Intro: Avevo sempre voluto recuperarlo, ma onestamente mi mancava la motivazione. Questo periodo di quarantena irlandese ha portato ispirazione.
Film 1942: "Vice" (2018) di Adam McKay
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: il motivo principale per cui volevo vedere questo film è, naturalmente, Amy Adams, qui alla sua sesta nomination all'Oscar, nona ai Golden Globes, settimana ai BAFTA. Non che l'argomento in sé non mi interessasse, però ammetto che recuperare la performance di una delle attrici più dotate in circolazione al momento fosse il mio personale main goal. E non sono rimasto deluso.
Diversamente da tanti biopic con declinazione da drammone politico, "Vice" scorre piuttosto agevolmente. Lo stile narrativo e di regia di Adam McKay - qui molto simile al suo precedente "The Big Short" - è incisivo e caratteristico e trovo che il maggiore punto a suo favore sia quello di incorporare nel racconto elementi esplicativi per quel pubblico che non abbia familiarità con il soggetto della storia, qui nella fattispecie la biografia di Dick Cheney.
Cheney, politico americano schivo - ma figura chiave rispetto alla guerra in Iraq post 11 settembre - è stato due volte vice presidente degli Stati Uniti sotto l'amministrazione Bush junior nonché, mi informa Wikipedia, uno dei politici con il tasso di approvazione più basso (13%) nel momento in cui la sua carica istituzionale è terminata. Insomma, non esattamente una figura amata dal poplo americano.
Al di là dei giudizi personali inevitabilmente suscitati da questo film, quello che mi ha colpito è come un uomo apparentemente così mediocre sia riuscito - e probabilmente riesca ancora - ad avere in pugno la gestione di una nazione intera e con così ampio spazio di manovra. Pur tenendo conto della drammatizzazione dei fatti che necessariamente un prodotto di fiction porta con sé, è impossibile non rimanere quantomeno colpiti da quanto quest'uomo riesca a fare e influenzare sulla sola base del fatto che, se una cosa la dice o la fa un'alta carica dello stato (come il presidente), allora tale cosa diventa moralmente accettabile. Sicuramente Cheney ha dimostrato del genio nel saper individuare e sfruttare così bene a suo vantaggio un area troppo poco definita del diritto americano.
Detto questo, "Vice" rimane un prodotto interessante, anche se onestamente un po' troppo lungo. Christian Bale è un magnifico protagonista a prescindere dalle sue capacità mimetiche e camaleontiche e questa performance dimostra ancora una volta il suo talento. Amy Adams qui ha un ruolo apparentemente più marginale e sicuramente più pacato, eppure è la spinta che dà propulsione a tutto il racconto. Senza Lynne Cheney non ci sarebbe il Dick Cheney politico di successo, per cui ho trovato che nel suo essere il +1 di questa storia, Adams sia riuscita con successo a ritagliarsi la visibilità giusta per il suo personaggio calibrando perfettamente la sua performance. Da Oscar? Forse no, ma il riconoscimento ci sta tutto. (In ogni caso battere Regina King a qualsiasi premio di categoria pare impossibile negli ultimi tempi.) Sono rimasto molto meno colpito dalla performance di Sam Rockwell, invece, qui un aitante George W. Bush per il quale non mi pare ci sia troppo spazio di approfondimento che vada oltre il dipingere il suo personaggio come stupido o una sorta di causa persa. In generale, invece, avrei preferito un po' più di spazio rispetto ad altre figure chiave dell'amministrazione Bush come Condoleezza Rice o Colin Powell.
In ogni caso, per quanto non sia rimasto tanto colpito da "Vice" quanto come dal precedente titolo di McKay, l'ho trovato comunque interessante, probabilmente più un punto di partenza per un futuro approfondimento sul soggetto che un elemento esaustivo sulla figura di Dick Cheney a tutto tondo.
Cast: Christian Bale, Amy Adams, Steve Carell, Sam Rockwell, Tyler Perry, Alison Pill, Lily Rabe, Jesse Plemons, LisaGay Hamilton, Justin Kirk, Eddie Marsan, Alfred Molina, Naomi Watts.
Box Office: $76.1 milioni
Vale o non vale: Gli appassionati di biopic o di politica americana dovrebbero gradire questo prodotto ben fatto e che non tenta nemmeno per un secondo di nascondere la sua natura critica rispetto al suo oggetto d'indagine. In generale non un film per tutte le occasioni, ma il soggetto è interessante e i due protagonisti valgono la visione.
Premi: Candidato a 8 Oscar (Miglior film, regia, sceneggiatura originale, attore protagonista Bale, attrice non protagonista Adams, attore non protagonista Rockwell e montaggio), ha vinto quello per il Miglior trucco; delle 6 nomination ai Golden Globes (tra cui Miglior film), Bale ha vinto quello per il Miglior attore protagonista musical o commedia; 6 candidature ai BAFTA e vittoria per il montaggio. Tyler Perry candidato al Razzie per il Redeemer Award.
Parola chiave: Unitary executive theory.
Trailer
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: il motivo principale per cui volevo vedere questo film è, naturalmente, Amy Adams, qui alla sua sesta nomination all'Oscar, nona ai Golden Globes, settimana ai BAFTA. Non che l'argomento in sé non mi interessasse, però ammetto che recuperare la performance di una delle attrici più dotate in circolazione al momento fosse il mio personale main goal. E non sono rimasto deluso.
Diversamente da tanti biopic con declinazione da drammone politico, "Vice" scorre piuttosto agevolmente. Lo stile narrativo e di regia di Adam McKay - qui molto simile al suo precedente "The Big Short" - è incisivo e caratteristico e trovo che il maggiore punto a suo favore sia quello di incorporare nel racconto elementi esplicativi per quel pubblico che non abbia familiarità con il soggetto della storia, qui nella fattispecie la biografia di Dick Cheney.
Cheney, politico americano schivo - ma figura chiave rispetto alla guerra in Iraq post 11 settembre - è stato due volte vice presidente degli Stati Uniti sotto l'amministrazione Bush junior nonché, mi informa Wikipedia, uno dei politici con il tasso di approvazione più basso (13%) nel momento in cui la sua carica istituzionale è terminata. Insomma, non esattamente una figura amata dal poplo americano.
Al di là dei giudizi personali inevitabilmente suscitati da questo film, quello che mi ha colpito è come un uomo apparentemente così mediocre sia riuscito - e probabilmente riesca ancora - ad avere in pugno la gestione di una nazione intera e con così ampio spazio di manovra. Pur tenendo conto della drammatizzazione dei fatti che necessariamente un prodotto di fiction porta con sé, è impossibile non rimanere quantomeno colpiti da quanto quest'uomo riesca a fare e influenzare sulla sola base del fatto che, se una cosa la dice o la fa un'alta carica dello stato (come il presidente), allora tale cosa diventa moralmente accettabile. Sicuramente Cheney ha dimostrato del genio nel saper individuare e sfruttare così bene a suo vantaggio un area troppo poco definita del diritto americano.
Detto questo, "Vice" rimane un prodotto interessante, anche se onestamente un po' troppo lungo. Christian Bale è un magnifico protagonista a prescindere dalle sue capacità mimetiche e camaleontiche e questa performance dimostra ancora una volta il suo talento. Amy Adams qui ha un ruolo apparentemente più marginale e sicuramente più pacato, eppure è la spinta che dà propulsione a tutto il racconto. Senza Lynne Cheney non ci sarebbe il Dick Cheney politico di successo, per cui ho trovato che nel suo essere il +1 di questa storia, Adams sia riuscita con successo a ritagliarsi la visibilità giusta per il suo personaggio calibrando perfettamente la sua performance. Da Oscar? Forse no, ma il riconoscimento ci sta tutto. (In ogni caso battere Regina King a qualsiasi premio di categoria pare impossibile negli ultimi tempi.) Sono rimasto molto meno colpito dalla performance di Sam Rockwell, invece, qui un aitante George W. Bush per il quale non mi pare ci sia troppo spazio di approfondimento che vada oltre il dipingere il suo personaggio come stupido o una sorta di causa persa. In generale, invece, avrei preferito un po' più di spazio rispetto ad altre figure chiave dell'amministrazione Bush come Condoleezza Rice o Colin Powell.
In ogni caso, per quanto non sia rimasto tanto colpito da "Vice" quanto come dal precedente titolo di McKay, l'ho trovato comunque interessante, probabilmente più un punto di partenza per un futuro approfondimento sul soggetto che un elemento esaustivo sulla figura di Dick Cheney a tutto tondo.
Cast: Christian Bale, Amy Adams, Steve Carell, Sam Rockwell, Tyler Perry, Alison Pill, Lily Rabe, Jesse Plemons, LisaGay Hamilton, Justin Kirk, Eddie Marsan, Alfred Molina, Naomi Watts.
Box Office: $76.1 milioni
Vale o non vale: Gli appassionati di biopic o di politica americana dovrebbero gradire questo prodotto ben fatto e che non tenta nemmeno per un secondo di nascondere la sua natura critica rispetto al suo oggetto d'indagine. In generale non un film per tutte le occasioni, ma il soggetto è interessante e i due protagonisti valgono la visione.
Premi: Candidato a 8 Oscar (Miglior film, regia, sceneggiatura originale, attore protagonista Bale, attrice non protagonista Adams, attore non protagonista Rockwell e montaggio), ha vinto quello per il Miglior trucco; delle 6 nomination ai Golden Globes (tra cui Miglior film), Bale ha vinto quello per il Miglior attore protagonista musical o commedia; 6 candidature ai BAFTA e vittoria per il montaggio. Tyler Perry candidato al Razzie per il Redeemer Award.
Parola chiave: Unitary executive theory.
#HollywoodCiak
Bengi