramente mi aspettavo qualcosina di più.
Il film è un caotico mix di scene d'azione alla "Lucy" e ambientazioni alla "Blade Runner" con quel sufficiente tocco giapponese per ricordarci che, dopotutto, sempre di una pellicola tratta da un manga si tratta. Per gli interessati, la produzione americana non ha mancato di subire critiche per il cast della protagonista, di nuovo un'attrice caucasica per interpretare un personaggio non bianco. Non è la prima volta che questo accade, né sarà l'ultima, e comunque mi pare che ad Hollywood il problema si senta, ma poi nemmeno così tanto. Va detto che l'interpretazione della Johansson non ha niente a che vedere con il flop del film, in quanto non le si può certo imputare incapacità o inadeguatezza al ruolo. Stiamo parlando, infatti, del classico prodotto sci-fi d'azione, niente a cui l'attrice non sia ormai più che abituata.
Il vero problema di questo prodotto, o almeno quello che ho riscontrato io, è la totale mancanza di appeal. Sì, gli effetti speciali sono ben fatti, le scene d'azione sono cariche di adrenalina e le scenografie risultano particolarmente efficaci, ma nel complesso mi sono trovato spesso a chiedermi quale fosse il senso di portare la storia al cinema, che cosa si volesse portare allo spettatore scegliendo di adattare "Ghost in the Shell" di Masamune Shirow per il grande schermo. Non ho trovato risposta. Ripeto, mi sembra più che altro che si cercasse di ricalcare atmosfere già di successo nella speranza di cavalcare un'onda che per altri ha funzionato, sfruttando in aggiunta una non certo soffocata componente sexy derivata da "costumi" di scena che lasciano davvero poco all'immaginazione. Forse l'appeal sessuale c'è anche, ma il risultato finale rimane così così, insipido.
Cast: Scarlett Johansson, Michael Carmen Pitt, Pilou Asbæk, Chin Han, Juliette Binoche.
Box Office: $169.8 milioni
Consigli: Fagocitata dall'immenso impiego di effetti speciali, la storia di questo "Ghost in the Shell" sembra a tratti scomparire, a tratti non riuscire ad ingranare mai veramente. Scarlett Johansson si mette in gioco e spinge l'acceleratore quando si tratta di combattimento e risulta comunque credibile nel ruolo del cyber-soldato che non ha niente da perdere, ma il film nel complesso manca di una prospettiva propria e fallisce nel consegnare al pubblico - e ai fan del manga a mio avviso - un prodotto che abbia davvero qualcosa da dire che vada oltre il ricreare atmosfere plausibilmente già viste ed apprezzate. Quindi sì, naturalmente si tratta di un titolo che si può vedere senza problemi, ma non aspettatevi un'esperienza indimenticabile.
Parola chiave: Passato.
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Film 1418: "Ghost in the Shell" (2017) di Rupert Sanders
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Mettiamola così: anche se non sapevo cosa aspettarmi, sicuramente mi aspettavo qualcosina di più.
Il film è un caotico mix di scene d'azione alla "Lucy" e ambientazioni alla "Blade Runner" con quel sufficiente tocco giapponese per ricordarci che, dopotutto, sempre di una pellicola tratta da un manga si tratta. Per gli interessati, la produzione americana non ha mancato di subire critiche per il cast della protagonista, di nuovo un'attrice caucasica per interpretare un personaggio non bianco. Non è la prima volta che questo accade, né sarà l'ultima, e comunque mi pare che ad Hollywood il problema si senta, ma poi nemmeno così tanto. Va detto che l'interpretazione della Johansson non ha niente a che vedere con il flop del film, in quanto non le si può certo imputare incapacità o inadeguatezza al ruolo. Stiamo parlando, infatti, del classico prodotto sci-fi d'azione, niente a cui l'attrice non sia ormai più che abituata.
Il vero problema di questo prodotto, o almeno quello che ho riscontrato io, è la totale mancanza di appeal. Sì, gli effetti speciali sono ben fatti, le scene d'azione sono cariche di adrenalina e le scenografie risultano particolarmente efficaci, ma nel complesso mi sono trovato spesso a chiedermi quale fosse il senso di portare la storia al cinema, che cosa si volesse portare allo spettatore scegliendo di adattare "Ghost in the Shell" di Masamune Shirow per il grande schermo. Non ho trovato risposta. Ripeto, mi sembra più che altro che si cercasse di ricalcare atmosfere già di successo nella speranza di cavalcare un'onda che per altri ha funzionato, sfruttando in aggiunta una non certo soffocata componente sexy derivata da "costumi" di scena che lasciano davvero poco all'immaginazione. Forse l'appeal sessuale c'è anche, ma il risultato finale rimane così così, insipido.
Cast: Scarlett Johansson, Michael Carmen Pitt, Pilou Asbæk, Chin Han, Juliette Binoche.
Box Office: $169.8 milioni
Consigli: Fagocitata dall'immenso impiego di effetti speciali, la storia di questo "Ghost in the Shell" sembra a tratti scomparire, a tratti non riuscire ad ingranare mai veramente. Scarlett Johansson si mette in gioco e spinge l'acceleratore quando si tratta di combattimento e risulta comunque credibile nel ruolo del cyber-soldato che non ha niente da perdere, ma il film nel complesso manca di una prospettiva propria e fallisce nel consegnare al pubblico - e ai fan del manga a mio avviso - un prodotto che abbia davvero qualcosa da dire che vada oltre il ricreare atmosfere plausibilmente già viste ed apprezzate. Quindi sì, naturalmente si tratta di un titolo che si può vedere senza problemi, ma non aspettatevi un'esperienza indimenticabile.
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lunedì 9 ottobre 2017
Blade Runner 2049: tra passato e futuro
Set thirty years after the original film, "Blade Runner 2049"'s story depicts a replicant blade runner named K, who discovers the remains of a once-pregnant replicant. To prevent a possible war between species, K is secretly tasked with finding the child and destroying all evidence related to it, leading him to discover that the child bears a connection to missing blade runner Deckard. The movie was released in the United States on October 6, 2017, in 2D, 3D and IMAX. The film received acclaim from critics, with some regarding it as one of the best sequels ever made
E' uscito questo weekend nella maggior parte del mondo il sequel di "Blade Runner" diretto da Denis Villeneuve con recensioni entusiaste e e l'esordio in cima al botteghino di moltissimi paesi, tra cui America, Regno Unito, Australia e Italia
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Film 1438 - Blade Runner 2049
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E' uscito questo weekend nella maggior parte del mondo il sequel di "Blade Runner" diretto da Denis Villeneuve con recensioni entusiaste e e l'esordio in cima al botteghino di moltissimi paesi, tra cui America, Regno Unito, Australia e Italia
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venerdì 6 ottobre 2017
Film 1417 - Life
Ripartito da Dubai all volta di Adelaide, ho deciso di sfruttare il più possibile il mio tempo in volo (12 ore) regalandomi tanti nuovi film e tutti recentemente usciti e tutti che mi ero perso al cinema. Ecco il primo.
Film 1417: "Life" (2017) di Daniel Espinosa
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Anche se di fatto a questo film non manca nessun elemento utile al fine di una positiva riuscita, il risultato finale è comunque meno soddisfacente di quanto ci si aspetterebbe. L'ottimo cast non è ben sfruttato da una storia che, innanzitutto, non propone niente di innovativo e poi manca nel consegnare allo spettatore quantomeno qualcosa di piacevolmente intrattenitivo. Di fatto "Life" rasenta il minimo sindacale, propone la solita solfa dell'alieno assetato di sangue che finirà per sterminare un equipaggio che non aveva alcuna possibilità dal momento in cui l'organismo extraterreste fa il suo ingresso in scena.
Non possono salvare la situazione certamente la bella fotografia e gli effetti speciali efficaci, perché quando non c'è niente di nuovo da raccontare, l'aspetto tecnico può tentare di abbellire, ma da solo non può fare tutto il lavoro. Non che si sia di fronte ad una brutta pellicola, semplicemente un prodotto un po' troppo insipido rispetto alle premesse/promesse di trailer e poster, per non parlare del marketing. Sembrava un'avventura al cardiopalma, il racconto di una situazione che precipita vertiginosamente nel momento in cui si fronteggia l'ostile ospite di Marte e, invece, ci si ritrova di fronte ad un prodotto lento e molto parlato, a tratti soporifero - ma di sicuro io ero particolarmente stanco -, con un epilogo che cerca la sorpresa finale e, invece, non fa che confermare ciò che ci si era già prefigurati sarebbe accaduto. Peccato.
Cast: Jake Gyllenhaal, Rebecca Ferguson, Ryan Reynolds, Hiroyuki Sanada, Ariyon Bakare, Olga Dihovichnaya.
Box Office: $100.5 milioni
Consigli: Non tremendo, ma nemmeno riuscito. Mi aspettavo molto di più da questa pellicola che, di fatto, si è dimostrata priva di idee originali e incapace di valorizzare quelle già viste che sceglie di sviluppare. Tecnicamente curato, con un cast pazzesco e una regia che riesce a valorizzare la particolare location spaziale, il risultato finale però non convince. Si guarda, soprattutto se si è fan del genere sci-fi, ma di certo non rimane impresso.
Parola chiave: Guscio di salvataggio.
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Film 1417: "Life" (2017) di Daniel Espinosa
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Anche se di fatto a questo film non manca nessun elemento utile al fine di una positiva riuscita, il risultato finale è comunque meno soddisfacente di quanto ci si aspetterebbe. L'ottimo cast non è ben sfruttato da una storia che, innanzitutto, non propone niente di innovativo e poi manca nel consegnare allo spettatore quantomeno qualcosa di piacevolmente intrattenitivo. Di fatto "Life" rasenta il minimo sindacale, propone la solita solfa dell'alieno assetato di sangue che finirà per sterminare un equipaggio che non aveva alcuna possibilità dal momento in cui l'organismo extraterreste fa il suo ingresso in scena.
Non possono salvare la situazione certamente la bella fotografia e gli effetti speciali efficaci, perché quando non c'è niente di nuovo da raccontare, l'aspetto tecnico può tentare di abbellire, ma da solo non può fare tutto il lavoro. Non che si sia di fronte ad una brutta pellicola, semplicemente un prodotto un po' troppo insipido rispetto alle premesse/promesse di trailer e poster, per non parlare del marketing. Sembrava un'avventura al cardiopalma, il racconto di una situazione che precipita vertiginosamente nel momento in cui si fronteggia l'ostile ospite di Marte e, invece, ci si ritrova di fronte ad un prodotto lento e molto parlato, a tratti soporifero - ma di sicuro io ero particolarmente stanco -, con un epilogo che cerca la sorpresa finale e, invece, non fa che confermare ciò che ci si era già prefigurati sarebbe accaduto. Peccato.
Cast: Jake Gyllenhaal, Rebecca Ferguson, Ryan Reynolds, Hiroyuki Sanada, Ariyon Bakare, Olga Dihovichnaya.
Box Office: $100.5 milioni
Consigli: Non tremendo, ma nemmeno riuscito. Mi aspettavo molto di più da questa pellicola che, di fatto, si è dimostrata priva di idee originali e incapace di valorizzare quelle già viste che sceglie di sviluppare. Tecnicamente curato, con un cast pazzesco e una regia che riesce a valorizzare la particolare location spaziale, il risultato finale però non convince. Si guarda, soprattutto se si è fan del genere sci-fi, ma di certo non rimane impresso.
Parola chiave: Guscio di salvataggio.
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domenica 1 ottobre 2017
Film 1416 - King Arthur: Il potere della spada
Secondo film "da viaggio" e ultimo tra quelli visti nella prima parte della mia traversata. Ho fatto a malapena in tempo a finirlo che sono atterrato a Dubai.
Film 1416: "King Arthur: Il potere della spada" (2017) di Guy Ritchie
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: All'inizio ero molto interessato a vedere questo film al cinema, sembrava esattamente il tipo di prodotto di facile intrattenimento che mi piace vedere. Il flop del primo weekend al botteghino e le pessime critiche mi hanno fatto desistere dall'idea di spenderci dei soldi, così ho pensato fosse più sensato attendere che lo streaming mi proponesse questo riadattamento moderno di Re Artù in maniera totalmente gratuita. Non ho perso tempo, quindi, quando ho scoperto che il catalogo Emirates aveva a disposizione l'ultimo film di Guy Ritchie, regista che fino ad ora ho sempre abbastanza apprezzato, a parte per "Swept Away". E questa pellicola.
Togliamoci subito il pensiero: ma che è? Di che stiamo parlando? Cos'è questo mix di cappa e spada + magia + influenze alla "Trono di Spade"?! Ma soprattutto perché la storia non ha ritmo? Tutto c'è, a parte un piglio avventuriero, quel brio che porta avanti le trame di questo tipo di prodotti. S^ per carità le scene d'azione ci sono, eppure la sensazione è di una mancanza di dinamismo, una lentezza che diventa presto pesantezza a mio avviso resa più acuta dalla presenza del personaggio di Jude Law, Vortigern, che è di una noia colossale e, a livello tecnico, da un abuso del rallenty nel montaggio, un escamotage per enfatizzare un'epicità che manca totalmente al racconto. Peccato, perché visto il cast, le premesse e il budget da 175 milioni di dollari (già!), il potenziale per tirare fuori un blockbuster quantomeno decente c'erano tutte. E invece si perde tempo a raccontare la detronizzazione di un tiranno di cui non interessa a nessuno e l'ascesa del solito tutto-muscoli-e-sani-principi che ci mette davvero troppo a prendere coscienza del proprio inevitabile destino. Francamente 2 ore di pellicola sono troppe, molta della promessa si poteva evitare e, soprattutto, le streghe del mare sono totalmente prive di senso e fuori contesto. Come il cameo di David Beckham.
Cast: Charlie Hunnam, Astrid Bergès-Frisbey, Djimon Hounsou, Aidan Gillen, Jude Law, Eric Bana, Poppy Delevingne, David Beckham.
Box Office: $148.7 milioni
Consigli: Niente di insostenibile, eppure un vero spreco di cast e regia oltre che di soldi. Si poteva costruire una storia più interessante e dei personaggi meno scontati, evitando la confusione narrativa che, invece, regna in questo "King Arthur: Il potere della spada" molto più che il futuro sovrano Artù. Peccato.
Parola chiave: Excalibur.
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Film 1416: "King Arthur: Il potere della spada" (2017) di Guy Ritchie
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: italiano
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Pensieri: All'inizio ero molto interessato a vedere questo film al cinema, sembrava esattamente il tipo di prodotto di facile intrattenimento che mi piace vedere. Il flop del primo weekend al botteghino e le pessime critiche mi hanno fatto desistere dall'idea di spenderci dei soldi, così ho pensato fosse più sensato attendere che lo streaming mi proponesse questo riadattamento moderno di Re Artù in maniera totalmente gratuita. Non ho perso tempo, quindi, quando ho scoperto che il catalogo Emirates aveva a disposizione l'ultimo film di Guy Ritchie, regista che fino ad ora ho sempre abbastanza apprezzato, a parte per "Swept Away". E questa pellicola.
Togliamoci subito il pensiero: ma che è? Di che stiamo parlando? Cos'è questo mix di cappa e spada + magia + influenze alla "Trono di Spade"?! Ma soprattutto perché la storia non ha ritmo? Tutto c'è, a parte un piglio avventuriero, quel brio che porta avanti le trame di questo tipo di prodotti. S^ per carità le scene d'azione ci sono, eppure la sensazione è di una mancanza di dinamismo, una lentezza che diventa presto pesantezza a mio avviso resa più acuta dalla presenza del personaggio di Jude Law, Vortigern, che è di una noia colossale e, a livello tecnico, da un abuso del rallenty nel montaggio, un escamotage per enfatizzare un'epicità che manca totalmente al racconto. Peccato, perché visto il cast, le premesse e il budget da 175 milioni di dollari (già!), il potenziale per tirare fuori un blockbuster quantomeno decente c'erano tutte. E invece si perde tempo a raccontare la detronizzazione di un tiranno di cui non interessa a nessuno e l'ascesa del solito tutto-muscoli-e-sani-principi che ci mette davvero troppo a prendere coscienza del proprio inevitabile destino. Francamente 2 ore di pellicola sono troppe, molta della promessa si poteva evitare e, soprattutto, le streghe del mare sono totalmente prive di senso e fuori contesto. Come il cameo di David Beckham.
Cast: Charlie Hunnam, Astrid Bergès-Frisbey, Djimon Hounsou, Aidan Gillen, Jude Law, Eric Bana, Poppy Delevingne, David Beckham.
Box Office: $148.7 milioni
Consigli: Niente di insostenibile, eppure un vero spreco di cast e regia oltre che di soldi. Si poteva costruire una storia più interessante e dei personaggi meno scontati, evitando la confusione narrativa che, invece, regna in questo "King Arthur: Il potere della spada" molto più che il futuro sovrano Artù. Peccato.
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