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venerdì 8 agosto 2014

Film 756 - La giuria

Ritrovo DVD nascosti, riscopro film dimenticati.

Film 756: "La giuria" (2003) di Gary Fleder
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: "La giuria" è una di quelle pellicole tratte da un libro (di John Grisham), ambientata in tribunale (a New Orleans) con un supercast (John Cusack, Rachel Weisz, Gene Hackman, Dustin Hoffman), ma che finisce per essere fondamentalmente snobbata. Visto il budget da 60 milioni di dollari e il pedigree dell'autore del romanzo, i produttori si aspettavano certamente qualcosina in più dell'incasso finale che, tra l'altro, non è riuscito nemmeno a sforare i 100 milioni di dollari. Strano.
Dico strano non tanto perché questo film sia un capolavoro e mi aspettassi il contrario, ma perché, per quanto prodotto commerciale per pubblico di massa, il risultato finale è dignitoso e la trama si segue molto volentieri. L'idea di base, infatti, è molto intrigante: ci compriamo la giuria per vincere il processo?
L'ambientazione giuridica sembra molto cara a Grisham, che pubblica il romanzo "The Runaway Jury" nel 1996, esattamente un anno dopo la pubblicazione dei quel "The Rainmaker" - in italiano "L'uomo della pioggia" - da cui Francis Ford Coppola trarrà l'omonimo film con Matt Damon. Quella pellicola è migliore di questa di Fleder, ma non posso dire di non essermi comunque goduto appieno la visione.
Il film, infatti, ha ritmo, sviluppa abbastanza bene la questione del ricatto e, soprattutto, il gioco 'di manovra' della giuria, tema portante di tutta la trama e che, nonostante qualche forzatura per far scena, convince e funziona. I giurati, da parte loro, saranno per la maggior parte ignari di essere mere pedine di uno scenario ben più grande di loro o del processo cui stanno prendendo parte.
Unica nota un po' negativa e deludente, la frettolosa conclusione, dopo tutte le premesse/promesse fatte allo spettatore. I misteriosi motivi che spingono la coppia Nicholas-Marlee a tentare il colpaccio erano anche intuibili e fine processo e verdetto arrivano con una rapidità che non concede riflessione o ragionamento. Si chiude in fretta nonostante per tutto il film si costruisca in maniera meticolosa lo scenario tra intrghi, caratterizzazione dei numerosi personaggi e risvolti politici.
Tutto sommato, cumunque, "Runaway Jury" è una pellicola che rivedo sempre volentieri. Non un capolavoro, ma funziona e incuriosisce per l'azzardo un po' provocatorio del tema che propone. Carino.
Box Office: $80,154,140
Consigli: Thriller a tratti adrenalinico che gioca sul tema non convenzionale di una battaglia navale fatta con i giurati, tra segreti da scoprire e intimidazioni per ricattare e pilotare il voto. Le due fazioni - classicamente di buoni e cattivi - si giocheranno il tutto per tutto per portarsi a casa un verdetto favorevole alla propria parte rappresentata. Nel mezzo i personaggi di John Cusack e Rachel Weisz che, inaspettatamente rispetto al quadro inizale, si immischieranno nella vicenda con uno scopo ben preciso. Rivelato solo nel finale. Insomma, chi ama le pellicole a sfondo giuridico con un po' di azione e perfino una morale non può davvero lasciarsi scappare "La giuria"!
Parola chiave: Gardner.

Trailer

Bengi

mercoledì 13 ottobre 2010

Film 149 - Barry Lyndon

Comprato il dvd qualche anno fa, non avevo ancora avuto l'ispirazione giusta per guardare il film di un regista davvero importante. Ci volevano tempo e testa. Qualche settimana fa, finalmente, è stato il momento giusto.


Film 149: "Barry Lyndon" (1975) di Stanley Kubrick
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Devo ammettere due cose. La prima è che mi sono interessato al film solo qualche anno fa, quando la Canonero vinse il suo terzo Oscar per "Maria Antonietta" della Coppola e, ringraziando, citò Kubrick e questo film, suo primo Oscar per i costumi. Milena Canonero è italiana di Torino, spazia dal cinema nazionale a quello internazionale, impegnato o meno. Non potevo non documentarmi meglio su di lei.
La seconda cosa riguarda il protagonista di questo film, Ryan O'Neal: non è per niente un attore che apprezzo. Sarà che prima di questa pellicola non lo avevo visto recitare da nessun'altra parte e che le uniche informazioni su di lui le avevo dai giornali durante il tristissimo momento che ha preceduto la morte di Farrah Fawcett, sta di fatto che partivo prevenuto.
In realtà, tutto sommato, non posso dire che Ryan O'Neal, all'epoca 34enne, stoni nel quadro d'insieme che questa storia vuole riportare. Continuo a non apprezarlo, ma si è reso meno detestabile ai miei occhi. Interpreta sicuramente un ruolo complesso, quello del sig. Redmond Barry, paesanotto con aspirazioni di ricchezza e potere. Il percorso di vita del suo personaggio richiede una certa maturità, nonché una capacità recitativa che vada oltre il sorrisetto beffardo giovanile. Non l'ho trovato sempre eccellente, ma comunque decisamente bravo. Considerando quanto fossi prevenuto, è stata una piccola sorpresa.
Spostandoci al film, invece, devo ammettere che presenta una ricostruzione piuttosto dettagliata dell'epoca, molto curata nei dettagli: i già citati costumi, le scenografie (altro Oscar) e le atmosfere (per renderle ancora più realistiche, Kubrick utilizzò solo la luce naturale o quella delle candele, senza mai ricorrere ad illuminazione artificiale!) sono davvero ben resi. Mi è piaciuta molto anche l'idea di far accompagnare la storia da un narratore onniscente, voce fuori campo che sottolineerà i momenti salienti della vita dell'irlandese Barry.
Unico neo di questa pelicola, a mio avviso, è la lunghezza: 184minuti non sono sempre facilissimi da digerire...
Curiosità: ma solo io ho scambiato Marisa Berenson, la protagonista femminile del film, per una giovane Jennifer Beals (quella di "Flashdance" e "The L Word", per intenderci)?!
Consigli: Assicuratevi di avere molto tempo libero, prima di avventurarvi nella visione di questo film!
Parola chiave: Regalo di compleanno.




Ric