Ormai un classico.
Film 741: "Il diavolo veste Prada" (2006) di David Frankel
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Ammetto che il finale mi lascia sempre un po' deluso rispetto all'inizio scoppiettante, fresco e irriverente, ma rimane il fatto che "The Devil Wears Prada" sia tra i più iconici film moderni sul mondo della moda. Ormai cult, grazie alla performance di Meryl Streep nei panni della str***a Miranda Priestly, guru della moda e responsabile della bibbia del fashion Runway, incapace di palesare sentimenti che non siano di costante disappunto. Inutile dire che la visione della pellicola valga anche solo per lei.
Spalle - perché di spalle si tratta - della divina Meryl sono gli occhi da cerbiatto di Anne Hathaway e la fantastica Emily Blunt che di questo ruolo fa il migliore di tutta la sua carriera. Il trio tutto al femminile funziona che è una bellezza e la storia fila liscia e senza intoppi fino a quasi la fine del secondo tempo dove, però, la trama si discosta dal libro e, francamente, fallisce in un girone di buonismo comprensibile, ma un po' bollito.
In ogni caso "Il diavolo veste Prada" è sempre un piacere per gli occhi e la performance della Streep merita una standing ovattino. E' tutto.
Film 204 - Il diavolo veste Prada
Box Office: $326,551,094
Consigli: Meryl fa Miranda che in realtà sarebbe Anna (Wintour) che poco gradisce e si fa immortalare in un documentario su di lei ed il suo numero di settembre, il più importante dell'anno. Confrontare i due modi di proporre la vera 'comandante in capo' di Vogue America potrebbe essere uno spunto per gli appassionati di moda. In ogni caso entrambe le pellicole, questa tratta dal best-seller di Aline Brosh McKenna e il docu "The September Issue", sono per motivi differenti molto interessanti. Qui due nomination all'Oscar, un Golden Globe vinto e un titolo oggi ancora famosissimo.
Parola chiave: James Holt.
Trailer
Bengi
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martedì 15 luglio 2014
Film 741 - Il diavolo veste Prada
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domenica 9 gennaio 2011
Film 204 - Il diavolo veste Prada
Ultimo film del 2010, perfettamente in linea con quello che è stato il primo del 2011.
Film 204: "Il diavolo veste Prada" (2006) di David Frankel
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Non è che Meryl Streep sia un'attrice principalmente commerciale. Non recita in film facili, non vive una mondanità sfrenata, non dice stupidaggini in giro per interviste, non è bellissima. Chi la conosce e l'ammira lo fa perchè è notoriamente bravissima, garanzia di interpretazioni grandiose e, di conseguenza, di film quatomeno decenti (grazie a lei).
Un film come "Il diavolo veste Prada", invece, è classicamente commerciale. Tratto da un libro (vendutissimo), ripropone la storia - molto vera - di un'arpia della moda (Anna Wintour) e della sua assistente cambiando solo nomi e cognomi dei personaggi. Il film, per rendersi universalmente appetibile, si accaparra una giovane attrice che già la sa lunga (Anne Hathaway, qualche anno dopo nominata all'Oscar); una spalla di classe capace di reggere ogni ruolo - visto con la Streep anche in "Julie & Julia", film ispiratore di questo blog - rendendolo credibile (Stanley Tucci); un affascinante attore di serie B, Simon Backer, poi promosso alla serie A ("The mentalist") anche grazie alla popolarità di questo film; un'esordiente bella e capace (Emily Blunt), in un ruolo tanto divertente da strappare più consensi di quello della protagonista - e anche qui la carriera s'invola-.
A rendere il tutto magnifico, ovviamente, è la presenza di Meryl che, con la sua interpretazione di Miranda Priestly, regala al mondo del cinema uno dei suoi migliori personaggi cult. Miranda/Meryl è il film.
Tutto questo non può che portare a consensi della critica (un Golden Globe alla Streep, più la nomination all'Oscar a lei e ai costumi di Patricia Field, la stessa di "Sex & the City") e ad un incasso di botteghino col botto ($ $324,432,962) che, per una non commerciale, è decisamente un grande risultato.
Non c'è da stupirsene, in effetti. Il film è ben realizzato, i tempi comici sono giusti, gli attori bravi, capaci ognuno di dare quel tocco personale a chi stanno interpretando. Anche se manca la malignità pura presente nel libro (il finale è diverso, come la rottura tra Andrea e Miranda) la pellicola rimane spassosa, godibile, piacevole già alla prima visione. Il guardaroba acceca (ma con classe, non come nei recenti film con Sarah Jessica Parker), le musiche scelte sono perfette (Madonna fece aspettare l'uscita del singolo "Jump" per attendere che il film, dove la canzone accompagnava alcune scene, arrivasse nelle sale) e il tutto, alla fine, risulta davvero ben riuscito.
Ad arricchire il tutto una serie di camei-omaggio (alla moda) che rendono il 'gioco' ancora più divertente: Valentino (Garavani) che impersona sé stesso, Gisele Bündchen e qualche nome famoso citato tra una battuta e l'altra (Dolce & Gabbana, Demarchelier, ...).
Tra gli attori 'già visti', il fidanzato di Andrea (Adrian Grenier, visto in "Entourage") e Rebecca Mader (la Charlotte Lewis di "Lost").
Insomma, davvero un classico dei film su fashione stile, divertente e non banale, che illumina, talvolta, punti di vista inaspettati (la spiegazione di Miranda sul colore ceruleo la dice lunga), apripista di una serie ormai sconfinata di produzioni ("I love shopping", "Sex & the city" 1 & 2, "Ugly Betty", "Lipstick Jungle", ...) che vedono la moda quale compagna d'avventura delle vicende proposte.
Consigli: Preparatevi ad amarla! Dopo Miranda Priestly nessun capo redattore di una rivista sarà mai altrettando crudele e ben riuscito.
Parola chiave: Parigi.
Ric

Film 204: "Il diavolo veste Prada" (2006) di David Frankel
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Non è che Meryl Streep sia un'attrice principalmente commerciale. Non recita in film facili, non vive una mondanità sfrenata, non dice stupidaggini in giro per interviste, non è bellissima. Chi la conosce e l'ammira lo fa perchè è notoriamente bravissima, garanzia di interpretazioni grandiose e, di conseguenza, di film quatomeno decenti (grazie a lei).
Un film come "Il diavolo veste Prada", invece, è classicamente commerciale. Tratto da un libro (vendutissimo), ripropone la storia - molto vera - di un'arpia della moda (Anna Wintour) e della sua assistente cambiando solo nomi e cognomi dei personaggi. Il film, per rendersi universalmente appetibile, si accaparra una giovane attrice che già la sa lunga (Anne Hathaway, qualche anno dopo nominata all'Oscar); una spalla di classe capace di reggere ogni ruolo - visto con la Streep anche in "Julie & Julia", film ispiratore di questo blog - rendendolo credibile (Stanley Tucci); un affascinante attore di serie B, Simon Backer, poi promosso alla serie A ("The mentalist") anche grazie alla popolarità di questo film; un'esordiente bella e capace (Emily Blunt), in un ruolo tanto divertente da strappare più consensi di quello della protagonista - e anche qui la carriera s'invola-.
A rendere il tutto magnifico, ovviamente, è la presenza di Meryl che, con la sua interpretazione di Miranda Priestly, regala al mondo del cinema uno dei suoi migliori personaggi cult. Miranda/Meryl è il film.
Tutto questo non può che portare a consensi della critica (un Golden Globe alla Streep, più la nomination all'Oscar a lei e ai costumi di Patricia Field, la stessa di "Sex & the City") e ad un incasso di botteghino col botto ($ $324,432,962) che, per una non commerciale, è decisamente un grande risultato.
Non c'è da stupirsene, in effetti. Il film è ben realizzato, i tempi comici sono giusti, gli attori bravi, capaci ognuno di dare quel tocco personale a chi stanno interpretando. Anche se manca la malignità pura presente nel libro (il finale è diverso, come la rottura tra Andrea e Miranda) la pellicola rimane spassosa, godibile, piacevole già alla prima visione. Il guardaroba acceca (ma con classe, non come nei recenti film con Sarah Jessica Parker), le musiche scelte sono perfette (Madonna fece aspettare l'uscita del singolo "Jump" per attendere che il film, dove la canzone accompagnava alcune scene, arrivasse nelle sale) e il tutto, alla fine, risulta davvero ben riuscito.
Ad arricchire il tutto una serie di camei-omaggio (alla moda) che rendono il 'gioco' ancora più divertente: Valentino (Garavani) che impersona sé stesso, Gisele Bündchen e qualche nome famoso citato tra una battuta e l'altra (Dolce & Gabbana, Demarchelier, ...).
Tra gli attori 'già visti', il fidanzato di Andrea (Adrian Grenier, visto in "Entourage") e Rebecca Mader (la Charlotte Lewis di "Lost").
Insomma, davvero un classico dei film su fashione stile, divertente e non banale, che illumina, talvolta, punti di vista inaspettati (la spiegazione di Miranda sul colore ceruleo la dice lunga), apripista di una serie ormai sconfinata di produzioni ("I love shopping", "Sex & the city" 1 & 2, "Ugly Betty", "Lipstick Jungle", ...) che vedono la moda quale compagna d'avventura delle vicende proposte.
Consigli: Preparatevi ad amarla! Dopo Miranda Priestly nessun capo redattore di una rivista sarà mai altrettando crudele e ben riuscito.
Parola chiave: Parigi.
Ric
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venerdì 5 novembre 2010
Film 164 - The September Issue
Weekend milanese per lo shopping sfrenato insieme all'amica autoctona: comprata neanche una sciarpa, ma imparato a dirigere una rivista di moda!

Film 164: "The September Issue" (2009) di R.J. Cutler
Visto: dalla tv di Serena
Lingua: inglese
Compagnia: Serena
Pensieri: Deluso dai retroscena semplicemente amorosi (e furiosi) del Valentino di "Valentino - L'ultimo imperatore", mi sono approcciato con diffidenza a questo documentario tutto americano sulla preparazione di quella che viene definita la bibbia della moda: il numero di settembre di Vogue. Per riflesso, ovviamente, una scusa (o una trovata geniale?) per intrufolarsi nella routine quotidiana di uno dei personaggi più controversi della moda mondiale: Anna Wintour.
Chi sia questa signora dal caschetto sempre perfetto lo sanno in molti. Forse altrettanti sanno che è anche la diretta ispiratrice del personaggio, non proprio 'role model', di Miranda Priestly (Meryl Streep) ne "Il diavolo veste Prada". In pochi, invece, conoscono la 'vera' Anna, quella che, da sola, è riuscita a mantenere stabile il potere di una rivista commerciale per oltre 20 anni.
Qui, a mio avviso, la ghiotta occasione di umanizzare un personaggio molto criticato, pubblicamente sbeffeggiato in un libro prima e in un film poi (il già citato 'diavolo'), portando l'occhio dello spettatore più vicino di quanto non possa fare un articolo di gossip. E, per quanto la Wintour non si possa considerare persona affabile o coinvolgente, non si rimane con la sensazione che sia totalmente una stronza. Come dice la tagline del film di prossima uscita (11 novembre) "The Social Network": you don't get to 500 million friends without making a few enemies (adattando: non puoi fare il direttore di Vogue senza prendere decisioni a volte impopolari).
L'aspetto più piacevole di questo film risulta sicuramente quel 'dietro le quinte' che un documentario come questo riesce ad offrire. Per chi è interessato a questo mondo non può che essere un tassello fondamentale per respirare quell'aria di eccitazione-tensione che sta dietro la preparazione di una grande rivista. E', inoltre, un ottimo prodotto filmico in sé, che dosa saggiamente interviste e momenti vissuti, portando alla luce un insieme di meccanismi che, altrimenti, lo spettatore non avrebbe mai avuto modo di venire a conoscere.
La mia impressione è stata totalmente positiva.
Ps. Cameo dell'attrice Sienna Miller: è suo il volto della copertina del famoso numero di settembre del titolo.
Consigli: Per gli appassionati di moda e di riviste che ne trattano. Ma anche per chi ama godersi un documentario ben realizzato.
Parola chiave: Soldi.
Ric

Film 164: "The September Issue" (2009) di R.J. Cutler
Visto: dalla tv di Serena
Lingua: inglese
Compagnia: Serena
Pensieri: Deluso dai retroscena semplicemente amorosi (e furiosi) del Valentino di "Valentino - L'ultimo imperatore", mi sono approcciato con diffidenza a questo documentario tutto americano sulla preparazione di quella che viene definita la bibbia della moda: il numero di settembre di Vogue. Per riflesso, ovviamente, una scusa (o una trovata geniale?) per intrufolarsi nella routine quotidiana di uno dei personaggi più controversi della moda mondiale: Anna Wintour.
Chi sia questa signora dal caschetto sempre perfetto lo sanno in molti. Forse altrettanti sanno che è anche la diretta ispiratrice del personaggio, non proprio 'role model', di Miranda Priestly (Meryl Streep) ne "Il diavolo veste Prada". In pochi, invece, conoscono la 'vera' Anna, quella che, da sola, è riuscita a mantenere stabile il potere di una rivista commerciale per oltre 20 anni.
Qui, a mio avviso, la ghiotta occasione di umanizzare un personaggio molto criticato, pubblicamente sbeffeggiato in un libro prima e in un film poi (il già citato 'diavolo'), portando l'occhio dello spettatore più vicino di quanto non possa fare un articolo di gossip. E, per quanto la Wintour non si possa considerare persona affabile o coinvolgente, non si rimane con la sensazione che sia totalmente una stronza. Come dice la tagline del film di prossima uscita (11 novembre) "The Social Network": you don't get to 500 million friends without making a few enemies (adattando: non puoi fare il direttore di Vogue senza prendere decisioni a volte impopolari).
L'aspetto più piacevole di questo film risulta sicuramente quel 'dietro le quinte' che un documentario come questo riesce ad offrire. Per chi è interessato a questo mondo non può che essere un tassello fondamentale per respirare quell'aria di eccitazione-tensione che sta dietro la preparazione di una grande rivista. E', inoltre, un ottimo prodotto filmico in sé, che dosa saggiamente interviste e momenti vissuti, portando alla luce un insieme di meccanismi che, altrimenti, lo spettatore non avrebbe mai avuto modo di venire a conoscere.
La mia impressione è stata totalmente positiva.
Ps. Cameo dell'attrice Sienna Miller: è suo il volto della copertina del famoso numero di settembre del titolo.
Consigli: Per gli appassionati di moda e di riviste che ne trattano. Ma anche per chi ama godersi un documentario ben realizzato.
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