Alla ricerca di relax in un film dai toni leggeri.
Film 1003: "Il fidanzato di mia sorella" (2014) di Tom Vaughan
Visto: dal computer portatile di Lu
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Credo non ci sia bisogno di parlare troppo della mediocrità di questa storia che spreca un grande cast in favore di una trama banale, stupida e con un finale che non sta in piedi. Per quanto riguarda quest'ultimo, in particolare, una breve considerazione (con spoiler): ma come può essere anche solo ipotizzabile mostrare un mix d'amore che più che una storia romantica sembra uno scambio di coppia? Lui e lei si sposano e hanno un bambino. Lui, ormai ex sciupafemmine, viene tradito da lei, che si innamora di un altro con cui poi si mette. Il lui-ex-marito nel frattempo finisce a letto con la sorella della sua ex moglie, per la quale aveva già una discreta cotta palese, la quale ha appena scoperto di essere stata tradita dal marito. Ma che storia di merda è? Non voglio certo fare il puritano, ma davvero la leggerezza sfacciata con cui questi intrecci vengono trattati mi ha infastidito. Nella vita vera una simile omplicazione sentimentale causa dolore, traumi e infelicità, soprattutto quando in mezzo c'è pure un bambino piccolo che vede sfasciarsi al sua famiglia. Solo per rendere l'idea: il padre si mette con sua zia. Penso di aver reso l'idea.
Di conseguenza, per quanto me lo aspettassi abbondantemente - del resto nel cast c'è Jessica Alba, una in grado di affossare qualsiasi produzione -, "Il fidanzato di mia sorella" o "How to Make Love Like an Englishman" o "Some Kind of Beautiful" o ancora "Lessons in Love" è una pellicola sciocca e superficiale, in grado solo di sfoderare protagonisti aitanti, una bella fotografia e paesaggi niente male.
Cast: Pierce Brosnan, Salma Hayek, Jessica Alba, Ben McKenzie, Malcolm McDowell, Merrin Dungey, Fred Melamed, Marlee Matlin, Fred Melamed.
Box Office: €493.207 (solo Italia)
Consigli: Il fatto che questa pellicola abbia più titoli inglesi non è un buon segno. Scindere l'anima del prodotto in tre titoli equiparati ma distinti non è mai una buona idea, considerando che l'unicità di ogni produzione cinematografica dovrebbe non solo essere inequivocabilmente rintracciabile, ma anche possedere un'identità forte tanto da essere percepita dal pubblico. E' così per ogni prodotto di consumo del resto: l'imprecisione genera confusione.
In aggiunta, stiamo parlando di un film privo di carattere che già fatica ad imporsi per trama e originalità, se poi ci aggiungiamo quanto scritto prima è ovvio che il risultato finale sia stato un flop clamoroso. Per cui scegliete "Il fidanzato di mia sorella" consapevoli di trovare una storia non particolarmente interessante e certamente assurda; è vero che io l'ho scelta - quindi posso solo tacere - in ogni caso una pellicola evitabile.
Parola chiave: Amore.
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#HollywoodCiak
Bengi
lunedì 28 settembre 2015
Film 1003 - Il fidanzato di mia sorella
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Film 1002 - Home - A casa
Uscito dal periodo di malattia, ecco la prima scelta cinematografica al di fuori della mia camera da letto.
Film 1002: "Home - A casa" (2015) di Tim Johnson
Visto: dal computer portatile di Lu
Lingua: italiano
Compagnia: Lu
Pensieri: Francamente non capisco come si possa pensare a Rihanna per il doppiaggio di un film d'animazione per ragazzi, considerando che lei stessa si definisce come una non role model. Per di più assegnandole il personaggio principale di Tip, ragazzina di una decina d'anni che, di conseguenza, ha la voce di un'adulta. La cosa è un tantino disturbante, vedere per credere.
Scelta del doppiaggio a parte - per la voce dell'alieno Oh è stato scelto Jim Parsons ("The Big Bang Theory") -, "Home" è un tantino peggio di come me lo aspettavo. Non è male, ma non è abbastanza. I suoi punti di forza sono sicuramente la simpatia del suo protagonista maldestro e le trovate divertenti della trama, oltre al fatto di essere di fronte ad una pellicola coloratissima e musicalmente molto ricca.
Dall'altra parte, però, manca quel qualcosa in più che lo avrebbe reso maggiormente interessante o soddisfacente. La storia è una favoletta innocua che non racconta niente di nuovo o niente di inaspettato e che Oh sarebbe diventato un eroe lo sapevamo dopo 10 secondi. D'altronde le pellicole d'animazione - e i titoli per ragazzi in generale - ormai spingono tutti verso il generico tema della diversità come valore aggiunto del personaggio, per cui nessuno si stupisce che l'unicità di Oh rappresenterà anche la sua fortuna. Diversi, esclusi ed emarginati prima, riescono a dimostrare il loro valore attraverso le loro peculiarità, così da riscattarsi con la propria comunità e riuscire a ritagliarsi quello spazio sociale che cercavano e meritavano. E' così, per esempio, in "Happy Feet", "Ribelle - The Brave", "Alla ricerca di Nemo" o "L'era glaciale" e in tanti altri ancora. Il messaggio è forte e chiaro: bambini, imparate dai nostri protagonisti e siate fieri della vostra unicità.
Per questo motivo sento di dire che "Home - A casa" è carino, ma di fatto niente di nuovo sulla piazza. La storia vale principalmente per la simpatia del piccolo alieno, capace di strappare più di una risata, ma per il resto la trama affronta un percorso evolutivo che non racconta proprio nulla di nuovo. Per cui sì, "Home" è un film per famiglie piacevole e ben realizzato, pur non riuscendo nell'impresa di ritagliarsi il suo spazio (peculiare) all'interno dell'universo vastissimo di pellicole dello stesso genere che lo hanno preceduto.
Ps. Tratto dal libro per ragazzi "The True Meaning of Smekday" di Adam Rex.
Cast: Jim Parsons, Rihanna, Steve Martin, Jennifer Lopez, Matt Jones.
Box Office: $387.5 milioni
Consigli: Prodotto per famiglie perfetto per un momento spensierato e piacevole, ma che non va oltre questo. Ha i suoi momenti divertenti e, ovviamente, il lieto fine è assicurato, per cui se siete alla ricerca di un porto sicuro che vi regali qualche battuta, un mondo colorato e il racconto di una favola "Home - A casa" è un ottimo candidato per portare a termine la missione.
Parola chiave: Gorg.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 1002: "Home - A casa" (2015) di Tim Johnson
Visto: dal computer portatile di Lu
Lingua: italiano
Compagnia: Lu
Pensieri: Francamente non capisco come si possa pensare a Rihanna per il doppiaggio di un film d'animazione per ragazzi, considerando che lei stessa si definisce come una non role model. Per di più assegnandole il personaggio principale di Tip, ragazzina di una decina d'anni che, di conseguenza, ha la voce di un'adulta. La cosa è un tantino disturbante, vedere per credere.
Scelta del doppiaggio a parte - per la voce dell'alieno Oh è stato scelto Jim Parsons ("The Big Bang Theory") -, "Home" è un tantino peggio di come me lo aspettavo. Non è male, ma non è abbastanza. I suoi punti di forza sono sicuramente la simpatia del suo protagonista maldestro e le trovate divertenti della trama, oltre al fatto di essere di fronte ad una pellicola coloratissima e musicalmente molto ricca.
Dall'altra parte, però, manca quel qualcosa in più che lo avrebbe reso maggiormente interessante o soddisfacente. La storia è una favoletta innocua che non racconta niente di nuovo o niente di inaspettato e che Oh sarebbe diventato un eroe lo sapevamo dopo 10 secondi. D'altronde le pellicole d'animazione - e i titoli per ragazzi in generale - ormai spingono tutti verso il generico tema della diversità come valore aggiunto del personaggio, per cui nessuno si stupisce che l'unicità di Oh rappresenterà anche la sua fortuna. Diversi, esclusi ed emarginati prima, riescono a dimostrare il loro valore attraverso le loro peculiarità, così da riscattarsi con la propria comunità e riuscire a ritagliarsi quello spazio sociale che cercavano e meritavano. E' così, per esempio, in "Happy Feet", "Ribelle - The Brave", "Alla ricerca di Nemo" o "L'era glaciale" e in tanti altri ancora. Il messaggio è forte e chiaro: bambini, imparate dai nostri protagonisti e siate fieri della vostra unicità.
Per questo motivo sento di dire che "Home - A casa" è carino, ma di fatto niente di nuovo sulla piazza. La storia vale principalmente per la simpatia del piccolo alieno, capace di strappare più di una risata, ma per il resto la trama affronta un percorso evolutivo che non racconta proprio nulla di nuovo. Per cui sì, "Home" è un film per famiglie piacevole e ben realizzato, pur non riuscendo nell'impresa di ritagliarsi il suo spazio (peculiare) all'interno dell'universo vastissimo di pellicole dello stesso genere che lo hanno preceduto.
Ps. Tratto dal libro per ragazzi "The True Meaning of Smekday" di Adam Rex.
Cast: Jim Parsons, Rihanna, Steve Martin, Jennifer Lopez, Matt Jones.
Box Office: $387.5 milioni
Consigli: Prodotto per famiglie perfetto per un momento spensierato e piacevole, ma che non va oltre questo. Ha i suoi momenti divertenti e, ovviamente, il lieto fine è assicurato, per cui se siete alla ricerca di un porto sicuro che vi regali qualche battuta, un mondo colorato e il racconto di una favola "Home - A casa" è un ottimo candidato per portare a termine la missione.
Parola chiave: Gorg.
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venerdì 25 settembre 2015
Film 1001 - Affare fatto
A casa in malattia: film 11. Siamo giunti alla fine!
Film 1001: "Affare fatto" (2015) di Ken Scott
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Ultimo titolo della mia collezione "Salvate il malato Bengi", la scelta è ricaduta su una classica commedia stupida, così per arrivare a fine serata senza pensieri.
"Unfinished Business" ha un cast pazzesco che spreca per una serie di banalità anche volgarotte, ma di certo al cosa non mi ha colto alla sprovvista. Mi aspettavo tutto quello che ho visto (perfino il lato B di Dave Franco), per cui niente ha potuto scalfire la mia ultima, tranquilla visione casalinga.
La trama è semplice: Dan, che si dimette dalla sua vecchia compagnia, ne comincia una propria insieme a due matti e, a fatica, nel giro di un anno riescono ad ottenere la loro grande occasione. Credendo di dover solo ottenere la fimra del contratto che consentirebbe loro di svoltare, scopriranno invece che il vecchio capo di Dan è pronto a mettergli i bastoni fra le ruote.
Come si capisce, la storia non ha nulla di originale e anche se le avventure folli che ci sono in mezzo hanno qualche momento divertente, il risultato finale non è così spassoso come sarebbe dovuto essere per giustificare tanta volgarità e banalità. Diciamo che salvo il terzetto improbabile (Vince Vaughn, Dave Franco, Tom Wilkinson) e poco altro. Insomma, niente di che.
Cast: Vince Vaughn, Dave Franco, Tom Wilkinson, Sienna Miller, Nick Frost, James Marsden, June Diane Raphael.
Box Office: $13.6 milioni
Consigli: Boiatona che ha qualche momento divertente e che principalmente si posiziona nell'intrattenimento a cervello spento che mira ad essere successone commerciale grazie a divertimenti fino all'eccesso, politicamente scorretto, sesso e protagonisti improbabili insieme ma che in realtà funzionano. La formula - a livelo di incasso - non ha funzionato, ma non si può dire che sia un titolo peggiore di altri che, invece, sono stati clamorosi successi commerciali. Forse la stella di Vince Vaughn si è spenta, ma non è colpa sua: probabilmente non avrebbe mai dovuto accendersi.
Parola chiave: Viaggio d'affari.
Trailer
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Film 1001: "Affare fatto" (2015) di Ken Scott
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Ultimo titolo della mia collezione "Salvate il malato Bengi", la scelta è ricaduta su una classica commedia stupida, così per arrivare a fine serata senza pensieri.
"Unfinished Business" ha un cast pazzesco che spreca per una serie di banalità anche volgarotte, ma di certo al cosa non mi ha colto alla sprovvista. Mi aspettavo tutto quello che ho visto (perfino il lato B di Dave Franco), per cui niente ha potuto scalfire la mia ultima, tranquilla visione casalinga.
La trama è semplice: Dan, che si dimette dalla sua vecchia compagnia, ne comincia una propria insieme a due matti e, a fatica, nel giro di un anno riescono ad ottenere la loro grande occasione. Credendo di dover solo ottenere la fimra del contratto che consentirebbe loro di svoltare, scopriranno invece che il vecchio capo di Dan è pronto a mettergli i bastoni fra le ruote.
Come si capisce, la storia non ha nulla di originale e anche se le avventure folli che ci sono in mezzo hanno qualche momento divertente, il risultato finale non è così spassoso come sarebbe dovuto essere per giustificare tanta volgarità e banalità. Diciamo che salvo il terzetto improbabile (Vince Vaughn, Dave Franco, Tom Wilkinson) e poco altro. Insomma, niente di che.
Cast: Vince Vaughn, Dave Franco, Tom Wilkinson, Sienna Miller, Nick Frost, James Marsden, June Diane Raphael.
Box Office: $13.6 milioni
Consigli: Boiatona che ha qualche momento divertente e che principalmente si posiziona nell'intrattenimento a cervello spento che mira ad essere successone commerciale grazie a divertimenti fino all'eccesso, politicamente scorretto, sesso e protagonisti improbabili insieme ma che in realtà funzionano. La formula - a livelo di incasso - non ha funzionato, ma non si può dire che sia un titolo peggiore di altri che, invece, sono stati clamorosi successi commerciali. Forse la stella di Vince Vaughn si è spenta, ma non è colpa sua: probabilmente non avrebbe mai dovuto accendersi.
Parola chiave: Viaggio d'affari.
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mercoledì 23 settembre 2015
Film 1000 - Independence Day
A casa in malattia: film 10. Penultimo film prima della guarigione, primo post a quattro cifre...
Film 1000: "Independence Day" (1996) di Roland Emmerich
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Ok, è vero che mi aspettavo di vedere comparire Elijah Wood da un momento all'altro, ma quando ho capito che non stavo guardando "Deep Impact" non ho desistito.
Stranamente non sono mai stato un gran fan di "Independence Day" e penso che già solo il fatto che lo scambiassi per un'altra pellicola parli da sé. A mia discolpa, quando nel 1996 andai al cinema con i miei genitori a vederlo, non ne rimasi per niente entusiasta. Anzi, a dire il vero mi fece piuttosto paura (avevo 9 anni)... Deciso, dunque, a riqualificarne il ricordo, mi sono approcciato a questo film di Emmerich con le migliori intenzioni.
Il lato positivo: gli effetti speciali. E' innegabile che la qualità della messa in scena sia straordinaria per un blockbuster di 20 anni fa. Esplode tutto, crolla tutto, vola tutto, brucia tutto, precipita tutto, per non parlare del fatto che arrivano gli alieni! Emmerich non bada a spese e, soprattutto, non risparmia la fantasia quando si tratta di imbastire il racconto di una catastrofe, sia essa naturale o extraterrestre. E questo nessuno può toglierglielo.
Il lato negativo: BOOM! Sì, chiaramente l'espressione onomatopeica vale certo per tutta la questione del salto per aria generale, ma ne estendo la potenza evocativa anche al resto della produzione. Il film fa riferimento già dal titolo alla celebrazione del giorno dell'Indipendenza americana - rimarcato dal fatto che uscisse nelle sale USA il giorno prima - e nonostante gli attacchi alieni descritti riguardino di fatto tutto il globo, la storia si svolge unicamente negli Stati Uniti, tra l'altro presentando quale personaggio protagonista nientemeno che il Presidente stesso (Bill Pullman). Se la dose massiccia di patriottismo a stelle e strisce non dovesse soddisfarvi a sufficienza, la visione dei 145 un po' lunghi minuti di pellicola riuscirà certamente nell'impresa, naturalmente titanica. Saranno gli americani a sconfiggere i maledetti alieni (eravamo in piena era "X-Files"), sono loro a detenere in segreto una navicella precipitata anni prima, nonché i cadaveri extraterrestri di chi la pilotava; ma non solo, perché saranno solo i patriottici soldati americani ad essere mostrati nel momento del sacrificio estremo per la patria e la salvezza del mondo (perfino il Presidente rispolvera il suo passato da pilota militare e si gioca in prima linea la sua unica vita a disposizione, per non parlare del fatto che sarà lui a fare il bel discorso che trasformerà il 4 luglio americano in festa dell'indipendenza mondiale) e, di fortissimo impatto, saranno i principali simboli americani ad essere distrutti (Casa Bianca in primis).
Se non è certo una novità il trovare infarcite di patriottismo le pellicole USA, l'aspetto curioso qui è che a parlarne e raccontarne gli snodi nell'ennesima storia è un tedesco di nascita che, oltre ad aver fatto dei disastri un suo marchio di fabbrica, nel tempo ha propinato al grande pubblico una perpetrata immagine di indomito eroismo e muscoloso machismo del popolo americano ("Godzilla", "Il patriota", "The Day After Tomorrow - L'alba del giorno dopo", "2012", "Sotto assedio - White House Down"). Potrebbe sembrare che la cosa mi infastidisca, ma non è così.
La realtà è che in questo contesto ho trovato la cosa davvero troppo esplicita, perfino esagerata e anche se - all'epoca più di oggi - era chiaro che il pubblico di maggior importanza e quindi di riferimento fosse quello americano, che non a caso ha contribuito da solo a quasi metà dell'incasso totale ($306,169,268 per la precisione), di fatto la storia ne risente e finisce in quel gruppo di pellicole talmente esagerate da essere classificate come "americanate".
A parte questo, che pur non è poco, "Independence Day" rappresenta certamente uno degli esempi classici di blockbuster, pellicola per il grande pubblico in grado di intrattenere, vivere di effetti speciali e raccogliere incassi stellari. In questo caso ci è perfino scappato un Oscar, quindi anche meglio. Però rimane una certa piattezza di fondo - tra l'altro colmata proprio con quel patriottismo di cui si parlava prima - che non eleva questo film a ciò che sarebbe potuto essere. Magari con il sequel "Independence Day: Resurgence" previsto per l'anno prossimo si sforzeranno di andare oltre la bidimensionalità dei protagonisti e, perché no, degli alieni (ampiamente migliorabili).
In definitiva direi che no, non mi ha soddisfatto la storia, ma è evidente che "Independence Day" viva più di forma che di sostanza. Perciò, conscio di questo fatto, direi che è una pellicola sufficientemente carina da essere guardata ancora nel 2015, anche se tra i disaster movie non è tra quelli che preferisco o rivedrei.
Ps. Ho lasciato il cast alla fine per ricavarne un discorso a parte. Il trio Will Smith, Bill Pullman, Jeff Goldblum non mi piace e dato che nessuno di loro mi ispira particolare simpatia, ho faticato a farmi andare bene la loro presenza sullo schermo. Di fatto, comunque, si tratta di un film corale - termine penso applicabile anche alle pellicole commerciali -, per cui la loro presenza è frazionata tra quella di mille altri personaggi. Premesso che ogni attore qui presente sarebbe potuto perfettamente essere sostituito da un altro senza che la storia di risentisse minimamente, il cast è composto da: Smith, Pullman, Goldblum, Mary McDonnell, Judd Hirsch, Margaret Colin, Randy Quaid, Robert Loggia, James Rebhorn, Harvey Fierstein, Vivica A. Fox, Lisa Jakub, Mae Whitman, Harry Connick Jr., Kiersten Warren.
Film 1225 - Independence Day - Rigenerazione
Box Office: $817.4
Consigli: Forse una delle pellicole visivamente più iconiche del recente passato, "Independence Day" è un titolo ancora molto conosciuto e apprezzato. Per quanto mi riguarda non ho subito l'effetto nostalgia e ho apprezzato il film più che altro per le incredibili prestazioni degli effetti speciali (Oscar meritato). Il cast è ricchissimo, la storia carica di catastrofi, distruzioni e alieni e il risultato finale può piacere a tutti coloro che apprezzino le storie che trattano disastri e ci piazzano eroi senza macchia e senza paura a fronteggiarli. Gli americani vincono sempre, Will Smith non invecchia di un giorno e il giorno del 4 luglio in salsa aliena sta per tornare nelle sale con metà del cast originale e qualche nuova leva degna di nota (Liam Hemsworth). Che sia perché piaccia o per un semplice ripasso, vedere questa pellicola può essere piacevole, ma ci sono titoli simili più riusciti ("2012" e il nuovo "Godzilla").
Parola chiave: Virus.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 1000: "Independence Day" (1996) di Roland Emmerich
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Ok, è vero che mi aspettavo di vedere comparire Elijah Wood da un momento all'altro, ma quando ho capito che non stavo guardando "Deep Impact" non ho desistito.
Stranamente non sono mai stato un gran fan di "Independence Day" e penso che già solo il fatto che lo scambiassi per un'altra pellicola parli da sé. A mia discolpa, quando nel 1996 andai al cinema con i miei genitori a vederlo, non ne rimasi per niente entusiasta. Anzi, a dire il vero mi fece piuttosto paura (avevo 9 anni)... Deciso, dunque, a riqualificarne il ricordo, mi sono approcciato a questo film di Emmerich con le migliori intenzioni.
Il lato positivo: gli effetti speciali. E' innegabile che la qualità della messa in scena sia straordinaria per un blockbuster di 20 anni fa. Esplode tutto, crolla tutto, vola tutto, brucia tutto, precipita tutto, per non parlare del fatto che arrivano gli alieni! Emmerich non bada a spese e, soprattutto, non risparmia la fantasia quando si tratta di imbastire il racconto di una catastrofe, sia essa naturale o extraterrestre. E questo nessuno può toglierglielo.
Il lato negativo: BOOM! Sì, chiaramente l'espressione onomatopeica vale certo per tutta la questione del salto per aria generale, ma ne estendo la potenza evocativa anche al resto della produzione. Il film fa riferimento già dal titolo alla celebrazione del giorno dell'Indipendenza americana - rimarcato dal fatto che uscisse nelle sale USA il giorno prima - e nonostante gli attacchi alieni descritti riguardino di fatto tutto il globo, la storia si svolge unicamente negli Stati Uniti, tra l'altro presentando quale personaggio protagonista nientemeno che il Presidente stesso (Bill Pullman). Se la dose massiccia di patriottismo a stelle e strisce non dovesse soddisfarvi a sufficienza, la visione dei 145 un po' lunghi minuti di pellicola riuscirà certamente nell'impresa, naturalmente titanica. Saranno gli americani a sconfiggere i maledetti alieni (eravamo in piena era "X-Files"), sono loro a detenere in segreto una navicella precipitata anni prima, nonché i cadaveri extraterrestri di chi la pilotava; ma non solo, perché saranno solo i patriottici soldati americani ad essere mostrati nel momento del sacrificio estremo per la patria e la salvezza del mondo (perfino il Presidente rispolvera il suo passato da pilota militare e si gioca in prima linea la sua unica vita a disposizione, per non parlare del fatto che sarà lui a fare il bel discorso che trasformerà il 4 luglio americano in festa dell'indipendenza mondiale) e, di fortissimo impatto, saranno i principali simboli americani ad essere distrutti (Casa Bianca in primis).
Se non è certo una novità il trovare infarcite di patriottismo le pellicole USA, l'aspetto curioso qui è che a parlarne e raccontarne gli snodi nell'ennesima storia è un tedesco di nascita che, oltre ad aver fatto dei disastri un suo marchio di fabbrica, nel tempo ha propinato al grande pubblico una perpetrata immagine di indomito eroismo e muscoloso machismo del popolo americano ("Godzilla", "Il patriota", "The Day After Tomorrow - L'alba del giorno dopo", "2012", "Sotto assedio - White House Down"). Potrebbe sembrare che la cosa mi infastidisca, ma non è così.
La realtà è che in questo contesto ho trovato la cosa davvero troppo esplicita, perfino esagerata e anche se - all'epoca più di oggi - era chiaro che il pubblico di maggior importanza e quindi di riferimento fosse quello americano, che non a caso ha contribuito da solo a quasi metà dell'incasso totale ($306,169,268 per la precisione), di fatto la storia ne risente e finisce in quel gruppo di pellicole talmente esagerate da essere classificate come "americanate".
A parte questo, che pur non è poco, "Independence Day" rappresenta certamente uno degli esempi classici di blockbuster, pellicola per il grande pubblico in grado di intrattenere, vivere di effetti speciali e raccogliere incassi stellari. In questo caso ci è perfino scappato un Oscar, quindi anche meglio. Però rimane una certa piattezza di fondo - tra l'altro colmata proprio con quel patriottismo di cui si parlava prima - che non eleva questo film a ciò che sarebbe potuto essere. Magari con il sequel "Independence Day: Resurgence" previsto per l'anno prossimo si sforzeranno di andare oltre la bidimensionalità dei protagonisti e, perché no, degli alieni (ampiamente migliorabili).
In definitiva direi che no, non mi ha soddisfatto la storia, ma è evidente che "Independence Day" viva più di forma che di sostanza. Perciò, conscio di questo fatto, direi che è una pellicola sufficientemente carina da essere guardata ancora nel 2015, anche se tra i disaster movie non è tra quelli che preferisco o rivedrei.
Ps. Ho lasciato il cast alla fine per ricavarne un discorso a parte. Il trio Will Smith, Bill Pullman, Jeff Goldblum non mi piace e dato che nessuno di loro mi ispira particolare simpatia, ho faticato a farmi andare bene la loro presenza sullo schermo. Di fatto, comunque, si tratta di un film corale - termine penso applicabile anche alle pellicole commerciali -, per cui la loro presenza è frazionata tra quella di mille altri personaggi. Premesso che ogni attore qui presente sarebbe potuto perfettamente essere sostituito da un altro senza che la storia di risentisse minimamente, il cast è composto da: Smith, Pullman, Goldblum, Mary McDonnell, Judd Hirsch, Margaret Colin, Randy Quaid, Robert Loggia, James Rebhorn, Harvey Fierstein, Vivica A. Fox, Lisa Jakub, Mae Whitman, Harry Connick Jr., Kiersten Warren.
Film 1225 - Independence Day - Rigenerazione
Box Office: $817.4
Consigli: Forse una delle pellicole visivamente più iconiche del recente passato, "Independence Day" è un titolo ancora molto conosciuto e apprezzato. Per quanto mi riguarda non ho subito l'effetto nostalgia e ho apprezzato il film più che altro per le incredibili prestazioni degli effetti speciali (Oscar meritato). Il cast è ricchissimo, la storia carica di catastrofi, distruzioni e alieni e il risultato finale può piacere a tutti coloro che apprezzino le storie che trattano disastri e ci piazzano eroi senza macchia e senza paura a fronteggiarli. Gli americani vincono sempre, Will Smith non invecchia di un giorno e il giorno del 4 luglio in salsa aliena sta per tornare nelle sale con metà del cast originale e qualche nuova leva degna di nota (Liam Hemsworth). Che sia perché piaccia o per un semplice ripasso, vedere questa pellicola può essere piacevole, ma ci sono titoli simili più riusciti ("2012" e il nuovo "Godzilla").
Parola chiave: Virus.
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martedì 22 settembre 2015
Film 999 - 4 amiche e un paio di jeans 2
A casa in malattia: film 9.
Film 999: "4 amiche e un paio di jeans 2" (2008) di Sanaa Hamri
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Chi l'avrebbe mai detto? Il sequel è peggio dell'originale...
Premesso che un po' mi scoccia che l'ultima recensione prima delle 4 cifre sia su questo prodotto - del resto non organizzo o programmo queste cose -, aveva senso, comunque, vedere i film tratti dai libri di Ann Brashares in maniera sequenziale. In tutta sincerità speravo che, opzionando un sequel, avessero scelto di migliorare ciò che prima non aveva funzionato, ma di fatto non è così. "4 amiche e un paio di jeans 2" è più superficiale e scontato del primo, nonché meno coeso nella trama, fratturata dalla distanza che separa e per lungo tempo divide le ragazze.
A causa di questa distanza emotiva, la storia segue in maniera individuale ognuna delle protagoniste (America Ferrera, Alexis Bledel, Amber Tamblyn, Blake Lively) per poi riunirle solo nel finale. Quest'ultimo sarà, di nuovo, pieno di happy ending di gruppo - non so se causati esplicitamente dai jeans - e il risultato finale oscilla tra il mediocre e il noioso. Io propendo più per il secondo, dato che mi sono dovuto costringere a fine i 119 minuti di pellicola.
Insomma, nonostante le imagino buone intenzioni, "The Sisterhood of the Traveling Pants 2" non mi ha convinto.
Ps. Il cast: Tamblyn, Bledel, Ferrera e Lively, Rachel Nichols, Tom Wisdom, Rachel Ticotin, Leonardo Nam, Michael Rady, Shohreh Aghdashloo, Blythe Danner, Jesse Williams, Lucy Hale, Kyle MacLachlan.
Film 998 - 4 amiche e un paio di jeans
Box Office: $44,352,417
Consigli: Più che un prodotto uscito nelle sale sembra un film per la tv, di quelli che Italia 1 trasmette per i ragazzi nel pomeriggio. Stiamo parlando, quindi, di una pellicola da vedere solo se fan della saga, di una delle protagoniste o perché sprovvisti di altri titoli.
Parola chiave: Jeans.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 999: "4 amiche e un paio di jeans 2" (2008) di Sanaa Hamri
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Chi l'avrebbe mai detto? Il sequel è peggio dell'originale...
Premesso che un po' mi scoccia che l'ultima recensione prima delle 4 cifre sia su questo prodotto - del resto non organizzo o programmo queste cose -, aveva senso, comunque, vedere i film tratti dai libri di Ann Brashares in maniera sequenziale. In tutta sincerità speravo che, opzionando un sequel, avessero scelto di migliorare ciò che prima non aveva funzionato, ma di fatto non è così. "4 amiche e un paio di jeans 2" è più superficiale e scontato del primo, nonché meno coeso nella trama, fratturata dalla distanza che separa e per lungo tempo divide le ragazze.
A causa di questa distanza emotiva, la storia segue in maniera individuale ognuna delle protagoniste (America Ferrera, Alexis Bledel, Amber Tamblyn, Blake Lively) per poi riunirle solo nel finale. Quest'ultimo sarà, di nuovo, pieno di happy ending di gruppo - non so se causati esplicitamente dai jeans - e il risultato finale oscilla tra il mediocre e il noioso. Io propendo più per il secondo, dato che mi sono dovuto costringere a fine i 119 minuti di pellicola.
Insomma, nonostante le imagino buone intenzioni, "The Sisterhood of the Traveling Pants 2" non mi ha convinto.
Ps. Il cast: Tamblyn, Bledel, Ferrera e Lively, Rachel Nichols, Tom Wisdom, Rachel Ticotin, Leonardo Nam, Michael Rady, Shohreh Aghdashloo, Blythe Danner, Jesse Williams, Lucy Hale, Kyle MacLachlan.
Film 998 - 4 amiche e un paio di jeans
Box Office: $44,352,417
Consigli: Più che un prodotto uscito nelle sale sembra un film per la tv, di quelli che Italia 1 trasmette per i ragazzi nel pomeriggio. Stiamo parlando, quindi, di una pellicola da vedere solo se fan della saga, di una delle protagoniste o perché sprovvisti di altri titoli.
Parola chiave: Jeans.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 998 - 4 amiche e un paio di jeans
A casa in malattia: film 8.
Film 998: "4 amiche e un paio di jeans" (2005) di Ken Kwapis
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Arrivato all'ultimo giorno di mutua, avevo pianificato un programma serratissimo per recuperare non 1, non 2, non 3, ma ben 4 pellicole che in qualche modo mi avevano incuriosito e volevo vedere e per le quali non ero mai riuscito a trovare l'occasione giusta.
Il primo titolo è proprio questo "4 amiche e un paio di jeans", commedia per ragazzi dalle famosissime protagoniste (forse un tempo) Amber Tamblyn, Alexis Bledel, America Ferrera e Blake Lively (ok, lei è famosa anche adesso). La mia aspettativa era tutta legata al titolo: cosa cavolo avranno mai dei jeans di tanto speciale da addirittura essere finiti al centro di una storia e perfino nel suo titolo? Francamente ritenevo si trattasse di magia, un racconto fantastico di inaspettati poteri derivanti dai magici pantaloni.
In realtà i jeans sono solo jeans e le ragazze non sono giovani fattucchiere, semplicemente la storia ruota attorno a lle quattro giovani amiche che, nell'estate del diploma, decidono di tenere una settimana a testa i pantaloni (che vanno bene a tutte) e di spedirseli in giro per il mondo perché portano fortuna. Immaginate, quindi, la mia delusione quando ho scoperto che la storia era ambientata ai tempi nostri e parlava dei soliti, barbosi problemi adolescenziali (da americani)...
"The Sisterhood of the Traveling Pants" in generale non è stato del tutto terribile e a parte il piacere di vedere assieme le quattro ragazzine della tv - tutte provengono da telefilm famosi: Tamblyn "Joan of Arcadia", Bledel "Una mamma per amica", Ferrera "Ugly Betty" e Lively "Gossip Girl" -, direi che si salvano i bei paesaggi greci e l'idea di partenza della storia, che è tratta dall'omonimo romanzo di Ann Brashares. Per il resto siamo di fronte ad un prodotto per teenagers e nemmeno dei più originali o ben riusciti. Nonostante i tentativi di caratterizzazione dei personaggi che vada oltre la bidimensionalità, il risultato finale è comunque stereotipato e poco originale.
Insomma, "4 amiche e un paio di jeans" non era ciò che mi aspettavo e non è riuscito a convincermi del tutto. C'è un sequel.
Il cast: Tamblyn, Bledel, Ferrera e Lively, Bradley Whitford (fresco di Emmy per "Transparent"), Rachel Ticotin, Mike Vogel, Michael Rady, Leonardo Nam.
Film 999 - 4 amiche e un paio di jeans 2
Box Office: $42,013,878
Consigli: Film per ragazzi dai toni molto zuccherosi che si concentra sull'amicizia di quattro giovanotte alle prese con il loro futuro che sarà influenzato da un "magico" paio di pantaloni in grado non solo di portare fortuna, ma anche di entrare e stare bene a tutte. Questo farà sì che le amiche se li spediscano in giro per il mondo - per la gioia di FedEx - e che la storia ne segua il percorso. Il risultato finale è così così e vale la pena dare una chance a questa pellicola solo se si è davvero motivati, altrimenti si rischia il tedio o il diabete da lieti fine (il plurale è voluto).
Parola chiave: Jeans.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 998: "4 amiche e un paio di jeans" (2005) di Ken Kwapis
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Arrivato all'ultimo giorno di mutua, avevo pianificato un programma serratissimo per recuperare non 1, non 2, non 3, ma ben 4 pellicole che in qualche modo mi avevano incuriosito e volevo vedere e per le quali non ero mai riuscito a trovare l'occasione giusta.
Il primo titolo è proprio questo "4 amiche e un paio di jeans", commedia per ragazzi dalle famosissime protagoniste (forse un tempo) Amber Tamblyn, Alexis Bledel, America Ferrera e Blake Lively (ok, lei è famosa anche adesso). La mia aspettativa era tutta legata al titolo: cosa cavolo avranno mai dei jeans di tanto speciale da addirittura essere finiti al centro di una storia e perfino nel suo titolo? Francamente ritenevo si trattasse di magia, un racconto fantastico di inaspettati poteri derivanti dai magici pantaloni.
In realtà i jeans sono solo jeans e le ragazze non sono giovani fattucchiere, semplicemente la storia ruota attorno a lle quattro giovani amiche che, nell'estate del diploma, decidono di tenere una settimana a testa i pantaloni (che vanno bene a tutte) e di spedirseli in giro per il mondo perché portano fortuna. Immaginate, quindi, la mia delusione quando ho scoperto che la storia era ambientata ai tempi nostri e parlava dei soliti, barbosi problemi adolescenziali (da americani)...
"The Sisterhood of the Traveling Pants" in generale non è stato del tutto terribile e a parte il piacere di vedere assieme le quattro ragazzine della tv - tutte provengono da telefilm famosi: Tamblyn "Joan of Arcadia", Bledel "Una mamma per amica", Ferrera "Ugly Betty" e Lively "Gossip Girl" -, direi che si salvano i bei paesaggi greci e l'idea di partenza della storia, che è tratta dall'omonimo romanzo di Ann Brashares. Per il resto siamo di fronte ad un prodotto per teenagers e nemmeno dei più originali o ben riusciti. Nonostante i tentativi di caratterizzazione dei personaggi che vada oltre la bidimensionalità, il risultato finale è comunque stereotipato e poco originale.
Insomma, "4 amiche e un paio di jeans" non era ciò che mi aspettavo e non è riuscito a convincermi del tutto. C'è un sequel.
Il cast: Tamblyn, Bledel, Ferrera e Lively, Bradley Whitford (fresco di Emmy per "Transparent"), Rachel Ticotin, Mike Vogel, Michael Rady, Leonardo Nam.
Film 999 - 4 amiche e un paio di jeans 2
Box Office: $42,013,878
Consigli: Film per ragazzi dai toni molto zuccherosi che si concentra sull'amicizia di quattro giovanotte alle prese con il loro futuro che sarà influenzato da un "magico" paio di pantaloni in grado non solo di portare fortuna, ma anche di entrare e stare bene a tutte. Questo farà sì che le amiche se li spediscano in giro per il mondo - per la gioia di FedEx - e che la storia ne segua il percorso. Il risultato finale è così così e vale la pena dare una chance a questa pellicola solo se si è davvero motivati, altrimenti si rischia il tedio o il diabete da lieti fine (il plurale è voluto).
Parola chiave: Jeans.
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#HollywoodCiak
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The Sisterhood of the Traveling Pants
venerdì 18 settembre 2015
Film 997 - Jenny's Wedding
A casa in malattia: film 7.
Film 997: "Jenny's Wedding" (2015) di Mary Agnes Donoghue
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Mi ha incuriosito più che altro per la tematica lesbo e per le due protagoniste: Katherine Heigl e Alexis Bledel.
Di fatto la Bledel ha pochissime scene, che per il resto sono tutte dedicate alla famiglia della sua futura sposa di schermo, nello specifico quella della Jenny del titolo. Ecco il più evidente limite di questo film: si parla di un matrimonio tra due ragazze che si amano, ma di fatto la loro relazione non è il fulcro della vicenda. Per capirsi, sono più protagonisti i due genitori che figlia e fidanzata. Male.
In generale parliamo di un prodotto che, come dire, almeno ci prova: la tematica LGBT non dovrebbe mai esaurire le sue cartucce e certo un nuovo titolo riguardo al tema di due donne che decidono di sposarsi fa solo bene alla causa, ma il prodotto in questione non è del tutto riuscito. Come dicevo, le vicende amorose della coppia sono messe in secondo piano rispetto al duo genitoriale (Tom Wilkinson, Linda Emond) che prevale ampiamente. Se avessi voluto vedere un film su come un'anziana coppia di genitori affronta il coming out della figlia, avrei certamente trovato soddisfazione nelle scelte della regista e sceneggiatrice Mary Agnes Donoghue. Invece "Jenny's Wedding", già dal titolo, suggerisce che il matrimonio sia il fulcro di tutta la vicenda e, purtroppo, nel concreto non è così. La scelta narrativa mi ha infastidito, anche perché i toni più che da commedia sono drammatici e il tutto risulta piuttosto pesante, per poi sfociare nell'assurdo con l'orrendo personaggio della sorella di Jenny, Anne (Grace Gummer).
Insomma, mi aspettavo qualcosa di diverso, soprattutto perché il buon cast avrebbe permesso certamente di sperimentare anche strade meno convenzionali o trite, magari optando davvero per scelte coraggiose e tese a valorizzare l'assoluta normalità e naturalezza dell'essere innamorati a prescindere del proprio orientamento. Peccato.
Ps. Cast: Katherine Heigl, Tom Wilkinson, Linda Emond, Alexis Bledel, Grace Gummer, Sam McMurray, Diana Hardcastle.
Box Office: /
Consigli: Risultato finale così così per una pellicola che poteva certamente giocare meglio le sue carte. "Jenny's Wedding" è un prodotto in linea di massima carino, con una bella fotografia, due belle protagoniste (la Heigl anche brava la maggior parte delle volte), un cast da urlo per un film indipendente e un'idea di base stuzzicante e piena di potenziale. Nel concreto manca quella scintilla che lo renda ironico, fresco e - mi spiace dirlo - degno di essere prodotto. Insomma, nel marasma di altri titoli più o meno simili, come fa la storia di Jenny ad emergere? Non può, ecco perché nessuno ha visto questo film. Che si lascia guardare, ma non lasci impressionati.
Parola chiave: Matrimonio.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 997: "Jenny's Wedding" (2015) di Mary Agnes Donoghue
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Mi ha incuriosito più che altro per la tematica lesbo e per le due protagoniste: Katherine Heigl e Alexis Bledel.
Di fatto la Bledel ha pochissime scene, che per il resto sono tutte dedicate alla famiglia della sua futura sposa di schermo, nello specifico quella della Jenny del titolo. Ecco il più evidente limite di questo film: si parla di un matrimonio tra due ragazze che si amano, ma di fatto la loro relazione non è il fulcro della vicenda. Per capirsi, sono più protagonisti i due genitori che figlia e fidanzata. Male.
In generale parliamo di un prodotto che, come dire, almeno ci prova: la tematica LGBT non dovrebbe mai esaurire le sue cartucce e certo un nuovo titolo riguardo al tema di due donne che decidono di sposarsi fa solo bene alla causa, ma il prodotto in questione non è del tutto riuscito. Come dicevo, le vicende amorose della coppia sono messe in secondo piano rispetto al duo genitoriale (Tom Wilkinson, Linda Emond) che prevale ampiamente. Se avessi voluto vedere un film su come un'anziana coppia di genitori affronta il coming out della figlia, avrei certamente trovato soddisfazione nelle scelte della regista e sceneggiatrice Mary Agnes Donoghue. Invece "Jenny's Wedding", già dal titolo, suggerisce che il matrimonio sia il fulcro di tutta la vicenda e, purtroppo, nel concreto non è così. La scelta narrativa mi ha infastidito, anche perché i toni più che da commedia sono drammatici e il tutto risulta piuttosto pesante, per poi sfociare nell'assurdo con l'orrendo personaggio della sorella di Jenny, Anne (Grace Gummer).
Insomma, mi aspettavo qualcosa di diverso, soprattutto perché il buon cast avrebbe permesso certamente di sperimentare anche strade meno convenzionali o trite, magari optando davvero per scelte coraggiose e tese a valorizzare l'assoluta normalità e naturalezza dell'essere innamorati a prescindere del proprio orientamento. Peccato.
Ps. Cast: Katherine Heigl, Tom Wilkinson, Linda Emond, Alexis Bledel, Grace Gummer, Sam McMurray, Diana Hardcastle.
Box Office: /
Consigli: Risultato finale così così per una pellicola che poteva certamente giocare meglio le sue carte. "Jenny's Wedding" è un prodotto in linea di massima carino, con una bella fotografia, due belle protagoniste (la Heigl anche brava la maggior parte delle volte), un cast da urlo per un film indipendente e un'idea di base stuzzicante e piena di potenziale. Nel concreto manca quella scintilla che lo renda ironico, fresco e - mi spiace dirlo - degno di essere prodotto. Insomma, nel marasma di altri titoli più o meno simili, come fa la storia di Jenny ad emergere? Non può, ecco perché nessuno ha visto questo film. Che si lascia guardare, ma non lasci impressionati.
Parola chiave: Matrimonio.
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giovedì 17 settembre 2015
Film 996 - Il paradiso degli orchi
A casa in malattia: film 6.
Film 996: "Il paradiso degli orchi" (2013) di Nicolas Bary
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Nonostante il libro rimanga imbattibile e irraggiungibile, non posso negare che questo "Au bonheur des ogres" abbia un suo perché.
E' vero che la storia di per sé è peculiare - il protagonista Benjamin Malaussène di professione fa il capro espiatorio e vive con i suoi numerosi fratelli con i quali condivide solo la madre, per altro costantemente in giro per il mondo -, ma anche la trasposizione cinematografica riesce a trovare una sua personale dimensione in cui collocarsi. Quindi, tutto sommato e nonostante un mio ampio scetticismo iniziale, devo dire che questo film non è male.
Raphaël Personnaz alla fine è un buon Malaussène, gradevole e stralunato a dovere, anche se è quasi sempre vero che i personaggi di quei libri che leggi prima che diventino film sono difficili da riconoscere in tutto e per tutto negli attori in carne ed ossa che li interpretano. Qui l'evocazione del personaggio di Pennac è buona, al pari della strana famiglia al seguito. Innumerevoli Malaussène a parte, tra gli altri spiccano Sainclair (Guillaume de Tonquedec), il proprietario del Bonheur Parisien presso il quale Benjamin lavora; Stojil (nientemeno che Emir Kusturica!) guardia notturna dei grandi magazzini e amico di Ben; Zia Julia (Bérénice Bejo) giornalista che ficca il naso in giro e finisce per innamorarsi del protagonista.
Come se già tutto questo insieme di situazioni e personaggi non bastasse, ai grandi magazzini stanno avvenendo numerosi incidenti che sembrano essere, più che casuali, mirati ad uccidere. E, naturalmente, il nostro Malaussène si troverà sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato...
Insomma, in generale l'operazione non mi è dispiaciuta. Erano anni che aspettavo una trasposizione cinematografica dei bellissimi libri di Pennac e anche se avrei sperato in un prodotto un po' più commerciale - inteso nel senso di più pubblicizzato e mirato al grande pubblico tutto -, mi accontento felice per aver ritrovato questa bella storia. Lo stile dell'autore è inconfondibile e vale davvero la pena di confrontarcisi, specialmente perché è uno di quegli aspetti che dal libro alla pellicola si perdono. Diciamo che questo "Il paradiso degli orchi" può servire a rompere il ghiaccio in vista di una serie di letture (6 libri) targate Pennac.
Box Office: €260.911 (solo Italia)
Consigli: Esperimento cinematografico sufficientemente personalizzato da rendere giustizia ad una saga di romanzi bellissima e, a mio avviso, di base irraggiungibile. Il risultato è molto dinamico, divertente, rende bene la varie vicende e anche le stramberie di tutto il gruppo di protagonisti e, in generale, del mondo che Pennac è riuscito a creare. Un film adatto anche a chi non conosca il libro e che abbia voglia di un po' di svago piacevole e simpatico, con qualche mistero da risolvere e che, per una volta, non abbia il solito marchio di fabbrica americano.
Parola chiave: Bambini.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 996: "Il paradiso degli orchi" (2013) di Nicolas Bary
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Nonostante il libro rimanga imbattibile e irraggiungibile, non posso negare che questo "Au bonheur des ogres" abbia un suo perché.
E' vero che la storia di per sé è peculiare - il protagonista Benjamin Malaussène di professione fa il capro espiatorio e vive con i suoi numerosi fratelli con i quali condivide solo la madre, per altro costantemente in giro per il mondo -, ma anche la trasposizione cinematografica riesce a trovare una sua personale dimensione in cui collocarsi. Quindi, tutto sommato e nonostante un mio ampio scetticismo iniziale, devo dire che questo film non è male.
Raphaël Personnaz alla fine è un buon Malaussène, gradevole e stralunato a dovere, anche se è quasi sempre vero che i personaggi di quei libri che leggi prima che diventino film sono difficili da riconoscere in tutto e per tutto negli attori in carne ed ossa che li interpretano. Qui l'evocazione del personaggio di Pennac è buona, al pari della strana famiglia al seguito. Innumerevoli Malaussène a parte, tra gli altri spiccano Sainclair (Guillaume de Tonquedec), il proprietario del Bonheur Parisien presso il quale Benjamin lavora; Stojil (nientemeno che Emir Kusturica!) guardia notturna dei grandi magazzini e amico di Ben; Zia Julia (Bérénice Bejo) giornalista che ficca il naso in giro e finisce per innamorarsi del protagonista.
Come se già tutto questo insieme di situazioni e personaggi non bastasse, ai grandi magazzini stanno avvenendo numerosi incidenti che sembrano essere, più che casuali, mirati ad uccidere. E, naturalmente, il nostro Malaussène si troverà sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato...
Insomma, in generale l'operazione non mi è dispiaciuta. Erano anni che aspettavo una trasposizione cinematografica dei bellissimi libri di Pennac e anche se avrei sperato in un prodotto un po' più commerciale - inteso nel senso di più pubblicizzato e mirato al grande pubblico tutto -, mi accontento felice per aver ritrovato questa bella storia. Lo stile dell'autore è inconfondibile e vale davvero la pena di confrontarcisi, specialmente perché è uno di quegli aspetti che dal libro alla pellicola si perdono. Diciamo che questo "Il paradiso degli orchi" può servire a rompere il ghiaccio in vista di una serie di letture (6 libri) targate Pennac.
Box Office: €260.911 (solo Italia)
Consigli: Esperimento cinematografico sufficientemente personalizzato da rendere giustizia ad una saga di romanzi bellissima e, a mio avviso, di base irraggiungibile. Il risultato è molto dinamico, divertente, rende bene la varie vicende e anche le stramberie di tutto il gruppo di protagonisti e, in generale, del mondo che Pennac è riuscito a creare. Un film adatto anche a chi non conosca il libro e che abbia voglia di un po' di svago piacevole e simpatico, con qualche mistero da risolvere e che, per una volta, non abbia il solito marchio di fabbrica americano.
Parola chiave: Bambini.
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The Scapegoat
mercoledì 16 settembre 2015
Film 995 - Survivor
A casa in malattia: film 5.
Film 995: "Survivor" (2015) di James McTeigue
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Non so bene perché questo film non lo abbia considerato nessuno, comunque a me non ha lasciato insoddisfatto. Uno spy thriller ben architettato, certo niente di innovativo, ma in grado comunque di intrattenere in maniera efficace grazie ad una caccia all'uomo (o meglio alla donna) che tiene bene il ritmo e a un buon cast sufficientemente credibile (ed è la prima volta che lo dico di Milla Jovovich, quindi...).
Pierce Brosnan in queste circostanze è il cattivissimo orologiaio, killer di professione di cui nessuno conosce l'identità, ma dal quale solo Milla riesce a fuggire (evvabbé, altrimenti dove stava la storia?). Il loro giocare a nascondino muniti di pistola li porterà in giro per il mondo - tra Londra e new York - nel tentativo uno di sopraffare l'altra, tra verità da svelare e attacchi terroristici da sgominare. Ripeto, niente di mai visto, però i due protagonisti funzionano, la fotografia è bella e il risultato finale di sufficiente intrattenimento.
Ps. Cast ricco: Milla Jovovich, Pierce Brosnan, Dylan McDermott, Angela Bassett, James D'Arcy, Robert Forster, Frances de la Tour, Roger Rees.
Box Office: € 449.257 (solo Italia)
Consigli: Il fatto che non lo abbia visto nessuno non è certo un buon segnale, ma io digerisco quasi tutto e posso assicurare che "Survivor" non è peggio di altri titoli di ben maggiore successo. Thriller con buoni tempi, effetti speciali ben fatti e un timing funzionale ad una fuga continua alla ricerca della verità; oserei quasi una sorta di "Bourne" al femminile con meno mezzi. Se piace il genere superspie incazzate, cecchini che si sentono pistoleri del west o verità nascoste da far venire a galla, questa pellicola può essere una buona candidata alla visione. Intrattenimento veloce per una serata all'insegna dell'azione e del disimpegno.
Parola chiave: Times Square.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 995: "Survivor" (2015) di James McTeigue
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Non so bene perché questo film non lo abbia considerato nessuno, comunque a me non ha lasciato insoddisfatto. Uno spy thriller ben architettato, certo niente di innovativo, ma in grado comunque di intrattenere in maniera efficace grazie ad una caccia all'uomo (o meglio alla donna) che tiene bene il ritmo e a un buon cast sufficientemente credibile (ed è la prima volta che lo dico di Milla Jovovich, quindi...).
Pierce Brosnan in queste circostanze è il cattivissimo orologiaio, killer di professione di cui nessuno conosce l'identità, ma dal quale solo Milla riesce a fuggire (evvabbé, altrimenti dove stava la storia?). Il loro giocare a nascondino muniti di pistola li porterà in giro per il mondo - tra Londra e new York - nel tentativo uno di sopraffare l'altra, tra verità da svelare e attacchi terroristici da sgominare. Ripeto, niente di mai visto, però i due protagonisti funzionano, la fotografia è bella e il risultato finale di sufficiente intrattenimento.
Ps. Cast ricco: Milla Jovovich, Pierce Brosnan, Dylan McDermott, Angela Bassett, James D'Arcy, Robert Forster, Frances de la Tour, Roger Rees.
Box Office: € 449.257 (solo Italia)
Consigli: Il fatto che non lo abbia visto nessuno non è certo un buon segnale, ma io digerisco quasi tutto e posso assicurare che "Survivor" non è peggio di altri titoli di ben maggiore successo. Thriller con buoni tempi, effetti speciali ben fatti e un timing funzionale ad una fuga continua alla ricerca della verità; oserei quasi una sorta di "Bourne" al femminile con meno mezzi. Se piace il genere superspie incazzate, cecchini che si sentono pistoleri del west o verità nascoste da far venire a galla, questa pellicola può essere una buona candidata alla visione. Intrattenimento veloce per una serata all'insegna dell'azione e del disimpegno.
Parola chiave: Times Square.
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martedì 15 settembre 2015
Film 994 - The Skulls - I teschi
A casa in malattia: film 4.
Film 994: "The Skulls - I teschi" (2000) di Rob Cohen
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Francamente mi ha lasciato meno deluso questo "The Skulls - I teschi" che "Poseidon", pur vero che le aspettative nei confronti dei due film erano totalmente differenti.
Questo, in particolare, è palesemente un prodotto per ragazzi che, all'epoca, sfoderava due teen idol già in voga quali Joshua Jackson e Paul Walker accompagnati da una bella biondina, Leslie Bibb, che proprio in quel periodo era in tv con un telefilm geniale ("Popular"). Era ovvio, quindi, che l'operazione tutta mirasse ad un target particolare per tentare di cavalcare alla grande l'onda di popolarità e successo dei suoi giovani protagonisti. Operazione riuscita: buon incasso - il film è costato 15 milioni - e addirittura due sequel al sapore di trash, di cui l'ultimo direttamente in home video. Ma di cosa parliamo qui?
Fondamentalmente "The Skulls" è il solito esempio di film per adolescenti che parla di temi adulti (futuro, amicizia, fratellanza, omicidio) proponendoli in versione tra il patinato e il superficiale con il solo scopo di dare alla vicenda qualche contenuto, quando è ovvio che lo spettatore di questo tipo di film è interessato ad altro. Scesi a patti con ciò, posso dire che la pellicola non è così male come mi aspettassi. Joshua Jackson un po' paffutello è un buon protagonista maschile - anche se poco credibile in veste del campione di canottaggio - e riusciva a dimostrare già allora che potesse esserci un dopo "Dawson's Creek". Luke, il suo personaggio, è il solito ragazzo bravo e intelligente, ma senza mezzi, che verrà scelto quale nuovo membro della potentissima società segreta "I Teschi" in grado di fornirgli praticamente ogni mezzo per realizzare il suo brillante futuro. Il suo nuovo gruppo di amici, in realtà vera e propria setta, non sarà ben digerito dall'amico di sempre Will (Hill Harper) che, neanche a dirlo, farà una brutta, brutta fine. In mezzo ci saranno le prevedibili reazioni, i necessari assestamenti, i primi dubbi etici e addirittura un duello all'antica. Niente di che, per carità, ma alla fine non ci si annoia e, sempre consapevoli di ciò che è questo "The Skulls - I teschi", si rimane anche abbastanza soddisfatti.
Ps. Nel cast, oltre a Jackson, Walker e Bibb anche Christopher McDonald, Hill Harper, Craig T. Nelson, Malin Akerman in un piccolissimo ruolo e perfino un William Petersen in aria da Gil Grissom ("CSI").
Box Office: $50.8 milioni
Consigli: Thriller per ragazzi ambientato al college, "The Skulls" ha un certo tono dark che potrebbe piacere anche a qualche spettatore più adulto (anche perché ormai i ragazzi che potevano essere interessati alle svolte di carriera di Joshua Jackson, Paul Walker o Leslie Bibb sono ormai adulti belli e fatti). Il film non è niente di che, ma si lascia guardare senza intoppi. La trama scorre bene, c'è qualche colpo di scena e in generale il risultato finale è conforme al tipo di prodotto: di intrattenimento e per pura distrazione. Se si cerca svago, questo film può essere un buon candidato.
Parola chiave: Videocamere.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 994: "The Skulls - I teschi" (2000) di Rob Cohen
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Francamente mi ha lasciato meno deluso questo "The Skulls - I teschi" che "Poseidon", pur vero che le aspettative nei confronti dei due film erano totalmente differenti.
Questo, in particolare, è palesemente un prodotto per ragazzi che, all'epoca, sfoderava due teen idol già in voga quali Joshua Jackson e Paul Walker accompagnati da una bella biondina, Leslie Bibb, che proprio in quel periodo era in tv con un telefilm geniale ("Popular"). Era ovvio, quindi, che l'operazione tutta mirasse ad un target particolare per tentare di cavalcare alla grande l'onda di popolarità e successo dei suoi giovani protagonisti. Operazione riuscita: buon incasso - il film è costato 15 milioni - e addirittura due sequel al sapore di trash, di cui l'ultimo direttamente in home video. Ma di cosa parliamo qui?
Fondamentalmente "The Skulls" è il solito esempio di film per adolescenti che parla di temi adulti (futuro, amicizia, fratellanza, omicidio) proponendoli in versione tra il patinato e il superficiale con il solo scopo di dare alla vicenda qualche contenuto, quando è ovvio che lo spettatore di questo tipo di film è interessato ad altro. Scesi a patti con ciò, posso dire che la pellicola non è così male come mi aspettassi. Joshua Jackson un po' paffutello è un buon protagonista maschile - anche se poco credibile in veste del campione di canottaggio - e riusciva a dimostrare già allora che potesse esserci un dopo "Dawson's Creek". Luke, il suo personaggio, è il solito ragazzo bravo e intelligente, ma senza mezzi, che verrà scelto quale nuovo membro della potentissima società segreta "I Teschi" in grado di fornirgli praticamente ogni mezzo per realizzare il suo brillante futuro. Il suo nuovo gruppo di amici, in realtà vera e propria setta, non sarà ben digerito dall'amico di sempre Will (Hill Harper) che, neanche a dirlo, farà una brutta, brutta fine. In mezzo ci saranno le prevedibili reazioni, i necessari assestamenti, i primi dubbi etici e addirittura un duello all'antica. Niente di che, per carità, ma alla fine non ci si annoia e, sempre consapevoli di ciò che è questo "The Skulls - I teschi", si rimane anche abbastanza soddisfatti.
Ps. Nel cast, oltre a Jackson, Walker e Bibb anche Christopher McDonald, Hill Harper, Craig T. Nelson, Malin Akerman in un piccolissimo ruolo e perfino un William Petersen in aria da Gil Grissom ("CSI").
Box Office: $50.8 milioni
Consigli: Thriller per ragazzi ambientato al college, "The Skulls" ha un certo tono dark che potrebbe piacere anche a qualche spettatore più adulto (anche perché ormai i ragazzi che potevano essere interessati alle svolte di carriera di Joshua Jackson, Paul Walker o Leslie Bibb sono ormai adulti belli e fatti). Il film non è niente di che, ma si lascia guardare senza intoppi. La trama scorre bene, c'è qualche colpo di scena e in generale il risultato finale è conforme al tipo di prodotto: di intrattenimento e per pura distrazione. Se si cerca svago, questo film può essere un buon candidato.
Parola chiave: Videocamere.
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The Skulls,
The Skulls - I teschi,
William Petersen
lunedì 14 settembre 2015
Film 993 - Poseidon
A casa in malattia: film 3.
Film 993: "Poseidon" (2006) di Wolfgang Petersen
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Avevo un ricordo forse troppo ingenuo di questa pellicola, mastodontica produzione incentrata sull'affondamento del Poseidon dal romanzo di Paul Gallico. E', tra l'altro, l'ultimo film di Wolfgang Petersen al momento.
Il regista tedesco spreca un buon cast in funzione di una messa in scena un po' pacchiana e, soprattutto, estremamente concentrata sulla spettacolarità promossa dagli effetti speciali (premiata con una nomination all'Oscar). Una via di mezzo fra "Titanic" e "The Day After Tomorrow", "Poseidon" però fallisce nel tentativo di differenziarsi dagli altri titoli in maniera significativa, risultando più forma che sostanza.
I personaggi principali non sono particolarmente interessanti, né caratterizzati oltre la bidimensione delle loro peculiarità di base atte a ricreare un gruppo eterogeneo e socialmente differenziato, così da moltiplicare i possibili scenari d'identificazione da parte dei vari pubblici. Così abbiamo il gay lasciato dal fidanzato che tenta il suicidio, padre e figlia che non vanno d'accordo con annesso biondo fidanzato belloccio di lei, la poveretta ispanica che tenta di immigrare negli States nascondendosi negli alloggi del personale, il futuro eroe senza macchia, la mamma bella con figlioletto (da proteggere) al seguito e così via. Tutti questi personaggi insieme formano il gruppo principale di più o meno sacrificabili all'interno della storia, ma assieme non sono sufficientemente interessanti da rendere tale anche la storia. Questa, infatti, vive principalemente delle scene drammatiche come quella dell'onda o quella nell'ascensore e in generale tutte le scene che riguardano il mostrare il disastro in atto, ma per il resto devo dire che la narrazione mi ha un po' annoiato.
In generale, quindi, "Poseidon" mi ha lasciato un po' perplesso, sicuramente ridimensionando il ricordo positivo che mi ero fatto quasi 10 anni fa. Chiaramente non è una pellicola terribile, ma non è nemmeno un esperimento riuscito.
Ps. Il cast presenta numerosi volti noti: Josh Lucas, Richard Dreyfuss, Kurt Russell, Emmy Rossum, Jacinda Barrett, Mía Maestro, Mike Vogel, Kevin Dillon, Freddy Rodríguez, Andre Braugher e perfino Fergie.
Box Office: $181.7 milioni
Consigli: Evidentemente pellicola a tema disastri vari derivanti da un primo terribile evento scatenante, questo titolo segue un po' il filone di "Titanic", "The Day After Tomorrow", "2012" e il recente "San Andreas". Se piace, anche "Poseidon" sarà in grado di intrattenere sufficientemente bene per il tempo della sua durata, anche se a mio avviso parliamo della produzione più debole del gruppo citato, banalmente infarcita di steroidi digitali, ma non in grado di generare sufficiente interesse per tutta l'operazione nel complesso. In definitiva, quindi, un prodotto da scegliere solo se motivati, altrimenti si rischia un po' la noia.
Parola chiave: Onda anomala.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 993: "Poseidon" (2006) di Wolfgang Petersen
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Avevo un ricordo forse troppo ingenuo di questa pellicola, mastodontica produzione incentrata sull'affondamento del Poseidon dal romanzo di Paul Gallico. E', tra l'altro, l'ultimo film di Wolfgang Petersen al momento.
Il regista tedesco spreca un buon cast in funzione di una messa in scena un po' pacchiana e, soprattutto, estremamente concentrata sulla spettacolarità promossa dagli effetti speciali (premiata con una nomination all'Oscar). Una via di mezzo fra "Titanic" e "The Day After Tomorrow", "Poseidon" però fallisce nel tentativo di differenziarsi dagli altri titoli in maniera significativa, risultando più forma che sostanza.
I personaggi principali non sono particolarmente interessanti, né caratterizzati oltre la bidimensione delle loro peculiarità di base atte a ricreare un gruppo eterogeneo e socialmente differenziato, così da moltiplicare i possibili scenari d'identificazione da parte dei vari pubblici. Così abbiamo il gay lasciato dal fidanzato che tenta il suicidio, padre e figlia che non vanno d'accordo con annesso biondo fidanzato belloccio di lei, la poveretta ispanica che tenta di immigrare negli States nascondendosi negli alloggi del personale, il futuro eroe senza macchia, la mamma bella con figlioletto (da proteggere) al seguito e così via. Tutti questi personaggi insieme formano il gruppo principale di più o meno sacrificabili all'interno della storia, ma assieme non sono sufficientemente interessanti da rendere tale anche la storia. Questa, infatti, vive principalemente delle scene drammatiche come quella dell'onda o quella nell'ascensore e in generale tutte le scene che riguardano il mostrare il disastro in atto, ma per il resto devo dire che la narrazione mi ha un po' annoiato.
In generale, quindi, "Poseidon" mi ha lasciato un po' perplesso, sicuramente ridimensionando il ricordo positivo che mi ero fatto quasi 10 anni fa. Chiaramente non è una pellicola terribile, ma non è nemmeno un esperimento riuscito.
Ps. Il cast presenta numerosi volti noti: Josh Lucas, Richard Dreyfuss, Kurt Russell, Emmy Rossum, Jacinda Barrett, Mía Maestro, Mike Vogel, Kevin Dillon, Freddy Rodríguez, Andre Braugher e perfino Fergie.
Box Office: $181.7 milioni
Consigli: Evidentemente pellicola a tema disastri vari derivanti da un primo terribile evento scatenante, questo titolo segue un po' il filone di "Titanic", "The Day After Tomorrow", "2012" e il recente "San Andreas". Se piace, anche "Poseidon" sarà in grado di intrattenere sufficientemente bene per il tempo della sua durata, anche se a mio avviso parliamo della produzione più debole del gruppo citato, banalmente infarcita di steroidi digitali, ma non in grado di generare sufficiente interesse per tutta l'operazione nel complesso. In definitiva, quindi, un prodotto da scegliere solo se motivati, altrimenti si rischia un po' la noia.
Parola chiave: Onda anomala.
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venerdì 11 settembre 2015
Film 992 - Rapunzel - L'intreccio della torre
A casa in malattia: film 2.
Film 992: "Rapunzel - L'intreccio della torre" (2010) di Nathan Greno, Byron Howard
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Non certo tra uno dei miei film preferiti di sempre, ma tra i miei post più letti in assoluto, ho deciso di rivedere questo "Tangled" perché non me lo ricordavo quasi per niente e perché, a 38° e mezzo di temperatura corporea, avevo bisogno di un passatempo basico.
Niente di più adatto ad un disimpegno divertente e dinamico: "Rapunzel" racconta una piacevole storia partendo dal noto incipit (la ragazza dalla lunga chioma rinchiusa nella torre) e non a caso è stato un successo al botteghino, riportando la Disney-senza-Pixar all'incasso faraonico da tempo latente; meno successo per quanto riguarda i riconoscimenti, un tempo solitamente a pioggia (qui solo una nomination all'Oscar, ma non come Miglior film d'animazione, bensì per la Miglior canzone "I See the Light" che, però, ha vinto il Grammy).
In generale, comunque, la storia è trattata in maniera piacevole e ben strutturata, nel tentativo riuscito di dare credibilità a una favola per la necessaria durata della pellicola. E così seguiamo Rapunzel nella sua avventura - deciso di scendere dalla torre tra mille rimorsi e titubanze -, viviamo con lei i momenti divertenti e le scorribande da vera ribelle, verso un felice epilogo inevitabile e certo come in ogni altro film Disney. Il che è perfettamente quello che ci vuole qui, per concludere degnamente una fiaba che oltre ad insegnare qualcosa ai più piccoli, deve anche coronare sogni romantici e conciliare rassicuranti scenari. Qui ci sono tutti gli ingredienti e perfino la sosia computerizzata di Cher: cosa si può volere di più?
Ps. Il cast americano comprende Mandy Moore, Zachary Levi, Donna Murphy, Ron Perlman, Jeffrey Tambor. In Italia la voce di Rapunzel è di Laura Chiatti, quella di Flynn di Giampaolo Morelli.
Film 198 - Rapunzel - L'intreccio della torre (3D)
Box Office: $591.8 milioni
Consigli: "Rapunzel - L'intreccio della torre" è un buon rientro in carreggiata per una Walt Disney Pictures da troppo tempo alla ricerca di un rinnovato percorso da seguire. I bei tempi andati in cui ogni uscita della casa di produzione era un evento mondiale sono andati scemando col tempo ed era necessario un profondo esame di coscienza dopo titoli fallimentari come "Mucche alla riscossa", "Chicken Little - Amici per le penne" o "I Robinson - Una famiglia spaziale". A mio avviso da questo titolo in poi le cose sono andate sempre migliorando, riportando la Disney a un rinnovato, meritato successo di pubblico e critica. In particolare "Rapunzel" è un film carino - che ha il suo culmine narrativo/visivo nella scena delle lanterne - e spensierato, capace di intrattenere il suo spettatore in maniera piacevole, lasciando un ricordo positivo. Le bellissime canzoni di un tempo, mi spiace, non ci sono più, ma è innegabile che ogni tanto guardarsi un cartone animato è un'esperienza che fa bene.
Parola chiave: Fiore.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 992: "Rapunzel - L'intreccio della torre" (2010) di Nathan Greno, Byron Howard
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Non certo tra uno dei miei film preferiti di sempre, ma tra i miei post più letti in assoluto, ho deciso di rivedere questo "Tangled" perché non me lo ricordavo quasi per niente e perché, a 38° e mezzo di temperatura corporea, avevo bisogno di un passatempo basico.
Niente di più adatto ad un disimpegno divertente e dinamico: "Rapunzel" racconta una piacevole storia partendo dal noto incipit (la ragazza dalla lunga chioma rinchiusa nella torre) e non a caso è stato un successo al botteghino, riportando la Disney-senza-Pixar all'incasso faraonico da tempo latente; meno successo per quanto riguarda i riconoscimenti, un tempo solitamente a pioggia (qui solo una nomination all'Oscar, ma non come Miglior film d'animazione, bensì per la Miglior canzone "I See the Light" che, però, ha vinto il Grammy).
In generale, comunque, la storia è trattata in maniera piacevole e ben strutturata, nel tentativo riuscito di dare credibilità a una favola per la necessaria durata della pellicola. E così seguiamo Rapunzel nella sua avventura - deciso di scendere dalla torre tra mille rimorsi e titubanze -, viviamo con lei i momenti divertenti e le scorribande da vera ribelle, verso un felice epilogo inevitabile e certo come in ogni altro film Disney. Il che è perfettamente quello che ci vuole qui, per concludere degnamente una fiaba che oltre ad insegnare qualcosa ai più piccoli, deve anche coronare sogni romantici e conciliare rassicuranti scenari. Qui ci sono tutti gli ingredienti e perfino la sosia computerizzata di Cher: cosa si può volere di più?
Ps. Il cast americano comprende Mandy Moore, Zachary Levi, Donna Murphy, Ron Perlman, Jeffrey Tambor. In Italia la voce di Rapunzel è di Laura Chiatti, quella di Flynn di Giampaolo Morelli.
Film 198 - Rapunzel - L'intreccio della torre (3D)
Box Office: $591.8 milioni
Consigli: "Rapunzel - L'intreccio della torre" è un buon rientro in carreggiata per una Walt Disney Pictures da troppo tempo alla ricerca di un rinnovato percorso da seguire. I bei tempi andati in cui ogni uscita della casa di produzione era un evento mondiale sono andati scemando col tempo ed era necessario un profondo esame di coscienza dopo titoli fallimentari come "Mucche alla riscossa", "Chicken Little - Amici per le penne" o "I Robinson - Una famiglia spaziale". A mio avviso da questo titolo in poi le cose sono andate sempre migliorando, riportando la Disney a un rinnovato, meritato successo di pubblico e critica. In particolare "Rapunzel" è un film carino - che ha il suo culmine narrativo/visivo nella scena delle lanterne - e spensierato, capace di intrattenere il suo spettatore in maniera piacevole, lasciando un ricordo positivo. Le bellissime canzoni di un tempo, mi spiace, non ci sono più, ma è innegabile che ogni tanto guardarsi un cartone animato è un'esperienza che fa bene.
Parola chiave: Fiore.
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giovedì 10 settembre 2015
Film 991 - Ribelle - The Brave
Tornato dalla Sicilia con 38 e mezzo di febbre e in vista di tre giornate di malattia a casa, ho sofderato un calendario fittissimo di proiezioni casalinghe tutte volte a far passare più velocemente la convalescenza. Questo è il primo film scelto.
Film 991: "Ribelle - The Brave" (2012) di Mark Andrews, Brenda Chapman
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Non ero rimasto particolarmente impressionato da questa pellicola la prima volta che l'ho vista al cinema e nonostante abbia gradito rivederla, non posso dire che la mia opinione sia particolarmente mutata. Colloco questa personale riflessione nella categoria: il connubio Disney-Pixar ha prodotto di meglio.
"Brave" ha vinto un po' qualunque premio l'anno che è uscito, compreso l'Oscar - ma i competitors non erano fortissimi ("Frankenweenie", "ParaNorman" "Pirati! Briganti da strapazzo" e "Ralph Spaccatutto"), e non ritengo sia un segnale inequivocabile di garanzia. E' un buon titolo d'animazione, principalmente supportato da immagini molto belle da vedere e suggestive, ma in generale non si tratta né di un capolavoro né di una pellicola straordinaria tanto da giustificare titoli quale 'miglior...'.
Ciò detto, la storia è divertente e fa passare piacevolmente il tempo del racconto, una fiaba moderna nel modo di affrontare certi snodi più convenzionali: rapporto madre figlia, svecchiamento delle tradizioni, affermazione personale attraverso la ricerca della propria identità e, non meno importante, rivendicazione della scelta del proprio amore. Ho apprezato che "Ribelle - The Brave" veicoli questo tipo di messaggio, specialmente in un mondo che ancora tende ad esprimersi per stereotipi.
Un film piacevole, una storia carina efficacemente aiutata da belle immagini, anche se un prodotto Disney-Pixar meno incisivo del solito.
Ps. Tra i doppiatori originali: Kelly Macdonald, Billy Connolly, Emma Thompson, Julie Walters, Robbie Coltrane, Kevin McKidd, Craig Ferguson e il compositore Patrick Doyle. Tra gli italiani, le voci più riconoscibili sono di Enzo Iacchetti, Anna Mazzamauro, Giobbe Covatta e, naturalmente, Noemi per la parte musicale.
Film 448 - Ribelle - The Brave
Box Office: $539 milioni
Consigli: Sicuramente uno dei titoli d'animazione più rappresentativi dell'ultimo periodo insieme a quella miriade di altre belle storie prodotte dal connubio Disney-Pixar, anche se a mio avviso non la migliore. E' un buon film per chi cerca un momento tranquillo, rilassante, un'avventura tra i boschi che ha, altresì, sapore di emancipazione. I capelli di Merida sono stupendi da guardare, le canzoni un po' fiacche.
Parola chiave: Incantesimo.
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Film 991: "Ribelle - The Brave" (2012) di Mark Andrews, Brenda Chapman
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Non ero rimasto particolarmente impressionato da questa pellicola la prima volta che l'ho vista al cinema e nonostante abbia gradito rivederla, non posso dire che la mia opinione sia particolarmente mutata. Colloco questa personale riflessione nella categoria: il connubio Disney-Pixar ha prodotto di meglio.
"Brave" ha vinto un po' qualunque premio l'anno che è uscito, compreso l'Oscar - ma i competitors non erano fortissimi ("Frankenweenie", "ParaNorman" "Pirati! Briganti da strapazzo" e "Ralph Spaccatutto"), e non ritengo sia un segnale inequivocabile di garanzia. E' un buon titolo d'animazione, principalmente supportato da immagini molto belle da vedere e suggestive, ma in generale non si tratta né di un capolavoro né di una pellicola straordinaria tanto da giustificare titoli quale 'miglior...'.
Ciò detto, la storia è divertente e fa passare piacevolmente il tempo del racconto, una fiaba moderna nel modo di affrontare certi snodi più convenzionali: rapporto madre figlia, svecchiamento delle tradizioni, affermazione personale attraverso la ricerca della propria identità e, non meno importante, rivendicazione della scelta del proprio amore. Ho apprezato che "Ribelle - The Brave" veicoli questo tipo di messaggio, specialmente in un mondo che ancora tende ad esprimersi per stereotipi.
Un film piacevole, una storia carina efficacemente aiutata da belle immagini, anche se un prodotto Disney-Pixar meno incisivo del solito.
Ps. Tra i doppiatori originali: Kelly Macdonald, Billy Connolly, Emma Thompson, Julie Walters, Robbie Coltrane, Kevin McKidd, Craig Ferguson e il compositore Patrick Doyle. Tra gli italiani, le voci più riconoscibili sono di Enzo Iacchetti, Anna Mazzamauro, Giobbe Covatta e, naturalmente, Noemi per la parte musicale.
Film 448 - Ribelle - The Brave
Box Office: $539 milioni
Consigli: Sicuramente uno dei titoli d'animazione più rappresentativi dell'ultimo periodo insieme a quella miriade di altre belle storie prodotte dal connubio Disney-Pixar, anche se a mio avviso non la migliore. E' un buon film per chi cerca un momento tranquillo, rilassante, un'avventura tra i boschi che ha, altresì, sapore di emancipazione. I capelli di Merida sono stupendi da guardare, le canzoni un po' fiacche.
Parola chiave: Incantesimo.
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mercoledì 9 settembre 2015
Film 990 - Non-Stop
La seconda mattina in quel di Trapani, piovendo, abbiamo deciso di prendercela comoda con la colazione. Il risultato è stato un generale spiaggiamento da divano davanti a questo film.
Film 990: "Non-Stop" (2014) di Jaume Collet-Serra
Visto: dalla tv
Lingua: italiano
Compagnia: Lu, Vanina
Pensieri: Rivederlo è stato assolutamente casuale, complice la giornata di pioggia e l'offerta di Sky; alla fine è piaciuto a tutti.
Francamente me lo ricordavo ancora bene, specialmente il finale, ma la cosa non è stata d'intralcio a questa seconda visione, soddisfacente e ancora d'intrattenimento. Devo ammettere che questo tipo di film claustrofoco e adrenalinico, per di più ambientato in aereo, mi appassiona e piace molto, per cui ero abbastanza sicuro che rivedere "Non-Stop" non mi avrebbe né stufato né lasciato scontento. E poi Liam Neeson è perfetto per la parte, trascinante e magnetico, uno cui davvero affideresti la tua vita in situazioni del genere: granitico e indistruttibile, con un grande senso pratico e perfino un lato umano spiccato che lo rende capace di empatia, il che non guasta mai. Per riassumere, l'uomo che fa sempre la cosa giusta al momento giusto. Non tutti gli attori sono in grado di rivestire questo ruolo in maniera credibile e Neeson non solo è uno dei pochi che ci riesce, ma la metà dei suoi film ha proprio questo tipo di protagonista ("The Grey" o la saga di "Taken").
Per il resto questa pellicola è puro intrattenimento, di quello fatto abbastanza bene. La storia scricchiola un po' nel finale - ma si sa che dopo grandi premesse l'epilogo è sempre una questione difficile -, bella fotografia, ottime scene d'azione e cast molto ben assortito, oltre che molto preso in prestito dalla tv. Non solo: nel giro di poco più di un anno, due delle attrici presenti in questa produzione hanno vinto un Oscar (Moore e Nyong'o).
Insomma, "Non-Stop" mi ha nuovamente intrattenuto e mi è nuovamene piaciuto.
Ps. Il cast: Liam Neeson, Julianne Moore, Scoot McNairy, Michelle Dockery, Nate Parker, Jason Butler Harner, Corey Stoll, Lupita Nyong'o, Anson Mount, Omar Metwally, Edoardo Costa.
Film 731 - Non-Stop
Film 990 - Non-Stop
Film 1734 - Non-Stop
Box Office: $222.8 milioni
Consigli: Carico di adrenalina, un po' di sano mistero, numerosi sospettati e solo una persona che sembra capirci qualcosa... o no? La convivenza forzata sul volo di linea rende tutto estremamente claustrofobico, per non parlare del conto alla rovescia che precede ogni assassinio... Insomma, un buon thriller, perfetto se si è alla ricerca di qualche emozione un po' più forte del solito. Neeson è una garanzia e in questo caso è affiancato da un ottimo cast ed effetti speciali che rendono "Non-Stop" un'esperienza cinematografica piacevole e soddisfacente (specialmente se si ha a disposizione un buon dolby e uno schermo piatto gigante!).
Parola chiave: Valigetta.
Trailer
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Bengi
Film 990: "Non-Stop" (2014) di Jaume Collet-Serra
Visto: dalla tv
Lingua: italiano
Compagnia: Lu, Vanina
Pensieri: Rivederlo è stato assolutamente casuale, complice la giornata di pioggia e l'offerta di Sky; alla fine è piaciuto a tutti.
Francamente me lo ricordavo ancora bene, specialmente il finale, ma la cosa non è stata d'intralcio a questa seconda visione, soddisfacente e ancora d'intrattenimento. Devo ammettere che questo tipo di film claustrofoco e adrenalinico, per di più ambientato in aereo, mi appassiona e piace molto, per cui ero abbastanza sicuro che rivedere "Non-Stop" non mi avrebbe né stufato né lasciato scontento. E poi Liam Neeson è perfetto per la parte, trascinante e magnetico, uno cui davvero affideresti la tua vita in situazioni del genere: granitico e indistruttibile, con un grande senso pratico e perfino un lato umano spiccato che lo rende capace di empatia, il che non guasta mai. Per riassumere, l'uomo che fa sempre la cosa giusta al momento giusto. Non tutti gli attori sono in grado di rivestire questo ruolo in maniera credibile e Neeson non solo è uno dei pochi che ci riesce, ma la metà dei suoi film ha proprio questo tipo di protagonista ("The Grey" o la saga di "Taken").
Per il resto questa pellicola è puro intrattenimento, di quello fatto abbastanza bene. La storia scricchiola un po' nel finale - ma si sa che dopo grandi premesse l'epilogo è sempre una questione difficile -, bella fotografia, ottime scene d'azione e cast molto ben assortito, oltre che molto preso in prestito dalla tv. Non solo: nel giro di poco più di un anno, due delle attrici presenti in questa produzione hanno vinto un Oscar (Moore e Nyong'o).
Insomma, "Non-Stop" mi ha nuovamente intrattenuto e mi è nuovamene piaciuto.
Ps. Il cast: Liam Neeson, Julianne Moore, Scoot McNairy, Michelle Dockery, Nate Parker, Jason Butler Harner, Corey Stoll, Lupita Nyong'o, Anson Mount, Omar Metwally, Edoardo Costa.
Film 731 - Non-Stop
Film 990 - Non-Stop
Film 1734 - Non-Stop
Box Office: $222.8 milioni
Consigli: Carico di adrenalina, un po' di sano mistero, numerosi sospettati e solo una persona che sembra capirci qualcosa... o no? La convivenza forzata sul volo di linea rende tutto estremamente claustrofobico, per non parlare del conto alla rovescia che precede ogni assassinio... Insomma, un buon thriller, perfetto se si è alla ricerca di qualche emozione un po' più forte del solito. Neeson è una garanzia e in questo caso è affiancato da un ottimo cast ed effetti speciali che rendono "Non-Stop" un'esperienza cinematografica piacevole e soddisfacente (specialmente se si ha a disposizione un buon dolby e uno schermo piatto gigante!).
Parola chiave: Valigetta.
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lunedì 7 settembre 2015
Film 989 - Urban Legend
Fagocitando film prima della Sicilia: episodio 5 - Recuperando titoli cult (e trash).
Film 989: "Urban Legend" (1998) di Jamie Blanks
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Non ricordavo una mazza di questo film, a parte chi fosse l'assassino... Non che la cosa mi abbia in alcun modo rovinato la visione: horror, trash e splatter mi aspettavo ed è esattamente ciò che ho avuto.
L'idea di base è intrigante e perfetta per il pubblico giovane che, non a caso, è corso al cinema ben volentieri nella speranza di farsi spaventare. La storia stuzzica da subito la curiosità di chi guarda, partendo in quarta con l'omicidio della povera ragazza nella cui macchina è nascosto qualcuno sul sedile posteriore, luogo buio e misterioso in cui a quanto pare il male può annidarsi indisturbato finché non sia il momento di sfoderare l'accetta. Ma va bene così, tutte le leggende urbane tirate fuori dal cilindro di questa (teoricamente) favola degli orrori sono tanto assurde quanto assurdamente realizzate, il tutto a creare un fenomeno di culto riguardante l'intera operazione che finisce, più che per spaventare, per piacere tanto è trash.
E allora non ha troppo senso criticare l'inconsistenza recitativa di buona parte del cast, la pessima sceneggiatura o l'incapacità di creare suspense nelle scene teoricamente più emozionanti: l'unica cosa che conta è che tutti siano parimenti in pericolo, che la maggior parte dei protagonisti muoia, che si scopra chi cavolo è l'assassino e - immancabile - che quest'ultimo torni a sorpresa anche quando lo pensavamo giù morto e sepolto. Tutti questi elementi sono presenti in "Urban Legend", il cast è giovane, la voglia di essere spaventati sempre tanta. Ecco perché questo film ha funzionato e funziona ancora, nonostante tutto.
Ps. Il cast: Jared Leto, Alicia Witt, Rebecca Gayheart, Michael Rosenbaum, Loretta Devine, Joshua Jackson, Tara Reid, John Neville, Brad Dourif.
Box Office: $72,527,595
Consigli: Una specie di evergreen degli horror per teenagers molto simile ad altri titoli in voga negli anni '90 come "Scream" e "So cosa hai fatto" e, proprio come questi ultimi, ugualmente di culto. Inutile dire che si tratta di un prodotto scadente, buono solo per rivivere certe sensazioni del periodo, magari qualche spavento e, soprattutto, chiedersi che fine hanno fatto i protagonisti (beh, Jared Leto ha vinto un Oscar...).
Parola chiave: Incidente stradale.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 989: "Urban Legend" (1998) di Jamie Blanks
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Non ricordavo una mazza di questo film, a parte chi fosse l'assassino... Non che la cosa mi abbia in alcun modo rovinato la visione: horror, trash e splatter mi aspettavo ed è esattamente ciò che ho avuto.
L'idea di base è intrigante e perfetta per il pubblico giovane che, non a caso, è corso al cinema ben volentieri nella speranza di farsi spaventare. La storia stuzzica da subito la curiosità di chi guarda, partendo in quarta con l'omicidio della povera ragazza nella cui macchina è nascosto qualcuno sul sedile posteriore, luogo buio e misterioso in cui a quanto pare il male può annidarsi indisturbato finché non sia il momento di sfoderare l'accetta. Ma va bene così, tutte le leggende urbane tirate fuori dal cilindro di questa (teoricamente) favola degli orrori sono tanto assurde quanto assurdamente realizzate, il tutto a creare un fenomeno di culto riguardante l'intera operazione che finisce, più che per spaventare, per piacere tanto è trash.
E allora non ha troppo senso criticare l'inconsistenza recitativa di buona parte del cast, la pessima sceneggiatura o l'incapacità di creare suspense nelle scene teoricamente più emozionanti: l'unica cosa che conta è che tutti siano parimenti in pericolo, che la maggior parte dei protagonisti muoia, che si scopra chi cavolo è l'assassino e - immancabile - che quest'ultimo torni a sorpresa anche quando lo pensavamo giù morto e sepolto. Tutti questi elementi sono presenti in "Urban Legend", il cast è giovane, la voglia di essere spaventati sempre tanta. Ecco perché questo film ha funzionato e funziona ancora, nonostante tutto.
Ps. Il cast: Jared Leto, Alicia Witt, Rebecca Gayheart, Michael Rosenbaum, Loretta Devine, Joshua Jackson, Tara Reid, John Neville, Brad Dourif.
Box Office: $72,527,595
Consigli: Una specie di evergreen degli horror per teenagers molto simile ad altri titoli in voga negli anni '90 come "Scream" e "So cosa hai fatto" e, proprio come questi ultimi, ugualmente di culto. Inutile dire che si tratta di un prodotto scadente, buono solo per rivivere certe sensazioni del periodo, magari qualche spavento e, soprattutto, chiedersi che fine hanno fatto i protagonisti (beh, Jared Leto ha vinto un Oscar...).
Parola chiave: Incidente stradale.
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Film 988 - Il giurato
Fagocitando film prima della Sicilia: episodio 4 - Maledetto Sky Go ingannatore.
Film 988: "Il giurato" (1996) di Brian Gibson
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Un film su un giurato poteva equivalere solo a una storia su una giuria, un processo e chissà quale crimine commesso. Considerato che il genere di pellicola ambientata in tribunale mi piace molto, mi sono buttato a capofitto su "Il giurato", rimanendo profondamente deluso da tutta l'operazione.
Non è colpa, per una volta, di Demi Moore che in realtà fa quello che può per dare credibilità al suo personaggio (il giurato del titolo), il problema sta proprio nell'insieme: "The Juror" fa un po' schifo...
Innanzitutto il personaggio di Alec Baldwin, il 'Maestro': ma che, sul serio? E' talmente balordo e pieno di sé, invincibile e ossessionantemente avanti a tutti che è una macchietta ridicola, un bamboccio, un predatore sessuale da prima elementare... Io non l'ho trovato spaventoso, ma imbarazzante. Non so se nel romanzo da cui è tratto questo film il personaggio fosse descritto negli stessi termini, di sicuro qui risulta il peggiore in scena. Sempre.
E poi il processo... Dov'è? Il titolo è una fregatura, le mie supposizioni iniziali si sbriciolano nel giro di poche scene, dal momento che le parti in aula si risolvono nel giro del primo tempo - dopo un preambolo da latte alle ginocchia - e avremo perfino occasione di volare fino Guatemala per un finale col botto in puro stile anni '90: ovvero dove niente ha ormai più senso, ma l'importante è che si finisca. E in questo caso specifico, per me lo era particolarmente.
Davvero un brutto esempio di cinema, uno spreco di tempo e (forse) qualche talento, per un risultato finale banale, noioso e di cui francamente non frega a nessuno. Il flop al botteghino è più che meritato, al pari del Razzie vinto (che più che alla Moore io avrei dato a film e sceneggiatura).
Ps. Cast interessante e sprecato: Demi Moore, Alec Baldwin, Joseph Gordon-Levitt, Anne Heche, James Gandolfini, Michael Constantine, Michael Rispoli, Matthew Cowles, Lindsay Crouse.
Box Office: $22,754,725
Consigli: Tratto dall'omonimo romanzo di George Dawes Green, una pellicola tediosa, banale ed incapace di caratterizzare in maniera sensata i suoi personaggi, in particolari modo il cattivo della situazione. Un titolo da evitare.
Parola chiave: Non colpevole.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 988: "Il giurato" (1996) di Brian Gibson
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Un film su un giurato poteva equivalere solo a una storia su una giuria, un processo e chissà quale crimine commesso. Considerato che il genere di pellicola ambientata in tribunale mi piace molto, mi sono buttato a capofitto su "Il giurato", rimanendo profondamente deluso da tutta l'operazione.
Non è colpa, per una volta, di Demi Moore che in realtà fa quello che può per dare credibilità al suo personaggio (il giurato del titolo), il problema sta proprio nell'insieme: "The Juror" fa un po' schifo...
Innanzitutto il personaggio di Alec Baldwin, il 'Maestro': ma che, sul serio? E' talmente balordo e pieno di sé, invincibile e ossessionantemente avanti a tutti che è una macchietta ridicola, un bamboccio, un predatore sessuale da prima elementare... Io non l'ho trovato spaventoso, ma imbarazzante. Non so se nel romanzo da cui è tratto questo film il personaggio fosse descritto negli stessi termini, di sicuro qui risulta il peggiore in scena. Sempre.
E poi il processo... Dov'è? Il titolo è una fregatura, le mie supposizioni iniziali si sbriciolano nel giro di poche scene, dal momento che le parti in aula si risolvono nel giro del primo tempo - dopo un preambolo da latte alle ginocchia - e avremo perfino occasione di volare fino Guatemala per un finale col botto in puro stile anni '90: ovvero dove niente ha ormai più senso, ma l'importante è che si finisca. E in questo caso specifico, per me lo era particolarmente.
Davvero un brutto esempio di cinema, uno spreco di tempo e (forse) qualche talento, per un risultato finale banale, noioso e di cui francamente non frega a nessuno. Il flop al botteghino è più che meritato, al pari del Razzie vinto (che più che alla Moore io avrei dato a film e sceneggiatura).
Ps. Cast interessante e sprecato: Demi Moore, Alec Baldwin, Joseph Gordon-Levitt, Anne Heche, James Gandolfini, Michael Constantine, Michael Rispoli, Matthew Cowles, Lindsay Crouse.
Box Office: $22,754,725
Consigli: Tratto dall'omonimo romanzo di George Dawes Green, una pellicola tediosa, banale ed incapace di caratterizzare in maniera sensata i suoi personaggi, in particolari modo il cattivo della situazione. Un titolo da evitare.
Parola chiave: Non colpevole.
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domenica 6 settembre 2015
Film 987 - The Sentinel
Fagocitando film prima della Sicilia: episodio 3 - Recupero di vecchi titoli.
Film 987: "The Sentinel" (2006) di Clark Johnson
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Credo sia l'ultima grande, grandissima prova d'attrice di Eva Longoria, motivo per il quale non potevo esimermi dal rivedere questo film che, ormai una decina d'anni fa, avevo visto addirittura al cinema. Il fascino della storia mi ha nuovamente rapito (bugia) e Michael Douglas è proprio simpatico (bugia bugia), il tutto per un risultato finale eccellente (vabbé, la smetto).
Tornando seri, "The Sentinel" è un film abbastanza innocuo e insipido, interessante forse più per il suo cast che per la storia in sé, di un patriottismo americano a livelli inimmaginabili. All'interno del Secret Service che protegge il Presidente USA e la First Lady (Kim Basinger) c'è una talpa - e tutti credono che sia Douglas, quel simpaticone - e ovviamente chi è incaricato di effettuare le indagini (Kiefer Sutherland) non ha capito una mazza su chi sia il colpevole. Poco male, ci penserà Douglas a rimettere tutto a posto, risolvendo non solo il qui pro quo che lo vuole colpevole di tradimento, ma anche riuscendo a non farsi beccare mentre si slinguazza la First Lady praticamente davanti ogni finestra...
Insomma, si capisce che questa pellicola non fa parte di quelle belle storie di spie che fanno il doppiogioco, con tentati attentati al Presidente e in mezzo un po' di piccante erotismo alla James Bond, ma che siamo di fronte ad un thriller che ha qualche momento più ispirato e niente di più. Del resto, se è Eva Longoria quella che con la pistola in mano risulta più credibile, è già chiaro di cosa stiamo parlando...
Box Office: $78,084,827
Consigli: Tratto dall'omonimo romanzo dell'ex agente del Secret Service Gerald Petievich, questo film è un thriller accettabile, senza troppe pretese. Va bene per un serata a base di intrighi, segreti inconfessabili e un po' di sparatoria dopo una lunga caccia all'uomo, ma che alla fine della visione non lascia impressionati.
Parola chiave: Macchina della verità.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 987: "The Sentinel" (2006) di Clark Johnson
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Credo sia l'ultima grande, grandissima prova d'attrice di Eva Longoria, motivo per il quale non potevo esimermi dal rivedere questo film che, ormai una decina d'anni fa, avevo visto addirittura al cinema. Il fascino della storia mi ha nuovamente rapito (bugia) e Michael Douglas è proprio simpatico (bugia bugia), il tutto per un risultato finale eccellente (vabbé, la smetto).
Tornando seri, "The Sentinel" è un film abbastanza innocuo e insipido, interessante forse più per il suo cast che per la storia in sé, di un patriottismo americano a livelli inimmaginabili. All'interno del Secret Service che protegge il Presidente USA e la First Lady (Kim Basinger) c'è una talpa - e tutti credono che sia Douglas, quel simpaticone - e ovviamente chi è incaricato di effettuare le indagini (Kiefer Sutherland) non ha capito una mazza su chi sia il colpevole. Poco male, ci penserà Douglas a rimettere tutto a posto, risolvendo non solo il qui pro quo che lo vuole colpevole di tradimento, ma anche riuscendo a non farsi beccare mentre si slinguazza la First Lady praticamente davanti ogni finestra...
Insomma, si capisce che questa pellicola non fa parte di quelle belle storie di spie che fanno il doppiogioco, con tentati attentati al Presidente e in mezzo un po' di piccante erotismo alla James Bond, ma che siamo di fronte ad un thriller che ha qualche momento più ispirato e niente di più. Del resto, se è Eva Longoria quella che con la pistola in mano risulta più credibile, è già chiaro di cosa stiamo parlando...
Box Office: $78,084,827
Consigli: Tratto dall'omonimo romanzo dell'ex agente del Secret Service Gerald Petievich, questo film è un thriller accettabile, senza troppe pretese. Va bene per un serata a base di intrighi, segreti inconfessabili e un po' di sparatoria dopo una lunga caccia all'uomo, ma che alla fine della visione non lascia impressionati.
Parola chiave: Macchina della verità.
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venerdì 4 settembre 2015
Film 986 - Il potere dei soldi
Fagocitando film prima della Sicilia: episodio 2.
Film 986: "Il potere dei soldi" (2013) di Robert Luketic
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Una sorta di "Wall Street" versione anni '00, con un ampio tocco glam e due glorie del cinema (Liam Hemsworth, Gary Oldman) a spartirsi il ruolo di mentore-cattivo-criminale per un risultato finale un po' insipido, ma non del tutto insoddisfacente. Qualcosa di intrigante c'è, sarà lo spionaggio industriale, saranno gli occhioni di Liam Hemsworth, di fatto vedere "Il potere dei soldi" (vero titolo "Paranoia", forse primo caso in cui la scelta italiana è migliore di quella originale) non lascia ampiamente delusi, semplicemente manca quel qualcosa in più che al giorno d'oggi serve per rimanere impressi nell'universo +∞ di pellicole che vedono la luce.
Chiaro, non è un capolavoro, non tutti gli snodi della storia funzionano e non ha gli elementi per rimanere impresso, ha una protagonista femminile piuttosto anonima nella figura di Amber Heard - della quale a tutt'oggi mi sfuggono i meriti, al di là del matrimonio con Johnny Depp - e lascia il tempo che trova, ma, hey!, a me non è così tanto dispiaciuto. Alla fine la curiosità di capire come sarebbe finito c'era, più che altro per capire come avrebbe potuto salvarsi il personaggio di Adam dalle grinfie di entrambi i suoi capi... Insomma, niente di che, ma non così pessimo come è stato descritto dalla critica. Semplicemente un po' troppo banale.
Ps. Cast per niente male: Liam Hemsworth, Gary Oldman, Harrison Ford, Amber Heard, Lucas Till, Embeth Davidtz, Julian McMahon, Josh Holloway, Richard Dreyfuss.
Box Office: $13,785,015
Consigli: Superflop al botteghino (35 milioni per produrlo), ma il risultato finale non è né cattivo né buono, semplicemente si tratta di un film che si può vedere per spegnere il cervello e rilassarsi una sera sul divano. Niente di più, che non è nemmeno così male se non si hanno altre pretese oltre l'intrattenimento per quell'oretta e mezza di durata. Il trio Hemsworth - Oldman - Ford è insolito, ma certamente rende sufficientemente sexy-cool la storia.
Parola chiave: Cellulare.
Trailer
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Bengi
Film 986: "Il potere dei soldi" (2013) di Robert Luketic
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Una sorta di "Wall Street" versione anni '00, con un ampio tocco glam e due glorie del cinema (Liam Hemsworth, Gary Oldman) a spartirsi il ruolo di mentore-cattivo-criminale per un risultato finale un po' insipido, ma non del tutto insoddisfacente. Qualcosa di intrigante c'è, sarà lo spionaggio industriale, saranno gli occhioni di Liam Hemsworth, di fatto vedere "Il potere dei soldi" (vero titolo "Paranoia", forse primo caso in cui la scelta italiana è migliore di quella originale) non lascia ampiamente delusi, semplicemente manca quel qualcosa in più che al giorno d'oggi serve per rimanere impressi nell'universo +∞ di pellicole che vedono la luce.
Chiaro, non è un capolavoro, non tutti gli snodi della storia funzionano e non ha gli elementi per rimanere impresso, ha una protagonista femminile piuttosto anonima nella figura di Amber Heard - della quale a tutt'oggi mi sfuggono i meriti, al di là del matrimonio con Johnny Depp - e lascia il tempo che trova, ma, hey!, a me non è così tanto dispiaciuto. Alla fine la curiosità di capire come sarebbe finito c'era, più che altro per capire come avrebbe potuto salvarsi il personaggio di Adam dalle grinfie di entrambi i suoi capi... Insomma, niente di che, ma non così pessimo come è stato descritto dalla critica. Semplicemente un po' troppo banale.
Ps. Cast per niente male: Liam Hemsworth, Gary Oldman, Harrison Ford, Amber Heard, Lucas Till, Embeth Davidtz, Julian McMahon, Josh Holloway, Richard Dreyfuss.
Box Office: $13,785,015
Consigli: Superflop al botteghino (35 milioni per produrlo), ma il risultato finale non è né cattivo né buono, semplicemente si tratta di un film che si può vedere per spegnere il cervello e rilassarsi una sera sul divano. Niente di più, che non è nemmeno così male se non si hanno altre pretese oltre l'intrattenimento per quell'oretta e mezza di durata. Il trio Hemsworth - Oldman - Ford è insolito, ma certamente rende sufficientemente sexy-cool la storia.
Parola chiave: Cellulare.
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giovedì 3 settembre 2015
Film 985 - Parker
Prima della partenza per la Sicilia c'è stato un momento di raptus da fagocitamento pellicole a casaccio che sì, ha portato anche a questo...
Film 985: "Parker" (2013) di Taylor Hackford
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Ebbene, nella sicuramente eterogenea filmografia di Jennifer Lopez compare anche questo titolo e io, corroso dalla curiosità per più di un anno, alla fine non ho saputo resistere al desiderio di vederlo e capire cosa - soldi a parte - potesse aver spinto la divina del ghetto a scegliere questa pellicola per lei quantomeno insolita. Ora che ho visionato il prodotto, sono sicuro al 100% che i soldi fossero il motivo decisionale.
Che poi ce ne frega qualcosa del perché, quando abbiamo JLo in un film d'azione spaccatutto dove, per altro, lei è protagonista ma - e sottolineo MA - non love affair dell'inscalfibile bonazzo Jason Statham?! No, non ci frega: tutto pur di vederla mettere in pratica i suoi anni di Actors Studio. Che, va detto, qui fruttano un professionalissimo momento strip-tease da 10 e lode.
Lingerie a parte, questo "Parker" non è niente di che, un prodotto di puro consumo usa-e-getta da guardare e dimenticare senza alcun rimpinato. Il che lo rende perfettamente conforme a ciò che mi aspettavo, uno dei tanti titoli d'azione in cui Statham fa la parte del duro tutto d'un pezzo - che gli riesce perfettamente - e tra i quali credo nessuno di noi saprebbe distinguere un titolo dall'altro. Più che una produzione cinematografica la definirei industriale visto la costanza e la dedizione con cui questi prodotti preconfezionati vengono sfornati periodicamente, ognuno dei quali privo della benché minima personalità, ma tutti precisamente curati a tal punto da essere tecnicamente buoni e, unico dettaglio davvero importante, ricolmi di scazzottate e pallottole (per non dire di vendetta).
Una volta queste storie erano per Schwarzenegger, Stallone, Cruise, Seagal, Van Damme; oggi direi che Jason Statham sia il vero nome di riferimento quanda si parla di pellicole ad altissimo contenuto d'azione, nonché di violenza. E questo film si inserisce perfettamente nel contesto di cui sopra, conforme in tutto e per tutto ai prodotti precedenti, differente solo per personaggi e comprimari. La storia è accessoria, basta avere l'eroe dalle mille vite, risorse e qualità e il giusto attore che lo rappresenti. E noi, qui, li abbiamo.
Ps. Il cast non scherza: Jason Statham, Jennifer Lopez, Michael Chiklis, Nick Nolte, Bobby Cannavale, Patti LuPone, Clifton Collins Jr., Wendell Pierce, Emma Booth.
Box Office: $48.5 milioni
Consigli: Un titolo che si può anche non annoverare nella propria filmografia a meno che non si sia fan di: a) Jason Statham; b) Jennifer Lopez; c)il genere azione-violenza-esplode-tutto-ma-lui-non-muore-mai. Per tutti gli altri, il tempo può essere impiegato in altro modo, anche se "Parker" non è certo una pellicola che annoia se proprio non si sa cosa vedere.
Parola chiave: Diamanti.
Trailer
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Film 985: "Parker" (2013) di Taylor Hackford
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Ebbene, nella sicuramente eterogenea filmografia di Jennifer Lopez compare anche questo titolo e io, corroso dalla curiosità per più di un anno, alla fine non ho saputo resistere al desiderio di vederlo e capire cosa - soldi a parte - potesse aver spinto la divina del ghetto a scegliere questa pellicola per lei quantomeno insolita. Ora che ho visionato il prodotto, sono sicuro al 100% che i soldi fossero il motivo decisionale.
Che poi ce ne frega qualcosa del perché, quando abbiamo JLo in un film d'azione spaccatutto dove, per altro, lei è protagonista ma - e sottolineo MA - non love affair dell'inscalfibile bonazzo Jason Statham?! No, non ci frega: tutto pur di vederla mettere in pratica i suoi anni di Actors Studio. Che, va detto, qui fruttano un professionalissimo momento strip-tease da 10 e lode.
Lingerie a parte, questo "Parker" non è niente di che, un prodotto di puro consumo usa-e-getta da guardare e dimenticare senza alcun rimpinato. Il che lo rende perfettamente conforme a ciò che mi aspettavo, uno dei tanti titoli d'azione in cui Statham fa la parte del duro tutto d'un pezzo - che gli riesce perfettamente - e tra i quali credo nessuno di noi saprebbe distinguere un titolo dall'altro. Più che una produzione cinematografica la definirei industriale visto la costanza e la dedizione con cui questi prodotti preconfezionati vengono sfornati periodicamente, ognuno dei quali privo della benché minima personalità, ma tutti precisamente curati a tal punto da essere tecnicamente buoni e, unico dettaglio davvero importante, ricolmi di scazzottate e pallottole (per non dire di vendetta).
Una volta queste storie erano per Schwarzenegger, Stallone, Cruise, Seagal, Van Damme; oggi direi che Jason Statham sia il vero nome di riferimento quanda si parla di pellicole ad altissimo contenuto d'azione, nonché di violenza. E questo film si inserisce perfettamente nel contesto di cui sopra, conforme in tutto e per tutto ai prodotti precedenti, differente solo per personaggi e comprimari. La storia è accessoria, basta avere l'eroe dalle mille vite, risorse e qualità e il giusto attore che lo rappresenti. E noi, qui, li abbiamo.
Ps. Il cast non scherza: Jason Statham, Jennifer Lopez, Michael Chiklis, Nick Nolte, Bobby Cannavale, Patti LuPone, Clifton Collins Jr., Wendell Pierce, Emma Booth.
Box Office: $48.5 milioni
Consigli: Un titolo che si può anche non annoverare nella propria filmografia a meno che non si sia fan di: a) Jason Statham; b) Jennifer Lopez; c)il genere azione-violenza-esplode-tutto-ma-lui-non-muore-mai. Per tutti gli altri, il tempo può essere impiegato in altro modo, anche se "Parker" non è certo una pellicola che annoia se proprio non si sa cosa vedere.
Parola chiave: Diamanti.
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mercoledì 2 settembre 2015
Film 984 - Focus - Niente è come sembra
Ero rimasto con il pallido di recuperarlo e, grazie allo streaming, ho provveduto.
Film 984: "Focus - Niente è come sembra" (2015) di Glenn Ficarra, John Requa
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Lu
Pensieri: Diciamo che "Focus" è un intrattenimento carino e piacevole, ottimo per una serata senza pretese il cui unico scopo è lo svago. Più di questo non si può proprio dire.
La coppia Will Smith - Margot Robbie è ben assortita e i due sono non solo bellissimi, ma anche visibilmente affiatai, il che aiuta ad aumentare il piacere della visione, tutta costumini hot, addominali scolpiti e truffe a gogo. Il contenuto del film è accessorio, un'avventura come un altra al sapore di truffa che ha come unico distintivo personale quello di mettere il pubblico nella condizione di capire qualche trucchetto da 'mano lunga': e allora via di borseggiamenti, estrazione di portafogli o aggancio di orologi altrui, il tutto senza che mai nessuno venga beccato a rubare. Ma ci sta, fa parte del gioco e la trama prevede che tutti rimangano impuniti per procedere fino all'epilogo che, nonostante le dinamiche premesse iniziali, non sarà nulla di straordinario. Bene lo stesso, "Focus - Niente è come sembra" è un prodotto ad alta digeibilità: lo vedi e passi al prossimo film.
Box Office: $158.8 milioni
Consigli: Tentato blockbuster di facile assimilazione, "Focus" brilla principalmente per il glam della coppia Smith-Robbie, senza però riuscire a convincere del tutto. E' una pellicola perfetta per spegnere il cervello e regalarsi un po' di relax a ritmo di qualche colpo di scena, corse di Formula 1 e molti, moltissimi furti. Se piace il genere, è un perfetto passatempo.
Parola chiave: Collana.
Trailer
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Film 984: "Focus - Niente è come sembra" (2015) di Glenn Ficarra, John Requa
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Lu
Pensieri: Diciamo che "Focus" è un intrattenimento carino e piacevole, ottimo per una serata senza pretese il cui unico scopo è lo svago. Più di questo non si può proprio dire.
La coppia Will Smith - Margot Robbie è ben assortita e i due sono non solo bellissimi, ma anche visibilmente affiatai, il che aiuta ad aumentare il piacere della visione, tutta costumini hot, addominali scolpiti e truffe a gogo. Il contenuto del film è accessorio, un'avventura come un altra al sapore di truffa che ha come unico distintivo personale quello di mettere il pubblico nella condizione di capire qualche trucchetto da 'mano lunga': e allora via di borseggiamenti, estrazione di portafogli o aggancio di orologi altrui, il tutto senza che mai nessuno venga beccato a rubare. Ma ci sta, fa parte del gioco e la trama prevede che tutti rimangano impuniti per procedere fino all'epilogo che, nonostante le dinamiche premesse iniziali, non sarà nulla di straordinario. Bene lo stesso, "Focus - Niente è come sembra" è un prodotto ad alta digeibilità: lo vedi e passi al prossimo film.
Box Office: $158.8 milioni
Consigli: Tentato blockbuster di facile assimilazione, "Focus" brilla principalmente per il glam della coppia Smith-Robbie, senza però riuscire a convincere del tutto. E' una pellicola perfetta per spegnere il cervello e regalarsi un po' di relax a ritmo di qualche colpo di scena, corse di Formula 1 e molti, moltissimi furti. Se piace il genere, è un perfetto passatempo.
Parola chiave: Collana.
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martedì 1 settembre 2015
Film 983 - Noi e la Giulia
Lo avevamo perso al cinema, così lo abbiamo recuperato una sera a cena...
Film 983: "Noi e la Giulia" (2015) di Edoardo Leo
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: Lu
Pensieri: Direttamente dal canale Youtube della Warner Bros. Italia, un riassunto veloce della trama: "Diego (Luca Argentero), Fausto (Edoardo Leo) e Claudio (Stefano Fresi) sono tre quarantenni insoddisfatti e in fuga dalla città e dalle proprie vite, che da perfetti sconosciuti si ritrovano uniti nell'impresa di aprire un agriturismo. A loro si unirà Sergio (Claudio Amendola), un cinquantenne invasato e fuori tempo massimo, ed Elisa (Anna Foglietta), una giovane donna incinta decisamente fuori di testa. Ad ostacolare il loro sogno arriverà Vito (Carlo Buccirosso), un curioso camorrista venuto a chiedere il pizzo alla guida di una vecchia Giulia 1300. Questa minaccia li costringerà a ribellarsi ad un sopruso in maniera rocambolesca e lo faranno dando vita a un'avventura imprevista, sconclusionata e tragicomica, a una resistenza disperata ...quella che tutti noi vorremmo fare… se ne avessimo il coraggio". La punteggiatura non è mia, sia chiaro.
"Noi e la Giulia" è esattamente quello che mi aspettavo, finale a parte. Un buon titolo comico nostrano i cui toni sono estremamente simili al già fortunato "Smetto quando voglio" dell'anno scorso, con il quale condivide non solo Edoardo Leo, ma anche la partecipazione di Stefano Fresi. L'operazione è divertente e molto meno scontata del solito brodo italiano, il che mette Leo ancora in miglior luce dopo una serie di performance che già me lo avevano fatto apprezzare. Qui affronta anche la sfida di sceneggiatura e regia, il che probabilmente ha aiutato a strutturare bene tutta l'operazione.
Il risultato finale è più che soddisfacente, i momenti comici non mancano e il gruppo di attori, così eterogeneo e apparentemente caotico, è in realtà un mix esplosivo - in senso buono - che non solo convince, ma conquista. Inutile dire che la performance di Amendola rimane particolarmente impressa, dato che il suo personaggio è non solo il più pazzo, ma anche quello che finisce per piacere di più al pubblico, insieme a quello dell'ingenua ragazza incinta interpretato dalla Foglietta. La forza di questa storia, non a caso, è soprattutto nei suoi protagonisti, ognuno in grado di portare le sue particolarità, sfaccettature e pazzie all'interno di un racconto che già di per sé parte in quarta: cosa succede se, dopo aver aperto un agriturismo, i proprietari si ribellano al pizzo letteralmente rapendo i camorristi che tentano di estorcerglielo? Se vi interessa la risposta, questo film può fornirvela...
Ps. Il cast è composto da Luca Argentero, Stefano Fresi, Claudio Amendola, Edoardo Leo, Anna Foglietta, Carlo Buccirosso, Federico Torre, Mattia Sbragia.
Pps. La pellicola ha ricevuto 7 candidature ai David di Donatello 2015, vincendone 2: Miglior attore non protagonista (Carlo Buccirosso) e David Giovani.
Box Office: € 3.999.000
Consigli: Esempio carino di commedia italiana con un buon cast e una storia che ha qualcosa da raccontare. Il finale aperto lascerebbe pensare a un sequel - che non vedo in programma -, anche se personalmente l'ho trovato fastidioso in quanto inconcludente. Chiaramente è qualcosa con cui non si può scendere a patti preventivamente, il che mi ha leggermente guastato l'idea d'insieme della pellicola quando l'ho guardata. In generale, comunque, credo sia un titolo a cui vale la pena dare una chance, soprattutto se si aveva già apprezzato "Smetto quando voglio".
Parola chiave: Alfa Romeo Giulia 1300.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 983: "Noi e la Giulia" (2015) di Edoardo Leo
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: Lu
Pensieri: Direttamente dal canale Youtube della Warner Bros. Italia, un riassunto veloce della trama: "Diego (Luca Argentero), Fausto (Edoardo Leo) e Claudio (Stefano Fresi) sono tre quarantenni insoddisfatti e in fuga dalla città e dalle proprie vite, che da perfetti sconosciuti si ritrovano uniti nell'impresa di aprire un agriturismo. A loro si unirà Sergio (Claudio Amendola), un cinquantenne invasato e fuori tempo massimo, ed Elisa (Anna Foglietta), una giovane donna incinta decisamente fuori di testa. Ad ostacolare il loro sogno arriverà Vito (Carlo Buccirosso), un curioso camorrista venuto a chiedere il pizzo alla guida di una vecchia Giulia 1300. Questa minaccia li costringerà a ribellarsi ad un sopruso in maniera rocambolesca e lo faranno dando vita a un'avventura imprevista, sconclusionata e tragicomica, a una resistenza disperata ...quella che tutti noi vorremmo fare… se ne avessimo il coraggio". La punteggiatura non è mia, sia chiaro.
"Noi e la Giulia" è esattamente quello che mi aspettavo, finale a parte. Un buon titolo comico nostrano i cui toni sono estremamente simili al già fortunato "Smetto quando voglio" dell'anno scorso, con il quale condivide non solo Edoardo Leo, ma anche la partecipazione di Stefano Fresi. L'operazione è divertente e molto meno scontata del solito brodo italiano, il che mette Leo ancora in miglior luce dopo una serie di performance che già me lo avevano fatto apprezzare. Qui affronta anche la sfida di sceneggiatura e regia, il che probabilmente ha aiutato a strutturare bene tutta l'operazione.
Il risultato finale è più che soddisfacente, i momenti comici non mancano e il gruppo di attori, così eterogeneo e apparentemente caotico, è in realtà un mix esplosivo - in senso buono - che non solo convince, ma conquista. Inutile dire che la performance di Amendola rimane particolarmente impressa, dato che il suo personaggio è non solo il più pazzo, ma anche quello che finisce per piacere di più al pubblico, insieme a quello dell'ingenua ragazza incinta interpretato dalla Foglietta. La forza di questa storia, non a caso, è soprattutto nei suoi protagonisti, ognuno in grado di portare le sue particolarità, sfaccettature e pazzie all'interno di un racconto che già di per sé parte in quarta: cosa succede se, dopo aver aperto un agriturismo, i proprietari si ribellano al pizzo letteralmente rapendo i camorristi che tentano di estorcerglielo? Se vi interessa la risposta, questo film può fornirvela...
Ps. Il cast è composto da Luca Argentero, Stefano Fresi, Claudio Amendola, Edoardo Leo, Anna Foglietta, Carlo Buccirosso, Federico Torre, Mattia Sbragia.
Pps. La pellicola ha ricevuto 7 candidature ai David di Donatello 2015, vincendone 2: Miglior attore non protagonista (Carlo Buccirosso) e David Giovani.
Box Office: € 3.999.000
Consigli: Esempio carino di commedia italiana con un buon cast e una storia che ha qualcosa da raccontare. Il finale aperto lascerebbe pensare a un sequel - che non vedo in programma -, anche se personalmente l'ho trovato fastidioso in quanto inconcludente. Chiaramente è qualcosa con cui non si può scendere a patti preventivamente, il che mi ha leggermente guastato l'idea d'insieme della pellicola quando l'ho guardata. In generale, comunque, credo sia un titolo a cui vale la pena dare una chance, soprattutto se si aveva già apprezzato "Smetto quando voglio".
Parola chiave: Alfa Romeo Giulia 1300.
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Stefano Fresi
Film 982 - Dior and I
Ero rimasto con la curiosità di vedere questa pellicola e, appena ho potuto, mi son tolto lo sfizio.
Film 982: "Dior and I" (2015) di Frédéric Tcheng
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese, francese
Compagnia: nessuno
Pensieri: I film sulla moda sono esperimenti sempre piuttosto difficili da portare a termine in maniera efficace a mio avviso e anche "Dior and I", pur essendo un documentario ben strutturato e interessante per l'argomento che tratta, subisce la stessa sorte.
Il mio terrore iniziale era che questa pellicola potesse essere troppo somigliante a "Valentino - L'ultimo imperatore", un documentario rovinato dall'insopportabile attitudine da prima donna dello stilista nostrano. Fortunatamente Raf Simons è completamente diverso - grazie a Dio - e anche se nemmeno lo stilista belga riesce ad affrontare le 'disavventure' della creazione di una collezione di moda senza farla sembrare un'operazione a cuore aperto, ha certamente il vantaggio del carattere nordico, più silenzioso e propositivo. Questo è un punto a suo favore e, più in generale, un punto a favore di tutta l'operazione. Ma non basta a rendere "Dior and I" un vero e proprio esperimento riuscito.
La prima cosa che ho trovato poco approfondita è assolutamente il perché della scelta di Simons. Io, che so poco e niente su Dior e ancora meno sulla stilista, mi sono chiesto perché lui, chi vi fosse prima al suo posto e - non ci sarebbe stato male - perché la maison francese avesse optato per una tale virata rispetto alla sua tradizione. La scelta di Simons, infatti, è anche nella pellicola presentata come insolita, principalmente per il suo minimalismo che lo aveva così fatto ben volere in casa Jil Sander.
In aggiunta, per quanto l'idea sia interessante, non mi ha del tutto soddisfatto l'escamotage di accostare la lettura dei pensieri di Christian Dior dalla sua autobiografia ("Dior by Dior") per dare un filo narrativo alla storia, principalmente per il fatto che i pensieri di Simons non sono altrettanto organizzati e l'accostamento casuale fa perdere di significato all'idea generale di per sé buona.
Per il resto, l'impressione che mi ha dato questo documentario è positiva. Diversamente dai prodotti simili cui mi sono accostato, "Dior and I" si prende tutto il tempo necessario per dare risalto al processo creativo che sta dietro alla collezione, qualcosa che il taglio rapido della televsione (vedi "Project Runway" & co.) o la disinformazione sull'argomento hanno trasformato in un progetto di facile e addirittura immediata realizzazione. La realtà è ben diversa e le fragilità, perplessità e ansia del fashion designer a riguardo sono ben raccontate, al pari dei lampi di genio (la siflata nella palazzina ricoperta di fiori è stupenda), il che concorre a ridare un'immagine approfondita della persona, oltre che del personaggio. Anche perché, diciamocelo, la maggior parte del pubblico non ha idea di chi sia Raf Simons.
Alla fine dei 90 minuti di pellicola sappiamo un po' di più sia sulla maison francese che sulla persona che ne cura la collezione femminile, su cosa voglia dire realizzare da 0 un collezione di alta moda o una sfilata, come si riesca a reinventare un'idea vecchia di 50 anni o come praticamente qualsiasi cosa possa ispirare il lavoro di chi di moda si occupa di mestiere. Rimane un tema intrigante a 360° e, pur con dei limiti, Frédéric Tcheng ne ha esplorato buona parte dei confini evitando di rimanere in superficie, dove tutto è glam ed eccitante e dove, francamente, possiamo accedere anche noi comuni mortali (al pari di Marion Cotillard, Isabelle Huppert, Jennifer Lawrence, Marc Jacobs o Sharon Stone, tutti seduti in prima fila alla sfilata). Ecco, "Dior and I" riesce a regalarci uno scorcio su un modo inaccessibile ed elegantissimo di cui solitamente vediamo solo un'immagine riflessa e ben controllata. Cosa ci sia sotto, in parte, lo possiamo vedere qui.
Ps. La prima del film si è tenuta al Tribeca Film Festival 2014.
Film 103 - Valentino - L'ultimo imperatore
Film 164 - The September Issue
Box Office: $1,028,953
Consigli: Le due gigantesche parole chiave di questa pellicola sono 'documentario' e 'moda'. Che piaccia l'una, l'altra o entrambe, il risultato sarà sempre lo stesso: "Dior and I" piacerà. Per gli altri, che magari non fanno del 'fashion addicted' la loro bibbia, potrebbe essere meno paradisiaco approcciarsi a questo lavoro, che rimane pur sempre interessante a prescindere dal tema specifico scelto dal regista. Un film sulla moda più riuscito di molti altri e, anche solo per questo, una motivazione in più per vederlo.
Parola chiave: Christian Dior.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 982: "Dior and I" (2015) di Frédéric Tcheng
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese, francese
Compagnia: nessuno
Pensieri: I film sulla moda sono esperimenti sempre piuttosto difficili da portare a termine in maniera efficace a mio avviso e anche "Dior and I", pur essendo un documentario ben strutturato e interessante per l'argomento che tratta, subisce la stessa sorte.
Il mio terrore iniziale era che questa pellicola potesse essere troppo somigliante a "Valentino - L'ultimo imperatore", un documentario rovinato dall'insopportabile attitudine da prima donna dello stilista nostrano. Fortunatamente Raf Simons è completamente diverso - grazie a Dio - e anche se nemmeno lo stilista belga riesce ad affrontare le 'disavventure' della creazione di una collezione di moda senza farla sembrare un'operazione a cuore aperto, ha certamente il vantaggio del carattere nordico, più silenzioso e propositivo. Questo è un punto a suo favore e, più in generale, un punto a favore di tutta l'operazione. Ma non basta a rendere "Dior and I" un vero e proprio esperimento riuscito.
La prima cosa che ho trovato poco approfondita è assolutamente il perché della scelta di Simons. Io, che so poco e niente su Dior e ancora meno sulla stilista, mi sono chiesto perché lui, chi vi fosse prima al suo posto e - non ci sarebbe stato male - perché la maison francese avesse optato per una tale virata rispetto alla sua tradizione. La scelta di Simons, infatti, è anche nella pellicola presentata come insolita, principalmente per il suo minimalismo che lo aveva così fatto ben volere in casa Jil Sander.
In aggiunta, per quanto l'idea sia interessante, non mi ha del tutto soddisfatto l'escamotage di accostare la lettura dei pensieri di Christian Dior dalla sua autobiografia ("Dior by Dior") per dare un filo narrativo alla storia, principalmente per il fatto che i pensieri di Simons non sono altrettanto organizzati e l'accostamento casuale fa perdere di significato all'idea generale di per sé buona.
Per il resto, l'impressione che mi ha dato questo documentario è positiva. Diversamente dai prodotti simili cui mi sono accostato, "Dior and I" si prende tutto il tempo necessario per dare risalto al processo creativo che sta dietro alla collezione, qualcosa che il taglio rapido della televsione (vedi "Project Runway" & co.) o la disinformazione sull'argomento hanno trasformato in un progetto di facile e addirittura immediata realizzazione. La realtà è ben diversa e le fragilità, perplessità e ansia del fashion designer a riguardo sono ben raccontate, al pari dei lampi di genio (la siflata nella palazzina ricoperta di fiori è stupenda), il che concorre a ridare un'immagine approfondita della persona, oltre che del personaggio. Anche perché, diciamocelo, la maggior parte del pubblico non ha idea di chi sia Raf Simons.
Alla fine dei 90 minuti di pellicola sappiamo un po' di più sia sulla maison francese che sulla persona che ne cura la collezione femminile, su cosa voglia dire realizzare da 0 un collezione di alta moda o una sfilata, come si riesca a reinventare un'idea vecchia di 50 anni o come praticamente qualsiasi cosa possa ispirare il lavoro di chi di moda si occupa di mestiere. Rimane un tema intrigante a 360° e, pur con dei limiti, Frédéric Tcheng ne ha esplorato buona parte dei confini evitando di rimanere in superficie, dove tutto è glam ed eccitante e dove, francamente, possiamo accedere anche noi comuni mortali (al pari di Marion Cotillard, Isabelle Huppert, Jennifer Lawrence, Marc Jacobs o Sharon Stone, tutti seduti in prima fila alla sfilata). Ecco, "Dior and I" riesce a regalarci uno scorcio su un modo inaccessibile ed elegantissimo di cui solitamente vediamo solo un'immagine riflessa e ben controllata. Cosa ci sia sotto, in parte, lo possiamo vedere qui.
Ps. La prima del film si è tenuta al Tribeca Film Festival 2014.
Film 103 - Valentino - L'ultimo imperatore
Film 164 - The September Issue
Box Office: $1,028,953
Consigli: Le due gigantesche parole chiave di questa pellicola sono 'documentario' e 'moda'. Che piaccia l'una, l'altra o entrambe, il risultato sarà sempre lo stesso: "Dior and I" piacerà. Per gli altri, che magari non fanno del 'fashion addicted' la loro bibbia, potrebbe essere meno paradisiaco approcciarsi a questo lavoro, che rimane pur sempre interessante a prescindere dal tema specifico scelto dal regista. Un film sulla moda più riuscito di molti altri e, anche solo per questo, una motivazione in più per vederlo.
Parola chiave: Christian Dior.
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