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mercoledì 3 dicembre 2014

Film 829 - Gattaca - La porta dell'universo

Dopo che negli ultimi mesi ci hanno ripetutamente portato nello spazio con titoli di successo quali "Gravity" e "Interstellar", recupero per caso un titolo che 17 anni fa aveva incassato molto meno, ma era arrivato fino a Titano...

Film 829: "Gattaca - La porta dell'universo" (1997) di Andrew Niccol
Visto: dalla tv di Rosita
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi, Rosita, Pierluca, Rosalia
Pensieri: Un titolo intrigante, una sceneggiatura che credevo scritta da Christopher Nolan, una storia d'amore nata sul set e una tematica a sfondo scentifico: ecco tutti gli elementi in mio possesso relativamente a questo film di Andrew Niccol. Ecco quanto poco ne sapevo.
Per quanto non si possa dire che "Gattaca" sia un film pieno di ritmo, ho trovato questo prodotto cinematografico molto intrigante e interessante, con una premessa narrativo-futuristica particolarmente riuscita. In un domani (distopico) in cui gli esseri umani vengono geneticamente preconfezionati prima della nascita in modo da selezionarne tratti, caratteristiche e prestazioni future, Vincent Freeman/Ethan Hawke è uno di quegli sfortunati che sono, invece, stati concepiti alla vecchia maniera. Questo fatto ne determina la vita intera in quanto tutta la società lo tratta da inferiore, discriminandolo in qualsiasi aspetto della sua esistenza: può fare solo lavori per cui non sia richiesta una preventiva selezione genetica e, di fatto, è escluso da qualsiasi interazione con individui che non condividano con lui la nascita "naturale" (i non validi); a questi aspetti già di per sé frustranti si aggiunge l'elemento scatenante della vicenda, ovvero il sogno di Vincent di diventare astronauta.
Queste premesse si fanno particolarmente interessanti quando scopriamo che, per realizzare il suo scopo, l'uomo - che, da non sottovalutare, soffre di cuore -, ricorre all'aiuto di uno specialista della metamorfosi in chiave moderna (German/Tony Shalhoub) che lo metterà in contatto con il geneticamente modificato ma sfortunato Jerome/Jude Law (è disabile a causa di un incidente stradale) per uno scambio di identità che avrà dell'incredibile. Ai due futuri "amici per forza" verrà spiegato cosa e come fare per scambiarsi le identià e questo comporterà lo scambio di sangue e urina tramite sacche, l'utilizzo di lenti a contatto colorate, ma anche una quotidiana esfoliatura totale da parte di Vincent per minimizzare il più possibile la contaminazione degli ambienti che frequenta con le sue cellule corporee naturali. Insomma, Vincent si annulla nella persona di Jerome pur mantenendo le sue fattezze originali, ma giocandosi la carta del superuomo preconfezionato che, presso Gattaca - l'ente aerospaziale responsabile delle missioni interplanetarie -, riscuote il successo sperato: Vincent viene considerato per il prossimo viaggio spaziale, ovvero la missione per Titano.
In mezzo a tutto questo un problema: l'omicidio di uno dei direttori di volo che porterà quasi da subito i sospetti sul Vincent-Jerome, nonché a un passo dallo smascherare la sua quotidiana metamorfosi.
Inutile dire che, oltre agli aspetti scientifici a le tinte thriller, uno degli elementi portanti della storia sarà l'amore, nello specifico quello per la bellissima Irene/Uma Thurman.
Come si può dedurre da quanto ho scritto fino ad ora, "Gattata" mi è piaciuto e non poco. E' una di quelle pellicole che magari non rivedrò più, ma che ha scatenato in me qualcosa che continua a farmela apprezzare. Sarà l'intreccio narrativo o la mia predisposizione alla curiosità per le storie ambientate in futuri plausibili e scientificamente all'avanguardia, sarà che la questione del doppio, dell'assumere un'identià altrui è tra le più appassionanti, di fatto il risultato finale - che pure come dicevo è meno adrenalinico di quanto mi aspettassi - mi ha convinto. Ammetto che non è un prodotto cinematografico poi così facile, meno commerciale di quanto uno potrebbe dedurre ad esempio dal cast patinato (Hawke, Thurman, Law, Shalhoub, ma anche Gore Vidal, Elias Koteas, Maya Rudolph, Ernest Borgnine e Alan Arkin), eppure una volta che ci si lascia coinvolgere e affascinare dalla storia, credo che "Gattaca" possa conquistare molti. Tra l'altro certi paesaggi scelti e certe ambientazioni utilizzate (o ricreate) sono di una bellezza inaspettata.
Box Office: $12,532,777
Consigli: Dopo religione, colore della pelle, sesso e orientamento sessuale, il futuro della discriminazione passerà per il DNA? E' questa la domanda che si e ci pone Andrew Niccol ipotizzando la società non troppo lontana di "Gattaca" dove l'uomo sarà in grado di selezionare il meglio per la sua progenie, ma non di evitare che chi non è stato creato in laboratorio sia costretto a vivere ai margini della società. Si parla di andare nello spazio, eppure l'altro, l'alieno è già tra noi e siamo stati noi a crearlo.
Se queste non sono premesse intriganti per un'unica storia da mostrare in un film non so cosa potrebbe esserlo. In mezzo c'è anche un omicidio, il che contribuisce a spaziare anche nel genere thriller. Ottimo cast di comprimari dove svetta un bellissimo Ethan Hawke accompagnato da un paraplegico Jude Law e una Uma Thurman all'apice della sua femminilità inusuale e conturbante. C'è tutto quello che servirebbe a una pellicola hollywoodiana, eppure la magia non ha funzionato (il budget era 36 milioni di dollari). Una sola nomination all'Oscar (per le scenografie) che non rende giustizia a un lavoro d'insieme bello e ben fatto a cui manca solo un pizzico di ritmo in più. E' un titolo adatto a una serata in cui si ha voglia di recuperare un titolo che si è recuperato la sua nicchia col tempo e che richiede una certa dose di concentrazione. In gruppo scatenerà non poche discussioni.
Parola chiave: Ciglio.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 20 agosto 2014

Film 759 - Apollo 13

Erano anni che volevo rivederlo, manca sempre l'occasione giusta. Ora ho rimediato.

Film 759: "Apollo 13" (1995) di Ron Howard
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Un film che è certamente entrato nell'immaginario collettivo, una pellicola fortissima che ancora oggi funziona alla grande. Effetti speciali super, una storia coinvolgente e ricca di pathos, un tema mitico - la conquista della luna - e un cast stellare (Tom Hanks, Bill Paxton, Kevin Bacon, Gary Sinise, Ed Harris, Kathleen Quinlan). Insomma, "Apollo 13" mi era mancato.
Inutile dire che il paragone con "Gravity" sia inevitabile, che lo si voglia o no. Manca la luna come punto centrale della trama, ma per il resto molti degli snodi principali si somigliano: spazio, missione spaziale, catastrofe, necessità di sopravvivere, missione disperata di rientro. Da questo punto di vista credo si possa dire che "Apollo 13" abbia fatto scuola.
Certo, la differenza tra 20 anni fa e oggi c'è. Ne è esempio lampante la quasi totalità di scene in interno, a differenza della pellicola con Sandra Bullock, quasi in toto girata nello spazio. Anche se qui ciò che viene mostrato grazie alla computer grafica sembra ancora a tratti un videogioco, non si può comunque non riconoscergli il merito di rendere vero e 'finto' ben coesi nella resa finale e di riuscire ad utilizzare gli effetti speciali a totale vantaggio della creazione di meraviglia, suspense e ammirazione che tanto rendono magnetica questa pellicola.
Insomma, penso si possa dire serenamente che questo film sia ormai indiscutibilmente parte dell'immaginario collettivo per quanto riguarda i film sulle missioni spaziali, senza considerare il fatto che si deve a questa pellicola una delle frasi più celebri della storia del cinema: "Houston, abbiamo un problema". Mica roba da niente...
Ps. 9 candidature ai premi Oscar del 1996 e 2 vittorie, nessuna delle quali nella categoria degli effetti speciali. Quell'anno, infatti, a vincere nella categoria fu "Babe - Maialino coraggioso". E non è uno scherzo.
Box Office: $355,237,933
Consigli: Storia non felice degli astronauti Jim Lovell, Fred Haise e Jack Swigert, desiderosi di camminare sulla luna, ma beffati dal destino. Rischieranno tutto per poterla toccare, ma il loro sogno rimane, di fatto, tale. Ron Howard confeziona un blockbuster potentissimo, ricco di avvenimenti, mai noioso e tecnicamente all'avanguardia, riuscendo nel compito di tenere lo spettatore incollato alla sedia per tutta la durata dei 140 minuti di pellicola. E' un film che racconta una storia realmente accaduta, che parla di eroismo e - inevitabilmente - di valori e che strizza l'occhio anche ai più tecnologici portando chi guarda non solo nello spazio, ma anche nel cuore di una vera e propria avventura. Un classico.
Parola chiave: Ossigeno.

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Bengi

lunedì 19 maggio 2014

Film 715 - WALL·E

Avevo comprato il dvd un sacco di tempo fa e avevo molta voglia di rivedere questo film!

Film 715: "WALL·E" (2008) di Andrew Stanton
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Ormai, praticamente, non me lo ricordavo più. Ricordavo che all'epoca della sua uscita, il film aveva avuto un successo pazzesco di critica e tutti ne parlavano così bene che era impossibile non desiderare vederlo. Tutto questa frenesia da "WALL·E" mi aveva naturalmente incuriosito e inevitabilmente lasciato insoddisfatto. Non che non mi fosse piaciuto, ma non mi aveva nemmeno sconvolto l'esistenza.
Rimasto con il tarlo del 'lo rivedrò', l'occasione si è ripresentata e l'ho colta al volo. Ho molto rivalutato questo film d'animazione e, anche se non è amore incondizionato come per altri film animati ("Aladdin", "La Sirenetta", "La Bella e la Bestia"), posso sinceramente dire che è un bellissimo esempio di cinema fatto con il computer.
Le idee, come spesso accade in casa Pixar, non mancano. Il robottino dal cuore d'oro (e nostalgico) che si innamora dell'irraggiungibile (e dal cuore 'green') EVE è un piacevolissima favola a tinte ecologiche in grado di risvegliare anche le coscenze più assopite riguardo il tema ambientale. Nella storia, infatti, la Terra è stata ormai abbandonata da 700 anni e gli umani, rifugiatisi nello spazio, sono ormai enormi smidollati in grado di rapportarsi gli uni agli altri solo attraverso la tecnologia. 6 anni dopo, seppure siamo ancora ancorati alla nostra gravità e possediamo una struttura ossea in grado di trasportarci, la questione della tecnologia che soppianta il rapporto con l'altro è assolutamente veritiera.
Sperando in una trama che non si verifichi essere troppo profetica, rimane comunque il fatto che "WALL·E" è un buon esempio di cinema d'animazione contemporaneo, capace di raccontare una fiaba, legarci un messaggio e incorniciare il tutto con grazia e un amore smodato per i particolari. Un film come questo, quasi muto per la maggior parte del tempo, è un prodotto che vive di immagini create ed evocate, in grado accendere ricordi e mettere in piedi una realtà tanto distante dalla nostra eppure ancora così vicina. Che cos'è, del resto, il tesoro di cianfrusaglie di WALL·E se non una macchina del tempo in grado di far sognare lui e divertire noi nonostante, in questa storia, ci sia capitato un tale futuro distopico? WALL·E e la sua compagnia sono la speranza nonché la diretta connessione con il 'noi' di oggi, ancora parzialmente in grado di guardarci negli occhi e renderci conto che siamo presenti.
Da questo punto di vista il messaggio veicolato da questa pellicola mi è molto piaciuto e, nonostante un lavoro di fiction molto spinto nel considerare il futuro della nostra specie, ho trovato molto interessante che si sia scelto un tema del genere per quello che, banalmente, viene definito un cartone animato. Evidentemente - e questo non è che un solo esempio - anche i semplici cartoni animati possono avere un'anima.
Box Office: $521,311,860
Consigli: 6 candidature all'Oscar e una statuetta vinta come Miglior film d'animazione. Una bella storia, un protagonista assolutamente adorabile e un risultato finale molto, molto carino.
Parola chiave: Pianta.

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Bengi

lunedì 12 maggio 2014

Film 712 - The Iron Lady

Luigi si era perso un recente ruolo fondamentale nella carriera di Meryl Streep. Recuperare subito!

Film 712: "The Iron Lady" (2011) di Phyllida Lloyd
Visto: dal computer di Luigi
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Nonostante abbia comprato il dvd, la scelta è stata dettata non tanto dal fatto che il film sia un capolavoro, ma dalla magnifica interpretazione di Meryl Streep nei panni di Margaret Thatcher. Lo so che è inutile ribadirlo, ma Meryl può tutto e quest'ulteriore interpretazione ne è l'ennesima prova. Nonostante mi sia dispiaciuto seriamente che far vincere la Streep abbia significato far perdere Michelle Williams per "My Week with Marilyn", non si può che considerare il terzo Oscar della sua carriera come Miglior attrice semplicemente meritato (l'ultima volta che ha vinto era il 1983). Ovvero: era ora.
Come anticipavo all'inizio, la pellicola di per sé non è riuscitissima e, anzi, manca di un filo conduttore forte e facile da rintracciare. Purtroppo la trama finisce per essere influenzata dal caos di ricordi di un'anziana Thatcher che fatica lei stessa a trovare la propria strada fra i ricordi e il risultato è molto dispersivo e poco incisivo. Se, infatti, l'intento fosse stato celebrativo per quanto riguarda la politica del Primo Ministro inglese o se fosse stata una sorta di biografia personale o, ancora, un racconto di fiction su come una tale figura umana e politica abbia fatto i conti col proprio passato... in ognuno dei casi comunque il tentativo è fallito. Perché "The Iron Lady" è ognuna di queste cose, ma nessuna delel tre.
Il film, insomma, è confuso, ma non lo è la sua protagonista, che spiazza l'audience con una performance veramente impeccabile in grado da sola di valere la visione della pellicola. Anche perché, Streep e Jim Broadbent a parte, non ci sono altri attori protagonisti veramente degni nota.
Film 384 - The Iron Lady
Box Office: $114,956,699
Consigli: Gli amanti della Streep andranno in visibilio per questa ennesima testimonianza del talento dell'attrice. Chi, invece, si aspettava una biografia o quantomeno un approfondimento coscienzioso e ben costruito della vita privata e pubblica di Margaret Thatcher rimarrà, probabilmente, un po' deluso sia per i contenuti che per la messa in scena. Il risultato finale rimane un po' troppo sulla superficie, anche se Meryl salva decisamente la sorte di tutta la produzione. 2 Oscar: Miglior attrice protagonista e Miglior trucco.
Parola chiave: Politica.

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Bengi

lunedì 5 maggio 2014

Film 707 - Noah

Tornato in Italia, questo è il primo film che ho visto (e che, francamente, ero molto curioso di vedere).

Film 707: "Noah" (2014) di Darren Aronofsky
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Forse mi aspettavo qualcosa di più... biblico (letteralmente)? Forse mi aspettavo qualcosa di meno... triste? Insomma, 125 milioni di dollari per produrre... questo? Cos'è, un biblio-fantasy? Dio è diventato il 'Creatore', Noé fa a botte, angeli di pura luce (...) che precipitano sulla terra divenendo Vigilanti di pietra? Sinceramente: ma di cosa stiamo parlando?
Preciso: se fosse stato un fantasy, niente di che. Ma perché scegliere questa storia e rivederla in questo specifico modo? Non è una critica, ma proprio una curiosità a cui non riesco a trovare una risposta. Dato che mi pare evidente che la narrazione di un fatto, religiosamente parlando, non fosse l'interesse ultimo del film, qual è lo scopo di rivedere così la storia?
Me lo sono chiesto perché, al di là delle mirabolanti avventure di Noé, della sua follia pseudo religiosa, della sua famiglia devota più a lui che al Creatore e di tutti gli effetti speciali utilizzati, non ho proprio colto il perché si è voluto raccontare questa vicenda. Il messaggio religioso poteva benissimo essere veicolato attraverso la narrazione 'biblica'. Se si avesse, invece, voluto raccontare una storia di fantasia, bastava scriverne una. La commistione di questi due elementi insieme ha generato, a mio avviso, solo un gran francasso mediatico, privo però di un fulcro ripieno di contenuti, scopi e, in ultima analisi, qualcosa da mostrare. Insomma, "Noah" si segue, per carità, ma ne rimane ben poco dopo la visione.
Russell Crowe, ormai granitico pacioccone, è il prescelto di una confessione divina che passa per il sogno, ma sarebbe incomprensibile a chiunque altro fuori che lui. L'arca, costruita necessariamente attraverso l'aiuto dei Vigilanti - uno degli unici due scopi che hanno queste 'figure' di pietra, l'altro è proteggere Noé e la sua famiglia dalle altre persone durante il diluvio -, è qualcosa di mastodontico che sottintende, tra le altre cose, che il nostro protagonista fosse qauntomeno ingegnere. Gli altri personaggi del film, ovvero la sventurata famiglia, sono più che altro comparse su uno sfondo fatto per molto tempo di sola acqua. Curioso che entrambe le coppie Crowe- Jennifer Connelly e Emma Watson-Logan Lerman si ritrovino in questo comune set bagnato, dopo aver già intrapreso l'avventura di girare un film insieme (rispettivamente "A Beautiful Mind" e "Noi siamo infinito") e certamente più riuscito di questo. Che, per carità, non è che non svolga a dovere il suo compito di intrattenre, ma fallisce nel trovare una sua dimensione, relegando agli effetti speciali un ruolo da protagonista che, alla fine, è inevitabilmente poco incisivo. Peccato, perché il regista Aronofsky è quel genio che ha partorito "Black Swan" e il cast è certamente di tutto rispetto (i tre premi Oscar Russell Crowe, Jennifer Connelly e Anthony Hopkins, poi Emma Watson, Logan Lerman, Ray Winstone, Douglas Booth, Nick Nolte). Spero non si pensi di girare un sequel, questo basta e avanza.
Box Office: $320,664,746
Consigli: Blockbuster di colossali dimensioni, dai numeri certo interessanti, ma dal contenuto un po' piatto. Belli gli effetti speciali e sicuramente anche di intrattenimento l'insieme, ma manca "un'anima" che differenzi questo prodotto da una miriade di fotocopie visivamente e narrativamente simili. Russell Crowe ormai è un cartonato. Peccato.
Parola chiave: Arca.

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Bengi

mercoledì 30 aprile 2014

Film 704 - Last Vegas

Altro film "da aereo". Cominciato sul volo di andata verso New York, l'ho finito su quello di ritorno

Film 704: "Last Vegas" (2013) di Jon Turteltaub
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Non 1. Non 2. Non 3. Non 4, ma ben 5 (!) premi Oscar in questa commedia sulla terza età e i diversi modi di vederla e affrontarla. Ovvero come attirare il pubblico aficionado con nomi del calibro di Robert De Niro, Michael Douglas, Morgan Freeman, Kevin Kline e, unica presenza femminile rilevante, un'affascinantemente rifatta Mary Steenburgen. Questo è "Last Vegas" e non molto di più.
I quattro 'gal pal' che un po' si vogliono bene, un po' si odiano, un po' ricordano i bei vecchi tempi, un po' festeggiano e un po' corteggiano sono simpatici e abbastanza autoironici, anche se è evidente che la simpatia puramente cinematografica nella realtà tramuterebbe solamente in grande tristezza. Chi, infatti, non si sentirebbe leggermente a disagio nel trovare 4 anzianotti che - cito così, un po' alla rinfusa - vogliono rimorchiare giovani all'addio al nubilato, ballano in discoteca, si ubriacano di cocktail, danno party a cui sono invitati solo under 35? Insomma, è tutto accettabile solo in questa cornice di fiction. Allargando un pelo lo sguardo, poi, ci si accorge che la trama ha molti titoli "ispiratori", come per esempio "Una notte da leoni 2" o anche "Notte brava a Las Vegas".
In generale, comunque, questa pellicola è un prodotto di facilissimo consumo, perfetto su una tratta internazionale di un volo qualunque, estremamente facile da interrompere e rimprendere per un qualunque motivo legato al volo, senza alcun pericolo né di perdere qualche parte della storia, né qualche dialogo fondamentale.
Lo si può gradire perché il cast è oggettivamente pazzesco e perché, qualche volta, è piacevole anche sedersi, spegnere il cervello e lasciarsi raccontare una bella favoletta.
Box Office: $134,059,282
Consigli: Film divertente e innoquo, perfetto per passare del tempo spensierato o una serata tra amici. Il cast salva una trama quasi inesistente e, nonostante il botox qua e là, Mary Steenburgen rimane una donna particolarmente affascinante (canta perfino un paio di canzoni della colonna sonora).
Parola chiave: Matrimonio.

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Bengi

martedì 29 aprile 2014

Film 702 - American Hustle - L'apparenza inganna

Volo verso New York: 2 film scelto, di nuovo una pellicola che avevo già visto.

Film 702: "American Hustle - L'apparenza inganna" (2013) di David O. Russell
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Un film che è stata una sorpresa, davvero. Un grande cast, una storia interessante, spiritosa, ben raccontata e dosata nel calare i suoi assi nella manica, per un finale agrodolce e al contempo estremamente soddisfacente.
Christian Bale, Amy Adams, Bradley Cooper, Jeremy Renner e Jennifer Lawrence sono un fantastico quintetto, un gruppo di attori in grandissima forma, capaci di valere da soli l'intera visione della pellicola di David O. Russell che pure, questa volta, forse meritava un qualche significativo riconoscimento oltre alle solite candidature di rito. Eppure, nonostante le 10 nomination agli Oscar di quest'anno, né lui né il suo film sono riusciti a portare a casa nulla, schiacciati dalle pesanti vittorie di "Gravity" e "12 anni schiavo". Per la seconda volta in due anni Russell riesce nella magnifica impresa di far candidare tutti i suoi attori nelle 4 categorie degli Oscar (attore, attrice e attori non protagonisti) e, se l'anno scorso Jennifer Lawrence l'Academy Award se l'è portato a casa per davvero, quest'anno si è dovuta accostare "solo" del Golden Globe come Miglior attrice non protagonista; insieme a lei qui, Miglior attrice protagonista è stata ai GG Amy Adams, strepitosa e camaleontica nel ruolo di Sydney Prosser (l'attrice è arrivata alla sua quinta nomination all'Oscar: riuscirà mai a vincere?).
Rimane fuori dal gruppo dei grandi nominati solo Jeremy Renner, mentre per quanto riguarda gli altri attori maschi, entrambi riescono a scippare la loro seconda nomination all'Oscar della carriera con due personaggi divertissi, entrambi particolarmente incisivi: Bale per l'estrema trasformazione fisica dovuta ai tantissimi kg in eccesso, Cooper per il comportamento esagitato del suo Richie DiMaso, nonché i particolari bigodini.
Insomma, grandi performance a parte, "American Hustle" nonostante una partenza lenta e un po' priva di direzione si riscatta velocemente e riesce ad incuriosire lo spettatore capace di attendere. Se poi si ricorda che parte dei fatti raccontati sono veri, il tutto diventa ancora più intrigante...
Film 651 - American Hustle - L'apparenza inganna
Film 1226 - American Hustle - L'apparenza inganna
Box Office: $251,171,807
Consigli: Miglior film - Musical o Commedia ai Golden Globes 2014, questa pellicola è un ottimo esempio di buon cinema contemporaneo, nonché di un sodalizio artistico che pare legare piuttosto efficacemente il regista-sceneggiatore a molti degli attori con cui lavora (un Oscar "regalato" a Bale e Lawrence, due nomination "regalate" a Cooper e Adams). La storia è interessante è ben scritta, bellissimi i costumi e molto romantica - nonché cult - la scena tra Irving e Sydney nella lavanderia tra i capi che girano sul rullo trasportatore.
Parola chiave: Abscam.

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Bengi

lunedì 28 aprile 2014

Film 701 - Lo Hobbit - La desolazione di Smaug

In volo verso New York, questo è il primo film che decido di vedere nella lunga attesa per arrivare! Nonostante pochi giorni prima avessi appena comprato il dvd e attendesi di vederlo, comodo comodo, sul mio divano...

Film 701: "Lo Hobbit - La desolazione di Smaug" (2013) di Peter Jackson
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Lo avevo sia sopravvalutato che sottovalutato. Dipende dal punto di vista.
Sopravvalutato perché le mie aspettative prima di vedere questo secondo 'Hobbit' erano altissime, cariche di ricordi relativi a "Il signore degli anelli" e giustificate anche da un "Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato" piuttosto ben riuscito (e capace di non poche connessioni con la saga precedente). Sottovalutato perché, ora che l'ho visto per la seconda volta, mi rendo conto che "The Hobbit: The Desolation of Smaug" non è così malvagio come mi era parso alla prima visione.
In un bilanciamento di impressioni ora più equilibrato, posso dire che "Lo Hobbit 2" è una pellicola divertente, spensierata e certamente ricca di avventura, anche se decisamente inferiore rispetto, per esempio, a "Il signore degli anelli - Le due torri". Ciononostante, nell'ottica della trilogia de "Lo Hobbit", è un episodio in linea con i toni più scherzosi o spensierati legati ad entrambi i mondi dei nani e degli hobbit. L'errore sta nel non confondere le due saghe di Jackson che, seppure si assomigliano, non sono la stessa cosa.
3 nomination all'Oscar (effetti speciali, montaggio e missaggio sonoro), un ottimo incasso al botteghino, il ritorno di Legolas (Orlando Bloom) nella saga e l'esordio di Smaug/Benedict Cumberbatch nonché dell'elfa (inventata) Tauriel/Evangeline Lilly, di fatto unica presenza femminile della pellicola, ovvero novella Arwen/Liv Tyler. Vedremo come andrà a finire e, soprattutto, se il terzo e ultimo capitolo, ora ribattezzato "Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate" ("The Hobbit: The Battle of the Five Armies") riuscirà a portare a casa qualche premio oltre che nuovamente un incasso sopra al miliardo di dollari.

Film 494 e 496 - Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato
Film 616 - Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato
Film 1050 - Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato
Film 641 - Lo Hobbit - La desolazione di Smaug
Film 1052 - Lo Hobbit - La desolazione di Smaug
Film 855 - Lo Hobbit - La battaglia delle Cinque Armate
Film 1059 - Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate
Box Office: $953,066,855
Consigli: Necessario per continuare la saga ispirata alle avventure di Bilbo Baggins/Martin Freeman e della compagnia di nani da cui è assoldato, questo secondo capitolo della saga è meno riuscito del precedente, ma sicuramente un'ottima scelta per una serata spensierata e visivamente molto affascinante. Solo, bisogna ricordarsi che la pellicola dura 161 minuti...
Parola chiave: Drago.

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Bengi

mercoledì 12 marzo 2014

Film 680 - 12 anni schiavo

In perfetto tempismo con la cerimonia degli Oscar, abbiamo recuperato il futuro Miglior film 2014 proprio nel pomeriggio di domenica scorsa, poche ore prima che lo show iniziasse.

Film 680: "12 anni schiavo" (2013) di Steve McQueen
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Il problema di quelle produzioni che si vedono dopo averne tanto sentito parlare e tanto bene - specialmente quelle in lizza per il Miglior film agli Oscar - è che ci si aspetta non un film, bensì un capolavoro. E forse anche di più.
"12 anni schiavo" non è certo un brutto prodotto cinematografico su nessun fronte, però, personalmente, non lo trovo un capolavoro. Non mi ha entusiasmato e, anzi, fino al primo tempo non mi ha visto particolarmente coinvolto dalla narrazione. Con l'ingresso in scena, finalmente, di personaggi potenti come quelli di Edwin e Mistress Epps (Michael Fassbender, Sarah Paulson) e, soprattutto, Patsey (Lupita Nyong'o) la storia entra nel vivo e nel senso del racconto, il che aiuta ampiamente a recuperare l'interesse. Molte le scene cruente e difficili da digerire, ma trovo sia sempre apprezzabile l'onestà (visiva) quando si raccontano storie vere. Il buonismo da finto contegno non avrebbe giovato ai fini della storia.
Certo la vicenda vera di Solomon Northup/Chiwetel Ejiofor ha dell'incredibile e, inutile dirlo, racconta la disavventura di una persona in un contesto storico veramente terribile: Solom è, infatti, un americano nero libero che viene rapito e venduto come schiavo. Da lì il cammino per ritornare dalla sua famiglia sarà un lungo calvario di sofferenza, violenza fisica e psicologica, umiliazione e solitudine.
Il punto, qui, non è che si possa dire che il film non abbia un valore intrinseco, ma, invece, sta tutto in quel "inutile dirlo". Già, perché una storia sulla schiavitù, i campi di cotone, la violenza cruda, l'umiliazione, la discriminazione e il razzismo è già stata raccontata tantissime volte con sfumature più o meno simili. Rimango scettico riguardo la scelta di eleggere questa pellicola a migliore dell'anno non tanto perché non voglia riconoscere meriti al lavoro di Steve McQueen - che ha dimostrato, invece, di sapere cambiare completamente contesto dopo il metropolinato e solitario "Shame" - ma perché sinceramente l'ho trovata la scelta più ovvia e, di conseguenza, banale.
Detto questo, rimane che Lupita Nyong'o sia stata una delle scelte di casting più riuscite della stagione (considerato che ha vinto quasi tutto, comepreso l'Oscar, al suo esordio sul grande schermo) e che, in generale "12 Years a Slave", nella figura del suo regista, ha visto un ottimo cast concretizzare le sue capacità in un'interpretazione di gruppo che, da sola, vale la visione. Per altri aspetti più tecnici sono, invece, un po' meno d'accordo (nomination per Migliori costumi e montaggio? Ma soprattutto Oscar per la Miglior sceneggiatura non originale?).
Tutto sommato, quindi, al di là dell'impossibilità di definirlo brutto o inutile, non posso comunque dire che il risultato finale mi sia piaciuto tanto da elevarlo a capolavoro. Ho preferito di gran lunga "American Hustle - L'apparenza inganna", "Gravity", "The Wolf of Wall Street" e soprattutto "Her".
Ps. Curiosità: sia Brad Pitt che Steve McQueen sono riusciti a vincere il loro primo Oscar grazie a questa pellicola, entrambi in una categoria estranea al loro lavoro di riferimento, ovvero recitazione e regia. Il premio, invece, è stato riconosciuto loro in quanto produttori del film e, quindi, per la categoria Miglio film.
Box Office: $158,607,000 (ad oggi)
Consigli: Avendo ricevuto così tanti riconoscimenti (tra cui 3 Oscar e 1 Golden Globe) è certamente uno dei titoli di riferimento della stagione 2013 e, per questo, vale la pena farsi un'opinione a proposito. La mia non è entusiasta semplicemente perché le aspettative erano piuttosto alte e i macrotemi che costituiscono la besa di questa storia sono comuni a numerose altre produzioni.
Bravi la Nyong'o e Fassbender, dimostra grandissime capacità (e finalmente viene notato) Chiwetel Ejiofor.
Parola chiave: Rapimento.

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Bengi

venerdì 7 marzo 2014

Film 678 - Her

Visto qualche giorno prima degli Oscar!

Film 678: "Her" (2013) di Spike Jonze
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Luigi
Pensieri: "Her" è un film molto interessante. Racconta la storia di un uomo che, dopo la rottura con sua moglie e un periodo di profonda solitudine, intraprende la conoscenza con un sistema operativo, Samantha (la voce adattissima di Scarlett Johansson), fino a farla evolvere a vera e propria relazione sentimentale.
Questo è solo il nucleo centrale di una storia che affronta in maniera molto matura e realistica la possibilità, nemmeno impensabile, che in un futuro i computer saranno equipaggiati di sistemi operativi dotati di intelligenza artificiale. Il punto, qui, non è però l'aspetto a tinte fantasy, bensì l'interazione uomo-macchina e le relative conseguenze psicologiche e del quotidiano che un evento del genere scatenerebbe. E lo fa su larga scala, ovvero non concentrandosi solo sulla vicenda personale di Theodore (un Joaquin Phoenix bravissimo e, sinceramente, ingiustamente estromesso dai premi di maggior calibro della stagione come l'Oscar. Avrebbe meritato una nomination molto più di Christian Bale per "American Hustle", per dire).
Ho trovato il flusso degli eventi raccontato in maniera molto naturale e plausibile e questo mi ha ampiamente sorpreso, soprattutto nel finale, che trovo geniale. Come svincolarsi, infatti, dalle molteplici implicazioni che la storia di Spike Jonze mette in ballo, concludendo senza deludere lo spettatore? Per quanto la conclusione non sia per nulla un happy ending, penso che non si potesse trovare soluzione migliore.
In ogni caso, questa pellicola è stata una piacevole scoperta, minuto dopo minuto, per molteplici ragioni. In primis il cast tutto al femminile - paradossale se si pensa che Theodore non riesce ad instaurare un legame con una donna - che vede susseguirsi Olivia Wilde, Rooney Mara e Amy Adams e, chiaramente, per Phoenix che è sempre un grande attore. Poi, come dicevo, la trama (che si è pure aggiudicata l'Oscar per la Miglior sceneggiatura originale); ancora le musiche, la fotografia pastello e i costumi, che riflettono una semplicissima rivisitazione del guardaroba odierno, ma curato nei dettagli per farlo sembrare plausibilmente nuovo. In questo insieme gioca un ruolo per nulla scontato la scenografia, grazie ad un ambiente ricreato a mio avviso molto bene e, come per l'abbigliamento, moderno ma senza strafare.
Quest'ultimo concetto mi pare riassumere bene l'intero prodotto cinematografico, che presenta un'idea più o meno innovativa e comunque proiettata in un futuro ancora oggi fantastico, senza però eccedere in stranezze, kitsch o, volendo semplificare, senza scadere nelle famose 'americanate'.
Insomma, "Her" è stato un bellissimo film da vedere e seguire, certamente uno dei più interessanti visti di recente, oddimo esempio di cinema americano in grado di proporre una visione personale lasciando anche allo spettatore qualche domanda su cui riflettere.
Box Office: $30,835,686
Consigli: Assolutamente da vedere. Interessante, a tratti irriverente, riesce nella non facile impresa di non dirigersi dove ci si aspetterebbe vorrebbe andare a parare. Bello, ben scritto e molto ben recitato. E, non avrei mai pensato di dirlo, ben interpretato (vocalmente) da Scarlett Johansson.
Parola chiave: Amore.

Trailer

Bengi

mercoledì 5 marzo 2014

Oscar 2014: streaming dello show

Se vi siete persi la cerimonia degli Oscar di quest'anno, presentati per la seconda volta da Ellen DeGeneres, potete comodamente godervi l'evento cliccando play qui sotto.
Senza perdere il sonno, senza pubblicità e senza la fatica di trovare un link per lo streaming funzionante. Buona visione!

If you missed it, here's the 86th Annual Academy Awards whole show presented by Ellen DeGeneres.

Bengi

lunedì 3 marzo 2014

Oscar 2014: i vincitori

E anche per il 2014 è andata.
Brava Ellen DeGeneres che è riuscita a divertire e intrattenere in maniera originale e sempre con il suo spirito frizzante e provocatorio. Grande successo per "Gravity" e solo le briciole - ma le migliori - per "12 anni schiavo". Brad Pitt è riuscito finalmente a portarsi a casa un Oscar (come produttore), Cate Blanchett è finalmente la Miglior attrice protagonista e Angela Lansbury ha avuto il suo Oscar alla carriera. L'Italia riconquista la statuetta per il Miglior film straniero grazie a Paolo Sorrentino, che sul palco ha tenuto uno dei discorsi peggiori tra tutti i ringraziamenti (i più lunghi quelli dei due attori protagonisti).
Prima di una lunga digressione su premiati, aspettative, losers e cerimonia (che seguirà), ecco la lista di tutti i film vincitori e la proclamazione del vincitore tra chi ha scommesso su tutte le candidature.
Primo fra tutti "Gravity", che porta a casa 7 Oscar sbancando nelle categorie tecniche e in quella per la Miglior regia (Cuarón). Nessuno come lui. Briciole, in confronto, le tre statuette di "12 anni schiavo" che pure vince per Miglior film, sceneggiatura non originale e attrice non protagonista (Lupita Nyong'o); 3 Oscar anche per "Dallas Buyers Club" che trionfa in entrambe le categorie attoriali maschili (Matthew McConaughey e Jared Leto) e per il trucco; 2 Oscar sia per "Il grande Gatsby" (costumi e scenografie) che per "Frozen - Il regno di ghiaccio" (Miglior film d'animazione e canzone originale. Per quanto mi riguarda quest'ultima vittoria è stata una vera sorpresa e non troppo in positivo); chiudono a quota un premio "Her" (in italiano "Lei") per la Miglior sceneggiatura originale del bravissimo Spike Jonze, "Blue Jasmine" per la Miglior attrice protagonista Cate Blanchett e il nostro "La grande bellezza" che vince come Miglior film straniero.

Infine, come sempre, il conteggio dei punti per la votazione riguardo a chi secondo me vincerà (*) e chi, invece, vorrei veder trionfare (§). Il punteggio si calcola così:
* = 1 punto;
§ = 1/2 punto;
*§ = 1 punto.
Insieme a me (B), Lidia (L) e Luigi (Lu).I totali in fondo al post.

Ecco la lista di tutti i vincitori di quest'anno.

The 86th Annual Academy Awards

Best Motion Picture of the Year
Nominees:
B L Lu* 12 anni schiavo (2013)
Gravity (2013)
Dallas Buyers Club (2013)
B
§ American Hustle - L'apparenza inganna (2013)
Captain Phillips - Attacco in mare aperto (2013)
Her (2013)
Nebraska (2013)
L
§ Philomena (2013)
Lu§ The Wolf of Wall Street (2013)

Best Performance by an Actor in a Leading Role
Nominees:
Chiwetel Ejiofor for 12 anni schiavo (2013)
L*
§ B Lu§ Leonardo DiCaprio for The Wolf of Wall Street (2013)
Christian Bale for American Hustle - L'apparenza inganna (2013)
Bruce Dern for Nebraska (2013)
B Lu* Matthew McConaughey for Dallas Buyers Club (2013)

Best Performance by an Actress in a Leading Role
Nominees:
B Lu
§ Amy Adams for American Hustle - L'apparenza inganna (2013)
B Lu* L*§ Cate Blanchett for Blue Jasmine (2013)
Sandra Bullock for Gravity (2013)
Judi Dench for Philomena (2013)
Meryl Streep for I segreti di Osage County (2013)

Best Performance by an Actor in a Supporting Role
Nominees:
Lu
§ Barkhad Abdi for Captain Phillips - Attacco in mare aperto (2013)
B§ Bradley Cooper for American Hustle - L'apparenza inganna (2013)
Jonah Hill for The Wolf of Wall Street (2013)
Michael Fassbender for 12 anni schiavo (2013)
B Lu* L*
§Jared Leto for Dallas Buyers Club (2013)

Best Performance by an Actress in a Supporting Role
Nominees:
Sally Hawkins for Blue Jasmine (2013)
Julia Roberts for I segreti di Osage County (2013)
B Lu* L
§ Lupita Nyong'o for 12 anni schiavo (2013)
B Lu§ L* Jennifer Lawrence for American Hustle - L'apparenza inganna (2013)
June Squibb for Nebraska (2013)

Best Achievement in Directing
Nominees:
B L* Lu
§ Alfonso Cuarón for Gravity (2013)
Lu* L§ Steve McQueen for 12 anni schiavo (2013)
B§ David O. Russell for American Hustle - L'apparenza inganna (2013)
Martin Scorsese for The Wolf of Wall Street (2013)
Alexander Payne for Nebraska (2013)


Best Writing, Screenplay Written Directly for the Screen
Nominees:
B
§ American Hustle - L'apparenza inganna (2013): Eric Singer, David O. Russell
Blue Jasmine (2013): Woody Allen
B Lu* L*
§ Her (2013): Spike Jonze 
Nebraska (2013): Bob Nelson
Lu
§ Dallas Buyers Club (2013): Craig Borten, Melisa Wallack

Best Writing, Screenplay Based on Material Previously Produced or Published
Nominees:
Before Midnight (2013): Richard Linklater
Captain Phillips - Attacco in mare aperto (2013): Billy Ray
B L Lu* 12 anni schiavo (2013): John Ridley
Lu
§ The Wolf of Wall Street (2013): Terence Winter
B L§ Philomena (2013): Steven Coogan

Best Animated Feature Film of the Year
Nominees:
L Lu
§ I Croods (2013)
Cattivissimo me 2 (2013)
Ernest & Celestine (2012)
B*
§ L Lu* Frozen - Il regno di ghiaccio (2013)
Si alza il vento (2013)


Best Foreign Language Film of the Year
Nominees:
Alabama Monroe - Una storia d'amore (2012): Felix Van Groeningen(Belgium)
L
§ L'image manquante (2013): Rithy Panh(Cambodia)
The Hunt (2012): Thomas Vinterberg(Denmark)
B Lu*
§ L* La grande bellezza (2013): Paolo Sorrentino(Italy)
Omar (2013): Hany Abu-Assad(Palestine)

Best Achievement in Cinematography
Nominees:
L*
§ Gravity (2013): Emmanuel Lubezki
A proposito di Davis (2013): Bruno Delbonnel
B Lu* Nebraska (2013): Phedon Papamichael
B Lu
§ Prisoners (2013): Roger Deakins
The Grandmaster (2013): Philippe Le Sourd

Best Achievement in Editing
Nominees:
L* 12 anni schiavo (2013): Joe Walker
Lu* B L
§ American Hustle - L'apparenza inganna (2013): Alan Baumgarten, Jay Cassidy, Crispin Struthers
B* Lu§ Gravity (2013): Alfonso Cuarón, Mark Sanger
Captain Phillips - Attacco in mare aperto (2013): Christopher Rouse
Dallas Buyers Club (2013): Martin Pensa, John Mac McMurphy

Best Achievement in Production Design
Nominees:
12 anni schiavo (2013): Adam Stockhausen, Alice Baker
B*
American Hustle - L'apparenza inganna (2013): Judy Becker, Heather Loeffler
Gravity (2013)
Lu* L*
§ Il grande Gatsby (2013): Catherine Martin, Beverley Dunn
B Lu§ Her (2013): K.K. Barrett, Gene Serdena


Best Achievement in Costume Design Nominees:L Lu§ American Hustle - L'apparenza inganna (2013): Michael Wilkinson
Lu* Il grande Gatsby (2013): Catherine Martin
L* 12 anni schiavo (2013): Patricia Norris
B* The Grandmaster (2013): William Chang
B
§ The Invisible Woman (2013): Michael O'Connor

Best Achievement in Makeup and Hairstyling

Nominees:
B Lu* L*
§ Dallas Buyers Club (2013): Adruitha Lee, Robin Mathews
B Lu§ Jackass - Nonno cattivo (2013): Steve Prouty
The Lone Ranger (2013): Joel Harlow, Gloria Pasqua Casny

Best Achievement in Music Written for Motion Pictures, Original Score
Nominees:
Storia di una ladra di libri (2013): John Williams
B* Gravity (2013): Steven Price
Her (2013): William Butler, Andy Koyama
L Lu
§ Saving Mr. Banks (2013): Thomas Newman
L Lu* B§ Philomena (2013): Alexandre Desplat

Best Achievement in Music Written for Motion Pictures, Original Song
Nominees:
B L Lu
§ Cattivissimo me 2 (2013): Pharrell Williams("Happy")
Frozen - Il regno di ghiaccio (2013): Kristen Anderson-Lopez, Robert Lopez("Let It Go")
B L Lu* Mandela: Long Walk to Freedom (2013): Bono, Adam Clayton, The Edge, Larry Mullen Jr., Brian Burton("Ordinary Love")
Alone Yet Not Alone (2013): Bruce Broughton("Alone Yet Not Alone")
Her (2013): Karen O("The Moon Song")

Best Achievement in Sound Mixing
Nominees:
B Lu
Gravity (2013): Skip Lievsay, Niv Adiri, Christopher Benstead, Chris Munro
B Lu§ L* Lo Hobbit - La desolazione di Smaug (2013): Christopher Boyes, Michael Hedges, Michael Semanick, Tony Johnson
Captain Phillips - Attacco in mare aperto (2013): Chris Burdon, Mark Taylor, Mike Prestwood Smith, Chris Munro
L
§ A proposito di Davis (2013): Skip Lievsay, Greg Orloff, Peter F. Kurland
Lone Survivor (2013): Andy Koyama, Beau Borders, David Brownlow

Best Achievement in Sound Editing
Nominees:
L* All Is Lost: Tutto è perduto (2013): Steve Boeddeker, Richard Hymns
Captain Phillips - Attacco in mare aperto (2013): Oliver Tarney
B Lu* Gravity (2013): Glenn Freemantle
B L Lu
§ Lo Hobbit - La desolazione di Smaug (2013): Brent Burge
Lone Survivor (2013): Wylie Stateman

Best Achievement in Visual Effects
Nominees:
B Lu* L*
§ Gravity (2013): Timothy Webber, Chris Lawrence, David Shirk, Neil Corbould
Lu§ Lo Hobbit - La desolazione di Smaug (2013): Joe Letteri, Eric Saindon, David Clayton, Eric Reynolds
Iron Man 3 (2013): Christopher Townsend, Guy Williams, Erik Nash, Daniel Sudick
The Lone Ranger (2013): Tim Alexander, Gary Brozenich, Edson Williams, John Frazier
B
§ Into Darkness - Star Trek (2013): Roger Guyett, Pat Tubach, Ben Grossmann, Burt Dalton


Best Documentary, Feature
Nominees:
B Lu* L'atto di uccidere (2012): Joshua Oppenheimer, Signe Byrge Sørensen
Cutie and the Boxer (2013): Zachary Heinzerling, Lydia Dean Pilcher
Lu
§ Dirty Wars (2013): Rick Rowley, Jeremy Scahill
Al Midan (2013): Jehane Noujaim, Karim Amer
B
§ 20 Feet from Stardom (2013): Morgan Neville

Best Documentary, Short Subject
Nominees:
Cavedigger (2013): Jeffrey Karoff
B
§ Facing Fear (2013): Jason Cohen
Lu* Karama Has No Walls (2012): Sara Ishaq
B* Lu
§ The Lady In Number 6 (2013): Malcolm Clarke, Carl Freed
Prison Terminal: The Last Days of Private Jack Hall (2013): Edgar Barens

Best Short Film, Animated
Nominees:
Lu
§ Feral (2012): Daniel Sousa, Dan Golden
Tutti in scena! (2013): Lauren MacMullan, Dorothy McKim
Mr Hublot (2013): Laurent Witz, Alexandre Espigares
B* Lu
§ Possessions (2012): Shuhei Morita
B§ Room on the Broom (2012) (TV): Max Lang, Jan Lachauer

Best Short Film, Live Action
Nominees:
Aquel no era yo (2012): Esteban Crespo
B Lu
§ Avant que de tout perdre (2013): Xavier Legrand
Lu* Helium (2013/II): Anders Walter
B* Do I Have to Take Care of Everything? (2012): Selma Vilhunen
The Voorman Problem (2013): Mark Gill


Ecco i nostri risultati: io e Lugi abbiamo votato su un totale di 24 categorie, Livia su 20 (escluse le ultime 4):
Totale/20: B= 16; L= 13; Lu= 16; [Livia controlla che per i Golden Globes avevo contato male!!!]
Totale/25: B= 17 e 1/2; Lu= 17 e 1/2.
Infine una piccola piacevole sorpresa: selezionata tramite il concorso via Twitter #MyOscarPhoto, la foto che avevo inviato è stata proiettata sul red-carpet a fianco dell'attore Ed Begley Jr.!

Bengi

HollywoodCiak sul red-carpet degli Oscar 2014

Sono finito anche io sul red-carpet degli Oscar 2014 grazie a #MyOscarPhoto che, via Twitter, mi ha immortalato sul tappeto rosso assieme a Ed Begley Jr. ("Six Feet Under", "Arrested Development - Ti presento i miei").

I was catch on the Oscars' red-carpet yesterday, right next to Mr. Ed Begley Jr. ("Six Feet Under", "Arrested Development") thanks to #MyOscarPhoto via Twitter!

mercoledì 26 febbraio 2014

Film 675 - Lone Survivor

L'altra sera ho abbandonato l'idea di vedere "12 Years a Slave" perché ero troppo stanco e avevo bisogno di qualcosa di un po' più digeribile e facilmente assimilibile, motivo per il quale sono arrivato a questo film (dato che non volevo comunque vedere qualcosa che non fosse candidato agli Oscar di quest'anno).

Film 675: "Lone Survivor" (2013) di Peter Berg
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Essendo incentrato sulla guerra e non avendo altri indizi a riguardo, ho accettato "Lone Survivor" come valido sostituto per una cena in solitaria che fosse svagante e poco impegnativa. Errore.
A differenza di altri titoli per i quali la guerra era solo pretesto di sparatorie, inseguimento, bombardamenti e protagonisti giovani e atletici cui affibbiare battutine simpatiche, questo film è un prodotto tendenzialmente impegnato che si prefigge di raccontare la triste storia vera di una squadra di Navy SEAL che rimane vittima di un agguato da parte dei talebani in Afghanistan. Insomma, non esattamente la combo di azione e adrenalina che mi aspettavo.
Inoltre, per quanto la storia sia toccante e comunque abbia senso raccontarla, ho trovato la trasposizione cinematografica non particolarmente interessante, coinvolgente o innovativa. Giusto il finale presenta una serie di elementi narrativi inaspettati che colpiscono davvero lo spettatore, ma per il resto pellicola un po' priva di spessore o appeal.
I quattro protagonisti Mark Wahlberg, Taylor Kitsch, Emile Hirsch e Ben Foster sono un gruppo di attori capace e in grado di fare team e il risultato sullo schermo si vede, come si vede l'enorme differenza di età tra di loro (da ignorante mi sono chiesto se i 43 anni di Wahlberg non siano un po' troppi per immaginare di mandarlo in missione sul campo). I 121 minuti di pellicola sono praticamente tutti sulle loro spalle e bisogna dire che sono in grado di dare un buon livello di plausibilità ai loro personaggi.
In definitiva direi che "Lone Survivor" non è per nulla quello che mi aspettavo e, anzi, punta a un realismo e a una veridicità dei fatti che non immaginavo di trovare (per mia disinformazione). Il risultato finale, però, non mi ha convinto del tutto e ho apprezzato solamente l'ultima parte della storia.
Ps. Il film è candidato a due premi Oscar: Miglior missaggio sonoro e Miglior montaggio sonoro.
Box Office: $132,334,480 (ad oggi)
Consigli: E' una pellicola sulla guerra in Afghanistan e tratta eventi veri ripresi dalla testimonianza dell'ex-Navy SEAL Marcus Luttrell nel romanzo autobiografico "Lone Survivor: The Eyewitness Account of Operation Redwing and the Lost Heroes of Seal Team 10". Non è una storia facile da assimilare, né una pellicola visivamente priva di scene forti. Mark Wahlberg, come sempre, è nella parte dell'eroe.
Parola chiave: Ahmad Shah.

Trailer

Bengi

lunedì 24 febbraio 2014

Film 674 - Monuments Men

La 3 ci riporta al cinema, questa volta con un prodotto decisamente superiore per qualità agli ultimi che lo hanno preceduto.

Film 674: "Monuments Men" (2014) di George Clooney
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi, Erika
Pensieri: "Un plotone dell'esercito americano, composto da critici ed esperti d'arte, direttori di musei ed elementi simili, durante la seconda guerra mondiale ha il compito di cercare e recuperare le opere d'arte trafugate nei paesi occupati dai nazisti per salvarle dall'ordine di distruggerle di Adolf Hitler e restituirle ai legittimi proprietari." - da Wikipedia. 'Elementi simili' a parte, quoto ogni parola.
Il nuovo film da regista (e attore. E sceneggiatore. E produttore) di George Clooney presenta il nobile intento di portare alla luce la bella storia di amore e sacrificio per l'arte, senza, però, suscitarne un vero e proprio trasporto. La combricola di esperti dell'arte trasformati in militanti dell'esercito è simpatica, ma non trascinante e l'umorismo di fondo della sceneggiatura spesso è un po' troppo sommerso per arrivare al pubblico generalista (per intenderci, durante la visione, nella mia sala c'erano ragazzi che si tiravano i pop-corn e ridacchiavano criticando la lentezza della pellicola, priva del brivido della guerra che si aspettavano).
Maleducazione da aspettative fuorvianti a parte, "The Monuments Men" rimane una pellicola ben girata e interpretata, che presenta un cast di tutto rispetto tra cui 4 premi Oscar (Clooney, Matt Damon, Cate Blanchett e Jean Dujardin), 2 candidati all'Oscar (Bill Murray, Bob Balaban), il vincitore del Golden Globe John Goodman e il candidato al Golden Globe Hugh Bonneville. Insomma, qualche valido motivo per andare a vederlo al cinema c'è.
Non bastasse questo, bisogna dire che la storia è sinceramente interessante e, per coloro che fossero appassionati di storia o di arte, la sceneggiatura offre certamente numerosi punti di interesse. Questo prodotto cinematografico, infatti, è tratto dall'opera omonima di Robert M. Edsel, a sua volta basata sui fatti realmente accaduti durante la Seconda Guerra Mondiale.
Quindi il risultato finale è meno riuscito di quanto sperassi prima di vedere il film, ma ha certo i suoi pregi. L'inizio è un po' lento e forse qualche parte si sarebbe potuta accorciare, ma comunque quando si entra nel vivo dei vari intrecci narrativi la storia ingrana la marcia giusta e il tutto procede senza intoppi fino alla fine.
Ps. Cameo del compositore parigino Alexandre Desplat qui anche autore della colonna sonora. Desplat, a quota sei candidature, è in lizza anche quest'anno per l'Oscar alla Miglior colonna sonora del film "Philomena".
Box Office: $84,450,000 (ad oggi)
Consigli: Carino ed interessante Ha certamente i suoi pregi, primo fra tutti quello di portare il messaggio dell'importanza dell'arte nella cultura di ogni popolo. Va detto, però, che è un film di guerra non sulla guerra o, per precisione, non su come la guerra viene oggi rappresentata nei film (azione, sparatorie, esplosioni, rumore, rumore, rumore). Il risultato finale è comunque positivo, soprattutto grazie al buon cast.
Parola chiave: Opere d'arte.

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Bengi

venerdì 14 febbraio 2014

Film 669 - Philomena

Sempre più vicini agli Oscar, continuo la visione delle pellicole in nomination con molta curiosità e interesse.

Film 669: "Philomena" (2013) di Stephen Frears
Visto: dal computer di Luigi
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno (Luigi dormiva)
Pensieri: Judi Dench è assolutamente una delle migliori attrici in circolazione, in grado di passare dalla Regina Elisabetta I, alla M della maggior parte dei Bond fino a questo "Philomena" con grazia, verosimiglianza e soprattutto talento. Meriterebbe molto di più che quel misero Oscar per la sua rapidissima partecipazione a "Shakespeare in Love", ma è già qualcosa che le abbiano conferito questo premio, non sempre garantito agli outsiders come lei.
Anche per questa pellicola, naturale, la Dench ottiene una candidatura - la settima della sua carriera - e porta a casa numerosissime ottime critiche per la sua interpretazione della vera e ancora viva Philomena Lee e della triste storia che ha dovuto subire. La Lee, infatti, si è vista portare via suo figlio dalle suore del convento di Roscrea presso cui era ospitata insieme ad altre ragazze madri. Dopo un paio d'anni in cui il bambino è rimasto presso la struttura, è poi stato portato via da una famiglia americana. Si scoprirà, attraverso le indagini di Martin Sixsmith (interpretato da Steve Coogan, anche sceneggiatore), incaricato da Philomena di scrivere la sua storia, che le suore non solo impedivano alle madri di stare con i figli e poi li facevano adottare da altre famiglie, ma li vendevano a tutti gli effetti. E, nel momento in cui madre o figlio tornavano al convento per chiedere informazioni o notizie del parente, queste tenevano i due separati per nascondere, naturalmente, la verità dietro le adozioni.
La ferocia dimostrata dalle sorelle, teoricamente depositarie di una misericordia che si supporrebbe illuminante, credo sia l'aspetto più devastante da affrontare qui. La gentilezza, l'umiltà e la semplicità di Philomena sono qualcosa che riscatta il genere umano quando compie tali barbarie, ma, nell'ambiente che più di tutti dovrebbe essere consacrato al perdono e alla comprensione, rimane il fatto che si commettesse l'atrocità di separare la madre dal proprio bambino per questione di soldi. E ritengo sia una vergogna impossibile da cancellare. La protagonista di questa triste storia, ingenua ma profondamente buona, sarà la vera luce di Roscrea, in grado di dimostrare alle sorelle - in particolare a suor Hildegarde - cosa voglia dire perdonare. Dico dimostrare e non insegnare poiché trovo improbabile che le religiose abbiano realmente appreso qualcosa dalla gentilezza di Philomena.
Personali riflessioni a parte, rimane una pellicola che racconta fatti realmente - e recentemente, purtroppo - accaduti, lasciando tristezza e sconforto per l'azione di un gruppo di persone incapaci di concepire esistenze differenti dalla loro concezione di rettitudine se non attraverso punizione e mortificazione. Il percorso dell'anziana protagonista, fatto di paure, dubbi e ripensamenti, è ben narrato e la personalità dei due protagonisti, così agli antipodi, è resa benissimo sia attraverso la sceneggiatura che attraverso la capacità di Dench e Coogan. Anche se non posso dire che la pellicola in sé mi abbia tanto entusiasmato da ritenere meriti l'Oscar come Miglior film (le altre candidature sono per Miglior attrice protagonista, sceneggiatura e colonna sonora), la storia che racconta è stata in grado di farmi riflettere, riportando alla mente altri durissimi esempi cinematografici sull'argomento (un esempio su tutti: "Magdalene").
Box Office: $70,008,348
Consigli: E' una bellicola incentrata su temi fortissimi e difficilissimi da digerire. Man mano che la storia procede e le vicende raccontate si fanno sempre più amare non sarà facile rimanere saldi a una qualche sorta di fede, come invece sarà in grado di fare Philomena.
Ottime interpretazioni di Judi Dench, Steve Coogan, bellissima colonna sonora di Alexandre Desplat, autore ormai dall'inconfondibile elegantissmo stile.
Parola chiave: Anthony.

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Bengi

lunedì 10 febbraio 2014

Film 668 - I dieci comandamenti

Questi sì che sono i film che si devono vedere almeno una volta nella vita! E colossal sia!

Film 668: "I dieci comandamenti" (1956) di Cecil B. DeMille
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Un carrozzone delle meraviglie ricolmo di sfarzo, gioiellini tecnologici, set faraonici (letteralmente), grandissime stelle del cinema (Charlton Heston, Yul Brynner, Anne Baxter), una storia tratta dal libro più venduto di tutti i tempi, grandi pretese di verità, stereotipi a non finire, elementi kitsch, amori, disavventure, conversioni, verdognoli gas mortali, schiavitù, emancipazione, persecuzione, falsi idoli e tavole di pietra scritte dal fuoco. C'è tutto quello che si possa desiderare in questo prodotto cinematografico, sforzo sovrumano di produzione per il pubblico generalista che, all'epoca, non ha tardato a ricompensare l'immenso lavoro di Cecil B. DeMille.
220 minuti di film sono qualcosa di apparentemente inaffrontabile per l'uomo moderno, eppure una volta si portava nelle sale la gente anche con titoli come questo, riuscendo nell'impresa di incassare tanto e lasciar pienamente soddisfatto il pubblico.
Visto con occhi moderni "I dieci comandamenti" è una pellicola ingenua che si basa troppo su una caratterizzazione dei personaggi legata a fede, miti o leggende ed inevitabilmente da questo punto di vista l'approccio è fallimentare. Mi rendo conto, però, che sia sciocco guardare un film di 58 anni fa utilizzando lo stesso metro di giudizio utilizzato per le pellicole contemporanee, quindi mi limito a dire che, per quanto riguarda l'aspetto tecnico, qui si parla di capolavoro. Effetti speciali per l'epoca grandiosi, maestosi, da noi addirittura impensabili anche solo fino a un ventennio (uhm... decennio?) fa. La necessità di trattare la storia di Mosè dagli albori implica una serie di passaggi pseudo storici che impongono un avanzato uso della tecnologia e, in questo, gli americani sono imbattibili. 

Per quanto riguarda la trama, invece, bisogna innanzitutto considerare che non tutti possono necessariamente condividere questa visione così filocattolica delle origini del mondo, quindi va tutto preso con le pinze. Chiaramente, nell'ottica di una disillusione totale nei confronti dell'approccio religioso, tutto quanto è qui raccontato rappresenta nulla più che una storia come un'altra, basata su fantascientifici avvenimenti che hanno dell'incredibile. In alternativa, volendo crederci, la ricostruzione è dettagliata, ma rimane molto superficialmente legata a una serie di visioni della vita che si esprimono attraverso una caratterizzazione piuttosto banale di ogni personaggio. Solo per dire, Mosè è assolutamente buono, assolutamente giusto, assolutamente fedele alla parola di Dio, assolutamente fedele al suo credo, assolutamente determinato a salvare il suo popolo di origine. Con tutta questa tendenza all'assoluto si fatica ad intravedere un barlume di veridicità anche solo parziale.
Ciò detto, rimane che "The Ten Commandments" sia un film assolutamente da vedere almeno una volta nella vita poiché, assieme ad altri titoli cult, rappresenta anche lui a suo modo un'eccellenza umana nel consacrare la creatività all'arte. Può non piacere, in definitiva, ma non si può dire che questo film non abbia in qualche modo influito o influenzato la storia del cinema commerciale moderno.
Ps. 7 nomination all'Oscar - tra cui quella per Miglior film - e una statuetta vinta per i Migliori effetti speciali.
Box Office: $122.7 millioni (l'incasso mondiale, aggiustato tenendo conto dell'inflazione, ammonta a qualcosa come $2,098,600,000)
Consigli: Inevitabilmente è necessario avere molto da dedicare alla visione del film. Sarebbe meglio avere compagnia, perché un po' di commento durante la visione non solo è divertente e piacevole, ma aiuta anche a superare i momenti più lenti o meno interessanti. La trasformazione di Charlton Heston da giovane principe d'Egitto ad allampanato speaker della voce di Dio è tra lo stereotipo dell'uomo saggio e il kitsch, ma l'attore in ogni caso non ne perde in fascino. Anne Baxter da amare dal primo all'ultimo minuto. Lei, ma anche i suoi magnifici outfit fascianti in stile peplum, che hanno senso nell'Egitto faraonico come una t-shirt alla corte del Re Sole.
Parola chiave: Vero Dio.

Trailer

Bengi

sabato 8 febbraio 2014

Film 667 - Dallas Buyers Club

Ero sinceramente molto scettico e impreparato rispetto a questo film.

Film 667: "Dallas Buyers Club" (2013) di Jean-Marc Vallée
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Ma che bella, bella sorpresa che è "Dallas Buyers Club"! Entra prepotentemente nella lista dei migliori film della scorsa stagione cinematografica e, devo ammetterlo, è una cosa assolutamente inaspettata!
Matthew McConaughey e Jared Leto trasformano completamente i loro corpi per dar vita a Ron Woodroof e Rayon, improbabili leali amici, entrambi con l'AIDS ed entrambi disperatamente alla ricerca di qualcosa (o qualcuno) che possa curarli. Il destino li farà incontrare quando Ron, incallito cawboy da rodeo dedito a ogni sorta di vizio, dovrà accettare la sua malattia da "finocchio" che lo porterà ad essere un emarginato dipendente da farmaci. Il Messico, grazie a prescrizioni illegali in America, lo farà stare meglio e tornato in patria comincerà un business illegale di farmaci assieme proprio al travestito Rayon. Entrambi sono accomunati da disperazione, emarginazione sociale, una certa dose di tendenza all'autodistruzione e, inevitabilmente, un limite temporale che solo la malattia può influenzare.
Da queste premesse - molto vaghe, perché non voglio veramente rovinare nulla del film a chi volesse vederlo - nasce "Dallas Buyers Club", una pellicola che tratta il tema dell'AIDS dal punto di vista del texano medio anni '80 tutto omofobia ed imposizione dello status di macho. L'amicizia con Rayon sarà tra le cose più paradossali che Ron dovrà affrontare, ma, accettando la sfida, dimostrerà di essere molto di più di uno stereotipo della paura e dell'ignoranza. Quando non si ha niente da perdere si gioca con più audacia.
Una pellicola che mi ha sorpreso e inizialmente non particolarmente coinvolto, tra rodei, cose a tre e tanta di quella cocaina che pareva nevicasse. La svolta inaspettata della trama ha subito destato il mio interesse e non ho più smesso di staccare gli occhi dallo schermo. Le scheletriche trasformazioni dei due attori mi hanno spaventato ed impressionato, riuscendo a farmi realmente immaginare come dovesse essere in quegli anni lottare contro una malattia assoluta e totalmente debilitante con una serie di ciechi tentativi per tentare di sopravviverle. Doloroso e durissimo in certe scene, eppure perfettamente equilibrato nel mostrare ciò che andava mostrato. Credo si possa dire che "Dallas Buyers Club" sia forte e delicato allo stesso tempo.
Non pensavo lo avrei detto, ma a questo punto vedo Matthew McConaughey spingere prepotentemente via Leonardo DiCaprio dal podio dell'Oscar, sia per la difficoltà del ruolo - e la sincerità spiazzante con cui è rappresentato - sia per la trasformazione fisica che ha certamente richiesto un enorme sacrificio. Lo stesso vale per Jared Leto che, però, non ha altri rivali tanto forti nella sua categoria di non protagonisti. Sono molto contento di aver visto questo film perché adesso so che, vincessero entrambi, sarebbe un riconoscimento del tutto meritato.
Ps. Due Golden Globes come Miglior attore protagonista e Miglior attore non protagonista. Agli Academy Awards, invece, il film ha ricevuto 6 nomination tra cui, oltre quelle per i due attori, quella per Miglior film e sceneggiatura originale.

[EDIT]: Un mio ulteriore pensiero a proposito di questo film nella recensione per "IL MURO mag": DALLAS BUYERS CLUB, LA DELICATEZZA DI UN PUGNO NELLO STOMACO

Box Office: $22,586,000
Consigli: Temi forti (AIDS e omofobia sono solo due dei macrotemi) e grandi interpretazioni per una pellicola ben realizzata che spiazza ma piace. Non sarà facile da digerire, eppure credo che la visione valga il tentativo. E' una storia vera.
Parola chiave: AZT.

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Bengi

martedì 4 febbraio 2014

Film 664 - Elizabeth: The Golden Age

Mi era tornata voglia di vederlo soprattutto perché di recente ho letto "Maria Stuart" di Friedrich Schiller e in moltissimi momenti mi sono venuti alla mente passaggi di questa pellicola.

Film 664: "Elizabeth: The Golden Age" (2007) di Shekhar Kapur
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: La Maria Stuarda di Schiller è molto diversa da quella che Samantha Morton rappresenta qui e mi piaceva l'idea di un paragone che fosse quanto più preciso possibile grazie ad un ricordo ancora fresco dell'opera teatrale. Marie a parte, comunque, la grandissima Cate Blanchett - alla sua sesta nomination quest'anno e in odore di secondo Oscar per "Blue Jasmine" - si distingue sempre per la qualità del suo mestiere ed oscura ampiamente chi le sta intorno. Non lo dico perché è la mia preferita in assoluto, ma perché è impossibile dire altrimenti. Una grandissima interprete che riesce a rivestire praticamente qualunque tipo di ruolo: è un grande dono che rende piacevolissimo seguire i passi della sua carriera.
Questo film, in particolare, è sempre bello da rivedere per numerosi motivi: sia perché è il seguito dell'altro, bellissimo, "Elizabeth", sia per l'interpretazione della sua protagonista, ma anche per una numerosa serie di aspetti solo apparentemente collaterali. Innanzitutto la storia è molto interessante e segue le vicende politiche di due nazioni rivali che non solo si contendono spazi territoriali, ma anche quelli religiosi (cattolici vs protestanti); poi la ricostruzione dell'estetica del tempo è molto curata grazie ai bellissimi costumi di Alexandra Byrne (Oscar per questo film), i set di
Richard Roberts e la fotografia di Remi Adefarasin, veramente affascinante. La ricerca dell'immagine è molto ben costruita e si vede chiaramente che vi è un'ideale estetico prestabilito che segue tutta la realizzazione della pellicola. L'ottimo accompagnamento musicale di Craig Armstrong e A.R. Rahman (lo stesso di "The Millionaire") fa il resto.
Nell'insieme mi rendo conto che questo sequel a 9 anni di distanza dal primo sia più debole del suo predecessore - vi è una minor razionalità e l'attenzione è molto spesso rivolta più che altro agli aspetti sentimentali -, ma ritengo sia comunque un buon prodotto di classe e gusto, oltre che in grado di rendere giustizia ad un grande personaggio storico (chiaro, le inesattezze ci sono anche qui). Sempre bello da rivedere.
Ps. $74,237,563 di incasso mondiale.
Film 59 - Elizabeth: The Golden Age
Film 279 - Elizabeth: The Golden Age

Consigli: Interessante, ben recitato e con una cura dell'immagine meticolosa e particolarmente riuscita. Cate Blanchett è sempre un piacere da guardare,
Parola chiave: Invincibile Armata.

Trailer

Bengi